Giovedì 4 febbraio riapre al pubblico il Castello Reale di Moncalieri. Ci sono anche gli appartamenti di Vittorio Emanuele II, Maria Letizia e Maria Clotilde tra i luoghi della cultura che, con il passaggio del Piemonte in zona gialla, tornano visitabili dopo il periodo di chiusura iniziato a novembre.
Confermate ovviamente le misure di sicurezza già adottate in precedenza. Ovvero: ingressi contingentati a gruppi guidati (massimo di 8 persone), obbligo di prenotazione on line tramite il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, rilevazione della temperatura corporea, obbligo di mascherina. Le disposizioni nazionali vigenti confermano l’obbligo di chiusura degli spazi museali nei fine settimana: il Castello di Moncalieri sarà di conseguenza visitabile ogni giovedì e venerdì dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17). Biglietto intero: 7€ Ridotto: 5€.
“Dopo oltre tre mesi, riapriamo le porte del nostro Castello – commenta il Sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna – ed è una bellissima notizia, un grande segnale di speranza. E’ fondamentale sostenere la cultura in questo momento difficile, perché sarà alla base della nostra ripartenza. E c’è grande voglia di tornare a vivere e frequentare le nostre bellezze. Ringrazio Polo Museale del Piemonte, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e Carabinieri del 1° Reggimento per il lavoro di squadra che ha garantito la riapertura”.
“Finalmente riprendono le visite alla residenza più amata da Vittorio Emanuele II, e monumento simbolo della comunità moncalierese – la notizia è accolta con soddisfazione dall’assessore alla Cultura e alle Residenze Reali Laura Pompeo – Nell’incertezza che caratterizza questa fase si tratta di un segnale molto positivo, rivolto non solo ai tanti che sono parte attiva delle proposte culturali del territorio, ma alla comunità tutta”. Insieme alle iniziative per rendere fruibile il Parco Storico del Castello, di recente acquisito al patrimonio cittadino, la riapertura degli appartamenti reali va incontro alla voglia di normalità diffusa “e all’entusiasmo del pubblico, che non è mai venuto meno – conclude Pompeo – come dimostrano gli incoraggianti dati di affluenza registrati nelle poche settimane di apertura del 2020, tra luglio e settembre”.
Ma chi era Publio Elvio Pertinace? Solo uno dei tanti imperatori romani, vissuto nel II secolo, certamente meno importante di tanti altri del glorioso impero, ma pur sempre piemontese, anche se il Piemonte non esisteva a quel tempo e soprattutto un buon politico che si occupò dell’Impero con onestà, trasparenza e tanto coraggio. Era nato nel 126 ad Alba, la mitica Alba Pompeia, che apparteneva alla Regio IX Liguria, una delle undici regioni in cui l’imperatore Augusto divise l’Italia Romana. Già militare e console, divenne funzionario di Marco Aurelio e poi governatore di Roma sotto Commodo. Fu portato sul trono imperiale dalla potente Guardia dei pretoriani e da buon piemontese, moderato e parsimonioso, mise in ordine le finanze dell’impero dissipate dal suo predecessore Commodo. Edward Gibbon, lo storico inglese del Settecento, scrive che il suo “troppo affrettato zelo nel voler riformare lo Stato corrotto” portò alla sua tragica morte nel 193 dopo appena tre mesi di regno. Dione Cassio, storico e politico romano, dà un giudizio generale del regno di Pertinace: “era formidabile in guerra e astuto in pace. Per prima cosa cercò di mettere ordine a tutto quello che in precedenza era stato confuso e irregolare e nell’amministrazione dell’impero dimostrò di avere non solo umanità e integrità d’animo ma anche di voler condurre una gestione economica e di avere la più attenta considerazione per il pubblico benessere. Non riuscì però a comprendere che le riforme non possono essere fatte in un batter d’occhio e che il restauro di un intero Stato richiede tempo e buon senso”. Dopo gli sprechi di Commodo seguì una politica di economie e risparmi, vendette le enormi proprietà del defunto imperatore e dimezzò la paga e i premi in denaro ai pretoriani. Fu presto accusato dai suoi avversari di aver indebolito l’impero e di arricchirsi in segreto. A ribellarsi furono soprattutto quei pretoriani che l’avevano scelto come nuovo imperatore. Dilagò lo scontento e si scoprì un complotto contro di lui. Pertinace vinse il primo duello ma nel marzo del 193 i pretoriani circondarono i palazzi del potere. L’imperatore di Alba morì trafitto da una lancia. In seguito fu divinizzato e in suo onore per qualche tempo furono organizzati giochi e feste in tutto l’Impero. Era troppo onesto e per questo fu odiato e ucciso: lo scrisse chiaramente Niccolò Machiavelli che definì Pertinace amante della giustizia e della pace.



