Aprile 2019- Pagina 4

Tra i campi di grano di Auvers sur Oise…

Il 29 luglio 1890 Vincent Van Gogh si spegneva nella piccola camera dell’Auberge Ravoux che aveva raffigurato più volte nei suoi quadri durante i mesi trascorsi ad Auvers sur Oise, comune francese situato nel dipartimento della Val d’Oise, nella regione dell’Ile de France.
Oggi, a distanza di 128 anni dal suicidio del grande artista olandese, tutto ad Auvers sur Oise continua a parlare degli ultimi mesi della vita tragica e intensa di Vincent, il genio visionario che stravolse l’arte e che riuscì, in pochi anni, a passare dalle cupe atmosfere fiamminghe dei “Mangiatori di patate” ai gialli intensi dell’abbacinante Provenza, dai paesaggi di chiara influenza impressionista ai rami di mandorlo in fiore che richiamano le stampe giapponesi, dono per un altro Vincent, il piccolo figlio dell’amato fratello Theo, fino all’ultimo quadro, il lascito testamentario, “Campo di grano con volo di corvi” dipinto poco prima di spararsi.

Fu Paul Gachet, medico, pittore dilettante e appassionato collezionista, a far conoscere all’artista di Zundert Groot, Auvers sur Oise, località dove possedeva una casa e dove avrebbe potuto aiutarlo a riprendere una vita normale dopo il periodo di internamento nel manicomio di Saint Remy a seguito del taglio dell’orecchio.
Van Gogh rimase colpito dalla bellezza bucolica della cittadina sull’Oise e andò ad alloggiare dai Ravoux, una famiglia che gestiva un albergo di fronte al municipio, con la quale si accordò per occupare una piccola stanza e consumare i pasti nella sala al piano terreno.
Il suo soggiorno durò dal mese di maggio fino al 29 luglio del 1890, giorno della sua morte.

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In questi mesi, Van Gogh dipinse in un modo frenetico e disperato che può essere perfettamente descritto da una frase contenuta nell’ultima lettera al fratello Theo che non potè mai spedire e che gli venne trovata in una tasca della giacca che indossava il giorno del suicidio: “…Per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita e la ragione vi è naufragata a metà”. Del resto l’arte era stata la sua unica ragione di vita e Vincent sembrava sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di più grande, con lo sguardo rivolto lontano, troppo lontano su altri mondi dove le stelle sono vortici e controvortici, dove i colori sono tanto intensi da diventare abbacinanti, da fare male agli occhi, dove tutto si deforma e gli oggetti diventano vivi, come se il Pigmalione Vincent vi avesse trasfuso la sua stessa essenza e la sua stessa ragione, dove le sedie vuote diventano persone e le persone simboli di qualcosa di più alto, della disperazione, della malinconia, del dolore, un mondo che soltanto lui poteva vedere, che soltanto le sue tele potevano rappresentare con una forza devastante.

L’arte, dopo aver preteso metà della ragione arrivava a chiedere a Van Gogh l’estremo sacrificio e il perdere la vita non era più soltanto un rischio, ma una necessità ineluttabile. Perché l’arte potesse sopravvivere, l’uomo, l’artista doveva scomparire.

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Nel 1889 Van Gogh si chiedeva “Perché i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili delle città e dei villaggi, dei punti neri sulla carta di Francia? Se prendiamo il treno per andare a Tarascon oppure a Rouen, possiamo prendere la morte per andare in una stella”, un presagio di quello che sarebbe accaduto forse o, semplicemente, la lucida consapevolezza che soltanto la morte avrebbe potuto restituire la pace al suo corpo stanco e alla sua anima tormentata.
Il viaggiatore che si reca ad Auvers sur Oise si trova, in modo naturale e spontaneo, a percorrere la via dolorosa dell’artista: esce dall’auberge Ravoux, si immerge nei boschi, costeggia la vecchia chiesa, resa immortale dall’“immagine in cui la costruzione sembra viola contro un cielo blu scuro, cobalto puro” e in cui “le finestre sembrano come macchie di blu oltremare, il tetto è violetto e in parte aranciato”, e i campi ancora coltivati a grano, raggiunge le tre strade raffigurate in “Campo di grano con volo di corvi”, poi, lentamente, entra nel piccolo camposanto di campagna.

In questo luogo di pace, in un angolo, contro il muro grigio, ci sono due tombe unite dall’edera, due lapidi di pietra grezza. Su una è inciso: “Ici repose Vincent Van Gogh, 1854-1890”, sull’altra “Ici repose Theodore Van Gogh, 1857 – 1891”. I due fratelli che si sono adorati in vita e che la morte ha potuto separare soltanto per pochi mesi, riposano qui, tra i campi di grano di quest’angolo remoto di Francia dove forse hanno raggiunto la pace ricercata e mai trovata nelle loro brevi esistenze.

Barbara Castellaro

 

Il Consiglio regionale al Salone del Libro

Un caleidoscopio d’incontri che spaziano dalle “fabbriche” di notizie e di banche dati presenti sul web alle piaghe del bullismo e del cyberbullismo, dal trentennale della Convenzione internazionale dei diritti dell’Infanzia al mondo delle fiabe, dalla cultura della legalità allo sport

E, ancora, uno sguardo sul mondo dei migranti, dei detenuti, dei malati e degli animali, nella convinzione che la cultura non contempli frontiere o linee divisorie ma le superi. Si preannuncia ricco e variegato il calendario di appuntamenti con cui il Consiglio regionale “si mette in gioco” alla XXXII edizione del Salone internazionale del libro, in programma dal 9 al 13 maggio al Lingotto Fiere di Torino.
Ai visitatori, cui sarà possibile conoscere l’attività legislativa e culturale dell’Assemblea piemontese attraverso le pubblicazioni in distribuzione allo stand istituzionale, in un’area condivisa con la Giunta regionale, sono aperti i quattordici appuntamenti che si svolgeranno nell’Arena Piemonte (al padiglione 2) e in Sala Argento (al padiglione 3).
L’informazione nell’era digitale
Si parte il 9 maggio all’Arena Piemonte con un approfondimento sul tema Le regole della disinformazione, particolarmente urgente in un tempo in cui è in atto un fiorire di fake news e il confine tra vero e verosimile si fa di giorno in giorno più sottile. Organizzato dal Consiglio regionale con il Corecom, vede la partecipazione di protagonisti della carta stampata e del giornalismo on line. A seguire, in Sala Argento, l’incontro Big data e società digitale per valutare possibili equilibri tra informazione digitale e diritto alla privacy, tra tutela della concorrenza e garanzia del pluralismo informativo.
Il mondo dei bambini fra diritti, timori e speranze
Una riflessione sul ruolo della fiaba come portatrice di messaggi e significati universali è offerto da Raccontami una favola (il 12 in Arena Piemonte) che vede testimonial d’eccezione leggere fiabe per grandi e piccini. L’evento si svolge in concomitanza con la mostra C’era una volta… Giocando con le favole, che s’inaugura l’8 maggio nella Galleria Spagnuolo di Palazzo Lascaris, e che riflette sul ruolo della fiaba quale portatrice di messaggi universali. Tra le colorate illustrazioni esposte, ideate da Massimiliano Frezzato, spiccano quelle che compongono la sezione “Dritto e rovescio”: una serie di carte realizzate per l’associazione Defence for Children in cui, attraverso gli occhi di Pinocchio, Frezzato riflette e fa riflettere sui diritti negati dei bambini e delle bambine in troppe parti del mondo.
 

Mettere al riparo i teen ager dai pericoli del bullismo e del cyberbullismo è invece l’obiettivo di una coppia di eventi dedicati rispettivamente ai minori e a chi si occupa di educarli. Il primo, I videogame: la favola del futuro (il 12 in Arena Piemonte), intende mettere in guardia gli adulti sulle possibili conseguenze di un’infanzia e di un’adolescenza troppo iperconnessa: dal cyberbullismo al sexting, dal gioco d’azzardo al ritiro sociale. Il secondo, Bulli a metà (il 10 in Arena Piemonte), prevede la trasposizione teatrale dell’omonimo film di Davide Mogna che offre una serie di “ricette” per vivere rapporti sani e sereni. Da segnalare, sempre in tema di minori, l’incontro Diritti per crescere: ascolto, istruzione, creatività e gioco (il 9 in Sala Argento), organizzato dalla Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza in collaborazione con Unicef e Ufficio scolastico regionale per celebrare il 30° anniversario della Convezione sui diritti dell’Infanzia.
Nel corso dell’evento La costruzione di un bel futuro (il 10 in Arena Piemonte) gli studenti e le studentesse delle scuole superiori piemontesi che hanno concluso con successo i progetti di alternanza scuola-lavoro concordati con l’Assemblea legislativa riceveranno il sigillo di Ambasciatori e Ambasciatrici del Consiglio regionale. Saranno, inoltre, premiati i vincitori dell’edizione 2018-2019 del concorso scolastico sulla cultura della legalità e l’uso responsabile del denaro indetto dall’Osservatorio regionale sul fenomeno dell’usura. A seguire, la conferenza Io gioco ma non azzardo, sugli interventi messi in atto dal Comando regionale della Guardia di finanza contro gli illeciti fiscali, la criminalità economico-finanziaria, il gioco illegale, la contraffazione, le violazioni del diritto d’autore, l’uso e lo spaccio di stupefacenti.

A tutto sport
A pochi giorni dalla Partita del cuore, che si disputerà sul prato dell’Alleanz Stadium di Torino, il 12 maggio all’Arena Piemonte, alla presenza di una delegazione della Nazionale italiana Cantanti, si premiano i vincitori del concorso musicale Un cuore rap, bandito dal Consiglio regionale attraverso gli Stati generali dello Sport e del benessere e la Consulta giovani. Sempre di pratiche sportive si parla nell’incontro Street sport (il 13 all’Arena Piemonte), che propone una panoramica sugli “sport di strada” che, lontano da sponsor e ingaggi miliardari, richiedono un’elevata dose d’improvvisazione, spontaneità e creatività.
Gli incontri degli Organismi di garanzia
Tra i numerosi eventi si evidenziano ancora la presentazione della mostra fotografica Attraverso i nostri occhi (il 12 in Sala Argento), promossa dai Garanti regionali dei detenuti e dell’Infanzia e dell’Adolescenza che racconta “dall’interno” la realtà dell’hotspot di Samos, in Grecia, in cui i migranti vivono in una sorta di prigione a cielo aperto. Marcire in carcere? (il 10 in Sala Argento) è la provocatoria domanda che dà il titolo alla conferenza sul ruolo dei Garanti dei detenuti. Su Le leggi della dignità (il 12 in Sala Argento) riflette il Difensore civico regionale interrogandosi sulla contenzione dei pazienti non autosufficienti che, pur finalizzata a proteggere la persona, si configura come una privazione della libertà personale. In Non usate la frusta (il 10 in Sala Argento) il Garante regionale dei diritti degli animali prende infine in esame l’evolversi degli spettacoli circensi, che prevede una graduale dismissione dell’utilizzo di animali.

Torino si presenta come capitale del tennis mondiale

ll logo delle Atp Finals, il più importante torneo di tennis dopo il Grande Slam, che sarà di scena dal 2021 al 2025 a Torino, illuminerà questa  sera la Mole Antonelliana,  in occasione della presentazione del torneo, a Palazzo Madama, oggi, con il presidente della Federazione Italiana Tennis Angelo Binaghi,  i sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Simone Valente e naturalmente la sindaca di Torino, Chiara Appendino, da sempre appassionata di tennis. Intervengono il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, e della Camera di Commercio, Vincenzo Ilotte.

"Il 66% degli italiani non vuole abbandonare l'UE"

Mercedes Bresso (PD):  “Diamo agli euroscettici risposte concrete”


« Ci vuole maggiore coraggio. Gli europeisti devono affrontare la sfida europea che abbiamo davanti con maggiore coraggio e determinazione. Questo lo dobbiamo a tutti gli italiani e agli europei che credono nell’Unione europea». A dirlo è Mercedes Bresso, eurodeputata uscente e candidata per il Partito Democratico alle prossime elezioni europee del 26 maggio, commentando i dati dell’analista Arnaldo Ferrari Nasi di www.analisipolitica.it pubblicati venerdì 26 aprile – da ItaliaOggi.
 
« Secondo Nasi il 66% degli italiani sarebbe pro-Europa e il 33% vorrebbe gli Stati Uniti d’Europa. Non solo, perché anche tra gli elettori leghisti il trend sarebbe lo stesso: solo il 25% dei leghisti vorrebbe l’uscita dall’Italia dall’Europa. Numeri che confermano una cosa: l’Unione europea è l’unico orizzonte possibile» – ha continuato Bresso.
 
« L’Europa che conosciamo ha ampi margini di miglioramento ed è per questo motivo che è necessario un impegno di chi ha vere competenze per rendere il progetto europeo più vicino ai cittadini e alle loro esigenze. Questo però non vuol dire gettare via il bambino con l’acqua sporca e gli europei questo lo sanno. Secondo Eurobarometro infatti soltanto il 19% della popolazione italiana sarebbe per l’ItalExit, l’uscita dall’Unione europea. Questo perché l’Europa ormai fa parte della nostra quotidianità sotto mille punti di vista» – ha proseguito Mercedes Bresso.
 
« Ciò non vuol dire che una fetta di popolazione, a tratti consistente, non sia euroscettica. Lo scontento che serpeggia nelle nostre società è dovuto soprattutto alla crisi economica degli ultimi anni. Chi però non è soddisfatto dell’Europa non vuole abbandonare l’UE, vuole risposte alle loro esigenze. È per questo che dobbiamo lavorare su quattro importanti principi. L’Europa dovrà essere federale, sociale, ci dovrà proteggere contro gli effetti negativi della globalizzazione e dovrà essere leader nella lotta al cambiamento climatico. Questi devono essere i quattro pilastri sui quali lavorare per convertire gli euro-scettici in europeisti.  Il Partito Democratico, che è l’unico partito che dice chiaramente di volere gli Stati Uniti d’Europa, è l’unica risposta possibile per quel 33% di europei che vogliono gli Stati Uniti d’Europa» – ha concluso Mercedes Bresso.

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria
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Chiara Gamberale “L’isola dell’abbandono” – Feltrinelli – euro 16,00
 
La giovane scrittrice romana fa centro un’altra volta con questo romanzo intimo, che parla di sentimenti, paure, persone in fuga, e celebra chi sa restare. Racconta le grandi trasformazioni di una vita, 3 punti strategici e nevralgici che ci fanno crescere: l’innamoramento, la perdita –con la morte o l’abbandono- di chi amiamo, la nascita di un figlio. Lo fa con dialoghi serrati che sviscerano i meandri dell’amore e l’intrico dei rapporti umani, scandaglia l’animo umano, in particolare quello femminile. E’ la storia della 40enne disegnatrice di fumetti Arianna che, diventata da poco mamma, torna sull’isola greca di Naxos –dove era stata abbandonata dal suo grande amore- per chiudere i conti col passato e mettere ordine nel suo presente e nel futuro che l’aspetta. Tre sono stati i suoi uomini determinanti. 10 anni prima era andata in Grecia con il suo primo e disperato amore, Stefano, che proprio lì l’aveva piantata per l’ennesima volta fuggendo a Londra con un’altra. Arianna aveva cercato di sopire dolore e delusione buttandosi sulla creatività e nel lavoro: aveva inventato il coniglietto bipolare Pilù, personaggio i cui sbalzi di umore sono misurati con l’umorometro. Rimasta a leccarsi le ferite a Naxos aveva poi incontrato Di, un giovane del luogo con cui vive una passione travolgente, fatta di sensi ed istinto, sognando figli e nido; ma poi lei torna a casa e le loro vite prendono tangenti diverse. Rientrata a Roma cerca aiuto da Damiano, che era lo psichiatra di Stefano ed ora è il suo. Un rapporto professionale che si trasforma: i due diventeranno amanti e da loro nascerà Emanuele. Ma anche qui le cose non saranno semplici….c’è già una moglie e il senso di abbandono finirà per riafferrare Arianna. La maternità sarà la chiave di volta con cui passa “…dall’assoluta libertà di un’eterna adolescente all’assoluta devozione”. Ed è allora che si sente forte abbastanza per tornare a Naxos, rivedere Di e riprendere le fila della sua vita.
 
 
Wallace Stegner “Verso un sicuro approdo”   – Bompiani – euro 22,00
 
Stegner, nato nell’Iowa nel 1909 e morto in New Mexico nel 1993, è considerato il cantore del West Americano. Autore di racconti, romanzi, saggi ed opere storiche, nel 1972 ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con “Angolo di riposo”, e nel 1977 il National Book Award. Per 44 anni ha insegnato scrittura creativa in svariate università americane. Scrittore eclettico, è morto a 84 anni dopo una vita di successi e riconoscimenti, ma ancora troppo poco conosciuto da noi. Ha scritto 13 romanzi e questo è il suo ultimo, pubblicato negli Stati Uniti nel 1987, appena 5 anni prima della sua dipartita. Un po’ la sua opera di addio in cui, come il protagonista, tira le somme della propria vicenda umana. Voce narrante del romanzo è Larry Morgan, professore universitario, diventato scrittore di successo, che racconta la storia del legame e dell’amicizia tra lui e sua moglie Sally, con Sid e Charity Lang. La location è un prestigioso college del Wisconsin negli anni della Depressione. I Morgan all’epoca sono una giovane coppia squattrinata arrivata dal New Mexico, spinta da grandi speranze di carriera e futuro; i Lang invece sono ricchi, affascinanti, travolgenti e mondani. La loro sarà un’amicizia decisamente impari in cui la parte del leone la farà Charity Lang. Donna imperiosa e a tratti prepotente, organizzatrice sfrenata di eventi mondani e della vita quotidiana di tutti quelli che la circondano. Conosce Sally nel corso delle loro gravidanze parallele e la circonda subito di simpatia e affetto, introducendo lei e il marito nel suo mondo brillante e glamour. Poi si perderanno di vista per anni e si ritroveranno ormai ultra60enni. Quando il duplice menage si ricompone le cose saranno un po’ cambiate, i destini dei personaggi ormai definiti, e non secondo i pronostici. Larry è diventato uno scrittore affermato, Sally vive fiaccata dalla polio, Sid da fascinoso ex poeta senza gloria è ormai del tutto assoggettato al fallimento e accetta di buon grado gli ordini di Charity. E’ proprio lei che chiama i Lang, perché sta morendo di cancro e vuole essere la regista del suo commiato e della sua fine. 400 pagine che scorrono velocissime raccontando un mondo che non mancherà di ammaliarvi.
 
 
Antonio Monda “Nei territori del diavolo” – Mondadori –   euro 18,00
 
Antonio Monda è un’istituzione culturale nella Grande Mela. Autore di saggi e romanzi, direttore artistico del Festival cinematografico di Roma, (dove non c’è gara, ma incontri con i grandi personaggi del cinema che si raccontano) insegnante alla New York University. Da anni vive nella Big Apple e con la moglie giamaicana apre costantemente le porte del suo salotto ai maggiori scrittori, attori, registi, artisti ed intellettuali americani… e non solo. Ha ideato l’ambizioso progetto di 10 libri ambientati a New York nel 20simo secol, “Nei territori del diavolo” è il settimo tassello della saga. Siamo negli anni 80, quelli della strage per Aids di cui ancora si sa poco, e che la politica si ostina a non considerare. L’io narrante è quello del 30enne di origini greche Alexander Sarris, gay che fatica a dichiararsi pubblicamente, perché in qualche modo si sente in colpa per quella che suo padre definisce “condizione” e anche perché è un sopravvissuto all’HIV. Lavora per Boogie Man, come viene soprannominato l’orco Lee Atwater, uno dei più spietati e temuti strateghi dell’agone politico a stelle e strisce. La storia raccontata da Monda è vera, quasi una cronaca dei colpi bassi, personali e devastanti con cui Atwater abbatteva regolarmente i nemici. E’ stato lo spietato stratega che ha confezionato la vittoria di George Bush Senior alla Casa Bianca. Questo, dopo aver stracciato il governatore del Massachusetts Michael Dukakis, seminando un bel po’ di zizzania e notizie fasulle o gonfiate su di lui. Poi ad Atwater, appena 39enne, viene diagnosticato un cancro al cervello che non dà speranze (morirà a 40 anni nel 1991). E’ di fronte alla prospettiva della morte che Boogie Man sfronda il suo cinismo e sembra avviarsi ad una sorta di redenzione. Negli ultimi mesi che gli rimangono, sempre più indebolito dalle cure molto aggressive, scrive lettere alle persone che ha distrutto, incluso Dukakis. Ma c’è chi sostiene che anche in “articulo mortis” abbia giocato sporco…

 

Boom di turisti per Leonardo ai Musei Reali

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Il lungo ponte, iniziato il venerdì santo, ha portato oltre 32.000 persone, tra turisti e torinesi, a concedersi una giornata di visita ai Musei Reali di Torino. Per tutta la durata del ponte, con dei picchi di affluenza nei giorni di festa, le sale di Palazzo Reale, dell’Armeria e del Museo di Antichità sono state affollate dai visitatori, attratti dalle pregiate collezioni custodite nei Musei. Protagonista in Galleria Sabauda la mostra in corso nelle Sale Palatine fino al 14 luglio: Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, che dal giorno della ha registrato oltre 15.000 biglietti staccati. L’esposizione celebra i cinquecento anni dalla morte del genio e ruota intorno al nucleo di disegni autografi di Leonardo da Vinci conservati alla Biblioteca Reale di Torino (tra gli altri l’Autoritratto e Volto di fanciulla). Le altre mostre in corso alla sono Ad acqua. Vedute e paesaggi di Bagetti: tra realtà e invenzione (fino al 1 maggio, Galleria Sabauda) e Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo (fino all’11 maggio, Museo di Antichità).I Musei Reali saranno aperti anche mercoledì 1 maggio 2019.

I vincitori del Lovers Film Festival

Oggi domenica 28 aprile si conclude la trentaquattresima edizione del Lovers Film Festival – Torino  LGBTQI Visions diretto da Irene Dionisio con la consulenza artistica di Giovanni Minerba, fondatore conOttavio Mai fondatore della rassegna

I giurati del concorso internazionale lungometraggi All the Lovers, Iaia Forte, Laura Bispuri e Neri Marcorè, hanno scelto come vincitore:  CARMEN Y LOLA di Arantxa Echevarria e hanno dato una menzione speciale a SAUVAGE di Camille Vidal-Naquet.

È invece risultato vincitore del concorso internazionale documentari Real Lovers, la cui giuria è composta da Bartholomew Sammut, Hamilton Santià e Luca PaladiniNORMAL di Adele TulliMenzione speciale della giuria a AN ARMY OF LOVERS di Ingrid Ryberg.

Per Carolyn Christov-Bakargiev, Leonardo Caffo e Luca Pacilio, giurati della sezione iconoclastaIrregular Lovers, la miglior pellicola è CAPITAL RETOUR di Léo Bizeul. La giuria sceglie inoltre di attribuire una menzione speciale pari merito a: MUDAR DE VIDA / LIBERA VITA di Tonino De Bernardi e a DID YOU KNOW di Lynn Kim.

La giuria speciale Centre d’Art Contemporain Genève formata da Andrea Bellini Andrea Lissoniassegna il premio a CAPITAL RETOUR di Léo Bizeul. Menzione speciale a: MUDAR DE VIDA / LIBERA VITAdi Tonino De Bernardi

I giovani giurati del concorso cortometraggi Future Lovers Giulia Allasia, Ottavia Isaia, Gaia Lorenzon, Alice Malaspina, Elena Rossi, coordinati da Andrea Panero Geymet per Sicurezza e Lavoro hanno scelto come vincitore CHECHNYA di Jordan Goldnadel.

Il Premio del Pubblico – che conta sulla collaborazione di My Movies – è andato a A DOG BARKING AT THE MOON di Lisa Zi Xiang.

La giuria Young Lovers ha assegnato il premio a KANARIE (CANARY) di Christiaan Olwagen.

 

Il Lovers Film Festival  Torino LGBTQI Visions dal 2005 è integrato nel Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiBAC – Direzione generale Cinema, della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

Una settimana di eventi al "Pannunzio"

Gli appuntamenti culturali

Venerdì 3 maggio alle ore 18, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, lo scrittore – avvocato Maurizio Merlo presenterà la sua trilogia di libri Un sogno diverso, edizioni Nerosubianco.

Lunedì 6 maggio alle ore 17,30, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35 H, Luciano Cappellari, a 70 anni dalla tragedia di Superga, parlerà del monumento da lui scolpito per ricordare “il grande Torino”, posto al Cimitero Monumentale.

Martedì 7 maggio alle ore 10,30 alla Tenuta Agricola “La Scolca” di Giorgio e Chiara Soldati a Gavi (AL), si apriranno le manifestazioni organizzate dal Centro “Pannunzio” per ricordare Mario Soldati, a vent’anni dalla scomparsa dello scrittore che confondatore e presidente del Centro Pannunzio. L’incontro ha il Patrocinio del Senato della Repubblica e del Consiglio Regionale del Piemonte  e per l’occasione sarà presente una delegazione di Poste Italiane con uno speciale annullo filatelico. Interverranno Autorità regionali e locali.

Mercoledì 8 maggio alle ore 18, al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Carla Zullo Piccoli parlerà sul tema: L”Infinito di Giacomo Leopardi a 200 anni dalla sua composizione.

Primo Levi, una voce nell’inferno di Auschwitz

Era il novembre del 1966, il palcoscenico del Carignano si era affollato della fisicità di oltre una cinquantina di attori – italiani tedeschi polacchi ungheresi francesi per essere Jean, Schlome, Adler, Nogalla, 018, Samuelidis, Wachsmann, il dottor Pannwitz per il suo esame di chimica – nella prima trasposizione teatrale di Se questo è un uomo cui lo stesso Primo Levi aveva contribuito, Umberto Ceriani principale interprete, Gianfranco De Bosio regista, le scene a ricreare il campo di Auschwitz di Gianni Polidori. Oggi, sullo stesso palcoscenico, con una produzione che racchiude TPE – Teatro Piemonte Europa, il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Walter Malosti regista e interprete raccoglie e restringe in se stesso ogni ricordo, i brandelli di una memoria mai assopita, la disperazione e la forza, il desiderio e la sfibrante necessità a guardare avanti. È un lungo viaggio il suo, dopo il campo di raccolta di Fossoli nel febbraio del ‘44, le ore all’interno del treno che lo sta portando al campo della morte, la interminabile permanenza tra la violenza di ogni giorno, l’arrivo dei russi liberatori nel gennaio e nell’aprile del ’45 il suo ritorno inaspettato a Torino, tra le facce dei suoi, increduli, in un letto che per un attimo gli risuona persino ostile: un uomo con la sua valigia accanto, un bell’abito indosso e un cappotto grigio che continua ad aprire e a richiudere, un gesto qualunque, sbadatamente, mai con rabbia, che si toglierà soltanto nel finale, con l’arrivo appunto. Ma inciso sul braccio, una ferita più intima, lo stesso numero, il 174 517 (“L’operazione è stata lievemente dolorosa, e straordinariamente rapida: ci hanno messi tutti in fila, e ad uno ad uno, secondo l’ordine alfabetico dei nostri nomi, siamo passati davanti a un abile funzionario munito di una specie di punteruolo dall’ago cortissimo”), per sempre.

Addentrandosi con la stretta collaborazione di Domenico Scarpa in questa “condensazione scenica”, Malosti tralascia del romanzo di Levi l’edizione del 1947, uscita a Torino da De Silva, per considerare quella apparsa undici anni dopo da Einaudi, definitiva nei suoi diciassette capitoli e con la sua trentina di pagine in più (e Scarpa traccia nel programma di sala un bellissimo quanto efficace excursus dei passaggi e delle tracce, dei rimandi e delle citazioni che arricchiscono l’opera). Nell’unità interpretativa la componente che maggiormente incide nello spazio teatrale è la voce, (ri)vissuta oggi (“mite e salda”) a trasportare a noi la tragedia di ieri e a trasportare noi dentro il suo freddo e sanguinoso interno. Una voce che si fa racconto, il diario scritto per lunghi mesi tra le baracche (in quella “città dolente” di dantesca memoria), e che frammentandosi in mille isole linguistiche ancora disperatamente sonore si fa memoria e interpretazione della babele del campo, degli ordini buttati ripetutamente in faccia, delle parole incomprensibili, delle percosse e delle minacce, e ancora delle porte con i loro cigolii o sbattute, dello sferragliare del treno, dell’esplodere delle sirene, delle spiate e delle urla; come dei debolissimi ma rasserenanti momenti di pace, e allora ti aspetti il canto di Ulisse, ed eccolo lì, e la spiegazione alla curiosità e all’intelligenza di Pikolo, che ha avuto un inizio (“Aujourd’hui c’est Primo qui viendra avec moi chercher la soupe”), “sotto un chiaro cielo di giugno”, che attraversa i buchi della memoria e il desiderio di tradurre in un modo esattamente comprensibile e più che sia possibile preciso anche i piccoli termini o quelle parti che non reclamano l’ovvio, con la gioia di rivestire quelle parole alla dura realtà del tempo, “scagliare se stessi al di là di una barriera, noi conosciamo bene questo impulso” ad esempio: per domani rialzarsi.

Ad acustizzare quello che è stato definito “il più bello e il più atroce libro di avventure del ventesimo secolo”, ci ha pensato il progetto sonoro di Gup Alcaro: perfetto, immediato, del tutto convincente. Capace di afferrarti, di renderti pienamente partecipe. Le visualizzazioni sono di Luca Brinchi e Daniele Spanò, mentre la scena firmata da Margherita Palli traduce un “cortocircuito visivo” tra la memoria del lager e le “nostre tiepide case”. Ripensando alla tragedia greca, Malosti, oltre ai tre interventi fisici di Antonio Bertusi e Camilla Sandri, ha ideato con Carlo Boccadoro tre madrigali originali avvalendosi delle poesie che Levi scrive nel 1945-46, immediatamente dopo il ritorno dal campo. Al Malosti interprete – due ore in scena in una solitudine che ha dell’eroismo – va infine dovuta appieno la capacità di far proprio il personaggio, la stretta immedesimazione, la volontà e la passione, l’uso esatto dello strumento vocale, il suo altalenarsi e i continui mutamenti, leggeri o profondi essi siano, la precisione dei gesti, piccoli o impercettibili, la padronanza del corpo, la bellissima prova che cattura finemente l’unione di pensiero e parola. E la parola, alta e civile, è quella delle pagine di Primo Levi, testimone del suo tempo e ancora del nostro.
 

Elio Rabbione

 
Le foto dello spettacolo sono di Tommaso Le Pera