Nell’ambito della stagione TPE 2023/2024 dedicata alla Cecità, dal 2 al 5 maggio andrà in scena Alberto Boubakar Malanchino, nella pièce “Sid – Fin qui tutto bene”. Alberto Boubakar Malanchino, vincitore del Premio Ubu 2023 come miglior attore under 35, è l’interprete adrenalinico di un racconto urbano, ma anche di frontiera, che veste i panni di un giovane figlio della periferia che, per rincorrere il sogno del successo, ha intrapreso la via sbagliata, quella della violenza, e ora si ritrova a fare i conti con il proprio passato. Sid è italiano di origini algerine, 15 o 16 anni, che veste sempre di bianco, in quanto colore del lutto per i musulmani. Vive come tanti ragazzi in una delle tante periferie dell’occidente, nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia, di nascosto legge, ascolta musica, vede film e recita sempre, fino a dimenticare di essere Sid. Colleziona sacchetti di plastica, tessuto e materiale biodegradabile, tutti rigorosamente firmati. Bello, intelligente e raffinato lettore, perfettamente padrone delle sfumature della lingua, ha ucciso. Probabilmente per noia. Sicuramente per uno scopo più alto. Uccide soffocando le sue vittime nei sacchetti di plastica alla moda. La sua storia è un film senza montaggio dove scorrono schegge di vita, di bullismo, consumo, noia, droga, desolazione e vagabondaggi nei templi del consumismo. La regia e la drammaturgia sono firmate da Girolamo Lucania.
Sempre nell’ambito della Stagione TPE, dal 7 al 12 maggio, sarà in scena Lucilla Giagnoni in “Apocalisse”. La storia della rivelazione di un uomo solo, Edipo, il Re, che lotta invano contro un destino tragico e ineluttabile, si intreccia alla rivelazione dell’umanità intera, racchiusa nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Il vero significato di “apocalisse” non è catastrofe, bensì rivelazione. Ritorna in scena Lucilla Giagnoni, di casa al TPE del Teatro Astra, per una versione attualizzata del suo “Apocalisse”, che si ispira all’ultimo libro della Bibbia. “Guarda, racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, testimone e narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere, dunque di sapere, il mistero si rivela solo a chi dimostra di saper guardare. Cecità e rivelazione fanno pensare a un personaggio totemico del teatro occidentale, Edipo: l’Apocalisse e l’opera teatrale che dà inizio a ogni forma di indagine sull’uomo sono poste in parallelo per raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo inizio per chi impara a vedere, è la storia dell’evoluzione della coscienza: un bambino appena nato vede il mondo come un fenomeno incredibile, in cui le cose si riempiono di senso. L’Apocalisse è l’ultimo capitolo di una trilogia spirituale composta dallo spettacolo “Vergine madre”, ispirato al percorso di salvezza raccontato nella Divina Commedia, e dallo spettacolo “Big Bang” che, a partire dall’ultima parola della Divina Commedia, “stelle”, e dai primidue capitoli del libro della Genesi indaga sull’inizio e sulla Creazione, facendo dialogare il linguaggio della scienza con quello della teologia e del teatro. Apocalisse indaga sul vero significato della fine.
Dal 14 al 31 maggio 2024 sarà in scena la pièce “Cassandra” tratta dal libro di Christa Wolf, che vive un doloroso conflitto tra il presente della guerra e un futuro di pace, legata a lunghe funielastiche sul palco, la principessa troiana vaticina sul destino di tutti noi. Cassandra, la veggente figlia di Ecuba e Priamo, racconta il tramonto e la rovina della sua città. Dalla sua memoria emerge tutto il suo passato, la traversata dell’Egeo in tempesta, l’arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille, la rottura con il padre Priamo, accecato dal meccanismo inarrestabile della guerra, la vita delle comunità femminili sulle rive del fiume Scamandro e l’amore per Enea. Christa Wolf, tra le più importanti scrittrici contemporanee in lingua tedesca, scrive il suo “Cassandra” nel 1983 e sceglie di dare una visione differente da quella omerica classica, recuperando lo sguardo e la voce della sacerdotessa troiana per darci il resoconto della liberazione femminile e del bisogno di pace, testimoniando il passato, perché in futuro non vengano ripetuti gli stessi errori. In scena Cecilia Lupoli. La regia è firmata da Carlo Cerciello.
Mara Martellotta