Dopo il suicidio di un poliziotto a Torino, Fsp Polizia da Pescara dove si è tenuto un convegno sul tema: “Numeri agghiaccianti, necessarie prevenzione e strumenti specifici da adottare senza ulteriori ritardi burocratici”
“Oggi (ieri, giovedì, ndr) siamo a Pescara per l’ennesimo convegno voluto dalla Fsp in tema di prevenzione del disagio tra i poliziotti, purtroppo proprio a poche ore dal suicidio di un collega che ieri sera si è tolto la vita a Torino. E’ l’ottava tragica morte del genere dall’inizio dell’anno, otto vite stroncate in un mese nella sola Polizia di Stato, a fronte di 69 suicidi registrati nel 2019 fra tutti gli operatori in divisa. Sono numeri agghiaccianti che devono tassativamente imporre di attivarsi in ogni maniera possibile per far fronte a un fenomeno che cresce esponenzialmente. E’ indispensabile fare prevenzione”.
E’ quanto afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, da Pescara, dove si è tenuto il convegno “Prevenzione del disagio tra gli operatori di Polizia. Nuove prospettive”, con esperti del settore, psicologi, psicoterapeuti, e il direttore tecnico superiore della Direzione centrale Sanità Polizia di Stato.
“Partecipiamo attivamente al tavolo tecnico per la prevenzione delle cause del disagio voluto dall’Amministrazione grazie al Capo della Polizia, Franco Gabrielli, a cui si deve il cambio culturale nell’affrontare la questione e non schivarla – aggiunge Mazzetti -. Un tavolo dove si lavora per fronteggiare problematiche che possono trovare in molti fattori legati al servizio una cassa di risonanza, quando non la principale causa, generando o aumentando disagi che possono sfociare nel dramma. E questo perché la tipologia, la durata e le modalità del servizio incidono concretamente sul contesto esistenziale, familiare e personale del poliziotto. Per intenderci, è troppo sbrigativo addebitare il suicidio di un poliziotto a un divorzio senza pensare che, magari, un rapporto si deteriora perché un poliziotto non riesce neppure a condividere la vita familiare a causa del lavoro.
Prevenire vuole dire proprio rimuovere o limitare al massimo questi fattori di criticità, strettamente connessi alla specificità di questo lavoro. Ma è indispensabile fare rete. Gli strumenti e le proposte normative che vengono delineate, per prevenire il disagio dei poliziotti ma anche per consentire loro di affrontarlo senza remore, devono trovare immediata risposta dalla politica, eppure questioni così cruciali vengono rinviate di sei mesi in sei mesi senza che si riesca a concretizzare nulla. Non è ammissibile, la burocrazia deve essere azzerata di fronte a questo tema, il senso di umanità e di responsabilità lo impongono”.
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