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Hai messo la maglia di lana?

Un Ministro, alcuni anni fa, descrisse i giovani italiani come “choosy”, che letteralmente significa esigenti, pretenziosi.

Escludendo che ciò dipenda dall’aria, dal cibo o dalla latitudine, non resta che trovare la causa di questa anomalia tipicamente nostrana nell’educazione impartita dai genitori.

Ho avuto modo, in diversi articoli, di trattare l’argomento e posso dire che questa è solo la punta dell’iceberg, di un iceberg ben più grande che si manifesta in diversi modi, tutti dannosi per sé stessi, prima che per gli altri.

Nei miei viaggi ho osservato spesso il comportamento delle mamme (i padri sono troppo spesso assenti, anche se fisicamente accanto) nei confronti dei loro pargoli: senza sentirle parlare, senza studiarne le caratteristiche fisiche, non ottima probabilità riusciamo a individuare la nazionalità (e non mi riferisco a quella acquisita o ottenuta per ius soli) di una mamma solo osservandone il comportamento.

I bimbi italiani sono i più rumorosi ed indisciplinati: le mamme, per risparmiare sulle baby sitter, delegano allo smartphone il compito di intrattenere i figli mentre si è a tavola, mentre ci sono invitati, mentre si è in viaggio, magari su un bus turistico.

Va da sé che, al di là del fastidio che possono recare alle altre persone, questi futuri uomini (e donne, ovviamente) cresceranno senza avere idea di cosa siano i doveri, la disciplina, il rispetto altrui, insomma di cosa sia l’educazione in toto.

Ma c’è un problema ancora peggiore: il mammismo. Il servizio di leva, ora sospeso su decisione di due Governi tra i più dannosi, aveva tra gi altri vantaggi quello di obbligare i fanciulli ad allontanarsi da casa (in realtà negli ultimi tempi le distanze erano per prassi ridotte) e cominciare a camminare con le proprie gambe.

Non era raro, infatti, vedere ragazzi che nelle prime settimane di naja digiunavano perché il cibo non era come “quello che mi prepara la mamma”, o che non avevano nessuno che dicesse come vestirsi, che li avvisasse delle temperature pericolose, e così via.

La sospensione della leva, discutibile anche sotto l’aspetto difensivo, ha sicuramente tolto a certi giovani un mezzo di sviluppo e crescita psicologica che ora grava tutto sui genitori, spesso incapaci e incompetenti a esercitare tale ruolo.

Più volte ho ripetuto che i genitori devono fare i genitori, non gli amici né, tantomeno, i complici: dare sempre ragione ai figli significa solamente creare persone impreparate ad affrontare i problemi che, inevitabilmente, prima o poi incontreranno perché non sono stati abituati a decidere con la propria testa, a sbagliare, a risolvere ed a fare tesoro degli errori.

Ritornando ai viaggi, le mamme straniere, e non mi riferisco solo al nord Europa ma anche intorno al Belpaese, sono molto meno apprensive delle nostre: non hanno mille paure inevitabilmente trasmesse ai figli, non coccolano i figli più di quanto sia necessario per uno sviluppo corretto dell’affettività, non si preoccupano quando i figli hanno già l’età per decidere ed assumersi il rischio di una scelta sbagliata e, soprattutto, non entrano in conflitto con l’altro genitore portando così i figli a legarsi maggiormente con chi prende le loro difese, a danno di chi invece li rimprovera.

Ho visto mamme accompagnare i figli di 28-30 anni al colloquio di lavoro e, per fortuna dell’umanità, essere invitate ad attendere fuori dalla stanza; confrontandomi con amici e colleghi di altri Paesi mi sono vergognato di appartenere ad un Paese così sottosviluppato, perché tutto ciò all’estero potrebbe al massimo essere argomento della classica barzelletta “ci sono un italiano, un francese ed un tedesco….”.

Se vogliamo trovare una causa non soggettiva di questo stato di cose, e anche su questo ho avuto modo di parlare e scrivere più volte, dobbiamo risalire al cambiamento di abitudini da parte delle donne italiane che, ormai da almeno 40 anni, hanno preteso (giustamente, per alcuni aspetti) l’indipendenza economica lavorando alla pari dei partner maschi. A distanza di anni, però, proprio come accade per altri eventi epocali come guerre o lockdown, si assiste al rovescio della medaglia: nel caso specifico, assistiamo ad un tentativo, da parte delle donne in questo caso, di elargire l’affetto di cui hanno privato i figli lasciandoli all’asilo o con i nonni, permettendo loro ogni cosa, soddisfacendo qualsiasi loro richiesta e non sanzionando (o facendolo in modo inefficace) i comportamenti deviati. I giovani attuali non distinguono il giorno dalla notte, non riconoscono l’autorità genitoriale, non rispettano l’autorità, non vengono seguiti e aiutati se sviluppano dipendenze o comportamenti compulsivi.

Dove pensiamo di andare se nessuno ci indica la strada o se,quando un dito ci indica la direzione, noi guardiamo il dito?

Sergio Motta

ToVision giunge alla terza edizione. Al Pala Ruffini la finale torinese

 

Per la terza edizione del song contest ufficiale delle scuole superiori non poteva mancare la tappa torinese, dove tutto ebbe inizio. Proprio nella città che ha visto nascere il progetto nel 2022, grazie all’intuizione degli studenti Giulio Rigazio e Beatrice Periolo, si terrà la serata finale del contest torinese.

Il 3 maggio 2024, a partire dalle 20.30, le 15 “delegazioni” scolastiche torinesi arrivate in finale si esibiranno al Pala Ruffini rappresentando la propria scuola e sfidandosi con i migliori cantanti degli altri istituti superiori di Torino e provincia, avendo come unica “arma” la propria voce. La serata sarà condotta da Tommaso Cassissa, giovane comico e YouTuber italiano che negli ultimi anni ha spopolato sui social per la sua ironia e bravura. Ad impreziosire ulteriormente la serata, l’ospite d’eccezione CLARA, cantautrice italiana vincitrice dell’ultima edizione di Sanremo giovani e attrice del cast della serie di successo “Mare Fuori”.

Quest’anno la scuola vincitrice sarà eletta dalla somma delle votazioni della giuria tecnica e delle votazioni raccolte sui social. La giuria tecnica è composta da Sarafine (vincitrice di XFactor 2023), Andrea Cerrato (cantautore e YouTuber), Annalisa Masullo (discografica e co-fondatrice di OFF TOPIC), Elena Di Giorgio (vocal coach) e Eugenio Cesaro (voce e chitarra del gruppo Eugenio in Via Di Gioia).

Motto dell’edizione 2024 del song contest è “Born this way” che, prendendo spunto dalla celebre canzone di Lady Gaga, vuole sottolineare quanto sia importante validare il talento e la passione dei ragazzi in gara che, nonostante la loro giovane età di studenti di scuole superiori, decidono di mettersi in gioco affrontando eventuali paure o insicurezze, in quanto “nati per questo”: per salire sul palco e far sentire la loro voce. L’evento, ideato e organizzato da giovani per i giovani, non vede l’età come un limite bensì come un valore: se si ha una passione e il desiderio di mettersi in gioco, bisogna essere incoraggiati e accompagnati alla scoperta dei propri talenti, non ostacolati.

In questo contesto si inserisce anche il weekend di workshop gratuiti e aperti a tutti gli studenti di Torino organizzati lo scorso febbraio con il supporto della Fondazione per la Cultura di Torino e dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario.

Trovando nel progetto Torino Futura dell’assessorato alle Politiche Giovanili e dell’assessorato alla Cultura della Città di Torino la cornice perfetta per rivolgersi al target desiderato, ToVision ha organizzato un weekend di workshop sul mondo della musica, fornendo un overview generale sul settore: dalla scrittura di un brano alla sua produzione, fino al mondo della comunicazione musicale.

La serata torinese si concluderà con il ToVision Afterparty con ScuolaZoo, una novità di quest’anno, che trasformerà il Pala Ruffini nella discoteca più grande della città.

ToVision è supportato da Fondazione Compagnia di San PaoloKaplan International Languages e Satispay e vede come media partner dell’evento è RDSNEXT, la radio della GenZ, fatta dalla GenZ, per la GenZ, che racconterà l’evento sui suoi canali. Anche alcune realtà del territorio torinese hanno supportato l’iniziativa: Iren, Banca BTM, Ativa Spa, Nova Coop, Piazza Martiri, Robin Studio e Gypsy Accademy.

I biglietti ufficiali sono disponibili sul sito Biglietti TOVISION 2024 – La Finale – Torino – Pala Ruffini – 03/05/2024 – TicketSms

TORINO CLICK

Il social burnout

 

ESSERE SEMPRE CONNESSI PUO’ STANCARE.

Sovraccarico tecnologico, stanchezza mentale o stress da iperconnessione, ecco alcuni modi per definire la fatica e la debilitazione da social overdose. Ore e ore passate al computer ad aggiornare profili, leggere e commentare quelli delle altre persone, stare al passo con i tempi dei social network, tutto questo puo´ provocare indebolimento ed esaurimento fino ad arrivare all’allontanamento, a volte definitivo ma piu´ spesso temporaneo, giusto il tempo di disintossicarsi.

La sindrome generale da burnout e´una risposta ad una situazione percepita come stressante che attiva meccanismi di difesa capaci di affrontare la sensazione di esaurimento psichico e fisico. La mancanza di forze e il senso di sconforto puo´anche sfociare in una despressione e non e´da sottovalutare, ma da tenere sotto controllo per scongiurare eventuali complicazioni piu´dificili da gestire e curare.

Questo stress cronico, che nella sua considerazione generale e´ legato perlopiu´ alla vita professionale, si puo´ riscontrare anche in altri ambiti, quello relativo ai social media e´una declinazione specifica che presenta gli stessi sintomi della sindrome da burnout comune: ansia, mancanza di energia e umore altalenante dovuto allo stress.

La fatigue da iperconnessione e´da poco all’attenzione della psicologia, sono cominciati i primi studi e ricerche per capirne le dinamiche. Oltre al tempo passato davanti ad uno schermo, che sia di un computer o di un cellulare, la fonte dello stress proviene dalla velocita´ richiesta per aggiornare i profili e allinearsi con quelli degli altri; riempire le pagine social di contenuti rispettando i ritmi dettati dalla rete e´ faticoso, stressante, nemico della qualita´ e impiega ingenti risorse mentali e fisiche che la maggior parte delle volte non hanno un corrispettivo in un riconoscimento di qualsiasi tipo. E´come una competizione continua con tanti concorrenti che non ha limiti ne´ troppe soddisfazioni e quindi il divertimento iniziale si converte in frustrazione che costringe prima a prendere le distanze e poi a smettere. E´ una illusione virtuale che porta all’esaurimento e alla necessita´di disintossicazione. I social media, purtroppo e per fortuna, evolvono molto velocemente, aggiungono strumenti e aggiornamenti in grado di contenere sempre piu´contenuti ed informazioni, questo e´ certamente coinvolgente e seducente ma allo stesso tempo richiede maggiore risorse e tempo, e´ come un lavoro, un’ attivita´ ´sempre piu´difficile da seguire. Le aziende che gestiscono queste piattaforme si stanno gia´confrontando con gli abbandoni social causati dal digital burnout e dovranno trovare soluzioni per affrontare le conseguenze economiche dovute a questi disagi di ultima generazione che forse potevano essere prevedibili perche´ qualsiasi attivita´deve essere fonte di equilibrio e benessere e persino la tecnologia che ci supporta sempre di piu´in tante delle nostre attivita´deve fare i conti con il nostro essere umani.

Moderazione, dunque, sara´la parola d’ordine insieme ad equilibrio e senso della misura. I genitori dovranno monitorare i figli affinche´questi non passino tutto il loro tempo libero davanti ad uno schermo e infine i fornitori di servizi saranno costretti a considerare maggiormente la soddisfazione del cliente fruitore e soprattutto la sua salute, psicologica e fisica.

MARIA LA BARBERA

STORIE DI MATRIMONI Ritratti dell’immigrazione in Barriera di Milano a Torino

La mostra è aperta al pubblico dal 1° maggio 2024

e sarà visitabile fino al 29 settembre 2024

 

La programmazione di Flashback Habitat Ecosistema per le Culture Contemporanee prosegue con l’intento di intrecciare arte e vita.

La nuova mostra Storie di Matrimoni, pensata e realizzata dal direttore artistico Alessandro Bulgini, racconta questo legame realizzando un affresco dolce e delicato delle persone che hanno vissuto e vivono in Barriera di Milano. I ritratti dell’immigrazione in Barriera a Torino ci parlano infatti di vita vissuta ma anche del momento presente, con lo sguardo sempre rivolto al futuro, fatto di sogni e possibilità.

L’esposizione è aperta al pubblico dal 1° maggio 2024 fino al 29 settembre 2024 negli spazi di corso Giovanni Lanza 75.

Nello spostamento fisico e geografico da sud a nord si racchiude tutta la speranza e il desiderio di nuovi inizi. Storie di Matrimoni è una lente di ingrandimento su un quartiere, il più popoloso, vivace e stratificato di Torino: Barriera di Milano.

Qui si ritrova l’universalità del racconto, la storia dell’occidente dal dopoguerra a oggi, la migrazione di intere popolazioni che cercano nuove opportunità, una svolta che solo la modernità delle città metropolitane riesce a promettere.

Tra le tante possibilità per raccontare questa storia, personale e collettiva allo stesso tempo, è stato scelto un momento significativo per queste persone che, piene di nuove speranze e con le prime risorse raggiunte, possono coronare un sogno: il matrimonio. Le comunità si ricostruiscono a immagine e somiglianza dei territori di origine, ricreando il proprio mondo; come in tutti i nomadismi, ci si porta dietro le proprie tradizioni e le proprie radici.

Storie di Matrimoni, come cita il titolo, è la rappresentazione di un preciso momento della vita, raccontato attraverso il linguaggio fotografico. Immagini di potente bellezza evocano tutta la tenerezza e l’emozione di un momento indimenticabile.

Dalle stampe ai sali d’argento ai ritratti dalla patina seppiata, dal bianco e nero all’avvento del colore: la storia della fotografia è protagonista insieme alle storie dei matrimoni. La fotografia diventa, col tempo, imprescindibile fonte e testimone dell’unione non solo tra due persone, ma anche tra due gruppi famigliari. Gli scatti in mostra ci accompagnano nell’evoluzione del mezzo e delle tecniche utilizzate fin dagli anni ‘50, quando le cerimonie erano una vera e propria festa ufficiale ed era emozionante anche l’attesa dell’album fotografico. I coniugi posano solenni, talvolta seri nell’espressione, a sottolineare la formalità dell’evento. La cura per i dettagli, dagli abiti alle composizioni floreali fino agli sguardi complici degli sposi, è affidata a professionisti. Al tempo, infatti, la macchina fotografica era uno strumento privilegiato e i fotografi, esperti del mezzo, erano chiamati a conservare per sempre la memoria di un grande evento familiare. Era una grande responsabilità, e un privilegio per pochi.

La storia della fotografia evolve e ci conduce al presente, a un’epoca in cui il matrimonio è un evento sempre più informale, più facilmente digitalizzato e immortalato non solo dai fotografi, ma da tutti gli invitati.

Storie di Matrimoni conferma il nostro interesse nei confronti della relazione tra arte e vita e nasce come pretesto per parlare d’immigrazione nel quartiere di Barriera di Milano. Tra le tante esperienze condotte in questi anni a Torino, interamente dedicate al quartiere Barriera di Milano, ancora una volta la scelta ricade su una parte della città fortemente rappresentativa per la sua mescolanza culturale – Alessandro Bulgini.

L’esposizione è stata inoltre immaginata come un progetto in divenire diviso in due atti.

Il primo con inaugurazione il 30 aprile, il secondo con inaugurazione il 27 giugno.

Nel secondo atto la mostra parlerà anche dell’oggi, della seconda immigrazione, così sarà possibile seguire anche il corso della storia della fotografia che si evolve così come la storia dei matrimoni. I costumi si modificano nel tempo, le nuove migrazioni portano nuovi riti, nuovi costumi, nuovi volti, ma anche nuove speranze.

Nella sua caratteristica di mostra in divenire una sala espositiva della mostra sarà interattiva e dedicata al coinvolgimento dei protagonisti dei matrimoni che, quotidianamente, potranno affidare un ricordo, una foto del proprio matrimonio.

Il risultato sarà la costruzione di album fotografico collettivo, condiviso, corale.

Questa mostra parla di persone e di relazioni umane; di arte e di vita.

Senza doversi spostare lontano, basta guardarsi attorno per scoprire e ritrovare il quadro complesso e sfaccettato di una città, di quartiere, di chi lo ha vissuto e lo vive ancora, componendo un ritratto antropologico e di costume.

FLASHBACK LAB

Con Storie di Matrimoni proseguono i Flashback Lab di Mariachiara Guerra per ragazz* (6-16 anni) e le loro famiglie. Il focus dei laboratori abbraccia arte e vita attraverso la contaminazione tra architettura, natura e opere d’arte. Il prossimo appuntamento è domenica 19 maggio, dalle ore 15.30. Per maggiori informazioni www.flashback.to.it/lab.

FLASHBACK EVENTS

Vento dal Sud. Sapori, suoni e danze dalla Puglia

venerdì 3 maggio 2024

h. 19.00 workshop di pizzica

h. 20.00 cena pugliese

h. 22.00 concerto di Suoni dal Salento

Il Circolino, Pad. C

Venerdì 3 maggio una serata speciale festeggia la nuova mostra Storie di matrimoni – Ritratti dell’immigrazione in Barriera a Flashback Habitat.

Vento dal Sud comprende un workshop di pizzica, cena pugliese e concerto del gruppo “Suoni dal Salento”: una serata all’insegna di sapori, suoni e danze dalla Puglia.

Nuovi orari

Con la bella stagione appena iniziata, si aggiunge un nuovo giorno di apertura e nuovi orari delle mostre e del Circolino Bar/Bistrot.

Potrete immergervi nell’arte e nella vita di Flashback Habitat non solo nel weekend, ma anche il giovedì, dalle 18:00 alle 22:00 con un biglietto combo che comprende aperitivo al Circolino e visita alla mostra Insurrezioni. Fotografie di una protesta.

Venerdì, sabato e domenica, le mostre e il Centro prolungano di un’ora l’apertura, apertura mostre dalle 11:00 alle 20:00, apertura del Centro e del Bar/Bistrot il Circolino dalle 11:00 alle 22:00.

Apertura Straordinaria

1° maggio 2024, 11.00 – 22.00

Flashback Habitat

Ecosistema per le Culture Contemporanee

Corso Giovanni Lanza 75, Torino

flashback.to.it

info@flashback.to.it

t. +39 393 64 55 301

Storie di matrimoni. Ritratti dell’immigrazione in Barriera

1° maggio 2024 – 29 settembre 2024

PAD. B, piano terra

 

Orari

Orario centro

giovedì, 18:00 – 22:00

venerdì, sabato e domenica, 11:00 – 22:00

Orario mostre

giovedì, 18:00 – 22:00

venerdì, sabato e domenica, 11:00 – 20:00

Orario Bar/Bistrot Il Circolino

giovedì, 18:00 – 22:00

venerdì, sabato e domenica, 11:00 – 22:00

 

Ingresso

Storie di Matrimoni. Ritratti dell’immigrazione in Barriera

Ingresso gratuito / Free Admission

Una vita migliore

Frammenti di storie per l’infanzia dell’ex Istituto della Provincia di Torino

Ingresso gratuito

Insurrezioni. Fotografie di una protesta

Ingresso: 10€

Ridotto: 8€ 

Ridottissimo: 5 € (con Abbonamento Torino Musei, Torino+Piemonte Card)

Giovedì: biglietto combo aperitivo + mostra Insurrezioni. Fotografie di una protesta, 10€

L’accesso alla struttura è consentito ai possessori della tessera Amic* di Flashback Habitat

CREDITS

Promosso da / Promoted by

Associazione Flashback

Con il patrocinio di / Under the patronage of

Città di Torino

Programma con il contributo di / Program with the contribution of

Regione Piemonte, Camera di Commercio Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT

In collaborazione con / In collaboration with

Cassa Deposito e Prestiti

Con il sostegno di / With the support of

Iren, Studio Cernaia

Partner culturale / Cultural partners

Opera Viva, l’Artista di Quartiere, Bagni Pubblici di Via Aglié

Partner Tecnico / Technical Partner

Dolceare Café, Birbar, Bar Luigi

Media partner

La Stampa, Exibart, Turismo Torino

Genitori alla pari, incontro al Collegio Carlo Alberto

Fondazione Collegio Carlo Alberto XV° incontro del Ciclo sul Welfare promosso dal Master in Welfare: Fondamenti teorici e Data Analysis (WeDA), Master universitario di II livello dell’Università di Torino:

Genitori alla pari

Genitorialità condivisa, uso del tempo, occupazione femminile e dintorni

Presentazione del libro “Genitori alla pari. Tempo, lavoro, libertà” di Alessandra Minello e Tommaso Nannicini, Feltrinelli editore.

Interviene

Tommaso Nannicini

Professore di Economia Politica presso l’Istituto Universitario Europeo e l’Università Bocconi (on leave), Sottogretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2016 e Senatore della Repubblica nella XVIII legislatura

Discute

Ainoa Aparicio Fenoll

Professoressa di Economia Politica, Università di Torino

Introduce

Francesco Figari

Professore di Scienza delle Finanze, Università del Piemonte Orientale

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Museo Egizio: gli ambasciatori pasticceri dell’eccellenza italiana presentano ” Aromi dell’Antico Egitto” 

 
Il seminario aperto al pubblico, nella sola giornata del 5 maggio, organizzato da Apei, l’associazione degli ambasciatori pasticceri dell’eccellenza italiana, e presieduto dal Maestro Iginio Massari, presenterà creazioni d’alta pasticceria al sapore d’Oriente, tutte da degustare.
Per celebrare il duecentario dei luoghi culturali più visitati d’Italia,  ma anche per  “riesumare”  gli aromi di ciò che, probabilmente, gli antichi Egizi consideravano dolce.
Questo l’intento del primo seminario pubblico organizzato da APEI – ambasciatori pasticceri dell’eccellenza italiana – , presieduto dal noto Maestro Pasticcere Iginio Massari , presso la sala conferenze del Museo Egizio di Torino, nella giornata di domenica 5 maggio: tredici appuntamenti , visionabili e prenotabili sul sito del Museo  , con gli Ambasciatori Apei che , in coppia, dalle 10 alle 16.30, presenteranno le loro creazioni d’alta pasticceria , realizzate con ingredienti e aromi che già si utilizzavano nell’Antico Egitto. I prodotti saranno offerti in degustazione ai visitatori che avranno la possibilità di assistere alle dimostrazioni dei pasticceri e di conoscerli dal vivo.
Tra gli ambasciatori presenti, il Maestro Cioccolatiere  Guido Castagna e  il Maestro Pasticcere Fabrizio Galla, con la loro curiosa ” Tavoletta bes” , puro cioccolato del Ghana, abbinata e arricchita nel gusto dall’elisir del Faraone, a base di anice e menta.
” Siamo grati a APEI per avere ideato un evento di rivisitazione della cultura dell’Antico Egitto attraverso l’alta pasticceria, ispirato agli aromi e ai profumi dei nostri Giardini Egizi, che apriranno al pubblico il 1 maggio” – dichiara Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio. 

Un dolce e profumato connubio fra cultura e pasticceria made in Italy, da conservare con cura.

CHIARA VANNINI
Museo Egizio – Via Accademia delle Scienze 6
Ingresso riservato ai visitatori

Apre al pubblico il castello di Lucento

Da oggi il Castello di Lucento, ex residenza sabauda riscoperta grazie al progetto di riqualificazione messo in campo dalla Fondazione AIEF, riapre al pubblico tutti i giorni dal lunedì al venerdì come polo socio-educativo e culturale. Al suo interno il Mangianuvole.

FONDAZIONE AIEF E FONDAZIONE COTTINO INAUGURANO MANGIANUVOLE, LA CAFFETTERIA SOCIALE CHE CREA OPPORTUNITA’ FORMATIVE E OCCUPAZIONALI PER GIOVANI CON DISABILITA’

A novembre scorso la Fondazione AIEF inaugurava gli spazi del Castello di Lucento ristrutturati a tempi record, anche grazie alla significativa rete di sostenitori che hanno scelto di credere nella rinascita dell’ex residenza sabauda come polo socio-educativo: oltre 50 partner tra aziende e fondazioni del territorio. In tale occasione AIEF aveva annunciato l’avvio delle attività nella primavera del 2024, con la conseguente apertura al pubblico del Castello.

Da oggi il Castello di Lucento apre ufficialmente al pubblico tutti i giorni dal lunedì al venerdì e al suo interno inaugura il Mangianuvole, la Caffetteria Sociale che nasce dalla collaborazione tra Fondazione AIEF e Fondazione Cottino.

Il Mangianuvole è molto più di una semplice caffetteria: è un luogo di incontro, di condivisione e di inclusione sociale che prende forma negli spazi interni ed esterni dell’ex residenza sabauda.

“C’è più gusto a essere inclusivi” è lo slogan che si legge sopra il bancone del Mangianuvole, che tra una nuvola colorata e l’altra dipinte sulle pareti ci ricorda come ogni nuvola ci dica qualcosa di diverso a seconda dell’occhio che la osserva.

Il progetto promuove un modello inclusivo di occupazione e di commercio no profit: la Fondazione AIEF e la Fondazione Cottino, attraverso l’impresa sociale Be Am Srl, creano opportunità formative e di inserimento lavorativo per giovani con disabilità nel settore degli eventi e della somministrazione. Inoltre, il Mangianuvole può definirsi un’attività commerciale senza scopo di lucro perchè la maggioranza degli utili generati dalla sua attività commerciale vengono reinvestiti in progetti sociali della Fondazione AIEF.

“Mangianuvole è un laboratorio di integrazione e crescita personale capace di creare un ambiente accogliente in cui ognuno può sentirsi parte della nostra comunità, che oltre a creare opportunità formative e occupazionali raccoglie fondi per progetti sociali: ecco perché una colazione, un pranzo, un aperitivo o un caffè consumati al Mangianuvole – Caffetteria Sociale fanno del bene!” annuncia la Fondazione AIEF.

Come Fondazione Cottino abbiamo creduto sin dall’inizio nel progetto socio-culturale ed educativo di AIEF arricchito dall’intervento di rigenerazione del Castello di Lucento. Sosteniamo questo progetto perché si tratta di un’azione che ben interpreta l’anima della nostra Fondazione, da sempre attenta al territorio, ad iniziative legate alla cultura d’impresa e soprattutto con una spinta generativa all’autoimprenditorialità”, commenta Martina Di Bari, consigliera della Fondazione Cottino.

Il Coffee Partner del progetto è Caffè Alberto, storica realtà torinese che ha scelto di prendere parte al progetto. Ad evidenziare la valenza territoriale del progetto una delibera di destinazione d’uso temporanea della giunta comunale della Città di Torino che consente l’insediamento dell’attività al Castello.

Oltre al Mangianuvole il Castello di Lucento, le cui origini risalgono al 1300 e la cui notorietà si deve quale residenza di caccia preferita di Emanuele Filiberto di Savoia e punto strategico durante l’assedio di Torino, torna ad essere aperto come presidio storico culturale.

Proprio in questi giorni, infatti, grazie alla collaborazione tra Fondazione AIEF e il Tavolo Culturale Lucento numerose classi delle scuole primarie di primo grado del quartiere stanno visitando il Castello alla scoperta della sua storia. A breve sarà annunciata una rassegna culturale, con i primi appuntamenti durante l’estate.

È partita la nuova campagna per destinare il 5×1000 al Cottolengo

 

 

“Tocca con mano, dona con fiducia” è il messaggio principale che il Cottolengo vuole trasmettere nella nuova campagna di sensibilizzazione sulla firma del 5×1000. Destinare il 5×1000 alle attività portate avanti dal Cottolengo a Torino e in Italia vuol dire scegliere di donare con la certezza che questi contributi si trasformeranno in progetti concreti, di aiuto tangibile a numerose perone con fragilità, accolte ogni giorni dalla piccola casa della Divina Provvidenza. Per rappresentare il primo “concept” della campagna sono state create tre immagini: “Dona educazione”, “Dona assistenza” e “Dona salute”, che raccontano l’attività del Cottolengo nell’ambito educativo e scolastico, in quello dell’assistenza alle persone anziane e con disabilità, in quello della salute per tutti.

Il primo soggetto pone l’attenzione sulla formazione integrale di bambini d ragazzi,con particolare attenzione ai più deboli, che viene riservata ai più deboli nelle scuole Cottolengo presenti in Italia. Da sempre, infatti, le scuole cottolenghine, facendo riferimento costante alla mission del proprio fondatore San Giuseppe Benedetto Cottolengo, hanno al centro del proprio impegno l’allievo nella sua interezza, senza alcun pregiudizio rispetto alla provenienza, alla razza, alla cultura e alla religione.

La seconda strada punta all’assistenza della persona, come è l’offerta quotidiana dei pasti completi destinati ai fratelli e alle sorelle indigenti, presente nelle mense di “casa accoglienza” del Cottolengo di Torino e Pisa.

L’ultima immagine racconta l’importanza della cura e della salute della persona di qualsiasi età, offerta in particolare dall’Ospedale Cottolengo di Torino, in cui è presente l’ambulatorio infermieristico “Granetti”, che accoglie gratuitamente persone con fragilità, impossibilitate a sostenere le spese sanitarie, e dal Cottolengo Hospice a Chieri, aperto nella casa dove è morto il Santo Cottolengo, per accompagnare i pazienti bisognosi di cure palliative e della terapia del dolore nella fase terminale della vita terrena.

Il secondo “concept” della campagna ha come oggetto principale una mano i  primo piano, e si intitola “Tocca con mano”. Un’immagine che sottolinea la realizzazione di progetti concreti, rivolti al supporto di chi è meno fortunato, e si possono toccare con mano in quanto reali. La donazione del 5×1000 al Cottolengo è un contributo che ha la certezza di poter aiutare i più fragili. La mission della “Piccola Casa” si realizza infatti accogliendo gli ultimi e gli scartati dalla società.

“Tutti – scrive il Padre Generale della Piccola Casa, Padre Carmine Arice – negli ultimi Orientamenti pastorali per la PiccolCasa, abbiamo il dovere di sostenere coloro che la Provvidenza ci fa incontrare e, ancor di più, siamo chiamati ad aiutare chi viva esperienze di solitudine e abbandono, e sono affidati alle nostre cure, oltre a percepire che anche la loro vita puo essere dignitosa, importante e piena di significato”.

“Non si vive di solo pane – sottolinea Padre Arice – le ricchezze materiali non bastano e nemmeno il prestigio sociale. Il desiderio più intimo di ognuno di noi è quello di essere felici e la strada del senso è la strada maestra per raggiungere questa meta. Ciò non sara possibile senon daremo alla nostra vita gli strumenti necessari per distinguere il bene dal male e il vero dal falso”.

 

Per sostenere le attività del Cottolengo inserire il codice fiscale: 97656390016

infodonazioni@cottolengo.org

 

Mara Martellotta

“Noi faremo di te un divo da hit parade”

Ho preso a prestito il titolo di questo articolo dalla canzone “Il gatto e la volpe” di Edoardo Bennato, per trattare tanto le truffe quanto le millanterie che quotidianamente ci investono promettendoci di risolvere i nostri problemi di autostima, di difficoltà a parlare in pubblico e di ogni genere di disagio nel quale staremmo vivendo.

Sebbene molti professionisti siano realmente tali, seri, scrupolosi e capaci, molti altri si improvvisano cavalcando l’onda della crisi personale, dello sconforto che, complice la pandemia, ha toccato molti di noi.

Ecco, dunque, moltiplicarsi i webinar (il primo è sempre gratuito, per seguire gli altri occorre vendere un rene) che ci permetterà di conquistare lo spazio interstellare, di avere finalmente la promozione meritata e mai riconosciuta, di conquistare tutte le donne che incontreremo, di convincere un teatro intero che siamo i migliori e altre tematiche che preoccupato la società.

Si è così assistito ad un moltiplicarsi di coach e counselor (poi vedremo la differenza, non da poco) che vogliono aiutarciguidandoci attraverso un percorso che ci farà capire dove sbagliamo, come dobbiamo reagire, quanto valiamo, dove andiamo, chi siamo, dove sbagliamo e concetti analoghi.

Va intanto premesso che i counselor devono essere psicologi, iscritti all’Ordine professionale, come ha stabilito la sentenza n° 39339 della Cassazione penale, depositata il 22 Agosto 2017, che ha condannato in via definitiva il fondatore del “percorso di crescita personale” di un’associazione in solido con i suoi collaboratori.

Il coach, come dice il nome, è una guida, uno che ci fissa dei paletti e verifica, insieme a noi, il loro raggiungimento; attenzione, però, che non sconfini nelle terapie riservate a psicologi e psicoterapeuti se non ha conseguito l’abilitazione necessaria.

Prima di affidarsi a chi potrebbe modificare la nostra psiche è, pertanto, doveroso valutare la reale capacità del soggetto a cui ci rivolgiamo, la preparazione e, cosa che non guasta mai, capire se abbia ottenuto successi professionali o soltanto lauti guadagni.

Purtroppo, in una società che ha fame di conoscenza, di porre rimedio ad alcuni problemi dell’era moderna, dove stress e insicurezza hanno preso il posto di armonia ed equilibrio, è ovvio che chiunque ci prometta la risoluzione di almeno uno dei nostri problemi verrà visto come un salvatore.

Beati monoculi in terra caecorum o, come si dice da noi, “beato chi ha un occhio” rende bene l’idea: quando si è disperati, chiunque sembra poterci dare un minimo di serenità viene considerato come un Deus ex machina, che risolverà i nostri problemi di varia natura, perché piuttosto che niente, è meglio piuttosto.

La nostra società ha continuamente bisogno di qualcosa in cui credere, ed ho avuto modo di scriverlo qui alcune settimane fa: negli anni ’80 la soluzione ad ogni problema alimentare era la macrobiotica, a quelli di salute era l’aerobica portata a conoscenza del pubblico da Jane Fonda, poi c’era la new age e così via. Ora, sdoganata la vergogna di ammettere di avere problemi di natura emotiva, psicologica o sociale, per la legge della domanda e dell’offerta a tanti che chiedono aiuto corrispondono molti di più che lo offrono.

Poiché agire sulla psiche altrui non è uno scherzo, però, occorre evitare chi, quasi quotidianamente, annuncia terapie, metodiche e nuove scienze dai nomi improbabili (“riequilibrio ematico dal cosmo” o “sviluppo del sé nella parametrizzazione cosmogonica orgonoterapica) che non significano assolutamente nulla ma costano tanto e non sortiscono effetti reali quando, addirittura, non sono dannosi.

Se pensiamo al giro di affari che gravita intorno a maghi, fattucchiere, produttori di filtri magici ecc, possiamo ben capire quanto sia importante, per alcune persone, avere sicurezze, migliorare la percezione di sé stessi, sentire che gli impedimenti di natura emotiva e psicologica ci abbandonano.

Perciò, repetita iuvant, consiglio per prima cosa di non pensare che ogni proposta calzi a pennello con le nostre necessità, con il nostro modo di essere: avete presente quando leggiamo la descrizione di una patologia? Se diamo retta ai sintomi delle malattie, ognuno di noi è affetto da almeno tre patologie. Questo, però, non significa che si sia realmente malati né che quella diagnosi sia corretta, talvolta neppure se effettuata da un medico. Allo stesso modo, quella che può semplicemente essere una crisi momentanea, la voglia di evadere dalla solita routine, il bisogno di cambiare amicizie possono diventare problemi seri se ci affidiamo a chi ha interesse a enfatizzare i nostri bisogni e procrastinare la soluzione del nostro problema, al solo scopo di arricchirsi e, al contempo, impoverire noi.

Se le mie previsioni sono corrette, e solitamente lo sono, fra pochissimi anni i coaching, i corsi di crescita, certi seminari e quant’altro faranno compagnia a new age e tutto il resto, cioè passeranno alla storia recente.

Sergio Motta