Sulle colonne del giornale ” La Repubblica ” Stefano Folli, uno dei piu bravi commentatori politici, critica la decisione di Grasso, molto polemico verso il Rosatellum e l’apposizione della fiducia, di non essersi dimesso dalla Presidenza del Senato prima della approvazione della Legge.
Mercatini di libero scambio e sicurezza
Recentemente fa a Torino si è consumata una vera e propria tragedia in pieno giorno, all’interno della struttura del mercatino di libero scambio sito in via Carcano: il nigeriano Kahlid Be Greata ha ucciso con un unico fendente alla gola Maurizio Gugliotta, originario di Catanzaro, ma residente da tempo a Settimo Torinese
Un omicidio apparentemente per futili motivi, che deriverebbe, all’origine, da un diverbio sugli spazi all’interno della struttura, che non può che colpire inevitabilmente l’opinione pubblica sia per l’oggettiva gravita del reato sia per il contesto dove si è consumato. Questi mercatini, ormai costituitisi nelle città più grandi, sono oggetto di dibattiti sia sui giornali sia tra la gente, molto spesso non solo per la loro ubicazione, che sembra essere sempre improvvisata in qualche zona d’ombra e, quindi, facilmente soggetta a degrado, quanto per la più completa mancanza di servizi igienico-sanitari a norma, per la manifesta inadempienza rispetto agli obblighi fiscali, la non tracciabilità di quanto commerciato e, infine, per la sicurezza intesa non solo quale rispetto di norme riguardanti la legge penale, ma soprattutto per quelle spesso non scritte del vivere civile, anche perché chi vuole aprire una attività di vendita al dettaglio in termini regolari viene sottoposto a una serie di procedure che, a molti, oggi sembrano non poco vessatorie.
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L’immigrazione nel nostro Paese sta diventando sempre più un fenomeno invasivo non solo nei numeri, ma anche nella percezione della presenza di individui, tendenzialmente africani, ai quali, in nome di una presunta “accoglienza”, ma, mi realtà, di una degenerazione della stessa, si concede nei fatti, rispetto a tanti italiani in evidente difficoltà, un binario preferenziale: vitto e alloggio presso una cooperativa convenzionata, la possibilità di lavorare, alla fine, quale ambulante presso un mercatino di solidarietà, dove lo scontrino fiscale è un optional e lo spazio assegnato costa giusto qualche euro al giorno. Ovviamente chi ha un occhio attento sa che la realtà non è proprio così come quella che appare, visto che, come è emerso anche dai media, vista la criticità del fenomeno, in molti centri di accoglienza queste persone, delle quali una parte è composta da riconosciuti profughi e da una restante di cercatori di fortuna, sono effettivamente costrette a soggiornare in strutture sovrappopolate, senza un numero di docce adeguato e, in alcuni casi, mal nutriti, oggetto di una feroce speculazione da parte di chi li gestisce in termini convenzionati con l’amministrazione pubblica. Molte di queste donne entrano nel racket della prostituzione, mentre gli uomini presenziano costantemente tutti i bar cittadini nell’intento di questuare la carità nell’insofferenza dei titolari dei pubblici esercizi e dei loro clienti. Chiaramente il fenomeno, nella sua complessità, non poteva che venir politicizzato dalle parti, spesso anche in termini invasivi e violenti, cercando di inserire la polemica in situazioni che hanno, in realtà, prettamente origine da violazione del diritto sia da parte delle Prefetture nella collocazione dei migranti in strutture troppo spesso non a norma, secondo i criteri di abitabilità tramite bandi di gara confezionati con urgenza e dei quali, pur essendo atti pubblici a pena di nullità, si fa molta fatica a entrarne in possesso o addirittura in visione, da parte delle cooperative, nei termini di ospitalità delle persone a loro affidate, in ultimo ai richiedenti asilo che, in molti casi, probabilmente vivendo
situazioni di forte stress, turbano la quiete pubblica con schiamazzi nei migliori dei casi.
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Tanto clamore anche a livello nazionale sta destando la vicenda dell’asilo Govone sito a Genova Pegli, nella frazione di Multedo, dove la Prefettura locale ha affidato al momento una dozzina di migranti ad una cooperativa, che li avrebbe collocati all’interno di una struttura di proprietà di un ente religioso di suore, che ha ereditato la palazzina a seguito di una donazione di privati, con il vincolo della destinazione di uso ad asilo per bambini, nella sorpresa e, quindi, anche nella paura di tutto il quartiere che, necessitando di una struttura dove affidare la propria prole nelle ore lavorative, si è visto chiudere dalle suore una struttura a tutti gli effetti efficiente e più che giustificata da un punto di vista economico e sociale, salvo poi, alla fine della recente estate, in termini del tutto casuale, assistere alla sua riapertura, questa volta per ospitare inizialmente centinaia di migranti, salvo poi aver constatato la reazione del quartiere, dopo aver ridimensionato il progetto iniziale. Ho sentito troppe volte apostrofare questi residenti come razzisti, fascisti nei termini più ottimistici, e quali semplici egoisti; ma, nei fatti, chi può coscientemente criticare una mamma italiana di quarant’anni con due figli piccoli, che si ritrova proprio nel mezzo del quartiere, per chi non lo conoscesse, pedonalizzato da stradine più che veri e propri passi carrabili, una struttura con soggetti scarsamente identificati dei quali si sa poco e niente e sui quali i primi a non essere trasparenti e di dialogo con l’opinione pubblica sono le istituzioni con i loro rappresentanti e dirigenti?
“L’artigianato torinese e piemontese chiede il sostegno delle istituzioni per semplificare la burocrazia e per poter creare lavoro e sviluppo”.
È’ quanto afferma Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, a margine dell’assemblea di Confartigianato Torino.
“Per le imprese è fondamentale che la pubblica amministrazione sia efficiente. Ma, purtroppo – prosegue Ruffino – nei rapporti con le imprese così non è’: la Città metropolitana è assente, le Unioni dei comuni non funzionano a dovere, i Suap, gli sportelli per le attività produttive, non decollano e gli artigiani restano privi di servizi importanti. Bisogna dare risposte concrete a chi lavora. Nella mia attività in Consiglio regionale sto puntando sulla riduzione dell’imposizione fiscale sui capannoni e sull’ abbattimento totale o almeno in parte per le nuove
attività artigiane”.
“La politica deve essere più incisiva nell’aiutare chi , come gli artigiani genera lavoro e sviluppo. Per quanto mi riguarda – conclude Ruffino – proporrò nuovamente anche in sede di assestamento di bilancio misure specifiche. Bisogna anche puntare sulle imprese 4.0, sulla rete internet ultra veloce per i Comuni. Come auspica il presidente Dino De Santis, credo anche io fermamente nel dialogo tra le imprese artigiane e le istituzioni per realizzare progetti utili e concreti. Perché artigianato vuole dire certamente tradizione ma anche innovazione orientata al rilancio dell’occupazione e dell’economia”
AGGIORNAMENTO Evacuati ieri, oggi tornano a casa i 650 abitanti di Mompantero. Il vento, fortunatamente, è in calo. L’autostrada Torino-Bardonecchia, che era stata chiusa tra Chianocco e Oulx, ora è riaperta. Otto vigili del fuoco sono rimasti intossicati nel corso delle operazioni di spegnimento che proseguono, anche con l’ausilio dei canadair.
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Sono ancora ore critiche per gli incendi in Piemonte. A Susa è stata evacuata una casa di riposo con 190 anziani ed è stato predisposto un centro di accoglienza per 200 persone. E’ stata chiusa l’autostrada Torino-Bardonecchia tra Chianocco e Oulx. Il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che in questi giorni è stato nella zona dei roghi ha sottolineato che “Le operazioni, coordinate da chi ha la sensibilità e le competenze per farlo, devono continuare sino a che l’allarme non finirà. Un ringraziamento va pertanto rivolto ai volontari dell’Aib, della Croce Rossa, della Protezione civile e ai Vigili del fuoco. La Regione ha deciso di coprire le spese necessarie per l’utilizzo dei mezzi aerei”. Molti i giovani sono arrivati nelle zone in fiamme per unirsi ai volontari. La Regione sottolinea in una nota che “occorre una pianificazione forestale e una gestione sostenibile della ricchezza bosco, perché ci sono boschi abbandonati e terreni incolti da recuperare. In questa direzione potrà giocare un ruolo importante la recente legge regionale sull’associazionismo fondiario”. Fino a poche ore fa erano ancora attivi 13 incendi nei territori di Mompantero, Bussoleno, Traversella, Cumiana, Locana, Roure, Cantalupa e Frossasco in provincia di Torino, Demonte, Pietraporzio, Casteldelfino e Bellino in provincia di Cuneo. Non va dimenticato che una volta spento un incendio si dovrà lavorare ancora per 30-40 giorni fino ad arrivare al terreno, in modo da evitare casi di ripresa del fuoco. Sulla pagina Fb del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco si legge che non ha avuto sosta ” l’azione di spegnimento da parte dei vigili del fuoco dei numerosi fronti di incendio che stanno interessando sia la provincia di Cuneo, in particolare i comuni ad alta quota di Bellino e Casteldelfino, e sia quella di Torino. Dal 15 ottobre sono stati effettuati dalla flotta aerea del Corpo Nazionale 437 lanci. Nel cuneese stanno operando 10 squadre di vigili del fuoco via terra, supportate da un Canadair ed un S64 Erickson, divise tra i territori di Bellino, Pietraporzio e Casteldelfino. In provincia di Torino sono 40 le squadre VVF che stanno fronteggiando i roghi e, nonostante il forte vento e la non piena visibilità a causa delle nubi di fumo, 4 i Canadair in volo”. Le maggiori criticità si sono verificate nei comuni di Monpantero, Locana, Frossasco, Cantalupa, Cumiana e Traversella. Un sospetto piromane è stato scoperto nel Biellese.
(foto: VV. FF. Comando provinciale Torino)
Energie per l’Italia vuole riaccendere il Piemonte
Progetti e strategia politica del movimento di Stefano Parisi a Torino e sul territorio
Energie Per l’Italia, il movimento politico guidato da Stefano Parisi, sta organizzando la propria presenza anche a Torino e in Piemonte. La diffusione in terra subalpina del programma liberal-popolare, riformista e federalista della formazione politica “parisiana” è stata affidata a Marco Francia. In Fininvest nel 1988 a 23 anni, Francia resta in Mediaset per 30 anni. Negli ultimi dieci ha rivestito la carica di area manager di Publitalia Piemonte con la responsabilità della gestione budget di tutte le principali aziende presenti sul territorio che investivano sulle reti Mediaset. Nel 1994 ha fondato i circoli del Buongoverno in Piemonte, di cui è responsabile. Ora “scende in campo” con questa nuova avventura politica. Abbiamo incontrato Francia nella sede torinese del movimento, a due passi da piazza Statuto.
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Che cosa rappresenta il movimento Energie per l’Italia e come è strutturato qui in Piemonte?
Energie per l’Italia è un movimento nuovo, che parte da qualcosa di nuovo e che nasce con lo scopo di dare agli italiani una rappresentanza politica innovativa, coesa, onesta, libera e riformatrice. Prende vita circa un anno e mezzo fa dall’idea di Stefano Parisi che ha voluto sfruttare a pieno la sua “storia personale” e quella di molti suoi collaboratori che, arrivando dal mondo del lavoro, per così dire dal mondo imprenditoriale, necessitavano di una rappresentanza politica poco ideologica ma molto più pratica. Quello che Energie per l’Italia si propone è creare una nuova politica che ricostruisca un nuovo Stato basato su un mercato libero e trasparente: “meno stato più privato”; tutto quello che lo Stato non riesce più a fare e non è giusto che faccia, passa nelle mani del privato. In questo modo vogliamo sollecitare una sana concorrenza ma soprattutto il concetto di meritocrazia. Essendo un movimento nuovo, nato da meno di due anni, è ovviamente ancora in fase di strutturazione. Siamo partiti in quarta, soprattutto qui in Piemonte, cercando persone valide, idonee e motivate che potessero rappresentare al meglio tutto il territorio piemontese. Ci stiamo organizzando velocemente e abbiamo già una buona copertura su parecchie province quali Novara, Cuneo, Alessandria e molte altre.
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Energie per l’Italia intende presentarsi alle prossime elezioni politiche e poi successivamente sarà previsto un progetto per quelle regionali e comunali?
Energie per l’Italia si presenterà già adesso per le elezioni che si terranno il 5 novembre in Sicilia. Diciamo che le elezioni in Sicilia rappresenteranno per noi il primo vero “banco di prova” poiché, nonostante i nostri sondaggi ci diano tra l’1,2 e l’1,5 % (cifra per quanto mi riguarda molto significativa se consideriamo che è un movimento nuovo, senza una struttura storica e senza nessun tipo di appoggio economico), il riscontro che avremo in Sicilia ci indicherà se per il momento ci siamo mossi e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Quindi ci presenteremo sicuramente, il come ci presenteremo dipende da Stefano Parisi e da tutti noi ma anche dall’atteggiamento che il mondo politico di centro-destra avrà nei nostri confronti. Abbiamo chiaramente detto che il nostro scopo è quello di creare qualcosa di nuovo e di dare una “famiglia” a tutte quelle persone che non votano più perché non si sentono rappresentate da nessuna parte politica. Noi vogliamo essere il valore aggiunto, il partito in più che può dare a tutti quegli elettori che hanno smesso di crederci (sono circa 10milioni), la possibilità e la voglia di votare ancora.
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Quali sono, soprattutto in riferimento a Torino e al Piemonte, i principali problemi da risolvere su cui Energie per l’Italia ha intenzione di concentrarsi?
In realtà possiamo dire che le principali criticità in teoria di carattere nazionale come il tema della sicurezza, della disoccupazione o dell’immigrazione, vanno ovviamente a toccare dal vivo città per città, Regione per Regione. Noi ci siamo concentrati, sia a livello nazionale ma anche regionale, soprattutto per quanto riguarda un territorio delicato come è in questo momento il Piemonte, su 5 temi essenziali: il lavoro, il welfare, la sicurezza, la giustizia e l’immigrazione. Abbiamo pensato di battere il territorio nella sua totalità organizzando dei veri e propri “format” composti da convegni, incontri, dibattiti sul territorio, aperti a tutti. Ad esempio quando il 16 novembre Parisi verrà qui a Torino, il nostro compito sarà quello di portarlo in mezzo alla gente in modo da creare un confronto diretto e costruttivo. La giornata del 16 novembre per noi sarà molto significativa ed importante poiché da quella data in poi per noi si aprirà la vera e propria presentazione su Torino e su tutto il territorio piemontese, del nostro movimento.
Simona Pili Stella
energieperlitalia.com
UN LETTORE CI SCRIVE
Il problema dell’abusivismo è un cancro per la città di Torino, per quel riguarda soprattutto zone quali Borgo Dora e Porta Palazzo. A questi si aggiunge anche il problema su Via Garibaldi. Si perché, anche una delle più eleganti vie di Torino, non scappa a questo problema: lungo la via, accanto alle vetrine di vari negozi, sono soliti posarsi con la loro merce i venditori abusivi. Nella quasi totalità sono stranieri, di colore, e vendono una merce abbastanza eterogenea: dalle borse, ai vestiti, passando per le stampe colorate. Da ciò derivano diversi problemi. Il principale riguarda i negozianti, i quali vedono occupata la zona davanti alle loro vetrine, scalini compresi, usati come sedie. Questo porta un fortissimo danno d’immagine ai negozi, i quali si lamentano per la perdita di clienti che questo comporta. La commessa di uno dei negozi, che maggiormente viene colpito, racconta: “Per noi è un fortissimo danno economico. Abbiamo provato a chiamare i vigili, ma la situazione cambia per poche ore!” I commercianti hanno così provato con soluzioni “alternative”, ad esempio bagnando la strada, soluzione che però si è rivelata tristemente fallimentare, essendo aggirata con dei teli sui quali posano le merci . Una commessa di uno di questi noti negozi ci racconta di essere andata, insieme a colleghe di altri locali, a parlare direttamente con i venditori abusivi: “Abbiamo anche provato a parlargli, chiedendogli di spostarsi almeno da davanti alla vetrina. Ci hanno risposto che essendo donne, non eravamo degne delle loro attenzione”. A tutto ciò si uniscono anche i diversi esposti che hanno fatto alla Sindaca, senza ricevere risposta, e senza vedere minimamente mutare la situazione. Appendino sembra essere sorda a questo tipo di problema. Ma i problemi risultano esserci anche per i pedoni: nelle giornate come sabato e domenica, in cui la via si affolla, il passaggio risulta essere in larga parte ostruito con disagi (non è piacevole dover fare lo slalom per evitare la merce buttata a terra), e soprattutto il rischio di inciampare sulle cianfrusaglie esposte. A ciò si unisce il danno estetico, con una bella via rovinata dal solito abusivismo. Torino ha numerose zone, belle esteticamente, che si vedono deturpate da persone accampate a terra nella ricerca di esporre illegalmente la propria merce, oltretutto di dubbia provenienza. Se la Sindaca vuole rendere Torino una città appetibile per i turisti, forse qualcosa sarà da rivedere.
B. Di Franco
Incendi: “sospendere la caccia”
La siccità del 2017 e gli incendi che continuano a divampare in questi giorni hanno probabilmente dato il definitivo colpo di grazia alla fauna selvatica piemontese
L’anomalo andamento meteorologico di quest’estate, che continua anche in questo inizio d’autunno, ha infatti fortemente ridotto le disponibilità alimentari e determinerà per molte specie l’impossibilità di sopravvivere all’inverno in arrivo. La situazione è poi drammaticamente peggiorata dagli incendi che stanno coinvolgendo numerosissime aree del Piemonte ed il cui spegnimento pare estremamente difficoltoso e comunque non immediato. Già il 29 agosto scorso le scriventi associazioni avevano chiesto alla Regione Piemonte di prendere in seria considerazione le considerazioni dell’ISPRA (l’Istituto pubblico che istituzionalmente si occupa di problemi della fauna) e prevedere serie limitazioni dell’attività venatoria per la stagione 2017/2018. La Regione nulla ha fatto. La Legge 157/92 prevede proprio la possibilità che la Giunta Regionale possa adottare idonei provvedimenti di limitazione della caccia per tutelare le popolazioni selvatiche in difficoltà. Se questa che viviamo non è una significativa emergenza ambientale che necessita di provvedimenti seri e urgenti ci chiediamo quale possa essere. Non solo: la Legge 353/2000 (Legge quadro in materia di incendi boschivi), al comma 1 dell’art. 10 prevede una serie di divieti che riguardano le zone percorse dal fuoco, tra cui in particolare, il divieto di caccia:” Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia” Tale divieto è immediatamente operativo, indipendentemente dalla perimetrazione che i comuni sono obbligati ad effettuare ai sensi del comma 2 dello stesso articolo. Mentre i cacciatori in Val di Susa circondano le zone percorse dal fuoco e attendono gli animali stremati per ucciderli l’Assessore regionale Giorgio Ferrero con lettera del 25 ottobre 2017 indirizzata agli ambiti di caccia (ATC e CA) subordina il proprio agire alle richieste del mondo venatorio! Invece di intervenire con tempestività per tutelare la fauna selvatica l’Assessore Ferrero chiede ai cacciatori cosa debba fare! Le scriventi associazioni chiedono alla Regione Piemonte un immediato provvedimento di sospensione dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale in attesa di corrette valutazione sugli effetti futuri che l’attuale drammatico stato di calamità potrà avere sul patrimonio faunistico della nostra regione.
ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, LIDA, OIPA,
PRO NATURA, SOS Gaia
Roberto Piana
Vice Presidente LAC Piemonte
Un’ordinanza firmata dal presidente dell’Autorità d’ambito torinese (Ato3) del 19 ottobre scorso ha richiesto ai sindaci dei Comuni della Città metropolitana che sono più in difficoltà nell’approvvigionamento idrico di emettere “le necessarie ordinanze allo scopo di garantire la fornitura per gli usi essenziali (domestico e igienico-sanitario) con divieti o limitazioni di utilizzo agli usi secondari non essenziali“, come l’irrigazione di orti e di giardini, lavaggio di cortili, autoveicoli. Una situazione che ha interessato decine di comuni e che non esclude che anche i comuni non ancora in difficoltà, ed è il caso del capoluogo, pongano ai propri cittadini la necessità di adeguarsi a consumi più contenuti. Si invitano quindi cittadini e cittadine di Torino a usare l’acqua con parsimonia, solo per gli usi essenziali. Lo stesso presidente dell’Ato3 rivolge il suo invito al risparmio “anche dove non ci siano carenze sin atto della fornitura, allo scopo di contribuire alla tutela della risorsa idrica e garantire un livello minimo dei corsi d’acqua per la salvaguardia ambientale”. Si eviti dunque, fino al superamento dell’emergenza, di usare l’acqua per motivi non essenziali.
(mm) www.comune.torino.it
Tutte le sfumature del profumo
E’ un vero e proprio viaggio attraverso i saperi dell’arte profumiera, le essenze naturali e i sapori del territorio. Domenica 5 e lunedì 6 novembre proseguono gli appuntamenti del Profumo Tour, dal Museo delle Essenze al bosco del Tartufo. Un iniziativa ideata dal Consorzio Turistico e dall’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero insieme al MÚSES – Accademia Europea delle Essenze, in collaborazione con l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
SI parte alle 10,30 da Alba alla volta di Savigliano dove al Muses si potrà compiere una visita interattiva tecno-sensoriale , a seguire, il laboratorio esperienziale “Il Profumo del piatto”, alla scoperta di piatti della tradizione piemontese, reinventati e interpretati : come ad esempio l’antipasto all’Acqua di Colonia, un primo piatto alle note orientali del patchouli, per finire con un dolce speziato ispirato alle rotte dei commerci veneziani. Si gioca con le note aromatiche per creare accordi unici e sapori inaspettati. Il tour prosegue verso il bosco del Tartufo: qui l’incontro con il Trifolau, il suo cane e un’esperta di analisi sensoriale del Centro Studi sul Tartufo di Alba per assistere alla ricerca del Tartufo ed imparare a scoprire i segreti di un profumo così avvolgente e ricco di sfumature.
Arriva Napoleone a Palazzo Cavour
Lunedì 30 ottobre alle 12 a Palazzo Civico verrà presentata alla stampa la mostra I CINQUE VOLTI DEL TRIONFO. Incontrato sui banchi di scuola, approfondito attraverso la letteratura ed il cinema, Napoleone Bonaparte ha un legame particolare e profondo con la città di Torino: ecco che la mostra J’Arrive. Napoleone Bonaparte, i cinque volti del trionfo, in collaborazione con la Fondation Napoléon, dopo aver conquistato tutto il mondo arriva in Piemonte a Palazzo Cavour, splendida dimora storica che con questo appuntamento si rilancia come punto di riferimento museale e culturale.Interverranno ALBERTO SACCO Assessore commercio e turismo Città di Torino LUIGI PIGNOCCA Sindaco del Comune di Loano LARA MARTINETTO responsabile pubbliche relazioni di Next Exhibition PIERRE BRANDA curatore internazionale della mostra “J’Arrive” GIANNI OLIVA storico ed esperto dell’età napoleonica CHARLES BONAPARTE, Presidente di Destination Napoléon.