L’Unione europea ha deciso di dimezzare i costi della tratta nazionale della TAV e di finanziare al 50% (prima era al 40%) la costruzione del tunnel di base: due buone notizie, tali da rendere ottimisti sul fatto che la Telt (la società italo-francese che gestisce i lavori per la realizzazione del tunnel di base) darà domani il via libera a due appalti imponenti per il valore complessivo di 2,3 miliardi di euro. La decisione della Commissione e dell’Unione europea conferma che l’Europa non è sempre quella “madre matrigna” troppo spesso criticata dai sovranisti. Con queste libera, i costi dell’Italia per la tratta nazionale si abbattono da 1,7 miliardi a 850 milioni. Una piccola nota a margine: il ministro Danilo Toninelli, strenuamente contrario alla TAV, appena lo scorso 3 dicembre firmava una lettera, con la collega Elisabeth Borne, indirizzata al direttore di Telt, Mario Virano, nella quale rinnovavano l’interesse di Italia e Francia “a beneficiare dei finanziamenti europei per la realizzazione del progetto”. In sostanza, Toninelli ha tenuto da sempre il piede infilato in due scarpe: in pubblico era un accalorato No-Tav, con la grisaglia ministeriale firmava lettere e impegni per la realizzazione dell’opera. Il prezzo di tanta ambiguità, ovviamente, viene messo a carico dei contribuenti italiani. Dopo le decisioni della Commissione, Il M5s ora non ha più alibi per dire NO. A meno di non richiamare in servizio il buon Marco Ponti e commissionargli una nuova analisi da chiamare, però, analisi benefici-vantaggi.
On. Osvaldo Napoli, direttivo di Forza Italia alla Camera e capogruppo al Comune di Torino
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