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Fondazione per la Ricerca sul Cancro: nel 2020 sono stati destinati all’Istituto di Candiolo oltre 18 milioni di euro

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Presentato il Bilancio Sociale e di Sostenibilità dal Presidente Allegra Agnelli: “Nel 2021 abbiamo tagliato il traguardo dei 35 anni di attività e, nonostante l’emergenza Covid, non ci è mai mancato l’appoggio dei nostri sostenitori”.

In corso i lavori per un ulteriore importante ampliamento dell’Istituto.

La sfida epocale del Covid non ha frenato l’impegno della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro: nel 2020 sono stati destinati all’Istituto di Candiolo IRCSS per la ricerca e la cura oltre 18 milioni di euro. E’ quanto emerge dal Bilancio Sociale e di Sostenibilità che è stato presentato dal Presidente, Allegra Agnelli.

Hanno partecipato all’ evento – che si è svolto in modalità digitale all’ Istituto di Candiolo Irccs ed è stato trasmesso online sul sito de La Stampa e sulla pagine Facebook della Fondazione – esponenti delle istituzioni, della comunità scientifica, del mondo dell’ imprenditoria e della finanza: Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, Ersilia Vaudo Scarpetta, Chief Diversity Officer e Special Advisor on Strategic Evolution dell’ Agenzia Spaziale Europea (ESA), Anna Sapino, Direttore Scientifico dell’ Istituto di Candiolo IRCCS, Giuseppe Banna, Responsabile Ricerca Clinica e Traslazionale per i Tumori Toracici dell’ Istituto, Gianmarco Sala, Direttore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Marco Lavazza, Vice Presidente di Lavazza, Marco Morganti, Responsabile Direzione Impact Intesa Sanpaolo, Julien Di Pace, Head of Jeep Brand Advertising, Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus. Ha moderato l’incontro il Direttore dell’HuffPost ed editorialista della Stampa, Mattia Feltri.

“Nel 2020 siamo stati chiamati a uno sforzo straordinario – ha detto Allegra Agnelli – siamo scesi in campo per supportare il sistema sanitario nella lotta contro il Covid-19, accogliendo pazienti oncologici da altre strutture sanitarie, abbiamo realizzato un laboratorio per l’analisi dei tamponi e nel 2021 siamo diventati hub per le vaccinazioni e centro di riferimento per il tracciamento delle varianti del virus. Nonostante tutto questo abbiamo garantito cure, trattamenti e destinato ingenti risorse alla ricerca sul cancro”.

“Nel giugno di quest’anno – ha aggiunto – la Fondazione ha compiuto 35 anni di attività, un grande traguardo raggiunto solo grazie a chi ci sostiene dal 1986 ad oggi. Questa storia è il nostro futuro: grazie ai nostri sostenitori stiamo realizzando l’Istituto di Candiolo di domani”.

Il Presidente Alberto Cirio ha lodato l’ Istituto di Candiolo per il contributo dato al contrasto alla pandemia e per il suo alto livello scientifico: “Il Covid ci ha insegnato – ha aggiunto – l’

importanza della ricerca, ma ha anche ha abbattuto i tabù contro la sanità privata. Da oggi bisogna pensare a un nuovo rapporto fra pubblico e privato”.

Il forte legame fra la Fondazione e il territorio è stato così sintetizzato dal Direttore Gianmarco Sala: “Nel 2020 la Fondazione ha raccolto complessivamente, tra donazioni dirette, 5×1000 ed eredità più di 23 milioni. Per ogni euro donato oltre 90 centesimi vengono destinati alla missione dell’Istituto. Un risultato importante, sottolineato dal sostegno che riceviamo: nel 2020, 47 mila donazioni direttee 254 mila persone che hanno scelto di destinare il loro 5×1000 a Candiolo. Poi ha ricordato che nel maggio scorso, nonostante la pandemia, sono iniziati i lavori “per mettere a disposizione di medici, ricercatori e, soprattutto, pazienti e loro familiari, nuovi spazi”. I primi interventi riguardano il nuovo servizio di Hospice “Monviso e laboratori per ospitare ricercatori clinici provenienti dalla più importanti strutture internazionali. A seguire sono previsti una Biobanca per conservare i tessuti in un’ottica di future terapie oncologiche personalizzate, la Protonterapia, avanzata forma di radioterapia, un Poliambulatorio e spazi dedicati alla formazione, alla didattica e a servizi di foresteria. L’obiettivo è curare sempre più persone e farlosempre meglio, ha concluso Sala.

Per quanto riguarda l’attività di ricerca, la Professoressa Anna Sapino ha ricordato i dati del 2020: 288 ricercatori impegnati in 37 laboratori e unità di ricerca, 231 lavori pubblicati, record di citazioni (10.392) sulle più importanti riviste scientifiche mondiali, con conseguente crescita dell’impact factor a 1.621,32 (è l’indice che misura l’impatto di una pubblicazione sulla comunità scientifica).

All’Istituto di Candiolo lavorano circa 800 persone, di cui 464 nell’attività di assistenza ospedaliera. Nel 2020 sono state erogate 1.314 mila prestazioni ambulatoriali e sono stati ricoverati 8.144 pazienti; oltre 1.100 sono stati sottoposti a trattamenti di radioterapia. Inoltre, erano attivi 154 protocolli e studi sperimentali. L’Istituto, nonostante la pandemia, ha mantenuto pressochè invariati i volumi di attività clinica e ha anche messo a disposizione di altre strutture ospedaliere (ASO San Luigi e Mauriziano, Ospedali di Rivoli, Pinerolo, Moncalieri, Chieri, Carmagnola) il proprio blocco operatorio per interventi chirurgici non procrastinabili su pazienti oncologici.

Il Bilancio Sociale e di Sostenibilità è stato realizzato in collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino e con il Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino

Eutanasia, il valore della scelta referendaria

La raccolta di firme per il referendum sull’eutanasia ha registrato un primo, straordinario successo.

Il quesito, estremamente importante su un tema enormemente sensibile e per natura stessa divisivo, ha conquistato una parte del dibattito pubblico. Eppure, più che del merito, si sta discutendo soprattutto dei nuovi strumenti con cui da luglio è possibile raccogliere le sottoscrizioni. Il fatto di aver superato il milione di firme, doppiando largamente le 500 mila necessarie,  è di per se una notizia sulla quale riflettere anche se ( come nel caso della richiesta referendaria sulla cannabis) per il momento si parla più della necessità di riformare il sistema di consultazione piuttosto che del merito della questione sulla quale i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi. Non che il tema sia secondario, tutt’altro, ma ci saranno altre occasioni per dibattere se e come rendere rivedere il meccanismo referendario, la soglia delle firme, le modalità di raccolta. Per quanto concerne il merito penso che siano maturi i tempi in cui si debba avere la libertà di decidere sulla propria morte. Firmando la richiesta referendaria in molti hanno fatto leva sulla consapevolezza che si tratta di una battaglia di civiltà e di libertà. Il testo prevede una parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per “eutanasia attiva” (sul modello olandese o belga). Da qui discende la volontà di far riconoscere la piena libertà di autodeterminazione e di scelta della persona malata, affinché possa decidere consapevolmente di voler porre fine alle proprie sofferenze. Un primo passo di civiltà è stato compiuto grazie all’approvazione della Legge 219/2017 che riconosce il valore del testamento biologico. Dalla sua entrata in vigore una persona può decidere anche per quando fosse impossibilitata a comunicare le sue scelte su quali siano i trattamenti sanitari a cui non vorrà sottoporsi, sulla volontà di interrompere trattamenti in corso e evitare accanimento terapeutico, con la garanzia di ottenere cure palliative e sedazione. Il passo successivo e ulteriore, riguarda la scelta posta al centro dell’iniziativa referendaria. Molte persone gravemente malate oggi non sono libere di scegliere fino a che punto vivere la loro condizione. Non hanno diritto all’aiuto medico alla morte volontaria, al suicidio assistito o accedere all’eutanasia come è invece possibile in Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Canada e in molti degli stati che compongono gli Stati Uniti d’America. Di fronte ai ritardi del Parlamento che ha continuato a rimandare la riforma necessaria, il referendum è diventato l’unica possibilità per rendere l’eutanasia legale in Italia e, comunque, dibattere e scegliere su un tema rilevante a prescindere da come la si possa pensare, nel rispetto di ogni opinione. Non stupisce nemmeno l’atteggiamento dei partiti, i dubbi, i tanti tentennamenti del Pd e di altri, i no secchi di buona parte della destra, le scelte più nette e favorevoli della galassia di sinistra. Spesso le classi politiche sono molto meno sensibili, aperte e responsabili – e la storia dei grandi referendum del passato è lì a dimostrarlo – di quanto lo siano milioni di cittadini, animati da sensibilità sociali, etiche e culturali ben più profonde e mature (e meno condizionate da calcoli di parte) di chi dovrebbe rappresentarli nelle sedi deputate a compiere scelte importanti come lo sono le assemblee legislative.

Marco Travaglini

“Un pianeta, molti mondi”, torna Biennale Democrazia

VII edizione al via mercoledì 6 ottobre (e fino a domenica 10) a Torino e online

215 relatori dal mondo per oltre 90 appuntamenti, dei quali 54 trasmessi gratuitamente in diretta streaming; 75 collaborazioni con enti e organizzazioni; 15 sedi in città; 5 mostre.

Da mercoledì 6 ottobre Biennale Democrazia torna a Torino, in presenza e anche online, con la sua settima edizione, intitolata Un pianeta, molti mondi: oltre 90 incontri215 relatori dal mondo5 mostre4 percorsi tematici80 volontari. Al programma in presenza è affiancata un’ampia offerta di dirette streaming – oltre la metà degli eventi – per garantire a tutti, anche al pubblico più lontano, di seguire buona parte degli appuntamenti in palinsesto. Inoltre, un maxischermo sarà posizionato in piazza Carignano, a Torino, e trasmetterà dal 6 al 10 ottobre una selezione degli incontri in diretta streaming.
Un pianeta, molti mondi è il tema di Biennale Democrazia 2021, che partirà dalla nostra condizione di abitanti di un unico pianeta, sempre più connesso ma allo stesso tempo più frammentato. L’immagine guida scelta per rappresentare l’edizione è un’opera dall’artista internazionale Andrea Galvani.

Panoramica sul programma
Il programma completo degli incontri della VII edizione di Biennale Democrazia è sul sito biennaledemocrazia.it

Biennale Democrazia verrà inaugurata al Teatro Carignano mercoledì 6 ottobre alle ore 17.30 da una lectio della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo, intitolata Il Metodo scientifico: dubitare per comprendere. Alla lectio inaugurale seguirà Dante fra le fiamme e le stelle, l’anteprima in forma di mise en espace dello spettacolo di e con Matthias Martelli, realizzato con la consulenza storico-scientifica di Alessandro Barbero e diretto da Emiliano Bronzino, a cura di Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.
La mostra Memory Matters, un progetto speciale di Biennale Democrazia e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nell’ambito di Verso, inaugura mercoledì 6 ottobre alle ore 15, presso l’Arco Monumentale del Parco del Valentino.

Tra gli incontri di giovedì 8 ottobre: la Lezione sulla lezione di Gustavo Zagrebelsky; Marino Niola con Tra bio e Dio. Il cibo tra etica e dietetica; Luigi Ciotti racconta il progetto “Dirittibus il Museo per la città”; il dialogo Umano e tecnologico tra Maria Chiara Carrozza e Juan Carlos De Martin; il confronto tra Stephen Holmes e Marta Dassù, coordinato da Maurizio Molinari; l’incontro “Il giornalismo alla prova della pandemia” con Francesco Costa e Simona Ravizza; un dialogo sulla cancel culture tra Marco Damilano, Adriano Ercolani e Helena Janeczek, in collaborazione con il Salone del Libro di Torino; la lectio Geopolitica del mondo virato di Lucio Caracciolo.

Venerdì 10 ottobre si prosegue con, tra i tanti eventi: le lectio di John Keane, Thomas Hylland Eriksen, Anthony Elliott, François Jullien; i dialoghi L’informazione pubblica ha un futuro? con Gad Lerner e Marco d’EramoCe lo chiede la scienza? con Massimo Galli e Chiara ValerioConflitti tra mondi. Pluralismo politico e istituzioni internazionali con Maria Rosaria Ferrarese e Carlo Galli; e ancora i panel Transaction. Esercizi teorico-pratici di transizione con Cristiano Bottone, Alex Braga, Andrea Colamedici; Le comunità LGBTQ+ nell’Europa dei nazionalismi con Miko Czerwinski, Roberto Forte, Yuri GuaianaContro l’imparzialità: parteggiare, confliggere e negoziare con Lea Ypi e Nadia Urbinati; lo spettacolo Prove di eremitaggio di Fabio Barovero, con Franco Arminio.

Tra i tanti appuntamenti di sabato 10 ottobre: le lectio di Donatella della Porta, Paolo Flores d’Arcais, Tommaso Valletti, Daniel Bell, Ilaria Capua; panel, dialoghi e dibattiti come Reincantare il mondo. La vita fra umano e naturale con Andreas Weber e Nicla VassalloSmart working e futuro del lavoro con Antonio Casilli e Davide DattoliKabul con Emanuele Giordana e Francesca MannocchiDonne e schiavitù dall’antichità ad oggi con Annalisa Camilli e Laura PepeTemptation democracy con Diego Bianchi e Serena Danna.

Nell’ultima giornata, domenica 10 ottobre, si susseguiranno, tra i tanti: le lectio di Gong Dong, Stefano Mancuso, Philippe Descola, Jared Diamond; tra i vari panel Lavorare sotto il controllo di un algoritmo con Antonio Casilli e Chiara Mancini, in collaborazione con Biennale Tecnologia; Debito ambientale, debito generazionale con Stefano Mancuso, Maria Cristina Pisani, Eugenio Cesaro (Eugenio in Via Di Gioia); e il dialogo Tutto sarà come prima? tra Massimo Giannini e il Premio Nobel Esther Duflo.

La VII edizione di Biennale Democrazia si concluderà domenica 10 ottobre presso la Sala Fucine di OGR Torino con Fenfo, concerto dell’artista maliana Fatoumata Diawara, una delle voci più carismatiche e vitali della musica contemporanea africana.

Biglietteria e prenotazioni. La prenotazione è sempre obbligatoria: online, sul Circuito Vivaticket (www.vivaticket.it – biennaledemocrazia.it) oppure presso la biglietteria – C/O Urban Lab, Piazza Palazzo di Città 8/F. In ottemperanza alla normativa vigente, per poter accedere alle sedi degli incontri – adeguatamente igienizzate con regolarità – sarà necessario esibire il Green Pass; all’ingresso verrà inoltre misurata la temperatura. L’assegnazione dei posti garantirà il necessario distanziamento e gli spettatori dovranno indossare la mascherina per tutta la durata degli incontri.

Biennale Democrazia è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Nel presskit digitale condiviso qui di seguito sono disponibili: il comunicato stampa completo, il manifesto con un documento di racconto dedicato, la scheda consacrata al progetto Memory Matters, il logo e una selezione di immagini degli ospiti.

Nel centenario della nascita, il MAUTO allestisce una personale dedicata al designer torinese Michelotti

Dal 6 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022 Opening 6 ottobre – ore 11

Giovanni Michelotti è uno degli stilisti più ammirati nel mondo. Pur non essendo mai diventato un costruttore, il suo stile è tra i più luminosi del periodo 1950 -’70, con esempi notevolissimi anche durante gli anni a cavallo della guerra. Alcuni marchi (tra tutti BMW) considerano il suo apporto ancora oggi indelebile. Nel centenario della nascita, il MAUTO allestisce una importante personale dedicata al designer torinese. Per la prima volta una porzione cospicua dell’archivio Michelotti verrà esposta al pubblico. Schizzi, disegni tecnici, piani di forma, modelli in scala saranno visibili al MAUTO, insieme a una selezione di autovetture tra le più rappresentative. Queste, insieme a documenti cartacei, filmati inediti e un suggestivo impianto scenografico, racconteranno la storia professionale e umana dello stilista.

Il progetto espositivo è curato da Giosuè Boetto Cohen, con il supporto di Edgardo Michelotti, figlio del designer e custode dell’archivio privato.

E’ iniziata la VI Edizione della Settimana Nazionale della Dislessia

“DSA: un mondo in una mappa” è il titolo della manifestazione di quest’anno, che punta a informare ed educare sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento con oltre 100 eventi online. Tanti gli appuntamenti organizzati dal Coordinamento Piemonte e Valle d’Aosta di AID, dalla Sezione AID di Torino, oltre a un concorso rivolto ai giovani con DSA.

 

 Dal 4 al 10 ottobre 2021 si tiene la sesta edizione della Settimana Nazionale della Dislessia, organizzata da AID Associazione Italiana Dislessia in concomitanza con la European Dyslexia Awareness Week, promossa dalla European Dyslexia Association (EDA).

Un appuntamento ormai consolidato, per fare luce sulla dislessia e sugli altri Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): neuro-diversità ancora poco conosciute sebbene riguardino oltre 2 milioni di cittadini italiani. Questi disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Non sono causati da un deficit di intelligenza, da problemi ambientali o psicologici e nemmeno da deficit sensoriali.

I DSA non impediscono la realizzazione delle specifiche abilità ma richiedono tempi più lunghi e un maggior carico di attenzione: per questo motivo hanno un impatto sul percorso scolastico e lavorativo di milioni di persone, che possono compensare le proprie difficoltà attraverso strategie e strumenti adeguati al proprio stile di apprendimento. Da qui l’importanza di una settimana dedicata all’argomento.

Il titolo assegnato alla manifestazione targata 2021 è “DSA: un mondo in una mappa”: quello dei disturbi specifici dell’apprendimento è, infatti, un universo incredibilmente articolato, ricco di sfaccettature che occorre conoscere ma anche valorizzare, ad esempio attraverso le mappe concettuali, uno dei principali strumenti compensativi. Su questo fronte AID è impegnata da oltre 20 anni attraverso la realizzazione di attività di formazione, informazione, ricerca, promozione dei diritti e dell’autonomia, in un’ottica di collaborazione con tutti i soggetti coinvolti in ambito DSA.

Il Coordinamento Piemonte e Valle d’Aosta AID (che riunisce le sezioni AID di Alessandria, Asti, Biella-Vercelli, Cuneo, Novara, Torino e Aosta) ha organizzato una settimana di incontri gratuiti, fruibili attraverso piattaforma on line.

 

  • Lunedì 4 ottobre, “Tra ADHD e DSA”: il seminario, che si svolge dalle ore 20:45 alle ore 22:45, ha l’obiettivo di approfondire la tematica del disturbo dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD) quando si aggiunge ai disturbi specifici dell’apprendimento. Come si influenzano reciprocamente? Come aiutare gli studenti con questa tipologia di comorbilità?
  • Martedì 5 ottobre, alle ore 16.30 si terrà l’incontro on line “Il Chromebook come dispositivo personale per gli alunni con DSA – App ed estensioni specifiche”, che si rivolge a genitori, docenti e studenti per presentare le tecnologie assistive integrate nel sistema operativo Chrome OS e le principali applicazioni utili per la letto-scrittura. Dalle ore 20.30 alle ore 22.30 è in programma Access to work”, l’iniziativa promossa dall’agenzia per il lavoro Orienta che intende offrire opportunità di orientamento e tirocinio in azienda alle persone con DSA in cerca di impiego, residenti o domiciliate in Piemonte.
  • Mercoledì 6 ottobredalle ore 20:45 alle ore 22:45, “Come affrontare il mondo del lavoro”. Il seminario online, organizzato dalla sezione AID di Alessandria con il patrocinio dell’Università degli studi del Piemonte orientale, si rivolge agli studenti e agli adulti con DSA con l’obiettivo fornire indicazioni utili su come affrontare le diverse fasi dell’approccio al mondo del lavoro.
  • Giovedì 7 ottobre, “Simulazione di colloquio di lavoro” l’evento, organizzato con il patrocinio dell’Università degli studi del Piemonte orientale, darà la possibilità ai partecipanti di simulare un colloquio di lavoro online con l’Agenzia Orienta Lavoro, dalle ore 9.30 alle ore 11.30. Alle ore 16.30, invece, è in programma “L’importanza della corretta valutazione degli alunni con DSA nella Scuola Secondaria di I e di II grado”, un incontro on line dedicato ai dirigenti, ai referenti DSA e ai docenti della Scuola secondaria, durante il quale verranno presentate le corrette modalità di valutazione, attraverso l’esposizione di strategie e strumenti valutativi.
  • Venerdì 8 ottobre, “Etica attiva ed etica passiva a Scuola – strategie per un benessere a 360 gradi”, l’incontro online, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, intende illustrare le dinamiche relazionali in ambito scolastico e le strategie per gestirle, occupandosi del benessere sia degli alunni che dei docenti. Dalle ore 17.15 alle ore 18.30 è in programma l’incontro on line “Il ruolo delle mappe nel processo di apprendimento”, un approfondimento sulle mappe concettuali, mentali e schemi, per imparare a conoscerle meglio, ragionando sulle strategie integrative e sulle modalità di costruzione per tutte le fasce d’età. Infine, alle ore 20.45 sarà la volta di “DSA e Disprassia”, l’intervento intende fa luce sulle evidenze in ambito clinico e le problematiche a livello scolastico nelle frequenti casistiche di studenti con DSA in comorbilità con la Disprassia.
  • Sabato 9 ottobre, “I DSA e l’inclusione ai tempi della Didattica Digitale Integrata”: l’incontro, dalle ore 9.00 alle ore 12.00, è rivolto ai docenti di lingua straniera della scuola secondaria di primo e secondo grado, con focus sull’attivazione di strategie compensative e sull’adozione di misure dispensative mirate, che rivestono un ruolo determinante nella pratica della didattica quotidiana ai tempi della didattica digitale integrata. Il pomeriggio è dedicato a “PDP e Profilo di Funzionamento”: l’incontro on line, dalle ore 14.00 alle ore 18.10, è suddiviso in due parti, la prima parte verterà sull’orientamento giurisprudenziale in riferimento al PDP e sulle conseguenze in ambito scolastico; mentre la seconda parte è finalizzata alla corretta lettura del profilo di funzionamento, con approfondimento sugli strumenti compensativi e misure dispensative.

 

La sezione AID di Torino dedica un incontro online all’approfondimento dei servizi e progetti dell’Università di Torino, a supporto degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento, ed in particolare sulla formazione online per i tutor e sull’esperienza del “metodo di studio per studenti con DSA”. L’appuntamento, gratuito e aperto al pubblico, è per martedì 5 ottobre, dalle ore 17.15 alle ore 19.15 su piattaforma Google Meet.

Nella fitta agenda degli appuntamenti organizzati dal Coordinamento Piemonte e Valle d’Aosta AID figura anche il concorso “La mappa del mio tesoro”. Per tutta la durata della Settimana Nazionale della Dislessia, dal 4 al 10 ottobre, sarà possibile partecipare all’iniziativa rivolta ai giovani con DSA, che propone ai partecipanti di raccontarsi attraverso una mappa. Il concorso consente in maniera giocosa di sottolineare come il percorso di un giovane con DSA non sia costituito esclusivamente da sconfitte e fatiche, ma anche da successi, talenti e soddisfazioni sia in ambito scolastico che extra-scolastico.

Per maggiori informazioni ed iscriversi all’incontro organizzato dalla Sezione AID di Torino:

https://torino.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/successo-formativo-e-universita-unito-e-aid-per-uninclusione-a-360-gradi

Per maggiori informazioni ed iscriversi all’incontro organizzato dalla Coordinamento Piemonte e Valle d’Aosta AID visibili e prenotabili al seguente link:

https://torino.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/settimana-nazionale-della-dislessia-2021-gli-eventi-in-piemonte

Per consultare il sito AID, Settimana Nazionale della Dislessia 2021:

https://www.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/eventi/settimana-nazionale-della-dislessia-2021

“Salviamo la montagna” Travaglini secondo classificato con un saggio sul futuro delle terre alte

 Il 9 ottobre la premiazione della dodicesima edizione della rassegna letteraria internazionale

Si terrà nel pomeriggio di sabato 9 ottobre a Toceno, in Valle Vigezzo, la cerimonia di premiazione dei vincitori della dodicesima edizione del premio letterario internazionale italo-svizzero “Salviamo la montagna”. Ideato per valorizzare i contributi letterari in tema  in un momento in cui le Alpi stanno soffrendo per fragilità ambientali, economiche e sociali, il premio si articola quest’anno in cinque sezioni. La giuria, dopo aver valutato i lavori, ha decretato vincitori nella sezione “Emigrazione” la scrittrice svizzera Sara Rossi Guidicelli (Ponto Valentino, Valle di Blemio) con il saggio “I Sardi della Monteforno”; 2° Maria Rosa Corti (Tramezzana, Como); 3° Cecilia Marone (Macugnaga, Vco). Nella sezione “Giornalismo” ha vinto Lorenzo Zaninetti con l’articolo “Quando vaccinava il parroco”; 2° Sara Rossi Guidicelli (Svizzera); 3° Matteo Giottonini (Riazzino, Svizzera); segnalato anche il lavoro di Daniel Bilenko, giornalista svizzero della RSI. Nella sezione “La montagna del futuro”, vera novità di quest’edizione, ha vinto Mauro Carlesso (Lesa, Vco) con il saggio “Immobilità e vento di cambiamento”, mentre il secondo posto è andato Marco Travaglini ( Bavenese di nascita, torinese d’adozione, collaboratore del nostro giornale) con il saggio “Una nuova stagione per la montagna”; 3° Guido Maspoli (Arbedo, Svizzera) mentre sono stati segnalati i lavori di Raffaele Marini (Malesco, Vco)¸ Aldo Lombardi (Milano) e il Comune di Santa Maria Maggiore.

 

Nella sezione “Narrativa” si è affermato lo svizzero Carlo Monti (Cugnasco, Svizzera) con il racconto “Ancora qui”; 2° Pia Pallotta (Varzo, Vco); 3° Alberto Jelmini (Lurengo, Svizzera); hanno ricevuto segnalazioni Rossana Borretti (Domodossola, VB); Sonia Galli (Lugano); Maria Luisa Ghielmetti Walzer (Lumino, Svizzera); Luisa Pedrazzi (Cavergno, Svizzera); Nadir Signori (Bellinzona, Svizzera) e Sofia Stroppini (Gnosca, Svizzera). Nella sezione “Poesia” ha vinto Rita Vecchi (Druogno,VB) con la poesia “Eredità valligiana”; 2° Alberto Vacchi (Milano); 3° Sergio Di Benedetto (Vedano Olona, Varese); 3° Silvia Manzoni Dogan (Bellinzona, Svizzera); segnalazioni anche per Davide Calacrai (Arezzo); Francesca Negroni (Locarno, Svizzera); Lorenzo Spurio (Jesi) e Giuliana Vezzoli (Ponteranica, Bergamo). Il premio internazionale, tra i più importanti dell’arco alpino,  è intitolato a due uomini che alla montagna hanno dato molto, segnando in qualche modo la storia delle comunità di frontiera tra Italia e Svizzera. Andrea Testore  (Toceno, Valle Vigezzo  1855 –1941) era un maestro elementare che, dopo una breve esperienza in Argentina, fu Consigliere e Deputato Provinciale a Novara nei primi anni del XX° secolo. Per migliorare il tenore di vita dei suoi conterranei della Valle Vigezzo  fondò la Società Operaia di Mutuo Soccorso e organizzò corsi serali per artigiani e lavoratori. Promosse la Società Elettrica Vigezzina, la Pro Montibus et Fluminibus, per salvaguardare il territorio dalle calamità naturali, e lo Sci Club Valle Vigezzo. Il suo nome è legato, unitamente a quello del cavergnese Francesco Balli, allora sindaco di Locarno, all’impresa titanica di collegare con una ferrovia elettrica l’Italia alla Svizzera. Nacque cosi, nel 1923, la ferrovia Domodossola-Locarno, tuttora grande risorsa di Vigezzo , conosciuta dai più come “Vigezzina”.

Scrisse pungenti monografi­e e saggi storici sulla sua valle e sui problemi della montagna della prima metà del ‘900. A suo nome è intitolata la  locale scuola media statale. Plinio Martini (Cavergno, frazione del comune svizzero di Cevio in Val Bavona,  1923 –1979) è conosciuto come autore de “Il fondo del sacco”, un successo editoriale in italiano con traduzioni in francese e tedesco. È tuttora molto amato e apprezzato anche nell’arco alpino ossolano, in particolare nella Valle Vigezzo, che ha ritrovato nel suo romanzo, accomunato a quello della confinante Vallemaggia, il suo passato, fatto di sacrifici, emigrazione, vite di stenti ma anche di incrollabile tenacia e grande dignità. Diplomatosi alla Magistrale di Locarno, allievo di Piero Bianconi, Plinio Martini insegnò tutta la vita nelle scuole elementari e medie della sua Vallemaggia, difendendone con un’intensa attività di scrittore e giornalista il patrimonio storico e culturale. Ha scritto una dozzina di volumi di narrativa, poesia e saggistica; i più noti sono “Requiem per zia Domenica” e, come ricordato,  “Il fondo del sacco”.

Il bibliotecario dell’ex manicomio racconta il suo lavoro tra libri e storie di vita

Intervista a Lillo Baglio. Una testimonianza diretta su un mondo ormai lontano

Un argomento che da sempre ha suscitato il mio interesse è relativo all’ex manicomio di Collegno, in tutti i suoi aspetti, sia storici che umani. Mi sono già occupata di tali tematiche, in un ciclo di articoli dal titolo “C’erano una volta i matti”, pubblicati da questa testata. Nei pezzi ho affrontato la storia dell’istituzione manicomiale fino alla Legge Basaglia, facendo riferimento a vicende letterarie e artistiche di personaggi in massima parte torinesi, come il triste caso di Ida Peruzzi, moglie di Emilio Salgari.
Sono stata particolarmente lieta quando Lillo Baglio, archivista e bibliotecario dell’ex manicomio di Collegno, mi ha contattata per dialogare con me in merito a questa realtà complessa e forse non abbastanza ricordata. Ecco allora la nostra chiacchierata.

Buongiorno Lillo, archivista e bibliotecario dell’ex manicomio di Collegno. Puoi raccontarci qualcosa di più riguardo alla tua storia, a come sei arrivato ad occupare questa posizione?
Buongiorno! In effetti la storia e la vita professionale di ognuno, per molti di noi, assomiglia alla nave Argo, il cui timoniere era convinto di dirigere da solo la nave, dimenticando che era il soffio del vento a mandarla avanti. Ebbene forse il destino c’entra qualcosa. Io arrivai a Collegno trent’anni or sono, dopo pochi mesi fui assunto presso l’azienda sanitaria di allora: l’asl to24 (oggi ASLTo3) dapprima come addetto ai servizi generali. Successivamente venni a sapere che l’allora responsabile della biblioteca medica, cercava un collaboratore, possibilmente diplomato, che avesse un certo grado di istruzione. Colsi subito l’occasione, e dopo un colloquio con il direttore amministrativo venni assegnato alla biblioteca medica, come addetto alla stessa. Frequentai, fin da subito, un corso in biblioteconomia e archiveconomia che mi permise di inserire, nel Sistema Bibliotecario Nazionale, un fondo importante composto di libri di psicoanalisi e psicologia, donato alla biblioteca dal Professore Ferraris. Da allora sono passati trent’anni. Nella metà degli anni Novanta fu creato il Centro di documentazione sulla psichiatria che raggruppa tre sezioni: La Biblioteca Medico Scientifica, l’archivio storico dell’ex manicomio di Collegno, l’archivio delle cartelle cliniche dei cinque ex ospedali psichiatrici riuniti, ovvero, gli ex ospedali psichiatrici di Torino, Collegno, Savonera, Villa Regina Margherita, Grugliasco, compreso il “manicomio dei bambini” Villa Azzurra, sempre di Grugliasco.

Un contesto decisamente particolare quello in cui ci troviamo, non solo un ex manicomio, ma uno dei luoghi che sono stati più attivi e conosciuti, ovvio fino alla Legge Basaglia del 1978. Ci dici qualcosa di più riguardo a che cosa vuol dire lavorare in un ambiente così “sui generis”?
Sono stato definito “il custode della memoria storica dell’ex Ospedale psichiatrico di Collegno”. Se con questa espressione si vuole dire che metto a disposizione, di chiunque ne faccia richiesta, per motivi di studio, di ricerca, di approfondimento etc.., lo straordinario patrimonio librario e documentale, a cominciare dagli “Ordinati” dove troviamo tutta la storia di questa complessa Istituzione che è stata, prima la Certosa di Collegno poi il “Manicomio di Collegno” , se intesa così la parola “custode” ha un senso. Oltre a custodire questo patrimonio culturale, davvero unico, io coadiuvo studenti per le loro tesi, ne sono state scritte centinaia tutte regolarmente catalogate. Indirizzo molti scrittori che hanno scritto libri che parlano di questa dimensione e di questa realtà manicomiale. Pensate che il Centro custodisce la Cartella Clinica dello smemorato di Collegno, un caso di appropriazione di identità che allora fece molto scalpore e che divise gli italiani in “Cannelliani e Bruneriani”. Quasi tutti quelli che hanno scritto su questo aneddoto sono venuti in biblioteca a consultare il materiale storico del caso.

Parliamo ancora della tua esperienza diretta in questo contesto. Hai avuto occasione di conoscere alcuni pazienti? Tra questi, ti ricordi in particolar modo di qualcuno?
Questo è l’aspetto, se vogliamo, più significativo della mia trentennale esperienza lavorativa in un contesto che ha conosciuto il dolore e ha ospitato il mistero della follia. La legge Basaglia, come sappiamo, sanciva legislativamente la chiusura dei manicomi. La legge Basaglia è stata sicuramente una legge di civiltà, i manicomi, gestiti con logiche appunto manicomiali, non potevano più rappresentare dei luoghi di cura ma luoghi di segregazione, dove il più delle volte la dignità umana veniva calpestata. Per ciò che mi concerne posso però dire che la chiusura, e la messa in libertà dei degenti che nel frattempo riacquistavano la libertà e con essa i propri diritti costituzionali, ha presentato delle forti criticità, voglio dire che avrebbero dovuto realizzare alternative abitative e alloggiative per i degenti rimasti senza la famiglia di appartenenza e senza protezione economica. E’ successo che molti degenti non furono in grado di integrarsi nella società e questo comportò il suicidio di centinaia e centinaia di ex ricoverati, molti di loro sono anche scomparsi e non si è saputo più nulla. Molti però rimasero a Collegno e sistemati negli ex padiglioni psichiatrici, diventati nel frattempo delle comunità, in attesa di una futura destinazione nelle strutture che avrebbero realizzato per loro. Pensate che la legge Basaglia è del 1978 mentre l’ultimo ricoverato di Collegno uscirà definitivamente nel 2004, per cui ho conosciuto molti pazienti. Molti di loro venivano tutte le mattine in biblioteca a prendere il caffè. Mi volevano bene, capivano che li rispettavo e non li giudicavo. Da loro paradossalmente ho imparato molto. Posso dire di avere conosciuto un’umanità straordinaria. Me li ricordo tutti, ognuno a proprio modo mi ha lasciato un ricordo indelebile. Mi dicono che abbia una dote che è quella dell’ascolto, so ascoltare. Ho perfino voluto scrivere un libro, dal titolo “E i matti dove li mettiamo? Viaggio nella coscienza del mondo degli altri.” È un dialogo realmente avvenuto tra me e due ex malati psichici dove si discute del mistero della vita e della follia.

Ci troviamo ora nella biblioteca, un luogo importante per testimoniare la storia. Cosa ci puoi dire in proposito?
Quando nel 1973 l’ospedale psichiatrico di Via Giulio viene chiuso, la biblioteca e i libri che si trovavano in via Giulio, nel manicomio di Torino, furono trasferiti a Collegno. I volumi rimasero abbandonati a se stessi fino all’arrivo di un medico, il Dott. Giorgio Tribbioli, un infermiere, Franco Cavaglià, e di un ex ricoverato; insieme salvarono dalla dispersione e distruzione per macero libri e riviste stipati dentro i cassonetti. Fu soprattutto grazie al ricoverato Roberto Contartese, laureato in filosofia, uomo coltissimo e a lui che dobbiamo la salvezza di un patrimonio culturale importantissimo che racchiude tutta la storia della psichiatria dal ‘700 ad oggi. Nel 1987 la Biblioteca venne riaperta ai lettori, come ente di conservazione, senza fondi per ulteriori acquisizioni né di libri né di periodici. Se i libri più di ogni altra cosa sono la sede prescelta per conservare la memoria ed esercitare immaginazione, la Biblioteca diventa il luogo ideale per raccogliere tutto l’insieme dei ricordi e del passato dell’umanità. Data la collocazione all’interno di un ospedale psichiatrico, essa si sviluppa all’insegna dell’alta specializzazione che va formandosi nel corso della seconda metà dell’Ottocento grazie alla gestione di dottori che arricchiscono il patrimonio librario di testi pertinenti la scienza medica e soprattutto la psichiatria; è pertanto possibile oggi tracciare un percorso storico dell’evoluzione di tale scienza attraverso i volumi stessi della Biblioteca. Altresì è possibile tracciare due linee di sviluppo autonome, che danno alla Biblioteca una peculiare fisionomia: da un lato una particolare tradizione di studi e ricerche in campo psichiatrico che si è sviluppata nel corso degli anni, dall’altro l’essersi organizzata fin dalla seconda metà dell’Ottocento come Biblioteca di pubblica lettura per i ricoverati dell’ospedale, l’altra biblioteca la cosiddetta “biblioteca dei ricoverati.”

Oltre i libri, ci sono anche dei quadri. Si tratta di lavori eseguiti da ex pazienti. Che cosa si può evincere, secondo te, da queste creazioni?
Il Centro di documentazione sulla psichiatria custodisce i dipinti realizzati negli anni dagli ex pazienti psichiatrici. Sono dipinti straordinari che confluiscono nella corrente dell’Art Brut letteralmente “arte grezza”, ma tradotto anche come “arte spontanea”. Questo concetto è stato inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti, degenti dell’ospedale psichiatrico che operano al di fuori delle norme estetiche convenzionali (autodidatti, psicotici, schizofrenici, persone completamente digiune di cultura artistica). Egli intendeva, in tal modo, definire un’arte spontanea, senza pretese culturali e senza alcuna riflessione. Sono, se così si può dire, creazioni artistiche che scaturiscono da personali pulsioni emotive.

Tra questi libri, ce n’è uno che ti ha colpito in modo particolare, per importanza e ricchezza di contenuti? Stessa domanda sulle opere: ce n’è una che ritieni più significativa e perchè?
Per quanto riguarda i libri, la biblioteca possiede davvero un patrimonio libraio importantissimo, è una biblioteca storica specializzata nelle scienze psichiatriche, neurologiche, psicologiche e di tutto ciò che riguarda il segreto del comportamento umano. Posso dirti che la lettura di Freud mi ha fatto capire questo misterioso concetto di “inconscio”, in sostanza Freud per me è stato il maestro del “sospetto” vale a dire che la sua intuizione è davvero interessante; noi tutti saremmo agiti da forze e pulsioni che trascendono a volte la nostra volontà e, il paradosso, è che in questo “magma” si troverebbe “la verità” della nostra vera natura…Per quanto riguarda se ci sia un’opera o un artista che mi abbia colpito , a dire la verità ce n’è più di uno, tutti a modo loro sono molto, molto interessanti artisticamente, ma, per rispondere alla domanda ce n’è uno che per me dovrebbe diventare il simbolo, il riferimento, dell’Art Brut in Piemonte ed è Giorgio Barbero. Tempo fa chiesi ad un ricoverato cosa fosse la smemoratezza, chi è, in buona sostanza uno smemorato? La risposta che mi venne data fu questa: “È uno che finge di essere ciò che è veramente”. Una risposta decisamente enigmatica ma, paradossalmente, non priva di senso; esattamente come può essere percepita l’opera di Giorgio Barbero, un’opera ermetica, impenetrabile, inaccessibile a qualsivoglia forma o tentativo di identificazione, tuttavia non priva di senso, di gravitazione intorno all’ignoto, perché ignoti, sono, appunto, l’origine e la vita del cosmo infinito, dei pianeti lontani e sconosciuti, delle galassie e dei mondi muti, dell’universo silenzioso, come è Barbero, taciturno e introverso , allo stesso tempo privo di qualsivoglia senso pratico ma con una fervida e convinta immaginazione, confinante, forse, con il delirio in cui entrano potenze straniere dotate di armi tecnologicamente avanzate, armi sconosciute agli umani. Giorgio dice di vedere dei sputnik, delle navicelle spaziali, satelliti e astronavi provenienti da altri mondi. Lo stesso Barbero afferma: “Nella mia pittura rappresento satelliti spaziali, galassie ai confini del cosmo, momenti di espansione verso il futuro; un cosmo, delle galassie lontane anni luce. Io viaggio ai confini dello spazio, nella quarta dimensione ed esploro i pianeti sopra un razzo a tre propulsori”. Barbero dunque riporta ciò che vede nei suoi disegni, testimonia di paesaggi astrali, di atmosfere lunari, di realtà prive di luce, viceversa di una luce scura e tenebrosa.

Ora che il manicomio è chiuso ed è una realtà un po’ dimenticata, secondo te, che cosa si potrebbe fare affinché la memoria di queste esperienze non vada persa?
Desidero subito dire che chi si occupa di archivi, di biblioteche e di memorie storiche lavora su tre fronti: verso il passato, conservando e offrendo alla consultazione i documenti selezionati per il loro valore storico e giuridico. Verso il presente per quanto riguarda la trasparenza democratica e verso il futuro a salvaguardia della memoria storica per le generazioni future. Il passato dovrebbe insegnarci a migliorare il presente, ognuno di noi, anche chi non è consapevole, incarna la storia dell’umanità. Noi siamo l’estensione psichica e biologica del primo uomo apparso sulla terra, in questo senso la memoria, soprattutto anche quella storica, va conservata e custodita. La follia è una dimensione che riguarda potenzialmente ognuno di noi, i manicomi sono stati luoghi “dell’umanità rubata” queste esperienze umane sono state rimosse ma sono ancora drammaticamente presenti. Non esisteranno più, aggiungo io per fortuna, i manicomi ma i problemi sono ancora tanti, sono ancora troppi…

Alessia Cagnotto

 

 

Cento anni di editoria in prima persona E ora nasce la nuova Giappichelli

Il 5 ottobre la casa editrice torinese compie un secolo e inizia un nuovo ciclo Leader per i testi accademici giuridici e unica azienda indipendente del settore Adesso raddoppia con il debutto di Giappichelli Edu, dedicata all’innovazione didattica

Magistrati, avvocati, notai, professionisti o manager, una cosa unisce chiunque abbia
studiato Giurisprudenza a cavallo tra il XX e il XXI secolo: un libro Giappichelli. La casa
editrice leader in Italia nell’insegnamento universitario del diritto compie un secolo e
l’anniversario è l’occasione non solo per celebrare una storia unica, ma anche per
lanciare una sfida che guarda ai prossimi cento anni. A fianco della casa madre – che
si rinnova per restare protagonista anche nell’ecosistema digitale – nasce Giappichelli
Edu, una nuova realtà dedicata all’innovazione dei contenuti editoriali per la didattica
universitaria del futuro.

Se l’Italia è la culla del Diritto, Giappichelli è un po’ la “levatrice” di intere generazioni
di professori, ricercatori e studenti. La casa editrice torinese arriva all’appuntamento
con il centenario forte del ruolo di primo editore nelle facoltà di Giurisprudenza e
solidamente sul podio anche in quelle di Economia. Un traguardo raggiunto
partendo da una piccola cartolibreria al servizio degli universitari di Torino, divenuta
oggi grande casa editrice nazionale e unica azienda indipendente in un settore
dominato dalle multinazionali.

Il segreto è un mix di tradizione e sguardo al futuro che si radica sull’approccio da
“editore in prima persona”, incarnato dall’amministratore delegato Giuliano
Giappichelli, dalla moglie Rosalba e dal loro rapporto personale e quasi sartoriale con
gli autori e con il processo di creazione dei loro libri. Un percorso che adesso si
arricchirà con l’arrivo della quinta generazione Giappichelli e con una trasformazione
da “azienda familiare” ad “azienda di famiglia” che prevede, tra l’altro, l’ingresso per
la prima volta di un direttore generale dall’esterno.

È il nuovo capitolo di una storia che comincia il 5 ottobre 1921 quando Modesto
Giappichelli, un bidello dell’Università di Torino conosciutissimo e stimato da
professori e studenti, inaugura insieme al figlio Giuseppe la prima cartolibreria a
Torino in Via Vasco 2, proprio di fianco al Rettorato. L’insegna del negozio di Giuseppe
Giappichelli è diventata da allora un pezzo di storia della città, un luogo simbolo che
insieme agli uffici di Via Po 21 si è trasformato in punto di riferimento per personaggi
del calibro di Luigi Einaudi, Norberto Bobbio, Giuseppe Grosso, Guido Astuti, Gianni
Vattimo, Massimo Mila. Ma anche, in tempi più recenti, autori
come Giovanni Pitruzzella, Francesco Viganò, Nicola Lattanzi, Vincenzo Lopilato,
Raffaele Cantone, che con Giappichelli hanno avuto in questi anni rapporti come
collaboratori. Autori divenuti familiari per generazioni di studenti di Giurisprudenza,
così come Crisanto Mandrioli, Vincenzo Cerulli Irelli, Claudio Consolo, Marco Cian,
Roberto Bin, Paolo Caretti, Ugo de Siervo, Franco Modugno, Francesco Palazzo,
Vincenzo Varano, Giuseppe Santoro Passarelli, Vincenzo Roppo, Enrico
Gabrielli. Anche nel campo dell’economia aziendale hanno “firmato” libri Giappichelli
autori prestigiosi come Umberto Bertini, Luciano Marchi e Lucio Potito.

Nei decenni seguiti alla fondazione, il testimone di famiglia è passato da Giuseppe al
figlio Giorgio, che con la moglie Olimpia ha guidato la casa editrice dal 1968 in poi, gli
anni caldi delle manifestazioni studentesche e del terrorismo. L’evoluzione del mondo
universitario di quegli anni, spinse la Giappichelli ad abbandonare la produzione
dedicata alle facoltà di Lettere e concentrarsi su Giurisprudenza ed Economia,
puntando all’espansione nazionale. Un progetto reso realtà da Giuliano, figlio di
Giorgio, dal 1983 alla guida della casa editrice (affiancato per 20 anni dal fratello
Guido). Nel corso degli anni è divenuta una tradizione anche la “G” come iniziale dei
nomi di famiglia: un percorso che prosegue con le figlie di Giuliano, Giulia e Giorgia,
quinta generazione dopo Modesto.

«Fin dagli inizi abbiamo intrapreso un percorso chiaro e preciso nel pieno rispetto di
quei valori che negli anni sono diventati il nostro marchio di fabbrica e che ci hanno
consentito di raggiungere traguardi importanti» afferma Giuliano Giappichelli.
«L’essere flessibili, disponibili, capaci di creare un rapporto quanto più possibile
personale e umano con gli autori, lavorare con la serietà e qualità che mettiamo in
ogni nostro gesto, sintetizzano quello che mi piace definire il “metodo Giappichelli”,
grazie al quale siamo in grado di fare la differenza e al tempo stesso affrontare le sfide
che il mercato ci mette di fronte ogni giorno».

«L’approccio da boutique che abbiamo avuto in questi anni ci ha permesso di
mantenere un rapporto di ascolto verso gli autori, una vicinanza al mercato e una
modalità di azione che privilegia l’orizzonte di lungo periodo al posto di opportunità
di breve», spiega Giulia Giappichelli, Strategia e Business Development
Giappichelli e AD di Giappichelli EDU. «Abbiamo scelto di investire nelle relazioni che
in molti casi durano decenni o tutta la vita professionale dei nostri interlocutori».
Oggi Giappichelli conta oltre 10.000 autori e 5000 volumi, con una cinquantina tra
dipendenti e collaboratori. In occasione del centenario sarà arricchita la proposta di
riflessione e approfondimento sui grandi temi giuridici ed economici sui quali
Giappichelli propone manuali, volumi e commentari, attraverso una sezione del
rinnovato sito ufficiale dell’editrice. Un magazine online con un nome che richiama
l’anno della fondazione e del Centenario, “Ventuno”, e anche l’indirizzo storico della
casa editrice in Via Po. Qui autori, docenti, studenti e grande pubblico troveranno
interviste e approfondimenti, con rimandi ai volumi nei quali gli autori di Giappichelli,
docenti e professionisti, intervengono su materie e problematiche che hanno ricadute
sociali, economiche e politiche.

Il futuro intanto è cominciato e lo sguardo è rivolto alle tendenze del settore e
all’innovazione dei contenuti editoriali per la didattica universitaria. È il terreno su
cui si muoverà la nuova Giappichelli Edu, in parallelo allo sviluppo della casa madre
sul fronte della digitalizzazione e alla trasformazione in “azienda familiare”.
«L’idea di lavorare per un maggiore rapporto con il mondo degli studenti e la loro
formazione di conoscenza, competenza e metodo, è il segno di una nuova fase che è
stata avviata proprio al compimento dei nostri primi cento anni di vita», commenta
Giulia Giappichelli, che guida la nuova iniziativa imprenditoriale della storica società
torinese.

Il museo: caso studio per progetti accessibili e inclusivi

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Master Class 2021 | Comunicazione visiva – Progettazione acustica – Spazio architettonico

A ottobre , Torino ospita la seconda edizione del un corso di specializzazione dedicato alla progettazione inclusiva delle architetture museali. Tra i docenti Pete Kercher, ambasciatore presso l’EIDD – Design for All Europe. Iscrizioni aperte.

Torino, 21-22-23 ottobre 2021
Accesso con Green Pass

Dopo il successo della prima edizione si ripropone a Torino l’iniziativa mirata a fornire strumenti conoscitivi e progettuali sulla resa accessibile di un museo visto come luogo che racchiude in sé le criticità di tutti gli edifici e dei servizi pubblici: accessibilità fisica e cognitiva, efficienza e adeguatezza, adozione di una narrativa inclusiva.
La Master Class assume in questo periodo un’importanza ancora maggiore data la necessità di rivalutare la partecipazione della cittadinanza in ogni sua variegata composizione nell’ottica in particolare, di un intervento sui beni culturali di prossimità
La Master Class 2021 fornirà ai progettisti (max.20) una metodologia conforme al Design for All, indispensabile per la valorizzazione, la salvaguardia e la fruizione in autonomia del patrimonio culturale.
Destinatari: professionisti che a vario titolo intervengono nella progettualità museale ed espositiva: curatori, architetti, allestitori, lighting designer, scenografi, tecnici del suono, progettisti di supporti multimediali, grafici, architetti e progettisti di spazi pubblici.
Gli argomenti trattati dalla Master Class
⦁ L’architettura inclusiva dell’esperienza museale: allestimenti, illuminotecnica, progettazione del suono;
⦁ La narrativa inclusiva nel museo: adeguamento per pubblici differenti, uso delle nuove tecnologie, multimedialità;
⦁ La normativa e la comunicazione. Materiali e canali di comunicazione;
⦁ Servizi inclusivi annessi
Tutte le tematiche rientrano anche nella progettualità degli spazi pubblici in genere.
Il programma prevede un’introduzione generale all’accessibilità aperta sia in presenza che on line (Giornata Studio); mentre nei giorni successivi l’accesso sarà riservato ai partecipanti (Master Class) che approfondiranno con un gruppo di professionisti gli approcci ai diversi comparti lavorano in piccoli gruppi su progetti pratici, con lo scopo di identificare una serie di sfide nel luogo (es. accesso, percezione, comunicazione, narrazione, servizi, strutture e anche – non ultimo – profittabilità).
DOCENTI
Pete Kercher Direzione e Coordinamento
Arch. Giulio Ceppi
Arch. Claudio Cervelli Lighting Design
Dott.ssa Alessia Pianeta

QUOTA DI ISCRIZIONE GIORNATA STUDIO
€ 100,00

QUOTA DI ISCRIZIONE MASTER CLASS
€ 300,00

REGISTRAZIONI SU e PRE ISCRIZIONI
https://cutt.ly/SWbxmkx
entro il 5 ottobre
accesso con Green Pass

INFO E PROGRAMMA
www.piuculturaaccessibile.it
SEDE
Musei Reali di Torino
Piazzetta Reale, 1 – 10122 TORINO
Essai progettuale: Palazzo Reale
accesso con Green Pass

PERIODO
13-14-15 e 21-22-23 ottobre 2021dalle 9.30 alle 17.00

 

Contro la povertà minorile

66 PROGETTI IN PIEMONTE 

Link alla mappa navigabile sulla povertà educativa in tutti i Comuni piemontesi: https://www.openpolis.it/numeri/le-mappe-della-poverta-educativa-in-piemonte
 
Sono in corso in Piemonte 66 progetti per il contrasto della povertà educativa minorile, finanziati per 28 milioni di euro dal Fondo nazionale che vede “alleati” le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum nazionale del Terzo Settore e il Governo, ed è gestito dall’impresa sociale Con i Bambini.

 

I progetti piemontesi, che mettono in rete oltre 700 realtà del territorio (organizzazioni del Terzo Settore, scuole, enti pubblici e privati), intervengono su vari assi, tra cui il potenziamento dei servizi educativi e di cura dei più piccoli, la prevenzione dell’abbandono scolastico, la promozione del benessere di migliaia di minori, il contrasto al maltrattamento di bambini e ragazzi. Dai doposcuola focalizzati sulle discipline scientifiche agli spazi educativi on demand, dalle iniziative per rafforzare le competenze digitali e relazionali dei bambini ai laboratori genitori-figli, le iniziative in Piemonte hanno una durata media di 35 mesi.

 

Torino è la provincia con il maggior numero di interventi (39), seguita da Cuneo (11 progettualità), Novara (5), Alessandria (4), Biella (3), Vercelli (3), Asti (1).

 

L’Acri Piemonte ha contribuito in misura maggiore al Fondo nell’ottica di una vera solidarietà nazionale, co-progettando risposte efficaci e innovative a una delle sfide più urgenti di oggi: la povertà educativa, che è anche povertà aggregativa e di socialità della next generation. Ogni euro messo in campo dalle Fondazioni piemontesi, infatti, ha generato un effetto moltiplicatore di 1,6 euro sul territorio e di 5,1 euro nel Paese, attraverso iniziative ‘resilienti’ per un’educazione davvero inclusiva”, dichiara Giovanni Quaglia, Presidente della Fondazione CRT e Presidente dell’Acri Piemonte che, dal 2016 al 2021 ha apportato al Fondo 197 milioni di euro, pari al 32% del totale delle risorse versate dalle Fondazioni (607 milioni di euro).

 

Il Governo ha recentemente prorogato il Fondo per il 2022 e 2023 (con il decreto legge 23 luglio 2021 n.105), dopo la sperimentazione nel triennio 2016-2018 e la “replica” nel 2019-2021. Il Fondo si è inoltre dotato dell’Osservatorio sulla povertà educativa, realizzato dall’impresa sociale “Con i Bambini” e da Fondazione Openpolis: uno strumento che fotografa e pubblica periodicamente report con dati a livello comunale e sub-comunale (conibambini.openpolis.it).

 

Nel 2016, attivando un inedito partenariato pubblico-privato con il Governo e il Terzo settore, le Fondazioni di origine bancaria hanno dato vita al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che ha l’obiettivo di contribuire a rispondere alla grande emergenza degli oltre 1,3 milioni di bambini e ragazzi che vivono in condizione di povertà nel nostro Paese – afferma Giorgio Righetti, Direttore Generale Acri –. Coinvolgendo l’intera ‘comunità educante’, composta da scuole, Enti locali, organizzazioni del Terzo settore, famiglie e gli stessi studenti, il Fondo ha finora favorito l’attivazione di più di 400 progetti in tutta Italia, finanziati con circa 335 degli oltre 600 milioni di euro messi a disposizione dalle Fondazioni, raggiungendo oltre 500mila minori. Il Fondo rappresenta un programma sperimentale di proporzioni mai viste, che sta iniziando a dare incoraggianti risultati, e che permetterà di individuare policy nazionali per intervenire sul tema del contrasto della povertà educativa”.

 

Abbiamo aperto oltre 400 cantieri educativi in tutta Italia, sperimentando, mettendo insieme più di 7.100 organizzazioni, rafforzando le comunità educanti dei territori, con l’obiettivo implicito di fornire al decisore pubblico modelli e buone prassi per il contrasto della povertà educativa – sottolinea Marco Rossi-Doria, Presidente di Con i Bambini –. Attraverso l’Osservatorio, inoltre, mettiamo a disposizione di tutti i dati sul fenomeno a livello territoriale e comunale, perché è importante avere contezza della portata di tale fenomeno e saperlo affrontare in un’ottica di sistema, creando alleanze educative tra pubblico e privato sociale, terzo settore e mondo della scuola, enti locali e imprese, famiglie e gli stessi ragazzi, per offrire opportunità concrete a bambini e giovani e un futuro al Paese”.
(foto Michele D’Ottavio)