SPETTACOLI- Pagina 92

Il Museo Nazionale del Cinema mette la scuola in prima fila

In occasione della 40° edizione del Torino Film Festival, il Museo Nazionale del Cinema presenta l’avvio del progetto LA SCUOLA IN PRIMA FILA invitando le scuole a partecipare gratuitamente al Festival da lunedì 28 novembre a venerdì 2 dicembre.

Il programma La Scuola in Prima Fila-TFF è l’occasione per offrire agli studenti la possibilità di vivere il Festival da protagonisti, di conoscere le diverse fasi e mestieri della filiera cinematografica (produttori, registi, attori) attraverso proiezioni di film in sala, incontri  e momenti di incontro con i professionisti del settore, anche in un’ottica di orientamento professionale e di sguardo attento all’innovazione tecnologica e alle nuove produzioni di cinema VR.

 

Cinema Greenwich – Via Po 30, Torino

Museo Nazionale del Cinema – Mole Antonelliana – Via Montebello 20, Torino

Aula Magna-Itis AVOGADRO– Corso San Maurizio 8, Torino

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA – ENTRO MARTEDI’ 22 NOVEMBRE – PARTECIPAZIONE GRATUITA

Per accedere alle proiezioni e incontri gratuitamente compilare l’apposita scheda di pre-iscrizione. La conferma di partecipazione sarà comunicata tramite e-mail

“Le mille e una Bruna” Sul palco del “Gobetti” a San Mauro Alessandro Riccio

Fra i più noti e amati trasformisti italiani

Venerdì 18 novembre, ore 21

San Mauro Tor.se (Torino)

Fiorentino di nascita, classe ’72, in Toscana (ma non solo) è una vera star. Attore comico, trasformista eclettico e instancabile – nonché autore, regista ed attore di molti dei suoi spettacoli – Alessandro Riccio arriva in Piemonte, dove venerdì 18 novembre (ore 21) al “Teatro Gobetti” di San Mauro Tor.se, in via Martiri della Libertà 17, porta in scena “Le mille e una Bruna”, accompagnato dal fedele Alberto Becucci, con cui condivide la scrittura, la regia e la presenza scenica. Lo spettacolo nasce dopo “Bruna e la notte”, che dal 2014 ha inanellato una serie infinita di repliche e sold out. Per rispondere alle continue richieste di chi voleva saperne di più su questa “donna inusuale, scorbutica e fragile”, su cosa pensa, su dove abita, su come conduce la propria esistenza, ecco arrivare l’idea di un “secondo capitolo” della sua storia, con la produzione di “Tedavì 98”, casa di produzione fondata dallo stesso Riccio nel 1998..

Ecco dunque la nuova proposta – seguito de “Le mille e una Bruna”, una “commedia lirica e sboccata, amara e leggera”, per continuare a far vivere quello che è ormai un personaggio ben conosciuto dal pubblico, e perennemente con la sigaretta in bocca. Personaggio interpretato da Riccio, un artista unico nel panorama fiorentino, che molto ha da dire anche sul piano nazionale e che propone nuove canzoni e nuove poesie consolidando la coppia comica che forma con Alberto Becucci. Quest’ultimo è invece Franchino, silenzioso e timido, perennemente ridicolizzato dall’apparentemente spavalda Bruna che ama apostrofarlo con il nomignolo di “pissero”, che proprio un complimento non é nel dialetto toscano.


Le luci della ribalta si riaccenderanno così su Bruna, che molti hanno paragonato ad Alda Merini, e Franchino: lei è l’anziana cantante dal passato turbolento e lui il suo timido e riservato pianista. Un impresario è interessato alla Signora di San Frediano, vuole scritturarla, ma … riuscirà la debordante Bruna a contenere la sua vitalità esplosiva e non spaventarlo troppo? E sarà vero che un tempo calcava, da vera diva, gli scintillanti palchi della Versilia, e che usciva con Domenico Modugno e cantava con Aretha Franklin?  Sul palco un viaggio nella turbinosa vita di una donna che incarna lo spirito popolare tra barzellette e versi immortali, piena di semplicità e saggezza ma soprattutto di musica eterna che cavalca gli anni, dai Platters a Gabriella Ferri.

 “Bruna – racconta lo stesso Riccio – è un coacervo di dettagli di persone che ho conosciuto, da mia nonna a Carlo Monni(famoso attore toscano, il “Vitellozzo” in “Non ci resta che piangere”, al fianco di Roberto Benigni e Massimo Troisi). È una fiorentina vera, volgare, spesso grezza nelle sue manifestazioni più delicate. Ha quella tendenza a bubare e la genuinità caustica che era caratteristica di Monicelli e che è nel DNA della fiorentinità. E tuttavia c’è un’ambivalenza in lei, perché è in fondo anche dolce, intelligente, lucidissima quando meno ce lo aspetteremmo, e per questo stupisce sempre, in una spiazzante alternanza di registri”.

Per info: www.cinemateatrogobetti.it. Possibilità di prenotazione via Whatsapp al: 392/6405385

g.m.

Nelle foto: Alessandro Riccio e Alberto Becucci in alcune immagini di scena

 

“Sono seduto qui a far riposare le mie ossa e questa solitudine non mi abbandonerà”

MUSIC TALES. LA RUBRICA MUSICALE

Sono seduto qui a far riposare le mie ossa

e questa solitudine non mi abbandonerà

ho viaggiato per duemila miglia

solo per fare di questo molo la mia casa, ora”

Nell’agosto del 1967, Otis Redding è in tour con i Bar Kays negli Stati Uniti.

Un giorno mentre si trova sulla casa galleggiante del suo amico Earl Speedo Sims, ormeggiata a Sausalito, in California, scrive il primo verso di una nuova canzone: Dock of the bay (che personalmente amo profondamente n.d.r.).

Otis ha appena lasciato il segno con una performance memorabile al festival di Monterey, in cui ha chiuso la seconda serata esibendosi accompagnato dai Booker T & The Mg’s dopo i Jefferson Airplane.

Nasce nel 1941 a Dawson in Georgia; lascia la scuola a 15 anni per dedicarsi alla musica.

Nel 1967 ascolta “stg. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles e decide di cambiaree completamente il suo stile. Vuole continuare a conq uistare il pubblico bianco ed abbandonare un po’ e radici dl soul.

Il 22 novembre 1967 entra negli studi della Stax a Memphisinsieme al suo chitarrista e registra il pezzo The dock of the bay. Torna l’8 dicembre per completarlo ma non ha ancora terminato il testo.

Mentre la canzone sfuma registra un fischio con l’intenzione di tornare in studio e cantare l’ultima strofa.

Non ci tornerà mai più e quel fischio rimarrà nella storia della musica.

Il 9 dicembre di quell’anno sono a Cleveland dove partecipano ad una trasmissione televisiva ed il giorno dopo dovranno essere altrove. Le condizioni atmosferiche non sono affatto buone e, lui ed altri due membri della band, viaggiano con un aereo di linea poiché sul Beeccraft non ci sono posti. Alle tre e mezza del pomeriggio, il pilota chiede di atterrare all’aeroporto di Madison, ma qualcosa va storto e l’aereo perde quota e precipita nel lago Monona.

Uno schianto terribile che interrompe la carriera di una delle stelle più brillanti della black music e della sua straordinaria band.

L’unico superstite è Ben Cauley e l’unica cosa che ricorda è di essersi trovato al largo e non aver creduto di essere vivo.

Nessuna casa dovrebbe essere senza vista sul mare. Ogni casa dovrebbe appartenere al vento e alle onde. Il mare e la casa dovrebbero vivere insieme per sempre, come due fanciulli che si siedono uno di fronte all’altro e si confidano i loro segreti.”

Aspetto di sapere come è stato questo ascolto!

https://www.youtube.com/watch?v=mHYTA9Rupso&ab_channel=MarcBroussard

CHIARA DE CARLO

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

I concerti del Politecnico, Scienza e Creatività 

2022 PROGRAMMA 2023
XXXI edizione 
I CONCERTI DEL POLITECNICO
POLINCONTRI MUSICA  
   
 POLITECNICO DI TORINO   
Aula Magna “Giovanni Agnelli”
corso Duca degli Abruzzi 24  
inizio concerti ore 18,00    

Prende il via, anche nella stagione 2022/23, la consueta programmazione del ciclo Scienza e Creatività in collaborazione con Rivolimusica, Scene dal vivo, Istituto Musicale Città di Rivoli. Protagoniste due eccellenze nei relativi ambiti: Vittorio Marchis e Alan Brunetta.
Dal fortepiano, al cembalo scrivano, fino alla consolle di un PC, la testiera è stata la protagonista di una vita ‘digitale’, non nel senso quale oggi intendiamo, ma letteralmente ‘attivata con le dita’. Sia i tasti di un pianoforte, sia le pelli di un tamburo, sia i contatti di uno smartphone, agiscono sotto l’azione ON/OFF di comandi a cui le macchine rispondono… mettendoci tutta la loro fantasia. E noi godiamo delle opere degli scrittori, come delle armonie dei ‘musicanti’.
La storia delle tastiere amalgamata con i suoni emessi dagli strumenti a percussione, qui armonizzata nel dialogo tra Vittorio Marchis, storico dell’Ingegneria dal Politecnico di Torino, e Alan Brunetta, compositore, percussionista e polistrumentista, rivive dal vivo sul palcoscenico del Politecnico di Torino.

Mercoledì 16 novembre 2022       Klavier Evo(lution)

Le tastiere:  dall’analogico al digitale e viceversa

Vittorio Marchis  relatore
Alan Brunetta  
percussioni e tastiere

per il ciclo Scienza e Creatività 

in coproduzione con l’Istituto Musicale Città di Rivoli 

Vittorio Marchis
Storico dell’Ingegneria e professore ordinario di Storia della Scienza e delle Tecniche presso il Politecnico di Torino. Ha svolto la sua attività nel campo della ricerca storica della Tecnica, introducendo l’insegnamento di Storia dell’Ingegneria presso il Politecnico di Torino, di cui ha sempre curato anche la docenza. Successivamente ha fondato il MAP, il Museo Virtuale del Politecnico di Torino. Accanto all’attività accademica, ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche (ad esempio su Rai Radio3) in qualità di storico e divulgatore della storia della tecnologia. Uno dei suoi libri più recenti, 150 anni di invenzioni italiane, propone l’uso dei brevetti come strumento di indagine storiografica. Oltre ai contributi scritti, Marchis ha inscenato diverse ‘autopsie’ di oggetti tecnologici, utilizzando tecniche narrative ispirate dal teatro e dalla sua esperienza di conduttore radiofonico.

 

 

Alan Brunetta
Compositore, batterista e percussionista ma non solo, Alan Brunetta studia all’Accademia di Musica Moderna e al Conservatorio di Torino. Musicista poliedrico con interessi che vanno oltre la musica, ma che affondano nel teatro, nella didattica e nel cinema.
Dal 2005 collabora con Supershock alla sonorizzazione di capolavori cinematografici quali NosferatuMetropolis e Der Golem. Nel 2008 fonda con Umberto Poli la compagnia teatrale-musicale Euthymia, volta alla realizzazione di ‘opere rock’ fondate sulla compenetrazione di letteratura, teatro e musica. Nel 2009 Brunetta fonda Lastanzadigreta, progetto nel quale chitarra elettrica e acustica si fondono con marinba, mandolino, didjeridoo e strumenti non convenzionali quali giocattoli e bidoni per creare un sound unico. Con Lastanzadigreta pubblica due EP autoprodotti. 

 “Blackrockstar” Rivelino Rigters incontra Gionathan: musica cristiana alla Gospel House

Sabato 19 novembre, ore 21.

La stella della musica cristiana olandese, “Blackrockstar” Rivelino Rigters, incontra Gionathan, uno dei più stimati interpreti della musica cristiana contemporanea italiana: nasce un duo di grande talento che farà tappa SABATO 19 NOVEMBRE, alle 21, alla Gospel House di Venaria Reale, in via Druento 274, a pochi metri dalla sede della Juventus della Continassa.

Un intrigante mix di sonorità moderne in bilico tra soul, funk e hiphop.

Prenotazione e ingresso sono gratuiti, le consumazioni facoltative: info e prenotazione al 3518270144.

I cancelli aprono alle 20.

Si segnala, inoltre, il 16 novembre il concerto al carcere Vallette di Torino. Una iniziativa coerente con le attività benefiche svolte nei loro paesi dall’interprete olandese e dal cantautore italiano. Venerdì 18 novembre, invece, il duo si esibisce in Svizzera, alle 20.15, al Centro Rehoboth di Rivera.

Sito Blackrockstar: https://blackrockstar.com/

Sito Gionathan: Gionathan – Official website

Sito Gospel House: https://www.gospelhouse.it/

Daniele Silvestri torna dal vivo al teatro Colosseo

Venerdì 18 novembre ore 21

Teatri 2022
sold out

Daniele Silvestri torna dal vivo con tanta musica inedita ‘in lavorazione’. Fedele all’originalità che contraddistingue ogni suo progetto,  in attesa dell’uscita del prossimo album ha deciso di non lasciare a casa il disco in lavorazione ma di portarlo in scena, costruendolo sul palco insieme al pubblico. “Non solo eseguiremo dei brani inediti – annuncia l’artista sui social – ma li scriveremo, riscriveremo, cambieremo e improvviseremo in ogni singola data sotto gli occhi di tutti quelli che verranno a vederci. Spettatori inevitabilmente partecipi – volenti o nolenti – di questa parte sperimentale e creativa dello spettacolo. Il resto…il modo e la forma…i contenuti stessi.. li lascio per ora alla vostra immaginazione”. Così, in maniera del tutto eccezionale, l’artista porta sul palco il suo processo creativo, collettivizzandolo e condividendolo con il suo pubblico, che diventa spettatore non solo di un concerto ma proprio della costruzione di nuova musica.

Per non dimenticare padre Dall’Oglio. Il Film: The conference of the birds

Il Centro Federico Peirone, il Torino Film Festival e l’Associazione Amici di Deir Mar Musa presentano

Anteprima del Torino Film Festival, martedì 22 novembre ore 20,30, sala 3 cinema Massimo, Torino

Intervengono : il regista Shahab Kermani, Sr Friederike, monaca della comunità di Deir Mar Musa, Immacolata Dall’Oglio, sorella di padre Dall’Oglio

Dietro la storia raccontata dal Film si staglia la figura di padre Paolo Dall’Oglio, il religioso italiano , scomparso a Raqqa in Siria il 29 luglio 2013, che fondò nei primi anni Novanta la comunità di Al- Khalil , più nota col nome di Deir Mar Musa,  il monastero Incastonato tra le montagne deserte del Qalamun, in Siria, da lui restaurato. Un magnifico “nido d’Aquila” sulla piana arida di Nebek. Una comunità fondata da padre Dall’Oglio nell’orizzonte particolare di vivere l’armonia islamo-cristiana.

Il film

Durante la guerra civile siriana, alcuni monaci e monache della comunità siro-cattolica di Al-Khalil  in fuga dal convento  Deir Mar Musa in Siria hanno trovato una nuova casa nel loro monastero “fratello”  di Deir Mar Maryiam nella città di Sulaymaniyah, nel Kurdistan irakeno.

Qui hanno accolto molte famiglie in fuga dall’Isis che aveva occupato la piana di Ninive , abitata da molte famiglie cristiane.  Come uno dei diversi programmi ospitati dalla comunità, i partecipanti mettono in scena un’opera teatrale sulle basi del poema “La conferenza degli uccelli” del mistico islamico Farid ud Din Attar ( XII secolo) , intrecciando le allegorie del poema con le proprie esperienze personali. È l’estate 2017. L’ISIS è in ritiro . Sono gli ultimi giorni in comunità per questo popolo di origini e credenze diverse, che condivide la vita quotidiana nel piccolo roseto. Il film ci presenta la vita quotidiana nel monastero intrecciata con la preparazione dell’opera teatrale.

Il titolo è tratto direttamente dal Corano , 27:16 , dove si dice che Sulayman ( Salomone ) e Dāwūd ( Davide ) abbiano imparato la lingua, o il linguaggio, degli uccelli ( manṭiq al-ṭayr). Nel poema, gli uccelli del mondo si riuniscono per decidere chi sarà il loro sovrano, poiché non ne hanno. L’ upupa , la più saggia di tutte, suggerisce di trovare il leggendario Simorgh . L’upupa guida gli uccelli, ognuno dei quali rappresenta una colpa umana che impedisce al genere umano di raggiungere l’illuminazione.

Prima del film viene trasmesso un videoclip dello stesso regista sulla protesta delle donne iraniane.

Costo del biglietto 6 Euro

( il film è sottotitolato in Italiano)

Il settimo giorno lui si riposò, io no 

Venerdì 18 novembre, ore 21

Teatro Concordia, Venaria Reale (TO)

Le parole argute e ricche di humour di Enrica Tesio e le musiche eseguite dal vivo da Andrea Mirò

 

 

“Il settimo giorno lui si riposò, io no” non è soltanto uno spettacolo: è una seduta di autoaiuto, un monologo sulla vita di una donna come tante, ma con occhiaie uniche nel suo genere!

Siamo tutti vittime di una stanchezza pressoché cronica. O crediamo di esserlo. Non molti anni fa perfino il Papa decise di mollare, perché troppo stanco. Nessuno di noi, invece, può dimettersi dalle proprie quotidiane stanchezze. È il punto di partenza dell’esplorazione che Enrica Tesio, blogger e autrice, compie in “Tutta la stanchezza del mondo” (Bompiani, 2022), ironico diario privato di fatiche collettive: la fatica delle madri, quella da social, la stanchezza della burocrazia, del diventare adulti, perfino la stanchezza della bellezza. Dalla pagina al palcoscenico il salto è breve, e obbligato. Perché noi siamo il popolo del multitasking che diventa “multistanching”. Siamo quelli che scorrono le pagine dei social per misurare le vite degli altri, quelli che riempiono di impegni i figli per paura di non stimolarli abbastanza, quelli che la sera si portano il computer in camera da letto per guardare una serie e intanto rispondere all’ultima mail. Quelli che, per riposarsi, si devono concentrare.

A fare da contrappunto alle parole argute e piene di humour di Enrica Tesio sono le musiche eseguite dal vivo da Andrea Mirò: una selezione di musiche originali e brani di grandi autori in cui la visione slow della vita si interseca, e si contrappone, alla frenesia dei tempi moderni esprimendo una prospettiva totalmente diversa, avulsa, distante e, probabilmente, salvifica. Da Rino Gaetano a Giorgio Gaber, da Enzo Del Re a Niccolò Fabi, fino a Lucio Dalla passando attraverso i brani della stessa cantautrice astigiana: una trama fatta di sonorità raffinate e suggestioni poetiche per celebrare, in musica, un elogio alla lentezza.

Il racconto, a due voci, di due donne straordinariamente talentuose per uno spaccato, attualissimo e incredibilmente ironico, del nostro tempo.

I Marcido, come divertire con il testo delle nostre lacrime giovanili

Sino a domenica 20, “David Copperfield”, nella sala di corso Brescia

 

Berrettino scuro in testa, maglietta azzurra e tuta blu, sulla pettorina ci sta scritto “Marcido at work”. Sette attori per un lavoro di preparazione lungo tre mesi, forse ancora in divenire, instancabile, duro, faticoso, a riempire il minuscolo palcoscenico e la sala da 50 posti di questa loro scatola teatrale che è il Marcidofilm! di corso Brescia. Il work per questa occasione ha il lungo titolo di “David Copperfield sketch comedy, un carosello dickensiano” (repliche sino a domenica 20, già gli esauriti, una immancabile lista d’attesa, una bella immagine di festa del teatro), all’origine un romanzo di crescita molto “larmoyant”, da tutti conosciuto e frequentato, dell’Inghilterra del XIX secolo, di lavoro e di trame più o meno nell’ombra, di sentimenti grandiosi e di soprusi, di affetti e di intrighi, di lotta eterna tra Bene e Male, una “giostra sentimentale” che ha tutti gli ingredienti per poter anche essere tolta dal proprio perno. Un romanzo, “anzi un romanzone”, che sta nella memoria delle pagine scritte e nello sceneggiato di Anton Giulio Majano, metà dei Sessanta, coppia giovanil/cresciuta divisa tra Chevalier e Giannini. Ovvero la domenica sera si preparavano i fazzoletti. Oggi, a distanza di sessant’anni più o meno, va messo nelle mani giuste a rivoltare il guanto di velluto come più si conviene. Oggi, quell’affondo di grottesco sembra essere quasi d’obbligo.

Un titolo che ribolliva nella mente di vulcano dell’Isi – al secolo Marco Isidori, colonna e anima instancabile della compagnia. Poi si sa, il lockdown, la pandemia con i suoi rimandi, l’impegno non indifferente, si è arrivati ad oggi, per una “riscrittura e adattamento drammaturgico”. Dell’Isi, appunto. Che con aria di sberleffo ti squinterna le pagine, che prende a smontare e rimontare con tutto il divertimento e l’ironia che gli sono possibili, e da gran tempo riconosciuti, la vicenda cardine e le tante sottovicende, dando nello stesso tempo gran spessore  – e compiutezza – a quelli che vengono qui definiti sketch e che darebbero l’idea di uno svolgimento e di una vita fine a se stessi, ma che al contrario, come in una interminabile catena, si susseguono e si vitalizzano l’uno con l’altro, in maniera dinamica, schietta, vorticosa, sempre tremendamente graffiante sulla famiglia, sulla società, sull’epoca. Della parte sonora della compagnia ormai si conoscono tutti i pregi, le voci degli attori si alzano, si curvano, si flettono, si frammentano, s’allungano sempre con grande padronanza, in un concerto ben orchestrato. Quel che più colpisce nel corso della serata è il meccanismo dell’intero spettacolo, il suo perfetto amalgamarsi tra racconto e messa in scena, è lo stretto avvicendarsi di episodio su episodio, costruendo una comicità che senza freni e senza fatica prende il posto della drammaticità che conoscevamo. Tutti e sette gli attori danno vita a un carosello vivace e multiforme, entrando e uscendo non soltanto dalle situazioni ma da un personaggio per entrare in un altro – tutto incalza, tutto preme, tutto reclama esistenza e spazio -, con quei salti mortali che raramente si vedono in palcoscenico, in tempi tanto stretti da togliere il respiro.

Paolo Oricco è il protagonista ma è pure capace un istante dopo a calarsi nelle untuosità e nelle ipocrisie di Uriah Heep, grifagno, mellifluo quanto “scarafaggio immondo”, ma pure in tanto altro, Maria Luisa Abate è zie è governanti è madre di Heep con tanto di birignao che non guasta, Isidori amabilmente tromboneggia come mister Spenlow e come il perenne indebitato che è Micawber, i più giovani Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, Alessio Arbustini e Vincenzo Quarta si dividono gli altri molti personaggi della storia. Nota non certo ultima dell’immancabile successo del lavoro comune dei Marcido Marcidoris è la scenografia per molti versi “circense” e le sagome inventate da Daniela Dal Cin, novantadue per l’esattezza, prove tratti schizzi colori facce espressioni particolari abiti a rendere appieno l’affresco creato da Dickens, visi e quant’altro posti su supporti verticali ai lati dello spazio scenico, afferrati di volta in volta secondo schemi ben precisi, in un unico vorticare, fatti entrare all’interno quasi come creature vive che reclamano tutta la loro giusta importanza. Sino al finale, dove c’è l’ultimo “divertissement” di far esplodere Aznavour con il suo “Istrione”.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini dello spettacolo, Paolo Oricco; Valentina Battistone e Paolo Oricco; Valentina Battistone, Alessio Arbustini e Paolo Oricco

Rock Jazz e dintorni: Steve Hackett e Daniele Silvestri

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Jazz Club i classici della tradizione americana interpretati da Matteo Salvatori. Al teatro Colosseo per il cinquantenario di “Foxtrot” album leggendario dei Genesis, viene celebrato dal suo storico chitarrista Steve Hackett.

Mercoledì. Al Jazz Club si esibisce il duo femminile Marakee. Al Concordia di Venaria suonano i Verdena. Al Blah Blah sono di scena gli Ironwill. Al Teatro Colosseo suona la PFM.

Giovedì. Allo Ziggy si esibisce Davide Di Rosolini. All’Hiroshima Mon Amour è di scena NicoVascellari con i Ninos Du Brasil. Al Maffei si esibiscono Marco Gervino e Simone Farò.

Venerdì. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo. Al Teatro Colosseo arriva Daniele Silvestri. Al Folk Club il polistrumentista Mihàly Borbèly si esibisce con il Polygon Trio. All’Hiroshima suonano i Modena City Ramblers. All’Askatasuna sono di scena gli Assalti Frontali. Al Magazzino sul Po si esibisce Niccolò Cruciani. Al Blah Blah suona Martin Craig & The Black City. Al Bunker sono di scena Pretesto , Mad Beat e Arsenico. Allo Ziggy si esibiscono Noktva e Dalila  Kayros.

Sabato. Al Kubo di Leinì trap con i Kassimi, Cancun, Yunes La Grinta e Drefgold. Al Magazzino sul Po è di scena la cantante Lydiya Koycheva con la Balkan Orchestra. Al Cap 10100 si esibiscono i Savana Funk. Allo Ziggy suonano gli Infall. Al Folk Club flamenco con la voce di Mercedes  Cortès, il chitarrista Jordi Flores e la ballerina Fuensanta “La Moneta”. Al Blah Blah suonano gli Space Paranoids con gli Urban Cairo.

Domenica. Al Jazz Club si esibisce la cantautrice Maria Messina. Al Magazzino sul Po è di scena Whitney K con gli Heart Of Snake. Al Blah Blah suona il gruppo punk Snuff.

Pier Luigi Fuggetta