La Regione, 50 anni fa. Quaglieni: “Così ricordo i padri costituenti”

La rubrica “Cosa succede in città” fa un balzo di mezzo secolo indietro nel tempo. Ecco “cosa successe in città”  nel 1970, quando a Torino nacque la Regione Piemonte.

Di Pier Franco Quaglieni / Cinquant’anni fa nasceva la Regione Piemonte.  Un momento magico in cui le Regioni erano una grande speranza di rinnovamento, malgrado Malagodi avesse visto lontano con una critica costruttiva che si rivelò profetica sulla lunga distanza. Oggi le Regioni appaiono inefficienti e litigiose con uomini che le guidano spesso non all’altezza. Allora i padri costituenti erano grandi personalità.

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Purtroppo nessuna donna fu protagonista significativa nella I Legislatura, se si esclude Anna Maria Vietti destinata a diventare deputata. Bisognerà attendere l’arrivo della repubblicana Bianca Vetrino per avere una figura di spicco della vita regionale. Il grande protagonista della Regione Piemonte fu Aldo Viglione, più volte Presidente del Consiglio e della Giunta regionale.
Socialista riformista e autonomista,  avvocato con studi a Cuneo e a Torino e uomo di vasta cultura, lasciò nella storia della Regione la sua impronta indelebile, malgrado la morte prematura nel 1988. Ho conosciuto e sono stato amico di Aldo, una delle persone più spontanee e sincere che abbia conosciuto. Viglione era stato un partigiano autonomo come Martini Mauri. Aveva le qualità per ricoprire altri incarichi di prestigio, ma volle restare sempre in Regione. Nessun altro fu così importante come Viglione.
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Un altro costituente fu il primo Presidente della Giunta Edoardo Calleri di Sala, appartenente ad una illustre famiglia aristocratica piemontese, giovane resistente con il padre ammiraglio, laureato in medicina, Presidente della CRT. Era un uomo di potere che forse esagerò ad esercitarlo, era anche un uomo di notevoli qualità intellettuali e politiche. Sapeva ragionare in grande. Lo conobbi come collega in Consiglio comunale e ricordo le sue eccezionali capacità e competenze. Era instancabile. Ero amico di suo nipote. A volte avrebbe voluto che io lo assecondassi, ma io rimasi lontano dalla sua politica e mai il nipote si immischiò in cose politiche. Era in ogni caso l’uomo più qualificato che la Dc seppe esprimere. I due leaders erano Donat Cattin e Calleri . Gli altri Dc erano poco più che comparse. Di alto livello era anche Gianni Oberto, un cattolico liberale di Ivrea, avvocato, già Presidente della Provincia di Torino dopo Giuseppe Grosso. Oberto non era un politico, era soprattutto un uomo di cultura, espressione del vecchio Piemonte.
Se Calleri era machiavellico, Oberto era un idealista. Conobbi anche lui, presentatomi da Valdo Fusi, quando a fine legislatura divenne Presidente dopo Calleri . Era un gentiluomo di antico stampo. A lui è intitolato un centro studi della Regione. Nel Gruppo comunista emergeva Adalberto Minucci, grande oratore, già segretario della Federazione Conunista di Torino, destinato ad una grande carriera politica. In tempi successivi diventammo amici , era un uomo che sapeva rispettare la differenza di idee ed era uno dei pochissimi comunisti che possedesse l’ironia. Era un comunista convinto. Quando alcuni estremisti nel 1968 mi sfasciarono il palco liberale da cui stavo parlando, mi telefonò la sera stessa, chiedendomi scusa. Era un uomo di grande levatura intellettuale e politica che diede un forte apporto alla fase costituente della Regione. Nel 1985 mi fece vedere un sondaggio riservato sul sorpasso del PCI alle amministrative. Purtroppo per lui il PCI subì una pesante sconfitta che mandò a casa Novelli.

Un capo socialista che va ricordato è Paolo Battino Vittorelli, il primo Presidente del Consiglio che poi nel 1972 ritornò in Parlamento . Grande giornalista, era stato un socialista molto importante nella storia dell’antifascismo. Anche con Paolo nacque un’amicizia al Centro “Pannunzio” dove venne a ricordare Gaetano Salvemini che aveva conosciuto di persona insieme ai fratelli Rosselli. Vittorelli con la sua pipa era molto anglosassone, anche se il suo socialismo era poco inglese ma molto italiano. Veniva da GL e di GL aveva l’intransigenza di chi aveva conosciuto l’esilio e la Resistenza.

Sempre nel gruppo socialista c’era Nerio Nesi, che era stato all’ Olivetti con Adriano e Arrigo . Divenne  Presidente della BLN , parlamentare e ministro. Uomo di alto livello, ha fatto rinascere la Fondazione Cavour di Santena. Socialista lombardiano e poi con Rifondazione e con Cossutta, riscoprì i valori del Risorgimento che i leghisti disprezzavano . Ho avuto un lungo rapporto molto cordiale con lui. Venne al Centro “Pannunzio” a ricordare uno degli amici più cari di Mario Soldati , Giacomo Noventa . Lo invitai ad introdurre la conferenza del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Guetta quando venne al Centro “Pannunzio”. C’era in comune un grande amico destinato a diventare consigliere regionale , il medico – umanista Giorgio Salvetti indimenticato Presidente della Provincia di Torino.

Nel campo liberale c’era l’esordiente Valerio Zanone che partecipò attivamente ai lavori per la scrittura dello Statuto regionale , destinato pochi anni dopo ad una fulminante carriera politica alla guida del PLI . Zanone nel 1976 divenne deputato e poi ministro e nel 1991 Sindaco di Torino. E‘ stato uno dei miei più cari amici, anche se io nel 1969 ero uscito dal PLI. Certe battaglie civili cementarono la nostra amicizia, durata per una vita intera.

Un altro liberale importante fu il cuneese Giuseppe Fassino che divenne senatore e sottosegretario. Con Beppe che fu vicepresidente del Consiglio regionale e uno dei protagonisti della fase costituente, nacque in tempi successivi una forte amicizia che lo portò ad essere anche vicepresidente del Centro “Pannunzio”. Era espressione anche lui del vecchio Piemonte come Oberto ed era l’erede di Marcello Soleri, il Ministro del Tesoro morto nel 1945 , continuatore dell’opera di Giolitti .

Ricordo anche il missino Nino Carazzoni osteggiato dal partito e da Martinat. Era un uomo leale e libero. In un ambiente ispirato all’arco costituzionale che vedeva i missini come degli appestati seppe fare con dignità le sue battaglie. Era un uomo che merita rispetto , mancato immaturamente nel 1988.

Andrebbe anche ricordato l’on. Terenzio Magliano, ras del PSDI torinese , che si considerava lui stesso un “ bandito della politica“. Fu l’unico deputato italiano a candidarsi alle regionali. Alcuni fecero circolare la voce che sperasse di diventare presidente della Regione nel quadro della spartizione  nazionale delle cariche. Non fu così e Magliano su dimise, lasciando il posto al suo uomo di fiducia  Ferdinando Vera, un piccolo  politico di mestiere senza arte né parte. Sarebbe stato impossibile pensare che Calleri cedesse il posto al suo amico e compare politico Magliano con cui creerà successivamente il “superpartito” che andava dai socialisti ai liberali ed ebbe come perno il Conte Calleri , il più abile e intelligente  di tutti perché aveva una visione strategica della politica.

Della fase costituente non ricordo altri che siano confrontabili con le personalità che ho ricordato. Anche allora c’erano i piccoli personaggi come oggi, seppure in quantità più tollerabile. In Regione dopo la prima legislatura le cose saranno destinate a peggiorare, se si escludono Viglione, Zanone e Fassino che rimasero anche dopo. E’ stata una pagina importante di storia piemontese. Chissà se verrà ricordata come meriterebbe ? Lo spero. Io sarei disposto a ricordare e ad approfondire una storia che ho vissuto da vicino. Nel 1970 divenni direttore del settimanale “Torinogiorni” e seguii tutta la fase costituente della Regione Piemonte.

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Scrivere a quaglieni@gmail.com

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