Marzo 2018- Pagina 33

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Andare a votare, malgrado neve e freddo – Un’operazione poco felice e assai poco Gentile – Un libro molto discutibile sul ‘68 – Carlo Ripa di Meana intellettuale controcorrente

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Andare a votare, malgrado neve e freddo
E’ stato un grave errore indire elezioni politiche in inverno. Non c’era ,tra il resto, nessuna ragione per farlo perché, bene o male, c’è il governo Gentiloni che governa il Paese senza infamia con un ministro dell’interno degno di questo nome. Sarebbe bastato scaricare il ministro degli esteri fantasma Alfano che neppure di fronte alla prepotenza di Erdogan nei confronti dell’ENI a Cipro è stato capace di proferire parola. Ma non c’era ragione di votare il 4 marzo. La neve ha impedito una degna chiusura della campagna elettorale,il freddo può ostacolare la partecipazione al voto,già in pericolo per altri motivi di disaffezione,per non dire di chi vuole astenersi o annullare la scheda.  Un invito soltanto:Andiamo a votare, qualunque sia il tempo. Votiamo per chi riteniamo il meno peggio, perché il meglio non c’è. Forse il meglio non c’è mai stato.Votiamo i simboli perché gli uomini e le donne candidate sono spesso deludenti.Le candidature blindate sono troppe e di basso profilo. Ma non dobbiamo privarci di un diritto costituzionale. Il voto sarebbe anche un dovere civico,ma oggi è soprattutto un diritto. Per far sentire,malgrado tutto,la nostra voce di cittadini delusi,tartassati,amareggiati,ma pur sempre cittadini.  Nei collegi uninominali un voto, un solo voto in più o in meno, può decidere l’eletto. In questo senso anche la nostra scheda e la nostra croce è importante.

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Carlo Ripa di Meana intellettuale controcorrente

E’ mancato a Roma Carlo Ripa di Meana, politico e intellettuale controcorrente. Molti giornali lo hanno ricordato come marito di Marina, lo stravagante personaggio mancato due mesi fa  ,di cui Carlo fu profondamente innamorato per tutta la vita. Aveva avuto esperienze politiche diverse. Fu  ministro e deputato al Parlamento europeo. Fu socialista a fianco di Craxi, salvo poi abbandonarlo e riconoscerne, dopo la morte, il rilievo storico. Di lui si potrebbe dire e scrivere  molto, ma va ricordato soprattutto come presidente della Biennale veneziana  del dissenso che squarciò il velo dell’ipocrisia sul mondo comunista che calpestava i diritti umani più elementari. Gli intellettuali italiani allora erano quasi tutti comunisti o compagni di strada del Pci e fingevano di non sapere e di non vedere cosa fosse l’URSS .In quegli anni la tessera del Pci era il passaporto per il successo nei giornali, nell’università , nel mondo editoriale. Ripa di Meana steccò nel coro ed aiuto ‘ altri a farlo. Per questo suo coraggio va ricordato con gratitudine.

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Un’operazione poco felice e assai poco Gentile
Ho comprato il primo libro dedicato ai protagonisti della Grande Guerra messo in edicola dal Corriere della Sera. La collana veniva presentata come una nuova iniziativa editoriale, invece è la ristampa di libri già pubblicati nel 2015 per il centenario dell’ingresso in guerra. Un inganno. Ho sfogliato il volumetto dedicato a Vittorio Emanuele III ed ho subito notato che si tratta della mera riproposizione dell’infelicissimo libretto di Pierangelo Gentile, un giovane che non va confuso con il famoso storico Emilio Gentile.E’ un giovane di belle speranze,ma soprattutto con molti appoggi autorevoli che gli hanno consentito di emergere. Scrive anche bene,ma la ricerca storica è ben altra cosa.Sporcarsi le mani negli archivi è il duro mestiere che il divulgatore Gentile non conosce abbastanza.  Ha ripubblicato il medesimo libretto del 2015,senza neppure una variazione. Un’operazione da piccola casa editrice che cambia la copertina e ricicla libri vecchi ,facendoli passare per nuovi.  Gentile non ha neppure avuto il buon gusto di eliminare la pagina 79 nella quale cita una diceria infame e falsa :la regina Elena,donna di elette virtù,riconosciute da tutti,avrebbe avuto tradito il marito con il precettore del principe Umberto,l’ammiraglio Bonaldi. Una cosa del genere ad altri che non si chiamino Gentile non sarebbe stata permessa senza la sanzione della comunità scientifica.  Con i pettegolezzi e con le falsità non si fa la storia. Si può,al massimo, scrivere un articolo per “Novella 2000”.Ma il “Corriere della Sera” è il maggior quotidiano italiano!

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Un libro molto discutibile sul ‘68

Gian Vittorio Avondo ha pubblicato un libro per le edizioni del Capricorno dedicato al ’68 a Torino. Dopo cinquant’anni, ci sarebbero le distanze per tentare un discorso storico,ma il libro è di fatto un’apologia delle ragioni dei sessantottini. Un libro mal congegnato che parte da troppo lontano (i tafferugli di piazza Statuto del 1962) e non giunge ad analizzare il nesso che lega il ’68 al terrorismo attraverso i movimenti estremisti che nacquero dalla contestazione ,a partire da Lotta Continua. Che ci sia un rapporto tra le lotte operaie novecentesche con gli estremismi sessantottini e post sessantottini lo afferma Avondo ,ma è tutto da dimostrare. I ragazzi di buona famiglia che decisero di diventare contestatori non avevano nessun rapporto con la classe operaia torinese della prima metà del secolo scorso. Quelle che Avondo chiama le <<avvisaglie degli anni anni di piombo>> sono un qualcosa di molto più pesante ed evidente. Le grandi battaglia civili sono state certo anche il frutto del ’68,ma soprattutto dell’impegno di uomini come Marco Pannella che costrinse la sinistra ad impegnarsi,ad esempio, sul terreno del divorzio,mentre il Pci era molto tiepido per non turbare i rapporti con i cattolici. C’è un’osservazione nel libro di Avondo che merita di essere evidenziata:egli riconosce onestamente che i contestatori di cinquant’anni fa ebbero una certa cultura perché <<ultimi figli della scuola gentiliana>>. Di lì in poi la cultura e la scuola di massa,voluta dal ’68, provocarono il degrado. Infatti i ragazzi del ‘68 avevano una buona cultura perché formati nella scuola che vollero combattere e contribuire a distruggere. Quella generazione fu l’ultima a frequentare una scuola piena zeppa di esami e superò un esame di maturità che restava un incubo per molti anni. Se lo si superava, si era davvero maturi.

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LETTERE   scrivere a quaglieni@gmail.com

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Il castello di Moncalieri

Finalmente il castello di Moncalieri e’ di nuovo visitabile dopo troppi anni di chiusura.Perche ‘ abbia subito l’incendio ancora oggi resta un mistero. Sarebbe importante sapere il perché di tanti ritardi. Ma dobbiamo essere contenti della buona notizia .      Barbara Giuliani                                                                                                                                       
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E’ uno dei tanti misteri italiani e piemontesi. Ricordo che accusarono anche i Carabinieri di stanza nel castello in modo davvero fantasioso per l’incendio .Andrebbero anche ricordati i ritardi paurosi nei lavori di restauro. Anche in questo campo poco impegno e insufficienti risorse. L’importante è che oggi sia visitabile .Voglio evidenziare il ruolo positivo del Comune di Moncalieri e del suo assessore alla Cultura Laura Pompeo che adesso sta anche cercando di recuperare l’arredo disperso un po’ al Quirinale,un po’ a Stupinigi ,un po’ in altre sedi. E’ una reggia sabauda importante, per troppi anni trascurata .Laura Pompeo e’ persona colta e sensibile. Simile a lei vedo l’assessore alla cultura di Venaria Reale Antonella Bentivoglio d’Aflitto .Settimo torinese che rappresentava un ‘eccellenza e’ invece decaduta . Troppa politica ideologica uccide .

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Democrazia e rigurgiti di violenza

Cosa pensa del militante di CasaPound massacrato a Livorno mentre attacca un manifesto? E’ un fatto gravissimo.                                                                                     Tiziana Faci
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Si’ , e ‘ un fatto gravissimo e su questi fatti ho scritto durante la campagna elettorale. La Legge Scelba che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista ,va applicata dalla Magistratura e non è pensabile che per vie brevi si voglia lo scioglimento di Casa Pound ricorrendo alla violenza e alla intimidazione . La democrazia ha regole ferree soprattutto in campagna elettorale. Se poi CasaPound avesse anche un solo eletto al Parlamento , il discorso si complicherebbe. La nostalgia del fascismo e’ causata anche dal malgoverno,dalla corruzione,dalla crisi economica e dal non governo in materia di immigrazione incontrollata . Affidare l’antifascismo ai teppisti incappucciati livornesi appare davvero una follia, come una follia e’ non equiparare ad ogni effetto l’estremismo dei centri sociali con l’estremismo opposto .La democrazia si difende con la legalità repubblicana e la fermezza dello Stato. Carlo Casalegno docet.

Come parlare di sindrome di Down e autismo

“Regole e deontologia nel parlare di sindrome di Down e autismo”. È il titolo del corso di formazione per giornalisti organizzato martedì 27 febbraio al circolo della Stampa di Torino e nel salone d’onore del comune di Cuneo.

Ci sono voci che partono dal basso e cercano di infrangere stereotipi e pregiudizi, provando a smuovere certezze e creare nuovi punti di vista. Il lavoro del giornalista non è mai semplice ma quando ci si trova ad affrontare tematiche delicate come il mondo della disabilità è anche peggio. Così a volte per paura, per pregiudizio e per mancanza di tempo si finisce per scivolare nei luoghi comuni tra stereotipi e termini inesatti.

“Come spesso accade, quando ci si ritrova davvero coinvolti, le prospettive cambiano – spiega l’organizzatrice Angela Pittavino -. È questo che è capitato con la nascita di mia figlia Miriam, bella e sana ma con un cromosoma in più.  Di colpo alcuni titoli dei giornali sono diventati sassi capaci di ferire… e conoscendo altre realtà simili a quella della nostra famiglia ho compreso che non ero solo io a non gradire l’approccio che, troppo spesso, alcuni colleghi giornalisti, senza volerlo e per pura ingenuità, avevano nei confronti delle persone con disabilità. Così ho scoperto un mondo in cui tante mamme e tanti papà  lottano più o meno efficacemente per cambiare la comunicazione. Non ho potuto che pensare: perché non andare direttamente alla fonte e spiegare cosa non va a coloro che hanno davvero il potere di cambiare la società? I giornalisti. La risposta è sempre stata lì a portata di mano e bastava solo trovare i giusti relatori per dare vita ad un corso di aggiornamento che fosse il primo passo verso una nuova consapevolezza e alleanza. Grazie a questa stupenda quanto difficile professione sono sicura che si potrà dare uno scossone capace di cambiare la mentalità e offrire una nuova prospettiva di inclusione per queste fasce deboli troppo spesso dimenticate”.

I relatori: la giornalista cuneese Cristina Mazzariello (Targatocn.it), Guido Marangoni (ingegnere in informatica, scrittore e padre di una bambina Con SdD), Maurizio Arduino (Psicologo, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinica, responsabile C.A.S.A. -Centro Autismo e Sindrome di Asperger dell’Asl CN1), Annalisa Sereni (medico, scrittrice, blogger e mamma di un bambino con Sindrome di Down) e Martina Fuga (scrittrice, consulente d’arte, amministratrice di Artkids, una società che produce mostre, libri ed eventi per avvicinare i bambini al mondo dell’arte, presidente di Pianetadown Onlus, consulente per la comunicazione del comitato di gestione del CoorDown e consigliere di AGPD Onlus Milano e mamma di una bambina con SdD).

Nonostante buona parte di loro venisse da lontano senza esitazione hanno accettato perché, come c’era da aspettarsi, il desiderio di cambiare la comunicazione era più forte.

Per gravi motivi di salute però, all’ultimo, Martina Fuga ha dovuto rinunciare ad esserci personalmente e ha inviato il suo intervento per scritto. Assente, a causa del meteo avverso, anche Annalisa Sereni che si è collegata via Skype.

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Tanta la presenza di giornalisti in entrambe le sedi con la conseguente soddisfazione di relatori e organizzatori. Sindrome di Down e autismo… disabilità intellettive che ancora spaventano e che molti giornalisti non conoscono appieno sebbene molto spesso ci si ritrovi a doverne parlare per fatti di cronaca o eventi di altri genere.

“Troppo spesso queste due disabilità vengono trattate come fossero malattie, usando una terminologia inesatta – spiega Cristina Mazzariello -. Questo corso è stata un’occasione preziosa per fare il punto sulla situazione e dare l’opportunità ai giornalisti di approcciarsi in modo corretto e consapevole a questo mondo. Sono tanti gli errori che ogni giorno si possono vedere sulle pagine dei giornali”.

 Continua la giornalista Cristina Mazzariello“Iniziamo dalla SdD. La sindrome di Down non è una malattia ma una condizione genetica chiamata Trisomia 21 per la presenza di un cromosoma in più in ogni cellula. Per questo ogni volta che un giornalista titola o scrive  “affetto dalla /soffre di/vittima della sindrome di Down” sbaglia perché non è mica un raffreddore! Si deve scrivere semplicemente “Ha la/con sindrome di Down”. Un altro errore molto frequente è scrivere “Un bambino/ragazzo/persona down”. Qui troviamo ben due fattori che rendono questa frase terribile alle orecchie di famigliari e specialisti. Non esiste un bambino down, non è una “razza”, esiste la persona CON sindrome di Down. Non dimentichiamo che dietro a questa condizione genetica c’è sempre una persona: Anna, Miriam o Gabriele… E’ solo una piccola parola in più ma fa una grande differenza”.

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Sottolinea la dottoressa Annalisa Sereni“Qui arriva anche il secondo errore frutto probabilmente della scarsa conoscenza della “materia”. Il termine “down” non può essere usato come aggettivo perché si tratta di un cognome. Il dottor John Langdon Down nel 1862 ha intuito che alcuni bambini avevano caratteristiche somatiche e mentali simili. Per descrivere i portatori di tale condizione quindi ha coniato l’infelice termine “mongoloide” (direi che riguardo questo termine, bandito da tempo dal mondo medico, non serva ribadire la valenza negativa assunta negli anni, sebbene qualche illustre giornalista l’abbia usato in tv infatti non deve assolutamente essere utilizzato perché considerato molto offensivo per le persone con Trisomia 21). Da qui nasce la definizione di sindrome di Down che ora, in effetti, dovrebbe essere sostituita da Trisomia 21 poiché il genetista francese Jérôme Jean Louis Marie Lejeune  nel 1959, ha scoperto che alla base di questa sindrome vi è la presenza di una terza copia (o una sua parte) del cromosoma 21”.

Come ha scritto Martina Fuga“È un fatto culturale prima ancora che sociale. E il linguaggio è l’alfabeto di questa cultura in evoluzione. Se sdoganiamo termini come “mongoloide” facciamo un passo indietro culturale di diversi decenni. Se continuiamo a parlare di “malattia”, se continuiamo a dire “soffre” di sindrome di Down, ha una “malattia mentale” facciamo un danno enorme, un danno culturale nei confronti delle persone con sindrome di Down, perché roviniamo anni di lavoro di associazioni di genitori che cercano di cambiare l’immagine di queste persone e la percezione che gli altri hanno di loro sradicando preconcetti pregiudizi e informazioni scorrette sulla sindrome. Scrivere nel modo scorretto delle persone con sindrome di Down va a rafforzare questi preconcetti e lede all’immaginario collettivo della persona con sindrome di Down. Il linguaggio che usate nei vostri articoli incide sulla cultura e sul rafforzamento dei pregiudizi o sulla distruzione di essi”.

Stesso discorso vale per i ragazzi con disturbo dello spettro autistico, come ha spiegato Maurizio Arduino: “Anche in questo caso troppo spesso viene usato il termine “soffre di autismo”. Non è una malattia ma un disturbo del neurosviluppo. Da qui la necessità di sapere, informarsi tramite associazioni o specialisti prima di cadere nella trappola dei luoghi comuni. Una persona con questa disabilità non è il Rainman che tutti ricordiamo al cinema. Il disturbo dello spettro autistico è vasto e ricco di sfumature molto spesso difficili da comprendere”.

“Chiediamo ai giornalisti di essere al nostro fianco in questo difficile cammino, la nostra piccola rivoluzione – spiega Guido Marangoni -. Su Facebook grazie alla pagina Buone notizie secondo Anna qualche passo avanti lo abbiamo già fatto. Anche grazie alla leggerezza e il sorriso della mia bambina con i quali ogni giorno io e la mia famiglia cerchiamo di sfatare i luoghi comuni e gli stereotipi”.

Non è una questione linguistica è sostanza, è cultura, è mentalità che si radica.

SALUTE E PREVENZIONE, CON “JUST THE WOMAN I AM” PIAZZA SAN CARLO SI TINGE DI ROSA

Domenica 4 marzo  in Piazza San Carlo è ancora una volta protagonista JUST THE WOMAN I AM, il grande evento di sport, cultura, benessere e socialità a sostegno della ricerca universitaria organizzato dal Sistema Universitario torinese. Alla sua quinta edizione, la manifestazione ha riscosso un grande successo e risonanza su tutto il territorio nazionale. Nel 2017 ha visto oltre 60.000 presenze più di 16.000  alla corsa non competitiva e camminata di 6 chilometri: donne e uomini hanno corso fianco a fianco a sostegno della ricerca universitaria e della diffusione di una maggiore consapevolezza di sé per un corretto stile di vita. “Prevenzione e ricerca universitaria, attività fisica e alimentazione  – dicono i promotori – sono le parole chiave della manifestazione. Lo sport universitario è ancora una volta in prima linea con lo scopo di comunicare i propri valori formativi, di strumento di prevenzione e salvaguardia della salute dell’individuo e soprattutto, grazie alla propria componente aggregativa, di sensibilizzare l’opinione pubblica diventando veicolo di cultura a sostegno dell’eliminazione della violenza di genere. Per sostenere concretamente la ricerca universitaria ci si potrà iscrivere alla corsa/camminata di 6 km; l’importante non sarà il risultato ma esserci. Inoltre il 4 marzo non sarà solo corsa, un fitto programma di eventi è previsto in Piazza, non esclusivamente sportivi. Le informazioni relative alle iscrizioni su www.torinodonna.it/iscrizioni. . Ma Just the Woman I Am continuerà anche dopo il 4 marzo con l’organizzazione della II Unito Polito Cancer Series; CUS Torino, Università e Politecnico di Torino saranno impegnate dal 7 al 9 marzo, presso la Cavallerizza Reale – Università degli Studi di Torino, nell’organizzazione del convegno scientifico “IMAGING OF CANCER METABOLISM” a cui presenzieranno, in qualità di relatori, numerosi oncologi del panorama mondiale (www.cancerto.it); il convegno si concluderà, nel tardo pomeriggio del 9 marzo con un seminario che si terrà presso il Politecnico di Torino organizzato per poter divulgare i risultati della ricerca universitaria a tutta la cittadinanza.

(la foto grande è di Roberto Barranca)

 

DYBALA REGALA ALLA JUVE LA VITTORIA

LAZIO JUVENTUS 0-1

E’ stato Paulo Dybala al 93′ a portare la Juventus alla insperata vittoria  all’Olimpico contro la Lazio. La squadra di Allegri ha perduto una prima occasione con  Mandzukic nel primo tempo, poi una ripresa incolore, finchè  Dybala in area ha battuto Strakosha.  “Un gol importante per la squadra e per la mia fiducia  per continuare a lavorare e fare sempre meglio per  i miei compagni”, ha detto il calciatore bianconero. “Ho fatto i miei complimenti alla squadra, le gare sono decise dagli episodi e quelli di oggi  ci sono stati sfavorevoli”. Così l’allenatore della Lazio, Simone Inzaghi.

Oscar, proiezioni ed exit poll alla scuola Holden

4 marzo, General Store della Scuola Holden a partire dalle 21.30 (e fino alle 7.00 del mattino dopo)
 
Quest’anno la notte in cui si farà lo spoglio delle schede elettorali coinciderà con la 90a edizione della cerimonia degli Oscar al Dolby Theatre di Los Angeles.  Per seguire entrambi gli avvenimenti, la Holden organizza Tutto in una notte, una maratona che comincerà alle 21.30 del 4 marzo nel General Store della Scuola e andrà avanti fino alle 7.00 del mattino seguente, orario in cui presumibilmente si avranno i risultati delle elezioni politiche e sulla West Coast sarà terminata l’assegnazione degli Academy Award.
 
La serata seguirà inizialmente gli avvenimenti politici e sarà guidata da Sebastiano Pucciarelli, autore e co-conduttore di TV Talk. Nel corso della notte ci saranno collegamenti in diretta con vari ospiti, giornalisti e redazioni, tra cui Alessandro Frau di AGI, Chiara Albanese di Bloomberg News, il comico Saverio Raimondo, il vicedirettore de il Post Francesco CostaLuca Ferrua e la redazione de La Stampa di Torino. Eugenio Damasio, diplomato della Scuola che ultimamente ha curato alcuni interventi per la trasmissione M di Santoro, presenterà la rubrica “Il meglio del peggio della campagna elettorale”; sentiremo anche il direttore de l’Espresso Marco Damilano, in collegamento dalla maratona di Enrico Mentana; Hamilton Santhia (Linus, Linkiesta, Esquire, The Catcher) e Lorenzo Pregliasco, direttore e cofondatore di YouTrend e della startup di ricerche Quorum, che farà le proiezioni per SKY. Lorenzo Pregliasco è anche uno dei docenti del Training Camp della Holden dedicato allo “Storytelling Politico”, un percorso molto pratico e poco teorico per imparare a lavorare dietro le quinte della politica, là dove entrano in gioco “tutti gli uomini (e le donne) del Presidente”.  Interverranno poi gli studenti del College Brand New con una serie di interviste, analisi e approfondimenti sugli schieramenti e sui principali partiti in lizza realizzati nelle ultime settimane.
 
Più tardi, quando entrerà nel vivo anche la notte degli Oscar, gli studenti del College Cinema commenteranno l’assegnazione dei premi. Ci sarà, ovviamente, un grande tifo per Call Me by Your Name, il film di Luca Guadagnino che ha avuto quattro nomination ed è in gara per le categorie miglior film, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.
 
Tutto in una notte finirà il 5 marzo, verso le 7 del mattino, quando si saprà a chi sono andate le statuette degli Academy Award e si dovrebbero avere dei risultati attendibili sui partiti che hanno avuto la maggioranza alle politiche.
 
La serata è a ingresso libero fino a esaurimento posti, ma la prenotazione è obbligatoria: scrivere a reception@scuolaholden.it o chiamare il numero 011 6632812.

Ragazza accoltella alla schiena la madre

La figlia 29enne ha accoltellato alla schiena la mamma di 63 anni,  a Chivasso. L’aggressione è avvenuta nel loro appartamento. La donna, portata in ospedale, è gravissima. La ragazza sta seguendo le cure di  un centro di salute mentale. Le indagini sono affidate ai carabinieri della locale compagnia.

 

CANTO ERGO SUM – UNA VOCE NELLO SPAZIO OVVERO NELLO SPAZIO DI UNA VOCE

Sabato 24 marzo, ore 21
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Bip, si fa chiamare così. Il suo nome sarebbe Beatrice Irene Prosperina quest’ultimo in ricordo della nonna che lei neanche ha mai conosciuto.
Ma è un nome troppo lungo da dire, anche lei deve respirare bene per riuscire a dirlo tutto. Non riesce a dire il suo nome tutto d’un fiato così come tante altre cose. Allora Bip decide di non parlare più, di chiudersi nel suo spazio che per la vastità che ha dentro è un iperspazio, lontano anni luce dal pianeta terra con il quale non riesce più a comunicare. Il virtuosismo vocale dell’attrice e cantante viene messo al servizio della narrazione di una tematica delicata e importante. Trovare ed accettare la propria voce, saperla esprimere, vuol dire avere uno “strumento” per comunicare chi siamo, privi di giudizio e lontano dal voler essere come gli altri. Il farsi sentire richiede forza, riuscire a farsi ascoltare necessita di coraggio.
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Sala Grande
Fondazione TRG Onlus
Con Silvia Laniado
Drammaturgia Simona Gambaro
Regia Rita Pelusio
Progetto audio Paolo Casati
Progetto luci Luca De Marinis
Scene e costumi Ilaria Ariemme
Musiche originali Alberto Mompellio
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BIGLIETTERIA CASA del TEATRO RAGAZZI e GIOVANI
c.so Galileo Ferraris, 266 – 10134 Torino
tel. 011/19740280 – biglietteria@casateatroragazzi.it 
Orario di biglietteria: dal lunedì venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 – dalle ore 15.00 alle ore 18.00 sabato e domenica dalle ore 15.00 alle ore 19.00
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Informazione commerciale

DOMENICA ELETTORALE: PIU’ DI 30 GARANTI IN CARCERE PER MONITORARE IL DIRITTO DI VOTO

Domenica 4 marzo, giornata di elezioni politiche generali, il Coordinamento nazionale dei Garanti regionali e territoriali delle persone detenute ha proposto ed organizzato la presenza il più possibile capillare negli istituti di pena per monitorare le operazioni di voto e fare il punto sulla riforma dell’ordinamento penitenziario.

 

Nella mattinata di domenica i Garanti comunali, metropolitani, provinciali o regionali entreranno in circa 30 dei 190 istituti penitenziari attivi nel nostro Paese per verificare direttamente la concreta possibilità del diritto di partecipazione di elettorato passivo al voto, nei seggi speciali allestiti per norma in ciascun carcere.

Nelle settimane scorse i Garanti hanno sollecitato le Direzioni e gli Uffici elettorali comunali ad attivare la complicata e complessa procedura che permette al cittadino recluso che non abbia temporaneamente perso il diritto di voto a causa della condanna inflitta, di poter regolarmente esprimere o meno la propria responsabilità di elettore.

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Hanno aderito:

Franco Corleone, (Regione Toscana – Coordinatore nazionale); Bruno Mellano (Regione Piemonte) Stefano Anastasia (Regione Lazio e Regione Umbria); Samuele Ciambriello (Regione Campania); Enrico Formento Dojot (Regione Valle d’Aosta); Carlo Lio (Regione Lombardia); Mirella Gallinaro (Garante Regione Veneto); Piero Rossi (Regione Puglia); Agostino Siviglia (Città metropolitana di Reggio Calabria); Stefania Carnevale (Città di Ferrara); Ilaria Pruccoli (Città di Rimini); Alessandra Naldi (Città di Milano); Monica Cristina Gallo (Città di Torino), Luisa Ravagnani (Città di Brescia); Gabriella Stramaccioni (Città di Roma); Elisabetta Burla (Città di Trieste); Alberto Di Martino (Città di Pisa); Margherita Forestan (Città di Verona); Giovanni De Peppo (Città di Livorno) Sonia Caronni (Città di Biella); don Dino Campiotti (Città di Novara); Roswitha Flaibani (Città di Vercelli); Alessandro Prandi (Città di Alba – Cn); Armando Michelizza (Città di Ivrea – To); Bruna Chiotti (Città di Saluzzo – Cn); Paolo Mocci (Città di Oristano); Antonia Menghini (Città di Trento); Franca Berti (Città di Bolzano); Sergio Steffenoni (Città di Venezia); Nunzio Marotti (Città di Porto Azzurro – Li).

I Garanti, a seguito delle attività di monitoraggio effettuato nelle settimane scorse e nella giornata del voto, riferiranno agli organi di stampa le valutazioni emerse e le eventuali violazioni riscontrate nella tutela del diritto all’elettorato dei cittadini ristretti.

I Garanti all’uscita dal carcere porranno l’attenzione sul difficile percorso dell’approvazione della riforma dell’Ordinamento Penitenziario che ha provocato grande delusione nella comunità penitenziaria.

I Garanti Regionali e Territoriali ribadiranno con forza la richiesta che il Governo emani entro il 23 marzo l’unico decreto delegato (legge 103 del 22 giugno 2017) già esaminato dalle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, dalla Conferenza Unificata delle Regioni e dal Consiglio superiore della Magistratura.

Chiederanno anche al Parlamento di avviare immediatamente l’esame degli altri tre schemi di decreti approvati dal Consiglio dei Ministri il 22 febbraio scorso, sul lavoro penitenziario, sull’Ordinamento minorile e sulla giustizia ripartiva.

“55 vasche”, una battaglia per la vita

mimmo_canditoVi riproponiamo l’intervista pubblicata dal “Torinese“ nel gennaio 2016 con il giornalista scomparso oggi a 77 anni. Nel libro l’autore parla con estrema lucidità dell’esperienza vissuta 10 anni fa a Miami, allorchè, in seguito ad alcuni accertamenti, il chirurgo Rogerio Lilembaum gli diagnosticò un tumore

Nel suo ultimo libro” 55 vasche” edito da Rizzoli, il noto giornalista e scrittore racconta la sua battaglia per la vita, nell’affrontare un tumore ai polmoni .Nel libro l’autore parla con estrema lucidità dell’esperienza vissuta 10 anni fa a Miami, allorchè, in seguito ad alcuni accertamenti, il chirurgo Rogerio Lilembaum gli diagnosticò un tumore, lasciandogli “zero virgola zero” speranze di vita ( dal titolo di uno dei capitoli del libro).

“Era l’estate del 2005, ed ero a Miami per raccontare della vita ribelle e dei sentimenti dei cubani esuli, più di un milione, scappati dall’isola di Castro e rifugiati in Florida. In quei giorni e da qualche tempo provavo un dolore intenso tra spalle e nuca. Mi decisi così ad andare da un medico presso il Mount Sinai Hospital, a Miami Beach. Il primo medico a visitarmi fu il dottor Levi, che mi fece una radiografia, che lo lasciò perplesso in quanto gli era sembrato si trattasse di un tumore. In seguito a ulteriori accertamenti, entrò in scena l’oncologo Lilembaum, che confermò la diagnosi iniziale, comunicandomi che non avevo speranza di sopravvivere.”

A quel punto quale fu il suo stato d’animo?

” Chi fa il reporter in guerra sa di viaggiare con la morte tra i propri passi . Ma il reporter sa anche che la morte guarda comunque altrove, sia tra i soldati o tra i miliziani, ma ancor più spesso tra la gente senza nome, però lui no, la morte lui, il reporter, non lo avrà mai. E anche se l’ha incontrata, stop, la storia finisce. Non come in quel momento, davanti a una cartellina azzurra mentre ti dicono: ehi, guarda che hai un tumore e non c’è niente da fare, stai per morire”.

Cosa accadde in seguito?

“Francesca, cardiochirurga dell’ospedale, amica mia e di mia moglie Marinella, mi comunicò la sua intenzione di parlare nuovamente all’oncologo per suggerirgli di tentare l’impossibile”.

Cosa disse Lilembaum?

” Disse che si poteva tentare un percorso assolutamente sperimentale, ma ribadì che era giusto che sapessi che le mia speranza era zero virgola zero. Mi bastò comunque sapere che si poteva provare ed ero più pronto a vedermela con il tumore, a questo punto. Iniziò così una serie di sedute, esattamente 46, di chemioterapia e di radioterapia, allo scopo di ridurre le dimensioni del tumore in vista dell’intervento per asportarlo, intervento che si mostrava particolarmente difficile, perchè si doveva operare in prossimità dell’aorta.”

Come trascorse quel lungo periodo di cure e preparazione?

” Il mio oncologo mi aveva raccomandato di mantenere il mio stile di vita, i miei impegni, la mia identità. Se pur avevo dovuto rinunciare alla “passeggiata” del mattino sul tapis roulant, perchè le gambe spesso non mi reggevano, avevo deciso di mantenere l’impegno preso con me stesso di far mezz’ora di nuoto in piscina, in tutto venticinque vasche. Una mattina, dopo essermi svegliato tardi, perchè la sessione di chemio del giorno precedente era stata molto pesante, decisi ugualmente di scendere in piscina. Feci una ventina di bracciate, ma con una fatica imprevista che mi rendeva pesanti braccia e gambe. E tuttavia non potevo mica fermarmi. Ma all’undicesima vasca,dovetti bloccarmi , non riuscivo più a respirare. Risalii a fatica i gradini, e andai a stendermi su un lettino. Rimasi coricato per un po’ e a un certo punto mi dissi : ma dopo tutti i rischi che hai corso in Afghanistan, in Somalia, in Iran, perchè cedi ora? Ridiscesi allora in acqua, e cominciai a nuotare con una energia che avevo dimenticato. Uno due, respiro, uno due, respiro, la bracciata lunga, il fiato rilassato, le gambe battevano il crowl come un piccolo motore, e via un’altra vasca e via una ancora. Ebbi appena un attimo di incertezza. Poi dissi a me stesso: ora fargli vedere tu, al tumore, chi sei. Lo dissi quasi parlando, come se non stessi nell’acqua, tanta era l’energia vitale che sentivo dentro di me. 26, 27, 28, ero una macchina furiosa che macina lo spazio e il tempo. Poi 40, poi 50, e non mi fermavo ancora, 51, 52, 53. Decisi che a 55 poteva bastare. Con un sospiro d’orgoglio, guardai in alto, il sole, e l’azzurro luminoso del cielo”.

La sua esperienza come atleta l’ha aiutata a tirare fuori le energie per combattere la sua battaglia per la vita?

” Più volte mi sono chiesto dove stessero le radici di quel mio istinto quasi naturale a mettere in campo il peso d’una volontà che non intende cedere alla forza della realtà. Quando ero ragazzo,praticavo lo sport come esercizio di vita. Ero un quasi campione, non solo nell’atletica e nel basket, ma soprattutto nella scherma, dov’ero vicecampione italiano juniores nella sciabola. L’amore per lo sportè senz’altro stato molto importante e mi ha molto aiutato. Le mie due esperienze in guerra e come atleta mi hanno aiutato a guardarmi dentro per andare a scovare quelle energie nascoste che permettono di affrontare a testa alta la battaglia per la propria vita e per le persone che si amano.

55 vasche come una bella metafora ed anche un bel messaggio…

“Alla fine, so che il tempo cancella la memoria, e so che le storie degli uomini passano via. Ma quella scintilla vitale, quell’energia rinvenuta in un giorno difficile a Miami contando le vasche d’una piscina, restano il segno fuori dal tempo che la forza che abbiamo dentro di noi è una risorsa straordinaria per il contrasto alla minaccia potente della morte. Il futuro lo confermerà”.

Helen Alterio