RSA: la pandemia si può combattere con la tecnologia e il ripensamento dell’architettura

Di fronte al coronavirus, ripensare alle soluzioni da adottare per proteggere e sanificare gli immobili, come ionizzazione e fotocatalisi, sviluppate per purificare l’aria, può diventare una chiave di volta per frenare la diffusione dei contagi, soprattutto nelle residenze per anziani (RSA), che con la pandemia sono diventate simbolo di insalubrità e contagio.

Il virus ha fatto emergere la fragilità di scelte strutturali inadeguate o poco efficienti, mentre l’architettura, è dimostrato, può avere un ruolo determinante nel miglioramento della condizione fisica e psichica di un malato.

Il tema sarà affrontato con medici, architetti, progettisti nel corso del webinar gratuito che si terrà il 21 novembre (ore 10-13) dal titolo “RSA, un dialogo fra il mondo della salute e dell’edilizia” (programma e iscrizioni). L’appuntamento è organizzato da Home, Health & Hi-Tech (HHH) progetto di comunicazione e formazione incentrato sul tema del comfort e della salubrità indoor, in collaborazione con AIP, Associazione Italiana di Psicogeriatria Piemonte e Valle d’Aosta e A.C.S.A., Associazione Cardiologi e Specialisti Ambulatoriali, con il sostegno di Sanixair, Klimahouse e Biosafe. Per medici e personale sanitario sono previsti 4,5 crediti formativi, provider ECM è Fiosioair.

Inquinamento indoor, architettura, benessere dalla natura: sono tra i principali temi in discussione. La pandemia infatti ha catapultato l’attenzione sulle criticità delle RSA, dove in Italia, in tempi normali, il 6,3% degli ospiti contrae un’infezione durante la degenza (Fonte: Ministero della Salute) In termini architettonici però, il modello di questi edifici era già sotto osservazione, con sperimentazioni concrete di soluzioni più piccole, che in tempo di covid si sarebbero rivelate strategiche per contenere i contagi. Così come alcune scelte tecniche costruttive avrebbero potuto ridurre la propagazione di virus e batteri.

«Più in generale, alla fragilità di questi ambienti in termini di sicurezza da contagio, si somma spesso l’assenza di una progettazione tesa a rispondere al bisogno di socializzazione e di vita dignitosa. Lacune che amplificano l’insorgere di malattie» spiega Antonino Cotroneo, presidente AIP Piemonte e VdA e direttore della Struttura Complessa di Geriatria presso l’Asl Città di Torino.

Oggi, in piena crisi sanitaria, a chi deve gestire le strutture viene incontro l’innovazione con soluzioni che, peraltro, in alcuni casi possono anche essere installate in affitto, senza costi insostenibili. Sistemi per il ricambio dell’aria, come la ventilazione meccanica controllata. Soluzioni per un ripensamento degli spazi, che ai ricoverati consentano di mantenere un contatto con parenti e amici. Tecnologie per la purificazione da virus e batteri, come la ionizzazione o la fotocatalisi, capaci di abbattere il 99% di agenti patogeni e che stanno dimostrando la propria efficacia anche contro il coronavirus.

Lo conferma Lucio Lecchini, esperto di illuminotecnica autore di numerosi brevetti e Direttore Tecnico di Sanixair: «a settembre, due mesi dopo aver installato 6 fotocatalizzatori all’Istituto Raffaele Garofalo di Gravellona Toce, le analisi dell’aria e delle superfici in 20 punti diversi, elaborati dal laboratorio certificato ChimicLab di Roma, hanno evidenziato marcatori di riferimento 10, 12 e anche 15 volte inferiori ai valori ottimali indicati dalle normative nazionali».

Più in generale, Leopoldo Busa, architetto e ideatore del sistema di certificazione Bio-Safe spiega che «la qualità dell’aria è un valore progettabile, partendo dall’analisi dei rischi specifici, dalla conoscenza di materiali e tecnologie, contestualizzando e valutando il tutto, caso per caso in modo approfondito sin dalla fase di ideazione».

«Ospedali, case della salute, centri diurni, centri riabilitativi rientrano tutti nell’ambito delle cosiddette Architetture per la Salute – spiega Stefano Capolongo, architetto e dottore in Sanità Pubblica, direttore ABC Politecnico di Milano -. Sono considerate luoghi protesici orientati alla prevenzione e alla promozione della salute. Tra queste si contemplano anche le RSA, i centri diurni, i centri per l’Alzheimer, la cui sfida progettuale è creare ambienti sempre più ospitali, con l’intento di avere strutture urbane accessibili dall’intera comunità».

 

Ripensare le RSA apre la possibilità ad un nuovo modo di progettare, con modelli più adeguati, ad esempio sfruttando gli elementi naturali della biofilia come driver di benessere. A questo proposito l’Università della Valle D’Aosta ha preso parte al progetto scientifico Green Age. Green space for active living: older adults’ perspectives, condotto come capofila dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano e finanziato dalla fondazione Cariplo, mettendo in luce come la natura di un giardino possa interagire con i pazienti delle RSA, sotto l’aspetto fisico e psicologico.

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