NBA E CHAMPIONS’ CAMP AL TERZO ANNO DI PROGETTO IN ITALIA
Dopo il grande successo dei primi due anni, escono le proposte per l’autunno 2023
Dopo il grande successo avuto nelle passate edizioni – la National
Basketball Association (NBA) attraverso la licenziataria esclusiva per l’Italia Sport and Fun
Holidays Srl ha comunicato le nuove date per l’NBA Player Clinic Tour che si terrà a novembre
2023. Sport and Fun Holidays srl, licenziataria anche del marchio Buffon Academy, è leader in
Italia nell’organizzazione di vacanze ed eventi sportivi rivolti a bambini e ragazzi ed è conosciuta
nel mercato dei summer e winter camp con il marchio Champions’ Camp (www.championscamp.it).
Il programma NBA si rivolge a maschi e femmine dagli 8 ai 17 anni.
Il progetto in Italia è stato lanciato a inizio 2022 e attraverso Player Clinic e Summer Camp ha
toccato città importanti come Roma, Bologna, Capo d‘Orlando, Roseto degli Abruzzi, Udine,
Cremona, Pistoia, Ancona e tante altre. Venti città in dieci Regioni italiane hanno vissuto e
respirato quello che oltreoceano viene chiamato l’NBA Way.
Dall’inizio del progetto oltre 3.000 giovani di tutta Italia hanno preso parte agli eventi targati
NBA Basketball School in Italia. Alcuni di questi, i più meritevoli, hanno avuto l’opportunità di
partire per Parigi e, in occasione dei Paris Games 2023 dello scorso gennaio, confrontarsi con
ragazzi pari età provenienti dalle altre NBA Basketball School in Europa e Medio Oriente
oltre ad essere allenati da allenatori del calibro di James Borrego, vice degli Spurs durante l’epoca
dominata da talenti come Emanuel Ginóbili e Tony Parker.
A novembre 2023 avrà luogo il prossimo Player Clinic Tour e presto saranno rese note le date per
i progetti estivi del 2024.
Le tappe del Player Clinic Tour di novembre 2023 sono:
• Novara – 8 novembre
• Milano – 9 novembre
• Torino – 10 novembre
• Genova – 12 novembre
• Piacenza – 13 novembre
• Reggio Emilia – 14 novembre
• Livorno – 15 novembre
I Player Clinic consistono in allenamenti della durata di 90’ e sono condotti da allenatori del
circuito NBA Basketball School. Grazie a loro vengono portati in Italia i valori NBA e quello che
chiamano NBA Way, ovvero una metodologia tipicamente americana di condurre le sessioni
tecniche che ha come elementi caratteristici la grande intensità, la dinamicità, il coinvolgimento e il
divertimento.
Informazioni e iscrizioni al link: www.nbabasketballschool.it
“Siamo onorati di far parte del programma NBA Basketball School”, ha dichiarato Fabrizio Corti,
Presidente e Amministratore Delegato di Sport and Fun Holidays Srl. “Con NBA condividiamo i
valori fondamentali alla base del progetto. Un grande Brand dietro al quale vi sono persone
altrettanto grandi e che hanno nella crescita dei giovani – non solamente come giocatori ma anche e
soprattutto come individui – la missione principale. Siamo davvero felici di condividere questo
progetto con le diverse società coinvolte, realtà con le quali abbiamo trovato immediatamente
affinità e sincera stima reciproca”.
Il programma della NBA Basketball School, che è stato progettato per sviluppare i giocatori e
fornire a genitori, allenatori e organizzazioni una migliore comprensione del processo di
miglioramento, è stato sviluppato dal dipartimento International Basketball Operations della NBA
in consultazione con attuali ed ex allenatori NBA, giocatori e specialisti dello sviluppo dei
giocatori. Dal 2017 sono state lanciate o annunciate NBA Basketball Schools in Argentina, Brasile,
Cina, Repubblica Dominicana, India, Italia, Kuwait, Lituania, Messico, Spagna, Emirati Arabi
Uniti, Portogallo, Grecia, Uruguay, Giordania e Svizzera.
Per maggiori informazioni sulla NBA Basketball School in Italia, visitare il sito
www.nbabasketballschool.it e Instagram (nbabasketballschool_italy).
Certo, la drammatica guerra medio orientale richiama, giustamente, l’attenzione e la preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale. Eppure, altrettanto giustamente, la cronaca italiana non può non registrare un fatto che sconvolge il mondo del calcio di casa nostra. E che suscita un sentimento di rabbia e di sconcerto. Un settore, il calcio, che come tutti sappiamo, continua ad essere una sorta di “religione civile” nel nostro paese. Un calcio che, per l’ennesima volta, è nuovamente attraversato da fatti riconducibili alle cosiddette “scommesse” che coinvolge calciatori giovanissimi, famosi e ormai celebri. Miliardari e milionari a loro insaputa dove i problemi e le ansie della vita quotidiana delle persone semplicemente non esistono perchè avvolti da una nube dorata fatta di privilegi, soldi, tanti soldi, divertimento, popolarità e spensieratezza. E lì, in quell’universo strano e singolare ma vero e reale, prosperano purtroppo vizi, deviazioni, dipendenze e a volte – forse addirittura irresponsabilmente – reati. Ed è proprio in un contesto del genere, squallido e amaro, che dobbiamo aggrapparci ai miti, ai veri miti che hanno segnato il “gioco più bello del mondo” per continuare ad amare il calcio, a credere nel gioco duro ma pulito e anche nella serietà di chi lo pratica. E, al riguardo, oggi non possiamo non ricordare la tragedia di Gigi Meroni, ala destra del Torino, l’ultimo calciatore ‘beat’ del nostro paese che concluse la sua vita in una fredda sera a Torino, travolto da un’auto mentre attraversava l’ormai celebre Corso Re Umberto in compagnia di un suo amico e calciatore, Fabrizio Poletti. Era il 15 ottobre 1967, il Torino aveva vinto contro la Sampdoria per 4 a 2 e la domenica successiva c’era il derby con la Juventus. E Meroni, nella sua ultima partita al Comunale, era stato – come quasi sempre gli capitava – magistrale nel condurre la gara. Certo, era un altro calcio. Dove gli attori in prima linea, appunto i calciatori, erano persone che parlavano con i tifosi, che conducevano una vita ancora sostanzialmente normale – anche se già agiata -, e dove la maglia era vissuta come una sorta di identità e di appartenenza ad una comunità. E Meroni, e non solo per la tragedia che ha interrotto la sua vita e il suo straordinario ed unico talento, è stato e resta un mito per intere generazioni. Per il mondo “granata” innanzitutto, ma direi per tutto il calcio italiano. La “farfalla granata”, come lo definì in un memorabile libro Nando Della Chiesa, ha calcato i campi di tutta Italia con una leggerezza inimitabile accompagnata da un calcio poetico, fatto di creatività e spettacolo, estro e profondo rispetto dell’avversario. Era già un calcio che coinvolgeva profondamente i sentimenti popolari e divideva le tifoserie ma c’era un elemento che caratterizzava quei grandi campioni, alcuni dei quali sono diventati miti e non solo per i propri beniamini. E cioè, erano sì calciatori anche molto giovani ma soprattutto erano uomini che vivevano la loro professione con serietà e con responsabilità. Per questo erano dei punti di riferimento per la loro comunità sportiva innanzitutto ma per la stessa città in cui vivevano e giocavano. E Gigi Meroni resta tuttora, nell’immaginario collettivo, come quel calciatore con i capelli lunghi, con i calzettoni abbassati, che viveva in una mansarda in Piazza Vittorio a Torino con una compagna, che amava dipingere, che aiutava silenziosamente i poveri del tempo e che infiammava ogni 7 giorni i propri tifosi e incantava gli avversari. E gli amanti del calcio continuano a guardare a quei miti per rinverdire l’attaccamento a questo sport che, seppur ammaccato e profondamente inquinato, continua a suscitare le emozioni e la felicità di milioni di persone, di tutte le età e di tutti i ceti sociali.