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Dpcm, troppe le incertezze delle istituzioni

Grande incertezza decisionale da parte delle istituzioni nel mettere in atto strategie per fermare la seconda ondata del contagio. Ne parliamo con il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte Andrea Notari

Nelle ultime settimane – dichiara il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, l’architetto Andrea Notari – leggiamo una grande incertezza decisionale nelle istituzioni: Palestre aperte/Palestre chiuse, DAD sì/DAD no, 6 persone in casa/4 persone al ristorante, mentre il Paese ha bisogno di certezze!

Purtroppo quando cè confusione, i cittadini non ripongono più fiducia nello Stato in quanto esso non si dimostra più autorevole;è in momenti come questi che, allinterno di proteste più che legittime, si infiltra la criminalità organizzata, cavalcando il malessere diffuso e trasformando in violente le manifestazioniche finiscono nello sfociare nel vandalismo, vedasi Napoli e Roma.

Ecco – prosegue il Presidente Andrea Notari – in questo scenario si inserisce il DPCM del 24 ottobre scorso, emanato a poco meno di una settimana da quello precedente e fortemente più restrittivo su alcune attività.

Trovo sia profondamente sbagliato addossare alla ristorazione e allindustria dello spettacolo lintera responsabilità del rialzo della curva epidemiologica; oltretutto non ci sono dati che lo confermino; la realtà è che ci siamo fatti cogliere ingiustificatamente impreparati dalla seconda ondata. Non siamo stati in grado questestate di attrezzarci, rivedere il sistema dei trasporti e riorganizzare il nostro sistema sanitario, affinchè potesse non andare in sofferenza con numeri che sommariamente erano facilmente ipotizzabili. A questo punto mi chiedo come mai ci sia ancora da discutere se sia neccessario o meno accedere ai fondi del MES; la risposta è semplice, maritengo che sia ostacolata da ideologie partitiche futili e inappropriate per un momento di crisi come quello che stiamo vivendo.

È anche per questo motivo – aggiunge il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, Andrea Notari – che,quando sento il Presidente del Consiglio dire di non preoccuparsi perché sono già pronti i ristori e che verrano erogati rapidamente alle attività più colpite dalle restrizioni presenti nel Decreto, personalmente rimango un po’ scettico.Come già ricordato dal Presidente Bonomi, sono ancora in dodicimila ad attendere la CIG erogata nel mese di maggio, quindi come mai dovremmo fidarci questa volta della celerità dello Stato? Sono questi i fattori che determinano unincertezza generale, che affossa ancor di più la nostra fragile economia.Lunica certezza che abbiamo è che, alla perdita di Pil ipotizzata nei mesi scorsi, si aggiungerà un ulteriore perdita di 2 punti percentuali per la seconda ondata, portando purtroppo molte attività alla definitiva chiusura entro lanno.

Stiamo constatando che, alla continua e disordinata rincorsa dellabbattimento della curva epidemiologica tramite DPCM, non è affiancata alcuna strategia concreta per la ripartenza del Paese. Si continua a fare debito in modo insostenibile e con provvedimenti a pioggia, senza che vengano gettate le basi per una ripartenza solida e duratura. La paura, dunque, è quella che alla crisi economica in essere possa unirsi fra un po’ di tempo anche una crisi finanziaria stile 2008, dovuta allincapacità di rientro sui debiti contratti, anche perché voglio ricordare che, fra le tante anticipate manovre a favore delle aziende, pochissime erano a fondo perduto e quasi tutte, invece, erano sotto forma di debito agevolato, senza dimenticare che abbiamo, comunque,dovuto pagare le tasse, mentre il buon senso porterebbe a dire che, se il lavoro non è più un diritto (vedasi Lockdown), allora pagare le tasse non dovrebbe più essere stato un dovere.

E visto che di debito agevoltato si tratta, mi urge ricordare che i soldi in arrivo con il Recovery (ad oggi già slittati) devono essere utilizzati secondo una progettualità di rilancio, che sia davvero impattante sulleconomia del Paese: lasciamo indietro allora quei rivoli di spesa dal basso valore aggiunto che sappiamo già non fungere da volano per la ripresa.

Voglio dire una cosa forteconclude il Presidente Andrea Notari  – e me ne prendo la responsabilità: Se non siamo in grado di spendere bene i fondi in arrivo dall’Europa, allora non prendiamoli nemmeno! Perché non possiamo più permetterci di indebitare i nostri figli senza utilizzare quei soldi per riscrivere il futuro del Paese che gli lasceremo.

Mara Martellotta

Appello al senso nazionale

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Nei mesi scorsi si paventava un autunno caldo in termini di scontro sociale. Oggi si sta delineando una protesta contro i provvedimenti governativi volti a tenere sotto controllo il Covid. In realtà serpeggia anche un forte disagio sociale perché la crisi economica appare sempre più evidente.

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In un momento disperato come questo in cui la pandemia dilaga, occorrerebbe la massima disciplina da parte di tutti come nei momenti bui della storia nazionale. Invece l’incapacità del Governo a prevenire durante i mesi estivi la seconda  ondata, sta suscitando proteste che potrebbero esplodere in violenze e scontri di piazza. Questa ipotesi è la peggiore possibile perché può disgregare il tessuto stesso  della convivenza civile oltre che attentare alla salute pubblica a causa degli inevitabili assembramenti. Chi scrive ha più volte criticato il Governo ed ha denunciato il lassismo estivo di troppi. Il ritorno a scuola senza le debite garanzie ha creato altri problemi. Ma la via della piazza risulta essere un gravissimo errore e appare un  vero e proprio tradimento che mi fa pensare ai moti di piazza nel 1917 quando l’ Italia era in guerra. Nei momenti difficili occorre – al di là di tutto – il senso nazionale. Capisco che sia  molto difficile invocarlo quando per decenni si e’ parlato di Paese e si è derisa la storia nazionale che, bene o male, ha dimostrato che gli Italiani sanno essere un popolo non solo di pizzaioli e mandolinisti. Ma è proprio il senso nazionale che oggi andrebbe evocato e perseguito. Una sorta di Unione Sacrée di fronte alla pandemia , al di là della politica, sarebbe assolutamente  indispensabile. Occorre almeno un po’ di responsabilità, evitando di fomentare la piazza e creare disordini che distolgono dall’obiettivo prioritario che è quello di salvarci dal virus. Chi si sottrae alla responsabilità e’ un nemico dell’Italia e degli italiani.

Danza online per dire no al Covid

Il mondo della danza si organizza per proseguire le attività in questi momenti difficili


Lo studio di danza AD’A di Torino ha deciso di organizzare anche delle lezioni online.

Lo scopo è non rinunciare al benessere nonostante questo periodo eccezionale che stiamo vivendo!

Per le info ecco il sito dello studio:
www.ada-dancestudio.com

 

 

 

 

 

 

 

Monopattini e bici elettriche: per più di 1 torinese su 2 il futuro è l’uso “ibrido” con l’auto

Bici tradizionali, bici elettriche, monopattini e tanto altro. La mobilità dolce piace, e in misura crescente, agli abitanti di Torino. Guardando al prossimo futuro, infatti, più di uno su due (54%) pensa a un uso il più possibile ibrido con l’auto, alternando i due mezzi a seconda delle necessità e occasioni.

Lo evidenzia la ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, la compagnia assicuratrice ufficiale dell’ACI.

Ambiente prima del portafoglio. Ma che cosa rende così speciali questi mezzi? L’aspetto più apprezzato è la sostenibilità (50%), segno di una crescente consapevolezza che spinge i torinesi a voler ridurre l’impatto ambientale negli spostamenti. Sostenibilità che viene prima delle chance di risparmio (26%) e persino della comodità e praticità di utilizzo (18%).

Tra i vantaggi green, a essere apprezzato è il taglio dei consumi (78%), insieme al miglioramento del contesto urbano con la riduzione del traffico (26%) e, per una quota analoga (26%), dell’inquinamento acustico. Ma c’è anche chi indica tra i vantaggi la possibilità di condurre stili di vita sostenibili e di fare attività fisica (18%).

E-bike e gadget al top. Il mezzo preferito sembra la bicicletta a pedalata assistita (40%), davanti ai monopattini elettrici (18%), mentre hanno al momento più strada da fare overboard e i monoruota (2%). Insieme a questi cresce la voglia di gadget: quasi un torinese su due (44%), infatti, si dice interessato all’acquisto di accessori per personalizzarli, a cominciare dai dispositivi per aumentarne la sicurezza, come frecce segnaletiche, specchietti e antifurti, fino a quelli più tecnologici, come le batterie di scorta, senza trascurare ganci e borse per trasportare oggetti.

Sicurezza al centro. A fronte di indubbi vantaggi però, le criticità non mancano, a cominciare dal tema della sicurezza. Qui a destare preoccupazione sono soprattutto i comportamenti pericolosi come circolare fuori dai percorsi dedicati, e in particolare sui marciapiedi, o trasportare passeggeri (50%), il mancato uso di elementi come casco e luci (34%) e le distrazioni (16%).

 

Tra i rischi più temuti, i danni arrecati agli altri utenti della strada e a beni come le auto parcheggiate (68%), gli infortuni (62%), nonché noie e spese legali in caso di sinistro (18%).

Per questo motivo, più di un torinese su due (58%) ritiene utile una polizza assicurativa che possa offrire coperture per responsabilità civile, danni di vario tipo, assistenza, e tutele anche per lo sharing. E quasi una quota analoga (56%) ritiene importante una maggiore educazione stradale per stimolare comportamenti più responsabili.

Con la ricerca del nostro Osservatorio abbiamo voluto tracciare un quadro di come sia percepita la nuova mobilità dolce, dei vantaggi che offre ma anche dei rischi e delle preoccupazioni che possono riguardare tutti gli utenti della strada – commenta Marco Brachini, Direttore Marketing, Brand e Customer Relationship di Sara Assicurazioni – Tra i dati salienti, il tema della sicurezza e la consapevolezza dell’importanza di tutele specifiche. Per rispondere alle nuove esigenze di sicurezza, Sara Assicurazioni offre soluzioni all’avanguardia dedicate ai mezzi elettrici, allo sharing, al noleggio a breve termine e al trasporto pubblico, che mettono al riparo dai rischi specifici.”

 

*Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere ed area geografica.

 

Life is Pink, la prevenzione è donna

LIFE IS PINK è la campagna di prevenzione, sensibilizzazione  e raccolta fondi per la ricerca sul cancro  a favore della lotta contro i tumori femminili, promossa dalla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro Onlus, a cui anche il Consiglio regionale ha aderito nell’ambito del mese “rosa” di ottobre.

Il Consiglio regionale, da sempre impegnato attraverso le proprie articolazioni nelle iniziative a tutela della salute e del benessere dei cittadini, ha voluto assumere anche in questa occasione un doveroso ruolo attivo sostenendo l’attività della Fondazione di Candiolo in un anno in cui, a causa della pandemia, molte donne hanno rinviato screening e controlli preziosi.

I  consiglieri  regionali, presenti  alla consueta seduta d’aula,  hanno acquistato e indossato la maglietta  ufficiale di LIFE IS PINK con il cuore rosa,  che connota la campagna per il sostegno alla ricerca sul tumore al seno e  posteranno sulla loro immagine profilo di facebook, il “motivo LIFE IS PINK #SOSTIENICANDIOLO.  I fondi raccolti serviranno per finanziare una campagna di screening gratuiti all’Istituto di Candiolo per prevenire e combattere i principali tumori che colpiscono le donne.

“Quest’anno come Consiglio regionale – afferma il presidente del Consiglio Stefano Allasia – abbiamo deciso di aderire al mese “rosa” della prevenzione del tumore al seno, attraverso una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per diffondere la cultura della tutela della salute. La pandemia ha certamente limitato l’attitudine alla prevenzione ed è proprio per questo che in un momento cosi difficile, l’iniziativa assume una valenza ancora più importante. L’augurio è che l’adesione di questa Istituzione alla campagna della Fondazione Candiolo possa ulteriormente rafforzare l’impatto e la diffusione della cultura della prevenzione e contribuire alla raccolta fondi. Una collaborazione, quella avviata oggi con la Fondazione Candiolo che il Consiglio regionale intende proseguire anche nei mesi a venire proprio sul tema della prevenzione.  A novembre – conclude il presidente – l’assemblea legislativa sarà infatti impegnata nella promozione e sensibilizzazione della prevenzione del tumore alla prostata.

“La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro vive e progredisce grazie al sostegno di privati, imprese, associazioni e istituzioni. Per questo l’adesione  alla nostra campagna Life Is Pink da parte di una istituzione importante come il Consiglio regionale del Piemonte – dichiara  Gianmarco Sala –  direttore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus – assume un significativo valore ed è un ulteriore stimolo per continuare a portare avanti la nostra missione. Life  is Pink, giunta alla sua terza edizione, negli scorsi anni ha permesso di raccogliere importanti  fondi  che abbiamo destinato all’Istituto di Candiolo IRCCS per l’acquisto di moderni macchinari, il finanziamento di progetti di ricerca e  la promozione di  visite gratuite  per  prevenire e combattere il tumore alla mammella”.

Nei primi sei mesi del 2020 rispetto ai primi sei mesi del 2019 gli interventi chirurgici per tumori della mammella sono passati in regime day surgery da 833 a 622 e in regime di ricovero ordinario da 1343 a 1199, complessivamente da 2176 a 1821, con una riduzione del 16,4% (- 25,3% day surgery;- 10,7% ricovero). Nel mese di maggio la riduzione è però stata del 45,7% per gli interventi in day surgery e dal 18,2% per quelli in ricovero ordinario, e nel mese di giugno del 51,5% in day surgery e del 36,1% in regime di ricovero. Tali riduzioni sono attribuibili alla chiusura dello screening che è stata effettuata in tutte le regioni italiane durante il periodo epidemico. (dati di Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta)

 

Ascoltiamo l’appello dei cento uomini di scienza

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’appello del presidente dell’Accademia dei Lincei e di un centinaio di uomini di scienza che invitano il Governo ad assumere provvedimenti immediati e più stringenti per evitare il dilagare del contagio assume un valore molto particolare in un momento di sbando e di incertezza 

Chi scrive è stato bene attento negli scorsi mesi alla difesa dei diritti e delle garanzie costituzionali dei cittadini durante la clausura imposta dal Governo, ma la gravissima situazione in cui ci dibattiamo rende prioritaria la tutela del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
C’è chi in modo improvvido ha ironizzato sui cento “vecchietti”  che dovrebbero essere rinchiusi in una RSA, sottovalutando il valore di una denuncia tanto grave e del tutto inedita . Benedetto Croce diceva che  l’onestà degli uomini di scienza è una risorsa paragonabile alla pudicizia delle donne. Comprendo che oggi parlare di pudicizia faccia sorridere perché siamo in una società desertificata priva di ogni riferimento morale, ma l’appello di cento scienziati non può cadere nel vuoto. Non si tratta di persone che vogliono approfittare della pandemia per apparire in Tv a pontificare. Si tratta di persone serie che possono essere considerate, come diceva Luigi Firpo, dei monaci del sapere. Occorrono provvedimenti drastici subito, per salvare la vita degli italiani. Gli appetiti  delle corporazioni economiche passano in secondo piano. Anche la riapertura delle scuole che ha portato alla decuplicazione dei contagi va rivista e ripensata in modo rapido perché essa segna il netto fallimento del Governo sul piano della sicurezza. Il gravissimo problema dei trasporti non affrontato nei mesi scorsi è un altro elemento che provoca l’innalzamento dei contagi.   Quei cento scienziati che si rivolgono al Presidente della Repubblica non devono essere una voce nel deserto di una politica che non sa o non vuole decidere. Quando la casa brucia, le mezze misure non servono e sono necessari interventi adeguati al caso. I tempi degli assessori che vanno in viaggio di nozze durante la pandemia sono davvero finiti. Occorre severità, coraggio e decisione, abbandonando le incertezze di questi giorni che hanno già provocato troppi contagi e troppe morti. L’Accademia dei lincei, che è il più alto consesso scientifico italiano, va ascoltata e va ascoltata subito e non derisa. Scrivere che essa è la “terza età della scienza“ appare un’affermazione tanto offensiva quanto infondata. Se io penso al livello di alcuni miei amici  accademici come il microbiologo di fama internazionale  Giorgio Cavallo o il giurista sommo Giovanni Conso che fu presidente dell’Accademia, mi sorge spontaneo un moto di indignazione per i livelli bassissimi a cui siamo  giunti.

La biblioteca di Paideia ancora più accogliente per i bimbi e le famiglie

 La “Biblioteca per l’inclusione” del Centro Paideia ha aperto i suoi nuovi spazi per diventare ancora più accogliente per i bambini e le loro famiglie.


Locata all’interno del Centro Paideia in Via Moncalvo 1 a Torino, la biblioteca, resa ancora più a misura di bambino con il suo rinnovato spazio di lettura, nuovi arredi per tutti, librerie su ruote, scatole magiche piene di libri, morbide sedute, tappeti, pouf e cuscini colorati, è un ambiente inclusivo in cui condividere testi e storie in modo consono all’identità di ognuno, per poter sviluppare competenze comunicative e linguaggi innovativi e sperimentare nuove strategie di lettura favorendo la partecipazione di tutti.

 

A breve tutto il patrimonio documentario della “Biblioteca per l’inclusione” del Centro Paideia sarà trasferito nel sistema BCT e sarà disponibile online sul catalogo delle Biblioteche Civiche Torinesi e sul catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale (OPAC SBN).

 

Uno spazio pensato per tutta la famiglia con libri e attività per bambini e per adulti

 

Sono più di trecentocinquanta i nuovi libri disponibili: oltre ad albi illustrati pregevoli e alla narrativa per ragazzi, si potrà accedere a una vasta selezione di libri accessibili, tra cui i “Libri per tutti” (in simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa), i silent book, i libri con inserti tattili e sonori, gli audiolibri, i libri ad alta leggibilità, e ancora storie tradotte in LIS e molto alto. Inoltre, è stata aggiunta una selezione di libri multisensoriali a cura della cattedra di Pedagogia Speciale dell’Università degli Studi di Torino.

 

La “Biblioteca per l’inclusione” di Paideia è uno spazio pensato per tutta la famiglia: infatti, anche gli adulti potranno consultare volumi di saggistica e i principali periodici legati ai temi della genitorialità, della tutela e dell’inclusione.

 

Una biblioteca sempre più orientata all’utilizzo di strumenti digitali: da un lato la presenza di tablet per la lettura della collezione dei libri digitali I libri per tutti che propone tante divertenti storie interattive in simboli della CAA; dall’altro la possibilità di accedere a una postazione Symwriter, disponibile su prenotazione, per produrre in autonomia testi e materiali in simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa, utilizzando programmi di scrittura specifici come Symwriter (Auxilia).

Tra le attività proposte dalla Biblioteca Paideia continuano i laboratori di lettura inclusivi per il ciclo Storie, che incanto! dedicati ai bambini dai 2 agli 8 anni, dove si leggono le storie sperimentando linguaggi diversi, con ospiti speciali che accompagneranno i più piccoli durante ogni incontro. Dopo il grande successo dell’edizione passata, torna quest’anno anche La magia della voce, il corso di lettura ad alta voce gratuito in tre appuntamenti, tenuto da Silvana Alberti, formatrice di Nati per Leggere. Nel corso dei tre incontri si potrà scoprire perché leggere, come farlo e quali testi scegliere per vivere l’esperienza meravigliosa del dono della propria voce nella lettura condivisa.

 

Le numerose novità della Biblioteca per l’inclusione del Centro Paideia sono rese possibili grazie al prezioso contributo di UniCredit, con l’obiettivo di favorire un’esperienza accessibile e autonoma per tutti i bambini. In particolare, grazie al sostegno di UniCredit attraverso il progetto “Carta E”, sono oggi presenti all’interno della Biblioteca i nuovi arredi e le nuove librerie su ruote ad altezza di bambino, ma anche una postazione per la produzione di testi accessibili, tablet, document camera e libri per favorire l’inclusione.

 

“Siamo davvero contenti di presentare il nuovo spazio della Biblioteca Paideia, dove il valore dell’inclusione viene coltivato attraverso il potere e la forza della lettura, dei libri e delle parole all’interno del Centro Paideia, un luogo pensato non solo per i bambini e le loro famiglie, ma aperto a tutta la cittadinanza. Ringraziamo in particolare UniCredit per aver contribuito in maniera importante alla realizzazione delle nuove attività della Biblioteca Paideia in un momento difficile come quello attuale”, dichiara Fabrizio Serra, Direttore della Fondazione Paideia.

 

Per partecipare alle attività della Biblioteca Paideia l’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria inviando una mail a biblioteca@fondazionepaideia.it.

Per maggiori informazioni: https://centropaideia.org/attivita/biblioteca/

“Bella ciao” e inno nazionale

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

 La ministra dell’Istruzione Azzolina è  favorevole ad introdurre l’insegnamento a scuola di “Bella ciao”, considerata canzone m-simbolo dell Resistenza, secondo una proposta di legge di alcuni deputati del Pd tra cui Piero Fassino, figlio di un noto capo partigiano.

Appare quasi incredibile che la ministra abbia tempo da dedicare a queste vere e proprie quisquilie in tempi di ferro e fuoco per la scuola italiana, aggredita dal virus, ben oltre il previsto.
Vale però  la pena di fare alcune riflessioni storiche in merito perché si rischia la confusione anche su temi che dovrebbero essere chiari a tutti. “Bella ciao” non fu la più cantata canzone partigiana perché lo fu “Fischia il vento“. Certamente essa è  la meno impegnata politicamente perché si limita a parlare di lotta all’ “invasor“ e non di “rossa bandiera“ come l’altra.
Stando alla testimonianza di Giorgio Bocca, giornalista e partigiano, essa non fu cantata durante la Resistenza, ma nacque nel primo dopoguerra e venne lanciata a livello internazionale nel 1947 al festival della gioventù democratica egemonizzato dai comunisti. Ancora Bocca fa un parallelo tra “Bella ciao“ e “Giovinezza”, ricordando che ambedue non furono canti dei partigiani e dei fascisti. “Giovinezza” fu infatti una canzone gioliardica del 1909, di cui si appropriarono i fascisti, imponendola come inno insieme alla “Marcia Reale“ in tutte le cerimonie pubbliche. Anche “Giovinezza” venne imposta nelle scuole italiane.
La proposta dei parlamentari del Pd, di per se’ anche pregevole negli intenti commemorativi del 25 aprile, non tiene però conto che nella scuola italiana non si studia canto da tempi immemorabili.
Quando io frequentavo le elementari mi insegnarono “Fratelli d’ Italia“, l’inno provvisorio della Repubblica italiana, rimasto tale fino a poco tempo fa.  Nessuno ci insegnò le canzoni del Risorgimento e neppure la “Canzone del Piave” che era quella dei nostri nonni e dei nostri zii che fecero la Grande Guerra. Un maestro di musica di pregio, don Bernardo Lomagno, che era anche un matematico, ci insegnò solo “Fratelli d’ Italia” e fece bene. Durante il regime fascista la “Marcia Reale“ venne abbinata ad un inno di parte come “Giovinezza” a dimostrazione di una dittatura imperante. Dopo il 25 luglio 1943 “Giovinezza“ venne eliminata e in tempi successivi la “Canzone del Piave“ sostituì la stessa “Marcia reale” ancora durante il periodo monarchico .
Il fatto incontestabile e’ che l’ Inno nazionale non viene insegnato nelle scuole italiane se non per iniziativa di qualche singolo docente. In una sola scuola torinese, il liceo “Segre’,” quando era preside un uomo di sinistra come Primo Merlisenna che promosse anche un convegno sul Tricolore, venne fatto giornalmente l’alza – bandiera, una cerimonia subito malvista da certa intellighenzia di sinistra presente anche in quel liceo.
I temi patriottici non sono da tempo all’ordine del giorno in Italia, malgrado i tentativi del presidente Ciampi e la comparsa dei tricolori durante la pandemia.
Chiedere che venga insegnata “Bella ciao” e non l’inno di Mameli appare discutibile perché il senso della Nazione e della sua storia andrebbe recuperato nella sua interezza. In ogni caso appare, salvo che per il 25 aprile , del tutto fuori luogo abbinare all’ Inno nazionale  qualunque altra canzone, anche “Bella ciao“. L’ inno da solo rappresenta lo spirito nazionale come lo rappresento‘ in passato la “Marcia Reale”. L’ Inno come la bandiera deve rappresentare tutti gli Italiani, senza distinzioni di sorta perché esprime l’ Unità’ nazionale nella sua totale interezza.

Deep Acts per la prevenzione della violenza

Dal mese di giugno 2020 ha preso il via “DEEP ACTS – Developing Emotional Education Pathways and Art Centered Therapy Services against gender violence”, progetto finanziato dal programma europeo “Rights, Equality and Citizenship” e curato da una partnership transnazionale di organizzazioni operanti in Italia, Portogallo e Spagna.

L’obiettivo del progetto è quello di offrire metodi innovativi e strumenti di lavoro specifici, che prevedono l’uso dell’arteterapia e dell’educazione emozionale, ai professionisti e alle organizzazioni che operano nella prevenzione della violenza di genere.

Tra il 29 settembre e il 5 ottobre si sono svolti due workshop rivolti soprattutto agli operatori dei partner del progetto. Dal 29 settembre al 1° ottobre a Siviglia un workshop sul tema dell’educazione emozionale, a cura della Cooperativa RUMBOS, e dal 3 al 5 ottobre a Bologna un workshop esperienziale sul tema dell’arteterapia, a cura dell’associazione Fermata d’Autobus, associazione piemontese capofila del progetto.

Dal 22 ottobre 2020 a Oglianico, in provincia di Torino, iniziano i laboratori pilota che nell’arco di 8 mesi, per un totale di 21 giornate di lavoro, coinvolgeranno sei donne, con le loro famiglie, e due operatori di Fermata d’Autobus presso la sua comunità terapeutica “Fragole Celesti”, struttura riservata a donne comorbili vittime di abuso, violenza e maltrattamento.

Il gruppo di lavoro specifico, con questi laboratori pilota si pone come obiettivo principale quello di testare il lavoro di ricerca svolto, le linee guida prodotte e le esperienze sino a qui acquisite, nelle varie attività del progetto, sull’utilizzo dell’arteterapia nella prevenzione della violenza di genere.

Si metteranno in pratica tecniche dell’arteterapia e della foto-arteterapia ritenute utili nella prevenzione dei principali rischi psicosociali correlati alle esperienze di stress e/o burnout insite nel trattamento di vittime di abuso.

Gli obiettivi specifici saranno:

– prendere contatto con l’esperienza del trauma dell’abuso in un contesto protetto e attraverso la mediazione della produzione creativa;

– elaborazione del dolore beneficiando della funzione di protezione e contenimento peculiare del gruppo, che genera una holding di aiuto e sostegno nella ricostruzione del sé;

– pervenire all’espressione oggettuale del dolore e della vergogna del trauma attraverso un percorso soft, acquisendo uno stile espressivo proprio;

– offrire opportunità per esprimere emozioni: le realizzazioni oggettuali divengono un mezzo di sostegno dell’io, e aiutano lo sviluppo dell’identità e il rispetto del sé;

– offrire uno spazio di mutuo sostegno e sinergia nel gruppo di donne.

L’obiettivo finale, al termine del progetto, è quello di diffondere ed offrire metodi innovativi e specifici strumenti di lavoro a professionisti e organizzazioni che operano in tale settore.

Scuole antifasciste, provocatori e Costituzione

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/ Il liceo “d’Azeglio“ è il più’ famoso della città ed ha avuto sempre una tradizione di sinistra. In quell’edificio resta vivo il culto del venerato maestro Augusto Monti, totalmente dimenticato altrove, in
primis dal suo editore Einaudi che ha ceduto i diritti ad un piccolo editore di Cuneo 

Dei ragazzi fanatici e stupidi hanno appiccicato alcuni volantini di un’organizzazione giovanile di destra  a fianco di due pietre d’inciampo a ricordo di ex allievi morti in  campo di sterminio. Quelle pietre vanno rispettate e nessuno può porre impunemente  vicino ad esse cose estranee di carattere politico o non politico . Esse parlano da sole e l’idea balzana e puerile  dei giovani di destra va condannata in modo inappellabile. In particolare, in questi tempi difficili per la scuola ogni iniziativa volta a creare turbolenze inutili negli Istituti va condannata. E’ già difficile studiare in condizioni di normalità, figurarsi se si aggiunge anche la politica. Toccare certi temi al “d’Azeglio” equivale toccare un nervo scoperto perché fu il liceo in cui insegnò Francesco  Coppellotti considerato un docente eretico e revisionista, traduttore di Nolte. Coppellotti era un provocatore nato, ma era anche un uomo colto e intelligente. Il preside Giovanni Ramella gli garantì libertà di insegnamento, malgrado le proteste che la sua presenza suscitava.Un grande esempio, quello di Ramella, sicuramente di sentimenti antifascisti, di rispetto della scuola pubblica come scuola di tutti. Sulla stupidità di certi giovani ebbi io stesso prova  quando mi  insultarono  pesantemente  scrivendo su un muro a caratteri cubitali che <<il prof. gr. uff . Quaglieni>>  era impotente. Allora commentai che, tutto sommato, era una critica molto lieve per un professore perché l’accusa riguardava solo me e mia moglie, ma non toccava il mio insegnamento. Chiesi di non cancellarla perché in fondo mi rendeva onore in quanto non avevano altra critica da rivolgermi. In anni lontani al liceo “Segré” di Torino si ebbe la caccia all’allievo fascista da parte di certa sinistra precollinare che però in tempi successivi non volle dei profughi africani nella caserma di via Asti perché avrebbero creato disagi al quartiere.
I cretini che attaccano volantini a fianco alle pietre d’inciampo sono casi patologici come quelli che scrivevano offese sui muri a Venturi, ad Allara, ad Elisabetta Chicco ed a me. Fascitelli neri ed anche rossi che vogliono provocare ad ogni costo, spesso ricorrendo alla volgarità.
Io, quando ho avuto un allievo di idee contrarie alle mie, anche fasciste, l’ho rispettato e l’ho trattato come gli altri. Avevo in mente una frase di Bobbio detta a Tobagi in cui il filosofo così caro all’antifascismo, diceva di non trovare nulla di plausibile per trattare un fascista in modo diverso da qualsiasi altra persona.
Antifascismo deve essere libertà per tutti, come stabilisce l’art. 21 della Costituzione che non parla di cittadini di serie b, se fascisti, privati della libertà di  manifestare il loro pensiero. Una democrazia matura deve contemplare scuole “aperte” in cui c’ è spazio anche per Coppellotti. Un quid di dissenzienti è un fatto fisiologico
alla democrazia. Guai se tutti fossero costretti a dire le stesse cose. Altrimenti, più o meno inconsciamente, cadremmo  in un regime che è l’esatto opposto della  democrazia repubblicana  delineata nella nostra Costituzione. Le lettere di genitori scandalizzati ai giornali appartengono ad un vecchio rituale che pensavamo superato. Il Cogidas dei genitori“ democratici e antifascisti “ era un’associazione nata nel clima della contestazione sessantottina morta e sepolta perché superata dai tempi come buona parte degli organismi previsti dai Decreti Delegati.
Nella scuola e fuori di essa il nemico da combattere,  seguendo prudentemente le regole del distanziamento, è uno solo: la pandemia.

 

scrivere a quaglieni@gmail.com