UNCEM PIEMONTE

Filiera del legno, serve una nuova legge

bosco verde

1 milione di ettari di bosco devono essere fonte di reddito e di sviluppo economico

 

 

Per elaborare un nuovo testo normativo più snello dell’attuale. Unioni montane di Comuni i soggetti da coinvolgere per rendere le imprese più forti e competitive. Il settore forestale deve essere trainante per il Piemonte. 1 milione di ettari di bosco devono essere fonte di reddito e di sviluppo economico: gestione forestale attiva, certificazione del materiale estratto, pianificazione ventennale degli interventi, utilizzo plurimo del legno per scopi artigianali, industriali ed energetici, tutela del territorio grazie alla funzione ambientale protettiva del bosco, difesa dell’assetto idrogeologico dei versanti. Sono solo alcuni dei fronti sui quali porre l’attenzione. Lo deve fare la politica, la Regione, d’intesa con gli enti locali, in primis le Unioni montane di Comuni. Lo devono fare le imprese con le loro rappresentanze che nelle scorse ore hanno scritto alla Regione chiedendo maggiore attenzione per il settore. Uncem condivide molti dei temi sollevati da Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Confartigianato, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Cna e Areb. I numeri del settore che le associazioni di categoria evidenziano sono imponenti: oltre 100 milioni di euro il valore del materiale estraibile ogni anno senza intaccare il patrimonio storico, 2.000 nuovi posti potenziali di lavoro (dati Regione) lungo la filiera, 400 imprese professionali esistenti, almeno 30 aziende dell’indotto che producono in Piemonte macchine per il settore ad alto valore aggiunto tecnologico, esportate in tutt’Europa.

 

(Cuneo Cronaca)

Il Tar concede la sospensiva sull'Imu per l'agricoltura montana

MONTAGNE

Commenta Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte: “Continueremo ad opporci a chi con squadretta e goniometro vuole classificare la montagna: vada a Cuneo, a Domodossola e poi negli Appennini toscani o marchigiani per capire che la montagna, anche nella stessa regione, è profondamente diversa”

 

Il cahier de doleances avanzato dalla sezione piemontese di Uncem, Unione nazionale comuni montani, ha avuto un riscontro giudiziale importante e sotto l’aspetto della difesa della montagna il 2015 è iniziato con un atto significativo. La seconda sezione del Tar del Lazio,  investita da un ricorso presentato da Anci Umbria, Liguria, Veneto ed Abbruzzo, assistititi dall’avvocato Antonio Bertolino ha concesso la sospensiva del decreto interministeriale sull’Imu per i terreni agricoli di montagna, in quanto basato sul criterio fissato dall’Istat per la montanità, ovvero la presenza del municipio a seicento metri di altezza. Il Tribunale amministrativo regionale, presieduto da Filoreto D’Agostino ha rinviato la decisione del caso, che avverrà in sede collegiale, al 21 gennaio prossimo, cinque giorni prima della scadenza del pagamento, rinviato dal 16 dicembre al 26 gennaio.

 

Commenta Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte: “Continueremo ad opporci a chi con squadretta e goniometro vuole classificare la montagna: vada a Cuneo, a Domodossola e poi negli Appennini toscani o marchigiani per capire che la montagna, anche nella stessa regione, è profondamente diversa”. Il Piemonte, del resto, è in prima fila in questa battaglia avendo una grande parte del proprio territorio montano, segnatamente alla nuova Città Metropolitana di Torino (le valli di Lanzo, del Pinerolese, la Valsusa, quelle del Canavese, solo per citarne alcune). E’ Positivo dunque il giudizio del Tar: vi sono terreni, in un Comune che ha il municipio a 500 metri, posti ben oltre i 600, non certo vicini alla piazza centrale. Il municipio, in un Comune posto in una valle alpina, è solitamente nel nucleo posto più in basso: le frazioni, i borghi, il territorio si estendono a monte, sui versanti. Un monito anche per chi oggi vorrebbe applicare “la montanità dei 600 metri” per riscrivere norme e sgravi che consentono di vivere e lavorare nelle Terre Alte. Al centro della sentenza del Tar anche i tempi del decreto, troppo stretti per mettere i Comuni nelle condizioni di programmare le entrate che devono di fatto compensare i 360 milioni di tagli statali da compensare appunto con il maggiore introito di Imu legato alla nuova aliquota sui terreni agricoli. Se il Tar confermerà il 21 gennaio la sospensiva del pagamento il Governo dovrà trovare il modo per compensare i 4mila Comuni italiani che si sono visti tagliare i fondi statali in cambio di un gettito che non arriverà nelle casse.

 

Il tema Imu sarà al centro dell’incontro dei sindaci delle Terre Alte, a partire da quelle  piemontesi. che da tutt’Italia arriveranno a Montecitorio il 12 gennaio. Intanto, i Comuni montani piemontesi – assieme a quelli toscani, emiliani e campani – stanno approvando l’ordine del giorno inviato dall’Uncem per chiedere al Governo e al Parlamento di eliminare l’Imu sui terreni montani; le delibere, sottoscritta da Giunte e Consigli comunali, vengono inviate anche sulle caselle mail del Presidente del Consiglio, dei Ministri degli Interni, degli Affari regionali e dell’Agricoltura, del Sottosegretario Delrio e del Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus.

 

Massimo Iaretti

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