Opportunità di svolgere servizio civile universale in Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) per ragazze e ragazzi di età compresa fra i 18 e i 29 anni non compiuti.
In tutto il Piemonte sono 390 i posti disponibili in Anpas, 159 posti nelle diverse Associazioni della provincia di Torino: Volontari Assistenza Soccorso Caravino (5 posti); Croce Verde Cavour (5 posti); Croce Verde Cumiana Onlus (6 posti); Anpas Comitato Regionale Piemonte Onlus (1 posto); Associazione di Volontariato Ivrea Soccorso (6 posti); Croce Verde None (10 posti); Croce Bianca Orbassano (12 posti); Croce Verde di Perosa Argentina Onlus (6 posti); Croce Verde Pinerolo (12 posti); Croce Verde Porte (8 posti); Croce Bianca Rivalta (6 posti); Croce Verde Rivoli (14 posti); Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx (3 posti); Volontari Croce Verde Bessolese di Scarmagno (2 posti); Croce Verde Torino (20 posti); Croce Verde Torino sezione di Ciriè (2 posti); Croce Verde Torino sezione di San Mauro T.se (2 posti); Croce Giallo Azzurra Torino (4 posti); Croce Verde Vinovo Candiolo Piobesi (8 posti); Croce Bianca Volpiano (11 posti); Croce Giallo Azzurra Volvera (2 posti).
Per orientare i giovani nella scelta dei progetti di servizio civile e negli adempimenti richiesti, Anpas Piemonte ha predisposto un sito web dedicato http://serviziocivile.anpas.piemonte.it/
La durata del servizio è di 12 mesi. Ai volontari in servizio civile spetta un assegno mensile di 444,30 euro per un impegno settimanale indicativamente di 25 ore. Presentazione domande esclusivamente su piattaforma on line del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale: https://domandaonline.serviziocivile.it entro le ore 14.00 del 26 gennaio 2022, l’accesso è consentito tramite SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
Anpas Comitato regionale del Piemonte avvierà i propri progetti di servizio civile negli ambiti del soccorso in emergenza 118 e del trasporto infermi per i servizi di tipo socio sanitario e nel settore educazione e promozione culturale dando la possibilità a circa 400 giovani di diventare volontari soccorritori.
I giovani in servizio civile, dopo un’adeguata formazione, contribuiranno a dare un importante aiuto alle Pubbliche Assistenze Anpas del Piemonte e alla comunità, soprattutto in questa particolare situazione di emergenza.
I progetti di servizio civile in Anpas che riguardano l’ambito del socio sanitario in Piemonte prevedono lo svolgimento di servizi socio-sanitari sia su pulmini sia su autoambulanze per quei cittadini che devono effettuare terapie come dialisi, trasporti interospedalieri, essere dimessi da ospedali o case di cura, frequentare centri diurni di socializzazione o riabilitazione. In molti casi gli utenti possono essere persone con disabilità che spesso necessitano di essere accompagnate negli spostamenti in quanto non autosufficienti o perché bisognose di particolari accorgimenti durante la fase del trasporto.
I progetti di servizio civile in Pubblica Assistenza Anpas nel campo del soccorso di emergenza 118 in Piemonte includono, oltre alla possibilità di effettuare i servizi sociali precedentemente descritti, anche l’impiego in servizi di emergenza urgenza 118.
I volontari in servizio civile saranno quindi impegnati nel ruolo di soccorritore in ambulanza e in tutte le mansioni concernenti le attività di emergenza e primo soccorso. I progetti prevedono l’inserimento e il tutoraggio dei volontari a partire da una puntuale formazione certificata dalla Regione Piemonte e da un successivo periodo di affiancamento a personale più esperto.
I progetti nel settore educazione e promozione culturale hanno il fine di divulgare tra gli studenti delle scuole superiori e tra la cittadinanza la cultura del volontariato assistenziale e del primo soccorso nonché promuovere stili di vita più sani e salutari.
Lei è sola, seduta a un tavolino d’angolo. Davanti la tazzina vuota del caffè. E le briciole di una brioche da poco terminata. Sparse qua e là sulle pagine centrali de “La Stampa” (ben allargata sul tavolino) e su un quaderno a righe, copertina nera vintage con etichetta bianca su cui appuntare il nome e bordi rossi. Le pagine decisamente ingiallite dalla lunga corsa degli anni. Corsa che anche lei deve conoscere molto bene. Una tenera nonnina. Infagottata in un vecchio cappotto grigio dal collo di pelliccia (o simil pelliccia) nero. Sciarpone grigio al collo. Un berretto nero ben incollato in testa a coprire capo e orecchie. Occhialini tondi, che hanno smesso da tempo di contare gli anni, pizzicati alla punta del naso e mascherina – o quella che fu una mascherina – lasciata calare libera a proteggere il mento (!?). E fin qui… Nulla poi di tanto strano. Ma quel giornale e quel quaderno d’altri tempi, aperti in bella mostra, che ci facevano lì davanti a lei? Che non degnava di uno sguardo chi entrava e usciva dal bar. Neppure il cagnolino che, simpatico, sgambettava da un cliente all’altro in cerca di briciole da mettere sotto i denti. Sola. Estranea a tutto e a tutti. Fino a che…colpo di scena! Eccola estrarre baldanzosa, da un borsone posato a terra, una penna a sfera e un grosso matitone dalla punta rossa e blu. Di quelli che un tempo s’usavano a scuola per correggere, in modo drastico o più clemente, i compiti in classe. E qui il gioco comincia. Intrigante. La nonnina abbozza un sorriso e comincia a sottolineare con forza frasi intere del gionale e (udite udite) a trascriverle (credo tal quali) sul quaderno. Il barista ignora lo sfregio al quotidiano. La conosce e ne conosce le abitudini. O forse – penso – se l’era lei stessa, quel giornale, portato da casa e chissà a che data risaliva! Stranezze. Certo una scena curiosa. Su cui però non mi sono soffermato più di tanto. Terminato caffé e brioche, esco a comprare – guarda un po’!– il giornale. Nei giorni seguenti, mi è capitato di ripensare ogni tanto alla nonnina. Del resto, nulla capita per caso. Basta aguzzare ben bene vista e udito e abbandonarsi alla curiosità e all’immaginazione. Il gioco è bello. E se va bene può allargarvi orizzonti di vite inimmaginabili. Per carità senza impegnarsi più di tanto. Ma, lo confesso, nei giorni successivi, ogni volta che entravo al bar, l’occhio mi cadeva sempre a quell’angolo. Chissà la nonnina? Finché il destino (parolone troppo grosso?) me l’ha fatta rincontrare. Eccola di nuovo. Proprio ieri. Stessa scenografia. Stesso cappotto. Stessa sciarpa. Stesso quaderno. Stesso berretto e stessa mascherina, la solita “mento-protettiva”. Di diverso solo il libro. Sì, un libro al posto del giornale. Anche lui, però, non fresco di stampa. Tutt’altro! Avrà avuto, per lo meno, una cinquantina d’anni. Forse un libro d’avventura. Di quelli che i bambini leggevano ancora tanti anni fa, nell’era ante-digitale. Un Salgari, un Verne, un Dickens? Sempre uguale il rituale. Sottolineatura. Trascrizione. Trascrizione e sottolineatura. Con una sorta di compiaciuta frenesia. Di nuovo ( per lo meno nella puntata di ieri) alcune inaspettate, a prova d’indizio, esclamazioni. Sono troppo curioso. Mi accosto e mi siedo al tavolino a fianco. Ma no, ma no…così non va bene! E poi, più ordine, perbacco! E giù come mannaia, il matitone dalla punta rossa. Oh ecco, così. Così va bene! Ma… a che gioco giochiamo, nonnina? A far la maestra? Forse, tuo antico mestiere. Ma subito dopo ecco le carte sparigliarsi. Ma io non ho capito! Smorfia piagnucolosa. Smorfia da alunna. Maestra o alunna? O tutte e due. Interscambio di parti. Ancora la maestra: Ermelinda, fai più attenzione! Ermelinda. Ecco il nome “antico” della nonnina. Quello portato addirittura dalla regina dei Longobardi e d’Italia – siamo nell’VIII secolo – consorte di re Cuniperto. La curiosità è troppa. Mi alzo e mi avvio alla porta della toilette alle sue spalle, cercando di sbirciare libro e quaderno. Lei se n’accorge e, indispettita, copre il tutto con le mani. Mi aspetto solo che, rivolgendosi al barista, mi “consegni” quale reo d’aver tentato di copiarne il compito. Ecco svelato il gioco. Ermelinda fa della memoria il suo vivere quotidiano. Riacciuffando e portandosi addosso quel tempo che più e positivamente l’ha segnata negli anni. Oggi, per lei, gioco di sopravvivenza. E forse terapia alla solitudine. Così m’immagino. Sbaglierò? Quando esco dalla toilette comunque, Ermelinda ha già messo in borsa tutte le sue cose. Forse ce l’ha con me, il suo compagno “copione”. Saluta con un tenero sorriso non me, ma il barista-maestro ed esce. Ci rivedremo, Ermelinda? Chissà? Ma, ti prego, non essere arrabbiata con me. Sei tu la prima della classe! E addirittura potresti fare da grande la maestra! Continua serena il tuo “gioco” e il tuo viaggio nel tempo, che ancora ti lasciano ampi margini di sorriso sul volto e nel cuore!
E intanto c
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Ulteriore tentativo di cristianizzare la giornata del 6 gennaio sta nell
