Il teppismo che macchia la manifestazione antirazzista

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Una macchia sulla manifestazione antirazzista, scrive “La Stampa”, limitandosi a dare la notizia con una fotografia e due righe di didascalia in cui si dice dell’ imbrattamento dei monumenti e dei muri di Palazzo Civico da parte di alcuni manifestanti: un atto di teppismo che non ha giustificazioni di sorta 

La manifestazione antirazzista che si è tenuta quasi nel rispetto delle norme no Covid in piazza Castello, forse non merita la macchia che le attribuisce il giornale. Se fossi stato a Torino, sarei intervenuto anch’io perché il razzismo di ogni  tipo va sempre condannato.
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Certamente ci sono persone che colgono ogni occasione – specie dopo il digiuno forzato di tre mesi – per scendere in piazza e protestare. Per altri versi, per manifestare solidarietà ad Hong Hong, ad esempio, eravamo in pochi insieme all’associazione “Marco Pannella” e Gian Piero Leo sempre presente in difesa dei diritti civili. C’è nuova aria di sardine che stanno uscendo dalla scatoletta in cui si erano rifugiate durante la pandemia per combattere la quale non hanno mosso un dito. E poi ci sono i centri sociali che resistono al Covid e rappresentano da sempre  l’anima violenta che non si ha il coraggio di reprimere, limitandosi a vedere ottusamente la violenza solo in Casa Pound. I Centri sociali rappresentano una mina vagante e la loro adesione ad una manifestazione che si tingeva per l’occasione anche come antiamericana e contro Trump, era prevedibile. Certo,  i promotori non potevano impedire a nessuno di  andare in piazza , anche se la partecipazione, sicuramente non ricercata, degli estremisti deve far pensare. Essere antirazzisti è sicuramente importante, ma ancora più importante è il rifiuto di ogni violenza. Condannare quanto è accaduto negli USA significa anche ribadire la condanna del ricorso alla violenza. Ma chi fa della violenza la sua ragion d’essere non può capire. E allora, per distinguersi e farsi notare, imbratta la statua di Vittorio Emanuele II in piazza Palazzo di Città. Un gesto cretino da parte di chi forse non sa neppure chi e  cosa ha imbrattato. Un atto di inciviltà che non può ricadere sulla manifestazione in sé. In ogni caso, se io avessi partecipato e avessi visto la presenza dei centri sociali, quasi sicuramente mi sarei allontanato dalla piazza, non accettando le cattive compagnie. Dopo il Covid forse è giunto  davvero il momento di chiudere i covi sovversivi e spesso abusivi dell’estrema sinistra e dell’esterna destra : un permanente assembramento di gente abituata ad usare le mani più che il cervello. Un potenziale elemento sovversivo capace di soffiare sul fuoco del disagio e della crisi in cui ci stiamo dibattendo. Il virus della violenza va combattuto con decisione e l’Italia messa a tappeto dalla pandemia non può più tollerare che ci sia gente che pratica il teppismo e ricorre alla violenza.  Il confine della manifestazione di un pensiero e della tolleranza o meno passa proprio attraverso il rispetto delle regole della democrazia e del civismo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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