SPETTACOLI- Pagina 39

“Fuori campo”, musica e grande cinema insieme ai Murazzi

Dal 10 Novembre all’8 Dicembre 2023

 

In occasione del Torino Film Festival, più di 15 appuntamenti e oltre 50 musicisti con un palinsesto di eventi lungo più di un mese tra concerti, dj-set e uno spettacolo architetturale di luci

 

Fuori Campo veste i Murazzi del Po di red-carpet, per ospitare nomi del calibro di Kyle Eastwood, Vittorio Cosma, Samuel e Silvia Calderoni. Al Torino Music Forum, Willie Peyote Super Guest

Torino, 9 novembre 2023 – Sono oltre 15 gli appuntamenti tra concerti, dj set, spettacoli di luci per ospitare più di 50 musicisti con nomi del calibro di Kyle Eastwood e Vittorio Cosma per Fuori Campo che torna per la sua seconda edizione, dal 10 novembre all’8 dicembre, con un palinsesto di eventi che coinvolge la città, in occasione del 41° Torino Film Festival. Punto nevralgico della rassegna: i Murazzi del Po che tornano a “risuonare” vestendosi di red-carpet per ospitare i tanti concerti in palinsesto. Il programma è consultabile su: www.murazzitorino.com

 

Fuori Campo nasce per unire in un unico fil rouge la musica del grande cinema che ha fatto la storia della “settima arte” in un programma che intende coinvolgere la città. Il progetto frutto della Direzione artistica di Francesco Astore nasce dal lavoro corale svolto con artisti, locali ed associazioni del territorio. Il termine Fuori Campo nel linguaggio cinematografico indica ciò che accade fuori del campo visivo del quadro, ma è presente nell’immaginario spazio adiacente. È un luogo immaginifico, ma fondamentale per ricreare la magia del Cinema. Allo stesso modo, la rassegna nasce come strumento per permettere ai luoghi e realtà della Città di entrare in risonanza con il TFF, coinvolgendo musicisti dei più svariati generi in occasione di uno dei più importanti festival cinematografici del Paese.

 

Un progetto che presta particolare attenzione anche all’emersione di nuovi talenti, che si esibiranno in occasione del terzo Torino Music Forum: lo show case dedicato ai giovani di Fuori Campo. Venerdì 8 dicembre quattro delle migliori realtà emergenti selezionate dal collettivo SOFA SO GOOD si esibiranno quindi al SuperMarket, con un’ospite d’eccezione: Willie Peyote.

 

L’anteprima di venerdì 10 Novembre apre la rassegna con una serata a firma Club Silencio, nel contesto contemporaneo e post-industriale delle OGR in un omaggio a Giorgio Moroder, Premio Oscar della colonna sonora di Flashdance e storico autore di colonne sonore reinterpretate dal progetto di TUN aka Torino Unlimited Noise. Il trio composto da Gianni Denitto, Fabio Giachino e Mattia Barbieri, reinterpreta alcune delle melodie più famose dello storico compositore tratte da film in sala Duomo. Contemporaneamente in Sala Fucine Club Silencio porterà il frontman dei Subsonica Samuel accompagnato dalla visual performance di Highfiles.

 

In avvicinamento al 41° Torino Film Festival, tre grandi concerti sono in programma sabato 18 novembre, per la Notte del Tennis: Fuori Campo dà così il suo contributo in occasione di un altro grande evento della Città. Si parte alle 19.30 con Silvia Calderoni, attrice, parte attiva della compagnia Motus dal 2006, modella e performer, che ha lavorato con registi del calibro di Francesca Comencini e Gus Van Sant. Al Porto Urbano porta il proprio personalissimo dj set, dopo aver incontrato, a Casa Tennis il Direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano con un panel  sul rapporto “fra la seconda e la settima arte”rispettivamente musica e cinema.

Si prosegue alle 21.00 con Marta Del Grandi al Magazzino sul Po e alle 22.00 “Echoes of Synchrome” –un incontro fra Italia e Finlandia con Fabio Giachino e Aki Himanen a Capodoglio.

 

Attesa mercoledì 29 Novembre 2023 alle 17.30 per Vittorio Cosma: produttore, musicista e compositore, due volte direttore dell’Orchestra di Sanremo e da sempre in stretta collaborazione con Elio e le Storie Tese, dialogherà con il pubblico sul rapporto tra musica, cinema e advertising al Blah Blah. Si prosegue nella stessa sera, dalle 21.00 al Capodoglio con i  ritmi e suoni Urban made in USA del Fabio Giacalone power4TET. A seguire dj set di Markio.

 

Venerdì 1 Dicembre 2023 a EDIT Porto Urbano un nuovo appuntamento imperdibile di Fuori Campo a partire dalle 21.00 con l’ospite Kyle Eastwood e il suo progetto “Eastwood by Eastwood”: un omaggio al padre ed una raccolta di colonne sonore di film riarrangiate con il suo quintetto. Di musica e di grande cinema Eastwood parlerà con il Direttore del TFF Steve Della Casa per una masterclass alle 17.30 presso il media center di Via Verdi 9.

 

Da non perdere giovedì 30 Novembre 2023 alle 22.00  ANIMA_L , progetto dell’attrice e performer Linda Messerklinger. Musica, parole e immagini creano un habitat mutante dove immergersi, un paesaggio sonoro evocativo ed ipnotico che genera contatto fra arte, scienza e attivismo: una ricerca multimediale volta a creare esperienze collettive che possano potenziare il senso di comunione fra specie viventi. Con lei sul palco Roberto Dell’Era (Afterhours), Claudio Lorusso e Nadia Zanellato e diversi ospiti, tra cui Luca Vicini Vicio (Subsonica) produttore dei brani musicali del progetto.

 

In occasione dell’uscita nei cinema di tutto il mondo del nuovo biopic di Ridley Scott dedicato a Napoleone Bonaparte, sempre al CapodoglioSupershock “Napoleon” la sonorizzazione dal vivo del capolavoro impressionista di Abel Gance riletto in chiave contemporanea, dalla rock band guidata da Paolo Cipriano(giovedì 23 Novembre, alle 21.00).

Nella stessa location, la proiezione di “Combattere” di Giulia Ronzani e Mattia Corrado che affronta la violenza sulle donne attraverso l’incontro-scontro tra il mondo del VJing e della musica elettronica (venerdì 25 Novembre 2023 ore 22.00). A seguire, per la prima volta a Torino (ore 23) il producer e dj Angelo Ferreri, tra i migliori artisti Jackin House al mondo, porta il suo mix elettrizzante funky-tech-house, in una versione speciale dedicata al TFF dal titolo Suono Libero. Opening set by Teo Lentini e Angelo Parpaglione al sax.

 

Martedì 28 Novembre 2023 al Blah Blah è protagonista la scena romana con la band La Batteria, grupponato dall’incontro di quattro veterani come Emanuele Bultrini alle chitarre, David Nerattini alla batteria ePaolo Pecorelli al basso con Stefano Vicarelli alle tastiere musica in un progetto ispirato alla tradizione delle colonne sonore italiane degli anni 60, 70, 80.

 

Una grande festa è infine in programma grazie a Torino Sette Live il 2 dicembre (ore 21.30) a Le Roi, la sala danze disegnata da Carlo Mollino. L’appuntamento con cui il magazine de La Stampa esce fuori dalla redazione per diffondersi in città, per l’occasione gemellata con la festa finale del 41° Torino Film Festival, mettendo insieme l’epica western e lo sguardo di Jean-Luc Godard. Iscrizioni a https://eventi-live.gedidigital.it/

 

Domenica 3 dicembre al Magazzino sul Po Fuori Campo chiude le sue attività ai Murazzi con uno spettacolo pop che attraversa cinquant’anni di musica rock ed i brani iconici che hanno lasciato un’impronta nella storia del cinema, evocando emozioni e ricordi legati a momenti indimenticabili del grande schermo. Helter Shelter, una superband di musicisti rock con una storia di 30 anni sui palchi nazionali e internazionali.

 

Fuori Campo è organizzato dall’Associazione Aria di Note e dalla Cooperativa Bis Servizi per lo Spettacolo ed è sostenuto dal MiBACT, da Fondazione CRT, dalla Fondazione Museo Nazionale del Cinema, da Film Commission Torino Piemonte e da Edit sponsor tecnico.

 

Quando la tv era libera. Renzo Villa e la leggenda di Antenna 3

Le chiamavamo televisioni libere, poi locali, poi private e infine commerciali. Sta di fatto che volenti o nolenti, hanno alimentato il nostro immaginario dagli anni 70, prima dell’avvento della cosidetta “era berlusconiana”. E’stata l’inventiva pionieristica e imprenditoriale di Renzo Villa che nel lontano 1977, in quel di Legnano realizza quel miracolo via etere che è ancor oggi Antenna 3 Lombardia.

 

Ci racconta questa avventura il giornalista Cristiano Bussola, in un agile saggio a metà tra la storia del costume e la sociologia della cultura: “Una fetta di sorriso Renzo Villa, l’inventore della tv commerciale raccontato da chi lo ha conosciuto” ( Paola Caramella editrice, 2022, pagg. 230, €. 18 corredato da un ricco apparato fotografico). In realtà l’autore, Renzo Villa non l’ ha mai conosciuto in maniera diretta. Come precisa nelle pagine introduttive, Villa è stato l’ispiratore principale, del suo avviamento alla professione giornalistica prima cartacea alla “Vita Casalese” poi a Prima Antenna, già Studio Televisivo Padano, come cronista e commentatore politico. Attraverso le interviste (alcune dirette alcune telefoniche) a una carrellata di personaggi (portati poi al successo da Villa) l’autore riesce a ricostruire nei minimi particolari, la realizzazione di quel sogno, nell’arco temporale di un decennio. Teo Teocoli e Massimo Boldi (scoperti al mitico Derby di Milano) poi Donatella Rettore e i Righeira solo per citarne alcuni. Ma anche maestranze e tecnici sentiti sui loro rapporti professionali e umani. Pochi anni dopo la sua prematura scomparsa nel 2010 a 69 anni, la moglie Wally Giambelli, la compagna di una vita, attraverso l’ente “Associazione Amici di Renzo Villa” ne tiene viva la memoria con iniziative di promozione sociale e formazione professionale (per materiale audiovisivo e di testo consultare: viaperbusto15.it ).


Grazie a un mix di volontà, tenacia e capacità non comune di tessere relazioni umane, Renzo Villa lascia il dazio di Varese e prima approda a Tele Biella con Enzo Tortora, imparando tutto sulla televisione, poi dopo mille vicissitudini e traversie, diviene il patron di Antenna 3 Lombardia.

Fa l’intrattenitore, il pubblicitario e addirittura il cantante-attore (sua ambizione giovanile), nel mitico Studio 1 di Via per Busto 15 a Legnano, unendo in qualche modo nelle sue trasmissioni, lo status di direzione a quello di subalternità. In un equilibrato amalgama di assunzione di ruoli. Fino al fallimento nel 1987, determinato dal mercato pubblicitario e dall’accanimento della concorrenza e al passaggio alla nuova proprietà, Espansione Tv, poi dal 2004 passata nel Gruppo Mediapason di Sandro Parenzo, terzo gruppo televisivo privato italiano. Tanto che Silvio Berlusconi gli offrì 9 miliardi delle vecchie lire, per rilevargli il gioiello di Legnano. Ma lui rifiutò, sostenendo, parafraso sintetizzando al meglio il suo essere che: “se la pubblicità è l’anima del commercio, questa non deve divenire commercio dell’anima”. La sua e dei telespettatori. Tra le figure professionali mirabilmente descritte da Bussola nel libro, ne voglio ricordare tre, che più mi hanno colpito.

La prima è Patrizia Ceccarini (in arte Cecchi) che ad Antenna Tre accompagnava da valletta Ric e Gian nei loro sketch, dopo una lunga esperienza al teatro tenda con Vittorio Gassman. Molti anni dopo la sua avventura con Villa, tornò in visita negli studi a Legnano e di fronte alle mura diroccate e dismesse dei locali, si commosse fino alle lacrime, nel ricordare quegli anni meravigliosi, trascorsi lavorando con il con il compianto Renzo Villa.
La seconda è la testimonianza di Gian Paolo Parenti, che come l’autore del volume approdò al mondo della televisione, grazie allo stimolo della televisione stessa, in questo caso citando Karl Popper, divenuta suo malgrado, buona maestra. Oggi è docente di Marketing televisivo al corso di laurea in Media e giornalismo dell’Università di Firenze. Insegna all’Università Cattolica di Milano ed è autore di saggi sulla televisione.
E ultimo ma non ultimo, voglio ricordare il tecnico di trasmissione di Telebiella, conosciuto da Villa all’inizio della sua attività manageriale, Peppo Sacchi, che in parola afferma: “Ormai in tv si assiste a sproloqui di venti minuti. E ogni minuto rubato al pubblico è un minuto rubato alla vita del pubblico stesso. Con il proliferare incontrollato delle televisioni private i cui programmi segnano il trionfo della volgarità, dell’osceno, della violenza, del turpiloquio e forniscono un informazione che quando non è completamente falsa, è incompleta, deformata, tendenziosa, diretta a favorire interessi di parte. È legittimo porsi la domanda: Telebiella fu un bene o un male?”

Ettore Andenna, a destra, con Renzo Villa

Risposta di Sacchi: “Fu sicuramente un bene perché ha dato il via alla televisione privata, favorendo le opportunità di lavoro a decine di migliaia di persone che vivono di televisione. Un male perché aprì la stura a quel gran casino che é la tv di oggi”.  Che non fu quella di Renzo Villa che con Ettore Andenna produsse tra gli altri il programma “la Bustarella” prototipo di ciò che lo stesso Andenna condusse in seguito alla Rai come “Giochi senza Frontiere” che apriva la televisione a una concezione europeista nei contenuti, ancora senza Ue e moneta unica. Concludendo voglio ricordare lo slogan che coniò Marshall McLuhan nel suo scritto “Il villaggio globale” riguardo alla televisione : “Il mezzo è il messaggio”. E allora vigiliamo con la nostra coscienza critica, con l’ausilio dello zapping col telecomando. Senza moralismi. E’ l’unico mezzo di difesa che abbiamo.

Aldo Colonna

Lo studio Uno di Antennatre: ospitava 1200 spettatori

Imparare a meravigliarsi e a non dare per scontato nulla

Imparare a meravigliarsi e a non dare per scontato nulla in questo mondo. Questo lo scopo del ciclo di incontri denominati “Lezioni di Meraviglia, condotti da Andrea Colamedici e Maura Gancitano – fondatori di Tlon – insieme a musicisti e cantanti con cui affrontare, in un dialogo di musica e scienza, ciò che sembra inaffrontabile: l’apparente mancanza di senso dell’esistenza. 

La filosofia nasce infatti dal θάυμα (thauma), cioè dalla meraviglia che è però allo stesso tempo anche terrore nei confronti dell’ignoto. Prendere in considerazione la complessità e l’incoerenza delle cose che accadono è il punto di partenza, il vero e proprio principio del filosofare.

La serata al Teatro Colosseo di Torino ha come titolo “TERRA, PERCHE’ UN POSTO PIU’ BELLO NON C’ERA”. I due filosofi-scrittori incontrano e dialogano on stage con Eugenio Cesaro (Eugenio in Via di Gioia). Un connubio artistico amatissimo dal pubblico per affrontare una tematica importante, soprattutto per le generazioni future.

L’umanità ha da sempre considerato la Terra soltanto come una miniera di risorse infinite da cui attingere e non come un essere vivente di cui è parte integrante.

Il talk show evento, in cui ovviamente non manca la musica, cantata e suonata dal vivo da Eugenio, fa comprendere quanto questo approccio vada ripensato radicalmente, riconoscendo la Terra come il luogo della fiducia reciproca, della quintessenza dell’essere umano. E’ la fiducia, infatti, il valore che tiene insieme i passeggeri del nostro pianeta, intesi come tutti gli esseri, viventi e non.

I PROTAGONISTI

Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofi e scrittori, sono gli ideatori di “Tlon”, scuola di filosofia, casa editrice e libreria teatro. Hanno scritto insieme diversi libri, tra cui “Ma chi me lo fa fare?” (HarperCollins), “Prendila con Filosofia” (HarperCollins) e “L’alba dei nuovi dèi” (Mondadori). Sono gli ideatori della Festa della Filosofia di Milano e di Roma e della maratona on-line Prendiamola con Filosofia. Da aprile del 2022 dirigono e conducono Ilpod – Italian Podcast Awards.

Eugenio Cesaro, nato nel 1991, ha iniziato la sua carriera musicale come cantautore nel 2011. Ha trovato ispirazione per le sue canzoni nelle strade che scrive con un tocco di realismo autoironico. Con il gruppo “Eugenio in Via Di Gioia” ha prodotto 5 dischi, vinto il Premio alla Critica Mia Martini al Festival di Sanremo e suonato in oltre 500 date in Italia ed Europa. Nel 2021 il singolo “Altrove”, contenuto nel disco “Natura Viva”, è certificato disco d’oro da FIMI. Oltre alla musica, è appassionato di scacchi, calcetto, comunicazione e sostenibilità. Ha realizzato progetti di scrittura creativa, comunicazione visiva, e ha contribuito a iniziative sociali e ambientali, come la piantumazione di alberi nella foresta di Paneveggio e la scritta collettiva “Ti Amo Ancora” in piazza San Carlo a Torino. Il suo ultimo album, “Amore e Rivoluzione,” ha ottenuto un grande successo, entrando nella classifica dei vinili in sole 48 ore dall’uscita.

INFO e ACQUISTO BIGLIETTI

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Per maggiori informazioni sullo spettacolo, prego contattare gli uffici di DIMENSIONE EVENTI al numero 011/19214730

dal lunedì al venerdì

dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.30

Tutte le informazioni sull’evento sul:

sito www.dimensioneeventi.it

FB /dimensioneeventi

IG @dimensioneeventi

Biglietti in vendita con il circuito Ticket One (www.ticketone.it) e presso il Teatro Colosseo (on-line su www.teatrocolosseo.it e presso la biglietteria del teatro).

Al Gobetti “L’interpretazione dei sogni”

Debutta al teatro Gobetti martedì 7 novembre uno spettacolo di Stefano Massini liberamente tratto da “L’interpretazione dei sogni” di Freud

 

Martedì 7 novembre debutta alle 19.30, al teatro Gobetti di Torino, uno spettacolo di Stefano Massini dal titolo “L’interpretazione dei sogni ”, liberamente ispirato agli scritti di Sigmund Freud. Massini sarà in scena insieme ai musicisti Saverio Zacchei (trombone e tastiere), Damiano Terzo (chitarre), Rachele Innocenti (violino) che eseguiranno musiche dal vivo di Enrico Fink. Le scene di Marco Rossi, le luci di Alfredo Liras, le opere pittoriche di Walter Sardonini, costumi e maschere di Elena Bianchini.

Stefano Massini ha portato a compimento il suo decennale lavoro sull’interpretazione dei Sogni di Freud, iniziato nel 2008, e costellato di prestigiose occasioni pubbliche compresa la tappa intermedia del romanzo pubblicato con grande successo da Mondadori nel 2017 e tradotto in più lingue. Dopo l’acclamato spettacolo al Piccolo Teatro di Milano, Stefani Massini torna al mondo di Freud con un testo completamente nuovo, mettendo il suo estro di narratore al servizio di uno spettacolo liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Freud, un impressionante catalogo umano sulle note di Enrico Fink, da cui prende forma un mosaico di immagini e possibili interpretazioni, in cui il pubblico si riconosce e si ritrova.

“Dove andiamo quando sogniamo? Che cosa cerchiamo di dire a noi stessi in quello spazio sospeso, ulteriore e intermedio, che ci accoglie appena chiudiamo gli occhi? Ogni essere sogna, al di là che ne conservi la memoria. La nostra esistenza è un susseguirsi di visioni notturne, architetture elaborate e complesse, la cui edificazione obbedisce a una necessità naturale. Perché allora sogniamo?

“Come sempre nei miei lavori- afferma il regista Massini – attraverso la narrazione delle vicende di un personaggio, cerco di spiegare e rendere accessibile a tutti una storia.

Questo è uno spettacolo in cui forse si viene a teatro con un desiderio, quello di giungere a comprendere quali siano le regole fondamentali che sottintendono la lettura di un sogno o di un incubo che non si è riusciti a interpretare prima[…] Freud ci dice che più si è incastrati all’interno di un gioco sociale fatto di maschere, più di notte hai bisogno di urlare e senti l’esigenza di dire quello che non ti piace. Il sogno è anarchia. La rottura di ogni regola.

La ricerca sui sogni di Sigmund Freud, pietra miliare del Novecento, tenta una risposta attraverso l’analisi di numerosi casi clinici, talora drammatici, talora buffi e occasionali, ognuno capace di rivelarci qualcosa sulle leggi misteriose e splendide che sovrintendono alle nostre messinscene notturne. Si messinscena. Perché il sogno nella teoria di Freud ha un impianto profondamente teatrale, evidente fin dal titolo originario del volume che allude a una vera e propria drammaturgia onirica.

 

Teatro Gobetti

Dal 7 al 12 novembre- giovedì 9 novembre riposo

L’interpretazione dei sogni

Liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud

Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Teatro della Toscana, teatro di Roma

 

Biglietteria

Piazza Carignano 6 Torino

Orario da martedì a sabato dalle 13 alle 19, domenica dalle 14 alle 19.

 

Mara Martellotta

In scena la Tragédie de Carmen a Savigliano, Venaria e Bra

Per il circuito lirico piemontese 2023 

La tragédie de Carmen sarà rappresentata a dicembre a Savigliano, Venaria e Bra

La leggendaria versione della Carmen di Bizet, rivisitata da Peter Brook, la Tragédie de Carmen, rappresenta il primo appuntamento del circuito lirico piemontese del 2023.

Il debutto avverrà il primo dicembre alle 20.45 al teatro Milanollo di Savigliano, con repliche il 3 dicembre alle 16 al teatro Concordia di Venaria e il 6 dicembre alle 21 al teatro Boglione di Bra, nel Cuneese.

Sono ormai passati 38 anni dalla celebre prima rappresentazione de La tragédie de Carmen, firmata da Peter Brook, Jean Claude Carriere e Marius Constant. Da quel giorno del 1981 alle Bouffes aux Nord di Parigi esistono due versioni, due Carmen nel repertorio operistico, la classica versione originale di Bizet e quella immaginata da Peter Brook, che fece tanto parlare di sé da farne addirittura un film.

Si tratta di una versione ristretta, condensata, dove l’elemento pittorico e folkloristico lascia spazio all’urgenza drammaturgica del racconto e accelera l’intreccio. L’attenzione è tutta riposta nel Quartetto dei personaggi formati da Carmen, José, Micaela, Escamillo, che trascinano lo spettatore nella dimensione intima delle loro emozioni. Il libretto di Carrière attinge alla novella di Mérimée, che rappresenta la fonte primaria, facendo resuscitare Garcia, il marito di Carmen. Constant ridimensiona la poderosa partitura originale in un atto unico per orchestra di venti elementi.

Tutto questo permette di rinnovare il mito di Carmen e di offrire nuove chiavi di lettura. La zingara diventa una donna blasfema, che ride di fronte al soffocante patriarcato che la circonda, esprimendo la sua indipendenza ad ogni costo.

Per dare corpo a questa versione la regia firmata da Alberto Barbi si rifà all’idea di spazio vuoto di Peter Brook. Il palcoscenico è una scatola dove contano solo i personaggi con le loro voci e i loro drammi.

Il Circuito Lirico Piemontese mira a rendere stabile e sostenibile l’opera, bilanciando tradizione e innovazione, con un cartellone che propone opere classiche alternate ad altre più contemporanee.

L’impresa lirica Tamagno è una realtà di riferimento nella produzione di spettacoli lirici sul territorio nazionale, avendo alle spalle ben trenta anni di attività nella diffusione di questo genere ad un pubblico popolare. In linea con il suo programma di rilancio territoriale, l’impresa ha selezionato 10 giovani artisti under 35 che prenderanno parte ai percorsi formativi e relative produzioni, in collaborazione con i principali conservatori del territorio piemontese.

MARA MARTELLOTTA

 

Info e prenotazione 3890606202

liricatamagno.to@gmail.com

Rock Jazz e dintorni a Torino: Motta e la Bud Spencer Blues Explosion

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Per “Moncalieri Jazz” al Porto, si esibisce Sabrina Mogentale e Gilson Riveira. Al Teatro Colosseo arriva Raphael Gualazzi. Willie Peyote è di scena al Concordia di Venaria.

Martedì. Al’Otium Pea Club suona il quartetto Noi Duri in Pink.

Mercoledì. Al Lambic è di scena Lou Dalfin in versione acustica. Al Concordia si esibisce il rapper Il Tre. Per “Moncalieri Jazz” alle Fonderie Limone è di scena Karima preceduta da Osvaldo Di Dio e Ugo Viola.

Giovedì. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono Ensi e Nerone. Al Corso Parigi è di scena la cantante Carly Harvey. Alle Fonderie Limone si esibisce Serena Brancale e Elephant Claps.

Al Comala canta Paolo Archetti Maestri.

Venerdì. Alle Fonderie Limone tributo a Frida Kahlo con il messicano Israel Varela e il tributo a Calvino dal vocalist Albert Hera. All’Hiroshima arriva Motta con il suo nuovo disco “La musica è finita”. Allo Spazio 211 suonano i Cani Sciorri e Treehorn. Al Magazzino sul Po si esibisce Khalab. All’Off Topic suonano gli Studio Murena.

Sabato. Alle Fonderie Limone si esibiscono i We Wonder di Fabrizio Bosso. Alle OGR parte la tournèe dei Blues Spencer Blues Explosion. Al Folk Club suona il trio di Antonio Faraò. Al Magazzino sul Po si esibiscono gli Youff.

Domenica. Al Margot di Carmagnola sono di scena gli Antillectual. Finale di “Moncalieri Jazz” all’Auditorium Toscanini con un tributo a Lelio Luttazzi. L’Orchestra Rai diretta da Steven Mercurio e un gruppo di otto elementi con ospiti Bosso, Nico Gori e le Voci di Corridoio. L’Imbarchino ospita il duo Tarawangsawelas.

Pier Luigi Fuggetta

“I due Papi” al Gioiello, sino a domenica: il testo di McCarten per due grandi interpreti

Anthony McCarten, classe 1961, origini neozelandesi, drammaturgo e sceneggiatore affermato, più volte candidato agli Oscar, ha il gusto per le biografie. Ogni sua scrittura cinematografica adocchia un personaggio, lo scompone e lo ricompone, lo scava a fondo, ne considera vizi privati e pubbliche virtù, successi e disfatte, in un racconto umano, compatto, doloroso, a tratti sgradevole. Ha guardato a Whitney Huston, nella “Teoria del tutto” al fisico Stephen Hawking, a Winston Churchill nell”Ora più buia”, a Freddie Mercury in “Bohemian Rhapsody”. Nel 2019 ha scritto per il regista brasiliano Fernando Meirelles “I due Papi” basato sul suo testo teatrale “The Pope” andato in scena due anni prima.

Fino a domani, sul palcoscenico del Gioiello, la versione italiana del testo, nella traduzione di Edoardo Erba e per la regia di Giancarlo Nicoletti. Due atti, un paio di duetti di una lirica di alto rango tra le figure di Ratzinger e Bergoglio, lo scandaglio di due caratteri e di due vite all’opposto, il piacere dello studio e della musica per l’uno, la contemplazione e la consapevolezza amara della non eccessiva simpatia nei cuori dei fedeli che si stanno assottigliando sempre più, l’attaccamento imperturbabile a una dottrina solida da secoli; la vitalità sconcertante, il calcio e il tango le sue passioni, l’operato diretto verso i poveri che abitano i sobborghi e la sporcizia e la miseria di Buenos Aires, l’uomo venuto dai confini del mondo, dell’altro. Un modus vivendi che non può non guardare con occhio critico allo stato della Chiesa e alle sue contraddizioni, alla ricchezza ostentata, all’immobilismo che la pervade, un’esistenza che si rifiuta di farne ancora parte e che caldeggia le proprie dimissioni, partendo il cardinale Bergoglio alla volta di Roma con la sua richiesta tra le mani e con un paio di scarpe non più certo nuove ai piedi. Anche papa Benedetto, nel febbraio del 2013, accusando problemi di stanchezza, di insicurezza verso un Dio a cui non si sente più troppo accanto, una responsabilità troppo grande per lui, annuncia le dimissioni, parola rara nella storia del papato, mai più usata – se non “per viltade” – da circa settecento anni, dal rifiuto di Celestino V (ma: “Santità, qualcuno vi obbliga a questo?”, una domanda a cui forse nessuno ha mai voluto dare una risposta).

Papa e cardinale si confrontano, nel verde dei giardini vaticani e sotto le bellezze pittoriche della cappella Sistina, nell’urtarsi delle idee e delle conclusioni, nei modi aspri iniziali dell’uno e delle suppliche dell’altro; per lasciare posto, in seguito, ad un’amicizia, ad un conforto reciproco, alle confessioni che invadono ogni chiacchierata, la scoperta e lo smascheramento delle zone oscure di entrambe le esistenze, da un lato il non aver in nessun momento mai preso posizione contro il regime di Videla, della giunta militare che arrestava, torturava, stuprava e mandava le proprie vittime a morire in mezzo all’oceano; dall’altro quel regime hitleriano ormai del tutto dimenticato e le dichiarazioni negative nei confronti del mondo islamico, lo scandalo degli abusi sessuali sui bambini che da anni agita la Chiesa, sempre coperto, magari con i colpevoli spostati impunemente da una parrocchia all’altra, la fuga di notizie all’interno del Vatiliks e le profonde divisioni sulla gestione della banca vaticana. Questo e molto altro nel racconto di McCarten, che non è certo un saggio, il pretesto per imporre allo spettatore una serata ad alto tasso filosofal/teologico. È l’intreccio ottimamente costruito di dialoghi che spingono a rivedere circa vent’anni di Storia, a confrontarsi con le parole e con gli atti, a ripensare a quanto di negativo ci sia stato e ci sia su ogni versante, a inquadrare magari con impensata esattezza due uomini così lontani tra loro, a domandarsi quanto ci sia ancora da dire e da riflettere su quel passaggio di testimone.

Nicoletti orchestra con garbo (magari con un finale calcistico di troppo), solidamente al servizio dei due interpreti, le riflessioni e i sorrisi che nascono dentro il racconto, ottimamente coadiuvato dall’eleganza delle scene di Alessandro Chiti; interpreti che sono Giorgio Colangeli (Benedetto) e Mariano Rigillo (Bergoglio), in stato di grazia entrambi, un piacere vederli muoversi in scena e ascoltarli, capaci di catturare ogni angolo, ogni sfumatura del testo, di mostrare le aperture e le ambiguità, le sicurezze e i dolori, la quotidianità e la fatica di un servizio che dovrebbe sempre confinare con il divino.

Elio Rabbione

Con il teatro si accendono le “Luci su Monteu”

A Monteu da Po, una rassegna teatrale di qualità firmata “Onda Larsen”

Da sabato 4 novembre

Monteu da Po (Torino)

Una “sfida” per il piccolo ma vivace Comune a quaranta chilometri da Torino, incastrato fra le colline del Monferrato settentrionale. Monteu da Po (antica colonia romana, la “Industria-Bodincomacus”, citata per la prima volta da Plinio il Vecchio, che la descrive come importante porto sul fiume Po) conta oggi 858 abitanti, ma dimostra – i numeri in questo caso non contano – una grande effervescenza culturale, tanto da meritarsi una brillante e suggestiva stagione teatrale che, partendo da sabato 4 novembre arriverà fino a sabato 6 aprile 2024. Ad organizzarla, sotto il titolo di “Luci su Monteu”, sarà la Compagnia Teatrale “Onda Larsen”, fondata nel 2010 da Riccardo De LeoGianluca Guastalla e Lia Tomatis e che a Torino gestisce lo “Spazio Kairòs”, fra Barriera di Milano ed Aurora.

Gli spettacoli si svolgeranno presso il locale “Teatro Comunale” (via Municipio, 3), sempre a partire dalle 21Sei i titoli in cartellone.

Si inizia con “Resti umani”. Lo spettacolo – realizzato con il sostegno di Mibact e vincitore del bando nazionale della Siae “Per chi crea” – è stato scritto da Lia Tomatis, che è anche attrice insieme a Gianluca GuastellaRiccardo De Leo e Daniele Ronco, e vede alla regia Luigi Orfeo: la pièce vuole spingere il pubblico a compiere un’attualissima riflessione su “differenze” ed “etichette”, “categorie” e “limiti”, “confini reali” e “confini imposti”. Domanda di fondo, rivolta dal palco alla platea: “Siamo ancora capaci di comunicare o siamo chiusi in un guscio di spesse convinzioni?”

Di seguito, in sintesi, questi gli spettacoli che verranno proposti:

Sabato 2 dicembre “L’uomo che sussurrava aiuto”, commedia con protagonista un uomo comune, Mario, che rischia di diventare Papa. A seguire, nel nuovo anno, sabato 27 gennaio “Cronache dalla Shoah” con “Teatro Zeta”, compagnia de L’Aquila; a febbraio (sabato 24“L’anno sabbatico” del “Teatro de Gli Incamminati” di Milano, sull’ipocrisia e le falsità che spesso si nascondono nelle cosiddette “famiglie perfette”. E, ancora, “Caro Goldoni” (sabato 23 marzo) nella versione proposta da “Crabteatro / Raumtraum” per chiudere la stagione (sabato 6 aprile) con “Lemon Therapy” degli emiliani “Quinta parete”, uno spettacolo sull’adolescenza: l’epoca delle passioni tristi, delle non scelte, dove la risposta a tutto è “boh!”, il periodo in cui il desiderio è di essere contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro.

Spiega Riccardo De Leo, vicepresidente di “Onda Larsen”: “La stagione a Monteu da Po vuole coinvolgere e conquistare in modo particolare il pubblico del Chivassese offrendo a questa fetta di provincia torinese un intrattenimento di qualità e sei appuntamenti con cadenza mensile per creare una bella e sana abitudine, quella di andare a teatro”.

La rassegna è realizzato da “Onda Larsen” con il contributo del Comune di Monteu da Po, Regione Piemonte ed “Eppela”.

Per infowww.ondalarsen.org

g.m.

Nelle foto:

–       “Resti umani”

–       “Cronache dalla Shoa” (Ph. Federica Di Benedetto)

–       “L’anno sabbatico”

Che bello, bimbe e bimbi a teatro! Per loro le “domeniche a teatro” al torinese “Spazio Kairòs”

Da domenica 5 novembre

“Recitare non è altro che un bel gioco!”: è lo slogan su cui si basa quella passione per il teatro (in ogni sua forma) che tredici anni fa ha portato gli attori Riccardo De LeoGianluca Guastalla e Lia Tomatis a fondare in città la Compagnia Teatrale “Onda Larsen”, Associazione culturale affiliata “Arci Torino”. E se “recitare” non è altro che un gran “bel gioco”, perché non fare in modo che il teatro diventi un piacevole richiamo, un gioco per l’appunto appassionante, fin dalla più tenera età? Bambini a teatro! Idea da dieci e lode! Per concretizzare la quale, “Onda Larsen” (pur se non sono i primi a cimentarsi nell’impresa) ha pensato bene di organizzare una serie di “domeniche a teatro” in orario pomeridiano dedicate e rivolte proprio ai più piccoli. Alle 16, merenda (ovviamente offerta) e alle 16,30, tutti in platea per l’inizio dello spettacolo. Ad ospitare gli appuntamenti è lo “Spazio Kairos”, ex fabbrica di colla di via Mottalciata 7, a Torino, al confine tra Barriera di Milano, Aurora e Regio Parco.

Si inizia domenica 5 novembre con “Streghe” e si prosegue con un appuntamento al mese: le altre date sono quelle del 3 dicembre, 21 gennaio, 25 febbraio e 17 marzo. Protagoniste, secondo una politica culturale che contraddistingue anche la rassegna serale per adulti di “Onda Larsen”, compagnie da tutta Italia.

Il testo di apertura è messo in scena dalla Compagnia bresciana “Chronos 3” ed é liberamente tratto da “Le Streghe” dello scrittore inglese Roald DahlScritto e diretto da Manuel Renga, con Sara Dho e Roberto Dibitonto (e musiche eseguite dal vivo dallo stesso Dibitonto), è indicato per i bimbi dai cinque anni in avanti. Protagonista Abrahm, un ragazzino che vive con la nonna. Lei gli racconta che esistono le streghe e, dopo averlo istruito su come riconoscerle, partono per l’Inghilterra. Una polmonite, però, costringe l’anziana al riposo: nell’hotel in cui soggiornano, si riunisce proprio il congresso annuale delle streghe d’Inghilterra. Sono guai per nonna e nipote che lotteranno per impedire il realizzarsi del terribile piano delle streghe Cosa mai succederà? Si tratta di “un testo dolce e allo stesso tempo amaro, divertente, avventuroso: parla dei bambini e delle loro paure ma anche dei grandi e delle ‘streghe’ che  tutti dobbiamo affrontare ogni giorno”.

Centrale anche il tema della “diversità”. Il protagonista, trasformato in un topolino, si ritroverà a chiacchierare con la nonna che gli chiederà: “Sei sicuro che non ti dispiaccia essere un topolino per tutta la vita?”. Lui, con serenità e gioia risponde: «Certo nonna! Non importa chi sei o che forma hai, l’importante è che ci sia qualcuno che ti vuole bene”.

Biglietto unico (con merenda omaggio): 8 euro.

L’appuntamento successivo , in programma per domenica 3 dicembre, sarà con “Natale senza rete”, sul palco la Compagnia torinese “La fabbrica delle bambole”; a seguire, domenica 21 gennaio 2024“Verso un’isola piena di bambini e pirati” scritto diretto ed interpretato dalla torinese Tita Giunta, mentre domenica 25 febbraio sarà la volta di “Cuordiferro” del trentino “Collettivo Clochart”. E, per finire, domenica 17 marzo“LEGOMAGIC – Viaggio nel magico mondo di Harry Potter” con gli aretini “Diesis Teatrango”.

Per infowww.ondalarsen.org

  1. m.

Nelle foto:

–       “Streghe”

–       “Cuordiferro”

–       “LEGOMAGIC”

“Anatomia di una caduta”, ogni momento cinematografico è lo specchio dell’ambiguità

Sugli schermi il film della francese Justine Triet, Palma d’oro a Cannes

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Quarto lungometraggio (150’) della regista francese Justine Triet, Palma d’oro al festival di Cannes nel maggio scorso, “Anatomia di una caduta” (scritto con il compagno Arthur Harari, guardando per qualche verso, fin dal titolo, al vecchio Preminger di “Anatomia di un omicidio”. E quanto di questa convivenza sia stato riversato nella vicenda non ci è dato sapere, là dove spesso si parla di vita reale e di finzione letteraria) non è soltanto il resoconto di un antefatto assordato da una musica a volume altissimo – un effetto decisamente disturbante, come molto altro nel film lo è -che spinge intervistata e intervistatrice a rimandare una chiacchierata impossibile (le parole che non riescono a esprimersi, a fuoriuscire, a esplodere) e accecato dal biancore della neve che circonda lo chalet nei dintorni di Grenoble in cui la scrittrice di enorme successo Sandra, tedesca d’origine, vive con il marito Samuel, con cui comunica più facilmente in inglese, spento, avvilito uomo e scrittore, da sempre alla ricerca di un successo che non arriverà mai, e con il figlio undicenne Daniel, ipovedente a seguito di un incidente, forse causato dal padre. Il film dei forse, delle non certezze, delle ricostruzioni della polizia che dicono e non affermano, che studiano con il mezzo di un pupazzo i meccanismi della caduta. Il ragazzino, tornando un giorno a casa da una passeggiata tra i boschi con il suo cane, scopre il cadavere di Samuel riverso nella neve, alcune macchie di sangue all’intorno: forse è stato un incidente, forse un suicidio, forse a spingerlo giù dal sottotetto, in cui stava facendo dei lavori, è stata Sandra, unica presente nella casa. Forse. “Anatomia di una caduta” è anche, soprattutto, in quella seconda parte serrata e chiusa nell’aula di un tribunale, il resoconto di un lungo, parcellizzato, bisturizzato processo che vede Sandra imputata dell’uccisione del marito, messa a confronto con la propria esistenza, con le abitudini e le sue scelte sessuali, con le pieghe d’ombra che deve mostrare anche al figlio.

E questo maggiormente interessa alla regista, tramutare la vicenda in una autopsia che con lucidità (la scrittura della sceneggiatura è perfetta) guarda alla vita di una coppia (qualcuno ha citato Bergman) e alla sua distruzione (con le falsità? con la morte?), condurre all’interno del dibattito la dissezione di un rapporto, montare e rimontare, proporre suggerimenti per turbare le acque e virare immediatamente, dare in pasto agli avvocati – al lupo famelico dell’accusa e a quello innamorato della difesa -, attraverso il peso mai secondario delle parole che invadono lo schermo (Sandra ne conosce tutta l’importanza, lei è una scrittrice, come pure Samuel, anche lui avrebbe – ha – il fuoco della scrittura dentro di sé), gli equilibri difesi e soffocati e il vivere quotidiano che si rivelerà disastroso, i tradimenti di lei, i sensi di colpa dell’una e dell’altra parte, le registrazioni di certi litigi e la violenza verbale che può negli eccessi dell’ira andare oltre, la volontà di lui a rintanarsi, una vera e propria fuga dentro i corridoi ristretti di un rifugio, in quella casa di montagna e l’accondiscendenza di lei, i bisticci delle lingue diverse, le speranze e i sogni a lungo coccolati e miseramente morti. Interessa alla regista risolvere attraverso il momento inaspettato con “l’incidente” del cane e la deposizione del figlio il nodo della non colpevolezza, interessa cercare un happy end che preannunci il ritorno a casa: ma interessa anche buttare là, in un lampo di fotogrammi che attraversa lo schermo e la storia, il dubbio, con il bisticcio – mostrato di sbieco, attraverso la macchina da presa messa lì come a spiare – tra lui e lei, accanto alla finestra che dà nel vuoto. Tutto è in bilico e lasciato in bilico, lo spettatore avanza nella storia e continua a porsi domande. Anche Daniel narra una propria verità – in un panorama di sguardi e ancora una volta di parole decisamente pirandelliano -, inquietante e sicuro negli affetti che dovrà scegliere.

Anatomia di una caduta” è il film in cui è facile spendere la parola capolavoro, dove a galla, senza inganni, senza che qualcosa appaia di troppo, sono portati gli inganni, la incomunicabilità, la desolazione, la quiete sempre in pericolo e lo sconquasso che ne può derivare, il tutto con una padronanza del racconto come raramente si vede sullo schermo. C’è molto teatro, di quel teatro da porre sulle tavole più belle e concrete del palcoscenico; c’è la sapienza di una regista votata ad un femminismo che non si confonde con le vuote quanto sbiadite celebrazioni, che imprime verità cinematografica ad ogni inquadratura; c’è l’esattezza narrativa dei flasback, mai fuori posto; c’è il lavoro sugli attori e degli attori, di Sandra Huller in primo luogo (il Palmarès quale miglior attrice ha preso a Cannes un’altra strada), che mostra (e vive) attimi di tranquillità e di sicurezza personale, di inquietudine, di dolore, di ambiguità, di chiarezza e di sospetti con una incredibile bravura. Senza dimenticare la prova intensa del piccolo Milo Machado Graner, deus ex machina forse veritiero di un film che è senza dubbio il migliore di questo inizio di stagione e che non possiamo non consigliare.