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La Royal Mail inglese consegna a Torino. Re Carlo III e la lettera di Sua Maestà ad una bambina torinese

Ha il sapore di una bella favola quella vissuta da Elisabetta, una bambina torinese di 10 anni che, tornando da scuola, un giorno non molto tempo fa, ha trovato in buca ad attenderla una lettera proveniente da Buckingham Palace, con il timbro postale della famosa Royal mail, la posta reale inglese, da parte di Re Carlo III in persona in risposta ad una sua lettera scritta alla regina stessa, da lei tanto amata e ammirata, per la sua scomparsa con le condoglianze inviate al nuovo sovrano per la morte della sua mamma. 

Era l’8 settembre scorso e tutto il mondo si fermò per la dipartita di colei che è stata unica ed indimenticabile, Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e dei reami del Commonwealth, per molti the Queen, Lilibet per gli intimi, semplicemente una bisnonna dolce e simpatica per i suoi nipotini e per i bambini come loro.  E’ stato un omaggio corale quello della sua terra e del mondo intero e furono in tanti i sudditi che la piansero con lacrime e commozione, quasi increduli per la scomparsa di colei che li aveva accompagnati per tutto il suo lungo regno, il più lungo della storia inglese.

Quel giorno, a tanti chilometri di distanza, nella Torino che conobbe i fasti regali sabaudi, di fronte alla notizia che il mondo stava vivendo, la piccola Elisabetta pianse irrefrenabili lacrime per la “ sua “ regina, quella donna speciale e potente che portava il suo stesso nome e che godeva della sua ammirazione, sorridente e colorata nei suoi abiti pastello, amante degli animali, lei che sapeva entrare in sintonia con i grandi della Terra come con i bambini che le offrivano un fiore e che sapeva giocare con l’orsetto Paddington, mitico personaggio per tantissimi inglesi di ogni età, sorseggiando il the delle cinque tra le sue comiche gaffes di fronte alla regina divertita e coinvolta in occasione del Giubileo di sua Maestà. Tanti dettagli che hanno contribuito nel tempo a creare per Elisabetta un legame forte e sincero non solo con la regina ma anche con la sua terra. Da qualche anno studia inglese con profitto e su una parete della sua cameretta campeggia una grande bandiera britannica mentre al suo polso ama indossare uno Swatch con la Regina Elisabetta ed uno dei suoi amati cagnolini.

Qui, nel suo ambiente, con la semplicità e l’autenticità proprie dei bambini che sanno come far parlare il cuore grazie a quella spontaneità tutta loro, Elisabetta ha voluto salutare la sua illustre omonima con la sua letterina parlandole come fosse ancora su questo pianeta perché i bambini sanno vivere quella dimensione tra il presente ed il passaggio alla vita oltre la vita con modalità tutte loro dove la parola fine pare non esistere ancora. Poi l’emozione di imbucare la sua lettera con la soddisfazione di essere riuscita nel suo intento per tornare alla sua vita, ai suoi sogni, alla gioia contagiosa e traboccante con cui vive il suo tempo fino all’emozione dell’inattesa risposta.  Un bellissimo cartoncino con le parole del sovrano, la sua firma, una foto della sua infanzia con la sua mamma ancora giovane, il suo ringraziamento per un toccante messaggio sicuramente a lui molto gradito in quanto a parlare è stato il cuore sincero di una bambina che saprà fare tesoro di questa esperienza unica e arricchente, da custodire con cura.      Patrizia Foresto

                                                                                        

Torino Pride: sotto la bandiera arcobaleno la festa dei diritti LGBTQ+

 

Tacchi rotti eppur bisogna andar è il motto del Torino Pride, la manifestazione arcobaleno che a Torino accoglie i manifestanti dal 2009.

Il Sindaco Lo Russo ha preso parte, come di consuetudine, al corteo, ricordando come Torino sia una città all’avanguardia per innovazione e che si impegna a esserlo anche per quanto riguarda accoglienza, integrazione e salvaguardia dei diritti di tutti.

Il Pride quest’anno parte da Corso Vercelli, di fronte alla Circoscrizione 7. A fare gli onori di casa il Presidente di Circoscrizione Gianluca Deri che ha commissionato una panchina arcobaleno. A realizzarla, l’artista e attivista Rosalba Castelli.

Il Presidente Deri ha così spiegato: “Quest’oggi inaugureremo anche presso l’ingresso del centro civico della circoscrizione 7 la panchina Peace and Pride come ulteriore segnale di accoglienza nei confronti di tutti i cittadini a prescindere dal loro credo religioso, orientamento sessuale, abilità fisiche. La Circoscrizione 7 è di tutti e tutte e vogliamo testimoniarlo in modo anche tangibile con interventi di natura culturale.

 

Dopo aver collocato nel mese di marzo la bandiera arcobaleno e la bandiera contro le transfobie all’ingresso del centro civico esprimiamo ulteriore aumento di attenzione nei confronti di tutti i cittadini.”

Chi storce il naso dicendo che non c’è bisogno di manifestazioni del genere si ricordi che nel mondo le persone vengono discriminate se non uccise per le loro preferenze sessuali. Fino a quando avverrà avremo bisogno di manifestare pubblicamente. Gay rights are human rights. E allora, anche con i tacchi rotti, andiamo!

Testo e foto di

LOREDANA BAROZZINO 

Hikikomori, il fenomeno in Italia

Ad un anno circa dal mio articolo sull’hikikomori, ho voluto riprendere l’argomento per capire se e come il fenomeno si sia modificato. Per farlo, mi sono rivolto ad una persona sicuramente titolata per rispondere alle mie domande, la Dott.ssa Elena Carolei, Presidente dell’Associazione “Hikikomori Italia Genitori”.

D. “Dottoressa, quanto è vasto il fenomeno nel nostro Paese?”

R. “Purtroppo non è dato saperlo, anche perché i ragazzi che si ritirano non sono rintracciabili né intervistabili. Una stima attendibile ci porta a considerare in 100 mila i soggetti affetti da hikikomori e, finora, circa 4000 famiglie si sono rivolte alla nostra Associazione nelle varie sedi su tutto il territorio nazionale.”.

D. “A quando risalgono i primi segnali di questo fenomeno?”

R. “Risalgono agli anni ’80, in Giappone da dove deriva il nome (significa “stare in disparte”): il fenomeno sembrava una peculiarità della loro società, molto competitiva, con particolari caratteristiche sia sociali che familiari. Intorno agli anni ’10 di questo secolo si è assistito, in Italia, ad un aumento dei casi e nel 2017, stante il diffondersi del fenomeno, si è reso necessario costituire questa Associazione per fornire supporto a quanti erano toccati dal problema”.

D. “Prendendo in esame, ad esempio, l’ultimo quinquennio il fenomeno i casi sono aumentati?”

R. “Non possiamo citare cifre esatte ma, particolarmente dopo la pandemia, le richieste di aiuto da parte delle famiglie sono aumentate molto. Inoltre, si è abbassata l’età di insorgenza che prima era intorno ai 15 anni ed ora è più precoce”

D. “I genitori che si accorgano che un figlio soffre di questo disturbo come devono agire? Qual è il primo passo da compiere?”

R. “Il primo campanello d’allarme è la reclusione spontanea quando, cioè, il figlio non esce più di casa e rimane fra le quattro mura domestiche.  Ma spesso i genitori non lo percepiscono correttamente, perché sovente le indicazioni che vengono diffuse circa il fenomeno sono distorte; troppo spesso si associa il termine hikikomori ai giovani che passano ore al PC mentre il disagio, tipico di questa epoca, trae origine nella competizione che la società sviluppa tra gli individui. I genitori dovrebbero innanzitutto comprendere il disagio che i figli stanno vivendo anziché spingerli ad onorare gli impegni assunti, a fare ciò che ci si aspetta facciano. Quando un figlio ha la febbre, o si sloga una caviglia, interveniamo perché il problema è evidente anche accettando che non vada a scuola; con i problemi psicologici, al contrario, pretendiamo che la scuola venga comunque al primo posto. Il problema è meno evidente ma può essere molto più grave”.

D. “Dal punto di vista legislativo, quali sono le agevolazioni per chi sia affetto dal disturbo? Mi riferisco a costi per le sedute psicologiche o per i farmaci, giustificazione dalle assenze da scuola, e così via. La sanità è improntata a livello regionale: qual è la realtà piemontese? Ci sono regioni che eccellono, dove l’hikikomori è più tutelato che altrove?”

R. “Dal punto di vista legislativo, purtroppo l’hikikomori non è considerato un problema tale da produrre azioni in favore di chi ne sia affetto; in Piemonte c’era un protocollo triennale d’intesa tra la nostra associazione con la Regione e l’Ufficio Scolastico Regionale, attivato nel novembre 2018 e scaduto in piena pandemia con un cambio di Governo regionale nel frattempo. Quindi le famiglie piemontesi, dal novembre 2021, sono rimaste prive di quello strumento che dava suggerimenti volti a consentire ai ragazzi di affrontare lo studio (o il lavoro) nonostante questo grosso problema. Va ribadito che questo protocollo aveva e avrebbe costo zero per l’Amministrazione quindi speriamo tutti vivamente che chi deve attivarsi in Regione per il rinnovo o il perfezionamento di un nuovo protocollo lo faccia quanto prima. La Regione Piemonte era un’eccellenza in questo settore ed ora siamo rimasti senza alcun supporto. La Regione Sicilia, invece, ha iniziato a collaborare con la nostra associazione. Un’altra sospensione riguarda il Comitato tecnico che comprendeva rappresentanti della nostra associazione presso il Ministero dell’Istruzione; dopo alcuni incontri mirati a redigere le linee guida per la scuola, ma anche in questo caso pandemia da un lato e cambio di Governo hanno posto uno stop (si spera temporaneo) all’attività del comitato.

Per le sedute psicologiche non vi sono agevolazioni pubbliche; la nostra Associazione offre però a chi sia ritirato dalla scuola o dal lavoro cinque sedute gratuite di sostengo psicologico online da parte di professionisti della nostra associazione formati, anche sul campo, sul fenomeno hikikomori. A tali sedute individuali seguono sedute di gruppo a tempo indeterminato, sempre gratuite, utili a sostenere il confronto e la socializzazione.

D. “Facendo una statistica degli ultimi anni, qual è la percentuale di riuscita delle terapie attualmente praticate? Vi sono possibilità di ricaduta?”

R. “Poiché il ritiro sociale coinvolge la famiglia, la attività della associazione si basa sul coinvolgimento dei genitori e sulle enormi potenzialità di un approccio corretto all’interno delle mura domestiche, che sono anche il luogo di elezione in cui è possibile agire, visto che nella gran parte dei casi i ragazzi rifiutano l’aiuto esterno. Il sostegno alle famiglie avviene grazie il confronto e i suggerimenti che scaturiscono da gruppi di auto Mutuo Aiuto, facilitati da un professionista psicologo formato e convenzionato con Hikikomori Italia. I risultati sono incoraggianti: attraverso i professionisti dell’associazione ed i gruppi di mutuo aiuto si cerca di ripristinare il rapporto di fiducia tra chi sia affetto dal problema e la sua famiglia, perché i ragazzi ritirati hanno molta difficoltà a comunicare con l’esterno. Se la famiglia diventa il tramite tra il ragazzo e l’esterno un primo passo molto importante è compiuto. La possibilità di ricadute purtroppo c’è, ma se si è riusciti ad allentare la tensione sul ragazzo e ad attivare comportamenti relazionali corretti, ci sono buone possibilità che i risultati siano duraturi.

D. “Quale è il compito della famiglia, delle amicizie, del partner nella terapia dell’hikikomori?”

R. “La famiglia è il mezzo più efficace, in quanto è una relazione alla quale il ragazzo non può sottrarsi; in generale chi vuole aiutare un ragazzo hikikomori deve cercare di non giudicare, di comprenderne il dolore, di allentare la tensione.”

D. “Quale sesso è più colpito dal problema?”

R. “La percentuale maggiore riguarda il sesso maschile, anche se le femmine sono in rapido aumento.”

Ringraziando la Dott.ssa Carolei e l’Associazione della quale è Presidente, ricordo a chi necessitasse di informazioni o di aiuto sull’hikikomori di rivolgersi all’Associazione tramite il gruppo facebook Hikikomori Italia Genitori, tramite il sito hikikomoriitalia.it oppure via mail a piemonte@hikikomoriitalia.it.

Sergio MOTTA

Meeting annuale dell’European Educational Publishers Group

 

Torino, 20 e 21 giugno 2023

 

Il 20 e 21 giugno si terrà per la prima volta in Italia, a Torino, la EEPG Conference, incontro annuale dell’European Educational Publishers Group, associazione degli editori europei che si occupano di tematiche educative. L’appuntamento si svolge nel nostro Paese grazie alla proposta avanzata da Lattes Editori, casa editrice storica nell’ambito della scuola e della formazione, che nel 2023 compie 130 anni. Per festeggiare la ricorrenza ha deciso di promuovere questo incontro, in collaborazione con il Circolo dei Lettori, all’interno di una serie di iniziative che si sviluppano nell’arco di tutto l’anno.

 

L’EEPG è un’organizzazione senza scopo di lucro che collega 24 editori educativi da 24 paesi europei che realizzano un fatturato complessivo di 1 miliardo di euro realizzando gli strumenti per la formazione e lo studio di 93 milioni di studenti in tutta Europa.

I membri del network EEPG si riuniscono periodicamente per scambi di idee e buone pratiche su temi di attualità nell’editoria educativa e sono impegnati a promuovere la qualità dell’istruzione nei loro paesi e all’estero.

Ogni anno l’EEPG tiene il concorso Best Educational Learning Materials Award (BELMA) aperto a tutti gli editori educativi in Europa, che mira a valorizzare i migliori progetti del settore.

 

Il meeting annuale di EEPG rappresenta un momento fondamentale di confronto tra gli attori dell’editoria scolastica sul futuro di questo ambito. Tra i temi di cui si discuterà troviamo l’accessibilità dei prodotti educativi, oggi uno dei più importanti campi di innovazione nel settore editoriale, che entro il 2025 deve adeguarsi agli standard internazionali voluti dall’Unione Europea (interverrà Cristina Mussinelli, segretario generale della Fondazione LIA, realtà no profit voluta dall’Associazione Italiana Editori insieme a UICI – Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti); l’integrazione degli studenti ucraini profughi all’interno delle scuole dei paesi ospiti e quali pratiche possono essere messe in atto per supportare i sistemi scolastici (ne parlerà Jana Huttova, Consulente di UNICEF); le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, che apre scenari sia per quanto riguarda la produzione dei libri di testo sia per l’utilizzo che può esserne fatto da insegnanti e studenti (relazione di Dominik Lukes del Centre for Teaching and Learning, Reading and Writing Innovation Lab dell’Università di Oxford).

 

Durante i lavori di EEPG, inoltre, verrà presentato agli editori internazionali il distretto dell’editoria torinese. Si tratta infatti di un territorio che presenta la rara caratteristica (unica in Italia) di ospitare al proprio interno l’intera filiera editoriale, ovvero tutti gli anelli della catena che, dalla progettazione al prestampa, dalla realizzazione dei contenuti digitali al marketing, dal trattamento della carta al packaging, dalla stampa alla logistica, fino alla distribuzione, permettono di completare da capo a fondo il ciclo del contenuto editoriale.

La mappatura della filiera, realizzata con il sostegno dell’Unione Industriali di Torino e presentata dall’Italian Cultural Content Industry (ICCI Hub), ha lo scopo di far conoscere agli editori stranieri le opportunità di questo distretto, sia per attirare commesse internazionali, sia per valorizzare questa unicità all’interno del sistema produttivo del nostro Paese.

 

Il convegno EEPG sarà inoltre un’occasione importante per la promozione della città. Infatti, i circa 50 partecipanti provenienti da tutta Europa avranno l’opportunità di visitare e vedere da vicino alcuni dei luoghi più celebri della nostra città, in particolare il Museo Egizio, guidati dal Direttore Christian Greco, e la Biblioteca Reale all’interno dei Musei Reali.

L’operazione prevede anche una collaborazione per la diffusione del patrimonio culturale conservato dai due musei, e gli editori saranno invitati a utilizzare nei libri di testo le immagini dei reperti lì custoditi. In particolare, per quanto concerne il Museo Egizio, gli editori riceveranno una selezione delle immagini più iconiche che, come tutte quelle presenti nell’Archivio online, potranno essere utilizzate gratuitamente con licenza Creative Commons.

L’operazione è frutto di un accordo fortemente voluto da Simone Lattes e dalla Casa editrice, che ha trovato sin da subito appoggio nelle due istituzioni museali. Si tratta di un’azione di grande importanza: non solo si facilita l’inserimento di immagini delle opere custodite a Torino nei libri di testo degli studenti di tutta Europa, ma si sensibilizzano gli stessi alla cura, tutela e fruizione del patrimonio culturale.

 

Tra i paesi aderenti all’Associazione europea troviamo anche l’Ucraina, rappresentata dal suo più importante editore nel settore educativo e non solo, Ranok, tutt’ora attivo anche nelle difficoltà contingenti. Questa casa editrice è stata di recente protagonista di un’azione di solidarietà messa in atto dal network. L’invasione e la conseguente guerra scoppiata nel Paese hanno violentemente sconvolto tutti i settori e le attività produttive, a partire da quelle educative.

Si stima che 12,5 milioni di ucraini siano stati costretti a lasciare le loro case, più di 2600 scuole sono state distrutte o danneggiate, colpendo 5,3 milioni di studenti, di questi moltissimo vivono e vanno a scuola all’estero. Inoltre, sono stati danneggiati 41 siti culturali, tra cui musei e biblioteche e il numero di editori ucraini è sceso da 1053 nel 2021 a 563 nel 2022.

Per permettere agli studenti profughi di proseguire gli studi e offrire dei punti di riferimento in un momento di grande disorientamento, gli editori aderenti a EEPG hanno diffuso gratuitamente attraverso i loro siti le versioni digitali dei libri di testo messe a disposizione da Ranok e rese così accessibili nei diversi Paesi. Per l’Italia i testi in lingua ucraina, che coprono numerose discipline scolastiche, sono stati messi a disposizione da Lattes Editori e si trovano sul sito della Casa editrice al link https://www.latteseditori.it/libri-scolastici-ucraini. Dall’inizio del conflitto sono stati effettuati oltre 24.000 download.

Inoltre, EEPG si è adoperata per un’azione legata alle biblioteche; molte hanno manifestato l’esigenza di avere dei libri in ucraino, soprattutto nei paesi che hanno preso i rifugiati. Per questa specifica esigenza la Commissione europea e il Parlamento hanno votato un bilancio per questo scopo e l’editore Ranok, pur con tutte le difficoltà, si è adoperato per organizzare la consegna di libri nei paesi europei.

 

Dichiara Simone Lattes, Amministratore delegato della Casa editrice: “Lavoriamo a questo appuntamento dall’anno scorso, quando il Direttivo EEPG ha accettato il nostro invito a riunirsi per la prima volta in Italia, in occasione dei 130 anni di Lattes Editori. Avere l’opportunità di ospitare a Torino 24 editori scolastici da tutta Europa è dunque un’occasione rara. Per questo abbiamo cercato di trarne il maggior valore possibile per il territorio, presentando le aziende della filiera editoriale torinese e promuovendo quella parte del nostro patrimonio culturale che a buon titolo può entrare nei libri di testo di milioni di studenti europei. Ci è parso che questo fosse un modo ulteriore di dare concretezza alle celebrazioni per il nostro anniversario.”

 

Ecco le parole di Helga Holtkamp, Presidente dell’European Educational Publishers Group: “La nostra missione è chiara: promuovere lo sviluppo di materiali educativi di alta qualità in tutta Europa e oltre. Crediamo che l’istruzione svolga un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro ed è nostra responsabilità garantire che gli studenti abbiano accesso alle migliori risorse possibili ora e in futuroL’obiettivo della prossima conferenza di Torino è quello di aumentare la consapevolezza sul significato dell’istruzione inclusiva e dell’accessibilità. Ogni studente ha diritto ad accedere a un’istruzione di qualità, indipendentemente dal proprio background o dalle sue abilità. Promuovendo pratiche educative inclusive e sostenendo l’accessibilità, miriamo a creare un ambiente di apprendimento più equo e inclusivo per tutti. ci impegniamo a creare un futuro migliore per gli studenti di tutta Europa. Da oltre due anni, Lattes Editori è membro dall’Italia. È la prima volta che un’azienda italiana entra a far parte del nostro stimato gruppo. La loro presenza arricchisce ulteriormente la nostra rete, migliorando la diversità di prospettive e competenze all’interno dell’EEPG, e siamo contenti che Lattes Editori (e l’Italia) facciano ora parte di questo gruppo.”

 

Paolo Tartaglino, Presidente del gruppo educativo dell’Associazione Italiana Editori commenta “Il tema dell’inclusione è centrale nell’attività dell’editoria scolastica in Italia, al fianco di scuola e famiglie a tutela delle difficoltà e dei pregiudizi di genere. Credo che iniziative di questo tipo, attraverso lo scambio di esperienze, costituiscano un grande arricchimento e una crescita di consapevolezza in un settore strategico per l’intero Paese.

 

L’EEPG Conference si svolgerà in inglese ed è aperta esclusivamente agli addetti del settore; non è previsto pubblico durante i lavori.

www.eepg.org

www.latteseditori.it

Torino che non c’è più: immagini e stranezze mai viste

TORINO CHE NON C’È PIÙ

9 giugno – 29 settembre 2023

 

E’ stata inaugurata il  9 giugno, in occasione della Notte degli Archivi, la mostra dal titolo Torino che non c’è più. Curiosità, stranezze e immagini mai viste. Nelle sale dell’Archivio Storico della Città di Torino saranno esposti, fino al 29 settembre, oltre 200 pezzi tra fotografie, documenti e disegni che immortalano fatti storici e avvenimenti stravaganti della Torino di ieri e di oggi.

Tra i documenti più rari, sarà esposto per la prima volta il progetto originale di Alessandro Antonelli della cuspide della Mole, con il genio alato che dal 1889 sormontò la cupola fino al 1904, quando fu abbattuto da un uragano e sostituito con l’attuale stella. Si potrà ammirare anche il dagherrotipo del 1850 che ritrae Fritz, l’elefante indiano di re Carlo Felice che viveva nei giardini della Palazzina di Caccia di Stupinigi, o la foto della giraffa che transitò in via Roma nel 1955. Al Teatro Regio, in occasione del cinquantennale dalla ricostruzione, l’Archivio Storico dedica un’ampia sezione della mostra, dall’incendio che distrusse il teatro l’8 febbraio 1936 alla serata inaugurale del nuovo Regio il 10 aprile 1973. Infine, una serie di fotografie storiche e contemporanee mette a confronto il passato e il presente di decine di luoghi della città.

La mostra allestita all’Archivio Storico della Città di Torino (via Barbaroux 32)  potrà essere visitata dal 9 giugno al 29 settembre, con orario lunedì-venerdì 8.30-16.30. Apertura straordinaria venerdì 9 giugno dalle 18 alle 23. Ingresso gratuito.

 

Info: www.comune.torino.it/archiviostorico

Scarica alcune foto della mostra al seguente link: https://bit.ly/torinochenoncepiu

  • incendio del teatro Regio, febbraio 1936
  • inaugurazione del Teatro Regio, 10 aprile 1973
  • Palazzo Madama con l’Osservatorio astronomico, inizio Novecento
  • Progetto della guglia della Mole di Alessandro Antonelli, 1888
  • Sulla Mole viene posizionata la stella, 31 gennaio 1961
  • Torino porto di mare, progetto del 1865
  • Una giraffa in via Roma, 10 settembre 1955
  • Un gregge in via Pietro Micca, 1939
  • Un tram deragliato e sospeso sulla Dora, 25 maggio 1960

Zero povertà, disoccupazione e inquinamento. A Torino la ricetta del premio Nobel Yunus

© Foto Fondazione Grameen Italia

Immaginare anche Torino come una città a tre zeri: zero povertà, zero disoccupazione e zero inquinamento. La ricetta per creare una nuova civiltà dell’economista bengalese Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace nel 2006, arriverà nella nostra città domenica 11 giugno, con due diversi appuntamenti.

Della possibilità di un futuro senza povertà, disoccupazione e inquinamento Yunus, ideatore del sistema di microcredito moderno, parlerà alle ore 12 all’Arsenale della Pace del Sermig nel corso della giornata inaugurale del progetto “Verso Torino Social Business City”, che si propone di mettere insieme attori del mondo pubblico e privato, ong ed imprenditori per favorire inclusione sociale e transizione ecologica con iniziative concrete, imprese sociali e formazione. Il modello è quello messo a punto proprio dal premio Nobel di una città in cui terzo settore, aziende e università uniscono le forze per risolvere i problemi della città.

Dopo aver portato la sua testimonianza all’avvio dei lavori, il premio Nobel parteciperà, sempre al Sermig, al Pranzo dei Popoli. Inserita nella cornice del progetto “Food Wave – Empowering Urban Youth for Climate Action”, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma DEAR, l’iniziativa si propone di aiutare i giovani a prendere maggiore coscienza del tema delle diseguaglianze. Attraverso una simulazione sarà infatti possibile immedesimarsi nelle popolazioni di vari continenti e “vivere” in prima persona – anche se solo per finzione e per qualche ora – il problema della fame nel mondo e delle disparità economiche.
La giornata torinese di Muhammad Yunus si concluderà, poi, alla serata finale della ventisettesima edizione del Festival Cinemambiente con un talk in programma al Cinema Massimo alle ore 20.30 che lo vedrà protagonista. L’incontro, aperto alla cittadinanza, sarà l’occasione per condividere l’idea di un nuovo modello economico, nato dall’esperienza del microcredito e della Grameen Bank attraverso cui sia possibile eliminare le disuguaglianze create da un mercato senza regole.Maggiori informazioni:

Fiat Lingotto: lettere dall’interno

Torino città di Marcovaldo, se non sei dentro non ne capisci niente. (Carlo A.M.Burdet)

Armano Luigi Gozzano ripercorre le proprie vicende lavorative dalla scuola allievi Fiat alla storica azienda di via Nizza, Officine Sussidiarie Auto vetture speciali, fino alla  marcia dei 40000 di Torino, svolta definitiva per il sindacalismo nato dall’autunno caldo, analizzato sul libro di Bianchi-Scheggi “Quadri in cerca d’autore”(Cedis,1985 Roma). La prestigiosa scuola, con il rigore e serietà che la contraddistingueva, rappresentava la  migliore formazione tecnica del settentrione  occidentale italiano. Con frequenza annuale  per i diplomati e triennale per i possessori  della scuola media, convenzionata con il noto Ist. Salesiano Don Orione per vitto e alloggio, proiettava lo studente nelle aziende del gruppo torinese. Diverse le prospettive di carriera: ufficio tecnico, cronometrista, allievo capo squadra, assistente tecnico capo officina. Tra le visite illustri durante il corso 1967-68 Agnelli, Valletta e il pugile neo campione del mondo Nino Benvenuti. Il corso di tracciatore aveva come obiettivo il controllo in forma analitica-geometrica 3D e l’utilizzo dei particolari in meccanica, fonderia e carrozzeria, studi riportati sul famoso “album” scolastico.
Ma già nella primavera del ’68,definito l’anno degli studenti con le proteste iniziate nel ’67, le cose a Torino stavano cambiando. Gli universitari cercavano l’appoggio del mondo aziendale, e occupando le facoltà iniziarono  gli scontri con le forze dell’ordine. Alle Esperienze del Lingotto si costruivano manualmente 3 vetture prototipo adibite ai saloni dell’auto e al crash-test. Diverse le
agevolazioni: sconto vetture, centri estivi, case Fiat, centro sportivo, mutua interna che  ricopriva il 100% della malattia (MALF). Venivano pubblicati “L’illustrato Fiat” e  “Il
giornale dei capi”. Per il salto di categoria era necessario lo storico “capolavoro”. Nel ’69, definito l’anno delle tute blu, la contestazione giovanile favorita dal clima politico del ’68 si  collegò con la scadenza dei contratti di lavoro, e dalle facoltà si spostò ai cancelli  della Fiat. L’inquadramento unico sancito dai contratti del ’72-’73-’74 segnò lo svuotamento delle categorie basse e il rigonfiamento delle alte, creando malessere nei settori qualificati. Ma la nota dolente fu il risultato di una miscela esplosiva della  politica sindacale basata sulla centralità
modello ’68 con aumenti uguali per tutti (appiattimento scala mobile) e dal fiscal-drag (pressione fiscale sul reddito).
Gli scioperi interni provocavano il fermo totale degli impianti,e le fasce contestatrici si spostavano dal Lingotto a Mirafiori e viceversa per mimetizzarsi. Gli episodi di  violenza verso gli impiegati e i capi spinti a forza con sberle e veri sequestri di persona furono riportati dai Mass Media solo dopo l’autunno caldo, quando il sindacato era ancora visto come eroe positivo. Il culmine
di violenza e paura si ebbe negli anni del  terrorismo.
Il 17-5-1972 durante una occupazione del Lingotto controllata dalla polizia, filtrò la  notizia dell’omicidio Calabresi. Sguardi increduli si condensarono in un unico pensiero. Era l’inizio della fine. A metà ottobre 1979 la Fiat inviò lettere di licenziamento a 61 dipendenti sospettati di terrorismo. Lo sciopero immediato e quello generale del  23 ottobre fu un fallimento, confermato – racconta Gozzano – da Piero Fassino responsabile PCI fabbriche torinesi. Le minacce, il dileggio, le macabre manifestazioni con casse da morto, capi reparto trascinati a calci in prima fila negli  scioperi e auto incendiate ricordano le violenze fasciste. Ma il faccione rassicurante di Marx appeso per 35 giorni ai cancelli dovette involontariamente assistere ad una cocente sconfitta del sindacato che perdeva  consensi. La Fiat annunciò il licenziamento di 14469 dipendenti il giorno 11-9-1980.La dichiarazione di guerra fu subito accolta  dai sindacati .”Fare come a Danzica”, solo che a Danzica il consenso era generale. Le risse  furibonde erano quotidiane.Il 25-9-1980  Berlinguer davanti ai cancelli di Mirafiori assicurava l’appoggio del PCI anche in caso di occupazione.Il 14-10-1980 si sviluppò nel  centro di Torino la marcia dei 40000 quadri, impiegati e dirigenti che chiedevano al sindaco Novelli di fare aprire i cancelli, sanzionando il fallimento della linea estremista del sindacato. Nelle drammatiche  assemblee del giorno dopo, Carniti Benvenuto e Lama furono contestati, spintonati e insultati dai delegati che si sentirono traditi.Il 18 ottobre ,in un clima da Caporetto, il sindacato siglava a Roma l’intesa per l’integrazione e mobilità di 22884 lavoratori prima che succedesse il  peggio. La sconfitta bruciante si additò anche al segretario regionale CGIL Piemonte Fausto Bertinotti, ipotizzandone la rimozione o confinamento in qualche ufficio di Roma. In effetti andò a Roma, ma per entrare nella segreteria confederale CGIL. Nel sindacato non esistono epurazioni.”Le vittorie hanno 100 padri, le sconfitte sono orfane”. In un video pubblicato dal gruppo Anziani Fiat nel 2014, l’attentato al Papa fu commentato dal  capo Esperienze P.P.Arboletti,ex-allievo Fiat triennale. La campagnola bianca o Papamobile costruita nel suo reparto era stata progettata per ospitare una sola persona sul predellino posteriore,ma fortunatamente resse il peso delle persone che sorreggevano S.S. verso l’ospedale. Marchionne rifiutava il dialogo con la fascia  estremista sindacale, la Fiat usciva da  Confindustria nel 2012 e dall’Italia nel 2014,
Elkann mette in vendita la palazzina sede di  Agnelli e Valletta,il cuore Fiat per Torino. La guerra ispirata dalla follia ideologica é finita!
Giuliana Romano Bussola

Venti scuole della Barriera di Milano e Cinema -Teatro “Monterosa” insieme per “il mio cinema europeo”

A Torino “Move The Movie. Muovi il cinema”

Una mostra e proiezioni gratuite da settembre a dicembre

“Creare un’ interazione sinergica fra la sala cinematografica e le scuole: una sala con cui collaborare, una sala in cui tornare nel tempo libero!”: questo il fine primo di “Move The Movie”, nato da un’idea del Cinema “Elios” di Carmagnola e uno dei 13 progetti  selezionati e realizzati a livello europeo, grazie a “Collaborate To Innovative”, avviato da “Europa Cinemas” con il supporto di “Creative Europe/MEDIA”. Progetto – Concorso, l’iniziativa – rivolta a ragazze e ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado – si è svolta nel corso dell’anno scolastico 2022 – ‘23 ormai in piena “zona Cesarini”, ed  ha visto nel suo complesso il coinvolgimento di 4 sale cinematografiche, per 11 film di 4 Paesi europei79 proiezioni1900 disegni realizzati nelle varie classi coinvolte e un totale di 5700 spettatori. Quattro, si diceva, i cinema partecipanti all’iniziativa: 3 in Piemonte ed uno nelle Marche. A Torino e nel Torinese il Cinema – Teatro “Monterosa” ed il Cinema “Elios” di Carmagnola; nel Biellese il Cinema “Verdi” di Candelo e nelle Marche il Cinema “Solaris” di Pesaro (tutte sale che aderiscono alla rete “Europa Cinemas” che unisce quasi mille sale in 42 nazioni).

Sotto la Mole, in via Brandizzo 65, il “Monterosa” (parte dell’Oratorio Salesiano “Michele Rua” e, dopo la chiusura nel 2008 del Cinema Teatro “Adua”, unica sala ancora aperta in tutta la zona Nord di Torino) ha coinvolto ben 20 scuole della storica Barriera di Milano con 89 classi, distribuite su 11 mattinate di proiezione con circa 1700 studenti coinvolti e l’organizzazione in sala di una mostra di quasi 400 disegni realizzati dagli stessi ragazzi. Dicono i responsabili del “Monterosa”: “Il cinema non è solo intrattenimento, ma può anche essere inteso come interessante proposta didattica. Il nome dato al progetto ‘Move The Movie” vuole far intendere che il cinema non è unicamente la ‘sala’, ma una realtà in continuo ‘movimento’ che, dunque, può anche entrare nelle scuole, coinvolgere il territorio e le associazioni”. Qui, i ragazzi hanno partecipato alla visione di film, di animazione ma non solo, di produzione europea e successivamente, attraverso un disegno, sono stati invitati a rappresentare “il mio cinema europeo”, immaginando cosa succede quando il disegno prende vita. Una volta raccolti gli elaborati, una Giuria qualificata, composta da esperti di cinema, arte e pedagogia, ha selezionato i disegni più interessanti, per un totale di 15, che sono poi stati animati da un professionista dei cartoni animati e diventati dei piccoli “film d’animazione”. I premi: l’animazione degli stessi disegni e la realizzazione di poster di grande formato che avranno, entrambi, una forte visibilità sui social media, sui giornali locali e sullo schermo stesso del cinema. Inoltre ad ognuno dei 15 ragazzi vincitori verrà inviato il video del proprio disegno/animato.

A tutte le classi che hanno partecipato con i loro disegni sono stati, poi, consegnati dei biglietti omaggio per un ingresso gratuito al “Monterosa” dal prossimo settembre a dicembre 2023. E, infine, per rendere giusto merito ai ragazzi e ai loro insegnanti, tutti gli elaborati prodotti sono stati esposti in bella mostra all’interno del cinema, in una collettiva aperta e visibile fino alla fine dell’anno scolastico in corso. Alle pareti immagini e colori che raccontano di galoppanti benefiche fantasie, immaginazione, sogni e poetiche – mai banali – ingenuità (spesso, ahinoi, perdute!), in cui ritrovare la memoria di un tempo remoto e felice. Per molti di noi. Sicuramente, lontano dalle tante brutture e dalle ipocrisie e dal non-amore, sparso a piene mani, dei nostri giorni.

Per infoCinema – Teatro “Monterosa”, via Brandizzo 65, Torino; tel. 011/2304153 – 340/1460016 o www.teatromonterosa.it

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Presentazione progetto, Ph. Mauro Minozzi

–       Locandina “Move The Movie”

–       Alcuni fra i disegni esposti

Quando la famiglia si allarga

La famiglia, almeno nella nostra società, era fino a qualche decennio fa il nucleo basilare della nostra società; dalla famiglia di origine i figli si staccavano con il matrimonio (spesso di facciata perché l’omosessualità non è una “scoperta” di oggi) dando origine ad una famiglia propria.

Occorre ricordare che fino all’approvazione della legge Fortuna-Baslini nel 1970 che ha introdotto il divorzio anche nel nostro Paese, le famiglie potevano tuttalpiù separarsi (quindi i componenti potevano vivere in luoghi separati) ma non potevano, ipso facto, contrarre un nuovo matrimonio.

Negli ultimi decenni il divorzio è poi statisticamente aumentato in modo vertiginoso: chi sia nato negli anni ‘60 ricorderà che i genitori dei nostri compagni di scuola, tranne casi rari, erano tutti uniti in matrimonio e quelli divorziati erano veramente una rarità; ora, al contrario, la rarità sono le famiglie unite (conviventi o sposate) formate da genitori e loro figli.

Il divorzio, però, porta con sé un altro effetto inevitabile: lafamiglia si disfa, ma i figli che fine fanno?

Spesso, quando avviene un divorzio, i figli vengono usati come arma di ricatto, gli ex si parlano appena, non c’è possibilità di mantenere un rapporto civile anche per il bene dei figli; qualche volta, tuttavia, tra persone intelligenti e quando la separazione avviene in modo ragionevole il rapporto continua e, per il bene dei figli, nelle nuove famiglie che si creano, entrano a farne parte anche gli ex.

Si assiste così ad una e vera famiglia allargata, composta da 4 genitori con i figli nati in costanza di matrimonio edeventualmente con quelli nati al di fuori di questo.

In linea di massima sono personalmente favorevole ad un simile rapporto che non danneggia i minori, non danneggia le singole persone (particolarmente le donne che sono la parte più vessata e che ha più compiti da svolgere) e consente di avere, comunque, quattro persone anziché due che vigilano sui singoli ragazzi.

Non tutto è oro però ciò che luccica: quante neo-coppie entrano in crisi proprio perché ci sono i figli dell’uno o dell’altro? In alcuni casi il compagno o la compagna si sentono in dovere di occuparsi del figlio altrui rivestendo un ruolo che non compete, e non deve competere, loro né dal punto di vista economico né da quello affettivo. Ciò non toglie che occorra rispettare i figli del compagno o della compagna; se hanno l’età per comprendere potranno interagire meglio con la nuova coppia ma non devono essere considerati figli da chi non ne sia il genitore.

In altri casi, in modo opposto, il nuovo compagno (o compagna) agiranno come se il figlio altrui non esistesse ed anche in questo caso commettono un errore perché il figlio c’è, va considerato e rispettato e occorre agevolare il genitore evitando aut-aut nelle decisioni, vessandolo con frasi “Non abbiamo mai tempo per noi” o proponendo attività e viaggi che pongono il genitore in crisi perché rifiutando scontenta il partner ma accettando scontenta il figlio.

Come in ogni relazione occorre bandire l’egoismo, è necessarioporre un freno al proprio orgoglio e agire sempre a vantaggio dei minori che, proprio per questo, non possono difendersi da soli e necessitano che i loro diritti vengano comunque tutelati.

Nei Paesi del nord Europa la famiglia allargata è una realtà da molto tempo prima che nascesse in casa nostra, ma la realtà sociale di quei Paesi è sicuramente meno inficiata da gelosia, possessività e narcisismo patologico; si veda soltanto i recenti casi di femminicidio (nei primi cinque mesi del 2023 sono stati 45 a fronte di 129 omicidi complessivi; di questi 45, ben 37 sono stati commessi in ambito familiare o comunque da persone coinvolte affettivamente con la vittima.

E’ evidente che con una simile maglia nera, almeno nei Paesi cosiddetti civili, pensare che quando una coppia si scioglie la famiglia allargata sia la giusta conseguenza sembra quasi un’utopia ma è in questa direzione che tutti dobbiamo lavorare, non soltanto psicologi e sociologi, operatori delle Forze di Polizia, avvocati e magistrati. Ogni singola persona deve rendersi conto che occorre accantonare ogni desiderio di vendetta, ogni forma di rivalsa o l’utilizzo dei figli come arma di ricatto per poter ripartire tutti da zero o da ciò che di buono è rimasto della relazione terminata.

Un detto recita che nelle separazioni la colpa non è mai di uno solo.

Inoltre, chi abbia un minimo di conoscenza dell’ambiente carcerario sa che i detenuti per reati sessuali o contro le donne non vengono accolti col tappetino rosso o con cenni di stima (per usare un eufemismo): forse può aiutarvi a riflettere.

Sergio Motta

Attenzione agli standard severi

Ognuno di noi si pone degli obiettivi, nella vita intera come pure nel breve tempo, e mette in campo una serie di tecniche, di piani, di modalità per conseguirli.

Può essere l’acquisto di un appartamento, aumentare i propri redditi, ingrandire il giro di affari della propria azienda o, più semplicemente, programmare un viaggio a lungo raggio o organizzare la festa per l’anniversario di nozze.

E’ evidente come la differenza tra i vari obiettivi comporti un conseguente impegno diverso da un obiettivo ad un altro: acquistare un appartamento comporta disporre dei soldi, selezionare la zona, scegliere l’appartamento, predisporre il trasloco e valutare l’impatto sul lavoro della nuova destinazione; una festa per il proprio anniversario comporta sicuramente impegni meno onerosi sia finanziariamente che in termini di stress.

Occorre, tuttavia, valutare bene se si tratti di un obiettivo che, una volta raggiunto, non proseguirà nel tempo (la festa per l’anniversario, per esempio) o se darà luogo ad un cambiamento duraturo (l’appartamento) e valutare, con concretezza e umiltà, se sia un obiettivo raggiungibile e a quale costo o se sia preferibile rivedere i nostri progetti.

In un’epoca nella quale tutti vogliamo tutto, lo vogliamo in fretta, siamo stressati anche senza bisogno di aggiungere progetti o cause di stress e siamo in continua competizione con chi ci circonda, è evidente che porsi obiettivi di difficile conseguimento è sicuramente fonte di stress e di frustrazione quando ci si rende conto di non poterli raggiungere.

Molti di noi hanno, come forma mentis, il doversi sempre confrontare con i vicini o i colleghi o i conoscenti, lasciando che le aspirazioni ed i sogni nascano dall’apparenza più che da una conoscenza reale dei fatti: il mio vicino ha una casa lussuosa e fa l’impiegato? Chi sono io per non poterne avere una uguale?

Magari è un’eredità ma non ce lo ha detto, oppure l’ha comprata all’asta e dentro è tutta da ristrutturare o, più banalmente, è in affitto.

Il mio collega compra un’auto nuova, magari più grossa di quella precedente? Bene, comincio ad informarmi presso i concessionari per comprarne una anch’io; forse ad un’analisi più accurata scoprirei che è portatore di handicap ed ha diritto ad una riduzione dell’IVA (legge n. 104/1992) e magari altri sconti. Sono sicuro che pagherebbe volentieri il prezzo intero se potesse rinunciare all’handicap.

Il filosofo cinese Sun Tzu sosteneva che “Ciò che da valore alla guerra è la vittoria”; se ci si arrende il valore è nullo. Se la guerra è il nostro progetto per giungere ad un risultato e la vittoria è il raggiungimento dell’obiettivo, dobbiamo partecipare ad una guerra solo se siamo sicuri di poter vincere.

Sun Tzu, che oltre ad essere un filosofo era un militare, disse “Vincerà chi saprà quando combattere e quando evitarlo; chi saprà come gestire una forza sia superiore sia inferiore al nemico; vincerà chi al suo interno sarà animato dallo stesso spirito a prescindere dal rango; chi si preparerà adeguatamente e saprà cogliere l’avversario impreparato. Se conosci le tue capacità e quelle del nemico non dovrai temere l’esito di cento battaglie; se conosci te stesso, ma non il tuo avversario, per ogni vittoria subirai una sconfitta, ma se non conosci né la tua forza, né quella del rivale, perderai in ogni battaglia”. Sun Tzu nel VI sec. a.C. sicuramente non si poneva il problema di quale casa comprare e forse non era neppure sposato ma i suoi insegnamenti sono certamente applicabili alla realtà odierna. Oggi alcuni nostri obiettivi prendono il nome di “standard severi” e possono diventare, di fatto, una trappola.

Qual è il prezzo che dobbiamo pagare per raggiungere e mantenere quello standard? Siamo sicuri che gli sforzi (mentale, fisico, economico) messi in pista per raggiungere ciò che ci siamoprefissati non siano eccessivi? Che il nostro obiettivo sia raggiungibile anche se dovessimo rinunciare a qualcosa? In tal caso questa rinuncia sarebbe fattibile?

Il primo parametro da valutare è perché vogliamo raggiungere quello standard: reale necessità, voglia di migliorare, sfizio?  Poi, non da meno, per raggiungere l’obiettivo prefissato potrei dover rinunciare a qualcosa: ne vale la pena? Sono pronto a tale rinuncia? Sono sicuro che ciò che vorrei raggiungere sia realmente ciò che desidero o che mi serve?

Non stiamo evidentemente parlando di cose banali; prendetevi il tempo necessario, documentatevi ovunque sia possibile e con chiunque sia in grado di fornirvi pareri competenti e imparziali e poi rivalutate. Se ci credete ancora procedete, altrimenti non vergognatevi a ridimensionare il sogno o a modificare il vostro obiettivo.

Errare è umano, perseverare nell’errore è degli stolti.

Sergio Motta