SPETTACOLI- Pagina 154

A Moncalvo torna il teatro di qualità

Torna il teatro di qualità a Moncalvo. La città aleramica propone una stagione di livello dopo la pausa forzata dovuta all’emergenza sanitaria. La realizzazione nasce dalla collaborazione tra il Comune di Moncalvo che ha affidato la direzione artistica ed organizzativa all’Associazione Arte e Tenica  e la Fondazione Piemonte dal Vivo, con la collaborazione dell’Associazione Arte&Territorio ed il contributo di Fondazione Cassa di risparmio di Asti, Fondazione Crt e la sponsorizzazione della Banca di Asti. “Siamo entusiasti e fiduciosi per la stagione di prosa che sta per iniziare – hanno detto in occasione della recente presentazione il sindaco di Moncalvo, Christian Orecchia e l’assessore alla cultura Andrea Giroldo – E’ una stagione che ha in cartellone molti nomi nazionali di ottimo livello. Speriamo che sia l’anno in ci il modo del teatro possa tornare a regime. Come sempre, Moncalvo è in prima linea”.  

Il cartellone della prosa prevede i seguenti appuntamenti:

 

Domenica 19 dicembre 2021, ore 17: ‘ABBaDream’ concerto-tributo agli Abba con il gruppo Abbadream, fuori abbonamento

 

Sabato 29 gennaio 2022, ore 21: ‘Angelo Fausto Coppi L’eroe nato contadino’ di Sabina Maria Negri con Nino Formicola e Sabrina Maria Negri, musiche arrangiate e suonate da Simone Spreafico e Luca Gargaschelli, cantante Patrizia Rossi e regia di Lorenzo Loris

 

Domenica 13 febbraio, ore 17: ‘Partenza in salita’ di Gianni Clementi con Corrado Tedeschi e Camilla Tedeschi, regia di Corrado Tedeschi e Marco Rampoldi

 

Sabato 26 febbraio, ore 21, ‘Miseria e nobiltà’, di Edoardo Scarpetta con la regia di Alfonso Rinaldi

 

Domenica 13 marzo, ore 17: ‘La giovinezza è sopravvalutata’ scritto da Paolo Hendel e Marco Vicari, con Paolo Hendel e regia di Gioele Dix.

 

Domenica 27 marzo, ore 17: ‘Valejean a musical drama’ tratto da ìLe Miserables’ di Victor Hugo di Fabrizio Rizzolo e Fulvio Crivello, con Fabrizio Rizzolo, Isabella Tabarini, Sebastiano Di Bella, Susi Amerio, Giorgio Menicacci, Jacopo Jack Siccardi. Il libretto è di Fabrizio Rizzolo e Fulvio Crivello, musiche al pianoforte del maestro Sandro Cuccuini. Fuori abbonamento

 

Sabato 9 aprile, ore 21, ‘Il Fu Mattia Pascal’ di Pirandello, con Giovanni Mongiano, regia di Giovanni Mongiano. Fuori abbonamento

 

Sabato 7 maggio, ‘Il Fu Mattia Pasquale’ di Pellegrino Delfino con Silvana Nosenzo, Mario Li Santi e 3 attori in via di definizione., regia di Pellegrino Delfino. Fuori abbonamento.

 

La vendita dei biglietti singoli sarà effettuata solo il giorno dello spettacolo presso la cassa del teatro dalle ore 19.

E’ possibile prenotare i posti a partire da martedì 7 dicembre dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19 presso la Drogheria Broda di Moncalvo , tel. 0141/917143, oppure solo per info ed urgenze al 373/8695116 dalle 9.30 allw 12.30 dal lunedì al venerdì o inviando una mail a: info@arte-e-tecnica.it

Tutti i biglietti prenotati dovranno essere ritirati il giorno dello spettacolo un quarto d’ora prima dell’inizio. A prenotazione scaduta, i biglietti verranno messi in vendita.

Per gli acquisti on line: www.arte-e-tecnica.it

 

Massimo Iaretti

 

Rock Jazz e dintorni. John Duncan e Emanuele Cisi Quartet

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al cinema per 3 sere consecutive a Torino, il film su Chet Baker “Jazz Noir” diretto dal regista olandese Rolf van Eijk. Il trombettista Johnny Lapio in quintetto con l’Arcote Project presenta lo spettacolo “Schiano graffiti” alla Cascina Fossata.

Martedì. Al Green Pea al Lingotto, il quartetto di  Emanuele Cisi presenta in concerto “Far Away” nuovo progetto discografico.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona Billy Spuma con i Gassati.

Giovedì. Al Cafè Neruda sono di scena i Unit Four. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce il bluesman Eros Barbin. Al Cap 10100 è di scena il cantautore Pier Cortesementre al Magazzino sul Po si esibisce Walter Celi. Al Mag Dog suona il trio jazz Bongcloud.

Venerdì. Al Magazzino di Gilgamesh si esibiscono i Fonzarelli’s. All’Hiroshima è di scena Roby Salvai. Al Magazzino sul Po si esibisce John Duncan preceduto dal duo Beauchamp/Sigurtà. All’Arteficio suona il trio del chitarrista Maurizio Malano mentre al Cap 10100 si esibiscono i The Spell Of Ducks. Al Polski Kot il progetto Xipe Project.

Sabato. Al Magazzino sul Po suonano i Sweet Life Society. Al Circolo della Musica di Rivoli si esibiscono i Weongonyou. Al Folk Club suona e canta il trio di Michele Gazich. Al Bunker sono di scena i Voodoos And Taboos.

Domenica. Al Cap 10100 musiche da film eseguite dal pianista Giovanni Doria Miglietta con il violoncellista Lamberto Curtoni.

Pier Luigi Fuggetta

La stagione musicale dell’Accademia Tempia

STAGIONE MUSICALE DELL’ACCADEMIA CORALE STEFANO TEMPIA 1875

Domenica 21 novembre 2021 – ore 16

Palazzo Barolo

Via delle Orfane 7 – Torino

OLIMPIA ABBANDONATA – CANTATE DI LEONARDO VINCI

Leonardo Vinci (1696-1730)

Olimpia abbandonata, cantata per soprano e basso continuo

Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Toccata settima per clavicembalo solo (Primo libro di Toccate)

Leonardo Vinci

Fille, oh dio, da te lungi, cantata per soprano e basso continuo

Salvatore Lanzetti (1710-1780)

Sonata per violoncello e basso continuo in sol maggiore op. 1 n. 1

Leonardo Vinci

Pietosa l’aurora in cielo, cantata per soprano e basso continuo

Salvatore Lanzetti

Sonata per violoncello in do minore op. 1 n. 5

Leonardo Vinci

Nice, son io pur quello, cantata per soprano e basso continuo

Valeria La Grotta, soprano

Ensemble Sonar d’Affetto

Nicola Brovelli, violoncello

Mauro Pinciaroli, tiorba

Luigi Accardo, clavicembalo

Il concerto è a pagamento : 5 euro. Biglietti in prevendita su Ticket.it:
https://www.ticket.it/

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NOTE DI SALA

Domenica 21 novembre alle 16 la “Stefano Tempia” ospiterà nell’elegante Salone d’Onore di Palazzo Barolo (Via delle Orfane 7) il soprano Valeria La Grotta, giovane cantante ormai entrata stabilmente nell’ensemble Cappella Neapolitana di Antonio Florio, e l’Ensemble Sonar d’Affetto, un gruppo di strumenti originali giovane ma già molto affermato. Questo appuntamento costituisce una tappa di primaria importanza del progetto legato alla valorizzazione della cantata barocca italiana, varato nel 2019 dall’etichetta Elegia Classics su progetto del vicepresidente della “Stefano Tempia” Giovanni Tasso, con la collaborazione scientifica della Società Italiana di Musicologia e la partecipazione di numerosi festival di musica antica di ogni parte d’Italia, che prevede la realizzazione di una collana discografica incentrata sul quasi sconosciuto repertorio della cantata fiorito tra il XVII e il XVIII secolo, supportata da un “festival diffuso” dedicato a questo genere poco frequentato e da iniziative per le scuole, volte a fare scoprire come la civiltà barocca seppe fare coesistere in queste opere la musica, la poesia, la storia, i miti antichi e l’arte visiva. Il programma sarà dedicato alla figura di Leonardo Vinci, uno dei compositori napoletani più attivi nella prima metà del XVIII secolo, e comprenderà una serie di brani in prima esecuzione moderna.

A tutto barocco per Diego Fasolis sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio

In programma Bach, Corelli, Mozart, Händel

Teatro Colosseo
Sabato 20 Novembre 2021 ore 20.30

Nella foto: il direttore d’orchestra Diego Fasolis
Sabato 20 novembre alle ore 20.30 il Regio Metropolitano fa tappa al Teatro Colosseo di Torino (via Madama Cristina 71), appena riaperto agli spettacoli dopo mesi di chiusura forzata. Il maestro Diego Fasolis torna a dirigere l’Orchestra del Regio dopo il grande successo del 2019 con il gioiello di Ferdinando Paer Agnese. In programma, il Concerto brandeburghese n. 1 di Johann Sebastian Bach, il Concerto grosso n. 4 di Arcangelo Corelli, la Sinfonia n. 25 di Wolfgang Amadeus Mozart e Music for the Royal Fireworks di Georg Friedrich Händel.

Sebastian F. Schwarz, Direttore artistico del Teatro Regio, afferma: «Nel progettare la Stagione del Regio Metropolitano abbiamo tratto anche ispirazione dai luoghi che di volta in volta ci avrebbero ospitati». Per il Teatro Colosseo di Torino mi sono fatto guidare dalla splendida mostra Street Art in Blu 3, che si è appena conclusa. La più contemporanea, trasversale e contaminata delle arti mi ha fatto immediatamente pensare a Händel, Bach, Corelli, Mozart, a quanto la loro musica fosse pop e lo sia, in un certo senso, ancora oggi».

Direttore dell’ensemble I Barocchisti, Diego Fasolis si è distinto per l’attenzione alle interpretazioni storiche e ai titoli di repertorio barocco e classico meno eseguiti. Le sue letture scrupolose ma mai dogmatiche gli sono valse prestigiosissime collaborazioni e decine di incisioni discografiche, tra cui due premiate con l’ECHO Klassik 2013 nelle sezioni Prima registrazione mondiale (per l’album Mission con Cecilia Bartoli) e Opera dell’anno (per l’Artaserse di Vinci, alla guida dell’orchestra Concerto Köln).

Nel 1721, Bach lavorava con scarsa soddisfazione nella corte di Cöthen, per cui pensò di inviare al margravio di Brandeburgo un manoscritto con sei concerti – I Concerti brandeburghesi – per strumenti diversi, nella speranza di essere assunto come Kapellmeister. Il margravio non si degnò di rispondere e Bach rimase a Cöthen. I sei concerti seguono la tradizione del Concerto grosso italiano, che trae il suo fascino dai contrasti fra pieni e vuoti sonori risultanti dal dialogo alternato fra tutti (l’orchestra al completo) e concertino (il gruppo dei solisti). Ciascun concerto presenta un organico diverso: quello del n. 1 in fa maggiore comprende, oltre agli archi e al gruppo del basso continuo, due corni, tre oboi, fagotto e violino piccolo (un violino più piccolo e acuto del normale).

Già in vita, Arcangelo Corelli godeva di una fama straordinaria: dopo la morte, nel 1713, essa addirittura aumentò grazie alla pubblicazione dei suoi fortunatissimi Dodici concerti grossi op. 6. Di queste composizioni, alcune sono concerti da chiesa e altre da camera: al primo gruppo appartiene il n. 4 in re maggiore, che vede l’alternarsi di movimenti lenti e veloci. L’Adagio iniziale è lungo appena quattro battute e stabilisce un’atmosfera maestosa che introduce l’Allegro, una pagina briosa e dai ricchi giochi contrappuntistici. L’Adagio in si minore crea un’atmosfera di attesa, in cui non emerge alcuna melodia né si distingue il tutti dal concertino. Per contrasto, gli ultimi due movimenti sono dinamici e festosi. È curiosa la presenza di una giga a chiusura del concerto, poiché in generale le danze erano riservate ai concerti da camera.

Anche se la Sinfonia n. 25 in sol minore di Mozart fu composta appena una ventina d’anni dopo la morte di Bach, nel 1773, essa appartiene a un clima culturale completamente diverso. Fra gli anni Sessanta e Settanta del Settecento si era propagato in Europa il gusto per l’irrazionale e per il sublime, inteso come “l’orrendo che affascina” (E. Burke). Pochi anni prima che questi fermenti dessero vita, nell’ambito della letteratura tedesca, allo Sturm un Drang (I dolori del giovane Werther goethiano è del 1774), nell’ambito musicale ispirarono una serie di sinfonie in tonalità minore, di cui quelle di Haydn e la n. 25 di Mozart sono le più famose.

Gran finale con la Music for the Royal Fireworks di Händel, che ci riporterà all’estetica opulenta del Barocco. La composizione nasce nel 1749, nel contesto delle celebrazioni per la fine della guerra di successione austriaca: il re inglese Giorgio I, che aveva condotto personalmente le sue truppe e voleva allestire uno spettacolo senza confronti, per mostrarsi ai sudditi trionfante e magnanimo. A questo scopo ingaggiò uno scenografo dell’Opéra di Parigi, che progettò una struttura imponente da cui far partire i fuochi d’artificio creati dal miglior esperto italiano; commissionò inoltre al musicista più celebre del regno, Georg Friedrich Händel, un pezzo musicale che servisse da introduzione allo spettacolo. Il giorno dei festeggiamenti, ai Vauxhall Gardens di Londra, Händel si dimostrò il più grande maestro di pirotecnia: i fuochi d’artificio si rivelarono fallimentari, causando un incendio e vari feriti, mentre la suite fece esplodere l’entusiasmo. Chiosa Sebastian F. Schwarz: «si racconta che il successo fu talmente straordinario da mandare in tilt il traffico di Londra per tre giorni!».

Regio Metropolitano si realizza con il fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo, Socio Fondatore del Teatro Regio e con il patrocinio della Città di Torino.

Il mese di novembre si conclude con uno degli appuntamenti più attesi di questa stagionevenerdì 26 e domenica 28 all’Auditorium Giovanni Agnelli alle ore 20.30 viene presentata, in forma di concerto, Aida di Giuseppe Verdi: un’occasione per apprezzare gli aspetti più intimistici dell’opera di Verdi. Il maestro Pinchas Steinberg dirige l’Orchestra e il Coro del Regio e protagonisti di grande rilievo internazionale come Angela Meade (Aida), Stefano La Colla (Radamès), Anna Maria Chiuri (Amneris) e Amartuvshin Enkhbat (Amonasro). L’opera è proposta in occasione del 150° anniversario della prima assoluta nel 1871 e fa parte del programma ufficiale delle celebrazioni dedicate a Enrico Caruso, promosso dal Comitato nazionale istituito dal Ministro della Cultura in occasione del 100° anniversario della scomparsa del celebre tenore (1873-1921).

BIGLIETTERIA
I biglietti e le card per i concerti e gli spettacoli sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio con orarioda lunedì a sabato 13-18.30 e domenica 10-14 – Tel. 011.8815.241/242. È possibile acquistare i biglietti anche presso i punti vendita Vivaticket e online su www.teatroregio.torino.it e su www.vivaticket.it, oltre a un’ora prima degli spettacoli presso le relative sedi.

PREZZI BIGLIETTI
Concerti: € 20 – 15 – Under 30 € 8
Aida: da € 50 a € 150 – Under 30 € 20

PREZZI CARD
Card 4 spettacoli: € 60 – 4 spettacoli a scelta (con eccezione di Aida), in qualsiasi settore.
Card Giovani a 4 spettacoli € 20 – Riservata agli under 30; 4 spettacoli a scelta (con eccezione di Aida), in qualsiasi settore. Le stesse card possono anche essere utilizzate da più persone per lo stesso spettacolo.

Per l’acquisto dei biglietti e delle card è possibile utilizzare i voucher ottenuti a titolo di rimborso per gli spettacoli e i concerti del Teatro Regio annullati causa Covid-19.

SERVIZIO INFORMAZIONI
da lunedì a venerdì ore 9-17.30 – Tel. 011.8815.557 – info@teatroregio.torino.it

Per tutte le informazioni sul Regio Metropolitano: clicca qui

La ricerca dei Marcido porta alla sofferenza dell’Uomo di Dostoevskij

Al Gobetti, per la stagione dello Stabile, repliche sino a domenica 21 novembre

 

Forse da sempre, fin da quell’ormai lontano 1984 in cui si raggrupparono a compagnia, i Marcido (breviter per Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa) hanno pensato ad una messa in scena da Dostoevskij e adesso che l’autore/regista del gruppo, Marco Isidori, anzi l’Isidori, è stato “acchiappato” dal grande russo, adesso eccole lì, sul palcoscenico del Gobetti, repliche sino a domenica, per la stagione dello Stabile torinese, le “Memorie del sottosuolo”, datate 1864, lo sguardo rivolto totalmente alla prima parte, al lungo monologo del protagonista. Un alternarsi di esaltazione e di disperazione, le confessioni e le parole da sempre taciute, un urlo contro quel positivismo che costruiva sentieri ottimistici e ingannatori, incapace di giungere alla sempre sperata società del benessere, la consapevolezza di una sofferenza che l’uomo va ricercando, di un bel carico di autoumiliazione e di autodistruzione, l’afflizione di una incalzante accidia che lo rende ben lontano da quegli uomini d’azione che sono pronti a prefissarsi e a raggiungere certe precise mete. Un Uomo che si rispecchia in quanto di negativo c’è in lui ma che anche si definisce “evoluto”, un uomo che soffre della propria irrazionalità ma che sembra reclamarla, nella negazione di ogni certezza, semplificata dal prodotto 2 x 2 = 4 contrapposto nel 2 x 2 = 5 e dettato dall’imposizione della volontà individuale. Di fronte all’impianto negativo dell’Uomo, l’Isidori riconosce a “Dosto” – ormai c’è dimestichezza tra i due! – “un merito speciale”: “gli riuscì di calibrare il suo occhio d’artista in modo da penetrare al micron la misura dell’angoscia che ci spacca il petto allorquando comprendiamo che il punto della nostra posizione nel pelago esistenziale ci viene fornito soltanto, unicamente, diabolicamente, dal “male” che siamo in grado di portare in dote ai nostri simili”.

C’è Dostoevskij e c’è l’Isidori, il secondo ad “acchiappare”, anche lui, – rutilante e famelico quanto spudorato autore in cerca di un personaggio, che non esita a farsi complementare nel desiderio e nella necessità di una riscrittura -, la materia scritta che il russo gli offre e adattarla alla filosofia e alla teatralità dei Marcido, stiparla in tutto quel bagaglio di palcoscenico che da sempre il gruppo costruisce e disfa per poi ricostruire, in una lodevolissima sperimentazione, efficace e guerriera, che gli si è sempre riconosciuta, adeguarla al “modo” interpretativo che della compagnia è proprio. Conseguenza (felice) prima, è “un’oralità dispiegata”, pietra angolare è la “voce”, ricerca sempiterna, cui è anche per questa occasione affidato il nucleo primario. “E la ‘voce’ è l’attore” dice l’Isidori: e l’attore diventa voce, affascinante, spasmodica, mai ripiegata su se stessa ma esplosiva in ogni accento, vera palla luccicante su di un tappeto di gomma, aspra e incantatrice, un’auto impazzita che scivola e fa irruzione con ardimentose gimkane tra le parole del monologo. Un “rodeo poetico” cui Paolo Oricco – ripetendo in tecnica e smisurata bravura quell’exploit kafkiano, in cui lo applaudimmo in periodo anti-covid, della “Relazione per l’Accademia” e forse superandolo – si pone alle dipendenze (ma fino a quanto?) del metteur en scène e gioca, incanalandosi in lampi di luce, altresì con il proprio corpo, salti e snodature, strane posture e variopinte clownerie. Detto questo, sarei propenso a pensare che, questa volta, l’attore con tutto il suo lavoro, orale e fisico, la sua negazione a risparmiarsi, il suo saper costruire un personaggio fuori di ogni dimensione, agghindato di ogni libertà interpretativa e arricchito della ricerca, e della riuscita, sulla sua propria voce, superi il testo e il non facile compito del co-autore, dell’Isidori, affascinante, chi mai lo negherebbe?, ma affaticante al tempo stesso, ricco di una scelta finissima di parole che a tratti (una suggestione che potrebbe essere cancellata ad un secondo appuntamento?) finiscono coll’affastellarsi oltre ogni argine, debordanti in quel loro incessante rotolare in platea. Alle spalle di Oricco, la grande pala/sipario realizzata da Daniela Dal Cin, una vera opera pittorica ispirata al “Trionfo della Morte”, affresco quattrocentesco di Palazzo Abatellis a Palermo, grottesco e ossessivo, un livido marasma bruegeliano modernamente inteso, dove l’uccellaccio della preistoria viene a recidere vite con quei falcetti che tiene tra gli artigli. Sala gremitissima alla prima, pubblico attento e al termine osannante: come raramente accade nelle serate teatrali.

Elio Rabbione

 

Starry night Gala: per le Atp a Palazzo Madama con gli artisti di Cirko Vertigo

Una serata multisensoriale unica la “Starry night Gala”, tenutasi martedì  sera a Palazzo Madama e ideata da Sergio Momo, il maestro torinese fondatore della profumeria di lusso Xerjoff per il lancio di Torino 21, il profumo delle Nitto Atp Finals.

Per l’evento esclusivo, Fondazione Cirko Vertigo ha realizzato uno spettacolo unico con i suoi migliori artisti, accompagnati dalla colonna sonora di Max Casacci, fondatore dei Subsonica, che ha creato il brano “ATP finals but the bass”, integralmente realizzato con suoni, rumori e voci del tennis, ad eccezione del basso, unico strumento. Sul brano di Casacci si sono esibiti gli acrobati di Fondazione Cirko Vertigo, in un suggestivo duo aereo. A esibirsi su tessuti e cerchio aerei, danza a terra e mano a mano, filo teso, trampoli e cinghie aeree sono stati: Alexandre Duarte, Elisa Mutto, Rachele Grassi, Sara Frediani, Emmanuel Caro, Edvige Ungaro, Lara Quaglia, Irene Caroni e Amos Massingue, diretti da Paolo Stratta.

Durante la serata tre chef stellati come Davide Scabin, Maurilio Garola e Matteo Baronetto si sono lasciati ispirare dal tennis nel creare piatti e sapori, mentre il vino è arrivato da importanti filari come quelli di Ceretto, Damilano e Tenute Pavesio.

Cccp: è nata la Casa del cinema corto

Circolo Dravelli | Moncalieri (To)

CCCP CASA DEL CINEMA CORTO DEL PIEMONTE

Il  12 novembre è partito il primo esperimento regionale di cineforum interamente dedicato al cortometraggio

Nasce a Moncalieri la Casa del Cinema Corto del Piemonte – CCCP Dravelli, primo esperimento regionale di cineforum interamente dedicato al cinema breve. Il progetto, che aspira a essere un punto di riferimento dell’area metropolitana torinese per tutto ciò che riguarda il mondo del cortometraggio piemontese, trova casa nello storico circolo Mario Dravelli in strada Praciosa 11, dove hanno mosso i primi passi artistici, tra gli altri: Luciana Littizzetto, Marco Carena, Marco Berry e Andrea Zalone. Qui, a partire dal 12 novembre si svolgeranno proiezioni, workshop, laboratori e convegni.

A dare vita alla Casa del Corto l’Associazione Piemonte Moviein collaborazione con Fondazione Dravelli – Casa delle Culture e delle Associazioni, che insieme proporranno un calendario di eventi suddiviso in 3 rassegne: Vicolo Corti, vetrina delle eccellenze cinematografiche piemontesi; Short Way of Life, viaggio attraverso la cinematografia in corto nazionale e internazionale; Community report, incontri civici di approfondimento stimolati dal cinema.

Si punta così a fare del circolo Dravelli un luogo d’eccellenza nella diffusione e promozione dell’arte cinematografica in corto, costruendo una rete nazionale con altre realtà attive nelle regioni italiane nel medesimo ambito artistico, con particolare riferimento al mondo Arci, a cui il Dravelli è affiliato fin dalla sua nascita.

Il primo circolo Arci torinese a entrare nella rete è Il Piccolo Cinema dell’Associazione culturale Antiloco – che vede coinvolti i registi e fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio – attivo all’estrema periferia nord torinese nella promozione di una cultura cinematografica comunitaria, mentre a livello moncalierese è attiva la collaborazione con il Centro Studi Sociali Mario Becchis – CSS Becchis impegnato nella cura, lo studio, e l’approfondimento della storia locale.

«Qualcuno si chiederà perché CCCP. Beh, oltre ad essere l’acronimo di un progetto ambizioso è il richiamo alla memoria dei luoghi. – afferma Alessandro Gaido, presidente dell’Associazione Piemonte Movie – Il circolo Dravelli è stato costruito volontariamente da lavoratori che credevano fermamente che si fosse ad un passo dal realizzare un’utopia. Mi sembra doveroso ricordare quelle radici, che permettono ancora oggi di avere un luogo di socialità e cultura in un quartiere periferico di Torino. Ma, nella tradizione cabarettistica del circolo, non vogliamo neppure prenderci troppo sul serio…quindi non saremo “fedelissimi alla linea”. Infine, faccio un ringraziamento particolare ai gemelli De Serio. È al loro Piccolo Cinema che ci ispiriamo nell’intraprendere questa iniziativa ed è un piacere averli come partner in quest’avventura, che unirà il polo-sud e il polo-nord della periferica area metropolitana torinese».

«La Fondazione Dravelli nasce nel 2005 con lo scopo di preservare e sviluppare le attività del Circolo Dravelli che è sempre stato un punto di riferimento per Moncalieri, e non solo,– ricorda Antonietta Fortunato, presidente Fondazione Dravelli –creando nel tempo un percorso di incontri su varie tematiche sociali e ambientali, anche attraverso cineforum. Con il suo piccolo Teatro Dravelli ha realizzato uno spazio polifunzionale capace di ospitare musica, teatro, cinema, danza, in modo da far maturare nuovi pensieri interdisciplinari. La Fondazione ha aderito con interesse particolare a questo progetto CCCP, ritenendolo un mezzo espressivo che possa portare a conoscenza dei cittadini in maniera più diretta le tematiche trattate nei cortometraggi».

LE RASSEGNE

Vicolo Corti

La programmazione sarà costituita da 7 appuntamenti a cadenza mensile a partire dal 12 novembre fino al 13 maggio 2022. Un venerdì al mese la Casa del Cinema Corto del Piemonte si farà vetrina delle eccellenze cinematografiche piemontesi attraverso la collaborazione con realtà che ben rappresentano la vitalità dell’industria della settima arte sotto la Mole: Glocal Film Festival e Spaesamenti – Atelier Cinematografico di Confine (12 novembre); Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino (10 dicembre); Archivio Superottimisti (14 gennaio); Seeyousound International Music Film Festival (11 febbraio); Il Piccolo Cinema (11 marzo); Fish&Chips International Erotic Film Festival (8 aprile); TOHorror Fantastic Fim Fest (13 maggio). Contributo serata 3€, ingresso riservato ai soci Arci.

«Da quando questa iniziativa era in fase embrionale sono successe molte cose, che hanno addirittura rischiato di compromettere la fattibilità stessa dell’evento. – racconta Dario Cerbone, direttore della programmazione CCCP – Dravelli – Fortunatamente, circa 14 mesi dopo, la Casa del Cinema Corto del Piemonte può finalmente nascere, così come la sua prima stagione, che io, Giorgio Beozzo e Stefano Tropiano, abbiamo deciso di chiamare ‘Vicolo Corti’. Ci piaceva l’idea di una strada che diventasse punto di riferimento per una forma d’espressione troppo spesso sottovalutata. Per far sì che quest’intenzione si potesse realizzare concretamente, abbiamo deciso di puntare tutto sulla ricchezza del territorio. Ipotizzando i vari ospiti ci siamo resi conto, infatti, che il territorio torinese può vantarsi di un prezioso numero di realtà, festivaliere e non, che ne dimostrano la vitalità e la freschezza. Ciò che abbiamo fatto, in definitiva, è stato creare una vetrina che desse modo agli spettatori di acquisire questa stessa nostra consapevolezza».

Short Way of Life

La rassegna prevede 2 appuntamenti mensili che prenderanno il via il 5 febbraio e proseguiranno fino al 23 aprile. Due sabati al mese CCCP Dravelli proporrà un viaggio attraverso la cinematografia in corto nazionale e internazionale, realizzato in collaborazione con Il Piccolo Cinema e la Fondazione Dravelli. Le date in calendario sono: 5 e 19 febbraio, 5 e 26 marzo, 2 e 23 aprile. Contributo serata 10€, ingresso riservato ai soci Arci.

«Siamo onorati e contenti di poter contribuire a questa iniziativa, che fa passi corti per vedere lontano. – spiega Massimiliano De Serio, presidente dell’Associazione culturale Antiloco – Il Piccolo Cinema si è sempre confrontato, fin dalla sua nascita, con il formato breve: quasi ogni mese dei cortometraggi vengono infatti proiettati, realizzati, pensati e sviluppati all’interno del Piccolo Cinema di via Cavagnolo 7, dal 2012. E quasi tutti noi che gravitiamo attorno al Piccolo ci siamo cimentati nei corti e continuiamo a farlo: dai corti presentati alle domeniche di Mutuo soccorso a quelli di animazione fuoriusciti dai laboratori; dai corti deliranti e dark di Cagnasso ai corti in pellicola o dalle installazioni tra documentario e finzione dei De Serio, fino ai corti documentari dei tanti registi che animano e rendono possibile questo posto. Siamo contenti della proposta di Piemonte Movie di sdoppiarsi in questa inedita collaborazione sociale e geografica: nord e sud della città all’insegna del cinema breve, ma a una distanza urbana considerevole. Specchi deformati gli uni degli altri, proveremo a ritrarre il mondo che ci circonda, sotto casa, e quello lontanissimo, convinti come sempre che il cinema breve sia sinonimo di libertà e socialità. Quest’anno proporremo, nel tema, anche il nostro consueto Soltiunes (musica per solisti per cortometraggi), a dicembre, e un inedito concorso di film brevi di taglio socio-antropologico in collaborazione con l’Università di Torino, a partire da febbraio. E ancora tante sorprese “brevi” che rimarranno si spera nella memoria degli spettatori per lungo tempo.

Community report

L’Associazione Piemonte Movie con la Fondazione Dravelli e il Centro Studi Sociali Mario Becchis di Moncalieri allestiranno una stagione d’incontri civici di approfondimento. Si partirà dal cinema per affrontare temi sociali, civili e politici in un’ottica “glocal”: pensando globalmente ma agendo localmente. Ingresso libero riservato ai soci Arci.

«La conservazione dell’identità di una comunità passa dalla sua storia ma non come qualcosa di statico, ma di dinamico e che dia la carica per disegnare il futuro. – dichiara Giancarlo Chiapello, fondatore del Centro Studi Sociali Mario Becchis –. Ecco così il senso del cammino decennale verso l’800esimo dalla data del primo atto che attesta la nascita di Moncalieri. Questo evento risponde ad uno dei compiti del Centro Studi Sociali Mario Becchis, che insieme a realtà diverse e ricorrendo a registri e linguaggi variegati, si muove soprattutto per creare partecipazione in quello che potrà essere un grande evento diffuso nel tempo e nello spazio, parte integrante della grande storia piemontese.

IL DRAVELLI E PIEMONTE MOVIE

Le strade del circolo Arci Mario Dravelli e dell’Associazione Piemonte Movie sono state tracciate per incontrarsi. Fondato e costruito nel 1954 da operai della zona e del circolo Villa Robilant nel quartiere Lingotto di Torino, il Dravelli ha sempre rappresentato un punto di riferimento sociale e culturale per il quartiere borgo San Pietro di Moncalieri, in cui è collocato, e per l’area sud torinese. In particolare è stato un punto di interesse regionale con le attività collegate al teatro, sviluppate tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. La sala del circolo Dravelli è stata in quel periodo una vera e propria fucina di talenti, scoperti e plasmati alla scuola di Michele Di Mauro: Luciana Littizzetto, Marco Carena, Marco Berry, Andrea Zalone, solo per citare i più noti. E dove ci sono gli attori, prima o poi arriva il cinema…ed ecco il ritorno a casa di Piemonte Movie. L’Associazione – che oggi ha sede a Torino e abbraccia tutto il Piemonte con i suoi oltre 40 Presìdi cinematografici locali, organizza il Glocal Film Festival e gestisce il Cinema delle Valli a Villar Perosa (To) – è partita proprio da Moncalieri nel 2000 e qui ora torna per avviare una nuova stimolante avventura: la Casa del Cinema Corto del Piemonte, proseguendo così nel solco della sua missione culturale di promozione e diffusione del cinema realizzato nella nostra regione.

CREDITS

Realizzato da Associazione Piemonte Movie. In collaborazione con Fondazione Dravelli – Casa delle Culture e delle Associazioni. Con la partecipazione di Centro Studi Sociali Mario Becchis e Il Piccolo Cinema.

STAFF

Il comitato di gestione CCCP è composto dal direttivo dell’associazione Piemonte Movie: Alessandro Gaido, Gabriele Diverio, Roberta Pozza, Chiara Pellegrini. Federica Zancato. Il progetto è a cura di Alessandro Gaido, Programmazione e direzione di sala: Dario Cerbone, con la collaborazione di Roberta Pozza, Chiara Pellegrini, Daniele Lince e Elena Beatrice. Ufficio stampa: Mariapaola Gillio. Segreteria: Walter Lanè. Claudia Tura, Giovanni Lauria.

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INFORMAZIONI

www.piemontemovie.com – piemontefactory@piemontemovie.com

Circo Contemporaneo, Stratta riconfermato alla Presidenza di A.C.C.I.

La base associativa di A.C.C.I – Associazione Circo Contemporaneo Italia, riconoscendone l’impulso dato all’Associazione in un triennio così complesso, conferma Paolo Stratta, direttore di Fondazione Cirko Vertigo, alla sua Presidenza e rinnova la piena fiducia alla coordinatrice Luisa Cuttini (Circuito CLAPS), che assume il ruolo di Vicepresidente.

Il Consiglio Direttivo, composto da ulteriori cinque membri, vede nominati:

  • Leonardo Adorni (Teatro Necessario);
  • Sabrina Barbieri (Associazione Sarabanda);
  • Ferdinando D’Andria (Nando&Maila);
  • Fabrizio Gavosto (Associazione Ideagorà);
  • Camilla Peluso (Piccola Scuola di Circo).

A.C.C.I. rappresenta la distribuzione, la promozione, la produzione, la formazione e le residenze artistiche dell’arte e della cultura del circo contemporaneo, in tutte le espressioni artistiche che esso manifesti. L’Associazione intende esprimere e raffigurare in tutte le sedi, locali, nazionali ed internazionali gli interessi e le istanze del settore, promuovendo e concorrendo alla realizzazione di iniziative tese a dare visibilità e sostegno agli ambiti di riferimento del circo contemporaneo. Sarà compito di A.C.C.I. studiare e affrontare temi artistici, culturali e organizzativi relativi alle attività di pertinenza del settore e rappresentare i soci, nei confronti delle Istituzioni pubbliche e private, favorendone lo sviluppo artistico, tecnico ed economico. Il dialogo costruttivo e la collaborazione tra distribuzione, produzione, formazione e promozione saranno il vero impulso dato a questa arte che ha la necessità di essere valorizzata e potenziata.

A.C.C.I. è ente aderente ad Agis – Federvivo.

Possono aderire ad A.C.C.I., le organizzazioni costituite giuridicamente che sono interessate alla realizzazione delle finalità istituzionali e ne condividono lo spirito e gli ideali.

Il Regio torna al 100%: da oggi in vendita gli abbonamenti

Stagione d’Opera e di Balletto 2022

“Abbonarsi non è mai stato così conveniente” Da lunedì 15 novembre in vendita gli Abbonamenti Da sabato 27 novembre in vendita Biglietti e Card

Il 12 febbraio 2022 si aprirà il sipario sulla Stagione d’Opera e di Balletto 2022 del Teatro Regio. Una Stagione lunga dodici mesi che segna la riapertura del Regio al 100% della capienza e che restituirà un Teatro completamente rinnovato nel suo impianto scenico e tecnologicamente all’avanguardia.

A partire da lunedì 15 novembre alla Biglietteria e on line sul sito del Regio sono in vendita gli Abbonamenti a 7 e 3 spettacoli. L’offerta per gli Under 30 è straordinariamente ricca e vantaggiosa: un abbonamento a 7 prime e 3 abbonamenti a 3 spettacoli.

Il nuovo cartellone è composto da 15 titoli, con 9 opere, 4 appuntamenti con la danza, 2 appuntamenti speciali: Il diario di Anna Frank e la prima esecuzione assoluta di Falcone e Borsellino, realizzata nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio. Da giugno a settembre tornerà la seconda edizione del Regio Opera Festival.

I titoli in abbonamento sono i seguenti: La bohème, Norma, Turandot, La scuola de’ gelosi, Don Giovanni e i due balletti
Carmina Burana e Schiaccianoci.

L’abbonamento ai 7 spettacoli prevede uno sconto del 20% circa rispetto alla somma dei singoli biglietti; l’abbonamento a 7 spettacoli destinato agli under 30 prevede uno sconto dal 65% (7 prime) al 30%. Gli abbonamenti a 3 spettacoli sono: Weekend, Feriale e Pomeridiano, con uno sconto del 15%. Per gli under 30 gli abbonamenti Weekend e Feriale prevedono uno sconto del 30%; ancor più vantaggioso l’abbonamento Giovani, che propone uno sconto del 45%.

Da sabato 27 novembre saranno in vendita i biglietti e le card per tutti gli spettacoli della Stagione 2022, che potranno essere acquistati alla Biglietteria e sul sito del Regio o presso i punti vendita Vivaticket. Per gli under 30 è prevista una riduzione fino al 20%. Particolarmente vantaggiose le card a 2 e 4 spettacoli, che possono anche essere utilizzate da più persone per lo stesso spettacolo.

Per l’acquisto degli abbonamenti, dei biglietti e delle card è possibile utilizzare i voucher ottenuti a titolo di rimborso per gli spettacoli e i concerti della Stagione 2019-2020 annullati causa Covid-19.

BIGLIETTERIA
Piazza Castello 215 – Torino
Tel. 011.8815.241 – 011.8815.242
biglietteria@teatroregio.torino.it
Orario di apertura: da lunedì a sabato 13-18.30; domenica 10-14

INFORMAZIONI
Tel. 011.8815.557 – info@teatroregio.torino.it
Orario del servizio: da lunedì a venerdì 9-17.30

Per tutte le informazioni e acquisto: www.teatroregio.torino.it

Dai dodici titoli in concorso alle “Stanze di Rol”, i tanti volti del 39mo TFF

Dal 26 novembre al 4 dicembre

“Uno strappo, un rapido movimento, una scossa, un’emozione, uno squarcio su un futuro tutto da ripensare e da re-immaginare”. La spianata di piazza Vittorio in una vecchia immagine (credits Maicol Casale e Davide Oberto), il tram d’un tempo che sferraglia lungo il fiume, macchine da presa microfoni e piccoli set, King Kong sulla cupola della Gran Madre, Anna Magnani che nell’ultimo istante urla dietro la camionetta che le sta portando via Francesco, un omaggio al godardiano Jean Paul Belmondo; ma anche una platea di spettatori, Buster Keaton con il suo cappellino schiacciato e il bicchiere di popcorn in mano, Orson Welles con l’eterno sigaro, il robot di “Metropolis”, forse il coltellaccio di “Psyco”, forse Marylin. È l’immagine che accompagnerà dal 26 novembre al 4 dicembre la 39ma edizione del Torino Film Festival, un panorama quantomai colorato del cinema mondiali, un concorso ufficiale con premiazione di rito, una giuria capitanata dalla regista ungherese Ildikò Enyedi, Caméra d’or a Cannes, Orso d’oro a Berlino e nomination agli Oscar (“per molto tempo ho guardato da lontano e desiderato incontrare questa ‘persona’ intrigante, audace e nobile nelle proprie scelte, orgogliosa dei suoi valori e umile nei confronti dei registi – il Torino Film Festival”), una madrina che ha la simpatia di Emanuela Fanelli (la vedremo a breve in “Siccità”, l’ultimo film di Paolo Virzì), la presenza del giurato Alessandro Gassmann, la masterclass della diva Monica Bellucci insignita quest’anno del Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica, a riconoscimento “per la sua versatilità artistica, per la disponibilità a promuovere l’opera di autori emergenti permettendo così la realizzazione di progetti poliedrici con contenuti e linguaggi nuovi, per la sua capacità di padroneggiare magnificamente una potenzialità creativa che può arricchire enormemente l’arte cinematografica”. In ultimo, ma non ultimo, un budget provvidenziale di un milione e 750mila euro che non sarà quello della pre-pandemia ma che non è nemmeno da buttar via.

Nello sconquasso generale, nelle incertezze e nelle precauzioni necessariamente prese, appare come una importante novità il ritorno in sala, la normalità delle proiezioni in sale (quest’anno Greenwich Village, Massimo e Lux) dove il pubblico può essere accolto al 100%, dove si torna a chiacchierare e a scambiarci giudizi. Persino le code all’entrata, nel loro sciogliersi a passi lenti, vanno benedette. La riconferma sono le opere prime e seconde di autori che lo sguardo del TFF si spinge a “proteggere e promuovere”, come sottolinea il direttore Stefano Francia di Colle, “fortemente convinti che dare risalto a questo lavoro possa essere un utile contributo all’industria dello spettacolo e alla produzione culturale italiana e internazionale”.

Inaugurazione e chiusura sull’onda della musica. La prima è affidata a “Sing 2 – Sempre più forte” diretto da Garth Jennings (uscita natalizia il 23 dicembre), coloratissima commedia musicale d’animazione, sequel del “Sing” di cinque anni fa, storia di successo di un gruppo di animali pronti a organizzare una gara canora per riportare il Moon Theatre al suo vecchio splendore e salvarlo così dalla chiusura. “Mi rendo conto – ha affermato di recente il regista – che le nostre ambizioni per il film sono sempre state allineate con quelle del nostro amato Buster Moon: raggiungere le stelle e dare al pubblico la più meravigliosa, la più strabiliante e più sentita celebrazione del cinema e della musica possibile. Non potremmo essere più orgogliosi del nostro film e siamo tutti felici di portare “Sing 2” al Torino Film Festival”. Anche un’occasione per ascoltare le voci originali di Matthew McConaughey (il koala Buster), Reese Witherspoon (la maialina Rosita), Scarlett Johansson (la porcospina rocker Ash) e Bono (il leone Clay Calloway). La serata finale vedrà sullo schermo Valerie Lemercier, interprete e regista di “Aline”, dedicato alla voce e alla vita di Céline Dion, il pubblico e il privato, l’incontro con il produttore Guy-Claude Kamar e il successo planetario.

181 i film presentati al festival (18 lungometraggi, 68 anteprime mondiali, 14 anteprime internazionali, 4 anteprime europee e 53 anteprime italiane, su un totale di 4500 opere visionate), 12 le proposte nel concorso ufficiale, ospiti tra gli altri Corea del Sud, Canada, Argentina, Svezia, Germania, Cina, Francia, Austria, Germania, Usa. Unico titolo italiano “Il muto di Gallura” di Matteo Fresi, quasi un western ambientato tra i monti e i boschi della Gallura, dove, tra il 1849 e il 1856, si consumò una feroce faida tra le famiglie Mamia, Pileri e Vasa, che causò decine di morti: tra gli artefici c’era Bastiano Tansu, detto il Muto, divenuto protagonista di una leggenda ancora, in parte, avvolta nel mistero. Dalla Turchia (coproduzione Romania/Francia/Spagna) arriva “Between two dawns”, storia del giovane Kadir che conduce felicemente con il resto della famiglia una fabbrica tessile; quando un operaio si ustionerà, per lui le cose cambieranno decisamente. Il tema purtroppo attualissimo della sicurezza sul lavoro, gli incidenti sempre più numerosi e le loro conseguenze, l’annullarsi di ogni certezza nello spirito e nella vita del protagonista. “Clara sola” di Nathalie Alvarez (Svezia/Costa Rica/Belgio/Germania) narra di una ragazza, sofferente per dolori a ossa e muscoli, usata dalla madre superstiziosa come guaritrice in raduni religiosi; di “Feathers” di Omar El Zohairy (Francia/Egitto/Olanda/Grecia) è protagonista una donna, totalmente asservita ai suoi doveri di moglie e madre, decisa ad affrontare un cambiamento radicale dopo che ad una festa un prestigiatore ha trasformato suo marito in un pollo: il gusto della nuova libertà, con conseguenze davvero eclatanti. L’austriaco Sebastian Meise porta “Great freedom”, la storia di Hans, dall’immediato secondo dopoguerra alla fine degli anni Sessanta condannato per omosessualità: anche qui una ricerca continua di libertà, ma altresì anni che trascorrono tra silenzi e sguardi, tra dolore e speranza. Da sottolineare ancora due film di produzione francese: “Une jeune fille qui va bien” di Sandrine Kimberlain, Irène nella Parigi del 1942, giovane ebrea francese con il desiderio di studiare recitazione, un futuro sognato sulle tavole del palcoscenico, la persecuzione che cambierà ogni cosa; e “La traversée” di Florence Miailhe, due fratellini, nella dura realtà dell’Europa dell’Est, allontanati dai genitori e pronti ad affrontare un drammatico viaggio per scappare dalle persecuzioni perpetrate nel loro paese d’origine.

Altri appuntamenti da segnalare, “Jane par Charlotte”, ovvero Jane Birkin vista da Charlotte Gainsbourg, una madre vista dalla figlia, un confronto che serve anche a ristabilire anni fatti di incomprensioni e di deboli riavvicinamenti, un momento per rimettersi in gioco, l’una e l’altra parte; ancora la Gainsbourg in “Suzanna Andler” di Benoît Jacquot dal testo omonimo di Marguerite Duras, un’unica giornata all’insegna di sentimenti, menzogne e tradimenti, l’attesa di un amante, una villa affacciata sul mare della Costa Azzurra. “Bangla – La serie” di Phaim Bhuiyan e Emanuele Scaringi, gli stessi autori del film rivelazione del 2019, la storia del ragazzo di origini bengalesi che vive nel quartiere romano di Torpigrattara, che ha formato con gli amici un gruppo musicale e che ama Asia, una ragazza che è il suo esatto contrario, ribelle e scapestrata; “Cry Macho” di e con Clint Eastwood, un anziano cowboy allevatore di cavalli ed ex star del rodeo, incaricato dal suo capo di riportare in Texas dal Messico il figlio allontanato dalla madre alcolizzata: sarà l’occasione perché s’instauri tra il ragazzo e il vecchio (Eastwood è arrivato ai 91 anni!) un’insolita amicizia; Monica Bellucci rivede tra documentario e finzione il mito di Anita Eckberg in “The girl in the fountain”, quattro storie che s’intrecciano in “La notte più lunga dell’anno”, esordio di cui si dice un gran bene di Simone Aleandri, interpreti tra gli altri Ambra Angiolini, Massimo Popolizio e Alessandro Haber. Un omaggio a Giovanna Marini con “Giovanna, storie di una voce” firmato da Chiara Ronchini, l’immagine di una indimenticata icona della musica folk italiana, una coppia in “Bergman island” di Mia Hansen-Løve che si trasferisce per sei settimane sull’isola di Faro per scrivere ciascuno la sceneggiatura di un nuovo film, immersa nel paesaggio caro al grande regista svedese (il film esce sugli schermi il 7 dicembre).

Per gli appassionati, una felicissimo improvvisata del festival, la sezione “Tracce di teatro/Il respiro della scena”, immagini e tavole del palcoscenico dove si allineano il pucciniano “Gianni Schicchi” con la regia di Damiano Michieletto, “Strehler, com’è la notte?” di Alessandro Turci, suggestioni e riflessioni da non perdere, Gabriele Lavia con il pirandelliano “Uomo dal fiore in bocca” e i due titoli di Eduardo, di prossima programmazione televisiva, “Non ti pago” e “Sabato, domenica e lunedì”, interprete Sergio Castellitto e Edoardo De Angelis regista. Un programma nutritissimo, dentro cui, per molti, per i tanti appassionati, spiccheranno “Le stanze di Rol” (media partner Rai 4), ovvero una sezione “magica” nella certezza che “un mondo parallelo e un altrove al cinema tradizionale esistano”, una sezione che “vuole costruire ponti, non barriere protettive; cerca il dialogo tra realtà diverse, non il conflitto”.

Elio Rabbione

Nelle immagini: il manifesto del 39mo TFF; scene da “Il muto di Gallura”, unico film italiano, e “Une jeune fille qui va bien” di Sandrine Kimberlain (Francia); Clint Eastwood in una scena di “Cry Macho” e Monica Bellucci in “The girl in the fountain”