Ai nastri di partenza la 28esima edizione del Festival CinemAmbiente, diretto da Lia Furxhi, che si svolge dal 5 al 10 giugno a Torino, e online sulla piattaforma Open DDB, con una selezione dei titoli in cartellone visibili in replica fino al 21 giugno sul sito www.festivalcinemambiente.it. Si tratta della più importante rassegna italiana dedicata alla cinematografia ambientale, organizzata dal Museo Nazionale del Cinema, con sede al Cinema Massimo. L’edizione 2025 presenta 77 film in arrivo da 26 Paesi e in rappresentanza di 5 continenti. I film proposti sono suddivisi nella consueta spartizione del Concorso Documentari, Concorso Cortometraggi, Made in Italy e Panorama. Approfondiscono sia temi da tempo al centro del dibattito ambientale, quali cambiamenti climatici, l’antropizzazione del pianeta, la perdita di biodiversità, lo sfruttamento delle risorse naturali , il pericolo delle pandemie, sia temi emergenti o tornati alla ribalta, come l’energia nucleare, la conquista spaziale, data la prevista inabitabilità del nostro e l’ecocidio come strumento bellico. Novità di quest’anno la Sezione Panorama si divide in tre focus tematici: gli immaginari ecodistopici, il rapporto tra ambiente e guerra e la reintroduzione della fauna selvatica.
L’inaugurazione della 28esima edizione coincide con la Giornata Mondiale dell’Ambiente e, ad aprire il Festival, sarà la proiezione del film muto “Wonders of the Sea”, alle 20.30, sala 1, musicato dal vivo dai Perturbazione. La serata vuole porre attenzione all’importanza dei temi al centro della conferenza ONU sugli oceani, in svolgimento concomitante a Nizza. Diretto nel 1922 da J. WIilliamson, regista, fotografo e ingegnere britannico, il film è stato recentemente restaurato da Cinémathèque Française, ed è uno dei primi film della storia del cinema a contenere riprese subacquee dal vero. I Perturbazione sono una band piemontese che della sottrazione del testo ha fatto la propria cifra stilistica, in quanto mette il loro suggestivo mondo sonoro a disposizione della narrazione per immagini. La proiezione sarà introdotta da Thierry Lucas, Senior Programme Officer di UNEP, e Francesca Santoro, online, Senior Programm officer di UNESCO – IOC, Partner del progetto “Sea Beyiond” del Gruppo Prada.
Nello stesso giorno, alle 9.30, al cinema Massimo, si è tenuta la premiazione CinemAmbiente Junior, la selezione competitiva che si rivolge alle scuole di ogni ordine e grado, giunto alla sua sesta edizione. Nel corso della premiazione è stato assegnato il premio speciale Scuola Park di Achab Group a tre delle produzioni finaliste. Sono stati anche premiati i finalisti della seconda edizione del concorso fotografico Scatti Sostenibili 2025, dedicato al fondatore del Festival Gaetano Capizzi, dell’IIS Amedeo Avogadro di Torino. Nel pomeriggio, in sala 3, il Festival ospiterà la relazione annuale sull’ambiente, pubblicata da ARPA e Regione Piemonte. La 28esima edizione presenta con l’Università degli Studi di Torino due installazioni intitolate “Food Jam Session” e “Traspirazioni sonore”, prodotte da UniVerso, ideate da Vincenzo Guarnieri e presenti fino al 15 giugno all’Orto Botanico.
Venerdi 6 giugno, alle ore 10, presso il Circolo dei Lettori si svolgerà il panel “Distopie ambientali nell’audiovisivo contemporaneo”, della Sezione Panorama, che esplora le sfide ambientali attraverso immaginari distopici nel cinema ambientale contemporaneo. Al panel intervengono la regista Jessica Woodworth, Bruno Surace del Dipartimento degli Studi Umanistici dell’Università di Torino e Mattia Galli, Phd student all’Università Cattolica del Sacro Cuore. In serata, alle 22, al cinema Massimo, la regista Woodworth presenterà il suo film “La quinta stagione”, opera intensa e simbolica sulle conseguenze del cambiamento climatico in un villaggio delle Ardenne. A completare il programma, sabato 7 giugno, alle 21.30, il regista Marten Persiel condurrà gli spettatori nell’anno 2054 con “Everything will change”. Protagonista di CinemAmbiente anche il Museo Regionale di Scienze Naturali, dove alle 18 si terrà il panel “Reintroduzione delle specie selvatiche – successi e sfide della conservazione”, dedicato alla difficile coesistenza tra uomo e specie selvatiche in zone particolarmente antropizzate. Interverranno Luca Rossi, professore ordinario di Scienze Veterinarie, Samer Angelone, regista e biologo, fondatore della Swiss Science Film Academy e Elisa Ramassa, funzionario di vigilanza dell’ente di gestione dell’area protetta delle Alpi Cozie. Seguiranno la proiezione di “The Shepherd and Bear” di Max Keegan, che racconta di una comunità montana divisa e del rapporto tra esseri umani e predatori. Il giorno successivo verrà proiettata una storia a più voci sul ruolo del lupo sulle nostre montagne, dal titolo “Lupi nostri. In un paesaggio di paura e amore”, un film di Samer Angelone.
Un evento speciale avverrà in una locazione inedita e inaspettata – Il mondo di sotto, la Cabina primaria Arbarello di Iren – Die! Goldstein presenterà con una doppia esibizione alle ore 21 e alle 22.30 la live cinema performance “Drowned Paradise”; egli è un artista multimediale noto per i suoi lavori che uniscono musica elettronica e video manipolati in tempo reale. Ha creato un paesaggio sonoro ipnotico e totalizzante, offrendo un ‘esperienza sensoriale che unisce alla musica una riflessione critica sul presente che viviamo e sul futuro che stiamo costruendo.
Nella sala 1 si avvia la Sezione Made in Italy e , alle 19.30, il Concorso Documentari internazionali. Nella sala 3, a partire dalle 16.30, si inaugura il concorso Cortometraggi, alle ore 18 una proiezione per Made in Italy e, alle 22, per Panorama, verrà proiettata “La quinta stagione” di Jessica Woodworth e Peter Brosens, introdotta dalla regista, che concluderà le proiezioni di giornata in sala 3.
Mara Martellotta
Andrés Orozco-Estrada, direttore principale dell’OSN RAI, inaugurerà la stagione 2025-2026 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con la Terza Sinfonia di Mahler. Per questa nuova stagione sono previsti i ritorni di Kirill Petrenko, del Direttore emerito Fabio Luisi, di Robert Treviño e Ottavio Dantone. Sul podio si alterneranno bacchette di prestigio come quelle di Juraj Valchua, Michele Mariotti, Alpesh Chauhan e Hannu Lintu. Tra i giovani direttori al debutto sul podio Rai figurano Diego Ceretta, Nicolò Umberto Foron e Emmanuel Tjeknavorian.
La stagione, che si sviluppa da ottobre a giugno prossimi, con ventidue concerti in doppia serata all’Auditorium Toscanini di Torino, inaugurerà il 9 e 10 ottobre con la Terza di Mahler affidata al direttore Andrés Orozco-Estrada. Un’imponente pagina del repertorio sinfonico del primo Novecento concepita dallo stesso Mahler come una cosmogonia in musica, celebrativa della natura e dell’innalzamento della dimensione umana a quella spirituale.
Il concerto del 9 ottobre è proposto da Rai Cultura in diretta in prima serata su Rai 5 oltre cge su Radio 3. Il direttore principale dell’OSN Rai sarà sul palco in altre cinque occasioni: a fine ottobre dirigerà la Sinfonia n. 9 di Sostakovic, affiancandola a due pagine di Ravel. A gennaio proporrà brani di Berlioz e Respighi oltre al Concerto n.1 per violoncello e orchestra di Camille Saint-Saens. A febbraio sarà la volta della Sinfonia n. 1 di Brahms e del Concerto K 467 di Mozart. Ad aprile interpreterà la Sinfonia n. 2 di Rachmaninov e il concerto in mi minore per violoncello e orchestra di Elgar. A maggio, infine, dirigerà la prima assoluta di ‘Cratere’ di Leonardo Marino e il Concerto K 482 di Mozart.
Atteso ritorno per Kirill Petrenko, che, per il suo ottavo Concerto con l’OSN Rai in programma Il 15 e 16 ottobre, propone la Sinfonia n. 2 di Beethoven, affiancandola alle Danze lachiane e alla Suite dal Mandarino Meraviglioso di Bartok.
Il direttore emerito Fabio Luisi salirà sul palco il 4 e 5 marzo proponendo il concerto in mi minore per violino e orchestra di Mendelssohn. Il 4e 5 giugno dirigerà l’ultimo concerto del cartellone interamente dedicato a Brahms.
Molto atteso anche il ritorno di Robert Treviño che, impegnato in quattro concerti tra dicembre e maggio, proporrà repertori di Bruckner, Brahms e Adams.
Tre i concerti in stagione per un’altra storico direttore, Ottavio Dantone, a cui è affidato il concerto di Natale del 23 dicembre e che salirà sul palco a gennaio con alcune pagine di Richard Strauss e a febbraio con Haydn e Beethoven.
La stagione Sinfonica 2025-2026 è quella dei grandi ritorni, trai quali figurano quelli di Valcua, Mariotti, Chauhan e Lintu, che proporranno grandi pagine di Stravinsky, Cajkovskij, Rachmaninov, Beethoven e Vivaldi. La stagione Sinfonica è affiancata da gennaio a giugno 2026 da un’ampia scelta di concerti cameristici raccolti nel programma “Le domeniche dell’Auditorium”.
Gli abbonamenti alla stagione sinfonica 2025-2026 sono in vendita dal 10 giugno presso la biglietteria dell’Auditorium Rai, in piazza Rossaro, e online dall’8 luglio.
I carnet e i singoli concerti sono in vendita a partire dal 9 settembre prossimo.
Mara Martellotta
Il concerto di chiusura della stagione Sinfonica 2024-2025 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, in programma giovedì 5 giugno prossimo alle 20.30 all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, è affidato al Direttore emerito Fabio Luisi. La serata, trasmessa in live streaming sul portale di RAI Cultura, è registrata da Radio 3 che la trasmetterà in differita in data da destinarsi e replicata venerdì 6 giugno alle ore 20.
Luisi ricopre importanti incarichi presso la Dallas Symphony Orchestra e la NHK Symphony Orchestra di Tokyo; il concerto accosta due celebri pagine del grande repertorio sinfonico. In apertura di serata la Sinfonia n. 8 in si minore D 759 di Franz Schubert, detta “Incompiuta”. Un alone di mistero avvolge la genesi e la composizione di questo capolavoro sinfonico, chiamato appunto “Incompiuta” perché priva degli ultimi due movimenti rispetto ai quattro complessivi che tradizionalmente costituivano, nel periodo classico, questa forma. L’unica certezza rimane la data di composizione, il 30 ottobre 1822, apposta da Schubert sull’autografo che egli stesso inviò all’amico Hans Hüttenbrenner, esponente della Società Stiriana di Graz, in segno di gratitudine per la nomina a membro onorario. Su questa sinfonia, eseguita per la prima volta postuma ben 43 anni dalla sua composizione, il 17 dicembre 1865 a Vienna, sotto la direzione di Johann von Herbeck, fu aggiunto da quest’ultimo come Finale l’ultimo movimento della Terza Sinfonia dello stesso Schubert. La Sinfonia fu riscoperta dal direttore Johann von Herbeck nella biblioteca di uno degli amici fidati di Schubert e fu composta da due soli movimenti e da uno Scherzo lasciato allo stato di abbozzo, per ragioni mai chiarite che hanno alimentato l’equivoco della sua compiutezza; tuttavia la pagina rimane una delle più squisite espressioni del Romanticismo musicale.
Nella seconda parte del concerto è in programma la Sinfonia n. 7 in mi maggiore di Anton Bruckner, un’opera monumentale composta tra il 1881 e il 1883, che consacrò alla fama universale il suo autore, ormai sessantenne. Centro espressivo della Settima è rappresentato dalla profonda meditazione sulla morte contenuta nell’Adagio, che Bruckner scrisse sotto l’impressione della malattia e della scomparsa del venerato Wagner. Si tratta di una Sinfonia di assoluto lirismo, che manifesta con solennità il temperamento tragico e al tempo stesso febbrile dell’ultimo Romanticismo.
I biglietti per il concerto sono in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino e online sul sito dell’OSN Rai.
Informazioni 0118104653, biglietteria.osn@rai.it
Mara Martellotta
2 giugno, “Elisir d’amore” a Trofarello
Per la parte vocale interverranno il Casale Coro di Casale Monferrato, il Coro Haendel di Trofarello e i solisti Anna Delfino soprano nella parte di Adina, Mattia Pelosi tenore nel ruolo di Memorino, Lorenzo Battagion baritono sarà Belcore, Nicholas Tagliatini basso interpreterà Dulcamara e Andrea Benfante sarà la voce narrante. Durante la manifestazione saranno consegnate le Civiche Benemerenze 2025 da Stefano Napoletano, sindaco di Trofarello. Il maestro Gabriele Manassi, polistrumentista laureato in matematica, direzione di coro e orchestra è stato insignito nel 2023 della cittadinanza onoraria di Trofarello.
Quasi 40mila fan per Vasco all’Olimpico
Erano 36mila i fan e altrettanti questa sera per Vasco Rossi. All’Olimpico di Torino dopo tre anni è partito il Vasco Live Duemilaventicinque. La Rockstar che alloggia al Principi di Piemonte ha infiammato il pubblico con i suoi brani più amati.
Pinocchio! al Torino Fringe Festival
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Parlare con Willie Peyote non è mai un esercizio di routine. È un’esperienza che va oltre l’intervista, oltre la promozione: è uno scambio autentico, diretto, profondamente umano. Reduce dal successo sanremese con il brano “Grazie ma no grazie”, l’artista torinese conferma di essere rimasto fedele a se stesso. Nessuna posa da divo, nessuna distanza dal pubblico: solo la coerenza di chi continua a comunicare senza filtri, con lucidità e passione. Lo ha dimostrato ancora una volta durante un incontro d’eccezione al Salone del Libro di Torino, in dialogo con il filosofo e divulgatore Rick DuFer, in occasione della presentazione del suo ultimo libro Nessuno parla a nessuno (Cairo Editore). Ma definirlo semplicemente un “talk” sarebbe riduttivo. È stato un confronto vibrante, profondo, quasi iniziatico, che ha toccato corde delicate come il senso del fallimento, la perdita, l’importanza dei legami e la responsabilità di lasciare una traccia nel mondo. Un’ora di parole che hanno sfidato il rumore di fondo del nostro tempo. Un dialogo che ha avuto il sapore del rito: intenso, necessario, irripetibile. Con Willie Peyote, ogni conversazione è un invito a pensare — e soprattutto a sentire.
Willie, tra le tematiche che avete toccato nell’incontro c’è stata quello della perdita. Uno dei tuoi brani più intimi è stato “Sempre lo stesso film“, un brano dedicato a Libero Di Rienzo, regista e attore e tuo amico scomparso nel 2021. Un pezzo molto personale, ma che ha colpito tantissime persone. Te lo aspettavi?
Sono contento, e sinceramente non pensavo che così tante persone potessero rivedersi in un testo tanto intimo. Quella canzone è nata come una lettera a Libero. Avevo bisogno di dirgli delle cose che non ero riuscito a dirgli, soprattutto in quell’ultima telefonata a cui non ho risposto. Scrivere quella canzone mi ha costretto ad andare in profondità, a fare i conti con un dolore vero. È come se avessi fatto un riassunto dell’anno trascorso, rivolgendomi direttamente a lui. Certe persone restano importanti anche se non sono più con noi. E lo capisci solo dopo.
È un evento che ha segnato anche il tuo percorso artistico?
Ci penso, ed è giusto che sia così. Ma non direi che ha influenzato il mio percorso artistico nel senso tradizionale del termine, perché – come dicevo anche durante l’incontro con DuFer – io non vedo una separazione tra l’artista e la persona. Quella perdita mi ha colpito come essere umano, prima ancora che come musicista. Il vero dispiacere è non poter fare insieme tutte quelle cose che ci eravamo promessi. Però da eventi così tragici può nascere qualcosa di buono, se riescono a renderti una persona migliore. Allora sì, acquistano un valore.
Tra i temi che hai affrontato con Rick DuFer c’è stato anche quello del fallimento, e in un’intervista su Rolling Stone ti hanno definito “il re dei fallimenti” per la tua capacità di trasformare ciò che è scomodo in qualcosa di raccontabile. Che rapporto hai con il fallimento?
Non ho paura di parlarne, ma certo che ne ho paura come chiunque altro. Sarebbe ipocrita dire il contrario. Però non ha senso far finta che non esista: se un fallimento non diventa una spinta a migliorarsi, allora sì che diventa un vero fallimento.
Nel tuo caso non sembra mai essere stato così.
Perché cerco sempre di riflettere su quello che accade, anche quando fa male. Credo molto nel valore dell’ammissione della debolezza. La vera forza, secondo me, non è fingere di essere invincibili, ma sapere ammettere la propria fragilità. Nasconderla è la vera forma di debolezza. Affrontarla, invece, è forza.
Valeria Rombolà