Vanelli: "Una generazione di imprenditori e di creativi per aumentare il Pil della cultura"

Vanelli“Dopo una stagione di grandi investimenti c’è il rischio di dormire sugli allori. Occorrono meno enti e più capacità sul mercato internazionale, serve il cambio generazionale ma non funzionano artifici burocratici e cooptazione”

 

A partire dalla metà degli anni ’90 Torino ha iniziato un percorso di riconversione della sua immagine: da città grigia legata esclusivamente all’industria  ad una metropoli dal volto più accogliente , consapevole della sua storia e della sua bellezza .  La città doveva trovare delle opportunità alternative a fronte della ormai prevista crisi dell’industria dell’auto e ciò fu possibile grazie alla straordinaria stagione di concordia istituzionale tra i governi nazionale, regionale e municipale che,  se pur di colore politico differente , hanno collaborato per raggiungere obbiettivi comuni. Nel recupero del patrimonio storico e culturale si sono avviate e realizzate importanti trasformazioni nel territorio , come ad esempio il superlativo recupero della Reggia di Venaria, ed inoltre sono stati promossi con grande successo la Fiera del Libro, il Salone del Gusto, i Giochi Olimpici Invernali 2006, Torino World Design Capital, le celebrazioni dell’Unita’ d’Italia e i grandi rinnovamenti urbanistici come la metropolitana e il passante ferroviario. Con questi mutamenti la percezione della città agli occhi dei torinesi, dell’Italia e del mondo e’ completamente cambiata: non solo una realtà industriale e produttiva, ma anche una metropoli apprezzata per il proprio patrimonio architettonico, artistico, paesaggistico ed

polo reale cavallo enogastronomico di qualità . Tutto ciò ha concorso in qualche modo a rendere meno severi gli effetti della crisi economica e sociale di Torino e del Piemonte nell’ultimo decennio. Su questi temi,  il Torinese intende  avviare un’inchiesta , anche con l’opinione dei nostri lettori, sulla situazione attuale e sulle prospettive di rilancio dell’azione pubblica e privata per la valorizzazione culturale e turistica della nostra città e del nostro territorio . Su questo, abbiamo incontrato  Alberto Vanelli (nella foto in alto), uno dei protagonisti di questa trasformazione della città , già dirigente dei Beni Culturali della Regione Piemonte e direttore della Reggia di Venaria, che alla luce degli importanti e ambiziosi risultati raggiunti ci ha illustrato il suo punto di vista.

 

Dottor Vanelli, non è’ che stiamo riposando sugli allori? Dopo tanti risultati brillanti raggiunti, ora che si fa?

 

VENARIA1Sono personalmente soddisfatto del lavoro di questi anni. Eppure, il rischio che la sua domanda paventa effettivamente c’è , la soddisfazione cioè può facilmente trasformarsi in  compiacimento e in appagamento ,logorando la forza, l’entusiasmo e la capacità di iniziativa e consumando il ruolo acquisito da Torino. In questi anni memorabili, l’enorme patrimonio storico derivante dallo status di Torino di città capitale del Ducato di Savoia prima, e del Regno di Sardegna poi, è’ stato recuperato e riproposto al pubblico, dopo un lungo tempo di abbandono , a seguito di un eccezionale lavoro di restauro, che ha visto un investimento di oltre un miliardo di euro.  E un analogo percorso ha investito le architetture realizzate  dopo l’Unita’ d’Italia fino alla fase dello sviluppo industriale della città e al suo declino. E se si fa l’elenco dei beni è’ imponente il numero dei casi che sono stati salvati e ristrutturati . ( ndr:  monumenti come Palazzo Reale, l’ Armeria Reale, Palazzo Madama, il Castello di Rivoli, il Museo d’Antichita, Villa della Regina , Palazzina di Stupinigi, la Basilica di Superga, il Castello del Valentino, la Reggia di Venaria, il Museo del Risorgimento, Palazzo Carignano , e ancora nelle architetture più recenti la Mole Antonelliana , il Lingotto, le OGR , la Chiesa del Sacro Volto, fino al recente completamento della nuova galleria Sabauda e delcc madama Museo Egizio)- Ciò ha consentito a Torino di riproporre la sua autentica e originaria immagine di capitale regale,  riconciliando così ,i torinesi con la loro storia e facendo della città una meta ambita e attrattiva per il turismo , non solo nazionale , ma anche internazionale ; tutte le ricerche confermano questo scenario. C’e’ da rimarcare che nella nostra città l’architettura barocca raggiunge vertici di qualità assoluta, superando sovente per bellezza , magnificenza ed eleganza l’analogo patrimonio di grandi capitali europee. E la Regione e la Città non sono intervenute in questi anni solo per recuperare il patrimonio, ma hanno elaborato e realizzato soluzioni istituzionali e organizzative fortemente originali per la conduzione dei beni culturali italiani. Oggi Torino e’ universalmente considerata una città bellissima,ricca di storia, arte e saper vivere e  i torinesi ne sono orgogliosi  . I torinesi oggi sono soddisfatti di questo cambiamento, però a mio avviso il ciclo avviato negli anni 90 , rischia nei prossimi anni di veder lentamente esaurire la spinta propulsiva e innovativa che la accompagnava.

 

Quindi la cultura è’ un cantiere ancora aperto?

 

Si certo,le pubbliche amministrazioni, Comune e Regione, stanno affrontando  alcuni lavori da portare a compimento e avviando il recupero di alcune strutture che sono rimaste indietro. Basti pensare al Museo Regionale di Scienze  Naturali,a tutto il quartiere  della Cavallerizza Reale , al Borgo Castello del parco della Mandria e ancora al Castello di Moncalieri e al Museo di Artiglieria.

 

Ma c’è una bella addormentata: Stupinigi. Come risvegliarla?

 

TUTTADRITTA STUPINIGIIo credo che Stupinigi dovrà e potrà’ essere davvero l’evento culturale dei prossimi anni. Il grande lavoro di restauro, sia degli edifici che della componente artistica, ormai in dirittura d’arrivo , è’ stato uno dei più ambiziosi , anche se forse troppo lungo, programma di riqualificazione di un bene culturale ambientale . Con la Fondazione Mauriziana  hanno collaborato il meglio delle aziende private torinesi e dei nostri enti pubblici. Sono convinto che il completamento degli attuali lavori con il recupero del borgo circostante e la realizzazione di moderne strutture di accessibilità e accoglienza, accompagnato da un percorso di visita affascinante e ricco di suggestioni, possa elevare quel sito a una delle grandi mete di turismo internazionale . Preliminare è’ però  il consolidamento istituzionale e finanziario della Fondazione Mauriziana.

 

C’è una balcanizzazione nel mondo degli istituti culturali torinesi , in particolare nel settore quello dell’arte contemporanea .  Non è’ il caso di razionalizzare e accorpare i tanti soggetti che se ne occupano?

 

Torino è’ stata in questi anni all’avanguardia nella creazione del modello istituzionale organizzativo per la gestione dei beni culturali, e questoARTE1 modello che garantisce autonomia e operatività ci è molto invidiato sopratutto in Italia. Pero’ sono state costituite strutture di gestione in un numero che, con il senno di poi, appare oggi decisamente eccessivo, oltretutto con squilibri incomprensibili sia sulla quantità dei dipendenti, sia sul finanziamento e sia sulla capacità di reperire risorse autonome dalla propria attività .  Comune e Regione hanno consapevolezza dell’impossibilità,  alla luce delle SALONE 215disponibilità economiche attuali, di mantenere questo sistema, ma le soluzioni non sono semplici. Se è’ vero che ogni struttura si è dotata di propri uffici per la comunicazione, il marketing , per la gestione amministrativa e così via, moltiplicando in questo modo gli uffici e i dipendenti e conseguentemente le spese, per altro verso, oggi questi enti sono naturalmente gelosi dell’identità acquisita e della propria indipendenza, anche per la sotterranea , forte competitività e concorrenza che esiste tra di loro e che oltretutto rende complicatissimo il governo del sistema. Il processo di accorpamento avviato, in particolare dalla Città e dalla Regione, incontra conseguentemente molte resistenze e non poche complicazioni giuridiche. La cosa poi , raggiunge vertici grotteschi nel caso dell’arte contemporanea , dove sono proliferate cinque strutture che operano in questo campo e la stessa CRT vorrebbe fare delle OGR un ulteriore centro per la cultura e l’arte contemporanea. Qualcosa  di non dissimile, anche se qui il problema patrimoniale e istituzionale è’ ancora più complicato riguarda anche il circuito delle residenze sabaude, vera araba fenice della politica culturale piemontese e , se pur in misura molto più limitata, il settore della promozione del libro.

 

Che obbiettivi a suo avviso, andrebbero perseguiti per raggiungere nuovi traguardi ?

 

regio orchestraSicuramente il lavoro già avviato dalle pubbliche amministrazioni di completamento dei cantieri e di ricomposizione organizzativa del sistema con la razionalizzazione dei suoi costi è’ un compito ineludibile, ma io credo che il solo lavoro di riordino non basti. Ho l’impressione che questo settore stia cambiando radicalmente e che i vecchi strumenti della pubblicamadama reale amministrazione stiano diventando sempre meno efficaci, anche perché in fin dei conti, la grande leva per sostenere la cultura era investirvi denaro pubblico e quei soldi non ci sono più . Mi pare che due siano i processi in corso che vanno accompagnati e favoriti. Prima di tutto va avviato e sperimentato un processo di liberalizzazione della gestione del patrimonio culturale e dei suoi servizi favorendo e incentivando l’emergere di una autonoma e non assistita capacità imprenditoriale ,sia pubblica che privata. È’ necessario che si rafforzino e nascano soggetti capaci di progettare e organizzare in economia, con moderato o nullo finanziamento pubblico la gestione di un bene o di un avvenimento culturale,  dalle visite alle mostre, spettacoli , eventi, e servizi nonché la loro promozione e comunicazione. Per altro verso va incentivata e sostenuta la capacità creativa nelle tante diverse espressioni della cultura contemporanea. Sono convinto che siano presenti nel nostro territorio , una molteplicità di soggetti con straordinarie capacità creative lontane dalla frequentazione dei luoghi del potere, un po’ smarriti, disorientati, abituati a fare da se, senza tutele e supporti dalle amministrazioni : una sorta di cultura sommersa spesso conosciuta e apprezzataegizio 22 chissà per quali vie in altri luoghi, non di rado anche internazionali. Ricucire un contatto , virtuoso e non malato , tra le strutture del governo e le strutture della produzione creativa è’ un compito oggi non rinviabile. Va individuato uno strumento di crescita e di inserimento di questi soggetti  nel mercato della cultura ,e ciò non solo nell’arte contemporanea , ma anche nei campi della fotografia e della tecnologia digitale ,  nella produzione musicale e audiovisiva , nel design ,nella moda, nell’artigianato metropolitano, nell’ architettura e  così via . L’altro ponte mole vittorioobbiettivo è’ far diventare sempre di più la nostra città un polo di una rete internazionale ,non solo europea , in cui i nostri operatori sia imprenditoriali ,sia creativi , si misurino con un mercato più ampio , accettando alleanze , sfide e confronti  con gli altri soggetti che ormai in questo campo sono presenti e attivi. Faccio solo degli esempi, si pensi al potenziale che ha il Museo Egizio in un’ iniziativa di scambio e solidarietà per la tutela e la valorizzazione delle collezioni e delle aree archeologiche tra quelle europee e quelle del Medioriente , queste ultime oggi violentate dall’iconoclastia islamica. Si pensi al potenziale di produzione e valorizzazione culturale  che può emergere dal lavoro già imbastito dalla Venaria Reale, tramite il suo Centro Studi, con le altre residenze reali europee per un programma comune di ricerca e di mostre ,per far conoscere la storia e i rapporti tra le città e le corti d’Europa anche in una prospettiva di rafforzamento dell’integrazione europea . Si pensi infine alle opportunità di reinserimento di Torino nel mercato internazionale della produzione culturale contemporanea.  Insomma , l’attrattivita’ turistica e la produzione di cultura devono diventare nei prossimi anni, a partire dal patrimonio culturale recuperato, un pezzo, sicuramente non maggioritario , ma non irrilevante del PIL della nostra città e della nostra regione.

 

Ma chi saranno i protagonisti di questa nuova stagione ?

 

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La mia generazione, su questo punto non ha lavorato bene: e’ rimasta abbarbicata al comando non occupandosi di favorire la formazione di un ricambio generazionale. Così , adesso che siamo invecchiati non è facile trovare nella generazione dei cinquantenni la naturale sostituzione . Per accelerare questo passaggio di testimone si è avviato un  processo di “rottamazione ” un po’ brusco e ciò’ e’ avvenuto in modo burocratico, fissando tetti di età e attuando una selezione un po’ improvvisata  con l’effetto di disperdere competenze e esperienze consolidate, anche se ovviamente invecchiate, mandando un po’ allo sbaraglio persone , sia pur capaci e ambiziose , talora non sufficientemente sicure e strutturate. Credo  che sarebbe necessario ammorbidire in qualche modo il processo di rinnovamento in corso;  una campagna di formazione di quadri e dirigenti potrebbe essere molto utile, programmando un affiancamento per il trasferimento di know how tra una generazione e l’altra. La formazione di una classe dirigente non si fa  con un percorso  burocratico e con un semplice processo di cooptazione, ma attraverso la proposta di nuovi orizzonti e di nuovi obbiettivi, facendo partecipare a questo processo, non solo pochi capaci e qualche abile cortigiano,   ma una generazione disposta a studiare, lottare e sgomitare in un’esperienza collettiva.

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