Lo scorso 22 febbraio si è svolta la conferenza stampa organizzata dalle #ragazze del gruppo PMA in Piemonte. Tema, quello della procreazione medicalmente assistita, sensibile ed emotivamente coinvolgente e che tocca decine di migliaia di donne nella nostra regione. Conferenza intensa e con momenti drammatici quando oltre alle, legittime, richieste di adeguamento della legge regionale a quella nazionale dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) una delle #ragazze ha confessato di avere tentato tre volte il suicidio. Il non riuscire, seppure a poco più di venti anni, a diventare mamma, il sentirsi “difettosa” e fallita come donna l’avevano portata a quei gesti estremi. L’aiuto della madre e di uno psichiatra le hanno consentito di superare le difficoltà ed al nono tentativo a coronare il suo sogno. Per informazione, l’attuale legge regionale è ferma a 43 anni e tre cicli (tentativi) mentre quella nazionale arriva a 46 anni e sei cicli. Molte regioni italiane si sono già adeguate, da tempo, alla normativa nazionale. A fine conferenza stampa, dopo quasi un’ora e mezza, arrivò una trafelata consigliera regionale del PD, Nadia Conticelli, a dire che l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta si impegnava ad adeguare la normativa regionale a quella nazionale. Cosa confermata, dopo pochi minuti, da un comunicato stampa ufficiale dello stesso assessore e da un post sui social, il giorno dopo, del Presidente della Regione Sergio Chiamparino. Conferenza stampa, intensità e drammaticità a parte, riuscita.
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Praticamente tutte le testate quotidiane presenti, agenzia di stampa, Rai con il Tg3 Piemonte e Retesette. Ampi servizi sui TG e sui quotidiani, compreso la testata che mi ospita ( http://www.iltorinese.it/pma-placido-quando-la-legge-non-basta-a-riconoscere-i-diritti/) , presenza di due consigliere regionali, oltre alla “trafelata” la Consigliera di Liberi e Uguali Silvana Accossato che aveva fatto, sollecitata, un’interpellanza urgente, impegno preso, dai vertici regionali, ad adeguare la legge regionale sulla PMA. Quindi tutto bene? Non proprio. Per capire la risposta occorre tornare un passo indietro e cioè alla preparazione della conferenza stampa. Oltre ad invitare tutte le testate giornalistiche, tutte le consigliere regionali, alcune hanno risposto ed altre no, il Presidente della Regione, ha risposto un suo collaboratore, l’assessore alla Sanità, non ha risposto, le #ragazze di PMA in Piemonte hanno invitato tutte, ma proprio tutte, le associazioni femminili o delle donne che dir si voglia. Da quelle datoriali, come AIDDA o FIDAPA, dalla storica Casa delle Donne al Centro antiviolenza, Centro studi, dalla mitica Federcasalinghe al Telefono Rosa, alla sconosciuta, per me, Soroptimist al più borghese Zonta, alle varie associazioni di donne medico alle Donne del Terzo millennio per finire, passando dalle Uscire dal Silenzio, alle per me sconosciute, e sono due, Tampep onlus.
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Forse ne ho dimenticato qualcuna di queste sigle, non quella ufficiale, visto le responsabilità sul tema, della Commissione regionale delle pari opportunità. Sigle, storie, azioni ed orientamenti diversi ma tutte, ma proprio tutte, accomunate dallo stesso comportamento, nessuna di loro ha accettato l’invito e partecipato alla conferenza stampa ne ha ritenuto di rispondere con una mail all’invito. Così prese da fare convegni spesso con risorse pubbliche e deserti o ad i quali partecipano loro stesse. Compresse da una autoreferenzialità fine a loro stesse, critiche, molte di loro, verso i partiti e la politica dai quali hanno preso i comportamenti più deteriori. Se non fai parte dei loro “cerchiettini” asfittici non esisti. E cosa fanno quando delle donne “vere” che hanno, poche, un figlio e che ne desiderano un secondo o il realizzarsi, per molte, del sogno della loro vita, la maternità, le invitano, chiedono ascolto, solidarietà anche di genere, come si usa dire, comprensione, aiuto? Non partecipano e nemmeno rispondono. Ho pena per loro, e mi vergogno io, sperando che un po’ di vergogna la provino, per loro. Le prime e vere nemiche delle donne sono, quelle e per fortuna non tutte, che dicono di impegnarsi per aiutarle.
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