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E’ “Il Tempo” di Tommaso Cerno

Intervista a tutto campo con il direttore del quotidiano romano

“Negli anni ‘80 e ‘90 c’era un residuato intellettuale in questo Paese a cui ancora la gente poteva far riferimento, persone che parlavano col proprio cervello, adesso non c’è più”. “La Sinistra vede fascisti sotto tutti i tombini. Il Pd? E’ radicalmente schiacciato su temi che poco hanno a che fare con quello che ha detto il Pd negli ultimi 15 anni” “L’elettore moderato noi non sappiamo dov’è, non sappiamo se sta votando o se non sta votando, non sappiamo se la maggioranza di questi moderati si è turata il naso e invece che votare DC ha votato tutto il resto” “Destra e sinistra parlano solo a classi sociali che non sono le loro classi d’abitudine. La destra ormai parla con gli operai, con tutto quel mondo ex comunista che ha visto nella sinistra la fuga verso il potere”

 

Di Cristiano Bussola

È il momento – o meglio è “Il Tempo” – di Tommaso Cerno, il volto televisivo oggi forse più in voga nei telegiornali e nelle trasmissioni di approfondimento politico. Commentatore di rango (perché opinionista sarebbe riduttivo) e icona di stile, nelle sue analisi raffinate sa rendere elegante persino la politica. Giornalista, ha iniziato la carriera negli anni 2000 al Messaggero Veneto che ha anche  diretto; all’Espresso caposervizio dell’attualità e successivamente direttore.  Poi, dal 2017 al 2018, l’esperienza di condirettore del quotidiano la Repubblica. Alle elezioni politiche del 2018 viene eletto al Senato nel Partito democratico. Dal 2022 la direzione del quotidiano L’Identità fino al 2024, anno in cui diventa direttore de Il Tempo. Cerno ci ha ricevuti a Roma per una lunga intervista nello storico palazzo Wedekind, sede del giornale, a due passi dai “santuari” del potere, Chigi e Montecitorio.


D –Direttore, pochi giorni fa Matteo Renzi ha scritto una lunga lettera al “Tempo” nella quale spiega perché secondo lui il terzo polo è naufragato. Ma il passaggio a sinistra del leader di Italia Viva rappresenta un de profundis per il centro o, paradossalmente, è un nuovo stimolo per riaggregare  tutti i centristi?

R – Il centro ha una caratteristica nella storia italiana, repubblicana, che viene sempre considerata poco. Nel senso che tutti pensano all’ispirazione moderata, ai valori cattolici più o meno laicizzati, ma nessuno pensa al fatto che il cosiddetto centro, nella Prima Repubblica, è stato sempre al governo. Tendenzialmente l’elettore moderato centrista consapevole, che quindi fa la scelta di un partito, magari piccolo, per ragioni che lo legano a una storia, vuole stare al governo. Vuole che il centro rappresenti quel filtro moderato, quell’elemento dialettico, che decide come cambiare l’Italia, non come gridare che gli altri sbagliano. Quindi in questo processo che Renzi aveva avviato, lui di fatto è rimasto con attorno a sé elettori, pochi o tanti, a seconda del giudizio che si dà di questo 3%, che non vogliono andare là dove sono stati cacciati e non vogliono investire sul governo di sinistra con Ilaria Salis, con Fratoianni e con questi 5Stelle: preferirebbero dare un proprio contributo alla riforma della giustizia, alla riforma fiscale e collocarsi nel centro destra. Renzi per ragioni personali o politiche, ritiene invece di aver fallito questa fuga dal Pd, ricordiamoci sempre che Renzi è di Firenze e per uno di Firenze il Pd è la DC: è questo il grande errore mentale che si fa in Emilia Romagna e in Toscana. Quindi è tornato indietro probabilmente trattando con Elly Schlein una collocazione che gli tolga il peso in questi mesi di dover spiegare sempre che non è d’accordo con nessuno.

D – Ma gli elettori – soprattutto quelli di Renzi –  come reagiranno?

R – Questa cosa può piacere al suo cerchio più vicino perché lascia intendere che ci sarà un accordo anche per il Parlamento, poi parliamoci chiaro – uno cosa vuole fare?  Andare in Parlamento – però non va bene ai suoi elettori, perché quelli del Pd erano già andati via e quelli che sono rimasti vuol dire che non vogliono tornarci, tantomeno con un Pd così radicalmente schiacciato su temi che poco hanno a che fare con quello che ha detto il Pd negli ultimi 15 anni.

D – Questa sinistra: penso a Gian Paolo Pansa, venerato finché non ha denunciato i crimini di certi partigiani rossi e da allora è stato ostracizzato. Al contrario Montanelli da sempre additato come fascista è diventato l’idolo della sinistra quando ha lasciato Berlusconi. Perché la sinistra italiana è vittima del “complesso del migliore” e si sente così eticamente e moralmente superiore?

R – Ricordiamo  anche Fini: la Sinistra che vede fascisti sotto tutti i tombini ha celebrato Gianfranco Fini perché aveva ritenuto che fosse il piede di porco per rompere lo schema del centro destra e tornare al governo e quindi di fatto ha portato, ascritto, per molto tempo, nel suo pantheon, il leader del Movimento Sociale Italiano che aveva fatto la svolta di Fiuggi per convenienza politica. Ora il tema è che negli anni ‘80 e ‘90 c’era un residuato intellettuale in questo Paese a cui ancora la gente poteva far riferimento, persone che parlavano col proprio cervello,  adesso non c’è più, anche la sinistra fotocopia e twitta  le stesse cose, quindi di fatto in questa assenza intellettuale si sta non radicalizzando, perché radicalizzare è un tema culturalmente forte, si sta spostando in un tifo che ha poco a che vedere col dubbio, quindi con un percorso democratico di un’alleanza, tanto la destra quanto la sinistra, basta vedere una cosa: la Seconda Repubblica nasce con due leader centristi che si sono addirittura scambiati il campo, Berlusconi, storico socialista vicino a Craxi diventa il leader della destra e Prodi, democristiano, cattolico sociale diventa il leader della sinistra. Quindi noi ci troviamo con i due leader centristi che sono di fatto rovesciati addirittura al centro, rispetto alla loro collocazione ideale.

D – E poi c’è Giorgia Meloni

R – Oggi Giorgia Meloni è il leader del centro-destra, di  un partito che è quello più a destra della coalizione e quindi  specularmente ha generato la risposta della sinistra che ha cacciato Bonaccini, scelto dal 90% dei dirigenti, per mettere una che sta esattamente nello stesso luogo, dall’altra parte. Quindi stiamo vivendo un bipolarismo che anziché partire dal centro e dover allargare ai lati, parte dai lati e deve allargare al centro, per cui la parola “centro” diventa fondamentale ma è chiaro che se il centro fa una scelta di campo, in qualche modo prepolitica, finisce subito e quindi crea in Forza Italia quello che stiamo vedendo: questa mutazione che Tajani è convinto di poter fare, lui parla di passare dal 10 al 20%, che sembra una cosa gigantesca, ma qualcuno questo sporco lavoro lo dovrà pur fare.

D – Chi?

R – C’e un pezzo di Paese che si aspetta che lo faccia la Meloni, cioè che dica “io vengo da una storia di destra ma ho fondato il mio partito – perché questo bisogna tenerlo in considerazione, l’unica differenza che c’è oggi nello schema è che la Meloni, come Berlusconi, ha fondato il suo partito mentre gli altri li hanno ereditati da storie differenti e quindi è differente  che lei dica non il partito sono io, ma l’abbiamo fondato insieme. Parla al 30% degli italiani e ha la necessità di mostrarsi agli italiani un’entità conservatrice evoluta. O lo fa lei o Tajani o lo farà qualcun altro che non potrà più essere Renzi dopo questa scelta di sinistra probabilmente consapevole perché l’ultima prova non è andata bene. Anche se io mi domando come possa un democristiano immaginare di andare alle elezioni rompendo prima con i suoi alleati e non dopo, per cui c’è un assalto a questo elettorato moderato…

D – Elettorato piuttosto “mimetizzato”, non trova?

R – Noi non sappiamo dov’è, nel senso che non sappiamo se sta votando o se non sta votando, non sappiamo se la maggioranza di questi moderati si è turata il naso  e invece che votare DC ha votato tutto il resto, quindi una specie di Montanelli al rovescio, oppure sta in quel pezzo di italiani che non votano non perché particolarmente arrabbiati ma perché ritengono di non avere ancora trovato il contenitore governativo che vanno cercando.

D – In  questo clima (almeno apparentemente) sempre più bipolare cosa vuol dire destra e cosa vuol dire sinistra?

R – Diciamo che destra e sinistra si sono confuse abbastanza e non lo dimostrano le cose che dicono tanto è vero che si esaspera la differenza su temi che un tempo erano considerati i temi della libertà di coscienza in tempi democristiani, ci si scanna sull’aborto, sul divorzio, sui diritti civili, non rendendosi conto che il Paese va avanti da solo, nel senso che questi sono temi planetari, di percezione, i Partiti li fanno un po’ i leader e un po’ gli elettori e che c’è sempre un punto arriverai a contatto, quindi la libertà di coscienza che cos’era? Capire in che modo il Paese evolveva culturalmente rispetto a un tema, mentre noi abbiamo solo uno scontro su questo perché non abbiamo scontri su altro e quindi ci troviamo a vedere come destra e sinistra parlino solo a classi sociali che non sono le loro classi sociali d’abitudine. La destra ormai parla con gli operai, con tutto quel mondo ex comunista che ha visto nella sinistra la fuga verso il potere, verso l’altezza, verso il danaro, la scelta di D’Alema che fu: “io voglio diventare premier”, perché non era neanche “io voglio che la sinistra governi”, altrimenti avrebbe lasciato Prodi. “Io voglio diventare premier”, cioè “voglio che anche in Italia il leader del principale partito di governo esprima il premier”, una specie di versione british di quello che è il nostro sistema elettorale e in cambio di questo ha attribuito alla sinistra questa sorta di eterno docente di sostegno che era il sistema finanziario del grande potere italiano. Il messaggio era: “volete stare lì? Dovete fare le cose che interessano a noi”. Ed è stato talmente vero questo che il governo di Berlusconi che era comunque il governo di un imprenditore miliardario, che aveva a che fare con quei sistemi molto più di loro è stato fatto cadere nel nome di una riforma, che poi abbiamo visto di fatto mai attuata, per rimetterci quella sinistra che garantiva a quel sistema che certe cose sarebbero poi state fatte. Da quando la sinistra di fatto ha la museruola si canta Bella Ciao, si ripete ogni giorno che il 25 aprile può sembrare di sinistra ma per il resto non lo è più.

 

D – E la destra?

R – Una certa destra dovrebbe smettere di essere nostalgica di qualcosa che non conosce, perché quando sento parlare questi che fanno i saluti romani di Mussolini  – che sono uno invece che è molto appassionato di storia romana – capisco che sono un pozzo di ignoranza assoluta e che dovrebbero andare a scuola. Mussolini li prenderebbe a sberle probabilmente, però questo loro non lo capiscono perché c’è un simbolismo semplice in questo momento. Ma la destra di oggi è di nuovo sociale, non perché è post fascista, ma perché nessun altro parla con quel pezzo di società che né per le banche né per  i sistemi economici che oggi contano non vale niente e quindi oggi a nessuno frega nulla. I 5 Stelle li hanno tenuti un po’ vicini dandogli dei soldi, questi soldi non ci sono più e loro sono ritornati a parlare tra di loro e quindi in questa inversione, oggi è molto interessante partire dai temi, dai ragionamenti. Io credo che la destra sia in questo momento un’entità politica non troppo evoluta, con un pensiero non sufficientemente evoluto e costruito che avrebbe voglia di cambiare l’Italia e che va a sbattere con tutti gli spigoli di questa struttura Paese e di questa struttura Occidente. Tornando alla sinistra,  è una forza che avrebbe potenzialmente cultura, visione e storia rivoluzionaria per poterla cambiare ma ha deciso di non volerla cambiare e quindi vuole dirci che è tutto giusto quello che ci dice la Von Der Leyen che è, onestamente, rispetto a quello che ci dicevano gli intellettuali di sinistra, una grandissima cazzata.

D – Lei è molto social. I suoi tweet stuzzicano spesso i classici leoni da tastiera…

R – Non leggo i commenti dei miei tweet perché ritengo che uno che scrive qualcosa su quello che io dico, di fatto abbia già dimostrato che gli interessava. Poi, il fatto che lui mi risponda battendomi le mani o dicendo che sono un idiota è solo il livello della sua rosicata per aver dovuto perdere del tempo che io non perderei.

D-  Gli 80 anni de “Il Tempo”, lo storico quotidiano romano da lei diretto. Cosa è stato questo giornale fino ad oggi e come sarà ora sotto la direzione di Tommaso Cerno?

R- Il Tempo ha una storia unica nel giornalismo italiano: è il grande giornale della Capitale che nasce, come prima pagina nel giugno del ‘44, per annunciare festoso la liberazione della città di Roma, ma si assume un onere nei suoi anni di crescita, che è quello di rendersi conto, e forse solo Roma era la città in Italia dove questo poteva avvenire, che era vero che c’era stato un regime, che era vero che questo regime era finito in maniera drammatica ed era vero che l’Italia rifondava se stessa sulla sua nuova storia repubblicana. Ma non era colpa di tutti i singoli italiani, era colpa di un pezzo e quindi in qualche modo rinasce sul Tempo il tentativo di dialogo tra pezzi di italiani che sarebbero stati in qualche modo divisi dalla storia sulla base delle colpe di altri. Quindi tiene dentro di sé questa specie di unicità: la capacità di allargare da destra a sinistra il ragionamento fornendolo a una capitale che avendo 3mila anni di storia difficilmente si spaventa di fronte a un tema complesso e non ha invece la natura che hanno in questa fase alcuni quotidiani di parlare soltanto a  chi ti dice che sei bravo. Se Il Tempo riesce a portare questo del suo giornalismo fa un grande lavoro di riapertura del dialogo in questo Paese. Dialogo che non vuol dire darsi ragione ma darsi torto, dialogo vuol dire dialettica. Sarebbe la base di quel processo politico che nasce da uno scontro per arrivare a un incontro, mentre oggi nasce tutto da un incontro, nel senso che poi s’è visto nella partita di calcio quanto questi si odiano veramente, nella grande pantomima del Palazzo dove io sono stato e ho visto com’è davvero, ho visto la verità.

D – E qual è la realtà?

R – Tutto diventa uno scontro in Parlamento, esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere il processo democratico decisionale dove la maggioranza vince ma ha anche ragione, sa che se è un po’ più larga vale di più e la minoranza sa che non tutto fa schifo quello che viene dagli altri, mentre oggi abbiamo l’impressione di Harry Potter: io sono Serpeverde e tu sei Grifondoro, quindi le nostre magie hanno effetti diversi, le nostre verità sono entrambe compiute, non esiste il tema galileiano, il dubbio, io posso avere ragione e torto insieme e quindi in questo incastro che la politica dovrebbe portare nel luogo sacro della democrazia, il Parlamento, dovrebbe per prima cosa dimostrarsi così. I toni del dibattito che io sento sono gli stessi che la Costituzione cercò di non riportare al centro del dibattito e loro invece agitano la Costituzione per dirci il contrario, cioè che la Repubblica è di uno solo, che la verità è di uno solo, che l’etica è di uno solo, che la morale è di uno solo, che è una scemenza gigantesca lo sanno anche loro ma gli piace dirlo.Ultima cosa, noi abbiamo in qualche modo la percezione che la Repubblica italiana sia fatta da fascisti e comunisti che litigano tra di loro. Allora ricordiamo a tutti, da Giorgia Meloni a Elly Schlein, che la Repubblica italiana è stata fatta residualmente dal Partito Comunista per scelta nulla del movimento sociale ma tutti gli altri che sono scomparti, democratici cristiani, socialisti, repubblicani, monarchici metteteci De Gasperi, La Malfa, Craxi in mezzo al dibattito, un po’ meno Berliguer e un po’ meno Mussolini.

D- Lei ormai è diventato un’icona non solo giornalistica, ma anche televisiva, di stile. Tommaso Cerno è libero e indipendente come il suo quotidiano  anche nella moda? Chi sceglie i suoi outfit, i suoi occhiali? 

R- Io ho la sindrome di Braccio di Ferro quindi ho tutti i vestiti uguali, tanto che mio marito mi dice “ti vesti sempre uguale, diranno che non ti cambi mai!”, ho tutte camicie bianche, poi le ho messe azzurre quando Renzi le aveva sempre bianche. Gli occhiali li ho sempre avuti ma poi ultimamente mi hanno spiegato che alle persone piacciono gli occhiali che ho che sono semplicissimi, abbastanza grandi da vederci  attraverso. Non credevo di essere fashion però se lo sono potrei farci due conti…

 

D – Torino, la città del nostro giornale, “Il Torinese”. Cosa le viene in mente quando le dico Torino?

R – Mi ha sempre affascinato, è una città magica. Quando la visito, ancora oggi, mi inquieta sempre l’idea che ad un certo punto, soprattutto di notte mentre passeggi, improvvisamente si scorga la Mole, è questo cuneo planetario molto strano. È una città storica, misteriosa.

(Ha collaborato Daniela Roselli)

Il turismo in Piemonte continua a crescere

Il Piemonte continua a consolidare la sua posizione di rilievo nel panorama turistico italiano, registrando un aumento significativo dei flussi turistici nel primo semestre del 2024. Secondo l’ultimo report pubblicato dall’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte – Visit Piemonte gli arrivi sono aumentati del +2,2% e le presenze del +4,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.  Questo incremento è stato particolarmente sostenuto dal turismo estero, con una quota di pernottamenti stranieri che nei primi sei mesi ha raggiunto il 50%, in crescita rispetto al 49,2% dello scorso anno e volumi di spesa che nei primi sei messi dell’anno hanno superato 388 milioni e 600 mila di euro.

«I dati positivi emersi dal bilancio turistico del Piemonte per il primo semestre del 2024 – sottolinea il presidente della Regione Alberto Cirio – testimoniano che il turismo piemontese è in buona salute e continua a crescere. I numeri dei primi sei mesi dell’anno sono il risultato dei tanti investimenti nella promozione e nello sviluppo della nostra offerta turistica, oltre che dei grandi eventi – le Final Eight, il Giro d’Italia e il Tour de France – che hanno portato in Piemonte tanti appassionati oltre ad aver rilanciato la bellezza del nostro territorio sulle tv e sui media di tutto il mondo».

«I risultati di questi anni, confermati nei primi sei mesi, sono il frutto di un lavoro sinergico tra le ATL, le Pro Loco, e i numerosi soggetti pubblici e privati che operano nel settore garantendo alti standard di accoglienza – sottolinea l’assessore al Turismo, Marina Chiarelli – In un contesto turistico sempre più competitivo, il Piemonte continua a puntare sulla qualità come elemento distintivo, sapendo che un’esperienza turistica positiva non solo fidelizza i visitatori, ma alimenta anche un passaparola positivo, incrementando la notorietà della regione a livello nazionale e internazionale».

«Dopo il grande risultato raggiunto nel 2023 con oltre 16 milioni di pernottamenti, prosegue il trend positivo per il turismo in Piemonte – sottolinea il Presidente di Visit Piemonte, Beppe Carlevaris – I dati dell’Osservatorio, per il primo semestre 2024, indicano una crescita di arrivi e presenze a Torino, in montagna e nelle colline nonostante le avverse condizioni meteorologiche dei mesi di maggio e giugno. Sempre ottime le recensioni online, che ovunque premiano la qualità della nostra accoglienza con un segno positivo ancora maggiore dell’anno passato; particolarmente interessante il consistente aumento della spesa dei turisti esteri sulle aree della montagna, territorio che ha registrato l’importante +44,5% rispetto ai primi sei mesi del 2023.  I risultati ottenuti sono frutto anche delle vincenti strategie di promozione e comunicazione frutto del grande lavoro degli ultimi anni di Regione, Visit Piemonte con tutti gli operatori, i consorzi turistici e le ATL nella crescita sia quantitativa che della qualità dell’offerta».

Anche l’Osservatorio Culturale ha rilevato un aumento significativo del turismo nei primi sei mesi dell’anno, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente nei cinque musei piemontesi più visitati. In totale, sono stati registrati 1.888.227 ingressi, con il Museo Egizio al primo posto, contando oltre 552.607 visitatori. Seguono il Museo Nazionale del Cinema con 447.704 ingressi, i Musei Reali con 393.925, la Venaria Reale con 282.852 e il Mauto con 205.139 visitatori. Questi musei non solo sono tra i più frequentati, ma probabilmente anche tra i preferiti dai viaggiatori.

Turismo Internazionale in crescita

Il turismo internazionale ha visto un notevole incremento, con un aumento del 3,1% negli arrivi e del 5,9% nelle presenze. La Germania rimane il principale mercato estero, seguita da Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux, tutti in crescita per quanto riguarda i pernottamenti. Gli Stati Uniti hanno registrato un incremento rilevante del 16% nelle presenze rispetto al primo semestre 2023, che conferma un rinnovato interesse dei turisti americani per la nostra regione già rilevato a consuntivo dell’anno scorso in cui il Piemonte aveva chiuso un anno record con 6 milioni di arrivi e 16 milioni di presenze. Questi numeri consolidano il trend che nel 2023 ha consentito, a fine anno, di registrare il superamento della quota di turisti stranieri (52%) rispetto a quelli italiani.  Nel primo semestre 2024, gli stranieri hanno scelto prevalentemente Torino e la prima cintura e il territorio dei laghi (rispettivamente, 32% e 30% del totale arrivi del semestre), concentrarti principalmente nei mesi di maggio e giugno (rispettivamente, 27% e 23% del totale arrivi del semestre).

Trend degli arrivi dall’Italia

Ma anche i turisti italiani crescono sia in termini di arrivi (+1,5%), che in termini di pernottamenti (+2,7%). Guardando alle provenienze italiane, il Piemonte è ancora il primo bacino di provenienza dei turisti in arrivo dal territorio nazionale, in crescita dell’8% nelle presenze rispetto al primo semestre 2023. Secondo posto per i viaggiatori provenienti dalla Lombardia, seguiti da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Nel primo semestre 2024, i turisti italiani arrivati in Piemonte hanno scelto prevalentemente Torino e la prima cintura e le zone di montagna (rispettivamente, 46% e 17% del totale arrivi del semestre), scegliendo principalmente i mesi di marzo e aprile (18% del totale arrivi del semestre per ciascun mese).

Spesa media del turista estero

Il monitoraggio della spesa realizzato attraverso le transazioni in loco con carte di credito straniere Visa (ovvero un indicatore indiretto sulla presenza di visitatori dall’estero) conferma l’aumento della fruizione turistica del territorio da parte del turismo estero. Rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente, si registra +14,9% di volumi di spesa per un totale di oltre 388 milioni e 600 mila di euro – per la sola quota monitorata, e +16,4% di numero di carte (visitatori unici mensili) in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Guardando alla distribuzione sulle aree prodotto piemontesi, la collina raccoglie il 30% dei volumi di spesa, seguita da Torino e prima cintura (28,3%). L’area della montagna è invece il territorio che ha registrato la crescita maggiore rispetto ai sei mesi del 2023: +44,5%.  Se analizziamo l’andamento della spesa media, la collina è l’area in cui il singolo visitatore ha speso di più, raggiungendo picchi di oltre 250 euro nel mese di gennaio; seguono i laghi e Torino e prima cintura con quasi 180 euro rispettivamente nel mese di giugno e nel mese di aprile.

Offerta turistica diversificata

Il successo è merito di una diversificata offerta turistica. Le escursioni in bicicletta e a piedi, particolarmente amate dai turisti nordici e dagli appassionati di trekking, sono sempre più popolari. I Consorzi e le Atl hanno segnalato che proprio queste tipologie di escussioni sono tra le più gettonate. Come anche i pacchetti enogastronomici con le visite nelle cantine vinicole che offrono l’opportunità di degustare vini pregiati come il Barolo e il Barbaresco.

Non solo Torino, ma anche altre città come Cuneo, Alessandria, Novara e Biella stanno attirando un crescente interesse. La zona dei laghi e l’offerta culturale completano il quadro del report che mostra la crescita continua dell’industria turistica regionale.

Torino con la prima cintura registra un aumento sia negli arrivi (+4,7%) che nelle presenze, +6,5%. La quota delle presenze ospitate dall’area prodotto è di quasi il 38% del totale regionale; andamento positivo per la montagna, che registra un incremento del 2,2% negli arrivi e del 9,5% nei pernottamenti rispetto al 2023.

Monitoraggio delle recensioni on-line e sentiment 

Il monitoraggio delle recensioni on-line conferma il valore positivo del sentiment del periodo per il «prodotto»Piemonte nel suo complesso pari a 87,7/100: valore maggiore rispetto al totale Italia pari a 87,5/100; posizionamento confermato anche per il comparto ricettività: 86,7/100 per il Piemonte vs 86,2/100 per l’Italia.

Per il comparto della ricettività, si evidenzia che il valore del sentiment ha registrato un andamento positivo per tutte le aree prodotto, in particolare: per il prodotto lago è pari a 86,3/100, in crescita di +0,2; la montagna è pari a 87,5/100, con lo stesso valore rispetto al 2023; per le colline è pari a 90,5/100, in crescita di +0,5; per Torino e prima cintura è pari a 84,7/100, in crescita di +0,7.

Sad summer: in estate è sempre tutto bello?

Effetti positivi e negativi del momento piu’ atteso dell’anno.

Si sente il profumo degli odori tipici dell’ estate diffuso nell’aria; il tiglio, il gelsomino, la rosa e la lavanda pervadono l’ambiente avvisandoci che ci siamo, le temperature stanno salendo o sono gia’ calde . Finiscono le scuole, arrivano le ferie, si fanno progetti, anche solo gite in giornata per godersi il sole e la luce o pochi giorni per ricaricarsi e rimettersi in pari con il benessere.

Per me l’estate voleva dire Sicilia, cugini, traghetto e mare cristallino, la aspettavo tutto l’inverno sognando situazioni, persone care e divertimenti.

Certamente la stagione calda ha, nella memoria collettiva, una connotazione positiva, la socialita’ aumenta, il colore della pelle, ambrato, ci fa sembrare piu’ in salute e piu’ attraenti e ci si toglie un carico fatto di pesanti tessuti, ma anche di grande affanno.

Ma in estate e’ davvero tutto armonioso e positivo?

Non proprio, durante questa bella stagione compaiono, infatti, diversi disturbi causati per cominciare dalle alte temperature, spesso afose e opprimenti, che gravano sulle nostre giornate impedendoci di fare molto di quello che durante i periodi piu’ miti si puo’ fare a tutte le ore. Si accendono i ventilatori e i condizionatori di giorno e di notte, ci sentiamo affaticati, irritabili e la disidratazione aumenta insieme all’insonnia e si sa che non dormire crea tensione.

Il cielo azzurro e le notti stellate non bastano per evitare i mal di testa tipici del caldo, dell’umidita’ e anche di quella luce solare che ci mette di buon umore. Gli sbalzi di temperatura provocati dall’alternare ambienti caldi e freddi o causati delle bevande fredde, crea ulteriori malesseri. Infine il cambio di routine e dei ritmi sonno veglia contribuiscono ad affaticarci sia fisicamente che mentalmente.

Esiste, dunque, un vero e proprio mal d’estate che arriva con molta puntualita’ minando le nostre piu’ rosee aspettative e frustrando previsioni e programmi; tutto cio’ e’ aggravato anche dall’amplificarsi dell’ansia e delle depressioni che d’estate aumentano circa del 12%.

Cosa fare, allora, per difendersi da questo disturbo affettivo stagionale?

Il nostro benessere non deve mai andare in vacanza e per affrontare al meglio i risvolti negativi dell’estate sarebbe bene, per esempio, continuare a fare attivita’ fisica, ovviamente negli orari piu’ freschi e magari anche a casa, e questo per favorire il rilascio delle endorfine, le sostanze prodotte dal cervello che aumentano il tono dell’umore. Passeggiare in compagnia ed immergersi nel verde puo’ essere un’ottima soluzione come reintegrare i sali minerali, come il potassio e il magnesio, che vengono espulsi col sudore. Inutile dire, poi, di bere molto e di seguire una alimentazione con frutta e verdura che, grazie alle fibre e ai polifenoli contenuti, dei veri antiossidanti, ci aiutano a combattere la stanchezza.

E’ determinante, infine, ma molto importante, non cedere a tutte quelle pressioni sociali capaci di rovinare le nostre vacanze ( e spesso anche la vita in generale); una di queste, soprattutto per noi donne, e’ la questione legata alla linea, la prova costume. Diventa quasi una ossessione dover perdere peso per andare dietro a qualche modello predominante di bellezza non sempre raggiungibile; fare un tuffo con qualche chilo in piu’ non ci deve togliere la gioia, ma al contrario e’ necessario non cedere alla tendenza di fare pericolosi e insensati confronti.

Un’altra cosa che si puo’ fare e’ non coltivare troppe aspettative, quello che vediamo nella pubblicita’ e nei film e’ fiction, la vita vera ha sempre qualche imprevisto e soprattutto e’ fatta di imperfezione; possiamo fare solo del nostro meglio e goderci al massimo le nostre giornate estive che saranno fatte anche di caldo eccessivo, di file all’aeroporto, di insonnia, di qualche disdetta e, dopo un po’, anche di tanta voglia di autunno e di tornare alla nostra routine quotidiana.

MARIA LA BARBERA

Domenica 29 settembre 2024 arriva per la prima volta a Torino la StraWoman

Domenica 29 settembre 2024 arriva per la prima volta a Torino la StraWoman, la corsa/camminata non competitiva dedicata alle donne, ma aperta a chiunque voglia divertirsi facendo movimento, all’insegna della salute, del benessere psico-fisico e della prevenzione.

Una giornata da dedicare a se stessi, l’occasione giusta per fare sport, conoscersi, incontrarsi e trascorrere il tempo insieme, in cui non è richiesto essere dei runner esperti, ma avere entusiasmo e voglia di divertirsi.

Con partenza alle ore 10.30 da via Nizza 280, fronte Centro Commerciale Lingotto, il più grande raduno ‘al femminile’ d’Italia, giunto alla 14ª edizione, colorerà di rosa il capoluogo piemontese in un percorso lungo 7 chilometri che attraverserà anche il Parco del Valentino, polmone verde della città.

Partner Scientifico di StraWoman è Humanitas che, in collaborazione con GL events Italia – Lingotto Fiere, sarà presente con il Villaggio della Prevenzione con gli specialisti degli ospedali Humanitas Cellini e Gradenigo, delle Cliniche Fornaca di Sessant e Sedes Sapientiae e dei centri medici Humanitas Medical Care di Torino, che daranno consigli di salute e risponderanno a dubbi e curiosità sul mondo del running, ma non solo. L’obiettivo è diffondere una cultura della prevenzione e dell’importanza del movimento per la nostra salute.

StraWoman sostiene Fondazione Humanitas per la Ricerca, charity partner dell’evento: ospiti d’onore saranno anche le donne testimonial di Sorrisi in Rosa, il progetto di Humanitas nato per sensibilizzare sul tema della prevenzione senologica, a partire dall’esperienza di donne protagoniste di storie di malattia e rinascita. StraWoman Humanitas ha infatti anche l’obiettivo di alzare l’attenzione sulle patologie femminili e ricordare l’importanza della Ricerca.

ISCRIZIONI APERTE – Ci si può già iscrivere online sul sito https://www.strawoman.it/torino-29-settembre-2024/ in cui si possono trovare anche informazioni e dettagli sul percorso di gara.

La quota di iscrizione è di €. 13.00 (fino al 27 settembre, successivamente sarà di €. 15.00) e comprende t-shirt ufficiale, bag, medaglia di partecipazione, ristoro finale, gadget offerti dai partner dell’evento, assicurazione gara e assistenza medica.

L’organizzazione tecnica è di Italia Runners Sporting Club, società sportiva dilettantistica nata con lo scopo di sostenere le attività dell’atletica leggera, promuovendo in particolare la disciplina del running, anche attraverso l’organizzazione di manifestazioni a scopo ludico-aggregativo.

StraWoman® è un concept di Eventi Wow, agenzia di organizzazione eventi e comunicazione, ideatrice di innovativi e amati format personalizzati legati agli eventi sportivi e d’intrattenimento. Tra gli altri eventi tematici di grande successo che coinvolgono sia atleti professionisti che amatori si evidenziano: Strasingle®, Fluo Run®, Babbo Running®.

Ho girato il mondo ma non ho visto nulla

Nel titolo dell’articolo si riassume la filosofia della maggior parte dei turisti: viaggio, sto nei villaggi, mangio cucina internazionale, parlo la mia lingua perché gli animatori sono miei connazionali, se va bene (e se non sono pigro) effettuo un’escursione extra, dopodiché torno nel mio Paese e posso, orgogliosamente, dire di avere visitato i Caraibi piuttosto che le Maldive, Capo Verde piuttosto che il Kenya e così via.

La vacanza, per la stragrande maggioranza delle persone, consiste nel soggiorno in un villaggio che, visto dall’interno, è identico a quelli presenti in 100 altri Paesi, con gli stessi svaghi, gli stessi slogan per cui di realmente tipico c’è poco, a parte i dipendenti della struttura reclutati sul posto.

Un giorno, infatti, qualcuno decise di creare il turismo dei vari club o resort o come li volete chiamare, con formula all inclusive,dove il turista viene prelevato all’aeroporto e riportato lì al termine della vacanza e nel frattempo viene mentalmente obbligato a fare attività sportive o ludiche in nome di una non ben definita vacanza, dove potresti essere ai Caraibi, in Kenya o in Sardegna ma se non incontri qualche indigeno ti viene difficile capire l’unicità di quel luogo.

Ovviamente, al ritorno a casa, la vacanza verrà decantata (o denigrata, dipende) per il clima, per il cibo e per la simpatia degli animatori ma se chiedi se abbiano visto tracce del popolo Taino o se abbiano imparato l’adumu masai ti risponderanno che erano lì per riposarsi, non per studiare.

Fino all’avvento della fotografia digitale, era prassi (noiosa per chi la subiva, ad onore del vero) mostrare agli amici ed ai parenti le diapositive della vacanza appena conclusa, ma era comunque un modo di erudire chi non era mai stato nel luogo, per mostrare i paesaggi o gli animali locali e, dunque, svolgeva una funzione istruttiva; ora, in un’epoca in cui all’arrivo al casello dell’autostrada abbiamo già scattato il numero di foto che allora scattavamo in un’intera vacanza, le teniamo nel pc e non le guarderemo più. affetti da una forma compulsiva di catturavirtuale di ciò che ci circonda.

Le distanze sempre maggiori delle nostre mete sembrano più una sfida alle proprie capacità di viaggio, alla propria resistenza, che alla volontà di scoprire qualcosa, di conoscere, di incontrare, di imparare; il fatto, poi, che alcune destinazioni siano praticamente scomparse dai nostri itinerari (Capo Nord, Scandinavia, Botswana, Nepal e molte altre) e che altre siano sempre più gettonate per 2-3 anni (Albania, USA, Croazia, Giappone) fa capire come viaggiare segua le indicazioni della moda, esattamente come l’acquisto di un’auto o del colore degli abiti; se non vai in vacanza in un certo posto sei “out”, sei demodé.

Il fatto, inoltre, che ci si accontenti di andare nei villaggi, anziché chiedere l’organizzazione di un viaggio su misura o che non si voglia organizzare un viaggio per proprio conto indica inequivocabilmente che si viaggia per muoversi, non per vedere cosa vi sia in quel luogo; io ho viaggiato in quasi tutta l’Europa, Balcani compresi, Capo Verde, Rep. Dominicana, Israele, Tunisia, Marocco, Turchia ma in ogni luogo ho sempre cercato di andare nei posti non turistici (quelli frequentati dagli indigeni, per intenderci) per bere e mangiare cosa e come mangiano loro, per acquistare oggetti tipici senza farmi spennare perché turista.

In uno dei viaggi a Tunisi, mentre i miei compagni di viaggio andavano ad acquistare essenze di profumo, tabacco per narghillè o vestiti, io mi sono seduto in un bar (allora fumavo ancora) per prendere un caffè fumando una sigaretta e, intanto, parlare con alcuni avventori del luogo che mi hanno spiegato un po’ di storia della Tunisia e alcuni precetti dell’Islam. Chi, tra i miei compagni di viaggio e me, è uscito più arricchito da quel tour?

E cosa dire del tour nella Repubblica Dominicana quando, decidendo di noleggiare un fuoristrada, sono andato a pranzo in una casa di indigeni e un’altra volta a cena in una capanna sulla spiaggia, mangiando aragosta appena pescata? Scopriì così che a Santo Domingo vent’anni fa praticamente mancava l’energia elettrica quasi ovunque, salvo generatori appositamente installati da hotels, scuole, ecc e che l’arrivo degli emigrati da Haiti, Paese che confina con la Repubblica Dominicana, ha fatto impennare i casi di HIV nel Paese.

Un esempio classico di come molti italiani dovrebbero stare a casa, anziché fare figuracce in giro, lo si vede all’ora dei pasti: ricerca ansiosa della pasta, se trovano i cannelloni o le lasagne (magari in Vietnam) poi si lamentano che non erano granché, piuttosto insipide o scotte; se siamo il Paese che ha minore dimestichezza con le lingue straniere e con la geografia, un motivo ci sarà; se concepiamo solamente un mondo italocentrico, dove al centro di tutto c’è l’Italia e intorno qualche altro Paese ci sarà una spiegazione, e non è certo l’importanza del nostro Paesenell’assetto mondiale.

Salvo poi conoscere benissimo le formazioni di calcio di almeno 6-7 squadre, i risultati dei mondiali di almeno 12 edizioni e saper spiegare perché l’Italia è stata esclusa da alcune recenti competizioni: l’importante però è chiudersi per due settimane l’anno in qualche resort, uguale a quelli degli anni precedenti.

Sergio Motta

Angela Carini via dopo 46 secondi: a Parigi l’ennesimo pugno allo sport

Se le Olimpiadi vogliono essere inclusive aprano al gender creando una terza categoria di competizione.

Di Lorenza Morello*

La campionessa di boxe Angela Carini si ritira dopo 46 secondi. Dicono che queste (discutibilissime) Olimpiadi vogliono essere inclusive. Allora lo siano davvero. Aprano alla questione gender creando una terza categoria in cui tutti quelli che non si riconoscono binari o con una identità sessuale non certa e su cui si rifiutano di fornire prove, di competere liberamente tra di loro. Diversamente i casi come quello di oggi sono destinati a moltiplicarsi, lasciando che una donna sia lasciata sola ad affrontare la propria sorte.

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Porno subito

Ho avuto modo, in più occasioni anche su queste pagine, di descrivere il fenomeno della pornografia online ed i rischi ad essa connessa, almeno per chi assiste.

Quando guardiamo un film, sia esso un poliziesco, un comico o una commedia sentimentale, sappiamo che la finzione, gli accorgimenti tecnici consentono scene altrimenti irrealizzabili, narrazioni altrimenti impossibili; nel mondo del porno, al contrario, si è indotti a prendere per buono tutto ciò che vediamo, a desiderare di ripercorrere gli stessi passi degli attori, con tutto ciò che ne deriva.

Chi vive il mondo del cinema a luci rosse racconta che un film viene, spesso, realizzato in giorni e giorni di lavoro, non soltanto per il montaggio, l’audio, ecc ma soprattutto perché alcune scene devono essere ripetute più e più volte, lo stato psicofisico degli attori può non essere ideale e, soprattutto, difficilmente alcune attrici potrebbero sottoporsi a tour de force reali come quelli ripresi nel film.

Da qui nasce l’illusione, per gli spettatori, che quanto vedono sia la realtà, che gli accoppiamenti siano reali e che le performances degli interpreti siano vita ordinaria.

Se questo è già di per sé dannoso per la psiche, specie per gli adolescenti, l’avvento della pornografia online, reperibile senza controlli, gratuitamente, anche da scuola ha ulteriormente aggravato il problema.

Chiunque abbia visitato anche sommariamente alcuni siti porno si sarà reso conto di come sia facilissimo non soltanto passare da un film all’altro, ma anche da un genere all’altro; in tal modo il cervello viene raggiunto da una quantità enorme di informazioni in rapidissima sequenza, alcune anche contrastanti tra di loro (dalla sottomissione alla dominazione, per esempio) con il risultato che, giorno dopo giorno, ci convinciamo inconsciamente che quella sia la realtà.

Inevitabile, perciò, che quando ci si trova a vivere nella realtà quella situazione, quando si ha un partner in carne e ossa l’approccio possa essere problematico: ansia da prestazione, disfunzione erettile in agguato, alcool per abbattere le inibizioni assunto in eccesso, situazione reale limitativa rispetto al catalogo visionato in rete portano a vere e proprie cilecche da parte del donatore.

In un articolo di alcuni mesi fa ho trattato il tema della pillola azzurra, dove l’età del richiedente è sempre più bassa (siamo intorno ai 20 anni): come sempre nella civiltà occidentale, anziché rimuovere la causa (sindrome metabolica, THC in dosi da cavallo, alcool come fosse acqua, vita sedentaria, ecc) si cerca di attenuare i sintomi, pensando che sildenafil o tadalafil siano farmaci privi di effetti collaterali.

L’isolamento cui i giovani si sottopongono sia individualmente che socialmente (senza arrivare ai casi limiti di hikikomori, che ho trattato qui l’anno scorso) accentua ancor più questa difficoltà a relazionarsi, anche in senso sessuale, con i partners al punto che oggi gli adolescenti non cercano, ed in alcuni casi evitano, il contatto con loro coetanei e così peggiorano giorno dopo giorno tale situazione.

Anche 50-60 anni fa la pornografia era tra i desideri di ogni ragazzo (e, in modo minore, anche ragazza) ma se non era possibile sfogliare una rivista, pazienza; la ricerca del contatto umano era, in ogni caso, nella testa di tutti noi, si cercava in mille modi di agganciare una ragazza, di ottenere un suo telefono o almeno sapere dove abitasse.

La tendenza attuale, invece, è realmente contronatura perché venendo a mancare l’interesse per il sesso viene meno anche quello per la procreazione, portando la specie ad estinguersi.

Genitori che non si accorgono di come i figli vivano da disadattati, una società che non si preoccupa per il proprio futuro ed una politica sorda (e cieca) ai mutamenti sociali hanno portato a questo stato di cose.

In controtendenza si osserva la prostituzione dove professioniste e prestatrici d’opera saltuarie (solo a Torino hanno stimato circa 15 mila mercenarie) permettono a caro prezzo di ripetere le scene dei film: rapporti non protetti, gang bang, gay/lesbian, threesome, bdsm e molto altro; è evidente che in tal caso l’impossibilità di chiedere al coniuge quelle prestazioni trovi soddisfacimento nel sesso a pagamento.

Come ho più volte detto, però, il rischio è di contrarre una ITS (infezione a trasmissione sessuale) dimenticando, sull’onda dell’emozione, le più banali regole igieniche.

Sergio Motta

In un Podcast la storia e la tragica fine di Edoardo Agnelli (ma non solo)

“Gli Sconfitti”

Con lo scrittore Alessio Cuffaro a “Casa Lajolo”

Domenica 28 luglio, ore 18

Piossasco (Torino)

Avrebbe compiuto 70 anni, il 9 giugno scorso, Edoardo Agnelli, figlio maschio di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo, se la vita e la voglia di vivere non gli fossero drammaticamente sfuggite di mano a soli 46 anni (era il 15 novembre del 2000, un mercoledì) in un tragico volo di un’ottantina di metri che arrestò il suo non facile cammino terreno alla base del 35° pilone del viadotto “Generale Franco Romano” della “Torino – Savona”, nei pressi di Fossano. Suicidio. Il procuratore competente non ebbe dubbi in proposito e concluse le indagini senza neppure disporre un’autopsia. Nessun mistero, tanto più che le lesioni, a un primo esame del corpo, apparivano perfettamente compatibili con un’importante caduta dall’alto. L’Avvocato, che morirà tre anni dopo la scomparsa del figlio, chiede la restituzione del corpo il prima possibile per i funerali. Oggi Edoardo riposa nella monumentale tomba di famiglia che sovrasta il cimitero di Villar Perosa, accanto al cugino Giovanni Alberto, agli zii Umberto e Giorgio e di fronte ai genitori Gianni e Marella. Suicidio annunciato per i più e, ormai, per la storia. Ma in quei giorni e negli anni successivi non mancarono di fare breccia anche, più o meno fantasiose, ipotesi di complotto ai danni di un giovane che sarebbe stato forse troppo fragile e sensibile, incline soprattutto a interessi letterari filosofici e teologici, per reggere il peso di una successione aziendale per lui “corona troppo pesante” da portare.

Per alcuni i dubbi restano a tutt’oggi e saranno, anch’essi, probabilmente occasione di dibattito nel corso della presentazione del podcast “Gli sconfitti” che si terrà (nell’ambito della Rassegna “Bellezza tra le righe”) domenica prossima 28 luglio, alle 18, negli storici Giardini di “Casa Lajolo” a Piossasco. Podcast dove la storia di Edoardo è certamente fra quelle di maggior rilievo e interesse proposte e raccontate dallo scrittore Alessio Cuffaro (fra i fondatori della Casa Editrice “Autori Riuniti”) e il regista Igor Mendolia, moderati dal giornalista Sante Altizio.

 

“Gli sconfitti” parte da una riflessione. Le storie di successo – sottolineano Cuffaro e Mendolia – vivono confinate nell’ambito di chi le ha vissute e sono inservibili. Le sconfitte, invece, sono universali e sono feconde”. Di qui, l’idea dei 13 capitoli – caricati su Spotify fra il novembre 2023 e la fine di maggio del 2024 – che raccontano, storie di chi perde, progetti che non sono andati a buon fine, sogni che non si sono realizzati e che, quindi, continuano “a mordere e a stimolarci”. E a farci sognare. Cosa possibile solo maneggiando “desideri che non si sono ancora avverati”.

Oltre ad Edoardo Agnelli, protagonisti de “Gli Sconfitti” sono la fotografa-bambinaia americana Vivian Dorothy Maier (1926 – 2009) esponente di spicco della “street photography” scomparsa in assoluta povertà e diventata celebre solo dopo la morte (capita spesso ai grandi!) grazie al ritrovamento, da parte di un rigattiere e collezionista d’arte, di ben 200 casse di cartone contenenti – una fortuna! -centinaia di negativi e rullini ancora da stampare; l’ex calciatore, allenatore e scrittore Carlo Petrini (1948 – 2012), fra i primi ad essere invischiato nella stagione 1979 – ’80 (dopo una brillante carriera arrivata ai vertici con il Milan di Nereo Rocco, 1968- ’69) nello scandalo del “calcio-scommesse” che gli procurò una squalifica di tre anni e sei mesi, seguita poco dopo dal ritiro dai campi e dall’avvio di una “società finanziaria” risultata in breve disastrosa, tanto da indurre Petrini a rifugiarsi in Francia, dove visse per alcuni anni nel completo anonimato, fino al ritorno in patria e alla dolorosa scomparsa, seguita alla pubblicazione di due libri, “Nel fango del dio pallone” e “Il calciatore suicidato”, in cui indagò sulla misteriosa morte  del calciatore del Cosenza, Donato Bergamini; l’attore americano Matthew Langford Perry (1969 – 2023) reso celebre soprattutto dalla serie televisiva “Friends”, diverse nomination agli “Emmy Award”, ma pericolosamente rotolato, fin dall’adolescenza, in un precipizio fatto di abusi d’alcol e sostanze stupefacenti, perverse compagne di vita che Perry raccontò nel libro “Friends, amanti e la Cosa terribile” e che lo portarono alla morte nella sua casa di Los Angeles, dove fu trovato privo di vita, a soli 54 anni, nella vasca idromassaggio nell’ottobre dell’anno scorso.

 

Storie amare. Tragiche e dolorose. All’apparenza senza alternative e improbabili vie d’uscita. Forse perché “Sconfitti” si nasce. In un casuale gioco di ruoli, in cui spesso è assai difficile trovare anche i “Vincitori”.

 

Per info: “Casa Lajolo”, via San Vito 23, Piossasco (Torino); tel. 333/3270586 o www.casalajolo.it

Gianni Milani

 

Nelle foto: Cover podcast “Gli Sconfitti”, Alessio Cuffaro, Igor Mendolia

Lo fai senza?

Il preservativo non è molto amato dai maschi di tutte le età, e spesso sono le donne a non volere un ostacolo tra il piacere maschile ed il loro corpo.

Nonostante i materiali più naturali e lo spessore ridotto al minimo, questa protezione contro le gravidanze e unica barriera contro le IST (infezioni sessualmente trasmesse) ha perso molti seguaci rispetto ad alcuni anni fa.

A partire dal secondo dopoguerra, anche grazie all’avvento delle terapie antibiotiche, alcune malattie quali blenorragia, sifilide e clamidia sembravano debellate o relegate ai Paesi poveri dove anche acquistare un antibiotico diventa un’impresa.

La scoperta e la diffusione dell’HIV negli anni ’80 pose un ulteriore freno alla diffusione delle IST complice una maggior attenzione ai rapporti occasionali ed all’adozione di mezzi di prevenzione.

Come sempre succede negli esseri umani, trascorso un certo periodo e credendo scongiurato il pericolo, si torna ai comportamenti di sempre e si evitano le precauzioni più elementari.

Da alcuni anni, di conseguenza, si assiste ad un aumento vertiginoso delle IST anche presso i giovani (appena diciottenni); il meccanismo è presumibilmente questo: chi frequenta abitualmente le professioniste del sesso spesso si rivolge a ragazzine poco più che maggiorenni per provare qualcosa di diverso. Queste ragazze hanno, di solito, anche un fidanzato che verrà contagiato dalla ragazzina tanto disponibile; quando la loro relazione termina, il ragazzo, non consapevole di essere sieropositivo, contagerà la nuova fidanzatina ed il giro prosegue.

Anche un rapporto orale, senza ingestione dell’eiaculato, può essere pericoloso perché un virus ha una dimensione infinitesimale (da 20 a 300 milionesimi di millimetro) e può entrare nell’organismo anche attraverso una lesione della bocca, un intervento dentistico, un’infezione otorinolaringoiatrica o gli occhi.

Nel caso del virus HIV poi, l’individuo può non manifestare i sintomi della malattia per anni e anni, restando solo sieropositivo, ma potendo contagiare tutti i partner che incontrerà.

L’ignoranza della maggior parte delle persone, porta a credere che si veda a occhio nudo se una persona sia contagiosa o no; nel film Paprika, l’attrice (Paprika, appunto) che svolgeva la professione di prostituta controllava manualmente i clienti per riscontare l’eventuale “goccia del buongiorno”, cioè la secrezione uretrale che nell’uomo indica chiaramente l’infezione da gonococco. Nel caso della sifilide, poi, si può avere un segnale unicamente se il sifiloma primario è visibile (prepuzio o vulva), mentre se è localizzato all’interno del ricevente (ano, vagina, cavo orofaringeo) è quasi impossibile accorgersene.

Nel caso di HIV, poi, anche una persona che manifesti il Sarcomadi Kaposi, che potrebbe indicare AIDS conclamato, viene spesso scambiato dagli incompetenti per un soggetto affetto da sfogo sulla pelle, lividi conseguenti ad una caduta, problemi circolatori agli arti inferiori e così via.

Qual è dunque la soluzione al problema? Suggerire la castità o la fedeltà sembrerebbe la soluzione più facile, ma è anche la più impraticabile, altrimenti sarebbe stata adottata da tempo, e anche per altre patologie del passato.

L’adozione di mezzi di precauzione, sia con i partner occasionali che, dopo, con il convivente è sicuramente la prevenzione migliore; non dimentichiamo che un numero sempre maggiore di maschi chiede alle prostitute un rapporto senza protezione, arrivando a pagare 4-5 volte la tariffa normale. Considerando che una prostituta, almeno in una grande città, arriva a 15-20 clienti al giorno, si fa in fretta a calcolare a quale rischio ci si sottoponga ad avere con essa un rapporto penetrativo, e lei un rapporto orale con noi, senza precauzioni.

Non dobbiamo pensare soltanto a sifilide, blenorragia, clamidia e HIV, ma anche papillomavirus (che in alcuni casi genera un carcinoma), epatite B e tricomoniasi.

E’ nella natura umana ritenere di essere esenti da rischi (se no la gente non inizierebbe a fumare, non berrebbe quantità pericolose di alcool, non praticherebbe parkour, ecc) per cui sono sempre gli altri a rischiare, non noi.

Consideriamo che negli anni ’80, a partire dagli USA, è nato il bugchasing, cioè la ricerca volontaria del virus, avendo rapporti consapevoli con persone sieropositive, così da contrarre il virus e poter, dopo, avere rapporti non protetti, certi di non rischiare. A parte la stupidità di tale gesto, non si considera che esistono forme di HIV farmaco-resistenti e che molte altre patologie non sono curabili o, se lo sono, possono poi evolvere in altre patologie ben più gravi.

La paura, poi, di scoprire la verità ci porta a non effettuare esami ematochimici o altre indagini che permetterebbero, se effettuatitempestivamente, di intervenire efficacemente contro qualsiasi patologia.

Ma il buon senso dev’essere il motore di ogni comportamento: ospiteremmo in casa una sconosciuta permettendole, mentre dormiamo, di derubarci o ucciderci? Penso di no. Assumeremmo una babysitter senza referenze? Idem come sopra. Perché allora rischiamo una patologia che potrebbe diventare letale o almeno invalidarci per un rapporto sessuale con una sconosciuta?

Sergio Motta

5 app utili per l’estate

LE VACANZE A PORTATA DI CLICK

Prenotare un ombrellone, noleggiare van e furgoni per gli amanti dei viaggi on the road, fare le valigie in base alla meta e sapere se ci sono le meduse prima di fare il bagno, scoprire eventi in zona. Queste sono alcune delle tante applicazioni che si mettono a nostro servizio durante le vacanze, consentono di andare preparati presso le destinazioni che abbiamo scelto di visitare e di trovare i servizi che vogliamo consultando lo smartphone.

Ce lo siamo detti molte volete che i telefoni andrebbero messi un po’ da parte, soprattutto nel tempo libero, per godersi al meglio tutto cio’ che ci circonda o magari per leggere un buon libro, a volte pero’ la tecnologia e’ utile e questo e’ un dato certo.

Tra le applicazioni (gratis e a pagamento) per rendere le nostre vacanze organizzate e quindi anche piu’ rilassanti evitando code e brutte sorprese, ce ne sono alcune molto specifiche e altre piu’ generiche. Vediamone alcune.

Con Spiagge.it e’ possibile prenotare ombrellone e sdraio online, filtrare quelle che accettano i nostri animali e pagare direttamente sull’app. Inoltre e’ possibile sapere quali sono i ristoranti piu’ vicini e richiedere, se prevista, la consegna direttamente in spiaggia.

Gli stabilimenti che aderiscono a questo servizio hanno un’icona colorata.

L’applicazione è scaricabile sia per Android che per iOS.

Yescapa e’ dedicata agli amanti dei viaggi on the road e permette di noleggiare furgoni, van e camper senza problemi, accontentando sia coloro che ne hanno bisogno per i loro viaggi, ma anche i proprietari che li affitteranno in maniera sicura. L’assicurazione per il noleggio e’ multirischi e l’assistenza e’ h/24.

Il catalogo e’ davvero molto ampio e si puo’ anche comunicare con il proprietario per porre quesiti di qualsiasi tipo. Questa app e’ gratuita ed e’ disponibile sia per Android che per iOS.

Fare una lista delle cose da mettere in valigia a seconda della meta? Oggi si puo’ con Packking .Se si fa un viaggio di lavoro si portera’ un tailleur se invece la destinazione e’ un campeggio cambiera’ la proposta di outfit. Questo servizio (molto utile soprattutto per noi donne) e’ utilissimo anche per sapere cosa abbiamo gia’ messo nel bagaglio grazie ad una lista personalizzata che potra’ essere conservata e riutilizzata. L’applicazione, disponibile per Android ed iOS, è gratuita. La versione a pagamento, invece, consente di creare liste di bagagli illimitate, esportare PDF, effettuare il backup dei dati, resettare e copiare liste esistenti, non vedere nessuna pubblicità.

Quante volte siamo arrivati in spiaggia pronti ad immergerci in mare e scoprire che le onde erano popolate da coloratissime meduse? Con Meduseo ci si potra’ salvare da questo fastidioso imprevisto, bastera’, infatti, inserire il nome della destinazione dove siamo diretti e su una mappa comparira’ la percentuale di meduse presenti che saranno rappresentate a forma di bolla colorata: bianca nessuna medusa, gialla qualcuna, arancione diverse meduse, rosso come si puo’ immaginare rappresenta una percentuale alta. Si potra’, inoltre, dare supporto attraverso le nostre segnalazioni; la situazione e’ aggiornata ogni 4 ore e il servizio, attualmente, e’ presente in Italia, Australia, Francia, Spagna e Nuova Zelanda.

Al momento l’applicazione è disponibile solo per Android.

Eventbrite e’ una app che consente di scoprire quali sono gli eventi vicini a noi. Concerti, festival e tutto cio’ che puo’ allietare le nostre giornate estive. Le informazioni sono molto dettagliate e si possono personalizzare in base ai gusti personali: musica, arte, vita notturna, hobby, enogastronomia, ecc. Inoltre e’ possibile acquistare direttamente online i biglietti, fare il check in di ingresso oltre ad inserire le prenotazioni su un calendario e condividerlo con gli amici. L’applicazione, gratuita, è disponibile sia per Android che per iOS.

MARIA LA BARBERA