SPETTACOLI- Pagina 17

Il Museo Nazionale del Cinema e il Lovers film Festival ricordano Sandra Milo

 

 

Il Museo Nazionale del Cinema  e il Lovers film Festival hanno appreso con sgomento la scomparsa dell’attrice Sandra Milo, che nel 2023 aveva compiuto novanta anni.

L’attrice, nel 2021, era stata madrina del Lovers Film Festival diretto da Vladimir Luxuria.

“Una notizia drammatica che mi ha colto di sorpresa – ha affermato Vladimir Luxuria – Sandra Milo è  stata una delle persone più  buone che io abbia conosciuto nel mondo dello spettacolo.  Sempre  a disposizione e sempre energica. Non si tratta soltanto della perdita di una grande attrice,  ma anche di un punto di riferimento per il cinema mondiale. Non è per me soltanto la perdita della madrina 2021 del festival che dirigo, ma soprattutto la perdita di un’amica dolce come la sua voce”.

“Sandra Milo è stata per generazioni di italiani un’icona di talento e di bellezza, inesauribile nella sua ironia e nel suo entusiasmo per la vita “ ricordano Enzo Ghigo  e Domenico De Gaetano,rispettivamente presidente e direttore del Museo nazionale del cinema.  Averla avuta come madrina del Lovers Film Festival è stato un onore e un piacere. Il suo spirito frizzante e irrefrenabile è  riuscito a coinvolgere tutti. Ci mancherà quell’intelligente leggerezza che solo lei aveva”.

Sandra Milo è  stata una paladina dei diritti civili, combattendo la violenza contro le donne,  lottando contro l’omofobia, la discriminazione e i figli avuti al di fuori del matrimonio. Le battaglie più  ardenti le ha combattute per i suoi figli, per Debora, nata dal legame con il produttore greco Moris Ergas quando non aveva ancora ottenuto l’annullamento dal primo marito, che sul certificato di nascita risultò  di ‘madre ch3 non vuole essere nominata”. Dopo la fine del matrimonio con il produttore, non si è fermata davanti a nulla, neanche ai 44 processi per riavere la figlia Debora. Quindi i due altri figli, Ciro, 56 anni, e Azzurra, 54, nati dal terzo marito Ottavio de Lollis.

 

Mara Martellotta

Quando si dice “Stand Up Comedy”

 

Per una settimana a Torino si ride con il teatro “che permette ancora di ironizzare su argomenti ormai intoccabili”

Da mercoledì 31 gennaio a domenica 4 febbraio

“Sono una donna adulta, matura e sento finalmente di aver raggiunto una certa stabilità. Negli ultimi anni ho investito molto su di me e ho fatto un lungo percorso che comprende tutto quello che potete immaginare tra la psicoterapia e la costruzione del tamburo sciamanico, nuda nel bosco, dopo aver mangiato strane bacche a forma di merde di animali selvatici. Adesso lo posso proprio dire: io sto bene. E in questo spettacolo le sparo più grosse del solito”. Dalla presentazione che l’attrice comica Giorgia Goldini fa del suo spettacolo “Sto bene di brutto” (Produzione “Teatro della Caduta”, 2022) già si può ben capire cosa ci aspetta con la settimana teatrale dedicata alla “Stand Up Comedy” (cinque spettacoli), in programma da mercoledì 31 gennaio a domenica 4 febbraio, allo “Spazio Kairos”, il teatro aperto dalla Compagnia “Onda Larsen”, in via Mottalciata 7, a Torino, in una ex – fabbrica di colla, al confine fra Barriera di Milano, Regio Parco ed Aurora. Genere decisamente di stretta attualità, che va oggi più che mai alla grande, la “Stand Up Comedy”, spiega Riccardo Di Leo, vicepresidente di “Onda Larsen”, é “uno strumento di satira forte sulla società  che permette ancora di ironizzare su argomenti ormai intoccabili, è una trasgressione del buon costume e del ‘politically correct’.

E su questo filone, per cinque giorni, allo “Spazio Kairos” verranno proposti cinque spettacoli diversi: tra i titoli, anche un “debutto nazionale”.

Il via proprio con Giorgia Goldini in “Sto bene di brutto” (mercoledì 31 gennaio, ore 21) la cui, già di per sé divertente, presentazione abbiamo citato a inizio articolo, seguita (giovedì 1 febbraio, ore 21) dalla torinese Giulia Cerruti con “Monologo di donna con pecorino”, da “Teatrosequenza” (venerdì 2 febbraio, ore 21) con “Harold” e dal mattatore Dario Benedetto interprete di “Plastica fantastica” (sabato 3 febbraio, ore 21) al debutto nazionale. “Se il futuro – dice Debenedetto – sarà di plastica, perlomeno che sia fantastica”. A chiudere la cinque giorni (domenica 4 febbraio, ore 19) i comici Francesco Giorda e Stefano Gordo del “Teatro della Caduta” in “Imp(r)ostori”, coinvolgeranno gli spettatori e le loro storie, dando vita ad una drammaturgia che nasce qui e ora, direttamente in scenaI due comici -alfieri navigati nell’arte della stand-up comedy e dell’improvvisazione– con rigore quasi socratico, fedeli assertori dell’arte della maieutica, con il rigore di due novelli ostetrici, attingono alle esperienze e alle storie del loro pubblico, tirandone fuori il meglio. E il peggio. Qui accade la magia. O l’imbroglio? Gli spettatori lasceranno la sala con la ferma sensazione di aver dato alla luce, partorito, uno straordinario spettacolo”.

Da ricordare che “Onda Larsen” organizza nei suoi spazi, in via Mottalciata 7, fra i numerosi corsi di teatro, anche un percorso aperto a tutti di “Stand Up Comedy”, tenuto proprio da Dario Benedetto.

Per info: “Onda Larsen”, tel. 339/3881949 o www.ondalarsen.org

g. m.

Nelle foto:

–       Giorgia Goldini

–       Dario Benedetto

–       Francesco Giorda e Stefano Gordo

 

“E ti parlerò di lei tanto che la scorderai Te la strapperò dall’anima e tu mi vorrai”

Music tales la rubrica musicale

“E ti parlerò di lei tanto che la scorderai

Te la strapperò dall’anima e tu mi vorrai”

Corre l’anno 1982, la canzone è “pieno d’amore” la voce quella inconfondibile di Loretta Goggi; si proprio lei, “quella” di Maledetta prinmavera.

 Classe 1950. Loretta è una cantante, attrice, imitatrice, conduttrice radiotelevisiva, doppiatrice e scrittrice italiana.

È uno dei volti più conosciuti della TV italiana, della quale è divenuta protagonista sin dagli anni sessanta detenendo alcuni primati, come quello di essere stata la prima donna a condurre il Festival di Sanremo nel 1986 e la prima a condurre un quiz, il Loretta Goggi in quiz.

È stata inoltre il primo personaggio Rai a lasciare l’azienda pubblica per passare a Canale 5; ha infatti condotto nel 1981 il primo varietà della rete, Hello Goggi, e il primo varietà della Rete 4 mondadoriana, Gran varietà, nel 1983. È considerata inoltre la prima imitatrice donna della TV italiana, tra le prime a introdurre elementi di satira al di là della semplice parodia.[1] Dal 2012, in qualità di storica imitatrice televisiva, è giurata di Tale e quale show. Tra le altre sue trasmissioni di maggior successo si ricordano Canzonissima 1972, Formula due, Il ribaltone, Fantastico, Il bello della diretta, Canzonissime, Ieri, Goggi e domani, Viva Napoli.

Ma oltre tutto questo curriculum di tutto rispetto, la Loretta nazionale è una cantante interprete di numerosi brani rivelatisi grandi successi, anche internazionali, nonché interprete live di numerose cover di altri artisti.

Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui cinque dischi d’oro, cinque di platino e quattro Telegatti in quattro diverse categorie.

Loretta Goggi è considerata un’icona gay, grazie al suo costante supporto alla comunità LGBT nel corso degli anni e alla sua natura artistica “camaleontica”.

Non tutti sanno di lei che suo padre avrebbe proprio sognato di avere una figlia musicista e cantante.

Nel 1979, la rivista Playboy le ha dedicato una copertina, con annesso servizio fotografico.

Ha avuto un unico grande amore, conosciuto sul set dello show Fantastico: si tratta di Gianni Brezza (Primo ballerino, coreografo e regista n.d.r.).

 Loretta Goggi ha trascorso con lui tutta la sua vita da quando i due si sono conosciuti e innamorati. Lui si è separato dalla moglie e con Loretta ha ritrovato quella felicità che oramai sembrava perduta.

Così, sono diventati compagni di lavoro e di vita, e nel 2008 hanno deciso, dopo 29 anni di convivenza, di celebrare il loro matrimonio. Purtroppo, però, nel 2011 Gianni è stato portato via da un tumore, un lutto che è stato davvero difficile da superare per Loretta. “Sono stata malissimo, sei mesi in casa, senza uscire“, ha raccontato a Gente. “Non riuscivo a camminare né a mangiare. Ma anziché dimagrire, ingrassavo: il dolore mi aveva bloccato la tiroide, aveva smesso di funzionare”.

Un dolore che sfociò in malattia, e che Loretta dovette combattere con tutte le sue forze, ma che alla fine è riuscita a sconfiggere.

Per quanto riguarda i figli, Loretta Goggi non ne ha mai avuti.

“Mi sono ritirata tre volte, quando sentivo che mi mancava qualcosa: nel 1973 per recuperare la vita di una ragazza normale; nel 1981 per non sottrarre tempo prezioso a Gianni [Brezza, il marito]; nel 1991 perché avevo capito che la televisione era cambiata, con i giochi, i fagioli… non c’era più spazio per una come me. Mi sono data al teatro.”

Vi invito all’ascolto di questo remake che mi è arrivato in faccia pochi giorni fa:

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

Il duetto di Loretta Goggi e Giorgia – Benedetta Primavera 24/03/2023 (youtube.com)

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Lluis Pasqual dirige Lina Sastri in ‘Nozze di sangue’ di Federico García Lorca

Debutterà  martedì 30 gennaio al teatro Carignano di Torino, alle 19.30, ‘Nozze di sangue’ di Federico Garcia Lorca, per l’adattamento e la regia di Lluis Pasqual. In scena, accanto a una straordinaria Lina Sastri, Giacinto Palmarini, Giovanni Arezzo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Roberta Amato, Floriana Patti, Gaia lo vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio la Pira e insieme ai musicisti Riccardo Garcia Rubi (chitarra) Carmine  Nobile  (chitarra), Gabriele Gagliarini(percussioni). La coreografia è  di Nuria Castejon, le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Franco Squarciapino, le luci di Pascal Merat.

Lo spettacolo è coprodotto dal teatro Stabile di Catania, teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale,  Teatro di Napoli, Teatro nazionale e Teatro Biondo di Palermo e resterà in scena per la stagione del teatro Stabile in abbonamento fino a domenica 11 febbraio prossimo.

Nel dramma di Garcìa Lorca solo uno dei personaggi ha un nome, gli altri sono ruoli, funzioni sociali, archetipi di una società chiusa e violenta, in cui le passioni sono soffocate nel sangue. Limitazioni alla libertà personale, sessismo, clima opprimente e repressivo non  erano estranei al poeta e drammaturgo spagnolo, destinato a una tragica fine tre anni dopo il debutto dell’opera. Essa risulta ispirata a un  vero fatto di cronaca, e questa storia datata 1943 è  diventata un urlo contro qualsiasi convenzion  nel campo dell’amore, un  grido di libertà nel seguire le proprie passioni che bruciano due cuori  e due corpi in una stessa fiamma.Lluis Pasqual, massimo esperto vivente di Lorca, realizza una contaminazione tra prosa, danza e canto, basandosi sulle eccentriche capacità di Lina Sastri.

“Nozze di sangue – spiega Lluis Pasqual – rappresenta uni dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo e altro non è  che un fatto di cronaca di vita raccontato da un poeta. A pochi chilometri da Granada, in una campagna secca, la sposa fugge con un lontano parente. Lo sposo, tradito, li insegue con un gruppo dei suoi e il tutto finisce a coltellate e morti. La notizia appare sui giornali  e nella mente del poeta questa storia vera compie un viaggio profondo e scuro. Il ‘suo’ racconto dei fatti diventa un urlo contro qualsiasi convenzione nel campo dell’amore e un grido di libertà nel seguire la passione che brucia due corpi e due cuori nella stessa fiamma. Nel corso del racconto Garcia Lorca crea due personaggi enormi, due vittime, due donne, la fidanzata e la madre. Quelle  che restano e che dovranno trascinarsi a vita il dolore e le ferite causate da questo cainismospagnolo, fratello contro fratello divisi fino alla morte.

La frase materna “Qui adesso ci sono due bande, tu con i tuoi, io con i miei” non faceva altro che annunciare la disumana guerra civile che di lì  a poco sarebbe scoppiata in Spagna. Poi il poeta è  morto, la guerra è passata, sono trascorsi tanti anni e, in una piccola parte del mondo occidentale,  la donna ha conquistato quella libertà  per la quale il poeta si era battuto.  La metafora sulla passione e sull’amore, che Garcìa Lorca ha fatto diventare immortale in questo testo bruciante, è  ancora molto viva e attuale in tante civiltà  che non appartengono alla nostra cultura europea.  Ed è,  senza dubbio, anche dentro le nostre frontiere piene di intolleranza e di odio. E queste parole le scrivo mentre in Europa viviamo la più irrazionale guerra della storia dell’uomo. Quanti volti si spose e di madri abbiamo visto in televisione? Come quelli che ha sognato Lorca. Non è  un caso che abbia scelto, come in tante sue opere, la donna, la vittima per mostrare la violenza degli uomini. Il poeta, ancora una volta, guarderà dalla parte dellevittime, la sposa, la madre.

Isabel Garcia Lorca, la sorella di Federico, mi ha raccontato che nel momento in cui Lorca scriveva ‘Nozze di Sangue’ erano a Granada, a la Huerta  de san Vicente, la bella casa dove trascorrevano l’estate. A Federico era arrivato un disco di una cantata di Bach che faceva suonare al grammofono e che ascoltava ossessivamente per ore tutti i giorni finché un giorno glielo hanno nascosto.

In ‘Nozze di sangue’ c’è tanta musica scritta anche da lui, che è  stato un grandissimo musicista. Una musica che non è  Bach, ma ha una sua geometria. Proviene piuttosto dal “cante jondo” che vuol dire canto scuro e profondo, che è  una variante del flamenco. Questa musica, presente nel testo, scorre come un fiume scuro e bisogna farla sentire perché  riempie il suo corpo, la sua anima, il suo orecchio in una terra secca circondata dal mare. Nel Meridione della cosiddetta civiltà.  In Andalusia come in Sicilia non vi è  grande differenza.

 

Nozze di sangue di Federico Garcia Lorca

Teatro Carignano piazza Carignano 6, Torino

30 gennaio-11 febbraio 2024

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino: Uri Caine e i Lou Dalfin

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Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il Latin Trio di Simona Palumbo.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono gli Aires del Sur. Al Magazzino sul Po sono di scena i Leatherette. Al Mad Dog suona il sassofonista Toti Canzoneri.

Giovedì. Al Blah Blah sono di scena Andy MacFarlane e Nicolò Fiori. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto del trombettista Jim Rotondi. Allo Ziggy sono di scena i Piqued Jacks. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Daykoda.

Venerdì. Al Folk Club suona il pianista Remo Anzovino. All’Hiroshima Mon Amour sono di scena i Lou Dalfin con Madaski. All’ Imbarchino suonano i Mont Baud. Al Magazzino di Gilgamesh blues con il trio di Alberto Marsico e Dany Franchi. Al Magazzino sul Po è di scena Kuzu. Allo Ziggy si esibiscono gli Uguaglianza con gli Short Fuse. Al Più Spazio 4 il trombettista Giorgio Li Calzi sonorizza il documentario “La neuropatologia”.

Sabato. Al Blah Blah suonano gli Ananda Mida. Al Conservatorio piano solo per Uri Caine. Al Magazzino sul Po si esibisce il duo Brucherò nei Pascoli. Al Folk Club suonano i Birkin Tree con Becky Nì E’allaithe.

Domenica. Allo Ziggy sono di scena Federico Sirianni , L’Orage e Davide Di Rosolini. Al Diavolo Rosso di Asti suona il quartetto We Are Waves.

Pier Luigi Fuggetta

Lavia per Goldoni: una storia “verissima”, gli amori e il vecchio gabbato

Successo per “Un curioso accidente” al Carignano, sino a domenica 28 gennaio

Tutto (piacevolmente) sopra le righe, la rilettura di un testo che di prima apparenza dovrebbe scorrere via in modo tranquillo, entrate e uscite come da copione, merletti e parrucche come da tradizione. Invece Gabriele Lavia – con tutta la vitalità dei suoi ottantuno compiuti, andate a cercarvi e godervi qualche stralcio in rete che riproponga la fatica e l’immedesimazione delle prove: una scuola per chiunque e un vero divertimento – questo “Curioso accidente”, che Carlo Goldoni scrisse nel 1760, te lo sconquassa, te lo fa esplodere di gran dinamismo, di corse dal palcoscenico alla sala, di urla e di inseguimenti, di equivoci e di bisticci e di lotte di sfrenata fisicità. Tutto diventa “altra cosa”, diventa una festa del teatro. A cominciare da quel palcoscenico (la scena è firmata da Alessandro Camera), una scena sghemba, un affollato dietro le quinte semmai ben visibile, uno spazio che parrebbe pronto per l’apparizione fulminea di una Madama Pace, un palcoscenico che non soltanto ospita una dozzina di spettatori, accomodati sul fondo, nelle loro brave poltrone rosse, ma pure riempito di due pianoforti largamente adoperati con le musiche di Andrea Nicolini (su uno di essi, il fantoccio di un Arlecchino, una gamba penzoloni tra tastiera e spartito: in riposo, addormentato? certo morto no), un rosso sipario che scende sino in platea, le casse e i capaci bauli ad accogliere le palandrane, i “roboni”, e le uniformi degli attori, tappeti e scivolo a far da ponte tra chi recita e chi assiste, sedie, le grandi luci in bella vista, il camerino del primo attore a far da confessionale e casa, lo specchio con le sacrosante lampadine fulminate.

L’argomento di questa Commedia non è che un fatto vero, verissimo, accaduto non ha molto tempo in una Città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella piazza San Marco”, avverte l’autore “a chi legge”, narrandoci poi che il periodo storico è quello della Guerra dei sette anni – con l’Inghilterra (e alleati) a combattere contro la Francia (e alleati), con la disfatta di questa e la perdita di territori in giro per il mondo -, dell’ospitalità da parte del ricco Filiberto, mercante della non belligerante Olanda e, peggio per lui, di una saggezza soltanto apparente, dello squattrinato Monsieur de la Cotterie e del suo attendente, dell’innamoramento per Giannina, la figlia del padrone di casa, dabbene oltremodo ma prontissima a guidare l’intero gioco, maliziosa e trasgressiva quanto conviene, buona rappresentante di uno schietto quanto fermo femminismo. Di come questa, pur ricambiandolo, tema i sospetti del genitore e il suo parere avverso a quella unione e pensi bene quindi di imbastire un nuovo innamoramento per il bel tenente, inconsapevole vittima Madamigella Costanza, figlia di un acerrimo nemico del mercante. Immancabile nasce una rete di imbarazzanti equivoci che non possono non coinvolgere ogni personaggio, che ignora e che è messo al corrente, che stupisce dinanzi ai nuovi comportamenti del ricco padrone, che qui non raccontiamo, che allinea altresì la servetta di turno che, in quell’atmosfera di amori caldeggiati e delusi, pretende giustamente il suo.

Lavia, per l’occasione divenuto pure paroliere con certe strofe che attraversano l’azione, immergendosi in un Goldoni che poco compare sulle scene, si ritrova tra le mani una gran bella materia, prima di tutto una divertente commedia degli equivoci che con approfondito ribaltamento si tramuta in un tratto amaro o certo amarognolo, campeggiandovi la quasi distruzione della figura paterna, la presa in giro di una sfacciata mascolinità, il tutto come decadente e sgangherato ma portato ad alti gradi di poesia. Lavia, se da un lato tra le risate alleggerisce con massime pseudo filosofiche e lui stesso esterrefatto cita grandi pensatori del passato, allo stesso tempo maneggia con sempre grande sicurezza la Storia che s’immette nella vita quotidiana e quell’aria di catastrofe (“Il mondo è finito!”) che minaccia da più parti, verso la caduta del secolo dei lumi e la Rivoluzione pronta di lì a non molto a dare i suoi primi tremendi scossoni. È uno spettacolo godibilissimo questo “Curioso accidente”, prodotto da Effimera, dal Teatro di Roma e dal Teatro della Toscana e presentato al Carignano sino a domenica 28 gennaio nel cartellone dello Stabile torinese. Godibilissimo (anche se il “gioco” verso il termine si scopre, non ha davvero importanza) perché a guidarlo, con il primo attore tutto sicurezza e dabbenaggine e sconfitta, una vera allegria vederlo “recitare”, è una compagnia che non bada a spese nel buttarsi a capofitto nella storia e in ciascun personaggio, de la Cotterie di Simone Toni ha i giusti slanci vitalistici e amorosi, Federica De Martino sottile innocenza e una bella grinta a gettare in prima linea la sua Giannina, Giorgia Solari e Beatrice Ceccherini giocano a divertire e a languire con loro e altrui divertimento. Con loro ancora Leonardo Nicolini, Lorenzo Terenzi, Andrea Nicolini divenuto attore con bella foga e l’Arlecchino “batocio” di Lorenzo Volpe: tutti negli abiti di Andrea Viotti, sporcati dei colori intensi del blu, del giallo, del verde. Serata divertita, risate senza risparmio, applauditissima: costretti a ricevere gli applausi anche gli spettatori in palcoscenico, schierati e mescolati in bella fila, se ci volesse ancora la prova del ponte che Lavia sa creare con il suo pubblico.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Tommaso Le Pera

Al via le masterclass della Gispsy con le più grandi star del West End di Londra

 

Il 27 e 28 gennaio si inizia con la Strega verde di Wicked, Alice Fearn.

Il 26 gennaio open day con Reece Richards da Hairspray e dalla serie Netflix “Sex education”

 

 

Prendono il via gli appuntamenti  di “Broadway & West end Gypsy Project” della Gypsy Musical Academy, la grande e storica  accademia di spettacolo e musical torinese.

La prima grande artista che approderà  sotto la Mole direttamente dai più  grandi palcoscenici di Londra è  Alice Fearn, famosa soprattutto per il ruolo di Elphaba nel musical “Wicked”, la strega verde del West End, ruolo che ha interpretato più di 700 volte.

La masterclass si terrà sabato 27 e domenica 28 gennaio. Il primo giorno sarà  dedicato soltanto agli allievi dell’accademia, il secondo sarà  aperto a tutti.

Per informazioni e prenotazioni 011/0968343

Alice è impegnata nel ruolo di Captain Beverley Bass & Others nel musical “Come from away”, vincitore dell’Olivier Award.

Alice ha iniziato la sua carriera nel West end con “Woman in White” e si è  poi unita al cast de “Les Miserables” sostituendo Cosette e Fantine; ha interpretato il ruolo di Rapunzel in “Into the woods”, Gingy/Sugar Plum Fairy in  Shrek e Nancy in Oliver.

Alice è solo la prima di una serie di grandi artisti  che vedremo nei prossimi mesi grazie alla Gipsy musical Academy, tutti provenienti dal prestigioso West End di Londra e da Broadway a New York, per un testa a testa tra i luoghi più importanti del mondo per quanto riguarda il teatro in lingua inglese. Qui hanno visto la luce i musical dei musical e, alle due estremità  dell’oceano, sono cresciuti i migliori interpreti del panorama internazionale pronti adesso a portare il loro insegnamento a Torino grazie alla Gipsy.

Per coloro che, invece, desiderino candidarsi alle audizioni del triennio accademico intensivo per l’anno 2024/2025, è prevista una masterclass gratuita con un altro grande artista  del West End di Londra, nonché noto autore di Netflix, Reece Richards.

II 26 gennaio si terrà l’open day della sezione accademica e una masterclass di musical con questo artista che vanta nel suo curriculum non solo ruoli come Seaweeed di Hairspray e Jackie Wilson e Martin Gaye Motown, ma anche nel piccolo schermo ruoli in famose serie come “Sex Education” e “You”.

Ad accompagnare i ragazzi nel trienno accademico i corsi quotidiani, dal mattino alla sera, composti da ben 38 discipline, nell’ambito del canto, della recitazione e della danza, tenuti da insegnanti di prestigio, quali Claudio Insegno, uno dei principali registi di musicali in italia, Vittorio Matteucci, lo storico frollo diNotre  Dame de Paris e Fabrizio Angelini, altro grande regista italiano.

Tra i residenti Stefania Fratepietro, Cristina Fraternale Garavalli, il ballerino Luca Spalato, Sergio Moses, Eugenio Gradabosco e la direttrice artistica e fondatrice della Gypsy, Neva Belli.

La Gypsy Academy significa anche accompagnamento nel mondo del lavoro, grazie all’inserimento dei ragazzi nel mondo dello spettacolo e ai titoli realizzati dalla sua compagnia che, nel 2019, si aggiudicò il passaggio alla finalissima di “Italia’s Got Talent”.

MARA MARTELLOTTA

Alice in WWWWONDERLAND alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

 

La casa del Teatro giovani e Ragazzi ospiterà due spettacoli per famiglie, sabato 27 e domenica 28 gennaio; alle 16.30 in Sala Grande andrà  in scena Alice in WWWWONDERLAND della fondazione TGR, liberamente ispirato  a ‘Alice nel Paese delle meraviglie’ di Lewis Carroll, drammaturgia di Micol Jalla, con Claudio Dughera, Letizia Russo e Simone Valentino, per la regia di Claudia Martore.

Nel racconto della pièce Alice non cade nella tana di Bianconiglio, ma sullo schermo di un cellulare, che le apre la strada per WWWWONDERLAND.  Lì  la bambina ha a che fare con un mondo che non conosce, che vorrebbe divorare  ma dal quale ha anche la paura di venire sopraffatta. A partire da un grande classico,  la storia di una ragazzina che si perde, diventa grande e torna piccola, finché non capisce che, per trovare davvero se stessi, bisogna accettare di sentirsi persi.

Con “Alice  nel paese delle meraviglie” Lewis Carroll ha scritto un romanzo complesso, che affronta tanti temi, e lo fa senza moralismi e preconcetti.  Il romanzo  ha molteplici chiavi e livellidi lettura che celano, dietro una stratificazione apparentemente semplice, molteplici significati tematici e concettuali.

Carroll rifiuta di avere condiscendenza nei confronti del suo giovane pubblico e lascia da  parte morali semplicistiche. Se in grandi romanzi per l’infanzia il mondo dei bambini, buoni, saggi e innocenti, si scontrava con quello degli adulti, meschini, superflui e sciocchi, i libri su Alice inscenano le assurdità  del mondo degli adulti, meschini e superficiali, senza giungere  a conclusioni approssimative. Allo stesso modo in Alice in WWWWONDERLAND si vuole riflettere  e fa riflettere sul percorso della crescita, spesso conflittuale,  raramente lineare, anche in termini di cambiamento del proprio corpo,  sull’incontro/scontro con un mondo fatto di regole e norme nuove, da interpretare e fare proprie, sulla formazione di una propria identità  personale,  non solo mentale ma anche fisica, in un  rapporto corporeo con gli altri, sul concetto di realtà e immaginazione,  sul senso del tempo e dello spazio, così diversi quando ci si addentra in universi sconosciuti quali possono essere quelli del web.

Spettacolo adatto dai 6 anni in su.

Sabato 27 e domenica 28 gennaio, alle ore 11, in sala piccola andrà in scena ‘Storia di un palloncino’ della compagnia teatrale Stilemi, spettacolo storico di e con Silvano Antonelli.

Casa Teatro Ragazzi e Giovani

Corso Galileo Ferraris 266

Tel 011/19740280

 

Mara Martellotta

“Lenzuola fredde, oh dov’è il mio amore?”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Ossa fredde, sì, così è il mio amore

Lei scivola via, come un fantasma

Lei lo sa che sanguiniamo lo stesso?

Non voglio piangere ma mi spezza così

Lenzuola fredde, oh dov’è il mio amore?

Sto cercando in alto, sto cercando in basso nella notte”

SYML, pseudonimo di Brian Fennell (Issaquah, 18 gennaio 1983),

è un cantante statunitense.

Già membro della band indie Barcelona, ha pubblicato il suo omonimo album di debutto il 3 maggio 2019 attraverso Nettwerk Records.

Dopo aver vissuto in diversi posti a Seattle e dintorni, è tornato a vivere nella sua città natale, dove scrive e produce da un home studio.

Fennell ha iniziato a suonare il piano in giovane età e ha scritto la sua prima canzone quando aveva 18 anni come meccanismo di coping dopo la morte di un compagno di scuola. Dopo il liceo, ha frequentato la Whitworth University dove si è laureato in educazione musicale focalizzandosi sulle percussioni.

Il ragazzo attualmente si esibisce nell’ambito del progetto solista SYML. Significa “semplice” in gallese ed è tratto dalla sua eredità personale. È stato adottato da bambino e più tardi nella vita ha scoperto che i suoi genitori biologici sono gallesi. La sua esperienza alle prese con la sua adozione e la sua eredità sono influenze nel suo modo di scrivere canzoni.

Dopo che la sua canzone “Where’s My Love” è stata utilizzata nel popolare programma televisivo drammatico Teen Wolf, la canzone è rimasta in classifica per 20 settimane nella classifica Billboard Hot Rock Songs. Nel 2018, la canzone ha ricevuto la certificazione Gold in Canada e Belgio, e si è classificata al primo posto nelle classifiche CBC Top 20 del Canada due volte. “Where’s My Love” è stato anche presentato in modo prominente nel trailer ufficiale del film del 2018 Adrift.

“Non vedi più i lineamenti. Vedi l’amore”. Ecco spiegata in pochissime parole l’adozione.”

Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:

Buon ascolto

SYML – Where’s My Love (Acoustic) (youtube.com)

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Ecco a voi gli eventi da non perdere!

L’orrore dell’Olocausto nella lingua dei bambini

Per celebrare il “Giorno della Memoria” arriva dall’Aquila a Monteu da Po la Compagnia “Teatro Zeta”

Sabato 27 gennaio, ore 21

Monteu da Po (Torino)

Un’esecuzione polifonica, un “canto recitato”a più voci e a più personaggi: “Cronache dalla Shoah. Filastrocche della nera luce”, su testo di Giuseppe Manfridi (autore romano, fra i massimi drammaturghi italiani), arriva, nell’ambito delle celebrazioni dedicate al “Giorno della Memoria”, sabato 27 gennaio, alle ore 21, al “Teatro Comunale” (via Municipio, 3) di Monteu da Po (40 chilometri da Torino), messo in scena dal “Teatro Zeta dell’Aquila”, per la regia di Livio Galassi.  A selezionare e a proporre lo spettacolo è la Compagnia torinese “Onda Larsen”, con il contributo del Comune montuese, di Regione Piemonte ed “Eppela Crowdfunding”.

Sul palco, unico attore – e fondatore del “Teatro Zeta” – Manuele Morgese si cala nei panni di più personaggi, testimoni e narratori dei terribili episodi legati alla “Shoah” e la sua voce, attraverso le “filastrocche di nera luce”, si fonde alla musica dal vivo della tromba e del pianoforte di Giulio Spinozzi e Pablo Corradini. Lo spettacolo, in forma di “breve lettura” ha debuttato nel “Giorno della Memoria 2019” proprio ad Auschwitz e, sempre nel 2019, è diventato anche un libro(edito da “La Mongolfiera”), con prefazione dello scrittore romano Claudio Giovanardi, che, a proposito della narrazione in termini di “filastrocca”, ebbe a scrivere: “Ma come? Una materia così grave accomodata in una forma che si usa per le fiabe dei bambini? Esattamente. Di fronte agli abissi del male siamo tutti bambini e ci mettiamo in ascolto pieni di speranza e di paura”. D’altronde, è lo stesso attore Manuele Morgese a raccontare: “Se non fossi stato ad Auschwitz, a vedere coi miei occhi i resti di quell’orrore, non sarei mai riuscito a immedesimarmi nei personaggi che interpreto”. E aggiunge: “Porto avanti questo spettacolo dedicandolo a Sergio, un bambino napoletano deportato. Le SS arrivarono e chiesero ai più piccoli del lager ‘Chi di voi vuole vedere la mamma?’. Sergio, fidandosi dei soldati, alzò la manina rispondendo ‘io!’ E così fu selezionato come cavia per atroci esperimenti che lo condussero alla morte”. E, come il piccolo Sergio, sul palco (dove il monologo dell’attore è legato a filmati in bianco e nero proiettati su uno schermo laterale) si muovono e riprendono corpo le vite di diversi testimoni e vittime della crudeltà nazista: dalla bambina ebrea scampata alla morte (a differenza di Anna Frank, che appare in un filmato realizzato prima della deportazione) all’operatore di ripresa ariano, costretto a filmare il falso in favore della propaganda hitleriana. Il tutto accompagnato da celebri brani musicali che vanno da “A night in Tunisia” di Gillespie a “La vita è bella” di Piovani, fino a “Schindler’s List” di Williams, a “Pure Immagination” di Bricusse e a “The Shaadow of Your Smile” di Mandel: note immortali che “legano le memorie, l’intervallarsi delle scene, restituiscono i sentimenti e le atmosfere di uno dei momenti più bui della storia dell’Umanità”. Doloroso e difficile anche da mettere in scena, poiché più che “descrivere” deve assumersi il compito di “suggerire”: una sorta di “non scena”, sottolinea ancora Morgese “che disegna percorsi mentali, che imprigionano o si schiudono alla speranza; una recitazione prosciugata che non cerca compiacimenti né virtuosismi; una musica eletta che non cerca melodie; un tentativo di coinvolgerci tutti in un ineludibile senso di colpa”.

Per info: “Onda Larsen – Spazio Kairòs”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 339/3881949 o www.ondalarsen.org

g.m.

 

Nelle foto di Federica Di Benedetto: Manuele Morgese in alcune scene dello spettacolo