Riceviamo e pubblichiamo
A un primo censimento degli abitanti delle palazzine ex Moi, svolto dall’Anagrafe della città di Torino e risalente alla dichiarazione di residenza del 2014, si aggiunge la prima concreta ricognizione tra gli stabili occupati di via Giordano Bruno, effettuata e ultimata in questi giorni dalle forze dell’ordine.
Per tutti gli occupanti, l’istituzione di un indirizzo virtuale presso il Moi è stata cruciale, perché consentiva l’iscrizione all’anagrafe e l’inserimento in progetti di sostegno. A quanto ne risulta, gli occupanti delle palazzine sono in larga maggioranza regolari per la legge (almeno mille dei 1190 censiti in questi giorni), perché hanno chiesto e ottenuto asilo «per motivi umanitari». Sono sbarcati in Italia col «Progetto Nord Africa» e poi sono stati trasferiti a Torino, in fuga dai conflitti armati tra il 2011 e il 2013. Per molti di loro, il permesso di soggiorno, vicino alla scadenza, sarà rinnovato l’anno prossimo. La notte del 23 novembre, dopo una situazione di tensione tra un gruppo di profughi e un piccolo gruppo di tifosi, vi sono stati scoppi di petardi contro una sala scommesse frequentata dagli stranieri e bombe carte contro le stesse palazzine. Centinaia di migranti hanno protestato con forza, condannando il movente razzista del gesto e denunciando di non essere stati difesi. La Sindaca Appendino ha dichiarato di essere al lavoro per trovare una soluzione per le palazzine. Il piano di Torino per superare l’emergenza Moi dovrebbe essere giunto al Viminale, mentre 150 militari sono ancora attesi per l’inizio del pattugliamento del presidio della zona. Negli scorsi giorni, Amnesty International ha sollecitato le autorità a elaborare soluzioni rispettose degli standard internazionali sui diritti umani e a usare lo sgombero come un’opportunità per assicurare migliori condizioni abitative ai migranti ai richiedenti asilo. Oggi in aula l’Assessora Cerutti si è resa disponibile a favorire la realizzazione di azioni positive di inclusione socio-lavorativa delle persone in condizioni di particolare svantaggio, tramite servizi di orientamento, ricerca attiva e accompagnamento al lavoro, tutoraggio e contributi per l’indennità di tirocinio. “Bisogna procedere al superamento dello stato di sovraffollamento del MOI, purché si individuino spazi alternativi adeguati e si coinvolgano servizi socio assistenziali, mediatori culturali, psicologi e – aggiungo – gli occupanti stessi” – dichiara Grimaldi. – “Al contempo condivido il punto di vista dell’Assessora: potrebbe essere importante il lavoro della Regione sull’inserimento lavorativo dei migranti”.