L’Incompiuta di Schubert e brani dal Crepuscolo degli Dei di Wagner giovedì 30 novembre e venerdì primo dicembre
Torna sul podio dell’Orchestra Sinfonica della RAI James Conlon, il grande direttore d’orchestra americano, che è stato direttore principale a Torino dell’Orchestra Sinfonica della RAI per quattro anni, dal 2016 al 2020. Recentemente è stato insignito della Croce d’Onore per la Scienza e l’arte della Repubblica d’Austria, assegnata “a chi si è distinto e ha ottenuti encomi attraverso la creatività e servizi lodevoli nell’ambito della scienza e delle arti”. Il suo concerto con la compagine RAI si terrà giovedì 30 novembre alle 20.30 e venerdì 1 dicembre alle 20.
Il concerto si aprirà con il capolavoro di un sommo compositore austriaco: è in programma, infatti, la Sinfonia n. 8 in Si Minore D 759 di Franz Schubert. Scritta nel 1822, destinata a non essere completata e della quale, per decenni, se ne ignorò l’esistenza. I primi due movimenti della Sinfonia in Si Minore “incompiuta” sono completi in tutti i particolari, mentre del terzo rimane solo l’abbozzo. Si chiedeva Schubert “Chi potrà fare qualcosa di più dopo Beethoven?”; indubbiamente la Sinfonia in Si Minore rappresenta un tentativo assolutamente riuscito, nonostante la sua incompiutezza, di dare una risposta a tale domanda. Mentre in Beethoven ogni elemento concorre a costruire una possente architettura e soltanto in quella assume il suo pieno valore, Schubert esalta il valore autonomo del potere ammaliante della melodia, degli espressivi coloriti nell’armonia e del fascino suggestivo del timbro. Anche la dinamica è completamente diversa rispetto alla Sinfonie di Beethoven. I grandi e possenti, ma sempre calibrati crescendo di Beethoven, culminano in esplosioni di forza sonora proporzionata, mentre in Schubert i passaggi dal piano al forte non fanno parte di un progetto architettonico, ma vengono raggiunti con un rapido scatto umorale.
Scritta nel 1822, fu eseguita la prima volta soltanto nel 1865, allorché il direttore Johann Von Herbeck la riscoprì nella biblioteca di uno degli amici fidati di Schubert. Questa pagina è una delle più squisite espressioni romantiche di tutto il repertorio.
Completano il programma alcuni brani sinfonici tratti dal Crepuscolo degli Dei, ultima opera della tetralogia di Richard Wagner. Intitolata in origine Siegfrieds Tod (Morte di Siegfriedo), il Crepuscolo degli Dei costituisce l’embrione che, fin dal 1848, aveva dato vita alla stesura poetica dell’intera saga nibelungica. La composizione musicale risulta successiva di pochi mesi rispetto alla stesura del Lohengrin e fu compresa tra il 1869 e 1874. Andata in scena nel 1876 sotto la direzione di Hans Richter, in occasione della prima rappresentazione dell’intero Anello dei Nibelunghi al Festival di Bayreuth, l’opera evoca attraverso la morte dell’eroe Siegfried la distruzione del mondo e la caduta degli Dei nelle tenebre del nulla. Qui gli splendori del Wagner sinfonista sono condensati nella scelta delle celebri pagine proposte all’ascolto: dall’Aurora fra le due metà del Prologo al poderoso Interludio che conduce all’atto primo, noto come il ‘Viaggio di Siegfried sul Reno’, in cui l’eroe si allontana dalla natura per recarsi nella diabolica società degli uomini, dopo essersi congedato dalla amata valchiria Brunnhilde, fino alla drammatica morte di Siegfried e alla marcia funebre fra la seconda e la terza scena dell’atto terzo; siamo di fronte a un quadro di trionfale bellezza che celebra la vita pura e ingenua del caduto, decretando non solo la fine dell’eroe, ma il crollo di tutto un mondo.
I biglietti per il concerto , da 9 a 30 euro, sono in vendita online sul sito dell’OSN RAI e presso la biglietteria dell’Auditorium RAI di Torino.
Info: 0118104653
Mara Martellotta
“Omini”, i fratelli Julian e Zak Loggia, il primo al basso e alla voce, il secondo alla chitarra e ai cori, insieme a Mattia Fratucelli alla batteria sono una band tutta piemontese. Rivelazione lo scorso anno del programma televisivo “X Factor” insieme ai Santi Francesi, piemontesi pure loro, e tutti di provenienza canavesana. Ora, in occasione di “Sanremo Giovani” le due band si ritroveranno a concorrere alla stessa manifestazione per ottenere la possibilità di partecipare alla 74esima edizione del Festival della Canzone italiana che si svolgerà nel 2024 dal 6 al 10 febbraio. Gli “Omini” da domenica difatti, insieme a Dipinto, Fellow e Nausica, hanno ottenuto il via libera, da Amadeus e dalla Commissione musicale Rai di “Area Sanremo”, per accedere alla serata del 19 dicembre, in onda in prima serata su Rai1 e in streaming su Raiplay, in diretta dal Teatro del Casinò di Sanremo. Nel corso della quale verranno proclamati i 4 artisti che affiancheranno i Big del cast sanremese 2024 ancora tutti da scoprire: per conoscere i loro nomi bisognerà attendere l’annuncio del direttore artistico Amadeus, al Tg1 delle 13.30, domenica 3 dicembre. “Omini” sono una band giovanissima: i tre ragazzi, nati e cresciuti nella provincia torinese, hanno iniziato a suonare nel 2015 come The Minis aprendo i concerti di artisti del calibro di Caparezza, Subsonica, Africa Unite e Baustelle. Nel 2020 decidono di cambiare il sound e di avvicinarsi a sonorità che spaziano dalla controcultura anni ’60 al rock britannico. I fratelli Julian e Zack Loggia sono i figli di Alex Loggia, chitarrista della famosissima band torinese degli Statuto che nel 1992 ha partecipato al Festival di Sanremo, nella categoria Nuove proposte con il brano “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo”. Anche il batterista Mattia Fratucelli è figlio d’arte, del batterista Alberto Fratucelli, molto noto al pubblico del Canavese. Ma perché si chiamano così? Si tratta di un semplice omaggio al loro primo singolo con questa nuova impronta più rock pubblicato nel 2021 appunto con il titolo “Omini”. “Siamo superfelici e onorati di essere tra i finalisti di Sanremo Giovani – scrivono gli Omini sui loro canali social – non stiamo più nella pelle e non vediamo l’ora di farvi sentire “Mare Forza 9oi”.Ci vediamo il 19 dicembre su Rai1!”.

E poi una canzone manifesto di libertà che ci parla ancora oggi, in un periodo così scottante per la difesa dei diritti delle donne. LaCaselli si è intrattenuta generosamente qui a Torino per il Torino Film Festival nella giornata di ieri per l’anteprima del film “Paolo Conte alla Scala – Il maestro è nell’anima”, la testimonianza superlativa del concerto alla Scala del 19 Febbraio scorso prodotto dalla Sugar, casa discografica della famiglia Caselli per la regia di Giorgi Testi e distribuito da Medusa, nelle sale dal 4 al 6 dicembre. Leitmotiv della masterclass è stato l’intreccio tra cinema e musica. Diversi gli aneddoti: dalla canzone scritta da Ennio Morricone per Elisa, di cui la Caselli è stata talent scout, che poi venne utilizzata da Quentin Tarantino nel film Django Unchained, alla collaborazione con Davide Ferrario,presente alla masterclass, il quale ha anticipato il suo prossimo film dedicato all’ Italo Calvino delle Città invisibili in cui è presente il brano “Ora mi alzo” di Luciano Berio, reinterpretato da Raphael Gualazzi, artista della scuderia della Caselli.


Iris Kaltenbäck, per la prima volta dietro la macchina da presa (un passato di sceneggiatrice, “Le vol des cicognes” è del 2015, mai apparso da noi), ci offre con “Le ravissement” (2023) – non soltanto per noi “il rapimento” ma altresì “l’infatuazione” o “l’incantamento” – il quadro preciso dell’urgenza senza confini di certi sentimenti, dello scompiglio che possono creare, di uno sconvolgimento totale verso gli altri che può annientare una vita. Sono bisogno d’amore, sono lo specchio del desiderio di uscire da una troppo duratura solitudine. Accompagna la regista con una fermezza e una durezza (come sono costantemente duri i tratti della protagonista Hafsia Herzi, eccellente, pochi i sorrisi, quasi sempre innaturali e forzati) senza mai sbavature il cammino interiormente doloroso di Lydia, intrappolata nelle sue giornate e nelle sue menzogne, in quella costruzione assurda di un universo parallelo che finisce col coinvolgere tutti. Racconta con autentica padronanza un’amara vicenda tutta in salita, affaticata, dolorosa e offre ai due protagonisti principali (Milos è Alexis Manenti) l’occasione per altrettanti ritratti fatti di cuore e di animi controversi.
