Precauzioni contro gli incidenti in montagna

sci 14In val d’Aosta e in Alto Adige dall’inverno 2015/2016 sono a pagamento anche gli interventi di soccorso sulle aree attrezzate (piste da sci), mentre in Liguria dall’inizio del 2016 sono a pagamento gli interventi di soccorso in ambulanza alle persone ubriache e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Anche la regione Marche è intenzionata a seguire la Liguria

Gentile redazione del “Torinese”,

risiedo a Pietracamela (Te) paese situato alle falde del Gran Sasso d’Italia. Mi permetto di scrivere perché ho a cuore da tempo, un argomento che reputo molto importante ma poco trattato dai media. Faccio riferimento alle precauzioni da adottare per evitare che si verifichino gli incidenti in montagna. Se ci riflettiamo, in seguito ad ogni sciagura che si verifica in quota, i giornali e le televisioni riferiscono la cronaca preferendo però il sensazionalismo all’approfondimento. Alla luce di ciò desidero inviare le mie affermazioni strutturate sotto forma di sci 11intervista. Esse sono frutto non solo della mia personale esperienza ( sono Maestro di Sci, Accompagnatore di media montagna – Maestro di Escursionismo – ed ho fatto parte dell’organico del CNSAS del C.A.I al Gran Sasso per oltre dieci anni con la qualifica di tecnico di soccorso alpino e di elisoccorso) ma anche dal continuo confronto con illustri esperti del settore i quali condividono la mia proposta.  Come accennato, io sostengo da oltre un anno e mezzo che per scoraggiare gli imprudenti che si avventurano in montagna senza la necessaria preparazione fisica tecnica e mentale, bisognerebbe estendere la Legge 363/2003 allo sci alpinismo all’alpinismo all’escursionismo oltre a far pagare loro le costose operazioni di salvataggio nel caso in cui si trovino in emergenza! sci 13A tal proposito, non ho la pretesa e la presunzione di dire che la Lombardia e il Piemonte hanno accolto e attuato questo che dico da tempo: la verità è che in Lombardia le operazioni di salvataggio in montagna sono a pagamento su tutto il territorio regionale dal mese di maggio 2015. Stessa cosa in Piemonte dove lo sono dal 1 gennaio 2016.  In val d’Aosta e in Alto Adige dall’inverno 2015/2016 sono a pagamento anche gli interventi di soccorso sulle aree attrezzate (piste da sci), mentre in Liguria dall’inizio del 2016 sono a pagamento gli interventi di soccorso in ambulanza alle persone ubriache e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Anche la regione Marche è intenzionata a seguire la Liguria; in  una nota l’assessorato alla Sanità Marchigiana fa sapere che i costi sono troppo esosi sci 12per soccorrere questi cittadini e tutti a carico della regione! Si intuisce che c’è una volontà ben precisa da parte delle Regioni Italiane a porre fine allo spreco di denaro pubblico! Confido che la Vostra testata giornalistica  possa dare grande eco al tema e contribuire a  creare maggiore sensibilizzazione al problema per porre così fine alla totale gratuità delle costose operazioni  di salvataggio in montagna in tutta Italia come da anni accade in Veneto Trentino Alto Adige Val D’Aosta. A corredo degli appunti, invio alcune foto scattate domenica scorsa sulle nevi dello Stelvio con il Pluricampione Mondiale e Olimpico Gustav Thoeni il quale sostiene la mia proposta!. Nel ringraziare per l’attenzione, porgo cordiali saluti.

 

Paolo De Luca   

 

INCIDENTI IN MONTAGNA E SOCCORSI A PAGAMENTO

 

Purtroppo   si parla sempre   più spesso di   incidenti in montagna.   E’ un fenomeno in   crescita perché è   aumentato il numero   di coloro che desiderano   praticare escursioni ed   arrampicate sia in   inverno che in estate,     affascinati   dalle alte   quote e dai paesaggi   spettacolari.

Nella maggior parte dei casi gli incidenti sono da ricondurre a superficialità e scarsa   preparazione: molte   tragedie si potrebbero evitare   se gli escursionisti e gli alpinisti   facessero più attenzione   alle indispensabili norme di   sicurezza; l’esperienza, invece, ha dimostrato che spesso la   difficoltà deriva da una sopravalutazione delle proprie capacità e da una scarsa valutazione del percorso che si vuole intraprendere e dei   relativi rischi. E   spiace che gli   infortuni   riguardino sia   i frequentatori più preparati,   sia i gitanti della domenica. In entrambi la   possibilità di contare   sul soccorso gratuito   ha finito per indurre un certo irresponsabile innalzamento dei margini della sfida: tanto, nel peggiore   dei casi, li   tirano comunque fuori.    

Quali sono   le precauzioni da   adottare per evitare   incidenti in montagna?

 

Preliminare a qualsiasi attività in montagna, è la consultazione dei bollettini meteo, tenendo tra l’altro presente che   in montagna le   condizioni del tempo   possono cambiare in   pochi minuti, come   ad esempio accade   sulla catena montuosa   del Gran Sasso   d’Italia data la   sua particolare vicinanza   ai due mari.

Come   già   accennato, fondamentale è scegliere   l’itinerario in base   alla propria preparazione fisica e tecnica. Abbigliamento ed   equipaggiamento devono essere   adeguati alla difficoltà   ed alla durata   dell’escursione. Nello zaino con air bag ( è una sorta   di palloncino che   esplode permettendo di “ galleggiare” in caso di   valanga) non deve   mai mancare l’occorrente per le situazioni di   emergenza: telo termico,   lampada frontale, Kit   di primo soccorso,   telefonino cellulare – Gps nel   quale si può   scaricare l’App “GeoResQ” (è un nuovo servizio di geolocalizzazione e d’inoltro delle richieste di soccorso che   tiene traccia del   percorso comunicandolo a chi   volesse seguirci da casa   e per inoltrare   tempestivamente la richiesta di   aiuto alla centrale operativa   attiva 24 ore   su 24). In caso di neve è   opportuno tenersi costantemente aggiornati sulla situazione   del manto nevoso   consultando i bollettini di   previsione delle valanghe   oltre al casco,   pala, sonda, ramponi,   Artva (apparecchio di   ricerca dei travolti   in valanga), utile   per il corretto   funzionamento degli strumenti   elettronici è il   controllo periodico delle   batterie per verificare   la carica residua   e l’utilizzo di   tipi ad alta capacità. E’ preferibile non avventurarsi da   soli.

Consigli   a parte, da   più fronti si   invoca una legge in grado di arginare l’impennata di incidenti in montagna.   Attualmente, infatti,   non esiste   una normativa con   regole   specifiche per la sicurezza dello sciatore-alpinista, dell’alpinista, dell’escursionista e   più precisamente per   gli sport di   avventura.   A mio   avviso, innanzitutto si   potrebbe modificare la Legge   363/2003 sulle norme di   sicurezza e di   prevenzione infortuni per   lo sci di discesa e   fondo estendendola anche allo   sci alpinismo,   all’escursionismo,   all’alpinismo. Così come   nell’attuale legge si stabiliscono   precise regole sulle   piste da sci,   anche nel caso   di escursioni e   arrampicate in montagna è   necessario fissare regole   più stringenti.  

Una   soluzione potrebbe essere   quella di   stipulare una polizza   assicurativa per le   attività sportive:   credo   ci siano   formule   che coprono escursioni   impegnative, discese fuori dalle   piste battute e   probabilmente anche vie   ferrate (sicuramente non arrampicate di alto   livello). Nella maggior   parte dei Paesi   europei è prevista   un’assicurazione per questo genere di attività: con circa   20-30 euro l’anno si è coperti   in caso di   infortunio.

Non si dovrebbe partire dalla   prevenzione?

Certamente.   Gli addetti non   indicano però la   soluzione preferendo continuare   a finanziare i   soccorsi e le   loro costose strutture   invece di fare   adeguata prevenzione, molto   più economica ed   efficace. Sebbene molti   conoscono le soluzioni,   non si adoperano per sottoporre   propedeuticamente a formazione   i frequentatori dei   monti, così da   ottenere il necessario   aumento di capacità,   equipaggiamenti e consapevolezza con abbattimento dei   casi di difficoltà,   incidenti, smarrimenti e   costi connessi. Secondo   me, si ignora l’esempio   delle associazioni   speleologiche e subacquee   che giustamente impongono   la frequentazione di un   corso introduttivo prima   di svolgere tali specialità   non meno rischiose   dell’alpinismo dello sci-alpinismo o   dell’escursionismo. E’ ovvio   che le pubbliche   amministrazioni finanzino tale   attività formativa sottraendo   denaro a quella   di soccorso che in   pochi anni ridurrà   enormemente i suoi   costi come accadrà   anche per le   spese sanitarie indotte   dagli incidenti che   da sole basterebbero a finanziare questa   fondamentale   attività-socio-culturale-sanitaria   con risparmi incalcolabili.

Quale potrebbe   essere un valido   deterrente per limitare,   se non cancellare, le imprudenze   in montagna?

 

Penso che bisognerebbe far pagare   per intero al   cittadino le operazioni di   salvataggio in montagna   perché la comunità non può   e non deve più farsi   carico delle leggerezze   degli irresponsabili.   Infatti,   le operazioni di soccorso   alpino, oltre ad   impegnare mezzi e decine di   uomini, mettendone a rischio la vita,   in Italia sono   un costo imputato per   intero alla collettività perché gestito dal   servizio sanitario nazionale.   La persona soccorsa,   quindi, non paga   nulla. Per riflettere,   basti pensare che   un minuto di   volo di un elicottero medicalizzato può arrivare   a costare anche   200 euro; cifre inferiori, ma   di tutto rispetto,   per le operazioni di soccorso   con elicottero non   medicalizzato o a   piedi. In Austria   ed in Slovenia, che dal   confine Italiano distano   pochi chilometri in   linea d’aria, il   costo del soccorso   è a totale carico del cittadino   in emergenza.   In questo modo si cerca di responsabilizzare coloro che decidono di avventurarsi in montagna senza una preliminare valutazione del percorso e delle proprie capacità. E’ solo in questo modo che gli incidenti potranno diminuire e tante vite umane potranno essere risparmiate; il tutto   accompagnato, ovviamente, da un risparmio di   soldi pubblici   che potrebbero essere   investiti   nell’acquisto di   nuove apparecchiature elettromedicali da destinare agli   ospedali.

Convinto   di   questa proposta?

 

Certo.   Mi sembra logico che   i costi di soccorso   alpino siano addebitati   a chi ne beneficia. Andare   in montagna è   una scelta che   comporta un margine   di rischio; chi   poi imprudentemente si mette   in condizione di   pericolo deve accettarne   le conseguenze, anche   economiche.   Il paragone   con altri tipi   di soccorso, come   gli incidenti stradali   ad esempio,   non   regge; tempi, costi   e difficoltà di   intervento sono sicuramente   inferiori   e meno   problematici perché la   gente comune non   immagina la sofisticazione delle   tecniche, dei materiali,   delle procedure, che stanno   dietro agli interventi   di salvataggio   in   montagna e dei   conseguenti costi.  La mia non è una voce isolata: a   perorare   la proposta   illustri   esperti del settore di fama   internazionale, alpinisti quali   Abele Blanc, Alessandro   Gogna, Reinhold Messner, Giampiero Di Federico, Pasquale Iannetti concordano sul deterrente di tipo economico quale strumento per disincentivare i comportamenti negligenti e sull’importanza di diffondere la cultura della prevenzione del   rischio. “ Sono molto favorevole a questa proposta”.   Così esordisce il pluricampione   Mondiale e   Olimpico   Gustav Thoeni in una   intervista rilasciata al quotidiano Il Capoluogo. “Fa   bene la Regione   Abruzzo a portare avanti   una proposta del   genere, che gli   amanti della montagna   non possono non   condividere”.

A chi   spetterebbe il compito di   certificare la sussistenza   dei requisiti necessari   a giustificare gli   interventi di soccorso   alpino?

 

I reparti   specializzati del Corpo   Forestale dello Stato nei   Carabinieri, la Polizia,   la Guardia di   Finanza, i   Vigili del   Fuoco, l’Esercito (Alpini)   hanno   la preparazione giuridico – operativa per   permettere ai propri uomini di poter ricostruire   esattamente qualsiasi evento   legato   ad   infortuni   ad   alta quota,   utilizzando   come parametro   di riferimento le   linee guida del C.A.I.   sulle regole di   comportamento in montagna assicurando anche   le necessarie funzioni   di Polizia Giudiziaria   nei casi in cui,   dalla dinamica degli   incidenti, possono essere   ravvisati eventuali   elementi di interesse   penale. Infatti, ogni   corpo ha una   propria squadra di   soccorso alpino pronta   a collaborare con quella   del C.N.S.A.S del   Club Alpino Italiano   la quale, ai   sensi di una   Legge di protezione   civile, la numero   74 del 21.03.2001, ha il   compito di provvedere   alla vigilanza e   prevenzione degli infortuni   nelle attività alpinistiche escursionistiche e speleologiche nonché al   soccorso   degli  infortunati, dei   pericolanti e al   recupero dei caduti   ad opera di   tecnici di soccorso   alpino   ed elisoccorso inquadrati come   “volontari” e quindi   senza alcuna retribuzione economica.  

In   Italia   ci sono regioni   dove il soccorso   alpino si paga?

 

In   Trentino Alto Adige, Val   d’Aosta e Veneto,   regioni   ad alta   vocazione   montanara, i   propri governanti hanno   deciso di porre   fine alla gratuità   completa degli interventi   di soccorso alpino facendo pagare al cittadino   in emergenza   una   sorta di ticket   per ogni chiamata   invece dell’intero salvataggio. Questo ticket   sembra   aver funzionato bene   perché le autorità   e gli esperti del settore hanno registrato   una effettiva   diminuzione delle richieste   di intervento.

Linea   dura in Lombardia   contro le imprudenze   in montagna: dopo l’introduzione dell’ARTVA   obbligatorio su tutti   i territori innevati   fuoripista, il soccorso   in montagna è   a   pagamento sull’intera   regione con l’introduzione, anche qui, di un ticket   ( il Consiglio dei Ministri   a   maggio 2015   ha promosso la Legge   regionale n. 5 del 17/03/2015). Anche la Regione Piemonte si è adeguata ad altre   regioni Italiane – e al buon   senso: a novembre 2015 la Giunta regionale ha approvato la delibera   che introduce una   “compartecipazione” delle spese al servizio di   soccorso in elicottero   in caso di   chiamate che non   abbiano reale motivazione   o urgenza. L’assessorato alla Sanità, in una nota   fa sapere che   dal 1° gennaio 2016 sono   scattate le nuove regole.

Quanto   costa   un   intervento?

 

  • – Trentino Alto   Adige: ticket 30,00   euro per il   ferito grave (in caso   di ricovero ospedaliero   o in presenza di   un referto   medico che attesti   la gravità dell’emergenza sanitaria); ticket di 110,00 euro per il   ferito lieve e   ticket di 750,00 euro per   persona illesa.
  • – Valle d’Aosta: gratuito in   caso di emergenza   sanitaria; ticket di   800,00 euro per intervento   inappropriato a mezzo   elicottero (rilevato dall’equipaggio intervenuto – es. alpinista bloccato in   parete o escursionista con attrezzatura   inadeguata) e ticket   di 100,00 euro + 74,80 euro/min (costo al minuto di volo con aeromobile AB412 o 137,00   con aeromobile AW139)   per chiamate totalmente immotivate ( rilevate dall’equipaggio intervenuto).
  • – Veneto: 25,00 euro/min fino ad un massimo   di 500,00 euro per   il ferito grave (con   ricovero ospedaliero o   accertamenti in Pronto Soccorso di   un ospedale pubblico); 90,00 euro/min fino ad   un massimo di   7.500,00 euro per   ferito lieve o   persona illesa.
  • – Lombardia: la quota   oraria è tra i 56 euro   l’ora (per intervento di un’ambulanza) ed i 115 (per l’intervento anche di soccorritori, medici e infermieri). La quota massima per l’utilizzo dell’elisoccorso sarà di 780 euro. Secondo la normativa pagherà solo chi farà mobilitare i mezzi di emergenza senza la necessità di ricovero in ospedale mentre è   prevista una riduzione del 30% a   favore dei residenti in   Lombardia. Tariffe che gravano sugli escursionisti in caso di “ingiustificato” intervento del CNSAS per comportamenti negligenti o   motivazioni   inutili.
  • – Piemonte: diritto fisso di chiamata per ciascuna squadra 120 euro.   Costo per ogni ora   aggiuntiva di operazioni oltre la prima per ciascuna   squadra: 50 euro.   E questo varrà per tutti,   residenti o non   residenti. Se la   chiamata è totalmente   immotivata, ad esempio uno scherzo, la corresponsione è per   l’intero costo dell’intervento. E lo   stesso accadrà se   le ricerche dovranno   essere attivate a causa   di un comportamento   irresponsabile. Nel caso di chiamata   causata da utilizzo di   dotazione tecnica non adeguata o dalla scelta di percorsi non adatti al livello di capacità o al mancato rispetto di divieti, la   compartecipazione è fino ad un tetto massimo di 1000 euro, fermo restando la non applicazione in caso di   ricovero del paziente in reparto o in osservazione breve intensiva in Pronto soccorso. In ogni caso spetta agli equipaggi intervenuti   rilevare le condizioni di cui sopra mentre le spese per il recupero salma non sono soggette a compartecipazione.

Gli introiti   ovviamente non vanno   nelle tasche del   CNSAS ma in   quelle del sistema   sanitario nazionale.

E IN   ABRUZZO?

 

In   Abruzzo,   una   commissione di esperti (della   quale faccio parte anche io)   costituita grazie all’interessamento dei due consiglieri   regionali Luciano Monticelli e Pierpaolo Pietrucci,   ha redatto una bozza   di Legge chiamata   “REASTA”. I due relatori   porteranno all’attenzione del   sovrano Consiglio Regionale   la nuova Legge   entro la stagione   estiva del 2016.   Attualmente, le operazioni   di soccorso alpino sono completamente gratuite   ai sensi della   L.R. n.20 del 2014. Novità   fuori dalle aree   sciistiche attrezzate; in seguito alle modifiche della L.R. n. 24 del 2005 è consentito lo scialpinismo, fuoripista compresi, imponendo   l’attrezzatura idonea per praticare tale disciplina sportiva (ARTVA, pala, sonda oltre   al casco   protettivo   i ramponi e   lo zaino con   airbag).

IL CORPO   NAZIONALE SOCCORSO ALPINO   DEL C.A.I. PERCEPISCE   FINANZIAMENTI PUBBLICI PER   SALVARE LE PERSONE IN MONTAGNA?

Si. Percepisce   finanziamenti pubblici per   circa 10 milioni   di euro l’anno tra   Stato ed enti   autarchici locali quali   Regioni, Province, Comuni.   A questo punto,   un aspetto da   risolvere è quello   di stabilire se   l’organizzazione CNSAS formata   da volontari è   opportuno riceva finanziamenti pubblici invece di   utilizzare squadre di   professionisti altamente specializzati già esistenti nel   Corpo Forestale dello Stato (Soccorso Alpino Forestale) nei Carabinieri, Polizia, Guardia di   Finanza (Soccorso Alpino Guardia di   Finanza), Vigili del   Fuoco (Speleo Alpino Fluviale),   Esercito (Alpini) a cui eventualmente destinare   quelle somme aumentando   l’efficacia dei soccorsi.   A tal proposito è da   dire che la   tempestività negli interventi   è maggiore da   parte dei professionisti visto che i   volontari devono lasciare   il lavoro e   non sono in   continua attesa e   disponibilità per le   emergenze.        

E’ mai   capitato di assistere   a scene curiose   di gente in   difficoltà?

 

Sì,   quasi sempre,   una   in particolar modo   merita di essere   ricordata perché mi   ha fatto capire   – una volta per   tutte   –   che le operazioni di   soccorso alpino,   siano   esse di carattere   sanitario e non,   devono essere fatte   pagare per intero   al cittadino in   emergenza!

In una bella giornata   di sole, ero   con un mio amico medico   sulla cresta Ovest   che dalla cima   più elevata del massiccio   montuoso del Gran   Sasso d’Italia, la   vetta occidentale del   Corno Grande (2912 m s.l.m.), scende alla Sella   del   Brecciaio (2506 m s.l.m.) quando,   in un   punto molto esposto   e difficile, abbiamo incontrato una coppia.   Lei in   evidente   difficoltà,   con   una decadenza fisica   significativa piangeva e per   la paura non   voleva più andare avanti né   tornare indietro. Ci siamo   subito fermati per prestare aiuto immediato.   Il   signore che era   con Lei ci   disse: ” Grazie,   non   abbiamo bisogno di nulla;   tra poco, se la   mia compagna non riprende a salire, chiamerò   l’elicottero per farla venire a prendere e farla portare al piazzale   dove abbiamo l’auto   parcheggiata.   Tanto è   tutto gratis… così approfittiamo per   fare un bel   giro e vedere il Gran   Sasso dall’alto”.

Questo episodio dimostra   non solo la   scarsa preparazione di   qualcuno che si   avventura in montagna,   ma anche il poco   valore etico nel   considerare il lavoro   del Soccorso Alpino   e la spesa che ricade   comunque su tutta   la comunità. Da   ultimo, ma non   meno importante è   da dire che   scambiare l’elicottero del   118 per un elitaxi   è inaccettabile perché   i mezzi di   salvataggio devono necessariamente essere riservati   alle vere emergenze, che   magari, mentre il   velivolo è occupato,   potrebbero effettivamente   verificarsi.  

Paolo De Luca

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