L’elogio del trasformismo e la coerenza politica

Il Conte bis e’ nato, come noto e quasi scontato, come la più grande e plateale operazione
trasformistica della politica italiana dopo il secondo dopoguerra. Certo, giustificata con la nobile, e
anche se un po’ patetica, lotta contro la “minaccia fascista”, il “rischio dittatura”, la “compressione
delle libertà democratiche” e simili amenità. Ma, al di là di una operazione che è nata con
motivazioni ormai conosciute dalla stragrande maggioranza della pubblica opinione italiana – e
cioè, il terrore del voto anticipato, la perdita dello stipendio per i parlamentari e la potenziale e
quasi certa riduzione secca di seggi dei due partiti contraenti la nuova maggioranza di governo – e’
indubbio che con l’irruzione del trasformismo sono le stesse regole della politica a mutare. E a
mutare profondamente. Perché la prassi e la cultura trasformistica prevedono e impongono, per un
certo arco di tempo, la sospensione e la rimozione della categoria della “coerenza” nella dialettica
politica. Non a caso, Pd e 5 stelle sono costretti a cancellare tutto ciò che hanno detto, scritto,
teorizzato, sostenuto e urlato nelle piazze negli ultimi 10 anni. Una operazione ne’ semplice e ne’
facile perché si tratta di una pianificazione politica, culturale e giornalistica che si scontra, al di là
degli sforzi degli organizzatori e dei protagonisti dell’operazione, con la realtà delle cose. E questo
per un semplice motivo, anche se piccolo e banale: non tutti devono difendere il seggio
parlamentare e il relativo stipendio nel sostenere queste tesi. E la realtà delle cose prima o poi
ritorna a galla.
Però la deriva trasformistica nel frattempo cambia i connotati fondamentali e abitudinari della
politica. Nel caso specifico della politica italiana a livello nazionale e a livello locale. Che senso ha,
oggi, per fare qualche esempio concreto, sostenere in un partito che una scelta politica e’ credibile,
netta e di lunga durata perche’ è stata assunta dagli organismi preposti di quel partito? Abbiamo
tutti in mente le solenni dichiarazioni dei candidati alla segreteria nazionale del Pd, delle loro
mozioni congressuali, delle loro deliberazioni votate alla unanimità dalle segreterie e dalle direzioni
sino a poche settimane fa che escludevano in modo categorico per motivi politici, culturali, etici,
programmatici e storici qualsiasi alleanza politica con i 5 stelle. E poi, cosa è capitato? Appunto,
era una pura finzione. Dei 5 stelle e’ inutile parlare perché ormai tutti conosciamo i giudizi poco
lusinghieri scagliati contro il Pd in questi ultimi 10 anni e sino a pochi giorni fa. Anche qui, cosa è
capitato? Semplice, tutto rimosso. Ho fatto questo banale esempio, del testo noto a tutti, per
arrivare ad una semplice conclusione. E cioè, qualsiasi dichiarazione, deliberazione congressuale,
impegno solenne assunti negli organismi preposti da parte dei vertici del Pd, o di altri partiti,
saranno solo e soltanto parole al vento destinate a cadere nell’arco di poche ore o di pochi giorni.
Come è capitato, concretamente, con l’alleanza “strategica, di lungo termine, politica,
programmatica e storica” con i 5 stelle siglata la sborsa settimana. Parole al vento, appunto.
Insisto su questo versante perché la scomparsa, seppur momentanea, della categoria della
“coerenza” nella concreta dialettica politica italiana non aiuta a ridare qualità alla democrazia,
credibilità alle istituzioni democratiche e, sopratutto, a individuare la politica come luogo capace di
affrontare e risolvere i problemi delle persone comuni. Una degenerazione che rischia di indebolire
lo stesso tessuto democratico e di rafforzare la scorciatoia populista, antidemocratica e autoritaria.
Ora di fronte al ritorno di una prassi e di un costume marcatamente trasformistici, si tratta di
impegnarsi affinché questa degenerazione venga non fermata ma almeno attenuata. E quindi la
nascita di partiti, o movimenti, politici che puntano e mirano a ripristinare un minimo di coerenza e
di trasparenza nella dialettica politica italiana va indubbiamente incoraggiata e sostenuta. Sia sul
versante dell’ex centro sinistra – che ormai è stato consegnato alla storia e agli archivi degli storici –
e sia sul versante dell’ex centro destra. Una operazione che è già partita e che ha come obiettivo,
almeno nell’immediato, quello di rallentare l’ondata trasformistica e di ripristinare un minimo di
coerenza nel confronto politico italiano. Sia a livello nazionale come a livello locale.
Giorgio Merlo
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