Domenica 2 aprile, ore 19
Opera incompiuta di Giacomo Puccini, Turandot (Milano, Teatro alla Scala, 1926) rappresenta la trasformazione della favola di Carlo Gozzi, da cui è tratta, in un dramma psicologico di straordinaria modernità. La rabbiosa principessa Turandot – che vendica la violenza subita dalla sua antenata sui pretendenti alla sua mano, ai quali propone tre enigmi indecifrabili da risolvere, facendo tagliare la testa a quanti non riescono a farlo – è l’emblema di un Novecento turbato e disturbante che fa il suo ingresso nella società del secolo breve, sconvolgendo le convenzioni musicali e teatrali della più tradizionale delle forme del teatro musicale, l’opera lirica.
INTERPRETI
Dario Prola, Calaf
Raffaella Angeletti, Turandot
Eugenia Braynova, Liù
Achille Lampo, pianista
Roberto Tagliani, guida al concerto
PROGRAMMA
Signore, ascolta!… Non piangere Liù! (Liù, Calaf)
In questa reggia (Turandot)
Straniero, ascolta! (Turandot, Calaf)
Nessun dorma (Calaf)
Sia lasciata!… Parla!… No!… piuttosto morrò!… Tu che di gel sei cinta (Turandot, Liù)
Principessa di morte! Principessa di gelo!(versione Alfano 1926; Calaf, Turandot)
Lirica a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazione con STM e Fondazione Ordine Mauriziano.
INFO E BIGLIETTI
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino
Posto unico: 35 euro.
Info e prenotazioni: 011.6279789biglietteria@teatrosuperga.it
www.teatrosuperga.itbiglietteria@teatrosuperga.it
IG + FB: teatrosuperga
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È un film amarissimo “Armageddon Time” (la sceneggiatura è dello stesso Gray), pur nei suoi momenti di preteso alleggerimento, è condotto in maniera “piana” quando vorresti qualche sussulto che ti facesse riassaporare il Gray delle prove passate, è affettuosamente delicato nell’approccio ai vari componenti della famiglia, gode della fotografia di Darius Khondji fidato collaboratore di Woody Allen, il giovanissimo Banks Repeta è sfrenato e antipatico quanto si conviene, poggia su solide interpretazioni, Hathaway e Hopkins soprattutto in prima linea. Ma forse esci dalla sala con la sensazione forte che il regista, pur muovendosi e navigando nel mare tempestoso e turbolento della propria infanzia, non abbia saputo dirti tutto, narrarcela sino in fondo, addirittura con uno spirito più acceso, più spavaldo, più fuori dalle regole, che quei sussulti giovanili non abbiano trovato posto appieno nelle immagini del film.



