Questa volta parliamo di imprenditori incapaci, di maestranze ridotte all’esaurimento e all’inevitabile collasso in cui presto molte aziende verseranno.
Ho avuto modo di scrivere su questo tema e su queste colonne almeno due volte ma la situazione non solo non è migliorata, sebbene sembri impossibile, addirittura è peggiorata complici alcuni fattori che ora vedremo.
Quanti di noi si sono accorti di come il mercato del lavoro sia cambiato, ovviamente in peggio? Cominciamo dall’apertura sette giorni su sette degli ipermercati e delle attività commerciali: sicuramente vantaggiosa per chi debba fare la spesa o chi, senza preavviso, riceva 32 persone a cena e non sappia cosa propinare loro (quanti ne conoscete? 1-2 per città?) ma estremamente dannosa per i dipendenti che si trovano ad avere il giorno di riposo in settimana, quando il coniuge lavora, e a dover lavorare quando il marito è di riposo. Qualche genio ha obiettato che anche le infermiere, i poliziotti, i militari ed altri lavorano anche nei festivi, dimenticando che questi ultimi hanno scelto quel lavoro sapendo come si svolge, mentre la dipendente di un ipermercato assunta quando nei festivi l’esercizio era chiuso si trova ora a dover reggere quei ritmi per non perdere il lavoro. Inoltre, è normale che infermiere, ecc. lavorino anche nei festivi perché una malattia non sa leggere il calendario, come pure un delinquente compie reati tutti i giorni dell’anno o un incendio si manifesta senza chiedere se il giorno vada bene; per la spesa, invece, basta organizzarsi.
La cosa che perplime è che quando siamo dalla parte dei dipendenti dell’iper allora diciamo peste e corna del nostro datore di lavoro perché ci sfrutta, perché lucra sulla nostra pelle o peggiomentre quando siamo clienti siamo contenti di poter andare a comprare anche soltanto la carta igienica a Pasqua.
Paesi ben più evoluti socialmente del nostro hanno ridotto l’orario settimanale di lavoro (35 ore in Germania) per permettere ai dipendenti maggior tempo libero e ritmi di lavoro meno stressanti.
Avete sentito parlare degli asili aziendali? Nelle intenzioni di chi li ha inventati servirebbero a conciliare le esigenze dei genitori con quelle degli imprenditori: le mamme portano con sé i figli fino al lavoro evitando ritardi (avendo una tappa in meno da effettuare) e gli imprenditori non subiscono tali ritardi.
Purtroppo, complice anche l’iperaffettività tipica delle mamme italiane, in Italia questo progetto non è decollato: da un lato perché le mamme sarebbero andate ogni 10 minuti a vedere i propri pargoli creando disagio sul lavoro e, dall’altro, gli imprenditori hanno ritenuto che le spese per la creazione di tali strutture e i costi per il personale (maestre e operatrici scolastiche) non fossero un buon investimento.
Mi viene da pensare che i nostri imprenditori siano parsimoniosimentre il resto del mondo abbia imprenditori che non sanno farei i conti, ma i fatti dimostrano ampiamente il contrario.
Un mio compagno di liceo, divenuto CEO di un’azienda, ha fatto installare una piscina nel cortile dell’azienda, a condizione che i dipendenti la usino solo dopo l’orario di lavoro; inoltre, ha fatto realizzare una sala relax e, durante i mondiali di calcio, ha dato il permesso ai dipendenti di guardare le partite in cui giocavano gli Azzurri, lasciando al buon senso dei dipendenti il recupero del tempo trascorso davanti al TV.
Non soltanto i dipendenti sono stati estremamente corretti, ma sotto la sua gestione l’assenteismo è diminuito perché i dipendenti si sentono rispettati, coinvolti e qualche linea di febbre non è più un ostacolo all’attività lavorativa.
Come ho avuto modo di scrivere mesi fa su queste pagine i veri imprenditori, cioè gli amministratori che si assumono il rischio di impresa, che non badano soltanto al ritorno economico ma anche e soprattutto all’immagine dell’azienda, alla soddisfazione dei clienti e delle maestranze sono sempre di meno e alcuni di questi vengono spesso portati ad esempio di come si possa, anche in tempo di crisi, realizzare utili interessanti condividendone una parte con i dipendenti.
Alcune università italiane hanno insegnato a distruggere il sistema Italia creando nuovi sistemi di gestione, cosicché i nuovi manager agiscono fantasticando anziché pensando, distruggendo anzichéedificando ciò che trovano al loro insediamento.
Potrei citare sulle dita delle due mani le imprese etiche, che realizzano fatturati da capogiro ed i cui manager sono consapevoli che il merito sia, in buona parte, dei dipendenti; le altre sono soggetti finanziari che sfruttano i dipendenti a vantaggio esclusivo della proprietà. Quando il giocattolino si rompe, pazienza: chiudiamo un’azienda di wc e ne apriamo una di piante di plastica, a seconda di quale sia la moda del momento; l’importante è guadagnare tutto quello che si può, in fretta, e se va male pace.
Alcune aziende hanno inserito rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione, molte elargiscono un premio di risultato legato al risultato economico, altre offrono benefit importanti quali asilo nido, alloggi, auto a noleggio a lungotermine e altri.
Perché non ci rivolgiamo a queste aziende (basta leggere sul web le recensioni periodiche) per i nostri acquisti o servizi, aiutando un’imprenditoria che ha rispetto delle persone ed ha per manager persone capaci e non avide? E se le aziende che non aiutiamo falliscono? Beh, acceleriamo solo i tempi.
Sergio Motta

nell’ambito delle serate di “Una notte al Museo” il format di audience engagement ideato da “Club Silencio” che ogni settimana porta circa 1.800 persone all’interno dei luoghi della cultura, circa l’80% dei quali “under 35”, per un totale di circa 110mila partecipanti all’anno.


I giornali sono sempre più invasi da articoli sul fascismo come fossimo quotidianamente alla vigilia di un 25 aprile. Non passa giorno senza articoli che ripercorrono le vicende del regime. Anche in Tv il fascismo è molto presente. Forse si può dedurre che i conti storici con il fascismo non siano stati fatti nei tempi dovuti e che ci trasciniamo la questione dal 1945 /46. Sul tema dei conti con il fascismo ho scritto più volte, ma penso sia utile evidenziare due anomalie oggi trascurate che hanno impedito di farli: troppi fascisti (milioni di persone) sono diventati in pochi giorni antifascisti , l’amnistia di Togliatti del 1946 (che aiutò perfino l’assassino di Matteotti il quale ebbe l’ergastolo commutato in 30 anni carcere), finì di mettere sullo stesso piano i fascisti e i partigiani responsabili di fatti cruenti “non particolarmente efferati”, un’espressione letterale piuttosto ambigua e in effetti un po’ vergognosa della legge di amnistia del ’46. Così dopo poco tempo tutti i gerarchi fascisti fruirono dell’amnistia. Si era iniziato nel 1944 /45 a parlare di epurazione che non venne mai fatta seriamente, e si finì nell’amnistia interpretabile anche come pietra tombale della guerra civile. I conti non vennero mai fatti se, ad esempio, il MSI entrò in Parlamento già nel 1948 con deputati ex repubblichini in palese violazione della XII norma transitoria della Costituzione, comma due. Ogni tanto qualcuno urlò al lupo fascista, spesso solo per ragioni elettorali contingenti, perché al Sud ,dove raccolse subito molti voti , il MSI venne di volta in volta considerato un alleato prezioso. La legge Scelba contro il rinato partito fascista di fatto non venne mai applicata. Nacque invece l’antifascismo parolaio a costo zero dei venditori di fumo ideologico, quelli sopravvissuti finì ai nostri giorni e più che mai in agitazione contro l’attuale governo. Il MSI a suo tempo si conquistò il diritto ad esistere attraverso il consenso elettorale e nessuna persona seria pensò mai di metterlo al bando. Fu tra i partiti quello, almeno apparentemente, più democratico con congressi in cui si dibatteva e ci si scontrava anche duramente. I dibattiti interni al MSI rivelarono una dialettica tra camerati non da poco. Ci fu un tempo in cui molti partigiani vennero messi in soffitta in quasi tutti i partiti: due veri eroi della Resistenza come Silvio Geuna e Valdo Fusi non andarono oltre la prima legislatura finita nel 1953. Restarono solo i comunisti che ebbero facile gioco nel monopolizzare la Resistenza. Questa è una realtà che molti fingono di non vedere e che grava anche sull’oggi. Nessuno ha mai pensato ad una pacificazione nazionale perché il clima della pregressa guerra civile serviva a tanti. Una guerra civile durissima e sanguinosa (che ebbe strascichi anche nel dopoguerra con il triangolo della morte) che in larga misura si concluse con l’amnistia di Togliatti che forse fece bene a guardare le cose con un realismo un po’ cinico e a trarne le conseguenze. Chi dice che la Meloni è fascista, forse necessita di un corso di recupero di storia contemporanea proprio su questi temi.