La Consulta femminile regionale e l’Associazione piccole imprese donne (Apid) hanno presentato in video conferenza il progetto “Il welfare delle Pmi femminili”.
Ornella Toselli, presidente della Consulta femminile regionale ha spiegato che il progetto, ideato nel 2020 e, bloccato a causa della pandemia, è il frutto della collaborazione tra i due sodalizi.
“Atteso che le donne costituiscono un’importante risorsa nelle piccole e medie imprese – ha sottolineato Toselli – il questionario legato al progetto aiuta a comprendere quali siano le esigenze da soddisfare, in tema ad esempio di ottimizzazione degli orari e del tempo da dedicare da una lato alle attività personali e famigliari e dall’altro a quelle aziendali, della necessità di corsi e formazione destinati alle donne lavoratrici al rientro dalla maternità, di asili nido, di sanità integrata.
In piena pandemia ci chiediamo – ha concluso la presidente della Consulta – se il coronavirus ha cambiato il welfare aziendale, basti pensare all’applicazione massiccia dello strumento dello smart working e più in generale se lo stesso concetto di welfare aziendale debba essere ripensato e incentivato per non dovere riproporre alle donne se scegliere di avere figli o di progredire nella carriera”.
Brigitte Bardo, presidente di Apid, ha illustrato come nella sua azienda si sia passati dalla fase progettuale all’applicazione di un welfare aziendale innovativo applicando un altro tipo di paradigma non più legato a singoli benefit ma collegato alla crescita dei propri dipendenti in termini di formazione.
“Il progetto si è sviluppato nel 2020 con il sostegno della Consulta e nasce dall’esigenza di creare – ha spiegato Silvia Ramasso – un percorso che metta l’accento sulle specifiche esigenze di welfare.
Articolato in diverse fasi, ha voluto raccogliere i bisogni e le necessità delle donne che come dipendenti, dirigenti o imprenditrici lavorano in queste aziende, e ha cercato di proporre soluzioni che potessero essere a misura di queste imprese e innovative allo stesso tempo.
Sono state identificate, attraverso un questionario articolato, le esigenze di imprenditrici e staff in termini di welfare; si sono analizzati i risultati delle risposte al questionario costruendo uno scenario relativo a questa tematica e si sono organizzati momenti formativi sulle possibili azioni di welfare alternative a quelle tradizionali.
Gli incontri hanno approfondito temi come il medical coaching in azienda, il business coaching, la tutela legale e il benessere alimentare nelle imprese.
Un percorso che ha fornito risultati importanti e che ha messo in luce numerose possibilità attivabili a beneficio di tutto il sistema aziendale.
Da una parte, sono emerse modalità di sostegno innovative al benessere delle persone che lavorano in azienda che potranno essere divulgate e diffuse con un impatto positivo nelle PMI e non solo.
D’altro canto si è chiaramente manifestata una carenza di attenzione, per quel che riguarda il welfare, alle figure imprenditoriali femminili, che ancora oggi devono affrontare questioni basilari come l’assenza di sostegno al reddito in caso di malattia e maternità e nessun tipo di attenzione alla conciliazione vita-lavoro”.
Per questo motivo Apid ha deciso di sviluppare nel 2021 una seconda fase del progetto sul welfare nelle PMI dedicata specificamente alle figure imprenditoriali femminili portando all’attenzione del legislatore i risultati conseguiti per colmare questo gap sociale.
La ricercatrice Irene Angela Bianchi ha illustrato le evidenze emerse grazie ai dati raccolti attraverso il questionario collegato al progetto.
“Dobbiamo cambiare il nostro modello culturale perché sta crescendo sempre di più il bisogno di welfare di secondo livello anche da parte dei dipendenti delle micro e piccole imprese e per questa ragione dovremo pensare al sostegno anche in favore delle imprenditrici che si trovano a svolgere più ruoli in ambito famigliare, lavorativo e sociale”.