SPETTACOLI- Pagina 35

“Sid”, “Apocallisse” e “Cassandra” nella programmazione di maggio del TPE teatro Astra

 

 

Nell’ambito della stagione TPE 2023/2024 dedicata alla Cecità, dal 2 al 5 maggio andrà in scena Alberto Boubakar Malanchino, nella pièce “Sid – Fin qui tutto bene”. Alberto Boubakar Malanchino, vincitore del Premio Ubu 2023 come miglior attore under 35, è l’interprete adrenalinico di un racconto urbano, ma anche di frontiera, che veste i panni di un giovane figlio della periferia che, per rincorrere il sogno del successo, ha intrapreso la via sbagliata, quella della violenza, e ora si ritrova a fare i conti con il proprio passato. Sid è italiano di origini algerine, 15 o 16 anni, che veste sempre di bianco, in quanto colore del lutto per i musulmani. Vive come tanti ragazzi in una delle tante periferie dell’occidente, nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia, di nascosto legge, ascolta musica, vede film e recita sempre, fino a dimenticare di essere Sid. Colleziona sacchetti di plastica, tessuto e materiale biodegradabile, tutti rigorosamente firmati. Bello, intelligente e raffinato lettore, perfettamente padrone delle sfumature della lingua, ha ucciso. Probabilmente per noia. Sicuramente per uno scopo più alto. Uccide soffocando le sue vittime nei sacchetti di plastica alla moda. La sua storia è un film senza montaggio dove scorrono schegge di vita, di bullismo, consumo, noia, droga, desolazione e vagabondaggi nei templi del consumismo. La regia e la drammaturgia sono firmate da Girolamo Lucania.

Sempre nell’ambito della Stagione TPE, dal 7 al 12 maggio, sarà in scena Lucilla Giagnoni in “Apocalisse”. La storia della rivelazione di un uomo solo, Edipo, il Re, che lotta invano contro un destino tragico e ineluttabile, si intreccia alla rivelazione dell’umanità intera, racchiusa nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Il vero significato di “apocalisse” non è catastrofe, bensì rivelazione. Ritorna in scena Lucilla Giagnoni, di casa al TPE del Teatro Astra, per una versione attualizzata del suo “Apocalisse”, che si ispira all’ultimo libro della Bibbia. “Guarda, racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, testimone e narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere, dunque di sapere, il mistero si rivela solo a chi dimostra di saper guardare. Cecità e rivelazione fanno pensare a un personaggio totemico del teatro occidentale, Edipo: l’Apocalisse e l’opera teatrale che dà inizio a ogni forma di indagine sull’uomo sono poste in parallelo per raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo inizio per chi impara a vedere, è la storia dell’evoluzione della coscienza: un bambino appena nato vede il mondo come un fenomeno incredibile, in cui le cose si riempiono di senso. L’Apocalisse è l’ultimo capitolo di una trilogia spirituale composta dallo spettacolo “Vergine madre”, ispirato al percorso di salvezza raccontato nella Divina Commedia, e dallo spettacolo “Big Bang” che, a partire dall’ultima parola della Divina Commedia, “stelle”, e dai primidue capitoli del libro della Genesi indaga sull’inizio e sulla Creazione, facendo dialogare il linguaggio della scienza con quello della teologia e del teatro. Apocalisse indaga sul vero significato della fine.

Dal 14 al 31 maggio 2024 sarà in scena la pièce “Cassandra” tratta dal libro di Christa Wolf, che vive un doloroso conflitto tra il presente della guerra e un futuro di pace, legata a lunghe funielastiche sul palco, la principessa troiana vaticina sul destino di tutti noi. Cassandra, la veggente figlia di Ecuba e Priamo, racconta il tramonto e la rovina della sua città. Dalla sua memoria emerge tutto il suo passato, la traversata dell’Egeo in tempesta, l’arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille, la rottura con il padre Priamo, accecato dal meccanismo inarrestabile della guerra, la vita delle comunità femminili sulle rive del fiume Scamandro e l’amore per Enea. Christa Wolf, tra le più importanti scrittrici contemporanee in lingua tedesca, scrive il suo “Cassandra” nel 1983 e sceglie di dare una visione differente da quella omerica classica, recuperando lo sguardo e la voce della sacerdotessa troiana per darci il resoconto della liberazione femminile e del bisogno di pace, testimoniando il passato, perché in futuro non vengano ripetuti gli stessi errori. In scena Cecilia Lupoli. La regia è firmata da Carlo Cerciello.

 

Mara Martellotta

Perfetto intreccio e grande divertimento per la seconda puntata di “Sherlock Holmes”

Al Gioiello, repliche sino a domenica 28 aprile
Non è raro, nel mondo dello spettacolo, che un autore/regista, accolto più che
entusiasticamente alla sua prima prova, rischi d’inciampare quando deve mettere
mano alla seconda. Adesso, punto primo, chiariamo che Cristian Messina non è certo
un neofita del palcoscenico; in secundis, sarà necessario confermare che, una volta
addentratosi in compagnia di Valerio Di Piramo nel mondo dell’investigatore “più
arguto e intelligente del mondo”, si ritrova che è una meraviglia, si diverte e diverte,
se possibile supera di non poche lunghezze l’orditura precedente. Perché la coppia
Messina/Di Piramo – è doveroso citarli entrambi, uno a braccetto dell’altro – mi pare
che piazzi oggi una scrittura coi fiocchi al servizio degli attori, che ampli il divertimento
del già applaudito capitolo uno, “Sherlock Holmes e il mistero di Lady Margaret”: nella
pienezza dell’impianto, esiste qui una tessitura di battute, di nonsense messi in bocca
soprattutto al detective e alla sua ombra Watson, un bagaglio di esplosive situazioni
davvero da piccolo manuale. Situazioni, grandi verità spacciate per sciocchezze e
sciocchezze che hanno la maschera delle leggi universali, ammiccamenti,
chiacchierate strampalate e lunari, frasi e un ritmo che fanno tornare alla mente un
certo cinema di/alla Mel Brooks, tutto concorre a fare di questo odierno “Sherlock
Holmes 2, lady Margaret e il sigillo reale” un capitolo due che dovrebbe avere lunga
vita (per il momento le repliche torinesi si chiuderanno domenica 28), a rinfrescare le
giornate di un pubblico giustamente in cerca di un po’ di svago e delle quattro (e
decuplicatele ancora e ancora non basterebbero) risate fatte con gusto al di fuori dei
problemi e di una quotidianità sempre più stretta. Con il tacito pensiero, da parte di
chi scrive queste note, di un capitolo tre che (eventualmente) chiuda le avventure.
Nella scena (e con i costumi) di Monica Cafiero, ci ritroviamo nella periferia di Londra,
nella vecchia dimora Old Artist, casa di riposo per vecchie glorie dello spettacolo
diretta dalla signora Barret (Maria Occhiogrosso) – ci alloggia Sir Henry, un ormai
tremolante attore (Sergio Catania) e Oliver Plum, cantante lirico pieno di vanagloria
ma ancora buon cicisbeo (Valter Lunetti), nonché la viperina Clarissa Glimmer
(l’eccellente Anna Cuculo), eterna rivale sui palcoscenici e nella vita di lady Margaret,
lì invitata a trascorrere qualche giorno, carattere esuberante e imperioso, croce e
delizia della povera Scarlet, negli abiti scomodi della strapazzata collaboratrice. La
quale Margaret ha legato parecchio, diciamo così, in seguito al dono della collana di
smeraldi, con l’attempata regina Vittoria, proprio in quei giorni del gennaio 1901
passata a miglior vita, dopo i suoi ferrei sessantaquattro anni di regno. La sovrana, in
punto di morte, le ha fatto dono del sigillo reale, che apre ogni porta e ogni decisione
definitiva e che per questi e altri molti motivi fa gola a parecchia gente: non ultimo a
Joseph Lastrada, sicilianissimo trapiantato in piena city, vice ispettore capo aggiunto di
Scotland Yard, che tenterà di tutto, ogni travestimento (e gli abiti femminili della
giornalista guastafeste, entro cui è camuffato Cristian Messina, sono davvero uno
spettacolo nello spettacolo) pur di impossessarsene. Sherlock dovrebbe essere il fulcro
delle indagini ma una memoria ormai vacillante, che si tenta senza troppe speranze di
curare mediante innocue pasticche, la sbalordaggine fuori controllo, tutto mette a
dura prova lo svolgimento verso un lieto fine: per cui guai se tra i fumi del detective
ormai più strettamente legato alla propria pipa non si facesse strada il fedele Watson,
braccio destro insuperabile, in occasione di un doveroso scavalcamento. Lo
svelamento dell’improbabile nascondiglio e il suo recupero faranno tornare il sigillo
reale nelle mani appropriate: mentre una inattesa postilla di insperate agnizioni
porterà all’epilogo finale.
Tutto ruota a meraviglia senza che l’intreccio perda mai il proprio smalto, e gli attori al
suo servizio trascinano il foltissimo pubblico del Gioiello all’applauso. Si spalleggiano
davvero con gusto Mauro Villata e Mario Bois (Holmes e Watson), prendendosi i giusti
spazi e i tempi completi che sono a loro dovuti, spremono con un’aria stordita e con i
necessari quanto reali ragionamenti la costruzione dei loro personaggi, ogni passo o
movimento o ginnastica d’occhi è studiato senza aver mai l’aria che si debba strafare
per strappare l’applauso. Margherita Fumero è svagata e votata al comando e
disperata per quel furto come meglio non si potrebbe, entra in scena e il pubblico
conosce già benissimo quanto grande sarà il successo della serata.
Elio Rabbione
Nelle immagini di Enrico Ricci, alcuni momenti dello spettacolo.

“Giovani sguardi”, la rassegna teatrale promossa da Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

Dal 3 al 18 maggio 2024

 

Da venerdì 3 a sabato 18 maggio, presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, si svolgerà la terza edizione di “Giovani sguardi”, una rassegna che mette al centro giovani adulti, proponendo anche quest’anno 4 spettacoli alle ore 19:30, rivolti ai ragazzi e alle ragazze di oggi, spunti di riflessione sul loro sguardo sul mondo. Gli argomenti trattati sono quelli che vivono gli adolescenti: il bisogno di ammirazione, il dovere di piacere, il conflitto tra lo sguardo sul mondo, sul proprio corpo e sul bambino che si è dentro, anoressia e disturbi alimentari, come conseguenza di modificare il proprio corpo per adattarsi alle regole del mondo social, una riflessione sulla nostra esistenza, sulle regole che ci fanno stare al mondo e sul senso della vita.

In tutti questi quattro spettacoli è richiesta la partecipazione attiva del pubblico presente alla Casa del Teatro. Allo spettatore è chiesto di fare delle scelte, anche in negativo, e di essere attivi rispetto agli spettacoli in scena.

“’Giovani sguardi’ mette al centro gli adolescenti – dichiara il direttore artistico Emiliano Bronzino – coinvolgendoli non solo come spettatori ma condividendo con loro le scelte di strategia comunicativa. I ragazzi e le ragazze dell’Osservatorio saranno protagonisti di una serie di incontri con il pubblico e con gli artisti per sviluppare uno scambio di competenze tra generazioni. Un’occasione per potersi confrontare con i giovani, discutere con loro e provare ad osservare il mondo attraverso i loro occhi. Spettacoli che affrontano temi coraggiosi per rispondere al coraggio che serve a crescere”.

Si parte con un weekend tutto al femminile  venerdì 3 maggio con “Freevola”, confessione sull’insostenibile bisogno di ammirazione di Trento spettacoli, con Lucia e Raffella Mariani, confessione tragicomica, frammentata e poetica sul dovere di piacere, ponendo l’attenzione sul conflitto tra sguardo del mondo, del proprio corpo e sul bambino che è in noi.

L’ambientazione è quella di un ipotetico talent, e la giovane attrice che si rivolge al pubblico come se fosse la giuria, non riesce a vivere senza un segno di approvazione esterna, soprattutto da parte degli uomini. Per lei essere donna è come essere due dentro un corpo, quella che esiste e che si guarda esistere.

Sabato 4 maggio è la volta di “Perfetta? Quasi perfetta”, uno spettacolo sui disturbi alimentari di Manifatture Teatrali Milanesi, di Valeria Cavalli con Claudia Veronesi, per la regia di Claudio Intropido. Alice, vittima di se stessa e del bisogno di modificare il suo corpo per adattarsi alle regole del mondo social, dimentica l’importanza di vivere il reale e il contatto con l’altro. Uno spettacolo sulla schiavitù dell’illusoria ricerca di perfezione che sfocia in un vero e proprio disturbo psicologico.

Venerdì 10 maggio verrà ospitato lo spettacolo “Hallway”, un’esibizione di danza contemporanea della compagnia under 35Mixit, per la regia di Denise Zucca, e che racconta la vita e le scelte di alcuni giovani artisti. Il simbolo del corridoio, con tante porte che vi si affacciano, diventa un luogo sospeso in u  tempo perso, un approdo, un luogo di vita e di attesa, una scelta.

Infine, sabato 18 maggio, va in scena “Afànisi” della compagnia napoletana Ctrl+Alt+Canc, uno spettacolo performative dagli echi pirandelliani, un esperimento maieutico, provocatorio e un po’ spiazzante, portato in scena dagli attori Raimonda Maraviglia, Francesco Roccasecca e Alessandro Paschitto, che è anche autore e regista della pièce. Il pubblico, chiamato a partecipare attivamente allo spettacolo, verrà spinto a proiettare sulla scena quello che vorrebbe apparisse in scena, come fosse un’esibizione privata. Si gioca sui vuoti, sull’assenza della rappresentazione, sulla stimolazione dell’immaginazione del pubblico.

 

Casa Teatro Ragazzi e Giovani, corso Galileo Ferraris 266, Torino

Biglietti: intero 13 Euro/Ridotto 11 Euro (over 65, abbonati stagione 2022/2023, associazioni e CRAL convenzionati).

Young:  Carnet di 6 ingressi, Euro 30 ( dai 14 ai 26 anni)

 

Mara Martellotta

Nasce RADIO LISCIO, la nuova emittente per chi ama la musica da ballo

 

Il progetto editoriale comprende anche un sito di informazione del settore

Una nuova radio interamente dedicata alla musica da ballo. Partirà il prossimo 2 maggio la nuova emittente radiofonica che avrà tra i suoi protagonisti Ettore Andenna, Clara Taormina, Genio dei Pierrots, Alessio Molla e Wilmer Modat.

RADIO LISCIO promette un’iniziativa editoriale che rivoluzionerà il modo in cui viviamo e godiamo della musica da ballo. Non solo una radio quindi, ma un vero e proprio hub multimediale che pone al centro la produzione delle orchestre di musica da ballo, declinando contenuti unici e coinvolgenti su diverse piattaforme di distribuzione, tra cui DAB+, app e web.

RADIO LISCIO nasce dal lavoro di un gruppo di esperti del settore radiofonico e della musica da ballo, desiderosi di creare uno spazio dedicato a un genere musicale che ha radici profonde nella cultura italiana. Un segmento che ha accompagnato generazioni di italiani nelle loro feste e balli, diventando parte integrante del tessuto sociale e culturale del nostro paese.

Intanto ha fatto il suo esordio il sito radioliscio.it che sarà un portale di informazione del mondo della musica da ballo. Ogni giorno tanti nuovi contenuti live e on demand, condivisi, per raggiungere tutto il pubblico della radio e non solo. Il progetto si propone infatti di offrire ai suoi ascoltatori un’esperienza completa, arricchendo la programmazione con contenuti editoriali originali, tramite interviste esclusive ad artisti del settore, approfondimenti sulla storia e l’evoluzione della musica da ballo, racconti di protagonisti, eventi dal vivo e tanto altro ancora.

RADIO LISCIO propone un palinsesto in diretta, dalle 6 del mattino per tutto il giorno, con un cast di primo piano: da Ettore Andenna, che torna in radio dopo aver debuttato su Radio Monte Carlo nel 1967, a Clara Taormina, conosciuta dai telespettatori del nord Italia per i suoi numerosi programmi televisivi; dall’animatore e creatore di contenuti Alessio Molla a Wilmer Modat, musicista e conduttore televisivo su Primantenna; Dario Maria Dossena sarà la voce ufficiale, mentre la direzione artistico-musicale è affidata a Eugenio Zanni, conosciuto dal grande pubblico del ballo come Genio dei Pierrots.

Con una programmazione curata e innovativa, una presenza su diverse piattaforme e un gruppo di lavoro appassionato e competente, RADIO LISCIO si candida a diventare un punto di riferimento per tutti coloro che amano ballare e vivere la musica in modo autentico, coinvolgente e live!

COME ASCOLTARLA

RADIO LISCIO sarà fruibile in “multipiattaforma” (DAB+, DTT, App, Web Streaming, Smart Speaker, aggregatori di flussi streaming radiofonici) 7 giorni su 7, 24 ore al giorno.

  • in DAB+ in Lombardia, Piemonte e Liguria.
  • su DTT e SMART TV
  • scaricando l’APP disponibile su Play Store e Apple Store con possibilità di ascolto su smartphone, tablet, Android Auto, Apple Car Play, Android Tv
  • in streaming sul sito radioliscio.it
  • attraverso gli Smart Speakers Google Home e Alexa
  • attraverso i principali aggregatori di flussi streaming radiofonici
  • sulle piattaforme di streaming on demand per podcast e catch up radio 

IL PALINSESTO

Un lungo flusso in diretta accompagnerà gli ascoltatori nei diversi momenti della giornata.

Un intrattenimento intelligente e leggero per coinvolgere gli ascoltatori di ogni età e area geografica.

dalle 6 alle 8: ENERGIA CONTAGIOSA con Alessio Molla

La carica giusta per iniziare la giornata. Con ALESSIO MOLLA un’iniezione di buonumore con tanta musica, curiosità e personaggi. E ogni giorno un giro per l’Italia alla scoperta di fiere, sagre, eventi. Gli appuntamenti più divertenti della settimana raccontati dai protagonisti.

dalle 8 alle 10: PIU’ CLARA DI COSI’ con Clara Taormina

Ogni mattina la padrona di casa è CLARA TAORMINA per un buongiorno in diretta tra amici. Canzoni, notizie, curiosità e… un caffè con gli artisti. Il garbo, la classe e la simpatia di Clara per iniziare la giornata con ritmo e allegria, ascoltando i successi di ieri e di oggi delle più grandi orchestre di musica da ballo.

dalle 11 alle 13: CANZONI SENZA FRONTIERE con Ettore Andenna

In questo spazio la nostra musica non ammette frontiere e consente di spaziare dai grandi classici di sempre al meglio della musica italiana, con un’incursione negli anni 60-70-80.

La trasmissione segna il ritorno alla radio del mitico ETTORE ANDENNA che per questo progetto porterà in dote la sua inconfondibile voce, il ritmo e il timing che da sempre lo contraddistinguono.

Due ore in diretta, tutti i giorni, a contatto con i radioascoltatori che hanno la possibilità di dialogare, partecipare e… giocare (e da lui c’era da aspettarselo)!

Alle 15: ROMAGNA CHIAMA ITALIA con Genio dei Pierrots

In diretta da Rimini GENIO e i suoi ospiti portano la Romagna in tutta Italia. Il Direttore Artistico di Radio Liscio Eugenio Zanni (Genio dei Pierrots) al grido di “Facciamo baracca” è un vulcano di idee: personaggi, ricordi e novità discografiche. E ogni giorno un collegamento con i luoghi dove tutto è partito per festeggiare i 70 anni di Romagna Mia.

Alle 16: AIAIAI – NIENTE DI ARTIFICIALE con Wilmer Modat

Una rubrica giornaliera di musica dal vivo in compagnia della voce e della chitarra di WILMER MODAT. In ogni puntata l’eclettico artista si trova a fare i conti con la fredda e a tratti irriverente assistente virtuale. Un dialogo sulla musica e i suoi interpreti in cui a rispondere è l’intelligenza artificiale. Ne nascono spunti curiosi che portano alla riscoperta delle più belle canzoni di tutti i tempi riproposte in chiave acustica e rigorosamente live. Nessun algoritmo, ma solo improvvisazione, simpatia e creatività.

e inoltre:

I SIMPATICI ITALIANI i miti di ieri e di oggi

QUELLI ERAN GIORNI monografie sulle grandi orchestre

MA COS’E’ QUESTO PALCO? I protagonisti si raccontano

ROMAGNA MIA 70 e la storia continua

PEZZI DA BALERA selezione musicale non stop

RADIO LISCIO LIVE le serate delle orchestre dal vivo

In scena al teatro Gobetti “David Copperfield Sketch Comedy”

Un carosello dickensiano per l’adattamento e la regia di Marco Isidori con i Marcido Marcidorjs e Mimosa Famosa

 

 

Debutta martedì 30 aprile, alle 19.30, al teatro Gobetti, per la stagione del teatro Stabile di Torino, la pièce teatrale “David Copperfield Sketch Comedy. Un carosello dickensiano”, tratto da Charles Dickens per la riscrittura, adattamento drammaturgico e regia di Marco Isidori. Saranno in scena Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia della Porta, Alessio Arbustini, Vincenzo Quarta e Marco Isidori. Scene e costumi sono di Daniela Dal Cin, le luci di Fabio Bonfanti.

Lo spettacolo è prodotto da Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa e verrà replicato fino a domenica 5 maggio prossimo.

La Compagnia affronta le tematiche del romanzo ottocentesco, trasformandolo per il palcoscenico in una iperbolica narrazione dal ritmo verticale, che procede sostenuta da una serie di sketch dove la prevalenza del passo comico non impedisce la notazione di costume pungente, l’affondo nella contraddizione primaria del tempo storico in cui è collocato il romanzo, l’avvento della società industriale, permeata, tuttavia, da modelli comportamentali antecedenti, ricchi di un’ambiguità favorevole alla drammatizzazione teatrale. Tutto ciò avviene in un tono molto vicino a quello del vaudeville che si è scelto di assumere per far vivere al meglio la natura prismatica di quella giostra teatrale e sentimentale ideata da Dickens.

La scenografa Daniela Dal Cin anche per questo spettacolo si è espressa con una delle sue mirabolanti invenzioni e la chiave di volta di questa riduzione del romanzo di Dickens si colloca nella lotta mortale tra l’esasperazione iconica e la tramatura sonora della recitazione, portata verso una vivificante astrazione. Risulta evidente il tentativo di una rappresentazione segnata integralmente da quella tensione verso il teatro totale che, da sempre, caratterizza la specificità artistica della compagnia.

“David Copperfield Sketch Comedy – spiega il regista Marco Isidori – vuole essere la riproposta in chiave satirico grottesca del capolavoro di Dickens. Lo spettacolo ha una struttura drammaturgica dove le singole situazioni della “novella”, agganciandosi le une alle altre, si concatenano in una sarabanda teatrale di stupefacente rilievo spettacolare, in questo aiutate e servite dall’impianto scenografico di Daniela de Cin, andando così a instaurare una giostra veloce e incalzante, in cui il dinamismo è duplice, sonoro e iconografico, capace di comporre quel corpo drammatico che giustifica oggi la riproposizione teatrale di un testo di tale natura. Lo scandagliare scenico diventa lo strumento più adatto ad individuare nelle pieghe della narrazione ottocentesca quei temi universali che da sempre sono appannaggio della vicenda umana e che il teatro soltanto sa specchiare con verità completa”.

MARA MARTELLOTTA

Al teatro Regio l’Olandese volante di Richard Wagner con la direzione di Nathalie Stutzmann

In scena dal 17 al 26 maggio

 

Per la stagione di opera e balletto 2023-2024 andrà in scena dal 17 al 26 maggio prossimi al teatro Regio l’opera wagneriana ‘L’olandese volante’, con sul podio Nathalie Stutzmann, la direttrice prediletta dal festival di Bayreuth.

Del fliegende Hollander, L’olandese volante segna il ritorno in cartellone di un titolo di Richard Wagner e della amatissima direttrice Nathalie Stutzmann sul podio dell’Orchestra e Coro del teatro Regio di Torino e del Coro Maghini. L’allestimento onirico è di Willy Decker. Il Coro è istruito dal maestro Ulisse Trabacchin. L’olandese ha la voce ricca e raffinata del baritono americano Brian Mulligan, nel ruolo di Senta il soprano sudafricano Johanni von Oostrum, il tenore americano Robert Watson è il cacciatore Erik.

La regia creata da Willy Decker per l’Opéra National di Parigi nel 2000 e presentata al Regio nel 2012, si gioca sulle assenze e sulle suggestioni. Sono in scena pochi elementi, delle corde e alcune sedie, e una gigantesca porta bianca che rappresenta un confine tra dimensioni diverse. Tutto è essenziale e fortemente evocativo, come lo stesso regista spiegò all’indomani del suo primo allestimento: ”Così come nel teatro non si può rappresentare il mare vero, in tutta la sua infinità, allo stesso modo non si può far comparire un vero vascello. L’Olandese deve restare un’immagine, un racconto, una ballata. Infatti la tempesta che tuona nella musica di Wagner non può essere mostrata sulla scena, se non negli individui”. Wolfgang Gussmann ha creato le scene e i costumi e Hans Tolstede ha disegnato le luci.

L’Olandese volante è considerato il primo dramma musicale maturo di Wagner in quanto, pur

scontando l’evidente influenza del grand opera francese, presenta diversi elementi che anticipano la sua produzione successiva. Compaiono i primi leitmotiv relativi a personaggi e sentimenti ed emerge la tendenza a fondere i numeri chiusi, ancora riconoscibili, in scene più ampie e continue, soprattutto in corrispondenza con gli episodi di natura fantastica. Oltre al modello francese, evidente negli aspetti più spettacolari e nelle messe in scena, Wagner tenne presente la tradizione italiana. Nell’estate del 1839 Wagner, incalzato dai suoi numerosi creditori, salpò per Londra a bordo del mercantile Thetis. Il viaggio fu ricco di difficoltà e imprevisti e, nella sua autobiografia, egli narra come il richiamo dei marinai che ammainavano le vele durante una tempesta fra i fiordi norvegesi, gli diede lo spunto iniziale per l’Olandese volante. Nonostante la presunta ispirazione autobiografica sia solo in parte vera, è indiscutibile che egli abbia trattato con libertà la sua fonte letteraria, il romanzo di Heinrich Heine “Dalle memorie del signor von Scnabelewopski”, identificandosi con il tormentato e perseguitato protagonista e introducendo due temi fondamentali della sua poetica, la maledizione e la redenzione attraverso la donna. In principio Wagner concepì l’opera in prospettiva di una sua realizzazione all’Opéra di Parigi. Il musicista, giovane e semisconosciuto, propose al teatro un libretto per un’opera di un solo atto. Il soggetto fu accettato ma assegnato a un altro musicista, Pierre Louis Dietsch, che scrisse Le Vaisseau fantome. Wagner, deluso, rimaneggiò l’opera suddividendola in tre atti e cambiando ambientazione e nomi dei personaggi per proporla al teatro di Dresda, dove fu messa in scena nel 1843. Nella carriera del compositore quest’opera segna la prima drastica presa di distanza dall’opera convenzionale. Abolite le forme chiuse, Wagner crea i primi Leitmotiv, melodie associate a personaggi, oggetti o concetti astratti, leitmotive tutti introdotti nell’ouverture.

L’anteprima giovani è in programma mercoledì 15 maggio alle ore 20.

 

Mara Martellotta

Stéphane Braunschweig tra realtà e sogno per la Grande Illusione di Donn’Anna Luna

La vita che ti diedi” sul palcoscenico del Carignano sino al 28 aprile

Luigi Pirandello scrisse “La vita che ti diedi” – la definì “tragedia” – traendola da tre delle sue numerose novelle: “I pensionati della memoria” (1914, “Fanno finta d’essere morti, dentro la cassa.

O forse veramente sono morti per sé. Ma non per me, vi prego di credere! Quando tutto per voi è finito, per me non è finito niente.”), “Colloqui coi personaggi” scritta nel ’15 all’indomani della morte della madre e “La camera in attesa” (1916), la madre e le sorelle di un soldato scomparso al fronte, che non hanno la certezza della sua morte, continuano a preparargli la camera in attesa del suo ritorno (“Voi lo sapete bene, ora, che la realtà non dipende dall’esserci o dal non esserci d’un corpo. Può esserci il corpo, ed esser morto per la realtà che voi gli davate. Quel che fa la vita, dunque, è la realtà che voi le date.” Una “tragedia” destinata alla Duse che tuttavia la rifiutò, per cui se ne impossessò Alda Borelli che la rappresentò nel febbraio del ’23 al Quirino di Roma.

Il rapporto madre-figlio, un personaggio, Fulvio, un ragazzo di cui si parla molto ma che non comparirà mai in scena, il suo ritorno nella casa dopo averla abbandonata per sette anni, per inseguire in terra di Francia un amore e una donna che là già aveva un marito e due figli e una vita chiusa in una unione infelice. Fulvio è tornato per morire, ma per Donn’Anna non è quell’ultimo giorno di vita ad averle strappato ogni lacrima, non è ha più di lacrime, le ha consumate il giorno in cui quel figlio se lo è visto tornare, cambiato, irriconoscibile, un altro da come era nei suoi ricordi. Quindi la madre stringerà quell’immagine, e quella realtà, che ha del figlio: “Ma sì che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so! …E come per sette anni gliel’ho data senza che lui ci fosse più, non posso forse seguitare a dargliela ancora, allo stesso modo?” Tre atti a svolgere da parte di una madre e a capovolgere da parte di chi le sta accanto un grumo centrale che non poche volte richiederebbe un po’ più di respiro (il testo e le sue rappresentazioni, davvero non molte, nel corso di un secolo – nella memoria una con la regia di Castri e una grandiosa Moriconi -, non ebbero mai il successo che Pirandello si sarebbe augurato), di alleggerire quello svolgimento a tratti ansimante, rotto, frastagliato: giù giù sino all’arrivo della donna amata e della madre di lei, l’una annichilita dinanzi alla notizia, finalmente svelata, della morte di Fulvio e lei costretta a confessare di aspettarne un bambino, l’altra decisa con estrema e pratica razionalità a riportarsela a casa. Un intreccio che Roberto Alonge, nella sua “Introduzione” al testo pubblicata da Mondadori nel 1992, definisce “tragedia astratta”, esplorandola oltre l’autore e analizzandola in quel “labirinto di specchi” in cui Fulvio è vittima, psicanaliticamente con la propria fuga dall’accentramento materno per ricadere in un innamoramento verso una donna che ricalca con esattezza “un doppio evidente della madre”. Quel figlio “accudito” dentro di sé verrà a scomparire, a morire davvero, si scioglierà la finzione di una vita ancora presente, Donn’Anna non potrà più vivere con la “propria” certezza e “come se” il figlio fosse ancora vivo: nell’ultimo attimo non potrà che disfare, in un ambiente che non ha più ragion d’essere e che è diventato come l’involucro rarefatto di un sogno, il letto in cui ha dormito Fulvio e in cui è stato deposto.

Materia più che pirandelliana, verrebbe da dire, magari con poco rispetto. Difficile, avvolta e riavvolta, una donna a cui non siamo forse oggi preparati e che in maniera granitica cerca di coinvolgerci nel proprio carico di sicurezza, nella necessità di illusione, quotidiana, forte, senza alcun ripensamento. Il regista Stéphane Braunschweig, direttore artistico dell’Odéon parigino e ospite della stagione del Teatro Stabile Torinese – Teatro Nazionale, già prolifico ricercatore per precedenti direzioni all’interno del territorio pirandelliano, direi che (in)seguendo la piana chiarezza delle parole dell’autore che scavalcano la complessità dello svolgimento, costruisce e offre sul palcoscenico del Carignano (repliche sino al 28 aprile) uno spettacolo di prim’ordine, concertando con estrema esattezza il percorso della Grande Illusione. E, facendosi carico dell’aspetto visivo, dà forma ad un ambiente realisticamente inteso, delimitato, suddiviso tra proscenio e interno, fatto degli oggetti di ogni giorno, di vita e di ricordi, sino a giungere a quella rarefazione finale – bellissima – di cui s’è detto.

Nel risultato positivo e affascinante della sua messa in scena, ha raccolto e guidato con occhio felicemente attento un terzetto d’attrici che sono veramente da ammirare. Daria Deflorian è la protagonista Donn’Anna Luna, raccolta in questa sua smisurata determinazione, delicata e agguerrita al tempo stesso, sul limite della follia ma pronta a squadernare anche con disarmante semplicità la lucidità del proprio pensiero; Federica Fracassi non è soltanto la sorella che umanamente la sorregge nella speranza di sviare quel pensiero ma pure, raddoppiandosi, dà buon spessore con asprezze e sguardi duri ad un’altra madre, quella arrivata da lontano, che per altre attrici sarebbe potuta essere un’apparizione di poco conto. E poi la giovane Cecilia Bertozzi, che è l’amata Lucia Maubel, incerta e spaurita, sbalordita, mette in campo le sue battute con maturità, con una sicurezza e una fierezza che non possono non imporla all’attenzione dello spettatore. Con loro Fulvio Pepe, Enrica Origo, Caterina Tieghi e Fabrizio Costella, al quale è dovuto anche il compito di una onirica apparizione. Successo incondizionato e parecchie chiamate alla replica a cui ho assistito.

Elio Rabbione

La foto del regista Stéphane Braunschweig è di Carole Bellaïche; le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma.

I vincitori di Lovers diretto da Vladimir Luxuria

Il più antico festival sui temi LGBTQI+ d’Europa e terzo nel mondo

 

I FILM PREMIATI | LE MOTIVAZIONI

ALL THE LOVERS/ OTTAVIO MAI AWARD FOR THE BEST FEATURE

Presidente di giuria: Roberta Torre

 

LES TORTUES/TURTLES di David Lambert

Sorretto da una scrittura serrata e da un ritmo incalzante, un film che ci conduce all’interno di una relazione e dei suoi struggenti addii. Un film che da voce a una generazione difficilmente rappresentata nell’immaginario cinematografico e che ancora oggi conserva la preziosa memoria della storia LGBTQI+, ma al contempo allarga la visuale a un sentimento d’amore universale: il matrimonio e il divorzio come diritti che appartengono a tutte e a tutti.

Il racconto della sessualità e i mutamenti del corpo con l’avanzare degli anni ci conducono alla scoperta di nuove dimensioni della vita.

MENZIONE SPECIALE

ÚSVIT /WE HAVE NEVER BEEN MODERN di Matej Chlupacek

La giuria del concorso lungometraggi ha deciso di attribuire una menzione speciale al film ÚSVIT/We Have Never Been Modern. Per la rappresentazione dell’intersessualità messa in scena con una cinematografia formalmente impressionante, che riesce a calare nel lontano 1937 una tematica particolarmente attuale.

 

 

REAL LOVERS / REAL LOVERS AWARD FOR BEST DOCUMENTARY

Presidente di giuria: Alexander Mello

 

M IS FOR MOTHERS di Lívia Perez

Per la sua capacità di partire dal contesto quotidiano di un percorso verso la genitorialità per esplorare tematiche più profonde e sfaccettate; per la sua messa in scena delicata e al tempo stesso viscerale; per la sua forza nell’affermare lo sguardo e l’esperienza femminile nello scenario contemporaneo sia a livello politico che a livello cinematografico. Il premio della giuria Real Lovers 2024 va a M is for Mothers di Lívia Perez.

FUTURE LOVERS / FUTURE LOVERS AWARD FOR BEST SHORT FILM

Presidente di giuria: Luca Bianchini

 

TU TIJERA EN MI OREJA di Carlos Ruano

Per la capacità di giocare con gli stereotipi e di ribaltarli, con una storia avvincente, dai dialoghi serrati, che affronta comicamente il tema della vergogna e della vendetta, vince il concorso Future Lovers 2024, Tu Tijera En Mi Oreja di Carlos Ruano.

 

MENZIONE SPECIALE

UNA NOTTE di Alessio Vasarin

“Ho visto lui che bacia lui, che bacia lei che lo dice a me”, canterebbe Annalisa. In una città un po’ onirica, tra silenzi e strane apparizioni, la verità appare l’unica via d’uscita. Ma la notte non porta consiglio. Menzione Speciale della Giuria Future Lovers 2024 A Una Notte di Alessio Vasarin.

 

GIURIA YOUNG LOVERS – PREMIO MATTHEW SHEPARD

DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada

Raccontare è sempre raccontarsi, per cercare di dare, attraverso la propria esperienza, risposte che diventano universali; un film che racconta la fame di vita, di sperimentazione e di amore dell’adolescenza e il suo ripercuotersi urgente nell’intera esperienza umana; un film onesto, nel più alto significato che questa parola può valere per l’arte.

La giuria Young Lovers assegna il premio Matthew Shepard a DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada.

 

PREMIO GIO’ STAJANO

ÚSVIT/WE HAVE NEVER BEEN MODERN di Matej Chlupacek

Per aver raccontato la rarità e la preziosità di un tema sinora poco affrontato cinematograficamente come quello dell’intersessualità, con grande delicatezza e scientifica incisività negli anni ’30 del novecento. Una fotografia struggente e una storia queer di un mondo che cambia, sempre in tensione tra modernità e tradizione e dove la figura femminile di Helena è uno schiaffo al perbenismo della civiltà odierna, che nel nuovo millennio non ha ancora completamente accettato l’amore tra due uomini o tra due donne o l’identità trans e non binaria.

 

PREMIO TORINO PRIDE

THE JUDGMENT di Marwan Mokbel

The Judgment ci ha completamente devastatə. C’è molta politica, sviluppata sul terreno fertile di una antropologia culturale evidente e tanti temi affrontati, primo tra tutti il costante rapporto tra religione ed omosessualità, sia in negativo (il peccato) che in positivo (l’amore). La rappresentazione delle due visioni sul proprio orientamento sessuale è affidata alle due madri dei due fidanzati; entrambe usano la religione ma in due modi opposti, la prima giudica, la seconda accoglie e propone una visione più personale e intima che aiuta il protagonista ad accettarsi. È bello vedere raffigurate le diverse visioni e le diverse famiglie. C’è amore, tanto amore, così come c’è dolore, un dolore psicologico che lascia segni sul corpo. C’è cura, come sofferenza che porta all’accettazione. Il trauma è stato affrontato e finalmente il protagonista è pronto a meritarsi l’amore.

 

I PREMI DEL PUBBLICO

 

AUDIENCE AWARDS

 

ALL THE LOVERS

DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada

 

REAL LOVERS

CE QUI NOUS LIE / THE BOND BETWEEN US di Sonam Larcin

 

FUTURE LOVERS

IT BURNS di Kate Maveau

 

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Il Lovers Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiC,della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

I MAGHI DI OZ Musical a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 21 aprile, ore 19

L’ultimo appuntamento della stagione di Lirica e Musical a Corte nella Palazzina di Caccia di Stupinigi racchiude tutta la storia del musical in un’unica storia: quella di Oz. “I Maghi di Oz” segue infatti l’odissea di Dorothy e Bobo catapultati nel mondo di Oz, raccogliendo le canzoni più belle che hanno arricchito la narrazione nel corso degli anni.

Si parte ricordando il musical del 1902 dello stesso autore dei 14 romanzi del ciclo di Oz, Frank Baum; poi si omaggia il film con Judy Garland del 1939 con le canzoni di Harold Arlen, una fra tutte: Over the Rainbow. Ci si scatena con la versione all-black The Wiz, diventato un film del 1977 con Diana Ross e Michael Jackson e con le potenti arie dal famosissimo prequel Wicked di Stephen Schwartz del 2003. Per poi finire con le canzoni aggiunte da Andrew Lloyd Webber a quelle di Arlen per il nuovo The Wizard of Oz, ora in scena a Londra.

PROGRAMMA

Over the rainbow, da The Wizard of Oz (1939)

Wonders of the world, da The Wizard of Oz, di A.l. Webber & t. Rice (2011)

Munchkinland/ Ding-Dong! The witch is dead, da The Wizard of Oz (1939)

The Wizard and I, Dancing through life, Popular, Defiyng gravity, da Wicked (2003)

Follow the yellow brick road, da The Wizard of Oz (1939)

Soon as I get home, da The Wiz (1974)

If I only had a brain, da The Wizard of Oz (1939)  

If I only had a heart/We’re off to see the Wizard, da The Wizard of Oz (1939)

What would I do if I could feel, da The Wiz

If I only had the nerve/We’re off to see the Wizard, da The Wizard of Oz (1939)

(I’m a mean) old lion, Ease on down the Road pt.1, da The Wiz

Red shoes blues, da The Wizard of Oz (2011)

Hail-Hail! He witch is dead!, da The Wizard of Oz (1939)

(Everybody rejoice) brand new day, So you wanted to meet the wizard, Home, da The Wiz

Home is a place in your heart, da The Wizard of Oz (2011)

CREDITI

Voci: Andrea Ascari, Davide Cantore, Iacopo Cristiani, Chiara Gazzin, Francesco Iorio, Vittoria Montanari, Lucia Russo

Pianoforte: Giuseppe Guerrera

Progetto e testi: Andrea Ascari

Direzione amministrativa: Davide Ienco

La rassegna Lirica e Musical a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazionecon STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 21 aprile, ore 19

I maghi di Oz

Biglietto a prezzo unico con posto assegnato: 30 euro, con aperitivo

Info e prenotazioni: 011.6279789biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it