Marzo 2016- Pagina 18

Vola l'export subalpino: più 7 per cento verso Germania, Europa e stati Uniti

piemonte mappa2I risultati vanno oltre la media nazionale che segna già un lusinghiero +3,8%

E’ ancora tempo di crisi ma in Piemonte (almeno) l’export vola.  I risultati vanno oltre la media nazionale che segna già un lusinghiero +3,8% . Le esportazioni del Piemonte registrano nel   2015 un +7% rispetto all’anno prima. Siamo la quarta regione esportatrice, a quota all’11,1%, in crescita rispetto al 10,7% del 2014. Soddisfatto il presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello, che sottolinea come il merito sia della “vocazione internazionale del Piemonte e della qualità dei nostri prodotti” dal comparto tessile all’automotive, dall’alimentare alla meccanica. La principale area di riferimento per l”export piemontese e’ L’Europa per il 54.6%.Il rimanente 45.4% va sui mercati extra Ue. Il primo partner commerciale? E’ la Germania (+2,9%), seguono Francia (+3,6%) e Spagna (+4,9%). Ottima anche la performance dell’export verso Stati Uniti (+59,2%), Turchia (+16,1%) e la Svizzera (+5,8%). Molto marcata la contrazione di quelle verso Cina (-12,4%), Brasile (-4,9%) e Russia (-25,6%), un tempo mercati floridi per il made in Piemonte.

Cristiano Bussola

Andar di frodo, oltre il confine, in barba alla frontiera

Un “sfrusadur” è colui che praticava il mestiere dell’andar di frodo  (“ da sfroos”, nel nostro dialetto sui laghi ), grazie al contrabbando. Rinaldo è stato una specie di “teorico” della materia. Ricordo ancora quella volta che mi tenne una specie di “lezione”. La parola già ti dice tutto. Cosa significa,  “contrabbando” se non contravvenire al “bando”, cioè alla legge che esige un tributo minacciando una pena?

contrabbando lago svizzera

“E’ l’esistenza stessa di un confine e dei  vincoli  per attraversarlo che è sempre suonata, nella mia testa, come un invito a  fregarmene, a farli fessi, insomma a  frodarli. Vedi…quando  chi esercita un potere, qualunque esso sia, decide che per andare  da una parte all’altra di un territorio, è necessario pagare un prezzo, io sto con quelli che s’ingegnano ad  escogitare  il sistema di passare senza pagare un bel niente. E’ una questione di principio e di libertà”. Ribelle e poco incline alle regole, Rinaldo è stato anche uno dei tanti “sfrusit”. Un “sfrusadur” è colui che praticava il mestiere dell’andar di frodo  (“ da sfroos”, nel nostro dialetto sui laghi ), grazie al contrabbando. Rinaldo è stato una specie di “teorico” della materia. Ricordo ancora quella volta che mi tenne una specie di “lezione”. “La parola già ti dice tutto. Cosa significa,  “contrabbando” se non contravvenire al “bando”, cioè alla legge che esige un tributo minacciando una pena? E allora, noi contrabbandieri realizzavamo un guadagno  violando la legge. Ad una condizione, ovviamente. Che il ricavo fosse tale al punto che il costo del passaggio del confine della merce fosse inferiore al prezzo che si pagava praticando le vie legali. Alla faccia del dazio e delle gabelle, capisci? “. Se obiettavo che era, dopo tutto, qualcosa di illegale e che lui ed i suoi amici erano, nei fatti, dei fuorilegge, si metteva a ridere.“Ma va là. Non dire stupidagini. Noi, ilago svizzera contrabbandieri fuorilegge?  Guarda che il contrabbando è una forma di   ribellione alle imposizioni. Eravamo un po’ come dei Robin Hood ed i canarini della Finanza sembravano  gli sgherri del sceriffo di Nottingham”. Quando parlava del “confine”, s’illuminava. Era stato il teatro naturale delle sue gesta da contrabbandiere e si capiva che , in fondo, l’aveva fatto più per l’avventura che per il guadagno. Quando capitava di trovarci, soprattutto nelle serate d’inverno, al caldo  dell’Osteria dei Gabbiani, davanti ad una bottiglia di vino, mi raccontava, le “regole” del mondo degli “sfrosit” .“ Devi sapere che spesso capitava che contrabbandieri e guardie di confine si trovassero nella stessa osteria prima di “andare al lavoro”, e  devi sapere anche che le guardie non avevano “le fette di salame sugli occhi” ma, consapevoli che i loro paesani erano costretti per fame a fare un viaggio pericoloso sui sentieri di montagna o sulle barche,  chiudevano spesso un occhio e, a volte,  anche tutti e due. In quel caso lasciavano che noi spalloni attraversassimo il confine, limitandosi a sequestrarci una parte della merce, segnalando sul rapporto che era stata confiscata ad ignoti.  A volte eravamo noi stessi a consegnare alla Finanza una piccola parte del carico, ma solo per salvare il resto”. Mi racconta di come ilbisogno aguzzasse l’ingegno. Addirittura, sul lago di Lugano,  avevano sperimentato un piccolo, rudimentale sommergibile a pedali che viaggiava giornali svizzerasott’acqua :il “sigaro del Ceresio”. Era il 1948 e veniva usato per trasportare merce di contrabbando attraverso il lago. Tre mesi di “servizio”, tre viaggi al giorno per quasi tre quintali di merce a viaggio. Poi, nel novembre di quell’anno, a Porlezza, sulla sponda comasca, il “sigaro” –che andava avanti indietro – portando roba di qua dal confine ed “esportando” in Svizzera riso, carne ed alcolici, l’hanno beccato, sequestrandolo. Risalendo la nostra “quota parte” di catena alpina , tra la Valle Anzasca ed il passo di Gries, per poi scendere fino alle rive del lago Maggiore, attraversando le valli Vigezzo e Cannobina, erano ben 36 i colli e canaloni di confine frequentati,più o meno  assiduamente, dai contrabbandieri. E non erano certamente incustoditi. Lo stesso valeva per le sponde dei laghi “confinari”, come il Maggiore e il Lario, quello di Como. Per farsi un’idea basterebbe leggere il rapporto di un ufficiale al comando del IV° Circondario Svizzero, dove risulta che nel 1935 ,tra il lago Maggiore e il passo di Nufenen -il passo della Novena-,  sul versante italiano del confine, erano schierate ben 579 tra guardie di finanza e militi confinari e su quello svizzero 159 guardie doganali. Ma la fonte principale era sempre Rinaldo che, davanti ad un bicchier di vino,aveva la lingua sciolta e s’appassionava nel raccontare.“Nel contrabbando, oltre a quello del sale che ci porta indietro nella notte dei tempi, si possono distinguere tre periodi che prendono il nome dalle merci che andavano per la maggiore:  dalla seconda metà dell’ottocento fino al primo dopoguerra troviamo il periodo del caffè , poi c’è stato quello del riso che copriva gli anni della seconda guerra mondiale ed un terzo , quello delle sigarette e del tabacco,  che è durato dagli anni ’50 fino a poco dopo gli anni ’60. A dire il vero c’é stato anche il periodo della Resistenza e dell’opposizione al fascismo quando, insieme alle bricolle da trenta e piùlago svizzera contrabbando chili portate in spalla, molti dei nostri “sfrosit” diventarono anche dei “passatori”, aiutando ebrei,antifascisti e militari alleati a superare quella frontiera Elvetica che equivaleva alla salvezza”. Le “fasi del contrabbando” , com’era facilmente intuibile,prendevano il nome dal tipo di merce che “passava” la frontiera: caffè, riso, sigarette ma anche saccarina, dadi, cioccolata, zucchero, orologi, tabacco sfuso,  cartine per sigarette, accendini , scarpe, liquori,  stoffe, calze di nylon e tutto quello che veniva richiesto sul mercato di entrambe le nazioni. Con tutti i rischi del caso. Si correvano i pericoli sui sentieri percorsi di notte, quando le nubi  si mangiavano le stelle: bastava mettere un piede in fallo e si finiva giù, negli strapiombi. Dal tardo autunno a inizio primavera, in quei lunghi inverni, capitavano delle bufere di neve con tremende slavine che hanno seppellito molta gente. Sul lago, invece, si remava nelle notti senza luna, meglio ancora se c’era un tempo da lupi, a volte dentro a tempeste che strappavano preghiere e maledizioni. C’erano anche le sparatorie e  si contavano in quel caso feriti ed anche caduti sotto il piombo della guardia confinaria. Ma il rischio più frequente era il sequestro delle merci con annessi sei giorni di galera  ed una salatissima multa che poteva variare dal doppio fino a dieci volte il valore della merce sequestrata, nonché –  durante i periodi bellici – l’arruolamento forzato. Chi non aveva i soldi per lago svizzerapagare la multa scontava un  ulteriore giorno di carcere ogni 10 lire di ammenda. Se erano in due potevano rischiare sei mesi di prigionia per espatrio clandestino,  che salivano a cinque anni nei casi di recidiva e quando  venovano “pizzicate” più di tre persone insieme. Ma la vita su questo pugno di terra e acqua tra Italia e Svizzera era così e l’aria, il vento, il lago e i contrabbandieri non badavano alle pietre che segnavano il confine. “Ora, dai. Allungami un po’ di foglia di Brissago”. Rinaldo si è sempre di
vertito un mondo  nel rivolgermi parola usando il linguaggio degli sfrosadori. Condividendo un’attività che richiedeva complicità e segretezza, lui ed i suoi “soci”  parlavano in “codice”.Quando  “commerciavano” in  “ossa di morto” si riferivano allo zucchero. Il “coniglio bianco” era la  saccarina e le “bionde” le sigarette, mentre per “foglie di Brissago” s’intendeva il tabacco. Dalla manifattura tabacchi del paesino ticinese, appena oltre confine, dove lavoravano centinaia di donne, uscivano dei sigari straordinari ed un tabacco dall’aroma inconfondibile che – nei giorni di vento – passava allegramente il confine senza per questo pagar dazio. Con le “bricolle” in spalla e le pedule ai piedi, organizzati in “combriccole” guidate da un caposvizzera lago al servizio di un “impresario”, i contrabbandieri cercavano di fregare le pattuglie dei  “canarini” della Finanza (dal colore giallo del simbolo dell’arma). “Erano bei tempi, caro mio. Tempi di fame e di fatica ma avevamo una gran voglia di vivere. Oggi, invece, sono diventati tutti tristi, un po’ matti, nervosi. Corrono,non sorridono quasi mai, sono sempre ingrugniti, insoddisfatti. Quasi fanno fatica a salutarsi e quando lo fanno, non sembrano nemmeno sinceri. A volte mi viene voglia di mettere ancora in acqua la barca, come ai bei tempi e remare finché non sono al largo per poi stendermi sul fondo e stare lì, tra l’acqua e il cielo, a farmi cullare dalle onde”.

Marco Travaglini

 

LAVORI CONSIGLIO, GARIGLIO (PD): "GRILLINI INCAPACI DI CONFRONTARSI"

Davide-GariglioIL CAPOGRUPPO PD: “STRANO CONCETTO DI DEMOCRAZIA”

 “Come sempre i grillini offrono ricostruzioni fantasiose e faziose della realtà”. Lo dichiara il capogruppo del Partito democratico in Regione Piemonte, Davide Gariglio, all’accusa del M5S di aver impedito le modifiche in discussione nella riunione di stamattina della Giunta per il regolamento del Consiglio regionale. “Il Pd – precisa Gariglio – ha dato massima disponibilità a confrontarsi con le proposte di modifica del regolamento interno del Consiglio regionale avanzate dal M5S e ad approvarle.  Allo stesso tempo – rimarca –  abbiamo chiesto loro la stessa disponibilità a discutere modifiche del regolamento che permettano al Consiglio di funzionare meglio, per dare certezza dei tempi alla discussione dei disegni di legge e, al tempo stesso, rafforzare le funzioni di controllo sul governo regionale da parte dei gruppi consiliari. A questo punto i grillini – prosegue il capogruppo dem – si sono alzati e se ne sono andati. Non solo danno una versione di fantasia delle riunioni, ma se si fa come dicono loro va tutto va bene, altrimenti niente. Se vengono sfidati a discorsi più ampi e nel merito delle proposte con la ferma indisponibilità a far polemica – conclude Gariglio – fanno saltare il banco, ancora una volta dimostrano un curioso concetto di democrazia”.

Omicidio in Barriera: le avvisaglie c'erano, non si speculi ma si faccia

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale

barriera manifestazi

Nessuno può speculare sull’omicidio di Piazza Bottesini, usare a propri fini politici questa tragedia. Alcuni fatti mi hanno decisamente colpito. Sicuramente il degrado dell’alcolismo, ed il fatto che l’omicida fosse conosciuto fino ad arrivare ad avere un nomignolo. Quasi fosse entrato di diritto nell’habitat della zona. Proprio come una normale consuetudine, trasformatasi in tragedia. Nessuno vuole trovare altrui colpe, o ritornare su ciò che è stato e sul suo perché. Ma qualcosa bisogna pur fare. Subito! Già scritto: ero stato come osservatore alla manifestazione contro la criminalità e lo spaccio in piazza Foroni.(nelle foto – ndr)

barriera manifestazio

Insolentito da due ubriachi ho avuto paura. Non erano italiani, non era l’omicida italiano. Questa mia paura è durata due minuti trasformandosi in agitazione. Insolentito in piazza Bottesini. In quei due minuti ho pensato come, se o  non reagire.  Messa in moto l’auto mi sono dileguato pensando a chi abitava nel raggio di cento metri.Probabilmente per i residenti c’è la costante paura, e per cercare di controllarla, la sua trasformazione in normalità. I cari amici a cui raccontavo il tutto, forse per rincuorarmi mi dicevano: dai…che sarà mai? Mi sono ricordato una emblematica frase di Eduardo De Filippo: continuare a dire che sono cose da niente, diventano cose da niente. Sempre a questi miei amici rispondevo: avverrà qualcosa di irrimediabile, è avvenuto. Di una sorte tragicamente beffarda, ad essere ucciso è stato un romeno.

barriera manifestaz

Non bisogna essere un chiaroveggente per intuire la tragedia. Non è tempo di polemiche,  è tempo d’agire.Ilda Curti è una cara amica. in questi giorni abbiamo polemizzato, sullo sfondo alcune mie affermazioni negli  articoli scritti sulla Barriera. La polemica ci ha portato alla rottura. Poi abbiamo “scoperto” d’avere in comune l’iscrizione dei figli al Liceo Scientifico Albert Einstein, dopo essere stati iscritti in un liceo del centro. Ed io le ho chiesto di far pace, richiesta prontamente e simpaticamente POLIZIA CROCETTAaccettata. Mi ha amabilmente chiesto di “cambiare” lenti per leggere la realtà della Barriera. Vorrei, ma ciò che vedo non è determinato dall’ideologia. Rimarco il suo lavoro positivo sull’integrazione, importantissimo ma non sufficiente. Ilda ed io siamo “sulla stessa barricata”. Dunque? Non c’è niente da fare: maggiore controllo delle forze dell’ordine per prevenire, come deterrente, ma anche per reprimere. Poi, in ultimo, non per importanza, decongestionare di problemi e di tensioni questo “martoriato” storico quartiere di Torino. C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale, e la decongestione è un primo passo contro il degrado.

 

(Foto: il Torinese)

Maxi Lopez: mancato versamento degli alimenti? Via il passaporto

lopez2Al Palazzo di Giustizia l’attaccante e l’ex consorte hanno preso parte all’udienza davanti al giudice

Si sono trovati al cospetto del giudice in Tribunale, a Milano, il calciatore Maxi Lopez, attaccante del Toro, e l’ex moglie Wanda Nara, oggi sposata con l’interista Mauro Icardi. La ragione? Parrebbe il mancato versamento degli alimenti ai figli, per il quale nei giorni scorsi la Questura di Milano gli  ha ritirato il passaporto. Al Palazzo di Giustizia l’attaccante e l’ex consorte hanno preso parte all’udienza davanti al giudice Sonja Siracusa, che dovrà decidere se confermare o meno il ritiro del documento.

Cucina a km zero con lo chef Ernesto Chiabotto al Jazz Club

chiabottoPersonaggio versatile e farmacista, è anche autore di un romanzo di successo da titolo “Il custode”

Alcuni tipi di musica come il jazz sono in grado di rendere speciale anche il cibo più semplice. Di recente uno studio condotto dall’Università dell ‘Arkansas ha individuato come, a seconda del tipo di musica ascoltata in sottofondo durante una cena, possa cambiare la percezione del gusto. D’altronde è ben noto il fatto che una melodia possa suscitare in ognuno di noi sensazioni diverse. Da questo studio è emerso come il Jazz renderebbe migliore il gusto del cioccolato.

A Torino il jazz rivivra’ nella veste rinnovata del suo storico tempio, il Jazz Club, in piazzale Valdo Fusi, a partire dalla serata inaugurale di venerdì 18 marzo intitolata “Fleurs de Musette”, dedicata al jazz e allo swing, con pezzi di musicisti straordinari come Koger, Renard & Scotto, Bernie & Pinkard, Edith Piaf, Charles Trenet e Fred Buscaglione.jazz2

Il binomio musica- cucina è una formula vincente che sta alla base del rinnovato Jazz Club con un’offerta gastronomica a km. zero, rinnovata a scadenza quindicinale. Chef del Jazz Club è Ernesto Chiabotto, torinese, un passato di studi scientifici in farmacia, dedicatosi nella vita professionale al marketing e alla vendita. Ha seguito corsi professionali di cucina e ama molto scrivere. Questa è, insieme alla cucina e al tango argentino, una delle grandi passioni della sua vita. Dopo una collaborazione giornalistica sportiva e alcuni racconti, raccolti nel 2010 in “Collezione (quasi) privata”, ha dato alle stampe nel maggio del 2015 il suo primo romanzo, dal titolo ” Il Custode”.

Per gli amanti di Torino e del fascino dell’ Antico Egitto questo è un romanzo da non perdere, con al centro, come protagonista, Attilio Hupper, professore e egittologo al Museo Egizio di Torino, un giorno contattato da un misterioso vecchietto che pare sapere tutto su di lui. Torino viene ritratta nel libro in tutta la sua magia e le trame della narrazione conducono il lettore, in modo coinvolgente, verso l’epilogo finale, scoprendo che si tratta di una grande storia d’amore.

Torino e la sua magia, quindi, emergono nel libro dello chef di quello che torna a essere il luogo cult degli amanti della musica jazz e swing, il Jazz Club, in una veste rinnovata rispetto a quella dell’epoca della sua fondazione a opera di Gianni Basso e di Fulvio Albano, che tuttora lo guida.

jazz1Il jazz e Torino, un amore che risale agli inizi del Novecento. Louis Armstrong venne, infatti, a suonare anche a Torino; Romano Mussolini, figlio del duce, fu un grande estimatore di jazz, e proprio a Torino nacque il primo hot club, la prima sede privilegiata in cui venne suonata musica jazz. Nei primi anni Cinquanta emerse poi la figura del torinese Fred Buscaglione, che divenne uno dei più celebri cantanti swing del Novecento. Oggi il Jazz Club di Torino vanta una fama notevole, pari a quella del Blue Note di Milano e di un paio di celebri locali romani di musica jazz.

Mara Martellotta

Pillola del giorno dopo. Radicali: Per Giaccone le donne sono delle irresponsabili. Anche quando votano?

AGLIETTA RADICALI“Ci chiediamo se la scarsa considerazione che il dr. Giaccone mostra nei confronti del genere femminile in questo caso, sia la stessa che ha quando chiede il voto alle donne per le sue liste”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In merito alle dichiarazioni di Mario Giaccone, presidente dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Torino nonché leader delle liste civiche piemontesi di centro sinistra: «Non essendoci ricetta, in linea teorica una donna potrebbe acquistare e assumere la pillola più volte la settimana, addirittura tenersela in borsetta» riportate oggi nell’articolo della Stampa a pag. 14 “Pillola del giorno dopo, in farmacia la ricetta non è più necessaria“, a firma Noemi Penna, le coordinatrici dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, Silvja Manzi e Laura Botti, dichiarano: 

«Secondo Mario Giaccone le donne sono così inette da prendere la pillola del giorno dopo come se fosse ‘Zigulì’.  Per sua informazione proprio nella “borsetta” va tenuta la pillola del giorno dopo che, essendo un contraccettivo d’emergenza, va presa proprio in caso di … emergenza. E non in linea teorica. Ma al più presto e senza ostacoli inutili dopo un rapporto a rischio. Proprio per evitare una gravidanza indesiderata e un altrettanto indesiderato eventuale aborto.

Ci chiediamo se la scarsa considerazione che il dr. Giaccone mostra nei confronti del genere femminile in questo caso, sia la stessa che ha quando chiede il voto alle donne per le sue liste. Ci pensino, soprattutto, le donne che intendono candidarsi per la sua lista.Per quanto riguarda, invece, l’articolo della Stampa, ha dell’incredibile che non sia nemmeno citata la parola ‘radicali’. Non possiamo riportare la mole di comunicati e iniziative fatti dal 2000 – qualche centinaia! – per mancanza di spazio. Per curiosità giornalistica si guardi il sito www.associazioneaglietta.it»

Ecco il giusto rapporto vita/fianchi e la quantità di allenamento per le donne

“Misuratevi la vita nel punto più stretto afferma il personal trainer Rodolfo Carpanedo – e i fianchi nel punto più largo e calcolate la differenza. Confrontate quindi il risultato con la tabella sottostante”

tabella fitness

Il WHR è il parametro che esprime il rapporto tra la circonferenza della vita e quella dei fianchi. Questo importante indice è utilizzato in campo medico per valutare la distribuzione corporea del tessuto adiposo. Semplice e veloce da calcolare, questo indice sopperisce in parte alle carenze del BMI. Le modalità di distribuzione del grasso corporeo si correla anche al rischio di patologie cardio-vascolari.

carpanedo“Misuratevi la vita nel punto più stretto afferma il personal trainer Rodolfo Carpanedo – e i fianchi nel punto più largo e calcolate la differenza. Confrontate quindi il risultato con la tabella sottostante e definite se appartenete alla categoria Ginoide, Intermedia o Androide. Secondo i miei 20 anni di esperienza ed una casistica di 2000 pazienti posso affermare che

se siete GINOIDI:

– caratteristica ormonale: avete un basso rischio cardiovascolare perché protette da una grande quantità di estrogeni

– risposta allo stress da allenamento:

dovreste allenarvi intensamente 1 volta a settimana (Pesi, Trx, Crossfit, Functional training, allenamenti aerobici intervallati ad alta intensità) ed 1 volta in modo soft (yoga, pilates, camminata al parco, nuoto senza faticare troppo, ed acquagym leggera)

Se siete INTERMEDI:

– caratteristica ormonale: avete una produzione estrogenica che vi protegge sufficientemente da malattie cardiovascolari

– risposta allo stress da allenamento:

potreste allenarvi 1 volta intensamente e 1/2 volte in modo più soft (Walking, Pilates, total body, camminate veloci, corsette leggere, nuoto, acquagym )

Se siete ANDROIDI

– Caratteristica ormonale: avete meno estrogeni rispetto alle Ginoidi, quindi più rischi a livello cardiovascolare

– Risposta allo stress da allenamento:

potete allenarvi 3/4 volte a settimana alternando allenamenti intensi ad allenamenti più blandi.

Tutte le persone, soprattutto donne che non hanno rispettato queste regole legate alla fisiologia ed alle produzioni ormonali, sono sempre peggiorate aumentando l’acqua extracellulare ed il grasso.

 
 

Rodolfo Carpanedo

Personal Trainer

General Manager

Palestre I-FIT Torino

 

La Cenerentola di Rossini nella Cinecittà degli anni Cinquanta

Regia di Alessandro Talevi. Grande virtuosismo di Chiara Amaru’ nei panni di Angelina, la protagonista
cenerentola2

Debutta il 15 marzo alle 20 al teatro Regio di Torino la Cenerentola di Gioacchino Rossini, in prima italiana, per la regia di Alessandro Talevi e la direzione d’ Orchestra di Speranza Scapucci. L’opera, frutto della collaborazione tra il musicista pesarese e Jacopo Ferretti, annovera la presenza di solisti di rilievo internazionale, quali Chiara Amaru’, Antonino Siragusa, Paolo Bordogna, Carlo Lepore e Roberto Tagliavini, tutti artisti dalla spiccata vis comica. La regia, affidata al giovane Alessandro Talevi, nativo di Johannesburg da genitori italiani ma formatosi a Londra, vanta un’ambientazione piuttosto originale, Cinecittà degli anni Cinquanta.

“Un punto chiave nel decidere l’interpretazione teatrale – spiega il regista Talevi – è stato il fatto che Rossini abbia evitato nell’opera l’aspetto sovrannaturale della storia originale e che, al posto del personaggio deus ex machina, la Fata Madrina, sia il compositore pesarese sia il librettista Ferretti abbiano introdotto quello di Alidoro, l’onnisciente tutore di Ramiro. Questo fatto apre nuove prospettive di interpretazione di carattere sociale e permette di esplorare il mito di Cenerentola in chiave moderna”.

” Ho immaginato Alidoro – aggiunge Alessandro Talevi – come un regista alla ricerca dell’esatta alchimia tra il protagonista maschile e una potenziale coprotagonista femminile. Ho poi riflettuto sul fatto che l’attuale ossessione per la celebrità non è soltanto un fenomeno odierno, legato a programmi televisivi quali ” L’isola dei famosi” o “X Factor”, ma risale già all’esaltazione cinematografica di massa degli anni Cinquanta e Sessanta, quando i nomi dei divi del cinema divennero familiari a tutti”.cenerentola1

La Cenerentola è un dramma giocoso in due atti su libretto di Giacomo Ferretti, rappresentato per la prima volta al teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817. Ciò che più colpisce nell’opera è la sottolineatura dell’elemento patetico nel personaggio di Angelina, nel quale vengono esaltati i momenti di languore, malinconia, che sono propri del vero Rossini. Angelina è una donna completamente diversa dal personaggio di Rosina del Barbiere di Siviglia, volitiva e sicura di sé, sempre pronta a tirar fuori le unghie per difendere la propria personalità. Angelina aspetta il momento giusto e spera nella sorte benigna che la ripaghi di tutte le sofferenze subite. E intanto canta una ballata assai appropriata su di un re che sposa una ragazza innocente e buona preferendo la alle due eleganti e vistose pretendenti che se lo contendono.

La fortuna della Cenerentola nel corso dell’ Ottocento, dopo che la voce del contralto di coloritura divenne sempre più rara, diminui’ per rivivere poi grazie a alcune interpreti eccezionali come Giulietta Simionato e Teresa Breganza. Ora al teatro Regio il virtuosismo di Angelina torna a trionfare nella splendida voce di Chiara Amaru’.

(Foto: il Torinese)

Mara Martellotta

Tronzano (FI): "Fassino? Non riuscirà a vincere al primo turno”

tronzano2Amministrative 2016, il capogruppo azzurro a Palazzo Civico: “Rosso sta usando slogan del centrodestra, ma non è il nostro candidato”

Il consigliere comunale Andrea Tronzano (FI) ci parla dei candidati sindaco, delle problematiche del centrodestra sulla scelta di un candidato e delle urgenze che a suo avviso il nuovo sindaco dovrà affrontare

Pichetto, coordinatore regionale di Forza Italia, ha fatto il suo nome come candidato sindaco del centrodestra. L’ultima parola spetterà a Berlusconi oppure si tratterà infine di una scelta condivisa? (L’intervista è stata realizzata poco prima della decisione ufficiale da parte di Berlusconi, avvenuta ieri in tarda serata, di scegliere Osvaldo Napoli come candidato. Articolo in Cronaca – ndr)

Non c’è dubbio che sarà lui a scegliere il nome del candidato. Sicuramente al momento i leader nazionali sono più concentrati su Roma. Il coordinatore regionale ha fatto il mio nome perché probabilmente riconosce il merito del mio lavoro per la città, ma ha scelto Osvaldo Napoli perché ritenuto più efficace per valutazioni di altro tipo.

mole vittorioDi altro tipo?

Valutazioni che tengono conto di ogni aspetto e che si pensa possano avere un riscontro più adeguato sui cittadini.

 

Faccia conto, in questo momento, di parlare con un cittadino che magari non segue molto la politica: cosa gli direbbe riguardo il lavoro svolto da voi in questi anni?

 

Nella città di Torino, il governo è sempre stato appannaggio della sinistra, da 40 anni a questa parte, e per noi non è semplice far emergere il nostro lavoro sui media in generale e anche sulle tv locali, soprattutto su Rai3. Detto questo, avendo avuto rapporto diretto sul territorio posso dire che abbiamo fatto nascere dibattiti interessanti, dalle buche nelle strade fino a questioni più importanti come ad esempio le mense scolastiche dove siamo riusciti a fare in modo che l’appalto fosse cambiato, dopo vent’anni in cui hanno vinto sempre le solite 4 imprese. Abbiamo inoltre  combattuto per la sicurezza: sull’occupazione del Moi, sul Suk di corso Novara, sui Rom in lungo Stura Lazio, grazie ad un’azione congiunta alle altre forze politiche di centrodestra siamo riusciti a convincere l’amministrazione che così non poteva andare avanti e che bisognava intervenire. Anche sul tentativo di abbassare le tasse abbiamo lavorato con impegno, vedi la tassa rifiuti dove siamo riusciti a convincere l’amministrazione a creare un tavolo tecnico con tutte le associazioni di categoria, in modo che fossero riviste le misurazioni sul consumo di rifiuti. Ovviamente se non governi non puoi incidere più di tanto, ma in ogni caso tutto ciò testimonia il nostro impegno.

 sala rossa palazzo civico

A suo avviso che cosa dovrebbe fare il centrodestra per uscire dal paludoso stagno in cui si trova e per tornare finalmente a parlare ai cittadini con un’unica voce?

 

Non stiamo parlando con una voce comune perché ci sono ragionamenti nazionali che scavalcano il livello locale. Se fosse dipeso solo dalla nostra azione comunale, sia con Lega Nord che con FdI avremmo avuto più facilità a trovare un accordo perchè siamo sempre stati convintamente uniti sui valori di fondo e sulle strategie da adottare. Si pensi che a livello locale saremmo già stati pronti un anno fa a determinare il candidato sindaco, poi però si sono inseriti i soliti meccanismi che ci contraddistinguono e questo ha rallentato di molto le scelte. Certamente, da parte di tutti i Consiglieri Comunali c’è sempre stata la preferenza per un candidato proveniente dalla politica perchè è solo la politica che compendia gli interessi di una città grande come Torino. Siamo, quindi, un po’ in ritardo, ma questo non significa nulla: il valore aggiunto di questa campagna elettorale sarà l’unità del centrodestra, anche perché per noi è un banco di prova in vista delle politiche. Vorrei infine aggiungere che ci sono persone che sfruttano abilmente la situazione di difficoltà traendo in inganno gli elettori: Roberto Rosso sta facendo campagna come fosse il candidato sindaco del centrodestra ma non lo è, i cittadini lo devono avere ben chiaro questo.

Anche questo crea non poca confusione…

 

PAL CIVICSi è approfittato della nostra difficoltà e sta lanciando dei messaggi che sono tipicamente quelli di centrodestra. Rosso però è sostenuto da Ncd, Ucd, Fitto e Tosi: coloro che hanno contribuito a disgregare il centrodestra. Ricordo ai lettori che Rosso firmò la mozione di sfiducia al governo Berlusconi nel 2010. Dobbiamo far chiarezza soprattutto per rispetto nei confronti di chi tifa per noi: il candidato di FI, Lega Nord e FdI non è Rosso. Coerenza e trasparenza, sono i principi a cui ho sempre cercato di attenermi, rispettando il mandato dei miei elettori e non tradendolo mai. Per questo vorrei che gli elettori sapessero che dare il loro voto a chi non ha dimostrato coerenza rischia di danneggiare il vero centrodestra. Oggi se vogliamo cambiare qualcosa non si può prescindere dalla coerenza e dalla trasparenza. Rosso ebbe occasione nel 2001 di poter far qualcosa per la città ma preferì lo scranno romano, più comodo, invece di combattere per l’affermazione dei nostri principi a Torino. Il voto a Rosso potrebbe essere usato per dare una mano, al secondo turno, a chi gli elettori non avrebbero voluto darlo: Fassino o Appendino.

Come vede invece l’horse race tra Fassino e Appendino? Molti hanno accusato la candidata pentastellata di non avere abbastanza esperienza per governare, ritiene sia così?

 

Io stimo entrambi e dal punto di vista umano sono assolutamente adeguati. Certamente, non posso nascondere la preoccupazione per la classe dirigente dell’M5S che accompagna la Appendino; sinceramente non so se siano formati e non so cosa realmente pensino. C’è il grande rischio di avere Consiglieri Cinque Stelle dove ciascuno ragiona con la logica individuale che potrebbe impantanare il consiglio comunale e tutte le delibere e le azioni che un sindaco vorrebbe fare.  Il PD al primo turno farà fruttare la rete di potere che ha e potrebbe arrivare, insieme ai moderati, intorno al 40-45%. Credo quindi che Fassino non riuscirà a vincere al primo turno e al secondo turno il voto di opinione avvantaggerà i grillini. In ogni caso, questo scenario non lo vedo possibile perchè sarà il candidato di FI, Lega e FdI ad andare al ballottaggio. Abbiamo una classe dirigente degna di essere messa alla prova e una coesione oggettiva, fondata su fatti visibili portati avanti nel corso degli anni.

Aldilà del candidato e di chi sarà eletto, quali sono a suo avviso, le urgenze che il nuovo sindaco dovrà prioritariamente affrontare?

 

palazzo civicoNoi abbiamo un problema di sicurezza, di tasse, di decoro e d’identità. Dobbiamo ridare una spina dorsale a Torino. Il sindaco eletto dovrà far emergere che una società multietnica non è e non deve essere una società multiculturale. Qui c’è una formazione culturale secolare, con tradizioni che vanno rispettate, senza cancellare ovviamente quelle degli altri. Il secondo dato è che manca la percezione e la certezza della sicurezza cittadina nei quartieri. Noi pensiamo sia utile migliorare l’organizzazione del corpo della polizia municipale, perché il messaggio che arriva dai vertici, dal sindaco, in questo momento non è in sintonia con le esigenze dei cittadini. Inoltre devono finire le occupazioni abusive: l’ex Moi deve essere sgomberato immediatamente. Il decoro, infine, è importante per una città: chi scrive sui muri non è un artista, per noi è un maleducato.

Non ritiene invece che in settori in cui vi è stata una gestione più carente siano altri? Come ad esempio la sanità, l’emergenza abitativa e il trasporto pubblico?

Sì, certo. Le azioni politiche della nostra amministrazione di sinistra sono state incentrate su pochi doveri e tanti diritti e su maggiori investimenti sull’assistenza che sullo sviluppo. Io li chiamo professionisti del disagio. Che cosa intendo dire? Che costruiscono la loro fortuna, economica o di potere politico, sul disagio degli altri. Se non sei libero sei un suddito, se invece hai un lavoro e quindi sei in grado di pagarti la casa diventi un cittadino che può dare di più alla comunità e può creare coesione sociale. Insomma, noi preferiamo che tutti siano più ricchi.

In questi giorni stiamo scoprendo una Torino nuova e in fermento, dove addirittura si parlaGRAN MADRE dell’apertura della linea 2 della Metropolitana, con la linea 1  ancora da finire, ed è stato aperto corso Principe Oddone: un miracolo! Merito della campagna elettorale?

 

La riapertura di corso Principe Oddone è stato un nostro piccolo merito, abbiamo talmente insistito che non hanno più potuto lasciarlo fermo. Detto questo, la metro è un’opera infrastrutturale determinante, la prendo sovente e sono contentissimo. Dal punto di vista amministrativo devo rilevare che la linea 1, come dice lei, non è ancora finita e i commercianti di via Nizza stanno soffrendo per la sua chiusura a causa dei lavori in ritardo ormai di 4 anni: questa è una grave colpa della pubblica amministrazione. Inoltre pur avendo un buon sistema ferroviario metropolitano, merito, bisogna riconoscerlo, del centrosinistra, si fa ancora tanta, troppa fatica a spostarsi da una parte all’altra della città. Questo deve essere modificato e gli anziani non possono permetterselo.

mole cieloNemmeno i giovani: lo stesso Campus Luigi Einaudi oggi è ancora mal collegato con il resto della città

 

Oggi prendere un bus è quasi un lavoro, purtroppo.

…Quindi prendo la macchina. Questo non aiuta neppure per la questione dell’inquinamento, ma di sicuro aiuta a battere cassa, grazie alle “strisce blu”

L’aumento dei prezzi dei biglietti deciso da questa giunta è stato sbagliato. Inoltre il biglietto della metro puoi usarlo per una corsa e se sbagli fermata sei costretto a rifarne un secondo spendendo altri 1,5 euro. Cose assurde. Dobbiamo cercare di fare in modo di progettare una mobilità ed una politica sull’ambiente che sia pragmatica; se si vuole diminuire l’inquinamento dobbiamo investire sulle caldaie e sulle termo-valvole dei condomini. Le strisce blu sono un problema e allontanano l’amministrazione dai cittadini, io non le voglio. Fossi eletto sindaco oggi, le cancellerei domani.

Invece stanno aumentando…

Lubatti ha posticipato a dopo le elezioni l’allargamento delle “strisce blu”, dopo averle approvate con delibera e averle presentate in una conferenza stampa. Ma le pare possibile? Se l’avessimo detto noi saremmo già su tutti i giornali. Le sembra corretto nei confronti del cittadino che vota? Noi riteniamo si possa tornare al disco orario, l’unico modo serio per mettere i cittadini di fronte alle loro responsabilità: non ti faccio pagare il parcheggio, ma se non rispetti l’orario la multa non te la toglie nessuno.

Romana Allegra Monti