Torino- Pagina 74

Il bollettino Covid di sabato 13 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 749 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 129 dopo test antigenico), pari al 3,1 % dei 23.834 tamponi eseguiti, di cui 17.273 antigenici. Dei 749 nuovi casi, gli asintomatici sono 299 (39,9%).

I casi sono così ripartiti: 135 screening, 412 contatti di caso, 202 con indagine in corso; per ambito: 13 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 70 scolastico, 666 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 236.885 così suddivisi su base provinciale: 21.078 Alessandria, 12.333 Asti, 8.116 Biella, 32.261 Cuneo, 18.553 Novara, 124.235 Torino, 8.750 Vercelli, 8.528 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.181 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.850 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 141 (3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.889 (– 35 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.220

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.724.087 (+23.834 rispetto a ieri), di cui 1.083.020 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9.125

Sono 16 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.125 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.379 Alessandria, 588 Asti, 376 Biella, 1.087 Cuneo, 756 Novara, 4.149 Torino, 409 Vercelli, 297 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 84 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

215.510 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 215.510 (+811 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 18.829 Alessandria, 11.106 Asti,7.449 Biella, 29.954 Cuneo, 16.910 Novara, 112.685 Torino, 7.966 Vercelli, 7.805 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.091 extraregione e 1.715 in fase di definizione.

Due morti e 31 feriti nell’incidente sulla Torino-Bardonecchia

Bilancio di due morti e 31 feriti, due gravi

E’ accaduto questa mattina, sull’autostrada A32 a Salbertrand, verso Bardonecchia. Nel maxi tamponamento sono 25 le auto coinvolte. Deceduti un uomo e una donna. Sono 31  le persone rimaste ferite di cui  due in codice rosso al Cto, 4 in codice giallo, 25 in codice verde.
IL COMUNICATO DELLA SITAF
In data 13/02/2021, poco prima delle h10, si è verificato un incidente sulla carreggiata nord dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, sul viadotto Rio Ponté, tra le gallerie Cels e Serre La Voute.
Dal sistema di videosorveglianza è stato rilevato che un veicolo leggero, isolato, è andato in testa- coda, urtando dapprima sul lato destro della carreggiata, fermandosi poi sulla corsia di sorpasso, occupandola completamente.
I veicoli nel frattempo sopraggiunti sono transitati regolarmente anche se a velocità moderata, provocando un rallentamento in conseguenza del quale si è verificato un tamponamento a catena, che ha visto coinvolti diversi veicoli.
Fin dal primo mattino, era attivo il servizio di prevenzione antigeliva, con passaggi regolari in A32, nel rispetto delle previsioni meteorologiche conosciute.
Poco prima dell’incidente, peraltro, anche alcuni veicoli di pattuglia sono transitati sul viadotto interessato senza segnalare alcuna criticità in merito alle condizioni del manto stradale.
Il personale del Servizio Viabilità in forza alla Sitaf Spa si è immediatamente attivato, unitamente alle Forze dell’Ordine, ai VV.F. e al personale sanitario, per prestare i primi soccorsi e l’assistenza necessaria.
Dai dati a noi pervenuti da parte delle Forze dell’Ordine apprendiamo del decesso di 2 persone, oltre a diversi feriti.
La Società esprime il proprio cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime e degli utenti coinvolti nell’accaduto.
SITAF SpA DIREZIONE DI ESERCIZIO A32

Il vento dell’Artico porta gelo e una spolverata di neve in città

Il vento ghiacciato dell’Artico  ha toccato anche Torino

All’ aumento della nuvolosità e ai freddi anche se deboli venti orientali si è aggiunta una spolverata di neve sulla città.

In 24 ore le temperature sono scese di 10 gradi e l’ondata di freddo giungerà al massimo nel fine settimana con gelate  anche in pianura domenica.

Temperature a  -10  sulle Alpi superati i 2000 metri e  di poco sopra lo zero a bassa quota.

La caccia è attività necessaria?

“Illegittimità e deroghe hanno fatto da filo conduttore a una stagione sconcertante”

Caro Direttore, il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, Pro Natura e SOS Gaia, denuncia le illegittimità dell’ultima stagione di caccia e la sottomissione della Regione Piemonte alle richieste del mondo venatorio.

Si è finalmente conclusa una delle più sconcertanti stagioni venatorie degli ultimi anni. Iniziata male, con l’approvazione di un calendario venatorio a forte sospetto di illegittimità, è poi proseguita ancora peggio. Emblematica in questo senso la concessione della possibilità di cacciare esemplari della tipica fauna alpina (galli forcelli, pernici bianche e coturnici) anche in assenza dei censimenti primaverili pre-riproduttivi, esplicitamente previsti per legge, ma quest’anno in molti casi non effettuati a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
E che dire dei ripopolamenti (stiamo parlando di almeno 20.000 fagiani più numerose lepri e starne) eseguito durante la stagione venatoria quando, per legge, dovrebbero invece essere svolti ben prima, per dare modo agli animali di ambientarsi?

La ciliegina sulla torta è stata poi l’autorizzazione data ai cacciatori – ma solo a loro – di poter esercitare la loro perversa attività anche in deroga alle norme di limitazione agli spostamenti, arrivando addirittura a considerare la caccia come “attività necessaria” per il ripristino degli equilibri ambientali. È invece evidente come la caccia sia la causa e non la soluzione ai problemi provocati, in certi casi, da una eccessiva proliferazione di alcune specie animali.

Da registrare infine la periodica offensiva contro il lupo: specie di enorme valore ambientale che sta faticosamente riconquistando i territorio da cui l’uomo l’aveva eliminata secoli orsono. Il lupo si nutre prevalentemente di ungulati selvatici (in particolare cinghiali, caprioli e cervi), contribuendo in questo modo al loro controllo numerico. Quando avvengono predazioni su animali domestici, la causa va ricercata in un’assenza di precauzioni da parte degli allevatori (sorveglianza delle greggi, ricovero degli animali durante le ore notturne, uso di cani da guardia, ecc.). La realtà è che, come detto, il lupo preda soprattutto animali selvatici, riducendo così il carniere a disposizione dei cacciatori. Da qui nasce il loro odio e la richiesta di interventi di contenimento del carnivoro, spesso motivata anche con farneticanti riferimenti ad una inesistente pericolosità diretta dell’animale nei confronti dell’uomo.

Infine, ricordiamo ancora la consueta strage che ha accompagnato la stagione venatoria appena conclusa: secondo i dati forniti dall’Associazione “Vittime della Caccia”, nel nostro Paese si sono infatti registrati ben 61 incidenti di caccia, di cui 14 mortali. Quattro vittime e 14 feriti riguardano, tra l’altro, individui non cacciatori, che hanno semplicemente avuto la sfortuna di trovarsi coinvolti in battute da parte di chi prima spara e poi controlla su cosa ha scaricato i propri colpi…

Le Associazioni costituenti il Tavolo Animali e Ambiente hanno cercato in tutti i modi di opporsi a tali pratiche, aberranti non solo sul piano morale ma spesso anche su quello legale. Purtroppo, il potere politico ha dimostrato ancora una volta la sua totale sottomissione agli interessi del mondo venatorio, accogliendo di fatto tutte le richieste provenienti da tale parte ed ignorando invece le giuste rivendicazioni di chi rappresenta la maggior parte della popolazione. Le Associazioni hanno già inviato alla Regione Piemonte un documento ufficiale in cui si preannunciano iniziative legali nel caso anche la prossima stagione venatoria venga gestita all’insegna di una liberalizzazione quasi totale.

 

Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Piero Belletti (Pro Natura)

Una notte romantica al Turin Palace per  San Valentino

 O un love lunch il 14 in Sala Mollino  

Vuoi regalare un ricordo unico per la festa più idilliaca dell’anno?

Ecco cosa ha ideato l’Hotel Turin Palace  per rendere questo San Valentino un ricordo davvero unico:

  • 1 notte in una camera decorata con petali di rosa e in più … una spumeggiante sorpresa.
  • Cheek to cheek, aperitivo con vista sul tramonto dalla nostra splendida terrazza.
  • Cena a lume di candela, passione e poesia per il palato nella proposta dello chef Beppe Lisciotto.
  • E per condividere insieme un momento di vero relax e puro piacere ti proponiamo il massaggio di coppia nella nostra Spa&Relax

    Cosa verrà proposto:

  • La decorazione della camera con petali di rosa e una spumeggiante sorpresa
  • Aperitivo in terrazza
  • Cena a lume di candela
  • Massaggi di coppia da prenotare con due giorni di anticipo.

(https://hotelturinpalace2017-4a59096d.staging.amplifier.love/it/wellness-spa/san-valentino-passione-al-cioccolato/65-0.html)

 Pacchetto completo per 2 persone con allestimento romantico, spumeggiante sorpresa, aperitivo in terrazza e cena a lume di candela: € 315 per la camera classica; € 330 per la camera superior; € 350 per la camera deluxe; € 360 per la camera deluxe con terrazzo

Torino Tricolore controlla piazza Carlo Felice

Riceviamo e pubblichiamo / Nei giorni scorsi quattro ragazze sono state
aggredite da due stranieri in piazza Carlo Felice. Un marocchino ha
atterrato una ragazza di 16 anni e ha iniziato a palparla. L’uomo, poi
fermato dalla polizia, è risultato irregolare sul territorio nazionale.
“Abbiamo saputo dai giornali ciò che è accaduto nei giardini di piazza
Carlo Felice, già altre volte scenario di aggressioni e covo di
malintenzionati, e abbiamo deciso di recarci subito a verificare con i
nostri occhi” ha dichiarato Matteo Rossino, di Torino Tricolore.
“La situazione che abbiamo trovato è, come previsto, disastrosa. In
pieno centro c’è un giardino terra di nessuno. Gruppi di tossici,
alcolizzati e stranieri. Non c’è da stupirsi se poi accadono queste
cose”, prosegue Rossino “non è possibile che le Istituzioni non se ne
rendano conto, non è un problema degli ultimi giorni, ma una situazione
che si trascina da anni.”
“Stasera abbiamo appurato che questo posto non è sicuro e, se chi di
dovere non interverrà subito – ha concluso Rossino – torneremo ogni sera
per presidiare questa bella piazza del nostro centro. E renderla di
nuovo vivibile per i torinesi”.

C’era una volta Barriera di Milano

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COSA SUCCEDE(VA) IN CITTA’ / Per noi “ragazzacci ” di Barriera il limite dell’orizzonte era la Stura. Oltre il fiume c’era un’altra dimensione. Al fondo di via Botticelli una cava di ghiaia estratta dalla Stura. Si formavano montagne, paesaggio lunare, dove era doveroso fantasticare. Ogni tanto qualche baruffa con i ragazzini rom. Niente di che, tutto nella norma. In estate, finalmente,  smettevo i pantaloni lunghi per i più pratici pantaloncini. Superga basse rigorosamente blu. Un paio a stagione. I Jeans no. Erano per la Montagna. Luglio e Agosto nelle valli di Viù.

In Barriera una banda,  ed in Montagna un’altra. Le avventure sono iniziate in Piazza  Respighi. Si giocava ininterrottamente a Ligia e biglie. Ero il solito fortunato. Mio padre era il mio fornitore di bioni. Sfere di ferro smontate. Secondo la grandezza potevano valere da 10 fino a cento biglie di vetro. Generalmente una biglia di vetro grande valeva 10 di piccole. Sempre di vetro. Le mettevi in fila e colpite diventavano tue. Nel gioco me la cavavo. Altro orizzonte il cinema Zenit,  oltre la ferrovia. Univa lo scalo di Vanchiglia con la linea centrale morendo al Parco Sempione dove c’era e c’è ancora la piscina. Due  grandi vasche dove c’era anche un trampolino olimpionico inizi anni 70, poi  venne costruito lo spazio per i più piccoli.  Prima nello sterrato corsa campestre.  Le prime volte allo Zenit mi ci portò mio padre .14 30 della domenica. Allora si poteva entrare anche a proiezione iniziata. La facevano da padrone i film di Cow- boy con il mitico Giuliano Gemma. Il duro per antonomasia. Al ritorno mille domande. Era diventato un gioco. Forse ero asfissiante,  mi sembra di ricordare di un padre divertito e tutto sommato contento di un figlio curioso e  irriverente. Poi venne il fatidico giorno: al cinema ci puoi andare da solo. Libertà allo stato puro. Età, direi, 7 – 8 anni. Che poi solo non ero. Nel branco ci sentivamo sicuri. Non penso d’ aver visto tutti i film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sono tantissimi. Una considerevole parte sì. E l’ uomo dei pop corn.  Patatine , bibiteeee, poooppp- corrrnnnn. Passava tra un tempo e l’altro. E giù risate. Allora c’ erano le visioni fino al 5° passaggio. Tranne quelli della coppia siciliana. Qualche settimana in prima visione e poi direttamente alla quarta visione. La quinta visione  nei cinema parrocchiali
Al Michele Rua ho visto tutti i classici polpettoni. 10 comandamenti.  Ben – hur e il classico ed intramontabile Via col Vento. Tutto. Ovviamente,  innaffiato da coca- cola e liquirizia. Tutto dosato. Dovevano bastare i pochi soldi. Non c’era l ansia dell’appuntamento. Sapevi che qualche amico lo  trovavi. Difficilmente amiche. Allora non si usava. A me piaceva “vagare” da un punto all’ altro. Dai giardini di via Mercadante all’oratorio, passando per piazza Respighi.  A metà anni 60 la piazza si completò. Vennero costruite le case del Toro. L’ assicurazione. Le prime case costruite in prefabbricato. Un intero isolato. Prima c’ era un campo di calcio.  Ogni tanto arrivava un circo decisamente “sgarrupato ” dando un tocco di felliniana memoria ad una Barriera che cresceva. Tante costruzioni,  tanti alloggi in vendita e la classe operaia diventava ceto medio. Poche le donne che lavoravano. Per lo più nei negozi alimentari. Reggeva ancora l’ idea della mamma angelo del focolare. Donne con una straordinaria capacità di risparmio ed oculatezza nello spendere. O donne,  come mia madre,  che lavoravano,  in nero, da pantalonaie. Donne con una straordinaria capacità di lavoro. Eravamo ancora nel pieno boom economico,  anche se il vento dello sviluppo si stava chetando. Noi “ragazzacci” non capivamo e ci sentivamo appagati dalle biglie e ai cinema di periferia. Si spostava il limite del proprio orizzonte. Questo sì. E spostando il limite,  oltre qualcos’altro,  crescevamo. Sempre meno ragazzacci e sempre più uomini. La Barriera è rimasta.  Da dove arrivi,  le tue radici e la strada che ti ha formato. Ora rimane ( solo ) il ricordo. E già qualcosa per dire ai nostri figli da dove arriviamo. Per alcuni di noi , già nonni,  per i nipoti. Si chiama identità. Identità collettiva. Di quelle bande in cui ci si sentiva coperti. Eravamo ragazzacci ma non delinquentelli. Perché vedevamo nelle nostre madri e nei nostri padri dei modelli. Ora vorremmo essere dei modelli per i nostri figli e  i nostri nipoti.

Patrizio Tosetto

La rosa damascena simbolo di bellezza

 E’ anche simbolo di palazzo Rosa e il fil rouge della linea cosmetica creata da Carlo Rosa, il proprietario del Palazzo, e denominata “Palazzo Rosa- Le stanze della cosmetica”

La Rosa Damascena rappresenta il sottile fil rouge che lega Palazzo Rosa e il suo proprietario, Carlo Rosa, alla linea di cosmetici da lui creata, dal titolo “Palazzo Rosa, le Stanze della Cosmetica”.
“La Rosa Damascena -spiega Carlo Rosa, fondatore di “Palazzo Rosa- Le Stanze della Cosmetica” – è una varietà molto antica di rosa. Nei bei cortili di Palazzo Rosa queste varietà di rosa sono sempre state coltivate e ricercate per la loro bellezza, tanto da essere scelte e impresse anche nello stemma di famiglia. Nel Seicento Luis de La Rose sposò Genevieve de la Puy per le sue doti di bellezza e la fanciulla fu attratta dal cinorrodo, il falso frutto della rosa, che provò a passarsi tra le mani, ricevendo un immediato sollievo. Così nacque la felice intuizione di estrarre un olio miracoloso che, nel breve arco di tempo di tre mesi lunari, la guarì dalla dermatite, donandole la bellezza del volto mai avuta. A Palazzo Rosa le rose damascene giunsero con l’Unità d’Italia e, da allora, in quelle ‘stanze della cosmetica’ era un continuo inventare di profumi, lozioni e essenze”.

“Donna Olga, mia mamma – spiega Carlo Rosa, il fondatore – aveva una rosa damascena nel roseto del suo palazzo, portata in patria dall’Egitto nell’Ottocento da Bernardino Drovetti, che vi era impegnato nella sua spedizione archeologica. È una varietà il cui fiore vanta 36 petali e presenta un odore molto delicato, ma al tempo stesso inconfondibile, costituito da quattrocento sostanze aromatiche diverse. Quando abbiamo fondato la linea di cosmetici che ha preso il nome dal nostro palazzo, Palazzo Rosa, le Stanze della Cosmetica, ci siamo ispirati alle proprietà della rosa damascena, quali quelle dell’idratazione nei confronti delle pelli secche, della capacità di donare elasticità e tonicità alla pelle (che la rendono un rassodante ideale), di essere un vasocostrittore, un rinfrescante e un antiage ideale”.

“Quando ho creato la maison Palazzo Rosa – precisa Carlo Rosa – mi sono prefissato di unire la tradizione culturale millenaria delle ‘antiche stanze’ della cosmesi con gli ultimi ritrovati delle ricerche scientifiche sulla probiotica e le biotecnologie. Per questo motivo ho desiderato creare una linea di cosmetici che rispondesse alle esigenze variegate del pubblico femminile, che ha quale priorità assoluta la salute. I nostri prodotti sono creati in Italia con materiali assolutamente italiani”.
“ La nostra azienda – precisa Carlo Rosa, fondatore della linea cosmetica insieme al socio e amico Eduardo Guarneschella – è totalmente green, usa prodotti solo di origine naturale e sostenibile, creati alla luce delle ultime ricerche scientifiche, con un’attenzione costante verso le tendenze della cosmeceutica internazionale. I nostri cosmetici sono, infatti, creati per isolare nel modo più efficace i principi attivi, in modo tale da rendere il prodotto finito efficace e funzionale al massimo”.

Tra i prodotti green di Palazzo Rosa le clienti possono trovare la linea viso e la linea corpo; all’interno della linea viso possono essere accompagnate attraverso le diverse “stanze della cosmetica” alla ricerca di prodotti di vario tipo, tutti made in Italy, quali la crema viso anti-age, un’emulsione viso antiossidante e anti invecchiamento, capace di conferire un effetto lifting immediato tale da rendere la pelle elastica e luminosa; la crema contorno occhi, quella per la protezione labbra, il trattamento pulizia viso completo. Per il corpo la scelta green potrà ricadere su prodotti bio quali la crema corpo, la crema dopobagno lenitiva idratante, lo scrub corpo e la crema mani. Alcune di queste creme sono poi abbinate in cofanetti; tutte sono contenute in eleganti confezioni, che riproducono lo stemma e la rosa di Palazzo Rosa, assolutamente adatta per la festa di San Valentino, un fiore, la rosa, da sempre simbolo del trionfo dell’amore, legata alla simbologia di Venere e Adone.

Mara Martellotta

La pista ciclabile del Sangone si rinnova

Interventi su tutti i 7 km del tracciato, la conclusione in primavera

Sono iniziati a Pasta, con la rimozione della vecchia staccionata, i lavori di manutenzione al
tracciato della pista ciclabile lungo il Sangone. Dopo oltre 15 anni di onorata carriera, infatti,
la ciclabile che corre lungo il fiume ha bisogno di essere rimessa a nuovo e in sicurezza.
L’intervento riguarderà tutti i 7 km di tracciato, avrà un costo di 160.000 € e sarà realizzato
dall’impresa Maplex di Alpignano.

Due le direttrici dell’intervento: la prima prevede che, partendo da via Piossasco, sarà
realizzato un nuovo passaggio ciclopedonale in prossimità della fontanella. In tal modo
verrà regolarizzato e messo in sicurezza il percorso attualmente sterrato e disconnesso per
garantire un accesso più comodo al bicigrill e all’area giochi.

Più consistenti, invece, i lavori, nel tratto che costeggia il quartiere Pasta. Qui, una volta
rimossa la vecchia staccionata in legno, verrà posizionata una barriera in materiale
riciclato. Verrà poi ripristinato l’asfalto laddove manca e messo in sicurezza nei tratti in cui le
radici degli alberi lo hanno scalzato. Saranno anche eliminate la recinzione e i piantoni in ferro
che delimitano l’area boscata in prossimità della Polisportiva Pasta e riqualificato l’accesso al
parco da via Aleramo con la rimozione del vecchio asfalto e la realizzazione di un percorso
ciclopedonale sino alla pista esistente.

«Sono finalmente partiti, così come previsto, i lavori di manutenzione straordinaria della nostra
ciclabile -spiega l’assessore ai Lavori pubblici Ivana Garrone – interventi che riguarderanno
tutto l’asse rivaltese, da via Piossasco sino al confine con Beinasco, che non potevano più
essere rimandati. La pista, da sempre molto frequentata anche da cicloamatori che arrivano da
fuori Rivalta, aveva infatti bisogno di consistenti opere di messa in sicurezza, dal manto
stradale alle protezioni lungo le sponde del Sangone».

«L’auspicio è che tutto sia pronto per l’arrivo della primavera» conclude ancora l’assessore.
I lavori, tempo permettendo, verranno infatti completati entro la fine del mese di aprile.

Controlli antidroga dei carabinieri, arrestati due pusher

 Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti, i carabinieri hanno arrestato 2 pusher.

In particolare a Rivoli è stato arrestato un pregiudicato del luogo nella cui abitazione, nel corso di una perquisizione domiciliare, i militari dell’Arma hanno rinvenuto e sequestrato oltre 50 grammi di marijuana e alcuni grammi di hashish, nonché materiale utilizzato per il confezionamento delle dosi.
A Torino, in corso Toscana nel quartiere Lucento, stessa sorte è toccata a un cittadino senegalese che è stato bloccato dai carabinieri della Stazione Torino Le Vallette mentre stava cedendo una dose di cocaina ad un 45enne italiano. Alla vista dei militari l’uomo ha ingoiato altre dosi di stupefacente che teneva occultate nel cavo orale. L’acquirente è stato segnalato alla Prefettura quale assuntore di droga.