Più di cent’anni fa, il 16 settembre del 1921, nasceva a Bristol, nell’Inghilterra sud-occidentale, Peter Russell, uno dei più grandi poeti del secolo scorso.
Tra i maggiori letterati inglesi della seconda metà del ventesimo secolo, grande esperto e conoscitore di Dante, candidato al Premio Nobel per la Letteratura alla fine degli anni ’90, riconosciuto dalla critica letteraria ufficiale come “ultimo dei grandi poeti moderni”, Russell – decisamente influenzato dalla poetica di Yeats e grande amico di Thomas Stearns Eliot e Ezra Pound – fu tra i primi a curare le traduzioni in inglese di Mandel’štam, Pasternak e Jorge Luis Borges. E’ a lui che è stata dedicato l’imponente volume Peter Russell Vita e Poesia, a cura di Wilma Minotti Cerini ( Edizioni Il Foglio, Piombino, 2021). Un’opera di oltre ottocento pagine, curato dalla poetessa e scrittrice nata a Milano e oggi residente a Pallanza sul lago Maggiore, che raccoglie poesie di Russell, recensioni di vari critici e poeti sull’opera del poeta inglese. Un libro molto utile per conoscere uno dei principali protagonisti della scena culturale inglese degli anni ’50 ( Russell aveva fondato a Londra la rivista Nine, alla quale collaborarono le maggiori personalità letterarie dell’epoca) che scelse poi di girare il mondo. E’ in quel periodo che Peter Russell conobbe a Firenze, frequentando il celebre Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse”, Montale, Quasimodo, Landolfi, Ungaretti, con i quali strinse un particolare sodalizio culturale e personale, tant’è che ospitò successivamente e a lungo nella sua casa londinese Salvatore Quasimodo. Dopo una serie di vicissitudini personali e un breve soggiorno a Berlino, nel 1964 si trasferì a Venezia per restare accanto a Pound fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nella città della Serenissima il 1 novembre 1972. Negli anni settanta fu poeta-residente alla Purdue University negli Stati Uniti e all’University of Vìctoria, British Columbia, in Canada. Dal 1977 al 1979 insegnò filosofia occidentale e orientale all’Accademia Imperiale di Filosofia a Teheran. Dopo l’avvento della rivoluzione khomeinista lasciò l’Iran e tornò a Venezia, dove rimase fino al 1983, per poi trasferirsi definitivamente in Toscana, al confine tra il Valdarno fiorentino e quello aretino. A Pian di Scò, in un vecchio mulino, “La Turbina”, divenuto la sua casa-biblioteca, visse e lavorò fino al gennaio del 2002 quando, poco prima di morire, donò tutto il suo patrimonio librario e documentaristico al comune toscano. Russell vantava un numero incredibile di estimatori in tutto il mondo e con molti di loro, dai più raffinati intellettuali alle persone più comuni avviò e mantenne una fitta corrispondenza, scrivendo instancabilmente, con pazienza e dedizione soprattutto negli ultimi vent’anni della sua vita confrontandosi, discutendo, suggerendo e accogliendo consigli. Soprattutto si soffermò nell’analisi del suo manifesto poetico, cifra assolutamente originale di questo intellettuale irregolare, innamorato delle sue idee su poesia, bellezza e libertà. A compendio della monumentale opera curata da Wilma Minotti Cerini va citato anche il volume Epistolari e memorie con Irwin Peter Russell (Venilia Editrice,2021) che raccoglie le corrispondenze dell’autrice con il poeta inglese, impreziosite dalle immagini e dal commento del famoso fotografo Roberto Salbitani e dal ricordo della figlia Sara Russell.
Marco Travaglini
Un linguaggio immediato, quello del fumetto, vignette e dialoghi alla portata di tutti: un medium cartaceo che attraverso “nuvolette” e didascalie azzera le differenze culturali dei lettori, un linguaggio “di massa” certo, ma anche assolutamente democratico, che attraverso la semplicità della sapienza trasforma Paperino in Dante, affinché anche i più piccoli possano iniziare ad avvicinarsi al Testo letterario per eccellenza, e, al contempo, un mondo che nella sua apparente semplicità, è anche capace di conquistare il Teatro, come si evince dalla commedia musicale di Sergio Tofano “L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi”, allestita da Antonio Latella per il Teatro Stabile di Torino.
Non si cambia location per “Diabolik alla Mole”, mostra dedicata al “Re del terrore” delle sorelle Giussani. L’evento ha celebrato con elegante anticipo i sessant’anni dell’antieroe mascherato, e con precisa puntualità l’uscita del film dei Manetti Bros, con Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Alessandro Roia. Anche in questa occasione il fumetto si compenetra con il cinema; sono anche presenti alla mostra-evento materiali inediti, risalenti alla versione cinematografica diretta da Mario Bava nel 1968 e di quella -mai realizzata- del 1965 da Seth Holt, con l’attore francese Jean Sorel. Nella sede è possibile visionare fumetti, tavole e disegni originali, nonché rarità provenienti dall’archivio della casa editrice Astorina e da collezionisti privati, il tutto confluisce nella ricreazione di un clima tetro di una metropoli del Nord Italia, a metà tra Torino e Milano, in cui è impossibile non parteggiare per l’affascinante coppia di criminali. Tocco di classe dell’esposizione: la colonna sonora del film, le musiche di Pivio & Aldo De Scalzi, che fanno da sottofondo ai disegni, alle tavole e agli oggetti di scena qui esposti.