Il 18 marzo, tre giorni prima del Newroz, l’inizio del nuovo anno per il popolo kurdo caratterizzato da grandi festeggiamenti e dalla speranza di un mondo migliore, le milizie di quello che si definisce Esercito Libero Siriano insieme alle forze armate Turche sono entrate ed hanno conquistato la città di Afrin, capoluogo della Federazione Democratica della Siria del Nord in cui era reale la pace e la convivenza tra i diversi popoli, uccidendo nel corso della loro “gloriosa” avanzata migliaia di combattenti e civili, uomini, donne e bambini, bombardando ospedali e convogli di persone in fuga dalla guerra e dalla violenza. Un paese della NATO, che l’Unione Europea finanzia per “gestire l’emergenza umanitaria” dei migranti provenienti dalle guerre orientali e mediorientali, che pretenderebbe di far parte dell’Unione Europea, ha intrapreso una guerra fuori dai propri confini e senza alcuna necessità di difendere il proprio territorio da attacchi di nazioni nemiche, contro una comunità autonoma, esempio di gestione laica, democratica e partecipativa, più unico che raro da quelle parti, che ha saputo preservare una parte della popolazione siriana dall’invasione di DAESH (l’Isis), colpevole solo di vivere in una zona di confine che il governo turco vuole far propria con il motivo di creare un cuscinetto di sicurezza per il proprio paese.
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Come persone, donne e uomini che hanno a cuore la pace nel mondo e l’eliminazione dei conflitti armati di ogni genere non
possiamo accettare in silenzio questo fatto e ci dichiariamo solidali con la popolazione e le autorità di Afrin e della Federazione Democratica della Siria del Nord condannando senza riserve le autorità e l’esercito turco per le morti, la violenza e la distruzione prodotte dalla loro condotta scellerata. Per questo invitiamo tutte le istituzioni locali, nazionali e internazionali a condannare questi atti, ricorrendo a quei provvedimenti che si riterranno più opportuni per indurre la Turchia ed il suo presidente Erdogan, che ogni giorno rivela la sua natura reazionaria e dittatoriale sia nella politica estera che con la repressione ed eliminazione di ogni opposizione interna, al ritiro delle sue truppe da Afrin ed al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. Per sostenere questa condanna e manifestare la solidarietà con Afrin e la sua popolazione invitiamo la cittadinanza a partecipare al scendiamo tutti in piazza il prossimo 5 aprile associandoci e dando continuità a tutte le iniziative torinesi, italiane e mondiali in difesa del popolo e delle istituzioni democratiche di AFRIN e di tutta la Federazione Democratica della Siria del Nord. Presidio che si svolgerà giovedì 5 aprile dalle 18 alle 19 in piazza Castello (di fronte a palazzo Madama) a Torino.




Quella che è stata definita “la più grande rivoluzione culturale della storia” ha una data: 23 febbraio 1455. Pare fosse un venerdì e a Magonza, città tedesca sulle rive del Reno, oggi capoluogo della Renania-Palatinato, vedeva la luce il primo libro stampato a caratteri mobili in Occidente, la Bibbia nella traduzione latina di San Gerolamo
grazie all’innovazione dei caratteri riutilizzabili, nel giro un triennio – lo stesso tempo in cui veniva scritto un libro a mano – furono stampate 180 Bibbie in due volumi di 1282 pagine complessive, una quarantina su preziosa pergamena e le altre su carta di canapa importata dall’Italia. I libri stampati con la nuova tecnica, nel periodo compreso tra il 1453 e il 1500, vennero chiamati incunaboli e nel caso della Bibbia (con le sue
quarantadue righe di ciascuna pagina, disposte su due colonne) il carattere usato fu il gotico. I costi dell’impresa che segnò una rivoluzione nella diffusione del sapere e dell’istruzione si presentarono alquanto onerosi e Gutenberg, per finanziarla, dovette appoggiarsi all’orafo Johann Fust. Fu quest’ultimo, a fronte del successo, l’unico a trarne profitto. Infatti, prima che la produzione dei volumi fosse terminata, citò in giudizio Gutenberg con la richiesta di 2.026 fiorini, ossia il danaro da lui prestato con gli interessi. Al processo, Peter Schöffer, incisore che lavorò nell’officina di Gutenberg, testimoniò a favore di Fust contro l’inventore dei caratteri mobili. Gutenberg, non disponendo del
denaro per rimborsare il prestito, dovette cedergli i caratteri e l’attrezzatura per la stampa. Successivamente lo stesso Schöffer si mise in società con Fust e la loro stamperia pubblicò nel 1457 il Libro dei Salmi, primo esempio di stampa a colori. Solo attraverso le testimonianze dell’epoca fu possibile successivamente riconoscere i meriti del geniale tipografo tedesco, al quale non poté essere scippata anche la giusta fama. Di quella Bibbia, libro dal valore inestimabile, ne sono rimaste ora solo 48 copie custodite nelle più importanti biblioteche del mondo.

I dipendenti della Fondazione per il Libro, l’ente che promuove il Salone, sono senza stipendio, pur riconoscendo al liquidatore il massimo impegno per individuare una soluzione nei tempi più brevi
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