Il Mes sanitario: il supplizio di Tantalo per l’Italia

Tantalo era figlio di Zeus e di Plouto (un’oceanina, o ninfa del mare); fu re di Lidia, padre di Pelope e di Niobe. Un giorno il re uccise Pelope servendolo in pasto agli dei, e si macchiò di altre gravi colpe. Per i suoi misfatti Tantalo nell’oltretomba fu condannato a stare dentro un laghetto presso alberi carichi di frutta, sempre affamato e assetato perché l’acqua e i frutti si ritiravano non appena lui vi si avvicinava.

Questo è il supplizio di Tantalo”, punizione che impedisce al colpevole di soddisfare i suoi bisogni. Questa premessa è necessaria per capire in che situazione si trova oggi l’Italia, stremata dal coronavirus, con migliaia di imprese sull’orlo del fallimento e milioni di famiglie in gravissime difficoltà economiche.

I miliardi necessari per sopravvivere e per cercare di rilanciare l’economia sono tanti e finora il governo li ha trovati indebitandosi per cifre folli (oltre 140 miliardi di euro in pochi mesi, caricando sulle spalle delle prossime generazioni un onere che sarà insopportabile).
Eppure, davanti al governo, c’è una tavola riccamente imbandita, ricca di ogni ben di Dio, dove i miliardi abbondano e sono addirittura gratis: basta allungare la mano per prenderli…
Però appena Conte allunga la mano… zac! i miliardi si allontanano e restano lì inutilizzati, lasciando l’Italia preda della fame e della sete!
Spieghiamo l’allegoria in termini semplici per tutti.
La tavola riccamente imbandita è il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) sanitario, cioè il sistema creato dalla Comunità europea per offrire ai Paesi membri un sostegno economico da destinare al potenziamento delle strutture sanitarie.

Il meccanismo è “figlio” del più ampio MES ordinario, creato nel 2012 in sostituzione del precedente sistema detto “salva Stati”, che interviene per risolvere situazioni di grave crisi in uno dei diciannove Stati che hanno adottato l’euro.
Detto fondo è stato utilizzato negli anni passati, con ottimi risultati, per aiutare Paesi come Grecia, Irlanda, Cipro, Portogallo e Spagna. L’aiuto era offerto sulla base di rigidi principi (le famose “condizionalità”) e previa approvazione, da parte del Paese beneficiario, di vasti programmi di riforma e soprattutto di aggiustamenti macroeconomici tendenti a riequilibrare la situazione finanziaria e ridurne il suo debito pubblico. Tutti ricordano soprattutto le gravose condizioni imposte dalla cosiddetta “troika” (gruppo di esperti della comunità delegati ad imporre le regole del risanamento) alla Grecia; pochi ricordano che i greci dovettero “bere l’amaro calice” dell’austerità, ma ne uscirono riconquistando la loro affidabilità sui mercati (oggi i titoli del debito greco pagano uno spread rispetto ai bund tedeschi simile a quello dell’Italia!).Forse è per questo che l’attuale MES è percepito in maniera negativa, come un salvagente utile sì, ma rischioso per chi lo chiede (perché deve rinunciare alla “sovranità economica” cedendone parte all’UE).

Ma il “MES sanitario”, pur essendo una derivazione del MES, se ne differenzia radicalmente.
Il fondo si chiama Pandemic crisis support (una linea di credito precauzionale rafforzata), che serve a finanziare il potenziamento e il miglioramento dell’assistenza sanitaria diretta ed indiretta. Un intervento specifico e finalizzato, quindi, creato proprio per fronteggiare le conseguenze della pandemia in atto. A disposizione degli Stati ci sono 240 miliardi di euro; la quota riservata all’Italia è di 37 miliardi, che potrebbero essere utilizzati non solo per acquisto di macchinari, potenziamento della rete diagnostica, ampliamento o costruzione di nuove strutture sanitarie, ma anche per assumere nuovi medici ed infermieri.Tecnicamente si tratta di un prestito a tasso zero con durata 8 anni, ottenibile presentando un piano preciso ed articolato contenente i dettagli relativi a come e quanto si dedicherà a specifici progetti. Il piano deve essere presentato entro il 31 dicembre 2022.

Il governo al momento si è espresso con decisione contro l’ipotesi di far ricorso al MES sanitario; ma all’interno i pareri sono discordi e le tensioni aumentano. Il premier ha infatti affermato che i soldi del MES non sono una panacea, bensì prestiti, che non possono finanziare spese aggiuntive, che il risparmio in termini di tasso d’interesse è irrisorio e, soprattutto, che chiederlo provocherebbe uno “stigma” (termine che probabilmente è sconosciuto alla gran parte degli italiani; ma la trasparenza in questi tempi è un valore ininfluente…).
In realtà il rischio di dare un segnale di debolezza ai mercati è abbastanza contenuto: la debolezza della nostra economia è ben nota a tutti e ben evidenziata dai rating delle agenzie internazionali, che ci collocano all’ultimo livello dell’investimento, giusto un gradino sopra il livello speculativo dei “junk bond” …Il problema vero per l’Italia è un altro e cioè l’assenza di piani concreti e credibili per poter chiedere i fondi del MES sanitario: da mesi si discute su come utilizzare fondi per la “ricostruzione”, si convocano Stati generali, si creano “task force”, si elaborano “linee guida” ma si tratta solo di enunciazioni di principio, senza contenuti concreti e soprattutto senza indicazioni degli investimenti legati ai progetti!
In questo modo, non presentando un piano concreto a Bruxelles, tutto rimane un semplice “flatus voci”, e la tavola riccamente imbandita dall’Europa resta davanti all’Italia che non potrà mai approfittarne…

 Gianluigi De Marchi

Consulente finanziario indipendente
demarketing2008@libero.it

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