SPETTACOLI- Pagina 191

“Moka Noir”, in un film la storia della crisi di pentole e caffettiere

La 19esima edizione del GLocal Film Festival di Torino svoltasi di recente ha ospitato  l’anteprima regionale del documentario “Moka noir: a Omegna non si beve più caffè” del regista svizzero ticinese Erik Bernasconi con la sceneggiatura di Matteo Severgnini, giornalista e scrittore omegnese.

 

La rassegna, ideata dall’Associazione Piemonte Movie che ogni anno porta in sala il meglio della produzione cinematografica piemontese, anche quest’anno ha dato visibilità al cinema “di casa nostra”, contribuendo a dare il giusto spazio a quei film che nel loro percorso hanno incrociato il Piemonte.

In “Moka Noir”, un regista-detective con un’indagine, ironicamente condotta in stile poliziesco, ricerca il colpevole della scomparsa del polo industriale del casalingo di Omegna, sul lago d’Orta. Matteo Severgnini, in una intervista ha dichiarato di aver “sentito il bisogno di narrare ciò che stava accadendo alla mia città. Vedevo e vedo tuttora molta gente tirar sera per le vie di Omegna, e non parlo solo dei pensionati e degliumarell, i vecchietti che osservano i lavori nei cantieri, ma anche di giovani e persone in età da lavoro, e ho cominciato a interrogarmi su questo fenomeno da imputare, ovviamente, alla crisi industriale, alla chiusura delle fabbriche del settore casalingo che hanno fatto la storia di Omegna e dell’Italia intera”. Già qualche anno fa raccontò la vita di Alfonso Bialetti e la sua invenzione in un audiodocumentario della RSI, la Radiotelevisione svizzera intitolato “L’invenzione della mok”, sostenendo come “l’invenzione della moka non abbia modificato soltanto il modo di fare il caffè, ma abbia anche influenzato nel profondo la socialità degli italiani”.

Una storia dalle radici lontane e originalissime. “ La moka venne inventata nel 1933 da Alfonso Bialetti – afferma Severgnini – reduce da esperienze migratorie e ispirato dalla moglie che faceva il bucato con la lisciveuse, l’antesignana della lavatrice; uno strumento, dotato di una sorta di caldaia e di un tubo, il cui funzionamento ricorda in parte proprio quello della moka”. “Moka noir” è stato pensato come una sorta di scatola cinese, come una storia che contiene altre storie e che hanno portato gli autori a pensare al territorio come ad una persona, un tempo in buona salute e dotata di una certa vitalità, che era stato uccisa. A partire da questa metafora è stato quasi naturale costruire il film come un’inchiesta di polizia in stile giallo-noir. Un modo originale per raccontare la storia di una realtà che la crisi ha ridimensionato drasticamente l’economia di quella che un tempo è stata la capitale italiana dell’industria del casalingo. Omegna, conosciuta come paese di pentole e caffettiere che ha dato i natali a Gianni Rodari, ha vissuto l’intero ciclo ascendente di questo settore che segnò per alcuni decenni la storia industriale dell’area attorno al lago d’Orta. Un successo che affondava le sue radici nel boom economico, sui consumi di massa e la competitività in termini di costo del prodotto. Realtà come Bialetti, Girmi, Lagostina e Alessi   dominarono il mercato, entrando nelle case e nelle cucine degli italiani. Le stesse imprese operavano in un distretto territorialmente ben definito e risultavano fortemente ancorate a tradizioni industriali legate ad alcune famiglie che avevano fatto leva sulla capacità inventiva, l’innovativo design e l’abilità manifatturiera per costruire il loro successo. La globalizzazione , la saturazione dei mercati con prodotti di minor qualità a prezzi modesti creò problemi enormi agli elettrodomestici marcati Girmi, alle pentole a pressione Lagostina e alle caffettiere Bialetti   dell’indimenticabile “omino coi baffi”   al punto che , dagli anni ’90 in poila crisi diventò sempre più evidente. Tra le realtà storiche solo Alessi, con un impegno caparbio che accompagna l’assoluta qualità dei prodotti, ha tenuto alta l’immagine e la storia di un settore che un tempo era una monocultura industriale capace di influenzare economia e sviluppo sociale dell’intera zona.

Marco Travaglini

Arriva l’ondata

Caleidoscopio rock USA anni 60 / In Louisiana non tutto doveva essere R&B, anche se il peso del passato era ingombrante e condizionante. C’era chi aspettava il “treno giusto”, magari con partenza da oltreoceano, per esempio una potente ondata, da lontano, che portasse una nuova scarica di adrenalina tra i giovani statunitensi dopo qualche tempo di “calma equatoriale”.

C’era chi fiutava l’aria specialmente in quelle aree dove la caratterizzazione musicale era meno marcata da generi musicali di grande respiro, magari in zone ai margini o “di passaggio” tra uno stato e l’altro; d’altronde si sa… presso le “aree di confine” si sta generalmente molto attenti a chi transita, sia esso un viaggiatore, un mezzo di trasporto o… un nuovo trend musicale in arrivo.

E si sa bene che il fiuto di chi vive in tali aree è particolarmente fino, ancor meglio se associato ad “antenne ben dritte” per captare verso quale direzione si dirigerà il gusto giovanile, quella “gallina dalle uova d’oro” che poteva dare una spinta alle bands per il “grande salto”. Ed ecco che la conformazione “antenne dritte” era tipica di bands che cercavano qualcosa di nuovo oltre il rock&roll e che, come predetto, si muovevano in aree “borderline”, come in Louisiana nella fascia settentrionale verso i confini con Texas, Arkansas e Mississippi lungo la Interstate 20: ne erano un esempio The Spectres. Nati tra Ruston e Monroe nell’autunno 1965, erano composti in formazione originale da Jim Steele (V), Daniel Gilbert (V, chit), Terry Montgomery (b), Sidney Johnson (V, org) [e Woodard Bardin (org)], Bill Bass (batt); furono tra le prime bands della Louisiana a seguire decisamente l’onda della British Invasion operando tra Monroe, Ruston e Shreveport soprattutto in adult clubs e con l’onore di essere opening band per The Lovin’ Spoonful. I buoni agganci col produttore Rocky Robin portarono The Spectres ad incidere il primo 45 giri nel 1966: “No Good, No Where World” [Gray – Carraway] (NJ 1020; side B: “High Stepper”), con etichetta N-Joy records, presso Sound Studios. Nel frattempo il cantante Jim Steele fu chiamato al servizio militare e la band dovette assestarsi su una diversa distribuzione tra i membri. Per quanto riguarda il secondo 45 giri, tengo a sottolineare l’etichetta (che a mio giudizio produsse realtà interessanti): Paula records, di proprietà di Stanley Lewis a Shreveport. Il singolo uscì nel 1967 e presentava un side B migliore del lato A: “Psychodelic Situation” [D. Gilbert] (270; side B: “I Cried”), inciso presso i Robin Hood Briant’s Studios in Texas; non a caso “I Cried” ricevette buona accoglienza nelle radio locali e fu brano di punta di svariati gigs fino in Mississippi (Vicksburg e Jackson). Ma il 1967, come tutti ben sappiamo, fu anno spartiacque che vide il grande movimento psichedelico travolgere ed inglobare microrealtà locali trasformando suoni, testi, gusti e modi di captare il messaggio musicale; con le nuove ricerche sul riverbero, sulla dicotomia scenografica suono-luce e con la nuova fenomenologia dei “concerti evento” intesi come unione di forme artistiche concomitanti… chi arrivava al 1967 “col fiato corto” era destinato ad essere doppiato a velocità tripla. La medesima sorte toccò inevitabilmente anche a The Spectres, che (con l’uscita di Steele e Montgomery) giunsero a sciogliersi entro l’estate del 1968, quando ormai il garage rock psichedelico “di nome ma non di fatto” sapeva già di stantio.

Gian Marchisio

 

 

Parole d’amore ai tempi del virus

Francesco, infermiere impegnato nell’emergenza sanitaria, ha scritto un pezzo uscito su spotify e itunes dedicato alla sua ragazza

Incontro Francesco lungo Po, con la luce calma del tramonto, l’odore della primavera che quest’anno si sente quasi colpevole ad essere arrivata, e qualche sguardo prudente che passa rapido dietro alle nostre spalle.  Ha gli occhi dolci, uno sguardo un po’ lontano e un sorriso sincero.

T: Ciao Francesco, chi sei e da dove vieni?
F: Allora, sono Francesco, ho 27 anni, sono nato a Civitanova Marche e faccio l’infermiere. Esauriente? (ride). Sono a Torino da due anni, ma prima di approdare qui ho vissuto anche a Milano per un po’ di tempo. Qui a Torino ho trovato quello che per me era il giusto equilibrio tra il traffico della grande città e la pace della cittadina di provincia. Non mi fraintendere -che se lo legge mia mamma pensa “ma guarda questo”-: amo il posto dove sono nato, amo tornarci, ma io sono uno a cui piace cambiare.

T: e invece chi è F Brioschi?
F: F brioschi so’ io: è il mio alter-ego creativo. Hai presente quella parte di ognuno di noi che rimane inespressa, ma che è latente, quel qualcosa che non sai che forma abbia ma senti che c’è, e allora per ri-conoscerla, per prendere consapevolezza della sua esistenza, le dai un nome: dando un nome a questa parte di me, è come se gli avessi dato vita, attraverso la musica. Così è nato F Brioschi. Questo nome l’ho scelto insieme alla mia ragazza: se po di? O fa miele?

T: Da come ne parli sembra un “ri-conoscimento” recente.
F: Ho sempre scritto, canzoni, pensieri, poesie, parole insomma con diverse forme si, ma non mi ero ancora ri-conosciuto davvero. Avevo registrato altri pezzi che ho tenuto per me, per gioco, mentre Mina è uscito allo scoperto perchè è stato un regalo per la mia ragazza, Mina appunto. E’ lei che ha tirato fuori F Brioschi, in tutti i sensi. E il produttore, Emanuele Cotto, ha fatto il resto: ha visto nel mio pezzo un inno all’amore in cui altre persone avrebbero potuto indentificarsi, come spesso accade; poi è successo che è stata ascoltata dall’etichetta Reload Music, che ha deciso di farla uscire sulle piattaforme di streaming musicale a loro marchio. Sinceramene non mi aspettavo che un’etichetta si potesse accorgere di me, visto che fino a ieri cantavo solo mentre spadellavo (da buon terrone), o nel letto prima di dormire per fare addormentare la mia ragazza. E ora invece mi ritrovo la mia faccia su spotify.

T: Dicci chi è, e che cos’è, Mina
F: Mina è la mia compagna, la mia ragazza, che in realtà si chiama Martina, ma le piace farsi chiamare così. Nella canzone ho giocato con le parole: (canticchia) “e adesso c’ho una mina nel petto”, una bomba pronta ad esplodere per la potenza di quello che provo nei suoi confronti.  Dopo esserci persi in un locale notturno due anni fa, ci siamo ri-incontrati quest’autunno (canticchia di nuovo) “erano due anni che non ti vedevo”, e l’impressione che ho avuto è che ci fossimo già incontrati in un’altra vita “e ci siam voluti già in un’altra vita”, perchè è stato tutto molto familiare e vero sin dall’inizio, come se non dovessimo spiegarcele, le cose che più erano sepolte dentro noi. Mi sono sentito come se fossi tornato a casa dopo un lungo errare alla ricerca di una sensazione cosi vera. Quando l’ho ritrovata è stato come unire i puntini. É una sensazione rara, non è il semplice innamoramento: per questo il pezzo non poteva che prendere il suo, di nome.

T: Il pezzo è uscito durante la pandemia che ha messo in ginocchio tutta italia: come sta andando?
F: “mina” è uscito il 23 aprile su spotify, itunes, e alter piattaforme: fare uscire un pezzo in questo periodo va contro tutte le regole non scritte del mercato musicale, ma abbiamo comunque deciso di pubblicarla per vedere quante persone avrebbe raggiunto. Siamo rimasti davvero stupiti, perchè è andato ben oltre le nostre aspettative: dopo 15 giorni siamo arrivati a 15 mila stream, 1000 stream al giorno, non male eh per un ragazzo di provincia (ride): per me ma anche per il produttore e per l’etichetta, sono stati una grandissima sorpresa, essendo il mio primo pezzo.

T: ma con un successo così, avrai sicuramente in cantiere un secondo pezzo: confermi?
F: non voglio dire ancora nulla, solo che questo secondo pezzo sarà molto diverso dal primo, parla di una sensazione, uno stato d’animo in movimento, qualcosa che accomuna un po tutti i malinconici: non è che se so’ innamorato non sono più nostalgico. Non c’è un vero e proprio progetto musicale dietro, quello che esce da me è solo verità quindi aspettatevi questa e nient’altro.

Mirabilia International, nuova formula ai tempi del virus

Circus & Performing Arts Festival 2020 XIV Edizione Satellite of life

Satellite of life, questo il tema della XIVma edizione di Mirabilia International Circus &
Performing Arts Festival con la direzione artistica di Fabrizio Gavosto, in un’edizione pensata
appositamente per il 2020 con un programma, obbligatoriamente in via di ridefinizione a causa
dell’emergenza sanitaria scattata in seguito alla pandemia, nel periodo agosto/settembre 2020,
sul territorio del cuneese.

Viste le incertezze di questo preciso momento storico, Mirabilia sarà dunque un’edizione che
preparerà al 2021 e alla nuova formula biennale che vedrà poi l’alternanza fra la Biennale
Internazionale del Circo e delle Arti Performative, e Aspettando la Biennale: un progetto sul
territorio.


Satellite of life è un inno alla rinascita attraverso la forza della natura e il perenne rinnovarsi
della vita. Una riflessione in linea con il particolare contesto storico, ma anche con la ferma volontà
di rappresentare un momento di ripresa e nuova aggregazione. Non verranno infatti abbandonati gli
obiettivi di sviluppo e valorizzazione di Mirabilia, che si legano a doppio filo con il territorio del
cuneese, che il Festival si propone di far scoprire e vivere – con tutte le precauzioni dovute al periodo
delicato – nell’ottica di affermare sempre più il ruolo centrale dell’arte e della creatività come motori
di una rinascita culturale e sociale.

Compatibilmente con le restrizioni governative e con le soluzioni che si potranno adottare, sarà un
Mirabilia all’insegna del grande circo contemporaneo, del teatro e della danza, capace di regalare
momenti di intensità, di magia e leggerezza in un racconto progettato per snodarsi tra meravigliosi
spazi come i giardini, i palazzi, le strade e i cortili del territorio.

Ripensare la “dimensione del teatro” sarà una grande sfida per adattarsi alla “nuova situazione”,
accolta anche come stimolo vista la grande esperienza e professionalità del festival nella creazione
e ambientazione negli spazi urbani.

Spettacoli e progettualità, ispirandosi come stimolo e sfida al tema Satellite of life, saranno
chiamati a rimodularsi in base ai nuovi scenari esistenti, con l’integrazione di tecnologie
digitali e con la creazione di percorsi e di formule nuove pensati in collaborazione e in
continuo confronto con tutte le istituzioni, gli artisti e i numerosi partner nazionali e
internazionali di Mirabilia.

Tra i maggiori festival di settore e nominato Festival Culturale Europeo nel 2012, Mirabilia ha
da sempre una forte vocazione internazionale che esprime nel suo cartellone, composto da
compagnie straniere e italiane e da progetti creati nell’ambito di residenze artistiche fortemente
radicate sul territorio. Una vocazione alla quale non verrà meno nonostante le forti limitazioni del
periodo, che certamente e inevitabilmente porteranno a un’edizione profondamente diversa da
quella inizialmente immaginata, reinventando gli spettacoli nella forma e nella relazione con gli spazi
e con il pubblico.

“Danza, teatro e circo contemporaneo torneranno in eventi urbani con nuovi format e nuove
soluzioni, e coinvolgeranno gli artisti in uno sforzo creativo che confermerà, in questo quadro
contestuale 2020 così inedito e difficile, quello spirito di sperimentazione e innovazione che da
sempre anima Mirabilia e la sua proposta culturale. Abbiamo lavorato per anni progettando nello
spazio urbano, creando e innovando con proposte e idee all’avanguardia, ed oggi la grande
esperienza accumulata ci rende pronti a sperimentare la rinascita nello spazio pubblico trasformando
i limiti in sfide e in uno spirito di collaborazione e supporto reciproco anche ospitando spettacoli di
altri festival quali ad esempio Interplay festival” queste le parole di Fabrizio Gavosto ideatore e
direttore artistico del Festival.

Contagion, il film del 2011 che previde la pandemia

Contagion, il film che nel 2011 ha raccontato di un virus letale che passa dai pipistrelli ai maiali macellati e infine agli esseri umani nei ristoranti della Cina, ha previsto la pandemia da Covid-19 con impressionante precisione.

Fanno parte del cast i migliori attori americani Jude Law, Matt Damon, Kate Winslet, Marion Cotillard e Gwynet Paltrow. Ed è propria la nota attrice Gwynet Paltrow, poche settimane fa su Instagram, a scrivere “Ho già vissuto questo film” postando ironicamente una propria foto personale con la mascherina. Guardando con attenzione il suo film del 2011 “Contagion” del regista Steven Soderbergh, nessuno può darle torto. L’attrice in Contagion interpreta la paziente zero, che muore 48 ore dopo aver contratto il virus, chiamato Mev-1, nella città di Hong Kong. Nel film sono presenti tante analogie con la pandemia da coronavirus…

… continua a leggere:

 

Contagion, il film del 2011 che ha previsto la pandemia

Brachetti, teatro in streaming

In occasione del 1 maggio, il re del trasformismo Arturo Brachetti, dedica a tutti gli amanti del varietà uno spettacolo in diretta streaming dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino, teatro di cui è direttore artistico.

LE MUSICHALL LIVE ARTURO BRACHETTI

in

BRACHETTI RACCONTA LE MILLE LUCI DEL VARIETÀ

Venerdì 1 maggio 2020 | ore 18 e ore 20

Facebook: @LeMusichallTorino

In occasione del 1 maggio, il re del trasformismo Arturo Brachetti, dedica a tutti gli amanti del varietà uno spettacolo in diretta streaming dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino, teatro di cui è direttore artistico.

Il fascino della bella Otero o il magnetismo di un regista in frac bianco? L’energia del corpo di ballo o le mille paillettes del sipario? Non c’è bisogno di scegliere: tutto è varietà!

A raccontarne la storia e la straordinaria attualità è Arturo Brachetti che di questo genere è un profondo conoscitore e interprete. Un incontro con una star internazionale per chiacchierare intorno ai temi e ai personaggi che hanno reso celebre il varietà, con il supporto di video e foto scelte da Brachetti stesso.

Arturo Brachetti

Artista italiano famoso e acclamato in tutto il mondo, considerato univocamente il “the Legend of quick change”, il grande Maestro del trasformismo, con un‘esperienza artistica maturata a livello internazionale. È regista e direttore artistico, capace di spaziare dal teatro comico al musical, dalla magia al varietà.

Direttore artistico del Teatro Le Musichall di Torino, in questo periodo di lockdown ha lanciato un messaggio d’amore per il teatro dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino. Il teatro è vuoto ma entra gratuitamente nelle case con un progetto raccontato dall’hashtag #LaCulturaNonTiAbbandona.

Grazie alla collaborazione di artisti e registi, Le Musichall è virtualmente aperto a tutti: la rassegna si chiama Le Musichall LIVE e lo streaming gratuito di un estratto dello spettacolo andrà in onda sulla pagina Facebook @LeMusichallTorino alle ore 18 ed in replica alle ore 20.

Il Lovers Film Festival lancia l’iniziativa Lovers on line

Si svolgerà dal 30 aprile al 4 maggio, nei giorni originariamente destinati all’edizione 2020.

Lovers on line #cimanteniamoinlinea è una rassegna cinematografica completamente gratuita pensata per continuare a restare in connessione con gli autori, il nostro pubblico e la comunità lgbtq+ in questo momento di emergenza sanitaria.

Ogni giorno, per i 4 giorni di rassegna, verranno messi online gratuitamente due lungometraggi (fiction e documentario) e due cortometraggi italiani passati sugli schermi del più antico festival sui temi LGBTQI (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) d’Europa e terzo nel mondo nelle precedenti edizioni. I link gratuiti e visionabili per l’intero periodo (dalle ore 11:00 di giovedì 30 aprile fino alla mezzanotte di lunedì 4 maggio) saranno comunicati sul sito del Lovers Film Festival e sulle pagine Facebook e Instagram.

Fra i titoli selezionati: Riparo (Italia, 2007, 100′) di Marco Simon Puccioni con Maria De Medeiros e Antonia Liskova – il secondo lungometraggio del regista italiano presentato al Festival del Cinema di Berlino nel 2007 nella sezione Panorama, ha come tema centrale l’amore tra due donne, l’operaia Mara e la borghese Anna, e affronta efficacemente il tema della convivenza fra le diversità –  e Come mi vuoi di Carmine Amoroso con Enrico Lo Verso, Monica Bellucci, Vincent Cassel e Urbano Barberini: film d’esordio di Amoroso a tematica transgender che ha fra i suoi interpreti anche Vladimir Luxuria.

“Un festival di cinema è molto più della somma delle singole parti – sottolinea la direttrice del festival Vladimir LuxuriaE’ la sala piena e le luci che si spengono poco prima dell’inizio dei titoli di testa, è il pubblico che sfoglia un programma costruito con passione e competenza in mesi e mesi di ricerca, è la costruzione continua di un lessico culturale, è il lavoro imprescindibile di tutte le persone che compaiono nei titoli di coda, è la passione dei nostri volontari, è il pubblico, è un luogo dove essere comunità, è sentirsi plurali. Continuiamo il nostro lavoro fiduciosi di poterci rincontrare presto nelle nostre sale per continuare tutti i discorsi che avevamo iniziato. Cogliamo l’occasione – continua Luxuria a nome di tutto il gruppo di lavoro – per ringraziare con moltissimo affetto le autrici e gli autori che hanno deciso di aderire a questa iniziativa rendendo visibile gratuitamente il proprio lavoro”.

 

“I festival cinematografici sono una realtà importante del nostro Paese e siamo tutti al lavoro per trovare soluzioni – afferma Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema. In un momento di grandi cambiamenti dobbiamo tutti fare quadrato e portare avanti il bene comune. Sono convinto che anche il Lovers Film Festival ne uscirà rafforzato mantenendo salda la sua carica identitaria, in attesa che si riaprano le sale cinematografiche”.

 

“Il Museo Nazionale del Cinema in questo momento sta trasferendo online tutte le sue attività – racconta Domenico De Gaetano, Direttore del Museo Nazionale del Cinema. Il progetto Lovers on line #cimanteniamoinlinea è una bella iniziativa che conferma l’importanza del festival e il lavoro che la direttrice Vladimir Luxuria e il suo team stanno portando avanti, in attesa dell’evolversi della situazione”.

Il Lovers Film Festival dal 2005 è integrato nel Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiBACT, della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

L’iniziativa fa parte di ‘Torino Città del Cinema 2020. Un film lungo un anno, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino. www.torinocittadelcinema2020.it

Stabile Torino, appunti per un menù teatrale

#stranointerludio #laricetta  Il Teatro Stabile di Torino in questi giorni mantiene vivo il filo diretto con il suo pubblico attraverso il web: con #stranointerludio  – l’iniziativa promossa sul sito istituzionale, sui canali Facebook, Instagram e Youtube – artisti e registi hanno portato nelle case testi teatrali, poesie, semplici riflessioni che hanno saputo catturare l’interesse delle persone, ma anche dei media, con un numero importante di visualizzazioni e condivisioni.

A partire da  martedì 28 aprile 2020,  l’iniziativa proporrà nuove clip dedicate al tema della cucina e del cibo: artisti amati e testi insospettabili di grandi autori per parlare dell’intimità di un gesto quotidiano, che in questo momento è diventato centrale nella vita domestica. Una “ricetta” o un “menù” tutto virtuale per affrontare le prossime settimane e il graduale ritorno alla normalità. Protagonisti di #stranointerludio #laricetta saranno Valerio Binasco, Laura Curino, Gabriele Vacis, Orietta Notari, Eugenio Allegri, Matthias Martelli, Filippo Dini, Milvia Marigliano.
I primi due appuntamenti vedranno Laura Curino cimentarsi con Cuoco Martino da Como e i suoi ricettari rinascimentali scritto dalla stessa Curino (martedì 28 aprile 2020) e Gabriele Vacis con Le golose , poesia di Guido Gozzano (giovedì 30 aprile 2020).
Le clip verranno pubblicate con cadenza bisettimanale al link https://www.teatrostabiletorino.it/stranointerludio

Prosegue su Instagram #albumdifamiglia, un ritrovo virtuale per raccontare il proprio essere spettatore nelle sale del Teatro Stabile di Torino, per condividere un ricordo speciale in attesa di ritrovarci tutti in sala: #albumdifamiglia #teatrostabiletorino #stranointerludio sono gli hashtag per postare le foto scattate al Carignano, Gobetti, Fonderie, taggando @teatrostabile_torino che farà il repost. Un modo per sentirci vicini e per un arrivederci a presto.

Grazie alle fotografie delle produzioni dello Stabile sarà possibile intraprendere un viaggio a ritroso nelle Stagioni appena passate. Quotidianamente verranno pubblicate sui canali Instagram e Facebook del teatro immagini degli spettacoli che hanno fatto emozionare migliaia di spettatori.

Per chi voglia mettersi alla prova come spettatore, magari ricordare uno spettacolo molto amato e riscoprire il patrimonio digitale del nostro Centro Studi prosegue l’appuntamento con i quiz sulla storia del nostro teatro, e delle nostre più grandi produzioni del passato.

Il Teatro continua a lavorare per il suo pubblico con nuove modalità per stare insieme e per dare appuntamento in sala, appena possibile. Nel frattempo invitiamo tutti a seguirci tramite gli aggiornamenti che verranno comunicati sul nostro sito e sui nostri profili social!


www.teatrostabiletorino.it
www.facebook.com/teatrostabileditorino/
www.instagram.com/teatrostabile_torino/

In vista della Giornata Unesco della Danza

29 aprile 2020 /Da domenica 26 aprile iniziative online per celebrare questa festa: dal Sacre du Printemps di Lavanderia a Vapore al Gala di EgriBiancoDanza

 

Ogni anno la Lavanderia a Vapore di Collegno, casa europea della danza, dedica alla Giornata Unesco della Danza un progetto collettivo sui temi della memoria e del repertorio contemporaneo, coinvolgendo scuole e gruppi di danza in un percorso formativo e performativo.

A causa dell’emergenza sanitaria, il progetto ideato per il 2020 non potrà svolgersi come immaginato, cioè con un gruppo di 400 danzatori nel parco della Villa La Tesoriera di Torino sulle note della celebre Le Sacre du Printemps di Igor Stravinsky.

Il progetto, immaginato dalla Lavanderia a Vapore a partire da un’idea del celebre coreografo belga Alain Platel, ha visto tutti i partner della RTO della Lavanderia a Vapore di Collegno (Piemonte dal Vivo, Mosaico Danza, Zerogrammi, Coorpi e Didee Arti e Comunicazioni) unire le proprie forze in vista di un evento molto speciale, che in questo momento è in attesa di riprogrammazione, appena le condizioni lo renderanno possibile.

 

Un video – disponibile sulla pagina Facebook di Lavanderia a Vapore e sul canale YouTube di Piemonte dal Vivo a partire da domenica 26 aprile alle ore 12, giorno in cui era previsto l’evento live– racconterà per la prima volta al pubblico le specificità di questo progetto, che ha visto dall’autunno scorso diverse sessioni di lavoro con i tre tutor e con circa 20 gruppi di danza coinvolti.

 

Elena Rolla di Egri Bianco Danza, Viola Scaglione di BTT e Stefano Mazzotta di Zerogrammi sono gli artisti che stanno accompagnando in questo percorso oltre 400 danzatori, provenienti da scuole e gruppi di danza molto eterogenei per età e formazione: insieme andranno a costruire un grande spettacolo di danza, sperimentando e improvvisando sul brano di Igor Stravinsky.

I gruppi che partecipano sono: Arte in Movimento a.s.d., Artédanza a.s.d., Il Gabbiano a.s.d., APID, Artemovimento Centro di Ricerca Coreografica, Asd + Sport 8, Centro Ricerca Danza a.s.d., Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani, Centro Aziza a.s.d., Centro Danza Robilant , Danzarea, Eclectica, Emozione Danza, Fondazione Egri per la Danza, Ginger Company a.s.d., Tango Prosec, LAB22 a.s.d.p.s., Nuovo steps a.s.d., Scuola del Balletto Teatro di Torino, Sowilo.

Nel video, oltre alle immagini delle prove che si sono svolte nei mesi scorsi in Lavanderia e che restituiscono la dimensione collettiva del progetto, viene presentato un intervento di Susanne Franco, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che in passato ha collaborato con la Lavanderia proprio in relazione al tema “Danzare la memoria, ripensare la storia”. A tutti i gruppi di danza, inoltre, è stato chiesto un contributo – una parola – per definire il progetto in questo tempo “sospeso”: attraverso semplici termini, il video cerca di restituire anche questa dimensione corale, completamente annientata dall’emergenza sanitaria.

 

A seguire, alle ore 21 un’altra sessione online permetterà di partecipare al consueto appuntamento con il Gala di Fondazione Egri, inserito nella stagione IPUNTIDANZA 19/20, originariamente previsto alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino. L’iniziativa è programmata attraverso il canale You Tube Compagnia EgriBiancoDanza, con alcune produzioni video di rilievo (Coorpi e Zerogrammi) e nuove produzioni espressamente concepite per l’occasione (Balletto Teatro di Torino e EgriBiancoDanza).

 

Mercoledì 29 aprile, inoltre, la Lavanderia a Vapore aderisce all’iniziativa “continuiAMO a DANZARE”, promossa dal Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa con il progetto Dance Well, che da un paio d’anni ha al suo attivo un gruppo anche a Collegno. L’appuntamento “virtuale” è sulla pagina Facebook del progetto Dance Well per condividere contributi di artisti e comunità che vogliono celebrare la forza della danza al di là dell’isolamento.

Da alcune settimane, inoltre, gli insegnanti della Lavanderia a Vapore insieme ai dancers hanno deciso di continuare la pratica Dance Well online, con #CitofonareDanceWell, ogni sabato mattina dalle ore 10.30 alle ore 12 (per info: info@parkinsongiovani.com).

 

Dance Well è una pratica artistica rivolta principalmente a persone affette dal Parkinson; il fine è l’arte attraverso l’espressione del proprio corpo, i partecipanti sono “dancer”, e proprio come danzatori – non come “persone con il Parkinson” – affrontano le classi di danza. Le classi sono gratuite e aperte a tutti, familiari, amici, danzatori, anziani, cittadini, studenti, in un vero momento inclusivo, poiché la “classe mista” permette la crescita collettiva, il sostegno reciproco e non emargina nessuno dei partecipanti.  Dal 2018 la Lavanderia a Vapore di Collegno accoglie questa avvincente progettualità con la collaborazione e il supporto dell’Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani e della Fondazione Torino Musei. Contribuisce alla crescita dell’esperienza artistica facendola seguire dalla pratica di filosofia, condotta da Propositi di Filosofia. Un momento dedicato al dialogo, grazie al confronto sui contenuti generati dalla pratica di danza contemporanea.

 

La Giornata Mondiale della Danza, decretata dall’Unesco nel 1982, viene celebrata in tutto il mondo per richiamare l’attenzione sull’arte della Danza, linguaggio universale che unisce i popoli al di là di confini e differenze di qualsiasi natura. Durante la giornata, tradizionalmente celebrata il 29 aprile, si attivano e si moltiplicano eventi e manifestazioni di ogni genere, a dimostrare che la danza ha molti aspetti e declinazioni, sia nell’ambito dello spettacolo sia nella tradizione popolare e sociale.

Cinema delle Valli, vince Papetti

La scorsa settimana, sulla pagina Facebook del Cinema delle Valli di Villar Perosa (TO) si è tenuto un contest che ha sottoposto alla votazione degli utenti i 9 video-teaser partecipanti al progetto Torino Factory, promosso dall’Associazione Piemonte Movie (che gestisce la sala comunale) con la direzione artistica del regista Daniele Gaglianone e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.


Gli utenti si sono espressi in favore di Tommaso Papetti, autore del video-teaser LITTLE NOIR. Sarà quindi tra le vie della cittadina della Val Chisone che si svolgeranno le improbabili indagini di Chico Pipa, giovane e precario aspirante detective. Le altre troupe partecipanti ambienteranno i propri lavori nelle 8 circoscrizioni torinesiQuando i lavori saranno conclusi, la giuria di Torino Factory decreterà il vincitore del glocal video & lab contest.

Tommaso Papetti, classe 1993, si è formato all’Albe Steiner di Torino e successivamente si è laureato in produzione e regia presso la Scuola Internazionale di Cinematografia di Cuba, nata negli anni ’70 da un’idea di Gabriel García Márquez, il grande scrittore colombiano scomparso nel 2014.

 

Nei prossimi mesi, compatibilmente con l’emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese, è previsto un incontro sul territorio con il regista e la sua troupe per pianificare la realizzazione del lavoro.