Brozolo: Emigrati si, immigrati no

brozoloIn riferimento al  Vostro articolo riguardante Brozolo come paese di emigrazione vorrei porgere le mie più vive congratulazioni agli ideatori ed allestitori di questa ricerca, che si traduce in una mostra che ha come oggetto l’emigrazione dei brozolesi.  Poco importa quale sia stata, o sia ora, la loro destinazione geografica in questo flusso di uomini. La storia ci insegna che è sempre bene tenere viva la memoria della propria terra. “La memoria non è solo ieri, ma è anche oggi. E l’oggi è il frutto del lavoro di ieri”. E ad insegnarci tutto questo è ancora una volta la terra, essendo Brozolo un paese storicamente agricolo. Vorrei che questa fosse veramente molto più di una semplice mostra. Vorrei che servisse a scuotere le coscienze dei brozolesi stessi, dell’intera amministrazione comunale che ha tanto a cuore la storia di Brozolo. Partire da quest’analisi metafisica della comunità brozolese, in termini di popolo emigrante, per giungere finalmente a restituire il favore aprendo le porte ai tanti, e tanto  temuti “moru”.  È così che i brozolesi chiamano i rifugiati politici accolti dai paesi limitrofi, che si vedono poi in bicicletta tra le colline.  Brozolo è l’unico paese della zona a non aver azionato alcuna forma di accoglienza nei confronti dei rifugiati politici. Brozolo, sebbene voglia rendere di sè l’immagine di una comunità fondata sull’emigrazione, mostra altrettanto di non essere certo una comunità aperta agli altri. E ad oggi l’assenza di “moru” ne è l’odiosa prova tangibile.

 

Lettera firmata

 

 

 

 

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