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Rintocchi di festa alla vigilia di San Giovanni

Martedì 23 giugno 2020 ore 20 / Il 23 giugno, vigilia di San Giovanni, la campana barocca voluta dal duca Carlo Emanuele II di Savoia tornerà a suonare e a celebrare la festa del patrono della città con solenni e gioiosi rintocchi dalla torre di sud-est di Palazzo Madama.

La campana in bronzo, intonata sulla nota MI, suonerà una sequenza di 24, 6 e 20 rintocchi per festeggiare la data del 24 giugno 2020 e commemorare i 350 anni dalla sua realizzazione, avvenuta nel 1670 per mano del fonditore francese Simon Boucheron. L’evento è realizzato in collaborazione con l’associazione CampaneTo.

Simon Boucheron fu un importante fonditore attivo nella seconda metà del XVII secolo nel ducato di Savoia e capostipite di una dinastia di argentieri che si sono avvicendati per due secoli, fino alla metà dell’Ottocento. L’appuntamento anticipa l’inaugurazione della mostra Argenti preziosi, che aprirà al pubblico il 2 luglio nella Sala Atelier di Palazzo Madama, in cui è presente una sezione dedicata alla famiglia Boucheron.

La grande campana in bronzo fu realizzata nel 1670 per volere del duca Carlo Emanuele II di Savoia, che la destinò a battere le ore dell’orologio, all’epoca collocato nella torre romana del castello, a destra guardando la facciata juvarriana. La campana andava a sostituire quella prestata dalla compagnia di San Giovanni Battista, l’antica confraternita di beneficenza dedicata al patrono della città. Rimossa nel 1874, entrò a far parte delle collezioni del Museo Civico e dopo 60 anni tornò a Palazzo Madama, nel 1934. Per l’originaria collocazione e per la devozione verso l’arte, che nell’Ottocento ne impedì la fusione, è un oggetto che riunisce in sé le due anime di Palazzo Madama: quella di edifico simbolo della storia della città e quella di Museo Civico di Arte Antica, istituzione nata per raccogliere e valorizzare il patrimonio di creatività di forme e tecniche espresso nelle arti decorative.

La campana, che misura 106 cm di altezza e 365 cm di diametro alla bocca, fu pagata il 6 maggio 1670 550 lire. Su di essa compare l’iscrizione: «AD VSVM HORARII REGIAE CAROLVS EMANVEL II SABAVDIAE DVX PEDE·MONTIVM PRINCEPS CYPRI REX PROPRIO SVMPTA (sic, leggasi SVMPTV) FVNDI IVSSIT ANNO SAL. MDCLXX». Segue l’indicazione del peso in rubbi: «R. 125.20» e la firma: «SIMON BOVCHERON MA FAITE». Sono inoltre presenti le armi ducali di Savoia e festoni con teste di putti alati. Nella parte superiore il manico o ansa (parte a cui si fissa il mozzo di sostegno della campana) è formato da sei mascheroni.

 

L’evento fa parte del progetto San Giovanni x 3, organizzato dalle città di Torino, Genova e Firenze per i festeggiamenti del santo patrono.

Martedì 23 giugno alle ore 20 lo si potrà seguire in diretta sui canali Instagram e Facebook di Palazzo Madama.

 

 

Mercoledì 24 giugno i musei di Fondazione Torino Musei, Palazzo MadamaGAM e MAO, saranno aperti dalle 10 alle 20

Al Respiro è dedicata la 16^ edizione di Torino Spiritualità

Torino Spiritualità 16. edizione | 24-27 settembre 2020

È liberazione, sollievo, tregua. È vita. È profondo, è ampio, è lungo. È da riprendere, da trattenere, da regolare. È corto per un’improvvisa emozione. Può mancare. Può essere l’ultimo, e il primo. È il respiro. E il ritmo del respiro è quello della nostra libertà.

  Al Respiro è dedicata la 16. edizione di Torino Spiritualità, che torna dal 24 al 27 settembre 2020 per quattro giorni di riflessione attraverso l’incrocio di fedi, culture e religioni.

Un tema che si immerge nell’oggi, nel presente segnato dall’emergenza Covid-19, per un festival che diventa occasione di approfondimento e incontro, crescita personale e scambio di idee mai alieno al mondo, mai slegato dalla vita e dalle esigenze delle persone. Anche per questo il festival cambierà forma: la situazione attuale impone regole che possono e devono diventare un’occasione per vivere la cultura in modo diverso, ma ugualmente profondo e coinvolgente. Incontri diffusi in spazi non convenzionali per vivere la città; itinerari urbani da fare insieme, alla scoperta di se stessi come parte di ciò che ci circonda; eventi online per coinvolgere il territorio nazionale, per un festival sempre più inclusivo: Torino Spiritualità cambia ma rimane se stesso, si adatta alla situazione attuale ma soprattutto la interpreta. Al centro degli incontri con filosofi, storici, sociologi, rappresentanti delle fedi e delle culture del mondo, il respiro, che abbiamo scoperto e riscoperto durante l’emergenza.

È nei mesi del lockdown che abbiamo capito che cosa significhi davvero respirare: la più automatica delle azioni è uscita dal cono d’ombra dell’abitudine. Abbiamo dovuto imparare a studiare il nostro respiro, a sorvegliarlo, a temere quello degli altri. E ancora, pensarci incapaci di respirare ha significato immaginarci privati di noi stessi, perché dal primo vagito all’ultimo fiato la nostra esistenza è il nostro respiro.

Respirare infatti svela ogni piega del sentire umano: il respiro mozzato della paura, quello trattenuto dell’attesa, l’inspirazione rapida e secca della sorpresa, il fiato grosso della fatica, il soffio profondo del raccoglimento e della preghiera. E non è un caso se il respiro innerva tutte le tradizioni filosofiche e spirituali: è pneuma della grecità classica, è l’alito vitale che Dio insuffla nell’uomo, è il prana della tradizione indiana. Ma gemello del respiro è anche il passo duplice con cui conosciamo il mondo e lo elaboriamo: un’inspirazione, per portare il fuori dentro di noi, e un’espirazione, per restituire in visioni, parole e pensieri ciò che abbiamo preso.

Aspettando il festival: nei due weekend che precedono l’avvio della manifestazione tornano le Camminate spirituali, per ossigenare cuore e mente tra valli e boschi. Ma quest’anno le mete non saranno solo montane, perché anche in città, con le giuste guide, è possibile godere della bellezza della natura.

 Anteprima di Torino Spiritualità onlinevenerdì 19 giugnoore 18.30 in diretta sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori, su quella di Torino Spiritualità e su circololettori.it Vito Mancuso, scrittore e teologo, presenterà il suo ultimo libro in anteprima con Armando Buonaiuto, curatore del festival.

È Il coraggio e la paura in uscita per Garzanti, in cui la paura è la forza che toglie il respiro e costringe alla difensiva. Un’esperienza non soltanto negativa perché capace di fare emergere la verità su noi stessi: è solo infatti quando realizziamo di essere incatenati che possiamo intraprendere il percorso verso l’autentica libertà.

 

«È per me motivo di grande soddisfazione vedere la costante, se pur graduale, saggiamente lenta e costellata di mille difficoltà, ripresa di tutte le attività e di tutti gli eventi culturali piemontesi, che illustrano nel migliore dei modi la nostra realtà regionale e, in questo preciso caso, la nostra tenacia e capacità di rimetterci in moto con sempre maggior determinazione ed entusiasmo. In ossequio al tema di quest’anno, potrei dire di aver “tirato un sospiro di sollievo”».

Vittoria Poggio, Assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio della Regione Piemonte

 

«Tornare a respirare e re-imparare a farlo: a fine settembre torna Torino Spiritualità e ci interroga sull’oggi e su quanto vissuto anche durante l’emergenza sanitaria con incontri, passeggiate e come ogni anno occasioni di riflessione e confronto, online e in presenza. Auguro al festival e al suo pubblico di goderne come di un’occasione di “normalità”, di vita e pensieri condivisi in un momento in cui tutto ciò è più necessario del solito. Buon lavoro».

Francesca Leon, Assessora alla Cultura della Città di Torino

 

«Il respiro è il segno della vita. Torino Spiritualità vuole quest’anno raccontare la vita, e l’infinita gamma di emozioni, pensieri e gesti che sono il respiro del mondo. Sarà un’edizione del festival diversa, ma fatta apposta per ridare largo respiro alla nostra vita».

Elena Loewenthal, direttore della Fondazione Circolo dei lettori

 

«Sembra passato ben più di un anno dalla scorsa edizione. Mesi trascorsi sospendendo il fiato, per proteggere un respiro che abbiamo scoperto più labile di quanto immaginassimo, ma anche più prezioso. Adesso il tempo riprende a scorrere, le manifestazioni ritornano, si tonifica il pensiero, ma questa consapevolezza non va sciupata. Proveremo, a settembre, a fare la nostra parte».

Armando Buonaiuto, curatore di Torino Spiritualità

 

>  Torino Spiritualità è un progetto di Fondazione Circolo dei lettori, con il sostegno di Regione PiemonteCittà di TorinoCompagnia di San PaoloFondazione CRTTeatro Stabile Torino – Teatro Nazionale.

>

>  Facebook Circolo dei lettori: facebook.com/ilcircolodeilettori/

>  Facebook Torino Spiritualità: facebook.com/TorinoSpiritualita/

 

circololettori.it

>  torinospiritualita.org

Nasce la piattaforma per i servizi di welfare dedicata ai torinesi

Con la riapertura delle regioni e l’allentamento delle misure restrittive messe in campo dal Governo per contrastare il virus, le famiglie italiane riacquistano piano piano un po’ di normalità. La pandemia ha però modificato in modo repentino, e forse duraturo, la nostra quotidianità obbligando i cittadini ad assumere stili di vita che richiedono nuovi modelli di protezione sociale.

Per questo motivo Gruppo Cooperativo CGM e Moving, hanno messo a servizio della comunità la loro esperienza maturata in ambito di welfare aziendale sviluppando piattaforme personalizzate di servizi alla persona. Dopo le prime esperienze nei piccoli comuni la piattaforma è ora operativa per servire le grandi città. Oltre a Napoli e Milano, da oggi anche Torino potrà usufruire della piattaforma per i servizi di welfare dedicata ai cittadini con “Torinowelfare” www.torinowelfare.it

Si tratta di un ulteriore segnale positivo dell’Italia cooperativa che nell’emergenza è stata in grado di riorganizzarsi offrendo una risposta adeguata ai nuovi bisogni. La piattaforma, realizzata in collaborazione con la cooperativa sociale Giuliano Accomazzi e ESSERCI, offre servizi alla persona che abbracciano diverse fasce d’età e necessità: da quelle ludiche, a quelle educative, a quelle assistenziali e abitative.

All’interno della piattaforma gli utenti potranno scegliere servizi ludico-educativi per i bambini come attività di arteterapia, musicoterapia e laboratori espressivi, ma anche assistenza pedagogica all’apprendimento e al metodo di lavoro e consulenza educativa. Per le famiglie e neogenitori sono disponibili molteplici servizi, come percorsi di sostegno all’allattamento, mediazione familiare, micronidi e attività di yoga in famiglia. Per studenti e giovani lavoratori fuori sede non manca l’offerta di residenze temporanee per soluzioni abitative a canoni calmierati e più sostenibili economicamente.

Torinowelfare è un vero e proprio spazio virtuale dove i cittadini possono acquistare online servizi capaci di rispondere ai nuovi bisogni emersi. Una piattaforma costruita intorno alle esigenze delle persone che abitano il territorio e che nel breve periodo sarà potenziata con ulteriori servizi. Non si tratta soltanto di un’infrastruttura tecnologica, ma di un’infrastruttura anche sociale perché gestita da imprese comunitarie radicate e conosciute localmente e con le quali è facile mettersi in relazione.

Da anni al servizio della comunità, in questo momento particolare, abbiamo deciso di investire in una nuova opportunità per i nostri territori, rendendo accessibili i nostri servizi e le nostre professionalità. Questo è il momento di accompagnare i cittadini a ‘capitalizzare’ ciò che tutti insieme abbiamo appreso durante l’emergenza pandemica: grazie alle possibilità che il digitale mette a disposizione, possiamo rispondere ai molti bisogni emergenti, sperimentando un nuovo modo per raggiungere chi ha bisogno mettendolo nella condizione di scegliere direttamente da casa propria” spiegano Margherita Francese, Presidente Coop G.Accomazzi e Daniela Ortisi, Presidente Coop Esserci.

I servizi sono stati modificati sia nei contenuti che nelle modalità di acquisto ed erogazione per poter rispondere alle nuove esigenze e secondo le modalità stabilite dalle autorità. I prezzi, inoltre, sono stati il più possibile calmierati per garantire la massima accessibilità a tutte le fasce di reddito e sono eventualmente rimborsabili secondo le modalità stabilite dai decreti emanati o in corso di emanazione da parte del Governo nazionale.

Al centro di questa operazione è in primo piano anche la qualità dei servizi, che rimane requisito centrale per tutta l’offerta di welfare che CGM mette a disposizione in piattaforma e che viene certificata grazie alle direttive della prassi tecnica sui servizi alla persona, di cui CGM si è fatto promotore insieme a UNI.

Grazie a un layout intuitivo è possibile navigare tra i vari servizi offerti, trovare quello più indicato e perfezionare l’acquisto direttamente con carta di credito o pagamento digitale.

Anno zero. La maschera e il volto

Esami di Stato. Quelli che, un tempo, si chiamavano di Maturità. Il cambio di denominazione, recente anche se non recentissimo, è di per sé significativo.

Ormai conta solo l’atto burocratico. Della maturità dell’allievo, del suo essere pronto ad affrontare la vita, non interessa più a nessuno.

Per altro, se penso agli ultimi collegi dei docenti, mi rendo conto che per verificare la maturità altrui, bisognerebbe aver realizzato la propria. E la maturità, in questa scuola, non è requisito necessario per fare il docente. Insieme alla cultura e all’intelligenza delle cose, per altro…

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Anno Zero. La maschera e il volto

Nulla sarà più come prima. Speriamo

Fra le tante frasi fatte che ascoltiamo in questi mesi di pandemia e di riflessioni più o meno sincere sulla situazione in cui si trova il mondo, una ripete come un mantra: “Nulla sarà più come prima”. E si fa soprattutto riferimento ad una riscoperta di valori etici e morali che, grazie al virus, sarebbero emersi e potrebbero influenzare, in meglio, il mondo.

A parte le considerazioni sulla fondatezza di tale auspicio, l’occasione è comunque utile per cercare di delineare che cosa andrebbe improntato a valori etici nel campo dell’economia e della finanza. La premessa è che è sicuramente urgente introdurre principi etici in un settore, come la finanza ed il maneggio del denaro, che non può sfuggire alle regole generali della correttezza anche morale.

L’obiettivo del profitto è legittimo nel mondo economico; ma non può giustificare qualunque tipo di comportamento, compresi quelli che vanno a ledere diritti di altri soggetti. E tale obiettivo, in un mondo che si è scoperto esposto a crisi imprevedibili di dimensioni planetarie, non può essere disgiunto da una maggior attenzione agli aspetti sociali che caratterizzano la vita dell’uomo.
Negli ultimi anni qualche voce si è levata per ricordare questi principi.

Ricordiamo ad esempio Benedetto XVI, che nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2009 affermò, con riferimento alla crisi legata al fallimento Lehman “La crisi dimostra come l’attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive di considerazione a lungo termine del bene comune. Ciò riduce la capacità della finanza di svolgere la funzione di ponte tra il presente ed il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo”.
Vabbé, dirà qualcuno, è il Papa, facile dirlo.
Allora scendiamo un gradino; nello stesso mese dello stesso anno ecco un altro monito.
“Questa è la crisi di un sistema che ha spinto gli operatori finanziari a prendere rischi sempre più sconsiderati, che ha lasciato le banche speculare piuttosto che fare il proprio mestiere, che è quello di finanziare lo sviluppo dell’economia”. (Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese).
Ahimè, uno che predicava bene ma razzolava male; ma i concetti sono da sottoscrivere!

E per chiudere, una frase che ricorda molto un “umanesimo industriale”: «La funzione dell’industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.» (Giovanni Alberto Agnelli, Presidente Vespa, 1996. Purtroppo questo Agnelli, detto “Giovannino” è prematuramente scomparso).

Ciò premesso, cosa si potrebbe fare per passare dalle parole e dai principi aulici ai fatti concreti che consentano veramente di cambiare pagina in futuro?
Un primo, urgente intervento riguarda la netta separazione tra le banche “ordinarie” (quelle che erogano i crediti alle aziende) e banche “d’affari” (quelle che operano con obiettivi diversi, anche con strumenti speculativi). Le prime devono concentrarsi esclusivamente sul credito a breve termine, fornendo il cosiddetto “capitale circolante” indispensabile per una fluida gestione di crediti e debiti aziendali. Le banche “d’affari” devono invece operare a medio-lungo termine per finanziare costruzione di stabilimenti, costruzione di opere di pubblica utilità (autostrade, trafori, scuole, ospedali, ecc.), e così via. Qualcuno osserverà: “Ma è la legge del 1936!”. Ebbene sì, sostanzialmente è quella, basta con la “banca universale” che pretende di fare tutto, esponendo i clienti-depositanti al rischio di investitori-azionisti o peggio di investitori speculatori a loro insaputa! Un secondo intervento riguarda l’abolizione dio ogni tipo di bonus ai dirigenti delle banche.
Purtroppo la storia degli ultimi anni del sistema finanziario mondiale è caratterizzata in maniera evidente dal fenomeno dell’esasperata ricerca di profitto per le banche e di bonus per i loro manager. La cosa agghiacciante è che, anche nel caso di banche fallite, i responsabili hanno chiesto (e ottenuto!) la liquidazione dei bonus, come se nulla fosse accaduto. E’ come se un serial killer chiedesse un monumento in piazza anziché accettare l’ergastolo!

Un terzo intervento deve precedere l’abolizione delle cosiddette «scatole cinesi», cioè il sistema grazie al quale una piramide di società finanziarie riesce a controllare, con un modesto impegno di capitale, un impero finanziario. Meno “scatole cinesi”, più automobili, più elettrodomestici, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria fritta” e più PIL!
Ed ancora, un punto delicatissimo: proibire l’uso dei derivati, quei mostruosi OGM finanziari creati per modificare la natura delle operazioni “tradizionali”: si pensi che nel mondo circolano attualmente, secondo le stime ufficiali, circa 3 milioni di miliardi di dollari di contratti derivati di varia natura, cioè TRENTATRE volte il PIL dell’intero pianeta. I derivati alimentano contrattazioni frenetiche (chiaramente di natura speculativa, non certo derivanti da investimento) che ricordano il pericoloso gioco del passaggio del cerino acceso da una mano all’altra; l’unica cosa certa è che ci si bruceranno le mani…

Naturalmente bisognerà anche bloccare i “paradisi fiscali”, impedendo di usare i paesi in cui non si pagano tasse o quasi ed in cui non si fanno controlli su chi possiede capitali, paesi in cui uno studio di avvocati o di notai ospita centinaia di società fantasma create solo per gestire soldi degli evasori di tutto il mondo. Bisogna bloccare questo meccanismo ad esempio impedendo ogni tipo di transazione finanziaria da e verso quei paesi. L’elenco potrebbe continuare ancora, toccando anche l’idea di un nuovo modello d’impresa (ne parlerò in un prossimo intervento) che non si limiti ad essere un “profittificio” ma tenda ad essere motore trainante di una collettività, con ricadute positive sia all’interno dell’azienda (non solo soci, ma anche dipendenti) sia all’esterno (il territorio in cui opera). Ma anche limitandosi a pochi, mirati interventi, si può sperare che veramente si possa un giorno dire: “Nulla è più come prima!”
Ed aggiungere, ovviamente: “Ora è molto meglio…”.

Gianluigi De Marchi 
demarketing2008@libero.it

Ulaop-Crt, parla la presidente Giovando

Fondazione Ulaop-Crt, intervista alla presidente Giovando. Da 10 anni Al fianco delle famiglie e delle mamme di Torino

In 10 anni ha dato aiuto a 3 mila famiglie , ha coinvolto 20 mila bambini , ha distribuito 360 mila cambi di pannolini in collaborazione con 63 enti benefici convenzionati. E’ la Fondazione Ulaop, una costola della più nota Fondazione CRT, un altro ingranaggio della grande rete della solidarietà torinese.

Una fondazione nata specificatamente per rispondere ai bisogni delle famiglie torinesi.
Una attività unica è anche la formazione di ben 245 Baby Sitter, mestiere troppo spesso lasciato alla buona alla volontà e alla improvvisazione.
Insomma ,  un laboratorio di idee e di progetti diretti a promuovere una cultura condivisa della genitorialità, dell’educazione e della cura della prima infanzia.
Ma cerchiamo di capire di più di come opera Ulaop-Crt con la Presidente Cristina Giovando

Come vengono scelte le famiglie che aiutate?
Non è ULAOP a scegliere le famiglie destinatarie, sono le famiglie a scegliere ULAOP . Mi spiego, attraverso i progetti rivolti ai bambini abbiamo modo di conoscere le famiglie ed intercettarne i bisogni, piuttosto che coinvolgere altre famiglie per aiutarci a realizzare i progetti stessi. La Fondazione offre sostegno a nuclei famigliari con diverse fragilità: famiglie con necessità primarie che si affidano alla rete solidale costruita con il “Banco del Sorriso”, famiglie con bisogni di socialità/educazione che ricorrono al “Centro Bambini e Genitori” e al “Doposcuola a Sharing”.
A chi si devono rivolgere se hanno bisogno?

A Ulaop o ai 62 enti che attraverso il progetto “Banco del sorriso” distribuiscono direttamente alle famiglie in difficoltà i beni per l’infanzia donati dalla rete dei privati. La Fondazione raggiunge oggi circa 2.300 famiglie all’anno attraverso la rete solidale costruita negli anni.

I numeri dell’assistenza fornita sono importanti, che tipo di famiglie ne hanno finora usufruito? Separati, disoccupati, cassa integrati, immigrati?
Hanno usufruito dei servizi, del “Centro” e della “Biblioteca” nuclei familiari eterogenei, con situazioni lavorative diverse, famiglie con bambini disabili e mamme provenienti dalle comunità madre/bimbo.Il doposcuola ha come utenza molti nuclei familiari di immigrati anche di seconda generazione e famiglie in stato abitativo di emergenza.
Il “Banco del Sorriso” si rivolge a famiglie in stato di bisogno materiale, mentre le attività di insegnamento dell’inglese – che arricchiscono gratuitamente l’offerta formativa delle scuole dell’infanzia comunali – hanno raggiunto ogni anno circa 2.000 famiglie con difficoltà diverse.

Operate solo su Torino?
Prevalentemente si, il “Banco del Sorriso” ha però una rete di enti benefici anche in altre zone della Regione

Come funziona il Centro Bambini e Genitori? 
È un servizio integrativo alla prima infanzia che accoglie famiglie con bambini da 0 a 3 anni che non frequentano il nido d’infanzia. Il Centro offre, attraverso i suoi educatori, attività educative e di socialità ai bambini ed uno spazio di confronto e di relazione agli adulti che li accompagnano.

Come si può donare al Banco del Sorriso? 
I nostri contatti sono disponibili sul sito www.fondazioneulaopcrt.it,: è sufficiente scrivere una mail o telefonare per ottenere un appuntamento, conoscere la nostra realtà e donare il superfluo che ingombra i nostri armadi.

Per il futuro? 
Nel futuro intendiamo rimodulare i progetti in base alle necessità del territorio e sviluppare azioni ad impatto sistemico sui temi della genitorialità. Il Banco del Sorriso sta lavorando all’avvio del “Progetto Corredino” a sostegno delle neo-mamme in stato di fragilità intercettate nei reparti maternità degli ospedali della Città.
In autunno si avvierà inoltre la formazione sulla lingua inglese degli insegnanti delle scuole dell’infanzia così da renderli autonomi rispetto all’insegnamento della lingua straniera.
La Fondazione sta occupandosi del tema welfare aziendale a sostegno della genitorialità, in collaborazione con la Regione Piemonte e le reti istituzionali territoriali con l’auspicio di formulare progettualità in tale ambito.

Ecco alcune indicazioni pratiche dei principali progetti

Banco del sorriso
È un progetto che prevede la raccolta di beni usati per la cura della prima infanzia e la distribuzione a famiglie in difficoltà attraverso una filiera solidale di enti benefici convenzionati con la Fondazione ULAOP-CRT. È possibile donare abiti e attrezzature per bambini dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 14.00 presso la sede della Fondazione ULAOP-CRT Onlus, previo accordo con la struttura organizzativa.
Referente progettuale e relativi contatti
Stefania Carrà
stefania.carra@fondazioneulaopcrt.it
320/7734528
Centro Bambini e Genitori ULAOP
E’ un servizio per bambini da 0 a 3 anni che offre la possibilità di condividere esperienze di gioco e di apprendimento insieme ad una figura educativa di riferimento (mamma, papà, nonni, tate, ecc.) che compartecipa attivamente alle attività proposte da un’educatrice qualificata.
Il servizio è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 presso la sede ULAOP in Corso Unione Sovietica 220/D a Torino. L’iscrizione al servizio è mensile, si può effettuare direttamente in sede e prevede una quota di partecipazione di 40,00 euro. Dal momento che la frequenza non è obbligatoria, le famiglie possono organizzare la partecipazione al servizio in base alle proprie necessità.
Referente progettuale e relativi contatti
Cooperativa Frassati
l.calderoni@coopfrassati.com
334/6082563
Doposcuola a Sharing
E’ un servizio di assistenza nello svolgimento dei compiti scolastici rivolto ai bambini di età compresa tra 6-12 anni ospiti della struttura di social housing SHARING o abitanti del quartiere di Pietra Alta nella periferia nord di Torino. IL servizio offre anche sostegno nell’apprendimento linguistico per minori stranieri . Il doposcuola si svolge due pomeriggi alla settimana in orario post-scolastico presso la struttura di social housing SHARING in via Ivrea 24 a Torino.
Referente progettuale e relativi contatti
Eleonora Cardillo
eleonora.cardillo@fondazioneulaopcrt.it
342/6590223

Nell’ex sede storica della Stampa un nuovo polo per tremila studenti di UniTo

Un’ampia area per la didattica rivolta a oltre 3 mila studenti e  un Museo della scienza e della tecnologia

 

L’Università di Torino presenta il nuovo Polo universitario che sorgerà nella ex sede del quotidiano La Stampa, tra via Marenco e via Correggio a Torino. Si tratta di un progetto di recupero funzionale dell’edificio che ha ospitato dal 1968 al 2012 la redazione e gli uffici dello storico quotidiano torinese.

 

Il Polo nascente ospiterà aule per la didattica per una capienza totale di 3.185 studenti e l’area espositiva e i laboratori dell’ASTUT, l’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino, parte integrante del Sistema Museale di Ateneo, che trasferirà qui la sua sede, attualmente situata presso l’ex Manifattura Tabacchi in corso Regio Parco.

 

Il nuovo Polo universitario di UniTo è un ulteriore tassello in un’area già ad alta densità universitaria con i dipartimenti di Chimica, Fisica, Farmacia e Scienze della Terra, quello di Medicina-Città della Salute e, poco più distante, quello di Biotecnologie in via Nizza.

 

In una superficie di 3.255 metri quadrati, al piano terra si troveranno cinque aule con una capienza complessiva di 1.250 posti e un punto ristoro. Al primo piano, in una superficie di 3.175 metri quadrati, saranno ospitate altre 4 aule per una capienza di 1.120 posti. Al secondo piano, in una superficie di 2.787 metri quadrati, ci saranno cinque aule per una capienza di 815 posti, oltre a un’ampia area studio. Nei due piani interrati avrà, invece, sede l’ASTUT con i laboratori di grandi e piccole apparecchiature e un’ampia area espositiva.

 

Il cronoprogramma prevede la consegna dei diversi lotti da ottobre 2020 a luglio 2021. Il piano terra a fine ottobre 2020, il piano primo a fine gennaio 2021, il secondo piano a marzo 2021, l’area ASTUT (interrati) a luglio 2021.

 

«La nascita di un nuovo Polo universitario a Torino è una buona notizia da tanti punti di vista», dichiara il Rettore di UniTo Stefano Geuna. «Il Campus di via Marenco rafforzerà il radicamento dell’Università nel tessuto urbano complessivo della città. In questo senso, il Polo nascente negli ex spazi de “La Stampa” sarà complementare a quello costituito dal complesso “Aldo Moro” e dal Campus “Luigi Einaudi”. Via Marenco risolverà, principalmente, le complessità dei corsi di laurea scientifici: Medicina, Scienze della Natura, ma anche Scienze Motorie. Per una didattica di qualità occorrono spazi adeguati, nei quali la formazione non sia soltanto occasione per il trasferimento di conoscenze e competenze, ma anche una completa esperienza da vivere. Le sedi che abbiamo in mente per UniTo non sono semplicemente aule, ma spazi di socialità, luoghi di scambio culturale e di relazione, zone per la condivisione e l’immaginazione.  

Questo nuovo spazio rappresenta un passo avanti concreto verso il progetto di Torino Città Universitaria. Trovare finalmente una collocazione di prestigio alla straordinaria collezione dell’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino (ASTUT) significa restituire alla collettività un inestimabile capitale culturale, aprendo le porte di un nuovo Museo che racconti quanto l’Ateneo torinese sia stato importante per la storia della scienza e della tecnologia del nostro Paese».

 

«Il continuo aumento del numero degli studenti, 10 mila in più negli ultimi 5 anni, ha comportato la necessità reperire sul territorio nuovi spazi didattici»aggiunge Sandro Petruzzi, Direttore per l’edilizia e la logistica dell’Università di Torino. «Per far fronte a questa crescita negli ultimi anni l’Ateneo ha ampliato il proprio patrimonio edilizio avviando la creazione di nuovi poli didattici al passo con i tempi e adeguati non solo allo studio ma anche allo sviluppo delle relazioni sociali. In questa ottica il centro “Aldo Moro” (il cui progetto originario non prevedeva spazi didattici) è stato riconvertito prevalentemente all’uso universitario insediando spazi didattici, aule studio, lunch rooms e servizi agli studenti. In attesa della realizzazione del campus scientifico di Grugliasco, per ovviare alle criticità per i corsi di laurea scientifici dell’asse di via Pietro Giuria e di Medicina, dove si riscontra una frammentazione eccessiva degli spazi, nasce il progetto del Campus di via Marenco, all’interno di un edificio le cui caratteristiche architettoniche si coniugano perfettamente con le esigenze della didattica, in considerazione dei grandi spazi interni originariamente destinati ad ospitare le attività della redazione giornalistica. Il campus sarà dotato di ambienti dove alla tradizionale didattica frontale si affiancano spazi per valorizzare le competenze relazionali dello studente e stimolare la sua socializzazione. Nel campus saranno presenti aule studio, lunch rooms, luoghi informali di incontro e socializzazione. La localizzazione del campus risulta, inoltre, strategica sotto il profilo della mobilità sostenibile, in quanto baricentrica rispetto alle sedi dei Dipartimenti scientifici dell’Ateneo, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e dalla metropolitana e con i collegamenti ciclopedonali dell’asse del Po».

Gli iconoclasti e gli oikofobi

Tutti parlano di iconoclasti. Termine improvvisamente entrato nel lessico comune, in questo strano Anno Zero della pandemia, il 2020 dell’era volgare, l’anno del virus sino ad oggi, e della quarantena…ora anche, però, della distruzione delle immagini… Perché proprio questo significa iconoclastia: distruzione delle icone. Ovvero delle immagini.

E fu un’eresia, bizantina. Una di quelle importanti. Sorta fra l’VIII e il IX secolo, in opposizione all’icondulia. Il culto delle icone. Tutt’ora fondamentale nelle Chiese Orientali. E che sino al Vaticano II ebbe un ruolo non secondario anche nella tradizione cattolica.

Gli iconoclasti le immagini le distruggevano. Considerandole forme di idolatria pagana. Consonando, in questo, con i musulmani. Tant’è che Dante, seguendo i padri orientali, considera Maometto il più grande scismatico di tutti i tempi. E quindi l’Islam una fattura del Cristianesimo… Ma questa è altra storia… E poi non mi va di finire sempre con il fare il professore…

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Anno Zero. Gli iconoclasti & gli oikofobi

 

Mai mischiare giudizi morali e giudizi penali

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Le giornate a tema ormai sono del tutto svalutate e inflazionate. Ne hanno create per tutte le occasioni anche le più strampalate, ma ieri 17  giugno era la giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari. E’ tornata alla mente naturaliter la figura di Enzo Tortora, condannato a dieci anni in base a pentiti indegni di essere creduti da magistrati che non pagarono mai per i propri errori, ma anzi fecero carriera 

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Francesca Scopelliti, la sua compagna, ci ha costantemente ricordato il martirio di Tortora che solo il coraggioso Pannella seppe denunciare con coraggio. Zanone che era segretario del PLI, il Partito di Tortora, ebbe paura e lo lasciò solo. Enzo lo definì non senza ragione “il farmacista di Pinerolo“ che guardò al tornaconto immediato senza comprendere la grande battaglia liberale che si doveva combattere per Tortora e la giustizia giusta.
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E ovviamente va ricordato Bruno  Contrada che fu una vittima della mala giustizia anche più di Tortora e che qualcuno vorrebbe illusoriamente senatore a vita, nominato da Mattarella che mai – credo- penserebbe di onorare un grande servitore dello Stato come Contrada. Ma oggi la giornata deve anche farci  ricordare Palamara e le correnti che hanno inquinato la magistratura, minandone l’ indipendenza che non è un diritto dei magistrati, ma un dovere dei magistrati  nei confronti dei cittadini. Il pm di Palermo Di Matteo che inquisì  Napolitano per una presunta trattativa Stato- Mafia e che ora è al CSM , ha parlato di clima mafioso nella spartizione delle cariche all’interno della Magistratura. Una dichiarazione che se fosse stata detta da altri, sarebbe apparsa  un oltraggio alla Magistratura, perseguibile penalmente. Anche il caso  di Carminati,  liberato dal carcere dopo cinque anni per i ritardi giudiziari, deve farci meditare. Lo accusarono di mafia, ma un tribunale ha dichiarato che non era mafioso. Oggi è libero perché le regole devono essere uguali per tutti, anche per Carminati. La legge dovrebbe essere uguale per tutti e non sarà certo Giletti o il ministro Bonafede a farmi cambiare idea. I giudizi morali sono importanti, ma nulla hanno a che fare con quelli giudiziari. Carminati lo detesto, ma i suoi diritti sono sacri e inviolabili. Un liberale la pensa così. Che piaccia o non piaccia. Guai a tradurre  sul piano penale dei giudizi morali. Saremmo all’ Inquisizione laica, la peggiore possibile. La Giustizia che piaceva a Calamandrei, a Leone, a Cossiga, a Denicola e a Carnelutti per non dire a Beccaria, ne uscirebbe violentata per sempre.
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Premio GiovedìScienza Futuro e Premio Industria 4.0 uniti per la ricerca

L’attualità di questi giorni porta in evidenza il fatto che scienza e ricerca siano sempre di più risorse importanti per il futuro. Sostenerne gli sforzi e fornire ai ricercatori spazi, strumenti e risorse adeguate diventa molto importante per formare un solido e competitivo ecosistema innovativo per l’economia italiana. Forti di questa convinzione CentroScienza Onlus con Camera di commercio di Torino, Unicredit, gli Incubatori di impresa degli Atenei piemontesi 2i3T, I3P, Enne3, il Club degli Investitori e Cariplo Factory valuteranno i progetti presentati e decreteranno i vincitori dei due premi – Premio GiovedìScienza Futuro e Premio Industria 4.0.

 

Da 9 anni l’associazione torinese CentroScienza Onlus organizza il Premio GiovedìScienza, dedicato ai ricercatori under 35 di tutti gli enti di ricerca italiani. Il premio è nato nel 2011 per incoraggiare i protagonisti della ricerca alla comunicazione della scienza, per offrire loro risorse e strumenti per divulgare le proprie ricerche. Le 64 candidature giunte quest’anno sono state valutate da 101 referees in base al merito scientifico e tra loro il comitato di selezione individuerà il vincitore del Premio GiovedìScienza Futuro, dedicato ai ricercatori che hanno presentato – oltre al progetto scientifico – uno studio di fattibilità e il vincitore del Premio Industria 4.0, rivolto ai candidati che, oltre al progetto scientifico, abbiano sviluppato anche una proposta progettuale inserita in questo ambito.

“In momenti di grande cambiamento come quelli che stiamo vivendo la ricerca scientifica può essere la risposta ad alcuni bisogni della collettività. Il supporto dell’ecosistema dell’innovazione è molto importante – dichiara Silvio AimePresidente dell’Incubatore d’impresa dell’Università di Torino 2i3T – per aiutare i ricercatori ad approcciare una realtà che richiede, anche per chi ha solide basi scientifiche, di saper comunicare al fine di coinvolgere gli stakeholder sia pubblici che privati al fine di dotarsi delle risorse necessarie per l’avanzamento delle attività. Il trasferimento di conoscenza è ancora trainato da interventi pubblici ma sempre più il settore privato rivolge le proprie attenzioni ed interagisce con gli Enti Pubblici di Ricerca per garantirsi l’accesso all’innovazione, guardando anche all’opportunità di poter intercettare competenze ed interagire con i giovani.

Gli Incubatori d’ impresa supportano i ricercatori che si affacciano in questo scenario sempre più competitivo fornendo loro gli strumenti necessari per realizzare e sviluppare i loro progetti; sempre più lo spirito di iniziativa e l’imprenditorialità sono elementi imprescindibile per chi si trova a pianificare un progetto di ricerca, che richiede anche le capacità di: valorizzare e tutelare la conoscenza generata, valutare i costi, gestire il capitale umano, negoziare, relazionarsi e comunicare, con un sistema economico dinamico che richiede il presidio anche di queste abilità per traguardare ad un futuro in cui la collaborazione tra Ricerca ed Impresa sia sempre più diffusa.” La 34a edizione di GiovedìScienza è ideata e organizzata dall’Associazione CentroScienza Onlus, promossa dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, con il patrocinio della Città metropolitana di Torino. Sostenuta dalla Compagnia di San Paolo. Con il contributo di: Fondazione CRT, Banca d’Alba, Camera di commercio di Torino, UniCredit.  GiovedìScienza è realizzato in collaborazione con: Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Accademia delle Scienze di Torino e Ce.Se.Di della Città metropolitana di Torino. Il Premio GiovedìScienza si svolge in collaborazione con gli Incubatori di impresa degli Atenei piemontesi 2i3T, I3P, Enne3 e con il Club degli Investitori e Cariplo Factory. L’iniziativa si svolge nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte