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Israele, Francia, Spagna: i media internazionali lanciano il turismo a Torino

Torino sempre più protagonista del panorama internazionale, anche grazie all’attenzione dei media. A renderlo noto è Turismo Torino e Provincia che registra una sempre maggiore presenza delle mete turistiche torinesi sulle pagine delle riviste e nei servizi di tv di tutto il mondo.

A marzo era stato il celebre quotidiano inglese The Guardian a raccontare la nostra città come una meta imperdibile, partendo dal mercato di Porta Palazzo per poi spingersi a visitare il Museo Egizio, Palazzo Madama e le residenze reali, la Mole Antonelliana, il Teatro Regio, le Ogr e molto altro.

Nei mesi scorsi la città ha poi ospitato le troupe dei programmi “Camper” e “Camper in viaggio” della Rai e, da qui alla fine dell’estate, l’offerta turistica, culturale ed enogastronomica torinese sarà protagonista anche di altri importanti approfondimenti giornalistici.

Da Israele è in visita proprio in questi giorni Metropolis Magazine, la più importante rivista locale, che punterà il focus su storia, cultura, arte e cucina torinesi. Il caporedattore Yadin Roman ha intervistato il Sindaco Stefano Lo Russo, in una chiacchierata che ha spaziato tra le mete da non perdere della città alle sue trasformazioni in atto con le risorse europee, passando per la sua attrattività come città universitaria e nel campo dell’innovazione.

Dalla Spagna nei prossimi giorni arriveranno invece alcune delle più importanti riviste di viaggio, come Qtravel.es, Miradas Viajeros Magazine, Moviestar TV, espirituviajero.com, magazinehorse.com, beandlifemagazine.com e Destinos El Periódico de Cataluña.

Da oltralpe arriverà invece il giornale on line wevamag.com dedicato a turismo, viaggi e tempo libero per dedicare un ampio reportage ai musei e alle tappe culinarie da non perdere sotto la Mole.

Christian Ruggeri

“Gatto Selvaggio”, Romolo Gobbi 60 anni fa a Mirafiori

26 luglio 1963 …26 luglio 2023. Sono passati 60 anni che sembravano un’eternità.

Romolo Gobbi, studente all’ultimo anno di giurisprudenza, diffondeva davanti ai cancelli della
Mirafiori un giornale, di cui era direttore, dall’emblematico titolo “Gatto Selvaggio”.
Riprendeva lo scontro sociale a Torino.
Giusto un anno prima alla Fiat si era ripreso a scioperare per il contratto di lavoro e l’egemonia
Vallettiana stava venendo meno.
Vittorio Valletta si era fatto un proprio sindacato SIDA, soprannominato sindacato giallo. Anni di
conflitto, anni di crescita sociale e direi anche di crescita culturale.
Torino, Città Fabbrica, produceva tante automobili, ma anche una nuova classe politica che
avrebbe avuto nel ‘68 il suo punto più alto nella contestazione. Direi conflitto costruttivo perché
produceva. Proprio così, produceva qualcosa di positivo per il dopo.
Romolo Gobbi, come scrisse il giornale ABC, figlio della buona borghesia Torinese era anche
Direttore del Gatto Selvaggio, attirando gli strali della magistratura e della politica, in particolare
dei politici del PCI. Precisamente era considerato amico da una parte dei dirigenti comunisti
sindacalisti come Sergio Garavini o Vittorio Foa, e visto come fumo negli occhi da Adalberto
Minucci, allora Segretario provinciale, che in un articolo sull’Unità gli diede del prezzolato. In poche
parole, accusò Romolo Gobbi di essere al libro paga della Fiat per gettare scredito sul movimento
operaio. Affermazione falsa, totalmente falsa. Ovviamente si poteva essere o non essere d’accordo
con quello che diceva Romolo. Non cadendo (forse volutamente) nel dileggio si rimane nel
confronto politico sulle idee. Un gruppo di iscritti alla FGCI contestò le affermazioni pesanti di
Minucci.
Tra i firmatari il mio amico Marco Moratto, sedicenne con il pallino della politica. Fu espulso dalla
Federazione Giovani Comunisti. Anni dopo rientrò nel PCI, con la sua proverbiale scettica
intelligenza.
Ma alla fine cosa contestavano a Romolo Gobbi? Di essere favorevole al sabotaggio in fabbrica. Più
che una esaltazione, la sua era una costatazione, anzi si auspicava il passaggio dal sabotaggio alle
forme di lotta come il gatto selvaggio. Concretamente squadre di operai si astenevano 15 minuti a
turno di fatto bloccando per l’intera giornata la catena di montaggio. Il minimo sforzo con il
massimo risultato. Era una forma di lotta osteggiata dal sindacato, ma sicuramente più apprezzata
dagli operai. Anni dopo, in un documentario RAI sulle lotte operaie per il contratto di lavoro, gli
operai intervistati, a maggioranza, si dichiararono favorevoli agli scioperi a gatto selvaggio. Del
resto, è la nostra stessa Costituzione a prevedere il diritto di sciopero, indipendentemente dalla
forma.
Comunque Romolo si beccò 10 mesi, condannato per apologia di reato. Venne assolto dal più
grave reato di istigazione a delinquere. Venne difeso dall’Avvocato Guidetti Serra, che aveva dato il
placet alla stampa del Gatto Selvaggio, dal momento che più nessuno era stato condannato per
apologia di reato a mezzo stampa sin dalla caduta del Fascismo.
Poi… di fatto fu una ” medaglia ” che si è portato dietro tutta la vita.
Si laureò un anno dopo tra gli strali del Preside di giurisprudenza che lasciò l’aula come segno di
disapprovazione verso Romolo Gobbi e i contenuti della sua tesi.
Ora? Tanti ricordi…ma non solo.
Romolo sta rivivendo un terza se non quarta giovinezza a 86 anni. Ed in fondo anche noi che non
siamo più giovani e siamo stati suoi studenti. E non solo ricordi ma anche la presunzione d’essere
stati protagonisti di un pezzettino di Storia della nostra Città. Così ai primi di ottobre presso la
libreria Trebisonda- via Sant’Anselmo 22- si terrà la presentazione del suo libro: Come eri bella
classe operaia. Insomma, il nostro professore Romolo Gobbi non molla.
PATRIZIO TOSETTO

Sogni memorabili in una stanza al Regina Margherita

 

PROGETTO: PRIMAVERA ARCHITETTURA
Progettista principale: Arch. Elisa Primavera
Renderista: Natalia Pellegrino

Si tratta di un progetto concreto ideato per offrire un supporto prezioso ai bambini
ospedalizzati presso il Regina Margherita di Torino. Sarà una stanza multisensoriale
pensata e dotata di giochi e arredamenti specifici, con l’obiettivo di attivare i sensi e
stimolare il corpo in un contesto di rilassamento e benessere. Attraverso l’utilizzo di
luci, giochi interattivi e arredamenti appositamente progettati, si mira a distogliere i
piccoli ospiti dallo stress dell’ospedalizzazione, offrendo loro e ai loro genitori, un
ambiente più sereno durante il periodo di permanenza in ospedale.


L’INTENTO
Questa è un’occasione progettuale nata contestualmente a un problema di salute del
bambino a cui sono più legata, quindi la progettazione è stata presa molto a cuore e
vagliata insieme al piccolo “fruitore” e al pensiero che altri piccoli, come lui, potessero
trovare un ambiente con i suoi spunti fantasiosi in modo da creare un angolo felice.
Questa premessa ha dato vita a una proposta in cui le idee di gioco, le emozioni,
l’apprendimento, la creatività, potessero coesistere in un luogo colorato e
multisensoriale, con un arcobaleno che accompagna i giovani ospiti nello svago.

LA SEGNALETICA
La stanza in oggetto è sita al piano primo dell’Ospedale e sarà raggiungibile tramite
un percorso indicato con logo arcobaleno e segnaletica a pavimento multicolore.

Logo

Segnaletica a pavimento percorso per la Stanza dei Sogni Memorabili

IL PROGETTO
La Stanza dei sogni attualmente è separata dal terrazzo da finestre di cui si prevede
la sostituzione con una vetrata fino a terra per consentire il passaggio diretto verso
la serra collocata a sud-ovest, da cui si potrà accedere all’area esterna.
La parte impiantistica della stanza principale non prevede una modifica agli impianti
né ai controsoffitti, verranno implementati unicamente i faretti per creare un cielo
stellato.

1) La Stanza Principale si articola in più poli di seguito in dettaglio:
– Appena entrati sulla destra si trova un mezzo arcobaleno, semibuio all’interno,
con un proiettore che consente ai bambini di giocare con le loro ombre o
semplicemente di guardare, appoggiati a morbidi cuscini, immagini rilassanti
come luoghi immersi nella natura o animali nel loro habitat;
– Si prosegue, sempre sulla stessa parete, con una zona libreria e lettura
ricavata sotto un finto albero posizionato su morbidi gradoni, i cui rami portano
pannelli che si ancorano al soffitto creando movimento di luci a forma di nuvola
e colore per un’area giocosa. E’ presente un divanetto per gli accompagnatori.

– Esattamente dal lato opposto troviamo una scaletta per scivolare all’interno
della serra, verso una zona molto luminosa, con un pannello forato per
impedire ai bambini di raggiungere la finestra di fianco.
– Proseguiamo con un tavolo pittura con lavagnetta e vano per i colori per
stimolare la creatività dei piccoli ospiti.
– Una vetrata con due porte, per grandi e piccini consente di intravedere e di
raggiungere la serra. Qui i bambini possono scegliere quale porta usare.
– A lato della vetrata, sulla nuova spalletta, dei tubi in plastica colorata portano
delle casse audio da cui esce la musica.

– Nella porzione di sinistra rispetto all’ingresso della stanza è stata ricavata in
nicchia una zona per le macchine di distribuzione acqua e snack, schermata
da una pannellatura completamente apribile a battente e riposizionabile sulla
parete di fianco. Di fronte un tavolino per poter fare la merenda.
– Una grande pianta in vaso scherma la porta del laboratorio che non verrà più
utilizzata. Si prevede l’utilizzo delle Paulonie per la loro azione green di
assorbimento dell’inquinamento.
Questa stanza è caratterizzata dall’uso del colore differente per evidenziare zone di
tranquillità da zone di pensiero e creatività, gli arredi e i complementi sono su misura.

2) La Serra: questo è un ambiente orientato a sud-ovest, interamente vetrato
verso il terrazzo, con delle portefinestre apribili, mentre a soffitto due grandi
lucernari circolari fissi consentono di guardare il cielo. La struttura della serra
è in acciaio strutturale con copertura in lamiera coibentata REI 90 leggermente
inclinata.
E’ previsto l’utilizzo di schermature solari a telo, fissate nella parte alta della
struttura e comandabili elettricamente singolarmente.
Sulla serra affaccia una finestra del laboratorio che verrà anch’essa schermata
con tende a telo liscio.
Delle sfere colorate illuminano l’ambiente creando un motivo a palloncini sul
soffitto.
– Appena entrati un grande tavolo centrato all’ambiente è pensato per far
giocare i bambini con le costruzioni contenute nella porzione di tavolo
ribassata. Una mensola gli consente di esporre le proprie creazioni e una
grande mongolfiera in telo tecnico tipo pvc tesato su una struttura in metallo,
crea un ambiente giocoso e un’atmosfera da sogno, in cui i bambini possono
pensare di volare, tutti insieme per creare ricordi felici.
– Un cannocchiale posizionato su una pedana consente ai bambini di guardare
il cielo stellato.

– All’interno del volume serra esce uno scivolo colorato con approdo in una
vasca di palline.
– Di fianco allo scivolo è presente anche una zona con il tetris magnetico, dei
pannelli riposizionabili con cui i bambini possono giocare.
– Dal lato opposto è presente una zona divano per gli accompagnatori e
possono essere posizionate molte Paulonie in vaso.

3) Il Terrazzo: si accede dalla serra a questo spazio esterno molto esposto al
sole, ragion per cui un grande telo a forma di aquilone colorato e tesato che
copre la porzione di area di gioco. Questa forma diventa anche riconoscibile e
visibile dall’alto e vuole essere un messaggio di gioco, di spensieratezza, di
desiderio di viaggiare, di lasciarsi trasportare liberi dal vento e lontani dalle
preoccupazioni, in luoghi sempre nuovi.
Tutto intorno delle paratie verticali creano una quinta rispetto al contesto
circostante e consentono un riparo dai pericoli per i bambini.
La porzione di parete intorno alle finestrature visibili, quelle del laboratorio
attiguo, viene riquadrata e colorata per creare un motivo giocoso.
Sul terrazzo, in cui il pavimento sarà rivestito in verde sintetico per simulare un
giardino, il luogo in cui tutti i bambini vogliono andare, vi è un percorso fatto di
archi che consente di creare delle attività esterne di gioco (altalena, amaca), il
tutto culmina in un teatrino sotto all’arcobaleno, dove i piccoli fruitori possono
immaginare di essere chiunque loro vogliano. Proprio di fianco alla pedana
infatti un baule conterrà travestimenti e strumenti utili all’esibizione.
Le nuvole alla base degli archi, diventano delle sedute per bimbi e
accompagnatori e lo spazio fra gli archi un luogo dove correre felici e sognare.

“LA STANZA DEI SOGNI MEMORABILI”
Ospedale Regina Margherita – Torino

Triora, il paese delle streghe

Misteri e leggende nell’entroterra ligure

La Liguria è una meta estiva molto apprezzata. Con le sue bellissime spiagge, i deliziosi luoghi di villeggiatura, ad un passo da Torino (lavori stradali permettendo), è una valvola di sfogo naturale dalla nostra città continentale verso il blu del mare, i bagni e il relax, in poche parole questa regione per i piemontesi, e non solo, è sinonimo di vacanza.

Oltre alle località prettamente marine che amiamo raggiungere soprattutto nel week end per affrancarci dal caldo urbano, ci sono piccoli paesi e borghi che meritano assolutamente una visita, anche durante le altre stagioni. Tra questi c’è Triora, un centro medievale avvolto dal mistero e da storie che narrano di magia e sortilegi.

Arroccato a circa 800 metri sopra la riviera ligure di ponente, in provincia di Imperia, questo gioiello che si affaccia sulla Valle Argentina è popolato da poco più di 200 persone. Tria-Ora, il nome originario che vuol dire le tre bocche e rappresenta i tre prodotti alimentari tipici del luogo (vite, castagno e grano), è famoso per i suoi paesaggi montani e i meravigliosi boschi che lo circondano ma soprattutto per la sua storia, quella tra il 1585 e il 1589, che lo ha fatto divenire il Paese delle Streghe.

Nel sedicesimo secolo a Triora, infatti, ci furono diversi terribili eventi, pestilenze e carestie, e una ventina di donne furono accusate di procurare siccità, morte del bestiame e persino di mangiare i bambini; forti di questa convinzione i cittadini decisero di processare queste fattucchiere che furono giudicate dall’Inquisizione e torturate per costringerle a confessare, alcune di esse arrivarono addirittura al suicidio per sfuggire alle crudeltà a cui furono sottoposte. Diverse case vennero trasformate in prigioni e Triora, a causa questi eventi legati a malefici incantesimi, fu chiamata la “Salem d’Italia” e divenne famosa in tutta la penisola.

La storia di questo adorabile paesino, avvolto dalle montagne, è inevitabilmente legata a questi eventi macabri, ogni angolo, ogni strada o luogo rimanda, infatti, alle famose streghe con suggestivi dipinti murali, statue, ma anche oggetti, tarocchi e i famosi cioccolatini “il bacio della strega”. Ogni anno, per ricordare i magici incantesimi delle megere, la prima domenica dopo ferragosto si celebra la “Strigora” durante la quale un corteo di streghe (si fa per dire) raggiunge un edificio, la Cabotina, dove sembra che queste ultime ,nel periodo malefico, si riunissero . Il Museo di Etnografia e Stregoneria, oltre all’esposizione di una ricreazione della vita contadina del passato, raccoglie alcuni documenti relativi ai processi, ricostruzioni degli interrogatori e delle torture.

Triora, oltre alla sua storia di magia nera, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia grazie alla sua posizione, allo scenario in cui è incastonato, alle sue mura di cinta, ai suoi meravigliosi panorami, ai resti del castello ma anche per alcune attrazioni come la chiesa di San Bernardino, nota per i suoi affreschi del 400, i portali di ardesia, Palazzo Stella, la Collegiata e la Fontana Soprana.

Maria La Barbera

Per maggiori informazioni:

www.trioradascoprire.it

http://www.comune.triora.im.it

Dome. Proprio tu, in quella selva di microfoni / “Facce da scuola” 8

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTA’

Quarant’anni fa, a Vallette … I “migliori” anni della mia scuola

 

Gianni Milani

Dome (Domenico) me lo ritrovai praticamente addosso, una mattina di metà Anni Novanta, lungo un affollatissimo (di giornalisti, cameraman, industriali e autorità varie) corridoio del palazzo dell’“Unione Industriale” di Torino, in via Fanti. Microfono, il sottoscritto, in mano e tanto di operatore a seguito, quasi mi sollevò da terra mentre con un’orda indistinta di altri famelici colleghi giornalisti, si inseguiva Cesare Romiti – allora presidente e ad del Gruppo Fiat – alla ricerca di qualche dichiarazione, di una “battuta” (bastava, per costruirci un servizio, se surrogata dall’importanza del personaggio) di quelle che il padre della marcia dei 40mila non mancava mai di elargire, con signorile umorismo – marchio Lingotto e con saggia misura, a noi avidi raccoglitori di notizie fresche fresche di giornata. Collaboravo allora con la redazione torinese di “Videogruppo Tv”. Domenico – dicevo – me lo ritrovai quasi addosso, una barriera umana insormontabile e ben difficile da aggirare, una montagna d’uomo che dimostrava di ben conoscere il suo non facile mestiere. Sì … ma perbacco c’è modo e modo… Le brusche maniere di quel “voluminoso” bodyguard mi irritarono non poco. Ma che diamine! Mi venne da esclamare. Ma … ma … Domenico … che ci fai tu qui? Occhi sgranati … i suoi. Occhi sgranati … i miei! Erano passati oltre vent’anni, dai tempi in cui Dome (diminutivo d’affetto) frequentava le “medie” alla “Carlo Levi”. Ragazzo esemplare, estroverso, compagnone, a scuola era ben voluto da tutti, ragazzi e professori. Educatissimo, rispettoso, sempre pronto ad aiutare i compagni in difficoltà. Mi risulta (non era mio alunno, ma il lungo corridoio al primo piano era casa di tutti) fosse anche, dal punto di vista del profitto scolastico, fra i migliori della sua classe. Domenico era, fra l’altro (e credo che il particolare non fosse di poco conto rispetto alla bontà del suo comportamento e rendimento scolastico) figlio di una delle più simpatiche ed efficienti bidelle – pardon! operatrici scolastiche – della scuola. Come dire: sorvegliato a vista da docenti e mamma-bidella. Anche se lui non ne aveva proprio bisogno, perché era davvero ragazzo serio e coscienzioso di suo, che non avrebbe mai potuto, nonostante le molte tentazioni e scappatoie offerte dal quartiere, imboccare una “brutta strada”. E, per l’appunto, eccolo lì, ad anni di distanza, a far da “guardaspalle” al “mastino” o “sgiafelaleun” (com’era solito chiamarlo l’ex-sindaco di Torino “Penna bianca”  Novelli) di casa Fiat. Agente della Digos. Dome era stato assegnato a incarichi speciali  e sicuramente delicati, come far da scorta a politici, a personaggi pubblici, agli uomini Fiat e addirittura, in alcuni casi, all’Avvocato e ai membri della famiglia Agnelli. Quella mattina all’“Unione Industriale” tacchinava fiatosulcollo, cercando di proteggerlo dalla mischia orgiastica dei media il presidente Romiti. Vedendomi e riconoscendomi dopo le mie malcelate ed improvvide “proteste”, cercò per quanto possibile – e, diciamola tutta, venendo un po’ meno agli impegni ferrei cui doveva in ogni caso sottostare – di aprirmi un piccolo varco agevolandomi in qualche modo nel far arrivare il mio microfono a portata di bocca del Presidente. Che qualche “battuta” (non ricordo l’argomento) generosamente, bontà sua, ce la elargì. Al termine dell’inseguimento, prima di chiudersi in ascensore con l’illustre protetto, mi strizzò l’occhio … come dire … in fondo glielo dovevo, dopo tanti anni in via delle Magnolie! Grazie Dome. Anche tu ce l’avevi fatta e mi regalavi convinzioni importanti, di quelle che a un povero prof. fanno toccare il cielo con un dito. Per un motivo soprattutto. Perché al tuo “successo” nella vita capivo che potevano aver contribuito (in parte, oltre all’indiscutibile educazione famigliare, alle amicizie e quant’altro) anche quelle giornate passate fra i banchi della “Levi” e le confidenze rubate agli intervalli e ogni qual volta avevi avuto modo di parlare con quel prof. già allora spelacchiato e con tanti altri suoi colleghi e tuoi docenti che in te e in molti tuoi compagni avevano creduto e puntato il tutto per tutto, giocando le carte più importanti, sfiancanti ma vincenti, del loro difficile mestiere. Domenico lo rividi in altre occasioni. Lui sempre impegnato nel suo lavoro di “scorta” – grisaglia classica come da copione, cravatta blu, occhiali scuri, auricolari d’ordinanza – io calato nei panni del giornalista ma per lui sempre e solo prof. Ho rivisto Dome, per l’ultima volta, nel marzo del 2014. Per caso. Ci incontrammo sulla Metro, nel tratto che da “Racconigi” (dove salivo solitamente) arriva a “Porta Nuova”. Un omone con il cuore da bambino. Una montagna di capelli ricci, neri con qualche grigia sfumatura. L’età ormai superava i primi anta. Sposato, padre tenerissimo. Ora – mi raccontò –  mi occupo di sicurezza negli stadi. Il piglio sempre uguale. Il mestiere aveva semplicemente dato struttura a quell’incapacità innata di accettare soprusi e di mettersi sempre dalla parte dei più deboli  e indifesi che era propria del Domenico, ragazzotto di belle speranze, alunno che ce ne fossero tanti e idolo incontrastato delle fanciulle di via delle Magnolie. A Vinzaglio ci salutammo. Vengo a salutarti in ufficio, prima che tu vada in pensione, mi urlò. Il tu si sostituisce spesso, e in modo spontaneo, al lei in quegli alunni che hai conosciuto adolescenti, condividendo con loro rapporti di sincera empatia, e che, a distanza di anni (se ancora sei “riconoscibile” e il tempo non ha infierito su di te in modo impietoso) rivedi uomini fatti. In pensione ci andai a fine marzo. Da lì a pochi giorni sarei diventato nonno della bimba più bella di questo mondo. Da allora, non l’ho più rivisto. Il suo bonario sorriso mi accompagnò lungo la scala mobile fino alla ripartenza del convoglio. Ma ne sono certo. Prima o poi, caro Dome, ci sarà ancora un “Racconigi – Vinzaglio” tutto per noi.

Gianni Milani

Affitti, il bilocale è la formula preferita

Il bilocale resta il preferito da chi affitta, scelto nel 39,1% dei casi
Aumenta il ricorso al contratto transitorio e al canone concordato

L’analisi dei contratti di locazione stipulati attraverso le agenzie del Gruppo Tecnocasa nel 2022, evidenzia un 66,9% di affitti conclusi per scelta abitativa, un 25,4% di contratti stipulati da lavoratori trasfertisti e un 7,6% di affitti legati agli studenti universitari. Rispetto al 2021 si evidenzia un aumento della percentuale di contratti stipulati a lavoratori trasfertisti, si passa infatti dal 23% del 2021 al 25,4% del 2022. Sostanzialmente stabile la quota di affitti a studenti (7,6%), mentre la maggior parte dei contratti (66,9%) riguarda single, coppie e famiglie che scelgono l’affitto come soluzione abitativa per motivi personali oppure per esigenze economiche.

Tra le metropoli, le città in cui è più alta la percentuale di chi affitta per motivi di lavoro sono Bologna (51%), Firenze (42,3%), Milano (38,9%) e Verona (34,3%). Per quanto riguarda l’affitto a studenti universitari le città più attive sono Bologna (28,6%), Torino (26,4%) e Milano (25,7%). A Milano rispetto al 2021 sale la percentuale di affitti a studenti che passa dal 23,6% al 25,7%, mentre la quota di affitti a lavoratori trasfertisti rimane sostanzialmente invariata. Le città dove sono più alte le percentuali di affitti per scelta abitativa sono Napoli (81,4%), Palermo (78,6%) e Bari (75,0%). A Roma il 2022 evidenzia un aumento della percentuale di stipule a lavoratori trasfertisti, che passa dal 22,5% al 25,2%, mentre rimane invariata la quota di affitti a studenti universitari (11,0%). A Genova, rispetto all’anno precedente, aumentano sia le quote di affitti a lavoratori trasfertisti (19,2%) sia quelle a studenti universitari (12,3%).

I dati sui contratti stipulati nel 2022 in Italia vedono una contrazione di quelli a canone libero (passati dal 51,9% del 2019 al 44,0% del 2022) ed un aumento della percentuale di contratti a canone concordato (da 29,8% a 31,2%) e a carattere transitorio (da 18,4% a 24,8%). Questo risultato evidenzia l’aumento del ricorso a contratti più brevi e flessibili e spesso più convenienti dal punto di vista della tassazione. Ad ogni modo il contratto più stipulato in Italia rimane quello a canone libero, che nel 2022 si attesta al 44% sul totale delle stipule.

L’analisi delle grandi città mostra come a Milano ci sia una netta prevalenza del contratto a canone libero (69,5%), mentre a Roma è il contratto a canone concordato ad essere più utilizzato (68,5%). Alti tassi di contratti a canone concordato anche a Genova e a Verona, in quest’ultima si arriva al 71,9%. Le città con le percentuali più alte di contratti a carattere transitorio sono Firenze (34,4%), Milano (29,0%) e Bari (28,6%).

In Italia la tipologia più affitta è il bilocale con il 39,1% delle scelte, seguita dal trilocale con il 31,2%. Anche negli anni precedenti bilocali e trilocali sono state le tipologie più affittate a livello nazionale. Da segnala un progressivo aumento della percentuale di affitti di monolocali, che passa dal 7,5% del 2019 al 9,2% del 2022.

Infine, la maggior parte degli inquilini ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, nel 2022 si arriva al 45,9% sul totale degli affitti stipulati, con percentuali in progressivo calo all’aumentare dell’età.

UFFICIO STUDI TECNOCASA

Impara a dire “no”

Alcune sere fa ero a cena fuori ed assistevo ad una scenetta non nuova per me: comitiva di amici a cena, finiscono la serata e si alzano per andare via. Una coppia rimane un po’ indietro e sento lei dire al compagno “Basta, tutte le volte la stessa storia. Non li sopporto più [..]”.

Pur non conoscendo il motivo di tale lagnanza, ho subito pensato “Se non ti sta bene vederli e frequentarli, perché non glielo dici?”

E’ evidente, dal tono della serata, che non vi fossero gerarchie alla Fantozzi, tali da rendere quasi impossibile disertare una cena, una gara ciclistica o il varo di una nave.

Dunque, era solamente l’incapacità di far valere i propri interessi o la paura di dispiacere a qualcuno il motivo per cui, nonostante non si divertissero, continuavano a frequentare quel gruppo.

Chi segue le mie lezioni o le mie conferenze sa che, nei cambiamenti che vogliamo apportare alla nostra vita, il difficile sta nel cominciare; quando si riesce a dire “no” una prima volta, motivando tale negazione o semplicemente assumendo un tono fermo, deciso anche se cordiale poi la strada va in discesa.

Il buonismo da cui siamo affetti in particolare noi italiani ci spinge ad essere acconsenzienti ogni qualvolta ci vengano proposti uno svago, la vacanza estiva con la tribù di amici, la cena degli orrori o la proiezione del film “La Corazzata Kotiomkin” di fantozziana memoria per paura di offendere gli amici, per timore di essere poi abbandonati negli eventi organizzati successivamente, per paura di restare soli mentre gli altri si stanno divertendo.

Sicuramente ha un ruolo determinante l’insicurezza che ci spinge ad accettare passivamente quanto viene deciso da chi ha un carattere più forte, maggiori doti di iniziativa o, semplicemente, è meno pantofolaio di noi.

Come ho scritto nel mio libro “Ventiquattro sfumature di vita”, ai tempi del liceo frequentavo alcuni compagni economicamente agiati che potevano permettersi di spendere, oltre 40 anni fa, anche cinquantamila lire per sera; è evidente che io, non potendomi permettere un simile stile di vita, mi sentissi a disagio e spesso dovessi rifiutare gli inviti.

Poiché, tuttavia, la loro compagnia era molto gradevole (caffè a Milano, discoteca a Bardonecchia) trovai la giusta mediazione: uno di noi possedeva un alloggio di servizio sopra gli uffici dell’azienda di sua proprietà che era, perciò, arredato e dotato di stoviglie, sedie, ecc. Proposi di fare qualche volta la cena da loro, portando i dischi e cucinando da soli, così da non doversi sempre sbattere a girare locali, impazzire a parcheggiare ecc.

Evidentemente lo proposi in modo adeguato perché spesso, di lì in poi, la serata trascorse in quel modo e, poco dopo, anche nella villa in collina di un altro di noi. Così facendo, evitando di spendere cifre enormi ogni week end, potei permettermi di andare in discoteca una volta al mese senza dover limitare troppo la spesa.

Dire “NO” non significa necessariamente rifiutare una proposta; può anche significare proporre una valida alternativa per fare un qualcosa di diverso, per rimandarlo, per fare la stessa cosa in modo o luogo diverso. Se mi propongono di andare a Firenze, città che ho già visto almeno una decina di volte, invece di rifiutare posso proporre di visitare Pisa o Lucca o Pistoia, motivando la mia proposta con il minor afflusso turistico, il minor costo degli hotel o semplicemente dicendo che Firenze mi ha stufato e quindi voto contro quella proposta. Non avete idea di come le persone ammirino chi ha le idee chiare e le sa mostrare con fermezza.

La stessa cosa vale per la scelta dei locali per la cena fuori o per il film; se non conosco il locale posso provare e, in caso rimanga scontento, già al termine della cena farò sapere agli amici che su questo locale facciamo una croce. Per il film, se non è il nostro genere meglio dirlo subito e, al contempo, proporre un film di nostro gradimento. Non so che amici frequentiate voi ma so che le “immense compagnie” cantate dagli 883 sono scomparse da decenni. Se per una volta vi separaste a guadagnarci sarebbe soprattutto la vostra amicizia perché al successivo incontro avreste qualcosa in più di cui parlare.

Come ho scritto sopra, tutto sta ad iniziare; dopo le cose vengono automatiche.

Sergio Motta

Bugiardini, la salute in scena: un progetto della Fondazione TRG e Ospedale Koelliker

A TORINO FINO AD OTTOBRE 

Parlare di salute con arguzia, ironia e comicità. Farlo nelle piazze, nei loghi di aggregazione dei quartieri, in mezzo alla gente. Avvicinare il pubblico, ed in particolare gli elementi più fragili della società, a temi importanti come movimento ed alimentazione. È questa l’idea che sta dietro a Bugiardini, un progetto della Fondazione TRG e Ospedale Koelliker, inserito nel ricco calendario di appuntamenti de La cultura dietro l’angolo, un programma – da un’idea di Fondazione Compagnia di San Paolo in collaborazione con la Città di Torino – di oltre 120 attività culturali diffuse nelle circoscrizioni della città che porta la cultura a poca distanza da casa, creando nuove occasioni di relazione, condivisione, aggregazione e partecipazione.

Bugiardini è un ciclo di incontri gratuiti che, fino al 3 ottobre, porta nelle case del quartiere, nelle biblioteche e nelle librerie di Torino la salute, rendendola semplice e divertente, alla portata di tutti.

I protagonisti di Bugiardini sono l’attrice torinese Giorgia Goldini della Fondazione TRG, i medici dell’Ospedale Koelliker – fisiatri, gastroenterologi, infermieri, fisioterapisti, ortopedici, infettivologi – e, ovviamente, il pubblico. In ogni incontro, come nella migliore delle tradizioni del teatro di improvvisazione, si sa di ciò che si parla ma non come lo si farà. Giorgia guida, il medico risponde, il pubblico partecipa, reagisce, interviene… E tra una risata e l’altra si riescono ad affrontare con leggerezza temi importantissimi per tutti.

“La cultura e il teatro in particolare – dichiara Emiliano Bronzino, Direttore Artistico della Fondazione TRG – sono occasioni fondamentali per il benessere di tutti. Inoltre, i linguaggi teatrali aiutano a veicolare concetti importanti come la salute e la prevenzione in modo semplice e alla portata di tutti. Con Bugiardini fin dai primi appuntamenti ci siamo resi conto di come il teatro permetta agli spettatori di incuriosire e sentirsi liberi di esprimere i propri dubbi e domande”.

“Portare la salute più vicina alla vita delle persone, – dichiara Koelliker – incontrare la gente, interagire con il pubblico e dare la possibilità a tutti di capire l’importanza di argomenti come movimento o alimentazione è un’attività che intraprendiamo con grande piacere. Il motto del nostro ospedale è Prima la persona e queste attività ci aiutano ad avvicinarci realmente a tutti e a proseguire la missione di aiutare le persone a stare bene”

I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI BUGIARDINI

Martedì 25 luglio 17:30 Casa Vallette piazza Eugenio Montale 18/A
Giovedì 27 luglio 17:30 Piùspazio4 via Saccarelli 4
Venerdì 1° settembre 17:30 Casa nel parco via Panetti 1
Martedì 5 settembre 17:30 Binaria Via Sestriere 34
Venerdì 15 settembre 17.00 Centro interculturale corso Taranto 160
Mercoledì 27 settembre 17:30 CdQ San Salvario via Oddino Morgari 14
Venerdì 29 settembre 17:30 Casa nel parco via Panetti 1
Martedì 3 ottobre 17:30 Binaria Via Sestriere 34

Turismo responsabile, le vacanze rispettose e solidali

Secondo la definizione della Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR), il turismo responsabile è quello “attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture”. Per essere un turista desiderabile quindi e’ necessario esercitare tutte quelle buone pratiche che sostengono lo sviluppo del luogo che si visita attraverso azioni di protezione dell’ambiente, ma anche di rispetto nei confronti di culture e consuetudini locali rammentando che quando ci rechiamo in un luogo come turisti siamo ospiti.


Per passare dalla teoria alla pratica e diventare viaggiatori etici
e’cosa buona seguire, dunque, alcune semplici regole e attuare un comportamento corretto e riguardoso al fine di contribuire al benessere generale delle destinazioni che decidiamo di visitare. Vediamo di cosa si tratta.

Per cominciare e’ utile prepararsi in anticipo e avere una conoscenza sufficiente del luogo in cui si andra’: religione, cultura, abitudini e qualche parola della lingua locale. Questo approfondimento permettera’ sia di conoscere le specificita’ della meta che raggiungeremo che di adattarci alle condizioni e rispettarle al meglio.

Scegliere un mezzo ecofriendly e’ importante per ridurre l’impatto sull’ambiente, se non si deve andare proprio dall’altra parte del mondo, dunque, evitare l’aereo e utilizzare il treno puo’essere d’aiuto. Se invece il viaggio e’ lungo e richiede il volo una volta arrivati a destinazione sarebbe opportuno, se le condizioni del luogo lo permettono,  girare in bicicletta o con altri mezzi ecologici.

Rispettare l’ambiente sembra oramai una frase inflazionata e monotona ma e’ necessario ripeterla e soprattutto metterla in pratica per esempio buttando la spazzatura solo nei bidoni appositi e se non se ne trovano nelle vicinanze e’ doveroso non abbandonare i rifiuti dove capita.

Un’altra cosa molto importante e’ ridurre il consumo d’acqua.Fare docce veloci e tenere aperti i rubinetti lo stretto indispensabile sia negli alberghi che nei locali che frequentiamo durante il viaggio e’ un’ottima prassi.

Per supportare il paese che stiamo visitando, poi, sarebbe molto utile acquistare souvenir prodotti nel territorio, questo vale anche per il cibo e piuttosto che mangiare e bere nelle catene globalizzate sarebbe opportuno frequentare caffe’ e ristoranti tipici del posto contribuendo cosi’ all’economia locale. Inoltre bisognerebbe evitare di acquistare oggetti che contengono parti animali, il loro utilizzo, infatti, è una grave minaccia alla biodiversità del pianeta.

Rimanendo sulla questione degli animali e’ davvero importante dedicargli tutta la nostra attenzione e rispetto. Se si va in visita nei parchi e’ necessario leggere bene il regolamento ed evitare tutto cio’ che puo’ arrecare fastidio, dai rumori molesti al tentativo di contatto, il piu’ delle volte indesiderato, e anche dare loro del cibo non e’ sempre una buona idea. Infine lasciate nel loro ambienteconchiglie, sabbia e non toccate le stelle marine.

Facendo riferimento a cio’ che e’ successo al Colosseo in questi ultimi giorni, quando una turista ha scritto le sue iniziali su uno dei suoi muri, si rende necessario ricordare di rispettare in tutti i modi anche le opere d’arte, i siti archeologici e ogni bene prezioso creato e lasciato dall’essere umano. Viaggiare e’ una occasione per arricchirci, per conoscere e tornare a casa con una importantee nuova esperienza, farlo con responsabilita’ e’ ancora piu’apprezzabile e formativo.

MARIA LA BARBERA

“IAAD” e “Raduno di Stile” per il 90° del MAUTO

Davanti alla sede del “Museo dell’Automobile” di Torino, una mostra en plein air con i modelli iconici del design automobilistico

Venerdì 21 luglio

Fra i tanti appuntamenti in programma per spegnere le 90 gloriose candeline del “MAUTO – Museo Nazione dell’Automobile” di Torino (attualmente intitolato a Gianni Agnelli, in precedenza al fondatore Carlo Biscaretti di Ruffia e fra i più importanti e antichi Musei automobilistici al mondo), è sicuramente di particolare rilievo l’iniziativa del torinese “IAAD. – Istituto di Arte Applicata e Design”, fra i principali poli di “Educazione ed Alta Formazione” in Italia ed in Europa nell’ambito del “Design”, che, per l’occasione, ha attivato la propria “community” (sede dal 2017 nel quartiere “Aurora”, all’interno del quartier generale “Lavazza”) organizzando, in collaborazione con la 7^ edizione di “Raduno di Stile” una suggestiva mostra “a cielo aperto”, davanti  alla sede del “Museo dell’Automobile” in corso Unità d’Italia 40.

Venerdì 21 luglio, dalle 17.30 alle 19saranno esposti oltre 40 modelli iconici del design automobilistico presentati dai progettisti del car design dei principali “Centri Stile” italiani e internazionali presenti sul territorio.

Per celebrare l’anniversario, sarà inoltre donata al “Mauto” un’opera d’arte unica, realizzata a mano in Italia da #Anterarte e “IAAD.” su un parafango di una supercar“EFFea, omaggio alla vitalità e alla creatività”, risultato di un viaggio in un mondo di colori, “immaginando di attraversare l’arcobaleno per raccogliere gocce dai toni vivaci e trattenerle sul metallo”.

Lo sfondo giallo, colore di Modena, è un tributo alla solarità della manager Mariella Mengozziprima donna alla guida del “Museo nazionale dell’Automobile” dal 2018 al 2023 e prematuramente scomparsa alcuni mesi fa. “Le linee tracciate – spiegano i responsabili – richiamano quelle della mano e rappresentano le carriere professionali. Alcune si incrociano, altre sono distanti o parallele, ma sono tutte accomunate dal senso di appartenenza al magico mondo dell’automobile. I colori e le linee corrono secondo il senso di marcia, lasciando allo spettatore la curiosità di inseguire le campiture cromatiche per trovare una continuità nei flussi aerodinamici e trasformarle in sensazioni personali”. L’opera sarà firmata dai designer di “Raduno di Stile”.

La community “IAAD.”, in collaborazione con “F.O.R.M.A – Fondazione Ospedale Infantile Regina Margherita Onlus” –  coinvolgerà anche i bimbi del “Regina Margherita” nei festeggiamenti con una giornata di “laboratori creativi” in reparto condotti da un gruppo di volontari tra docenti e designers. Tra le attività proposte: racconti sul designstorytelling attraverso video e immagini, nonché laboratori di disegno su tessuto e carta.

Le attività sono organizzate in collaborazione con il “Mauto” che a sua volta offrirà una visita guidata gratuita ad un gruppo di pazienti in cura all’“Infantile” e con “CARIOCA”, che metterà a disposizione i materiali per i laboratori e alcuni premi per i bimbi.

g.m.

Nelle foto:

–       “Itala 11”

–       “EFFea”

–       “EFFea”