SPETTACOLI- Pagina 190

Riccardo Muti: concerto straordinario con l’ Orchestra e il coro del Teatro Regio

Streaming sul sito del Regio da giovedì 18 marzo 2021 ore 20

Grande successo – con quasi 27.000 spettatori – per la prima del Così fan tutte diretta da Riccardo Muti, trasmessa ieri sera in streaming sul sito del Teatro Regio. Si ricorda che l’opera di Mozart resta disponibile gratuitamente on-demand fino al 30 settembre 2021.

A una settimana esatta dal Così fan tuttegiovedì 18 marzo alle ore 20 sul sito del Teatro Regio, l’appuntamento in streaming è nuovamente con il Maestro Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio in un programma interamente dedicato a Giuseppe Verdi, che prevede la Sinfonia da Giovanna d’Arco Stabat Mater Te Deum da Quattro pezzi sacri per coro e orchestra. Il Coro del Teatro Regio è preparato dal Maestro Andrea Secchi. Soprano solista nel Te Deum è Eleonora Buratto.

Riccardo Muti è il più grande interprete vivente della musica di Giuseppe Verdi, applaudito dalla critica e dal pubblico in tutto il mondo e Giuseppe Verdi è un autore profondamente legato al percorso artistico dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio. Questo è un concerto che si preannuncia strepitoso, senza mezzi termini. Con la direzione di Riccardo Muti, i nostri musicisti si uniranno in un abbraccio virtuale al pubblico lontano, celebrando la “liturgia” dello stare insieme nel canto e nella musica.
Composta per la Scala di Milano nel 1845, Giovanna d’Arco è un’opera di guerra, di grandi passioni amorose, di ossessioni mistiche, di affetti familiari e conflitti interiori. La sua Sinfonia rispecchia, condensandoli, questi caratteri, ed è tra le più evolute e sviluppate tra quelle scritte da Verdi nei suoi “anni di galera”, gli anni giovanili di produzione a ritmo serrato che gli fecero conquistare il primato tra gli operisti italiani ed europei. Divisa in tre parti, nella prima si assiste a una sorta di tempesta di ascendenza rossiniana; la seconda è un’oasi pastorale che vede gli strumenti a fiato concertare fra loro, e nella terza si sviluppa una grande rielaborazione del materiale tematico che conduce a un finale esplosivo. All’indomani della prima, il suo autore la valutò come la sua opera migliore «senza eccezione e senza dubbio».

Quattro pezzi sacri sono composizioni che hanno visto la luce singolarmente e che furono pubblicati insieme nel 1898. Verdi scrisse il suo Stabat Mater, per coro misto e grande orchestra, nel 1896-97. L’approccio alla preghiera, attribuita a Jacopone da Todi, è quello dell’autore di musica per il teatro: Verdi, interessato al dramma umano della madre ai piedi del figlio al patibolo, ne restituisce lo strazio in un affresco cupo e dolente, in un gesto espressivo senza pause e senza respiro. Al realismo drammatico dello Stabat Mater si contrappone l’austero contegno del Te Deum, per doppio coro e grande orchestra. L’esecuzione «senza misura» del tema gregoriano, eseguito a cappella dalle voci maschili all’inizio del lavo­ro, diffonde sull’intera composizione un’aura di severa compostezza. Verdi evita qui il gioioso trionfalismo che solitamente caratterizza l’inno di ringraziamen­to al Signore; questa pagina, dal respiro grandioso e dalla singolare bellezza, si pone invece come una solenne meditazione pervasa da dubbi, più che sorretta da certezze: l’estremo lascito creativo del Maestro si chiude nell’ombra malinconica che il breve, dolente postludio strumentale proietta retrospettivamente sulle pa­role di speranza affidate al soprano solista: «In te, Domine, speravi», interpretato da Eleonora Buratto.
Il concerto si avvale del contributo di Reale Mutua, Socio Fondatore del Teatro Regio.

Si ringrazia RMMusic (www.riccardomutimusic.com), società che detiene i diritti di registrazione e immagine di Riccardo Muti.

I biglietti per assistere al concerto sono in vendita al costo di € 3. Lo streaming resterà on-demand fino al 30 settembre 2021.

Per informazioni, vendita e streaming: www.teatroregio.torino.it.
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Musica e narrazione per il 250° anniversario di Mozart a Torino

Una produzione originale Unione Musicale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

Il quindicenne Wolfgang Amadeus Mozart soggiornò a Torino proprio 250 anni fa, nel gennaio del 1771, accompagnato dal padre Leopold. Di certo si sa che alloggiarono per due settimane all’albergo della Dogana Nova, nelle vicinanze dell’attuale via Corte d’Appello. Nella capitale sabauda incontrarono alcuni dei più celebrati maestri attivi in città, come Viotti, Pugnani e Somis, oltre a Giovanni Paisiello, autore dell’opera Annibale in Torino alla quale Wolfgang Amadeus assistette al Teatro Regio.

Mozart padre e figlio furono ospiti di alcuni degli aristocratici più vicini alla Corte sabauda e scopo ultimo del loro viaggio a Torino fu quello di intercedere presso il re, l’ormai anziano Carlo Emanuele III, per far ottenere al giovane talento la commissione di un’opera per il successivo Carnevale. Le aspettative, com’è noto, andranno però deluse.

Alla visita di Mozart a Torino è dedicato il breve romanzo storico Amadé, pubblicato nel 1990, della scrittrice e germanista Laura Mancinelli (1933-2016), nel quale si racconta un’avventura sentimentale di Mozart adolescente, ambientata tra la piazza del Duomo, le vie del centro e il Palazzo della marchesa Giulia di Barolo. La stessa Mancinelli, nel 1986, aveva già pubblicato per Giulio Einaudi editore il romanzo Il fantasma di Mozart, nel quale la protagonista cerca di smascherare un uomo misterioso che le propone alcuni celebri brani mozartiani, in una storia dai ritmi divertenti, sullo sfondo di una Torino magica e oscura.

Il progetto Mozart a Torino è una produzione originale di Unione MusicaleTeatro Stabile Torino – Teatro Nazionale e Conservatorio Giuseppe Verdi, un “concerto narrato” in tre puntate nelle quali l’attrice e regista Olivia Manescalchi interpreta alcuni brani tratti dalle opere che Laura Mancinelli ha dedicato al genio di Mozart, ovvero i già citati Amadé Il fantasma di Mozart e il breve racconto L’ultimo postiglione. 

Sullo sfondo del Teatro Carignano, che il giovane compositore salisburghese visitò durante il suo soggiorno torinese, la narrazione si intreccia all’esecuzione di pagine scelte dal repertorio cameristico mozartiano: le Sonate per pianoforte K. 310, 282 e 457, il Quartetto per pianoforte e archi in mi bemolle K. 493, il Divertimento per trio d’archi K. 563 e alcuni Lieder per canto e pianoforte, oltre a una trascrizione per quartetto con pianoforte dell’Ouverture dell’Annibale in Torino di Paisiello. L’esecuzione è affidata a dodici talentuosi strumentisti e cantanti, la maggior parte formati nel nostro Conservatorio Giuseppe Verdi.

Oltre a celebrare una ricorrenza culturalmente significativa per il nostro territorio, obiettivo del progetto è anche quello di sostenere giovani e valenti artisti che negli ultimi mesi sono stati colpiti dalla chiusura prolungata dei teatri e dei luoghi di spettacolo, generando quindi una qualificata occasione lavorativa.

Questa produzione originale è stata ideata per essere un prodotto audiovisivo digitale destinato alla diffusione su piattaforma multicanale: la prima puntata di Mozart a Torino, intitolata Amadésarà disponibile gratuitamente a partire da mercoledì 17 marzo 2021 – ore 21 sul sito dell’Unione Musicale al link www.unionemusicale.it/mozart-a-torino/ dove seguiranno le successive due puntate: L’ultimo postiglione da mercoledì 24 marzo 2021 – ore 21 Il fantasma di Mozart da mercoledì 31 marzo 2021 – ore 21.

«Traendo spunto dal libro di Laura Mancinelli – afferma la regista Olivia Manescalchi – ho immaginato un viaggio nella vita del grande compositore. Sono pagine nelle quali la scrittrice cerca di sopperire alla mancanza di fonti certe con la fantasia, disegnando un Mozart umano, alla ricerca di un qualche significato della vita. L’attrice darà voce ai suoi pensieri, ai suoi dubbi, alle sue paure e alla consapevolezza finale di aver vissuto una vita piena di emozioni attraverso la sua sublime musica, sacro antidoto al dolore che finalmente risponde al perché dell’esistenza».

«Le opere eseguite rivelano un significativo spaccato del mondo mozartiano – dichiara Antonio Valentino, direttore artistico dell’Unione Musicale –. La musica di Mozart impregnerà di affetti il testo recitato amplificando di significato le pagine tratte dai romanzi di Laura Mancinelli. I musicisti sono stati selezionati tra i migliori studenti ed ex studenti del Conservatorio della nostra Città, che è partner del progetto. L’eccellenza degli interpreti e la varietà del repertorio da eseguire hanno orientato le nostre scelte artistiche».

MOZART A TORINO
Musica e narrazione per celebrare il 250° anniversario

dal libro Il fantasma di Mozart e altri racconti di Laura Mancinelli (Giulio Einaudi editore, 1994)

adattamento e regia Olivia Manescalchi
musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, Giovanni Paisiello

Olivia ManescalchiMarcello Spinetta attori

Alberto Pipitone Federico pianoforte
Pietro Beltramo pianoforte
Seohee Kang soprano / Francesca Loverso pianoforte
Letizia Gullino violino / Luca Troncarelli pianoforte
Beatrice Spina violino / Lisa Bulfon viola / Lorenzo Guida violoncello / Alberto Pipitone Federico pianoforte
Trio Quodlibet (Mariechristine Lopez violino / Virginia Luca viola / Fabio Fausone violoncello)
Alessandro Artico trascrizione (Ouverture di Paisiello)

regia, riprese, montaggio video Anna CordioliFrancesco Moroni Spidalieri
riprese audio a cura della Control Room del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
Carlo Barbagallo responsabile tecnico
Carlo Barbagallo, Giovanni Corgiat tecnici del suono

Una produzione originale Unione Musicale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale,
Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

online su www.unionemusicale.it/mozart-a-torino/
Amadé (prima puntata) da mercoledì 17 marzo 2021 – ore 21
L’ultimo postiglione (seconda puntata) da mercoledì 24 marzo 2021 – ore 21
Il fantasma di Mozart (terza puntata) da mercoledì 31 marzo 2021 – ore 21

Torino, 2 marzo 2021
STAMPA:
Unione Musicale
Ufficio Stampa: Laura Brucalassi e Gabriella Gallafrio
Piazza Castello 29 – Torino. Telefono + 39 011 566 98 11
E-mail: laura.brucalassi@unionemusicale.it – gabriella.gallafrio@unionemusicale.it
www.unionemusicale.it

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Area Stampa e Comunicazione: Carla Galliano (Responsabile), Simona Carrera
Via Rossini 12 – Torino (Italia). Telefono + 39 011 5169414 – 5169435
E-mail: galliano@teatrostabiletorino.it – carrera@teatrostabiletorino.it 
www.teatrostabiletorino.it

Al via il 20° Glocal Film Festival

Giovedì 11 marzo inizia il 20° GLOCAL FILM FESTIVAL che si terrà fino a lunedì 15 marzo online sulla piattaforma streeen.org. 

L’apertura è affidata all’anteprima assoluta di Manuale di storie dei cinema, inno all’importanza della sala cinematografica, e si chiude con l’assegnazione del PREMIO RISERVA CARLO ALBERTO alla scenografa Paola Bizzarri (Nastro d’argento e David di Donatello per Habemus Papam). Cuore del Glocal, i concorsi per documentari e cortometraggi, Panoramica Doc Spazio Piemonte, e da quest’anno in programma anche un focus con una ‘Regione Ospite’ (per questa edizione, i Paesi Baschi) per scoprire le produzioni cinematografiche locali di altri territori.

Il 20° Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie, realizzato con il contributo di Regione Piemonte, il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino, e il supporto di Film Commission Torino Piemonte e di Museo Nazionale del Cinema – Torino Film Festival. Main Partner O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo. Main Sponsor Carlo Alberto.

20° GLOCAL FILM FESTIVAL 11 – 15 MARZO 2021  online su streeen.org

Torna dall’11 al 15 marzo 2021 il Glocal Film Festival di Torino che da 20 anni seleziona il meglio della produzione cinematografica legata alla vivace industria filmica regionale.

I titoli della 20ª edizione saranno disponibili in streaming su streeen.org e ognuno sarà accompagnato da presentazioni sui social con registi, interpreti e produttori, aprendosi a una platea diffusa su tutto il territorio italiano che il festival vuole conquistare grazie alle proposte dei film che compongono un programma più che mai glocal.

Il contesto attuale chiede al Glocal di mettersi nuovamente in gioco e se l’essere offline oppure online è dettato dalla situazione, l’obiettivo è quello di essere in ogni modo un festival LIVE! “Viene naturale chiedersi se un festival di cinema che non va nelle sale e le riempie dell’entusiasmo del pubblico, può comunque essere definito tale. – Commenta Gabriele Diverio, direttore del Glocal Film Festival – Eppure i festival, anche quelli virtuali, continuano a essere preziosi. Un festival di cinema è come quell’amico di cui ti fidi e a cui chiedi consigli su che quali film vedere. Se vi fiderete delle nostre scelte, siamo sicuri che amerete il 20° Glocal Film Festival.

Il 20° Glocal Film Festival, diretto da Gabriele Diverio, parte giovedì 11 con l’excursus dello storico rapporto tra Torino e le sue sale cinematografiche culminante con la situazione attuale raccontato ne Manuale di storie dei cinema di Stefano D’Antuono e Bruno Ugioli. Prodotto dalla Rossofuoco di Davide Ferrario, il lavoro riflette sull’identità e sul valore della sala cinematografica e della visione in sala, oggi messe a rischio a causa della pandemia – e sarà presentato in ANTEPRIMA ASSOLUTA direttamente dalle sale del Cinema Massimo di Torino.

I 33 titoli del festival 2021 incarnano appieno la volontà di uscire dai confini regionali, aprendosi nella narrazione e nella realizzazione a contaminazioni e coproduzioni, il tutto anche grazie a un comparto cinematografico regionale qualificato e dinamico, rafforzato dal lavoro di enti come il Museo Nazionale del Cinema e la Film Commission Torino Piemonte.

I 6 titoli di cinema del reale protagonisti del concorso PANORAMICA DOC – saranno valutati dalla giuria composta da Sarah Bellinazzi (Creative Europe Italia), Carlo Cresto-Dina (Produttore – Tempesta Film) e Matteo Marelli (Critico e giornalista) per ambire al Premio Torèt Alberto Signetto (2.500 €), dopo essere stati presentati a festival come la Festa del cinema di Roma, il Festival dei Popoli, il Thessaloniki Documentary Festival e La Havana International Film Festival.

Il doc prodotto dalla torinese Indyca CUBAN DANCER (domenica 14, ore 21) di Roberto Salinas segue tra L’Avana e Miami il giovane ballerino Alexis inseguire il suo sogno; DISCO RUIN (sabato 13, ore 21) di Lisa Bosi e Francesca Zerbetto è un visionario viaggio nell’Italia del clubbing; SLOW NEWS (domenica 14, ore 19) di Alberto Puliafito, indaga il lavoro di alcune redazioni in Italia e all’estero che lavorano per far tornare al centro il ruolo sociale del giornalismo; UMBERTO B. (sabato 13, ore 19), ultimo lavoro del torinese Francesco Amato traccia la biografia di una delle figure più indecifrabili della storia italiana politica e sociale: Umberto Bossi. LIBRO DI GIONA (venerdì 12, ore 20) di Zlatolin Donchev, prodotto dai fratelli De Serio, mostra la quotidianità di un senzatetto e l’inattesa eredità che gli permetterà di voltare pagina; ne LA MIA STORIA SI PERDE E SI CONFONDE (venerdì 12, ore 22) i registi Daniele Gaglianone e Imogen Kusch, conducono gli allievi e le allieve della Scuola Volonté di Roma a esplorare il confine tra finzione e verità.

Il contest SPAZIO PIEMONTE presenta 16 cortometraggi in quattro appuntamenti e la giuria formata da Davide Catalano (Corti in Cortile), Joana Fresu de Azevedo (Sedicicorto) e Roberto Gagnor (sceneggiatore), assegnerà il Premio Torèt Miglior Cortometraggio (1.500 €) oltre al Premio O.D.S. – Miglior Attore, Premio O.D.S. – Miglior Attrice e Premio Miglior Animazione. Le giurie partner proclameranno i vincitori dei premi Cinemaitaliano.info – Miglior Corto Documentario, Machiavelli Music – Miglior Colonna Sonora e Scuola Holden – Miglior Sceneggiatura.

L’attenzione che il Glocal riserva alla produzione locale si traduce anche in collaborazioni con realtà che similmente puntano i riflettori sulle specificità cinematografiche di altri territori: il focus FROM LOCAL TO GLOBAL: LET’S ACT ‘GLOCAL’ TOGETHER! propone 4 cortometraggi provenienti da altrettanti festival italiani con cui il Glocal è gemellato – Corti in Cortile, Lago Film Fest, Sedicicorto Forlì International Film Festival e Skepto International Film Festival – per mostrare la varietà e la qualità della produzione di film brevi nelle diverse regioni e a questi si aggiunge 1 film breve internazionale con una ‘REGIONE OSPITE’ che per questo 2021 saranno i Paesi Baschi (Spagna), grazie a Kimuak, ente che si occupa di promuovere il cinema dei Paesi Baschi nel mondo. Il tema della produzione regionale convergerà nel panel ORIZZONTE CORTI: UNO SGUARDO REGIONALE.

Oltre ai premi delle sezioni competitive, il Glocal Film Festival riserva a personaggi e professionisti di spicco legati alla regione il PREMIO RISERVA CARLO ALBERTO che quest’anno verrà assegnato alla scenografa PAOLA BIZZARRI, nata a Roma ma torinese d’adozione. Paola Bizzarri sarà ospite del festival lunedì 15 marzo alle 19 insieme a SILVIO SOLDINI, per un incontro trasmesso online sulla pagina FB del festival che ripercorrerà la sua carriera con momenti e aneddoti del sodalizio col regista, per il quale ha reinventato le strade di Torino nel Il comandante e la cicogna oltre ad aver collaborato ad altri suoi celebri film come Pane e Tulipani e Agata e la tempesta. Scenografa dalla carriera decennale, è vincitrice del Nastro d’argento alla migliore scenografia e del David di Donatello per il Miglior Scenografo per Habemus Papam di Nanni Moretti ed ha firmato le scenografie della fortunata serie tv Braccialetti Rossi.

I 5 giorni di festival propongono anche la speciale sezione fuori concorso dall’evocativo nome Lock & Short dedicata ai corti che restituiscono in immagini l’emergenza pandemica e il confinamento tra le mura di casa. Il Glocal non rinuncia alle occasioni formative e per la settima edizione del Premio Professione Documentario (500€) è stato scelto il documentario We Are The Thousand di Anita Rivaroli che verrà proposto agli studenti dei 10 istituti scolastici del Piemonte che hanno aderito al progetto. Inoltre, tra i cortometraggi iscritti a Spazio Piemonte sono stati 25 quelli realizzati all’interno delle scuole e tra questi è stato selezionato il vincitore del Premio Comix.

Lo staff del festival introdurrà gli appuntamenti con le dirette sulla pagina FB @PiemonteMovieGlocalNetwork con gli autori dei film in programma. 

I film del 20° Glocal Film Festival sono disponibili dalla messa online e per le 48 ore successive (biglietto 3,50 €, abbonamento festival 12 €) sulla piattaforma streeen.org.

Info info@piemontemovie.com / 328.8458281 / www.piemontemovie.com / www.facebook.com/PiemonteMovieGlocalNetwork / www.instagram.com/piemontemovie

20° Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie, realizzato con il contributo di Regione Piemonte, il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino, e il supporto di Film Commission Torino Piemonte e di Museo Nazionale del Cinema – Torino Film Festival. Main Partner O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo. Main Sponsor Carlo Alberto.

Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio

COSÌ FAN TUTTE: La regia è firmata da Chiara Muti

Streaming sul sito del Regio da giovedì 11 marzo 2021 ore 20

Giovedì 11 marzo alle ore 20 sul sito del Teatro Regio l’appuntamento in streaming è di quelli da non mancare: il Maestro Riccardo Muti dirige – per la prima volta – l’Orchestra e il Coro del Regio nel Così fan tutte, dramma giocoso di Wolfgang Amadeus Mozart. Chiara Muti firma la regia di questa coproduzione del 2018 tra il Teatro San Carlo di Napoli e la Wiener Staatsoper. Il sestetto tutto italiano dei protagonisti è composto da Eleonora Buratto (Fiordiligi), Paola Gardina (Dorabella), Alessandro Luongo (Guglielmo), Giovanni Sala (Ferrando), Francesca Di Sauro (Despina) e Marco Filippo Romano (Don Alfonso).
La produzione di Così fan tutte si avvale del contributo di Reale Mutua, Socio Fondatore del Teatro Regio: «Siamo lieti di sostenere anche quest’anno uno dei teatri più prestigiosi del panorama artistico e musicale internazionale, partecipando alla stagione operistica con il capolavoro Così fan tutte, diretto per la prima volta a Torino dal grande direttore d’orchestra Riccardo Muti, ha dichiarato Luigi Lana Presidente di Reale Mutua. La storia della musica italiana è la più lunga e importante al mondo e il Maestro Muti è un punto di riferimento per tutti coloro che hanno nel cuore la musica classica; ecco perché per Reale Mutua, Socio fondatore del Teatro Regio da anni, questo sostegno assume un significato particolare, soprattutto in un momento in cui la cultura è ingrediente fondamentale del processo di ripartenza».

Il Coro del Teatro Regio è istruito da Andrea Secchi. Le scene minimali, ma da “lanterna magica”, sono di Leila Fteita, i bellissimi costumi di gusto settecentesco di Alessandro Lai e le luci limpide di Vincent Longuemare. Maestro al fortepiano è Luisella Germano, assistente alla regia Tecla Gucci.
Riccardo Muti è, senza dubbio, uno dei più prestigiosi direttori d’orchestra al mondo. La sua brillante carriera, unita a una personalità magnetica, è fonte di fascino e ispirazione. «Sono sinceramente commossa che il Maestro Muti abbia accolto con entusiasmo il mio invito di venire a dirigere la nostra meravigliosa Orchestra e il nostro raffinatissimo Coro – afferma Rosanna Purchia Commissario straordinario del Teatro Regio – il mio lungo rapporto di stima e amicizia con il Maestro, rafforzato dalle nostre comuni origini partenopee, ha dato questo straordinario risultato. La presenza del Maestro, in un momento di tale difficoltà per il Teatro, è un segno importante, che dà a me e a tutti noi una forza straordinaria».

Per il Maestro Muti, quest’opera è «un universo misterioso e colmo di ambivalenze, proiettato verso una fine disincantata e cinica», che è la lettura professata da Don Alfonso: nessuno è immune dal tradire l’amato o l’amata e con questo occorre saper convivere. In totale sintonia con il sentire della regista, Chiara Muti che descrive Così fan tutte come «il dramma giocoso del disincanto. Amiamo veramente o per gioco? E che cos’è veramente l’amore se non una scelta di tempo e di luogo, un caso, un incontro? In quest’opera l’illusione è più reale della realtà stessa e la scena immaginata è come una lanterna magica fatta di specchi che riflettono ciò che siamo nell’immaginario di chi ci sta intorno. Così fan tutte è un’opera metafisica! Una riflessione profonda sull’essenza del nostro essere. Noi siamo attraverso lo sguardo degli altri».

Prima di apprendere quest’amara lezione filosofica ed esistenziale, i giovani Guglielmo e Ferrando, Fiordiligi e Dorabella vivono nella spensieratezza della loro età, ridendo e scherzando: proprio così ce li mostra la regista, con mano spigliata, in un’atmosfera da commedia con allusioni ai doppi sensi erotici del libretto. La musica trasforma in gioco scenico le trame, visto che il teatro di Chiara Muti nasce dalla musica e si snoda con naturalezza nella recitazione.

Con Così fan tutte, l’ultima opera buffa scritta da Mozart e andata in scena a Vienna nel 1790, si conclude la trilogia di opere italiane scritte su libretto di Lorenzo Da Ponte dopo Le nozze di Figaro (1786) e Don Giovanni (1787). Nel libretto, Da Ponte mette in scena la crudeltà dei rapporti tra i sessi e la pretesa maschile del dominio fisico ed esclusivo su una persona ma, per la prima volta nell’opera buffa, la fedeltà messa alla prova è quella di due dame della buona società. Nonostante l’originalità della vicenda, il librettista veneto si concede un fitto intreccio di citazioni che spaziano da Ovidio a Boccaccio, Ariosto, Marivaux e Goldoni.
La Napoli del ’700 fa da sfondo alle avventure di due giovani ufficiali, Guglielmo e Ferrando che, per provare la fedeltà delle rispettive fidanzate Fiordiligi e Dorabella, le corteggiano sotto mentite spoglie. Le avances hanno successo, ma ognuna si lascia conquistare dal fidanzato dell’altra. Il cinico Don Alfonso e la cameriera Despina, per amore della burla, organizzano un finto matrimonio, poco prima del quale viene svelato l’intrigo. Le ragazze chiederanno perdono e le due coppie, finalmente riconciliate, si ricomporranno.
Il cast pare “cucito” sulla musica e le intenzioni del compositore e indubbiamente si sposa all’idea registica. Eleonora Buratto, tra i soprani lirici più acclamati del mondo, inizia la sua carriera proprio con il Maestro Muti e ha al suo attivo collaborazioni con i più importanti direttori della scena internazionale, da Zubin Mehta a Teodor Currentzis, da Daniele Gatti a Michele Mariotti. Questa è la sua seconda prova nel ruolo di Fiordiligi, già sostenuta con gran successo al Teatro alla Scala lo scorso gennaio. Paola Gardina (Dorabella) è fra i mezzosoprani più talentuosi del panorama italiano e straniero. Ha calcato i palcoscenici dei più importanti teatri al mondo, dal Teatro alla Scala alla Bayerische Staatsoper, dalla Fenice al Teatro Real di Madrid. Del suo personaggio racconta: «Io e Dorabella siamo “amiche”, ormai in me c’è qualcosa di lei. È un personaggio frizzante, sbarazzino e fresco, una ragazza che racconta una storia di sentimenti che nei secoli si ripete immutata e sempre attuale». I due ufficiali Ferrando e Guglielmo sono interpretati rispettivamente da Giovanni Sala e Alessandro Luongo. Il primo colpisce per la voce e l’interpretazione appassionata, il calore, la sensibilità e lo slancio con cui delinea i personaggi. Proveniente da una famiglia di musicisti, la musica è stata per Giovanni Sala il primo respiro e oggi lo possiamo anche apprezzare nelle sue esibizioni con il Gruppo vocale Famiglia Sala. Alessandro Luongo, classe 1978, è fra i baritoni più promettenti della sua generazione: ha collaborato con prestigiosi direttori quali Riccardo Muti, Zubin Mehta, Fabio Luisi, Michele Mariotti, Seiji Ozawa, Bruno Campanella ed Evelino Pidò, e con registi come Pier Luigi Pizzi, Jean-Louis Grinda, Cristina Mazzavillani, Ruggero Cappuccio. Il giovanissimo mezzosoprano Francesca Di Sauro debutta il ruolo di Despina. Ha già al suo attivo collaborazioni con il Maestro Riccardo Muti e con artisti come Leo Nucci e registi come Emma Dante. Marco Filippo Romano è uno splendido Don Alfonso, tra i più amati baritoni buffi della scena internazionale, ed è un habitué del palcoscenico torinese, dove è stato interprete con grande successo ne L’italiana in AlgeriIl barbiere di SivigliaIl turco in ItaliaLa donna serpenteLa CenerentolaTurandot e Il matrimonio segreto.
Lasciamoci, dunque, sedurre da questo splendido Così fan tutte, che contiene la pagina mozartiana forse più sublime di tutte e cioè il terzetto “Soave sia il vento”: nulla cura l’anima più della musica di Mozart. Occasione da non perdere!

Lo streaming di Così fan tutte è gratuito e resterà disponibile on-demand fino al 30 settembre 2021.  Si ringrazia RMMUSIC (www.riccardomutimusic.com), società che detiene i diritti di registrazione e di immagine di Riccardo Muti.

Dall’11 marzo sarà disponibile sul sito del Teatro Regio la presentazione del libro fotografico Attraverso, di Chiara Muti e Silvia Lelli (edito da Seipersei nel 2020), in un video realizzato negli splendidi ambienti del Museo Storico di Reale Mutua. Uno sguardo sapiente della fotografa Silvia Lelli che racconta in immagini le regie d’opera di Chiara Muti, tra cui il Così fan tutte di Mozart.

Per ulteriori informazioni e per gli streaming: www.teatroregio.torino.it

“Il piacere dell’onestà” per mantenere vivo il rapporto tra spettatore e palcoscenico

Che cosa sta succedendo al di là delle porte sbarrate dei teatri, in questa annata di pandemia che sta sgretolando cartelloni e iniziative, che prende a calci la Cultura (ma la colpa non sta soltanto tutta lì, a Roma si decidono – si sono da tempo decisi – decreti che pensano poco e male alla nostra pancia e nulla ai nostri sentimenti teatrali), che cancella un’intera attività, che soffoca i pensieri e l’aggregazione?

 

Che cosa si fa per tener debolmente viva la candela che forse è ancora in grado di non spegnersi del tutto (aspettiamo questo benedetto 27 marzo e poi vedremo se allontanarci per sempre dal capezzale o tornare timidamente, con ogni accorgimento mai pensato, a occupare un teatro, o una sala cinematografica), grazie ad un occhio privato e vittima della solitudine, non mescolato al rosso delle poltrone e dei sipari, che ci porta nelle case, ancora una volta, almeno le voci e le battute, i corpi che si muovono, gli attori che esprimono sentimenti, un regista che guida ogni cosa attraverso le pagine di un copione?

Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale ha realizzato Camere nascoste. Svelare il teatro a porte chiuse, curato dal regista e videomaker Lucio Fiorentino attraverso una serie di docufilm. Grazie al link www.teatrostabiletorino.it/camerenascoste è possibile riappropriarci con uno sguardo della scena, dopo il Garcìa Lorca della Casa di Bernarda Alba (che aveva avuto brevissima vita sul palcoscenico nei mesi scorsi), con il titolo “Dov’è finita la normalità?” si hanno le prime immagini di The Spank di Hanif Kureishi, che avrebbe dovuto avere il proprio debutto nel dicembre scorso e che verrà riproggrammato nel corso di quest’anno: due attori, Valerio Binasco e Filippo Dini, quest’ultimo a curare anche la regia del testo nella nostra città in prima mondiale, per due amici da sempre legati da un rapporto di solidi affetti e complicità che all’improvviso si incrina mettendo allo scoperto una rete di contraddizioni e divergenze finora mai immaginata. Con “Il fantasma della verità” (titolo spudoratamente bunueliano) ci viene restituito per immagini quel Così è (se vi pare) che con la regia a tratti sconcertante ma solidissima di Dini avevamo visto al Carignano: non soltanto immagini, ma altresì interviste e approfondimenti e sviluppi che ancor più e più chiaramente ci avvicinano al testo pirandelliano.

Da pochi giorni è ultimo arrivato “Le bestie” a mostrarci le riprese delle prove (anche questo spettacolo verrà programmato nel corso di quest’anno), approfondite in ogni loro sguardo d’analisi, ancora di un testo di Pirandello, quel Piacere dell’onestà che proprio a Torino ebbe il suo battesimo 104 anni fa, nel novembre del ’17, con la compagnia di Ruggeri. Anche per questo riavvicinamento tra spettatore e palcoscenico, il link ci offre immagini, stralci di dialogo a spingerci verso la curiosità, sentimenti, percorsi a viva voce attraverso i personaggi della commedia, in primo luogo il Baldovino di Valerio Binasco (sua anche la regia, affrontata quasi di sghembo, immergendosi nella “profonda sgradevolezza” del protagonista con un “forte disagio”, con una costante amarezza, scena dopo scena, arrivando ad uno sfacciato “odio questo spettacolo”). Trasportando l’azione agli anni Cinquanta del ‘900, in un ambiente freddo e spoglio inventato da Nicolas Bovey, Angelo Baldovino piomba nelle regole borghesi di un ferreo nucleo familiare e le contorce, ne mina le ipocrisie, egli solitario perdente, appartato da tutti e da tutto, ma allo stesso tempo sottile raisonneur, lucido esempio del panorama pirandelliano, capace di dare comodamente la mano a Leone Gala o ad un Ciampa, che all’ombra di quei ragionamenti indossa la maschera di padre e di marito, restituendo con il matrimonio una veste d’onestà a una ragazza che è stata resa madre da un uomo sposato: ma con quei ragionamenti l’uomo costruisce e incappa in quel ruolo di facciata che subito odia e allontana, convinto com’è che a quel finto concetto debba subentrare la verità più assoluta, la ragione e l’intelligenza in grado di ristabilire l’ordine. A quel che per ora intravediamo sulla scena, Binasco conduce con un sottile percorso di sguardi e di sentimenti, di dialettica e di inaspettata disperazione il proprio personaggio, di esatta ribellione; Orietta Notari è una grintosa suocera che vorrebbe dettare e mantenere ben saldo quel personale gioco delle parti ma che è costretta a soccombere; Giordana Faggiano e gli altri attori si muovono attraverso la partitura che Binasco ha impostato. Li attendiamo al debutto, sulle vere tavole del palcoscenico.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini sono di Luigi De Palma

Sanremo unlimited scopre nuovi talenti

La rassegna nonostante le difficoltà del momento riesce a proporre in live a discografici e produttori i nuovi talenti della musica leggera.

Con il patrocinio di CASA SANREMO, il format prodotto dal torinese Francesco Ganci, seguendo attentamente le direttive del CST e delle autorità competenti anche nel periodo del Festival di Sanremo 2021 è stato tra i pochissimi eventi ammessi nella città ligure.


Nell’ambito della sala Luigi Tenco, per l’occasione attrezzata come elegante studio
televisivo, con gli auguri fatti dal Presidente di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo,
bellissime voci sono state presentate a Maurizio Rusty Rugginenti, il titolare
dell’etichetta discografica milanese “Rusty Records” (con i suoi artisti vincitrice del
Festival di Sanremo 2013, seconda classificata nel 2016 e nel 2020), e al “vivace”
produttore di origine veneta Cristian Gallana. Alcuni di loro avranno presto buone
notizie, dato che gli addetti ai lavori hanno già anticipato il loro interesse per future
produzioni nel campo della musica leggera.

Tra gli ospiti c’era Namida già finalista in Area Sanremo e prossima rappresentante
italiana al New York Canta. Namida è molto di più che una semplice promessa. Ci
scommettiamo !!

Tutti i partecipanti hanno ricevuto il National Voice Awards, prestigioso
riconoscimento al talento canoro.


Una straordinaria Consuela di Monaco, da oltre 10 anni opinionista di moda e costume
nella televisione della Romania, in passato vincitrice dei più prestigiosi titoli nei
concorsi di bellezza internazionali, ha fatto da madrina all’evento. L’organizzazione le
ha consegnato il premio per ciò che fino ad ora ha rappresentato nel glamour e nel
gossip, sapendo inoltre che nel suo immediato futuro ci sarà un ruolo in una produzione
cinematografica romana.

Grazie per la preziosa collaborazione a Paolo Formia e Daniele Morelli.
Sanremo Unlimited nella quattordicesima edizione ha confermato il suo ruolo di leader
nella ricerca degli emergenti nel panorama nazionale. Nell’attesa che si possa
nuovamente tornare alla normalità, con soddisfazione mettiamo in archivio l’edizione
2021

Cinema al femminile Incontro con la regista Alice Filippi

Sulla pagina facebook della Biblioteca civica Arduino

Serata d’eccezione, a Moncalieri, per celebrare la giornata dei diritti della donna. La biblioteca civica Arduino festeggia l’8 marzo insieme ad Alice Filippi, giovane e già affermata regista, presentandola in dialogo con l’assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità Laura Pompeo e con Valerio Vigliaturo, direttore del premio Inedi-To-Colline di Torino. L’appuntamento è lunedì 8 marzo alle ore 18 in diretta streaming sulla pagina facebook della biblioteca: @bibliomonc. L’evento è a cura dell’associazione Il Camaleonte. 

Alice Filippi è nata a Mondovì nel 1982. Diplomata alla New York Film Academy in regia, ha lavorato con Carlo Verdone come aiuto regista in molte pellicole del regista romano. Tra le altre: “Il mio miglior nemico”, “Grande Grosso e Verdone”, “Posti in piedi in Paradiso”, “Cenerentola – una favola in diretta”, “Sotto una buona Stella”. E’ stata anche collaboratrice alla regia su set imporanti, al fianco tra gli altri di registi del calibro di Ron Howard, Sam Mendes, Clint Eastwood. La sua opera prima, “Sul più bello”, ha spopolato nelle sale italiane, in particolare tra i più giovani, nel 2020. E’ stata anche candidata con un suo documentario al David di Donatello. 

Dall’inizio del nostro mandato, ormai 6 anni fa, abbiamo dato priorità assoluta e continuativa alle politiche di genere e al tema delle pari opportunità – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità Laura Pompeo – Un lavoro che parte quindi da lontano, un passo dopo l’altro, per superare gli stereotipi di genere e aiutare la comunità a elaborare questi temi sul piano culturale. Anche e soprattutto così si superano le condizioni alla base di tanti episodi, anche recenti e gravi, di violenza sulle donne. Episodi purtroppo in aumento anche per il difficile contesto sociale ed economico determinato dalle misure di contenimento del virus”. Su questi temi il sesto anno di mandato è partito alla grande lo scorso autunno: “Abbiamo proposto in streaming due rassegne, entrambe partecipatissime – traccia un bilancio Pompeo – ‘Il 25 Novembre è tutti i giorni’ in collaborazione con Artemixia e ‘Donne di valore’ con il Rosa e il Grigio”. Infine, la biblioteca offrirà diversi spunti di riflessione sui diritti della donna, proponendo ai suoi lettori una selezione di libri e film sul tema, da prendere in prestito.

Ciak! Piemonte che spettacolo!

Fino al 24 marzo aperto il bando per registi e videomaker

AL VIA IL PROGETTO CHE UNISCE CINEMA E PERFORMING ARTS PER VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE

Dalle OGR al Castello di Rivoli, dal Planetario InfiniTo al Museo di Scienze Naturali di Torino, da Bene Vagienna nel Cuneese al Broletto di Novara e al Parco Paleontologico Astigiano. E ancora: da Villa Giulia sul lungolago di Pallanza nel Verbano al Museo Borgogna di Vercelli, dal Ricetto di Candelo nel Biellese al Castello di Casale Monferrato nell’Alessandrino. Alcuni dei più importanti luoghi-simbolo d’arte e cultura del Piemonte diventeranno set cinematografici d’eccezione per dieci compagnie di teatro, musica, danza e circo contemporaneo, grazie a “CIAK! Piemonte che Spettacolo”.

Questo progetto innovativo è stato ideato e messo in campo da Fondazione CRTFilm Commission Torino Piemonte e Fondazione Piemonte dal Vivo, per promuovere le eccellenze del patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e i talenti delle performing arts, attraverso la realizzazione di dieci clip e cortometraggi d’autore destinati alla diffusione locale, nazionale e internazionale. Un’iniziativa che unisce il valore culturale a quello economico-occupazionale, con l’obiettivo di rilanciare il territorio anche in chiave turistica, e far ripartire i comparti dello spettacolo e delle produzioni audiovisive messi a dura prova dalla pandemia. Un segnale forte e concreto, realizzato grazie alla rinnovata sinergia tra Fondazione CRT e le due Fondazioni partecipate della Regione Piemonte.

Fino al 24 marzo è aperto il bando che selezionerà registi e videomaker. Le dieci location, diffuse in tutte le province del Piemonte, saranno individuate all’interno di una rosa che comprende: le OGR, il Museo di Scienze Naturali, Palazzo Madama, l’Armeria Reale, il Planetario InfiniTo, Stupinigi, il Castello di Rivoli (Torino); il Parco Paleontologico Astigiano e il complesso di beni gestito dalla Fondazione Asti Musei (Asti); il Castello di Casale Monferrato (Alessandria); il Castello di Racconigi, il Castello di Govone, Bene Vagienna con Casa Ravera, Palazzo Lucerna di Rorà e la Confraternita dei Disciplinati Bianchi (Cuneo); il Broletto di Novara; il Museo Borgogna (Vercelli); Villa Giulia (Verbania), il Ricetto di Candelo (Biella).

A ognuna delle dieci sedi sarà abbinata una compagnia di performer dal vivo e una produzione cinematografica, che “abiteranno” gli spazi d’arte e cultura con progetti site-specific, parte integrante della narrazione video.

Il bando e i documenti per partecipare sono disponibili sul sito di Piemonte dal Vivo alla pagina dedicata: www.piemontedalvivo.it/ciak.

 

Entro maggio saranno pronte le dieci opere, ognuna in tre formati diversi (59 secondi, 2 minuti e 59, cortometraggio). A partire dalla tarda primavera, quindi, clip e cortometraggi rappresenteranno una nuova opportunità di valorizzazione e promozione sia dei luoghi sia dei talenti della creatività (performer e videomaker), catalizzando l’attenzione di un pubblico ampio ed eterogeneo attraverso il mercato nazionale e internazionale cinematografico e televisivo, i circuiti indipendenti, i festival.

Allo stesso tempo, i filmati contribuiranno al rafforzamento delle strategie di promozione turistica e di marketing territoriale del Piemonte, attraverso molteplici canali quali, ad esempio, siti web e social media, stazioni ferroviarie, metropolitane, aeroporti, enti pubblici e privati orientati al rilancio del turismo culturale.

Il 5 marzo alle ore 11 è in programma un webinar di approfondimento sul bando, dedicato a registi, videomaker, società di produzione e tutti gli interessati, che potranno così rivolgere domande specifiche sulle modalità di partecipazione. Per segnalare il proprio interesse a seguire il webinar, è necessario scrivere una mail a eventi@fctp.it.

Il logo e l’immagine coordinata del progetto “CIAK! Piemonte che Spettacolo” sono stati ideati dallo studio torinese IKIGAI Media.

“Il progetto che ha saputo unire cinema e performing arts per valorizzare il nostro territorio dal punto di vista culturale e turistico, non solo è innovativo e originale, ma riesce ad attivare il settore economico-occupazionale in un momento in cui far ripartire i comparti dello spettacolo e delle produzioni audiovisive, messi in ginocchio dalla pandemia, è fondamentale. La bellezza delle dieci location che verranno scelte, spaziando in tutte le province del Piemonte, non farà che rafforzare la promozione turistica del nostro territorio attraverso le seduzioni dell’arte cinematografica. A tutti l’augurio di grandi successi”, commenta Vittoria Poggio, Assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio della Regione Piemonte.

Riaccendiamo i riflettori sulle molte eccellenze culturali del territorio, con un progetto anticiclico in collaborazione con le istituzioni: un segnale concreto per far fronte alla crisi e accelerare la ripresa, per costruire una nuova normalità fondata sulla fiducia”, dichiara il Presidente di Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

 

Anche se teatri, cinema e spazi per concerti sono temporaneamente chiusi al pubblico, le Istituzioni sono chiamate – per loro stessa mission – a sostenere il comparto della cultura, immaginando forme di intervento che valorizzino il ruolo di artisti, tecnici e maestranze dello spettacolo nell’ottica di una auspicabile ripartenza. Lavoriamo dunque affinché i Beni e le Attività culturali siano, al tempo stesso, un presidio da tutelare nel presente ma anche uno straordinario strumento per costruire il futuro”, dichiara la Presidente di Piemonte dal Vivo Angelica Corporandi d’Auvare.

 

Secondo il Presidente di Film Commission Torino Piemonte Paolo Damilano “questo progetto sintetizza al meglio la naturale connessione tra cultura e turismo, tra audiovisivo e valorizzazione del territorio. Il rilancio turistico di luoghi e architetture passa e parte spesso proprio dal cinema, che ne enfatizza egregiamente la bellezza e l’unicità. Siamo orgogliosi di essere parte attiva di questa iniziativa grazie alla quale la nostra regione si fa ancora una volta pioniera, mettendo a sistema tre asset di eccellenze: arti performative, cinema e luoghi simbolici del territorio”.

70 anni di Festival di Sanremo, storia semiseria (seconda parte)

DAL 1990 AL 2011

In questa seconda parte della storia del Festival vi racconto le vere storie dei vincitori dal 1990 al 2011, con i titoli veri delle canzoni che hanno trionfato.

Scoprirete interessanti notizie che non vi sareste mai immaginati…

Una canzone simbolo s’impone nel 1990: è “Uomini poli”magistralmente cantata dai Puh (un gruppo di tubercolotici che sputacchiano continuamente…). Evidente il richiamo a Totò Cotogna (vedi il 1980).

Gli anni 90 iniziano con Riccardo Scocciante (un cantante che in genere canta con Fiorella M’annoia) che vince con la sua allegra “Se sciamo insieme”. Il bello è che, nella sezione giovani, vince Paolo Pallesi (un altro nome che dà l’idea del divertimento…).

Nel 1992 vince Luca Barbagrossa (un parrucchiere prestato alla canzone) che si esibisce con “Portami a sballare”, un rock scritto da un ex drogato recuperato grazie ad un lungo percorso di riabilitazione.

Rivince Enrico Buggeri (il baro a poker, ve lo ricordate? Già primo con il Trio) con “Miss Tero” una marcetta dedicata ad una concorrente di Miss Italia.

Ecco il 1994 con il bell’Aleandro Caldi che trionfa con una canzone dal nome emblematico che suscita l’entusiasmo del Teatro Ariston: “Passera”.

Nel 1994 s’impone la bella Jorja con la tenera “Tome saprei”,canzone dedicata ai fabbricanti di formaggi alpini ed alle loro deliziose forme a pasta dolce.

E’ la volta di Ronron, nel 1995, con la sua “Vorrei incontrati tra centenni”, uno slow ambientato in una casa di riposo per anziani centenari che cercano di avere rapporti sessuali ingurgitando dosi massicce di Viagra.

Gli sconosciuti Gialisse cantano “Fumi di parole”, vincono e scompaiono (anche perché pare avessero copiato la canzone da una sconosciuta band svedese… ma si può?).

Toh, un nome antesignano, Annalisa Minetti (zia dell’igienista dentale tanto nota ai giorni nostri): vince nel 1998 con la canzone dal titolo problematico “Senza the o con the”, liberamente tratto dall’Amleto all’ora in cui gli inglesi devono la loro bevanda nazionale.

1989: Anna Boxa (l’attrice che aveva avuto un gran successo nel film di Clint Eastwood One million dollar baby, ricordate?) porta al successo “Senza dietà”; con un forte accento francese Anna racconta la storia di una bulimica che non riesce a dimagrire perché non trova la dieta giusta…

Il decennio si chiude con gli Avion Travet e la delicata canzone “Pentimento”, l’amara confessione di un bambino che ha rubato la Nutella e chiede perdono alla mamma.

Il nuovo millennio inizia con la vittoria di E’ Lisa (il soprannome di Mona Lisa, una vecchia prostituta padovana) che canta “Duce”, un inno fascista rivisitato a seguito del processo di trasformazione del MSI in AN.

Nel 2002 trionfano i Matia Lazar con “Massaggio d’amore”, il jingle di molte case d’appuntamento che mascherano la loro attività di bordelli con innocui cartelli tipo massaggiatrice Marisa, citofonare quarto piano…

Appare la giovane Aleksya con “Per dire di do” uno scioglilingua per bambini sul tipo ti ritiri o tiri tu, taratara taratà…

Marco Marini (bagnino di Laigueglia) vince a sorpresa nel 2004 con “L’uovo volante”, la storia di uno chef specialista in frittate, abituato a lanciare uova contro il muro per spezzare i gusci.

Il 2005 incorona Francesco Menga (autore dell’omonima “legge”, che non possiamo pubblicare per decenza…) che mette in musica il teorema di Pitagora con il titolo “Angolo”. Purtroppo il successivo contributo musicale, dal titolo “Ipotenusa”, non ha avuto lo stesso successo…

E’ la volta di Povera che, dopo aver cantato la sigla del Sanremo precedente (“Quando i bambini fanno O”, dedicata ai bimbetti che affrontano il disegno per la prima volta), si esibisce con “Vorrei avere il Recco”, sogno di un allenatore di pallanuoto che desidererebbe tanto allenare la migliore squadra italiana.

E finalmente i pazzi di Cristocchi vincono: è l’anno 2007, la canzone si chiama “Ti regalerò una posa”, storia di un fotografo di calendari per soli uomini, che si fa pagare profumatamente per gli scatti a tette e chiappe, ma poi, generosamente, regala sempre una foto alla modella.

Che ridere nel 2008! Il cantante Joe di Tonno (farebbe già ridere così, il bello che il nome è VERO!) vince con “Polpo di fulmine”,delicata storia d’amore tra un polipo ed una seppia in un vorticoso mulinello di tentacoli che sembra di essere ad Arcore…

Trionfo decretato nel 2009: vince Marco Corta (già vincitore della trasmissione Amici e quindi predestinato ad essere primo a Sanremo…) con “La forza zia” un oscuro messaggio lanciato alla sorella della mamma da un giovane in cerca della prima esperienza sessuale (un po’ come nel film Grazie zia).

Stessa storia nel 2010, che chiude i primi 60 anni di Festival: vince, ovviamente, Valerio Scalu (caposcalu all’aeroporto di Olbia, già vincitore della trasmissione Amici e quindi predestinato ad essere primo a Sanremo…) con la canzone “Per tette le volte che…”, un inno al più celebrato simbolo delle donne.

Nel 2011 la censura non riesce a fermare Roberto Secchioni (uno studente sempre gobbo sui libri) che presenta la sua invocazione erotica cantando Chiavami ancora amore”, diventato l’inno delle ammiratrici di Rocco Siffredi.

Arriva, lemme lemme, la cantante Flemma che sorprende tutti cantando, a metà febbraio del 2012, Non è l’inverno, un testo di contestazione delle rigide temperature verificatesi quell’anno a Sanremo.

Il 2013 è l’anno di Marco Mentoni, un giovane con una mandibola molto pronunciata, che trascina il pubblico con la sua L’e senza ale”, misterioso titolo evocativo di pratiche esoteriche.

L’anno dopo è la volta di Arìda, cantante che deve il nome al fatto di essere nata nel deserto del Gobi, molto arido; ma la sua canzone vincente, Controvetro non ha successo.

Ce l’ha invece, nel 2015, enorme, il trio 2015 Il Molo che ottiene una standing ovation con la bellissima Gronde a mare che descrive la strana forma dei tetti delle case della Riviera ligure.

Ancora una vittoria di un gruppo nel 2016: si chiamano Gli Studio e presentano una complicata ricetta di torta cotta a legna; titolo della canzone Un forno mi dirai”.

Originalissima la canzone vincitrice nel 2017, dal titolo “Occidentali’s Tarma”, che descrive una tenera storia d’amore fra una tarma ed un pidocchio conosciutisi in un armadio a muro dove erano accumulati vecchi vestiti. L’artista che la porta al successo è Francesco Gabbiani, un allevatore di pellicani della costa delle Nuove Ebridi.

E’ la volta, nel 2018, della coppia Ermal Menta (un ortolano specializzato nella coltivazione di piantine di menta e di liquirizia) e Fabrizio Toro (allevatopre di bovini nella bassa padana). Cantano una canzone ecologica dal titolo Non mi abete fatto niente per sensibilizzare il pubblico sui problemi del disboscamento alpino.

E siamo arrivati ai giorni nostri: il 2019 segna l’apertura del Festival ai cantanti immigrati: il giovane Mammut (evidenti ascendenze siberiane) lancia il ritornello Saldi”,immediatamente adottato come jingle da tutti gli outlet sparsi per l’Italia.

E chiude questa rassegna il grande Iodato (figlio di un proprietario delle saline di Trapani) che giusto 12 mesi fa vince con la delicata “Mai rumore”, forte denuncia contro rappers ed urlatori di ogni tipo che hanno invaso Sanremo pe decenni.

Chi vincerà la prossima edizione?

Io lo so, ma non ve lo dico…

GIANLUIGI DE MARCHI

Volete saperne di più sul Festival di Sanremo?

Chiedete il libro “La mormora sussurra, l’ornitorinco … glionisce” al numero 3356912075 oppure scrivete a demarketing2008@libero.it

 

Arti performative, il coordinamento raddoppia

A un mese dalla presentazione al Cineteatro Baretti, tantissime le richieste di adesione arrivate al nuovo coordinamento delle arti performative di Torino che vede salire a 55 il numero di associazioni e compagnie teatrali aderenti. Venerdì 26 febbraio il primo webinar in collaborazione con Torino Arti Performative

 

 Prosegue e si rafforza la rete dello spettacolo dal vivo a Torino. Ventinove nuove realtà – fra associazioni, compagnie e singoli professionisti – hanno deciso di unirsi a C.Ar.Pe., entrando a far parte del Coordinamento torinese che mette in sinergia la galassia delle realtà che promuovono le Arti Performative sul territorio, un solido gruppo informale nato spontaneamente nella primavera del 2020, composto da soggetti professionali, eterogeni tra di loro, tutti operanti nello spettacolo dal vivo: spazi teatrali, compagnie di produzione, associazioni di danza e formazione, festival, stagioni, singoli professionisti e presidi culturali di prossimità.

Raddoppia e sale a 55 il numero totale dei membri che, nell’ultimo mese, si sono incontrati online regolarmente per progettare e realizzarle nuove attività in calendario. Dal confronto è emersa l’urgenza di dedicare le energie, in questa prima fase, alla formazione interna per dare a tutti i membri le informazioni e gli strumenti necessari per affrontare i prossimi mesi, decisivi per chi opera nello spettacolo dal vivo. Ne è nato quindi un ciclo di webinar formativi, gratuiti per coloro che hanno aderito al Coordinamento, in collaborazione con i professionisti del settore, per favorire il trasferimento delle competenze e agevolare l’aggiornamento in vista delle nuove erogazioni del Fondo Unico per lo Spettacolo, della riforma del Terzo Settore e dei continui aggiornamenti normativi dovuti al perdurare dell’emergenza sanitaria.

Si parte venerdì 26 febbraio con un incontro sulle Nuove Istanze al FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo erogato dal Ministero a sostegno del settore, in scadenza il prossimo 25 marzo. Il webinar, organizzato in collaborazione con T.A.P. – Torino Arti Performative – ha lo scopo di affrontare criticità e dubbi sul bando ministeriale, fornendo alle compagnie validi strumenti per orientarsi nella compilazione delle pratiche e per capire in che modo soddisfare al meglio i criteri di accesso a questo importante finanziamento.

Il secondo appuntamento, previsto per martedì 9 marzo e condotto da Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit (Quinonprofit.it), sarà dedicato a una formazione puntuale sulla riforma del Terzo settore e alle nuove ottemperanze amministrative che riguarderanno, a partire dal 31 marzo prossimo, tutte le imprese culturali.

Il terzo appuntamento è in programma giovedì 11 marzo: nel corso della mattinata Alberto Cuttica, esperto di fundraising, racconterà come rendere efficaci le attività di pianificazione e raccolta fondi, illustrando strategie, obiettivi e metodi per raggiungere al meglio gli obiettivi. Sempre Alberto Cuttica, nel quarto incontro in programma il 1° aprile, farà chiarezza sui tipi di attività possibili per mettere in atto campagne di crowdfunding produttive.

Continuano inoltre per C.Ar.Pe i momenti di dialogo e confronto con l’Amministrazione cittadina, e i progetti per sviluppare e valorizzare l’eterogeneità, l’ampiezza e le competenze che sempre di più stanno emergendo come identità del coordinamento: in cantiere la mappa degli spazi e dei professionisti dello spettacolo presenti a Torino, destinata ai cittadini e alle istituzioni, e una Banca del tempo e dei servizi per mettere in rete risorse e competenze degli aderenti.