La rubrica “Cosa succede in città” fa un balzo di mezzo secolo indietro nel tempo. Ecco “cosa successe in città” nel 1970, quando a Torino nacque la Regione Piemonte.
Di Pier Franco Quaglieni / Cinquant’anni fa nasceva la Regione Piemonte. Un momento magico in cui le Regioni erano una grande speranza di rinnovamento, malgrado Malagodi avesse visto lontano con una critica costruttiva che si rivelò profetica sulla lunga distanza. Oggi le Regioni appaiono inefficienti e litigiose con uomini che le guidano spesso non all’altezza. Allora i padri costituenti erano grandi personalità.
Purtroppo nessuna donna fu protagonista significativa nella I Legislatura, se si esclude Anna Maria Vietti destinata a diventare deputata. Bisognerà attendere l’arrivo della repubblicana Bianca Vetrino per avere una figura di spicco della vita regionale. Il grande protagonista della Regione Piemonte fu Aldo Viglione, più volte Presidente del Consiglio e della Giunta regionale.
Se Calleri era machiavellico, Oberto era un idealista. Conobbi anche lui, presentatomi da Valdo Fusi, quando a fine legislatura divenne Presidente dopo Calleri . Era un gentiluomo di antico stampo. A lui è intitolato un centro studi della Regione. Nel Gruppo comunista emergeva Adalberto Minucci, grande oratore, già segretario della Federazione Conunista di Torino, destinato ad una grande carriera politica. In tempi successivi diventammo amici , era un uomo che sapeva rispettare la differenza di idee ed era uno dei pochissimi comunisti che possedesse l’ironia. Era un comunista convinto. Quando alcuni estremisti nel 1968 mi sfasciarono il palco liberale da cui stavo parlando, mi telefonò la sera stessa, chiedendomi scusa. Era un uomo di grande levatura intellettuale e politica che diede un forte apporto alla fase costituente della Regione. Nel 1985 mi fece vedere un sondaggio riservato sul sorpasso del PCI alle amministrative. Purtroppo per lui il PCI subì una pesante sconfitta che mandò a casa Novelli.Un capo socialista che va ricordato è Paolo Battino Vittorelli, il primo Presidente del Consiglio che poi nel 1972 ritornò in Parlamento . Grande giornalista, era stato un socialista molto importante nella storia dell’antifascismo. Anche con Paolo nacque un’amicizia al Centro “Pannunzio” dove venne a ricordare Gaetano Salvemini che aveva conosciuto di persona insieme ai fratelli Rosselli. Vittorelli con la sua pipa era molto anglosassone, anche se il suo socialismo era poco inglese ma molto italiano. Veniva da GL e di GL aveva l’intransigenza di chi aveva conosciuto l’esilio e la Resistenza.
la Fondazione Cavour di Santena. Socialista lombardiano e poi con Rifondazione e con Cossutta, riscoprì i valori del Risorgimento che i leghisti disprezzavano . Ho avuto un lungo rapporto molto cordiale con lui. Venne al Centro “Pannunzio” a ricordare uno degli amici più cari di Mario Soldati , Giacomo Noventa . Lo invitai ad introdurre la conferenza del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Guetta quando venne al Centro “Pannunzio”. C’era in comune un grande amico destinato a diventare consigliere regionale , il medico – umanista Giorgio Salvetti indimenticato Presidente della Provincia di Torino.Nel campo liberale c’era l’esordiente Valerio Zanone che partecipò attivamente ai lavori per la scrittura dello Statuto regionale , destinato pochi anni dopo ad una fulminante carriera politica alla guida del PLI . Zanone nel 1976 divenne deputato e poi ministro e nel 1991 Sindaco di Torino. E‘ stato uno dei miei più cari amici, anche se io nel 1969 ero uscito dal PLI. Certe battaglie civili cementarono la nostra amicizia, durata per una vita intera.
Un altro liberale importante fu il cuneese Giuseppe Fassino che divenne senatore e sottosegretario. Con Beppe che fu vicepresidente del Consiglio regionale e uno dei protagonisti della fase costituente, nacque in tempi successivi una forte amicizia che lo portò ad essere anche vicepresidente del Centro “Pannunzio”. Era espressione anche lui del vecchio Piemonte come Oberto ed era l’erede di Marcello Soleri, il Ministro del Tesoro morto nel 1945 , continuatore dell’opera di Giolitti .
Ricordo anche il missino Nino Carazzoni osteggiato dal partito e da Martinat. Era un uomo leale e libero. In un ambiente ispirato all’arco costituzionale che vedeva i missini come degli appestati seppe fare con dignità le sue battaglie. Era un uomo che merita rispetto , mancato immaturamente nel 1988.
Andrebbe anche ricordato l’on. Terenzio Magliano, ras del PSDI torinese , che si considerava lui stesso un “ bandito della politica“. Fu l’unico deputato italiano a candidarsi alle regionali. Alcuni fecero circolare la voce che sperasse di diventare presidente della Regione nel quadro della spartizione nazionale delle cariche. Non fu così e Magliano su dimise, lasciando il posto al suo uomo di fiducia Ferdinando Vera, un piccolo politico di mestiere senza arte né parte. Sarebbe stato impossibile pensare che Calleri cedesse il posto al suo amico e compare politico Magliano con cui creerà successivamente il “superpartito” che andava dai socialisti ai liberali ed ebbe come perno il Conte Calleri , il più abile e intelligente di tutti perché aveva una visione strategica della politica.Della fase costituente non ricordo altri che siano confrontabili con le personalità che ho ricordato. Anche allora c’erano i piccoli personaggi come oggi, seppure in quantità più tollerabile. In Regione dopo la prima legislatura le cose saranno destinate a peggiorare, se si escludono Viglione, Zanone e Fassino che rimasero anche dopo. E’ stata una pagina importante di storia piemontese. Chissà se verrà ricordata come meriterebbe ? Lo spero. Io sarei disposto a ricordare e ad approfondire una storia che ho vissuto da vicino. Nel 1970 divenni direttore del settimanale “Torinogiorni” e seguii tutta la fase costituente della Regione Piemonte.
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