di Pier Franco Quaglieni
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Andare a votare, malgrado neve e freddo – Un’operazione poco felice e assai poco Gentile – Un libro molto discutibile sul ‘68 – Carlo Ripa di Meana intellettuale controcorrente
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Andare a votare, malgrado neve e freddo
E’ stato un grave errore indire elezioni politiche in inverno. Non c’era ,tra il resto, nessuna ragione per farlo perché, bene o male, c’è il governo Gentiloni che governa il Paese senza infamia con un ministro dell’interno degno di questo nome. Sarebbe bastato scaricare il ministro degli esteri fantasma Alfano che neppure di fronte alla prepotenza di Erdogan nei confronti dell’ENI a Cipro è stato capace di proferire parola. Ma non c’era ragione di votare il 4 marzo. La neve ha impedito una degna chiusura della campagna elettorale,il freddo può ostacolare la partecipazione al voto,già in pericolo per altri motivi di disaffezione,per non dire di chi vuole astenersi o annullare la scheda. Un invito soltanto:Andiamo a votare, qualunque sia il tempo. Votiamo per chi riteniamo il meno peggio, perché il meglio non c’è. Forse il meglio non c’è mai stato.Votiamo i simboli perché gli uomini e le donne candidate sono spesso deludenti.Le candidature blindate sono troppe e di basso profilo. Ma non dobbiamo privarci di un diritto costituzionale. Il voto sarebbe anche un dovere civico,ma oggi è soprattutto un diritto. Per far sentire,malgrado tutto,la nostra voce di cittadini delusi,
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Carlo Ripa di Meana intellettuale controcorrente
E’ mancato a Roma Carlo Ripa di Meana, politico e intellettuale controcorrente. Molti giornali lo hanno ricordato come marito di Marina, lo stravagante personaggio mancato due mesi fa ,di cui Carlo fu profondamente innamorato per tutta la vita. Aveva avuto esperienze politiche diverse. Fu ministro e deputato al Parlamento europeo. Fu socialista a fianco di Craxi, salvo poi abbandonarlo e riconoscerne, dopo la morte, il rilievo storico. Di lui si potrebbe dire e scrivere molto, ma va ricordato soprattutto come presidente della Biennale veneziana del dissenso che squarciò il velo dell’ipocrisia sul mondo comunista che calpestava i diritti umani più elementari. Gli intellettuali italiani allora erano quasi tutti comunisti o compagni di strada del Pci e fingevano di non sapere e di non vedere cosa fosse l’URSS .In quegli anni la tessera del Pci era il passaporto per il successo nei giornali, nell’università , nel mondo editoriale. Ripa di Meana steccò nel coro ed aiuto ‘ altri a farlo. Per questo suo coraggio va ricordato con gratitudine.
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Un’operazione poco felice e assai poco Gentile
Ho comprato il primo libro dedicato ai protagonisti della Grande Guerra messo in edicola dal Corriere della Sera. La collana veniva presentata come una nuova iniziativa editoriale, invece è la ristampa di libri già pubblicati nel 2015 per il centenario dell’ingresso in guerra. Un inganno. Ho sfogliato il volumetto dedicato a Vittorio Emanuele III ed ho subito notato che si tratta della mera riproposizione dell’infelicissimo libretto di Pierangelo Gentile, un giovane che non va confuso con il famoso storico Emilio Gentile.E’ un giovane di belle speranze,ma soprattutto con molti appoggi autorevoli che gli hanno consentito di emergere. Scrive anche bene,ma la ricerca storica è ben altra cosa.Sporcarsi le mani negli archivi è il duro mestiere che il divulgatore Gentile non conosce abbastanza. Ha ripubblicato il medesimo libretto del 2015,senza neppure una variazione. Un’operazione da piccola casa editrice che cambia la copertina e ricicla libri vecchi ,facendoli passare per nuovi. Gentile non ha neppure avuto il buon gusto di eliminare la pagina 79 nella quale cita una diceria infame e falsa :la regina Elena,donna di elette virtù,riconosciute da tutti,avrebbe avuto tradito il marito con il precettore del principe Umberto,l’ammiraglio Bonaldi. Una cosa del genere ad altri che non si chiamino Gentile non sarebbe stata permessa senza la sanzione della comunità scientifica. Con i pettegolezzi e con le falsità non si fa la storia. Si può,al massimo, scrivere un articolo per “Novella 2000”.Ma il “Corriere della Sera” è il maggior quotidiano italiano!
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Un libro molto discutibile sul ‘68
Gian Vittorio Avondo ha pubblicato un libro per le edizioni del Capricorno dedicato al ’68 a Torino. Dopo cinquant’anni, ci sarebbero le distanze per tentare un discorso storico,ma il libro è di fatto un’apologia delle ragioni dei sessantottini. Un libro mal congegnato che parte da troppo lontano (i tafferugli di piazza Statuto del 1962) e non giunge ad analizzare il nesso che lega il ’68 al terrorismo attraverso i movimenti estremisti che nacquero dalla contestazione ,a partire da Lotta Continua. Che ci sia un rapporto tra le lotte operaie novecentesche con gli estremismi sessantottini e post sessantottini lo afferma Avondo ,ma è tutto da dimostrare. I ragazzi di buona famiglia che decisero di diventare contestatori non avevano nessun rapporto con la classe operaia torinese della prima metà del secolo scorso. Quelle che Avondo chiama le <<avvisaglie degli anni anni di piombo>> sono un qualcosa di molto più pesante ed evidente. Le grandi battaglia civili sono state certo anche il frutto del ’68,ma soprattutto dell’impegno di uomini come Marco Pannella che costrinse la sinistra ad impegnarsi,ad esempio, sul terreno del divorzio,mentre il Pci era molto tiepido per non turbare i rapporti con i cattolici. C’è un’osservazione nel libro di Avondo che merita di essere evidenziata:egli riconosce onestamente che i contestatori di cinquant’anni fa ebbero una certa cultura perché <<ultimi figli della scuola gentiliana>>. Di lì in poi la cultura e la scuola di massa,voluta dal ’68, provocarono il degrado. Infatti i ragazzi del ‘68 avevano una buona cultura perché formati nella scuola che vollero combattere e contribuire a distruggere. Quella generazione fu l’ultima a frequentare una scuola piena zeppa di esami e superò un esame di maturità che restava un incubo per molti anni. Se lo si superava, si era davvero maturi.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il castello di Moncalieri
Finalmente il castello di Moncalieri e’ di nuovo visitabile dopo troppi anni di chiusura.Perche ‘ abbia subito l’incendio ancora oggi resta un mistero. Sarebbe importante sapere il perché di tanti ritardi. Ma dobbiamo essere contenti della buona notizia . Barbara Giuliani
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E’ uno dei tanti misteri italiani e piemontesi. Ricordo che accusarono anche i Carabinieri di stanza nel castello in modo davvero fantasioso per l’incendio .Andrebbero anche ricordati i ritardi paurosi nei lavori di restauro. Anche in questo campo poco impegno e insufficienti risorse. L’importante è che oggi sia visitabile .Voglio evidenziare il ruolo positivo del Comune di Moncalieri e del suo assessore alla Cultura Laura Pompeo che adesso sta anche cercando di recuperare l’arredo disperso un po’ al Quirinale,un po’ a Stupinigi ,un po’ in altre sedi. E’ una reggia sabauda importante, per troppi anni trascurata .Laura Pompeo e’ persona colta e sensibile. Simile a lei vedo l’assessore alla cultura di Venaria Reale Antonella Bentivoglio d’Aflitto .Settimo torinese che rappresentava un ‘eccellenza e’ invece decaduta . Troppa politica ideologica uccide .
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Democrazia e rigurgiti di violenza
Cosa pensa del militante di CasaPound massacrato a Livorno mentre attacca un manifesto? E’ un fatto gravissimo. Tiziana Faci
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Si’ , e ‘ un fatto gravissimo e su questi fatti ho scritto durante la campagna elettorale. La Legge Scelba che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista ,va applicata dalla Magistratura e non è pensabile che per vie brevi si voglia lo scioglimento di Casa Pound ricorrendo alla violenza e alla intimidazione . La democrazia ha regole ferree soprattutto in campagna elettorale. Se poi CasaPound avesse anche un solo eletto al Parlamento , il discorso si complicherebbe. La nostalgia del fascismo e’ causata anche dal malgoverno,dalla corruzione,dalla crisi economica e dal non governo in materia di immigrazione incontrollata . Affidare l’antifascismo ai teppisti incappucciati livornesi appare davvero una follia, come una follia e’ non equiparare ad ogni effetto l’estremismo dei centri sociali con l’estremismo opposto .La democrazia si difende con la legalità repubblicana e la fermezza dello Stato. Carlo Casalegno docet.