SCUOLA- Pagina 17

Maturità internazionale, 5 borse a Torino

Riceviamo e pubblichiamo / L’incertezza globale sull’evoluzione della pandemia da coronavirus rende qualsiasi previsione a lungo termine particolarmente ardua. Qualcuno ha dovuto rinunciare ai summer camp all’estero, molti stanno rivalutando il loro trasferimento fuori Italia. Complessivamente però la determinazione a creare un curriculum internazionale sembra non aver abbandonato la “generazione lockdown”, come qualcuno ha già ribattezzato gli studenti che, in tutto il mondo, hanno vissuto l’esperienza della DAD

La voglia di studiare all’estero è ancora tanta e mentre le università italiane e straniere  si attrezzano con misure per rendere il distance learning efficace anche la WINS – World International School of Torino offre una concreta possibilità gli studenti italiani che vogliono ottenere la maturità internazionale come trampolino di lancio per i propri studi all’estero: 5 borse di studio a copertura totale e parziale della retta per gli anni scolastici 2020-2021 e 2021-2022 che permetteranno a 5 studenti meritevoli di frequentare a Torino gli ultimi due anni della scuola superiore seguendo il programma internazionale International Baccalaureate®.

Le candidature, aperte a tutti gli studenti italiani, devono pervenire entro il 15 giugno. Possono presentare domanda per le borse di studio per l’anno scolastico 2020-2021 gli studenti, italiani e stranieri, nati tra il 1 gennaio 2002 e il 31 dicembre 2005. Gli studenti frequentanti una scuola secondaria di secondo grado italiana devono aver superato il terzo anno al 30 giugno 2020. Sono ammessi gli studenti provenienti dai seguenti percorsi di scuola italiana: Liceo Scientifico, Liceo Linguistico, Liceo di Scienze Umane, Liceo Classico Liceo Economico Sociale, con una buona media scolastica. E’ titolo essenziale la conoscenza dell’inglese.

Tutte le informazioni per partecipare al banco sono sul sito www.worldinternationalschool.com

 

WINS – World International School of Torino.

Via Traves 28. Torino

Poste italiane ha consegnato le mascherine ai maturandi

Poste Italiane ha consegnato per conto della Protezione Civile a 107 Istituti scolastici della provincia di Torino i dispositivi di protezione individuale per gli studenti e i docenti in vista dell’esame di maturità di mercoledì

Molti gli istituti superiori coinvolti, per un totale di oltre 3.600 scuole in tutta Italia, dove l’esame di maturità potrà svolgersi in totale sicurezza. In Piemonte Poste Italiane, attraverso il network della società del gruppo SDA Express Courier, ha infatti consegnato oltre 327mila mascherine, di cui 170mila nel torinese, tutte recapitate direttamente a scuola in tempo per sostenere gli esami. L’Azienda, grazie alla capillarità della propria rete logistica, ha provveduto alle attività di trasporto, stoccaggio e distribuzione dei dispositivi sanitari acquistati dalla struttura commissariale per la gestione dell’emergenza covid19.

Una macchina imponente che nella prima fase, quella del rifornimento degli Hub logistici, ha utilizzato varie tipologie di trasporto, in primis quello via gomma, grazie alla collaborazione con la società Sennder, e via aerea, grazie alla società del gruppo Poste Air. Poste Italiane, prima della consegna agli studenti, ai docenti e al personale di segreteria, ha provveduto, grazie anche a soluzioni altamente tecnologiche, al controllo della conformità delle mascherine e alla verifica del corretto imballaggio ed etichettatura delle confezioni.

Poche idee per la scuola

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’anno scolastico è finito, o meglio, è formalmente finito in giugno , ma è stato interrotto di fatto dal contagio del Coronavirus. Per mesi le scuole sono rimaste chiuse e si è cercato di supplire con la didattica a distanza per la quale la maggioranza dei docenti non era pronta e meno che mai erano pronti gli allievi che in un numero significativo soprattutto al Sud non possedevano un pc o un tablet di cui disporre.

Se fossero possibili delle verifiche serie, si vedrebbe che le la didattica a distanza è stata insufficiente e discontinua , in ogni caso incapace di stabilire un rapporto adeguato tra discente e docente. Forse la questa grave crisi  ad uscirne con le ossa massacrate è in particolare  proprio la scuola . Una cosa paragonabile al ‘68 i cui danni si sono prolungati per cinquant’anni, come predisse Renzo De Felice. Ad una settimana dagli Esami di Maturità non è ancora chiaro come si debbano svolgere, ma soprattutto non si sa come riprendere la scuola a settembre. La follia delle gabbie in plexiglass nelle aule sembra essere tramontata, ma le distanze di sicurezza restano un problema che va affrontato.
Certo, la ministra Azzolina che ha paragonato gli allievi a degli imbuti da riempire , non si sta rivelando adeguata al gravoso compito di dirigere in questa situazione drammatica quella che un tempo definivano  la “Minerva“. I grandi  ministri della Pubblica Istruzione in Italia sono stati pochissimi, il ministero è stato gestito per lo più da politici – spesso democristiani – abbastanza  incapaci e insensibili al ruolo della scuola pubblica statale. Per trovare nomi di alto livello bisogna riandare molto indietro a Francesco De Sanctis, a Michele Coppino,  a Luigi Credaro,a Benedetto Croce, a Giovanni Gentile e a Giuseppe Bottai. Nella storia della Repubblica  nessun ministro è stato all’altezza, salvo Salvatore Valitutti e in parte Giovanni Spadolini. Anche nella seconda Repubblica i ministri sono stati modesti . Certamente la ministra Azzolina è riuscita a commettere errori più di ogni altro ministro, anche se le vanno riconosciute delle oggettive attenuanti perché chiunque fosse stato a capo del  suo ministero avrebbe trovato delle serie, inedite difficoltà. Anche l’apparato ministeriale e’ modesto e direttori generali come Romano Cammarata sono impensabili. I sindacati della scuola sono stati sempre autolesionisti e non hanno mai difeso le ragioni dei docenti, in particolare la CGIL e anche in questa occasione hanno fallito. Lo sciopero da loro proclamato ha avuto un’adesione irrisoria  al  di sotto dello 0,50. Oggi di fatto non si hanno idee chiare su come riprendere la scuola dopo un quadrimestre perduto. C’è chi dice che si dovranno ridurre le ore di scuola, rimediare nuovi locali, aumentare il numero degli insegnanti, rivedere i programmi, sfoltendoli con una “didattica informale“, una espressione davvero fantasiosa ed inquietante. Sta accadendo un qualcosa di simile agli Anni Settanta  del secolo scorso quando si fecero i doppi turni a scuola e via via scadette la sua qualità della scuola   attraverso la voluta e demagogica  confusione tra il diritto allo studio e il diritto al titolo di studio. Anche nei giorni scorsi si sono svolti scrutini in cui è tornato prepotente il 6 politico e la promozione d’ufficio. Anche agli esami di maturità c’è da prevedere il cento per cento dei promossi. Capisco che i problemi posti dalla pandemia avessero la più assoluta priorità, ma va ricordato il ruolo insostituibile della scuola che è  in primis una questione di civiltà. Io sono abbastanza vecchio da ricordare i laureati del tempo di guerra e quelli che si laurearono subito dopo, magari indossando  la “divisa”da partigiano, gente che in tempi normali non avrebbe mai conseguito una laurea. Non vorrei che ci si avviasse su questa strada. Sia chiaro, è meglio essere asini che morti, ma almeno cercare di fare qualcosa come in tutti gli altri Paesi europei per la scuola è indispensabile. Anche la sorte della scuola non statale è  importante perché rischia davvero  di chiudere in modo definitivo. Istituti gloriosi come il “ San Giuseppe” o il “Sociale“ con storie secolari devono essere salvaguardati come un patrimonio della nostra cultura e della nostra storia. Forse dar voce ai docenti e ai presidi, alla scuola più in generale, nei prossimi Stati Generali convocati dal Premier sarebbe doveroso. Ad oggi non credo sia previsto.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Gli studenti rientrano al Politecnico

I tesisti rientrano da oggi nei laboratori per completare il proprio lavoro di ricerca. Saranno 100 al giorno per poi crescere progressivamente

 

Da oggi, dopo più di tre mesi di sospensione delle attività didattiche a causa dell’emergenza Covid-19, laboratori e spazi del Politecnico di Torino saranno di nuovo frequentati dagli studenti.

Circa 100 tesisti sperimentali ogni giorno potranno infatti accedere nuovamente ai laboratori dell’Ateneo per completare il proprio lavoro di ricerca per la tesi di laurea. Il tutto nel rispetto delle misure di sicurezza e seguendo i protocolli adottati anche per i lavoratori che frequentano le strutture del Politecnico, tra cui la partecipazione obbligatoria a un corso di formazione on line relativo alle misure associate all’emergenza Covid-19.

“Lasciatemi dire che dopo tre mesi sono emozionato a rivedere gli studenti nei nostri corridoi, nei cortili e soprattutto nei laboratori”, dichiara il Rettore del Politecnico Guido Saracco“Il Politecnico è una comunità fatta di docenti, personale amministrativo e, soprattutto, studenti: credo che sia fondamentale garantire anche a loro la possibilità di svolgere in presenza quelle attività che necessitano delle nostre dotazioni sperimentali, che ci caratterizzano come Ateneo tecnico e qualificano la formazione che offriamo ai nostri studenti come apprendimento strettamente legato alla ricerca fin dagli anni di studio”.

Oggi sono un centinaio, ma a settembre, con l’avvio del nuovo Anno Accademico, saranno molti di più gli studenti che potranno fruire di quella parte della didattica che l’Ateneo erogherà in presenza, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza. In particolare, saranno garantiti in aula e laboratorio seminari, esercitazioni con confronto tra studenti e docenti, classi progettuali, atelier di progettazione architettonica, team studenteschi, classi di problem solving / challenge (dove gruppi di studenti di diverse discipline risolvono problemi complessi e creano soluzioni innovative), laboratori sperimentali, tesi sperimentali, tirocini; anche per le lezioni frontali le aule saranno attrezzate in modo da poter garantire allo studente di seguire il corso allo stesso modo in presenza oppure online.

“La didattica on line, che sapremo comunque garantire con qualità e che ci permetterà di servire ottimamente anche chi non potrà muoversi verso di noi, non può sostituire completamente la ricchezza di quella in presenza e delle relazioni che si intessono nella nostra comunità universitaria, una comunità che va ben oltre i nostri spazi ma pervade l’intera città, ad esempio nei collegi e nei centri sportivi, con attività culturali, eventi e tante altre modalità”, continua il Rettore: “Premesso questo, voglio però assicurare a tutti coloro che sceglieranno di fruire della nostra didattica esclusivamente on line che il nostro preciso impegno e obiettivo sarà quello di offrire un’esperienza del tutto equivalente sul piano formativo rispetto a quella di chi seguirà in presenza”.

Per programmare l’avvio del nuovo anno, l’Ateneo ha quindi avviato un sondaggio sulle intenzioni di frequenza dal vivo o solamente on line per il prossimo anno accademico da parte dei suoi studenti.

Le oltre 14 mila risposte indicano che una grande maggioranza di studenti intende tornare in presenza al Politecnico già all’inizio del prossimo anno accademico, soprattutto tra gli studenti italiani. Per questo, gli Organi di Governo dell’Ateneo hanno stabilito di attuare tutte le misure possibili per massimizzare l’utilizzo delle 86 aule che saranno attrezzate per erogare didattica contemporaneamente in presenza e in remoto, come pure nel programmare la didattica in presenza anche al sabato. L’Ateneo chiederà inoltre agli Enti territoriali la concessione per il primo semestre del prossimo anno accademico di ulteriori e ampi spazi per didattica, in modo da fornire un servizio che sia il più esteso possibile.

Scuola in piazza: “Servono nuove risorse e personale”

Hanno allestito un grande recinto per simulare l’ingresso a scuola di 50 ragazzi in base alle regole sul distanziamento sociale.

Ed è emerso che solo per due classi non è sufficiente  mezza piazza Castello”. La manifestazione è stata inscenata dai  sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, con gli insegnanti a fare la parte degli studenti. Ognuno di loro aveva  un cartello al collo con le ragioni della protesta. Ma in  piazza sono scesi anche anche bambini e genitori, una rappresentanza del coordinamento dei genitori e dei precari. La richiesta è che il  governo investa risorse per creare spazi e assumere personale, altrimenti si teme  un taglio del 50% del diritto all’istruzione garantito dalla Costituzione.

Progetto di storia contemporanea, 125 studenti vincitori

39^ edizione / Parteciperanno ai viaggi studio nei luoghi della memoria quando le condizioni generali lo consentiranno


Si è conclusa la 39^edizione del Progetto di storia contemporanea, indetto dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.

Gli studenti premiati sono 125, appartenenti a 22 Istituti scolastici e a 3 Centri di formazione delle province piemontesi, sulla base di una graduatoria redatta dalla Commissione di valutazione, composta da membri degli Istituti storici della Resistenza piemontesi.

Le scuole secondarie e gli enti di formazione professionale partecipanti al concorso sono stati 54, con un totale di 950 studenti suddivisi in 190 gruppi da 5 componenti ciascuno. Si è registrato un lieve aumento degli iscritti (+ 4,2%) rispetto alla precedente edizione.

Le valutazioni espresse dalla Commissione di storici hanno evidenziato la qualità e l’originalità dei lavori proposti che, anche in questa edizione, si sono concentrati su tre temi di ricerca: lo sport e la storia del ‘900 (traccia scelta dal 40,2% dei partecipanti); la caduta del Muro di Berlino 30 anni dopo (preferita dal 57% degli studenti); I 50 anni della Regione Piemonte (indicata dal 2,8 % dei giovani).

Il Piemonte, oltre a essere stata la prima regione d’Italia a stabilire, con un’apposita e specifica legge – quarantaquattro anni fa, nel 1976 –  l’istituzione di un Comitato per la difesa e l’affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione, è stata anche tra le prime realtà a promuovere progetti di studio sulla storia contemporanea, coinvolgendo – a partire dal 1981-  decine di migliaia di studenti medi piemontesi e organizzando centinaia di viaggi nei luoghi della memoria.

Per il momento gli studenti vincitori, accompagnati dai loro docenti, non potranno partecipare ai viaggi studio che avrebbero dovuto svolgersi entro la fine di questo anno scolastico. Le ragioni sono a tutti ben note, motivate dall’attuale emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus Covid-19 e dai conseguenti provvedimenti di distanziamento sociale e di restrizione della libera circolazione, adottati dalle autorità nazionali e regionali, ai quali si affianca la chiusura delle scuole.

Il Consiglio regionale, consapevole dell’importanza dei viaggi nei luoghi della memoria storica per l’indubbio rilievo di esperienze collettive, condivise, importanti sotto il profilo dei valori educativi e didattici – hanno dichiarato il Presidente del Consiglio Stefano Allasia e il Vice Presidente Mauro Salizzoni – si impegna a individuare e riproporre i viaggi studio appena le condizioni generali lo consentiranno, riservandosi forme alternative di premialità qualora ciò non fosse possibile entro tempi ragionevoli”.

Agli studenti vincitori delle attuali classi quinte che concluderanno quest’anno con l’esame di maturità il proprio ciclo di studi superiori, considerata la maggiore età, verrà proposta, in via preferenziale, la possibilità di partecipare, a titolo individuale, ai prossimi viaggi studio che verranno organizzati prevedendo, nel caso di indisponibilità o impedimento, l’attribuzione di un premio alternativo.

Marco Travaglini

 

 

Scuole, messa in sicurezza: arrivano i fondi della Regione

In attesa del governo, la Regione ha analizzato i progetti di intervento su scuole dellinfanzia, primarie, secondarie di 1° e 2° grado e individuato i beneficiari. 

 

 Per l’edilizia scolastica più di 37 milioni di euro saranno a breve disponibili per finanziare 29 progetti di messa in sicurezza delle scuole piemontesi. Si tratta di un passo importante che ribadisce ancora una volta l’attenzione per gli istituti sparsi su tutto il territorio, che necessitano di interventi, a maggior ragione in previsione di una riapertura alla didattica in presenza che, ci si augura, possa avvenire nel più breve tempo possibile. 

In attesa del decreto del ministero dell’Istruzione di assegnazione delle risorse agli enti locali, la Regione Piemonte ha quindi analizzato i progetti di intervento su scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di 1° e 2° grado e individuato i beneficiari.

Le risorse dovranno essere impiegate per aumentare la sicurezza degli edifici scolastici, salvaguardare la vita in caso di sisma, attraverso interventi di miglioramento e di adeguamento sismico, cui si sono affiancate le esigenze della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. Previsti anche interventi di riedificazione e di nuova costruzione di edifici, oltre a riqualificazione e ristrutturazione di quelli esistenti.

Dei 29 progetti, 15 sono compresi nel piano annuale 2019, 14 sono invece finanziabili con le risorse non utilizzate del piano annuale 2018.

Del primo elenco, sono sette i progetti nel territorio della Città metropolitana di Torino: uno della Città metropolitana, gli altri dei Comuni di AirascaAla di SturaCalusoLeiniRivalta di Torino e Sauze dOulx.

Cinque i progetti finanziabili nella provincia di Cuneo: due della Provincia, gli altri dei Comuni di PolongheraRacconigi e Santo Stefano Belbo. Un progetto è del Comune di Castelnuovo Don Bosco (Asti), uno del Comune di Valdilana (Biella), uno del Comune di Briga Novarese.

Il totale delle risorse per questi progetti è 21.461.108 di euro.

Del secondo elenco, due progetti finanziabili sono nella provincia di Alessandria (uno della Provincia, uno del Comune di Serravalle Scrivia), uno nell’Astigiano (Comune di Cellarengo), sette nel Torinese (due della Città metropolitana, gli altri dei Comuni di CandioloMeana di SusaPineroloSan Maurizio CanaveseVillar Perosa), quattro nel territorio della provincia di Cuneo (Comuni di Bene VagiennaBernezzoSaluzzoScarnafigi).

Il totale delle risorse per questi progetti è di 15.961.706.

«Fin dal primo giorno la Regione si è sempre dimostrata molto attenta all’edilizia scolastica – spiega l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino – Non a caso abbiamo, per la prima volta dal 1970, inaugurato un fondo per l’edilizia scolastica di emergenza, che ci consente di intervenire con tempestività nelle situazioni più urgenti, laddove in precedenza le normative, di fatto, ce lo impedivano. Ora, grazie all’arrivo di questi ulteriori contributi, possiamo venire incontro alle necessità di numerosi Comuni che da tempo chiedevano di sollecitare il finanziamento per la messa in sicurezza delle loro scuole che, ci auguriamo, possano – così come in tutta Italia – tornare presto a essere frequentate dagli studenti in tutta sicurezza: sia sanitaria che strutturale».

Il Poli apre le porte ai futuri studenti

Per la prima volta online, tornano le giornate di orientamento per l’accesso ai corsi di Laurea e Laurea Magistrale.

Novità per l’A.A. 2020/2021: didattica online per entrambi i semestri, ma anche lezioni e laboratori in presenza per chi sarà a Torino

 

Al Politecnico di Torino, dopo le lezioni e gli esami, quest’anno anche gli Open Days diventano virtuali. È una formula del tutto innovativa quella proposta agli aspiranti studenti dell’Ateneo da lunedì 25 a venerdì 29 maggio: cinque giorni di incontri con docenti, studenti ed esperti di orientamento e la possibilità di seguire le presentazioni dei 23 corsi di Laurea Triennale e dei 30 corsi di Laurea Magistrale offerti dal Politecnico nelle aree dell’ingegneria, dell’architettura, del design e della pianificazione territoriale. Ma anche un’occasione per scoprire tutti i servizi offerti, i progetti speciali, i teams studenteschi, le opportunità per gli studenti stranieri e molto altro ancora. Tutto da casa, per rispettare le regole imposte dall’emergenza sanitaria e favorire i ragazzi che in questo periodo di mobilità ridotta sia all’interno del territorio nazionale che, a maggior ragione, dall’estero, vogliono però entrare nel mondo del Politecnico di Torino, in vista di un’iscrizione per l’Anno Accademico 2020/2021.

Tre giornate, dal 25 al 27 maggio, saranno dedicate in modo specifico alle Lauree di primo livello, mentre il 28 e il 29 maggio le presentazioni riguarderanno i corsi di Laurea Magistrale. Tutti i contenuti rimarranno comunque disponibili sul sito www.politopendays.it anche nei mesi a venire, in modo da aiutare i ragazzi ad orientarsi nell’offerta e nelle novità del prossimo anno accademico anche dopo la conclusione degli Open Days.

Un anno che porterà molte novità nel modo di vivere il Politecnico. Prima tra tutte la didattica online, modalità attivata con successo dall’Ateneo: “Fin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria tutte le attività didattiche del Politecnico – esami e discussioni di laurea compresi – si sono svolte esclusivamente in modalità online”, spiega il Rettore Guido Saracco, che prosegue:  “La risposta messa in campo dall’Ateneo è stata senza precedenti: il potenziamento delle infrastrutture informatiche, la scoperta di soluzioni tecnologiche, ma anche di nuove modalità di fare didattica hanno permesso lo svolgimento pressoché regolare delle attività di insegnamento e valutazione nei mesi dell’emergenza”.

Anche per l’anno accademico 2020/2021 l’Ateneo ha deciso di impegnarsi a garantire, per entrambi i semestri, l’erogazione dell’intera offerta formativa di primo e secondo livello in modalità on line, anche con un investimento consistente per l’ulteriore potenziamento delle dotazioni tecniche. Ma l’esperienza della formazione universitaria va al di là della lezione frontale, pur arricchita da tante modalità interattive adottate in questi mesi per migliorare le modalità di apprendimento, come la realtà virtuale per le revisioni progettuali o la visita da remoto a laboratori e siti culturali. “Per garantire almeno a chi si troverà nelle condizioni di essere a Torino la possibilità di entrare nelle nostre aule e vivere in presenza l’esperienza universitaria, individueremo un numero contingentato di studenti, circa 2500 ogni giorno, che potrà accedere all’ateneo e frequentare le lezioni e, soprattutto, i laboratori”, spiega il Rettore: “Per tutti gli altri, ci sarà la possibilità di seguire da remoto entrambi i semestri. Garantisco che non discrimineremo nessuno rispetto alla modalità con cui avrà seguito i corsi o sostenuto gli esami e cercheremo di far sì che tutti gli studenti che desiderano frequentare in presenza possano farlo”. Questo comporterà adeguamenti strutturali, come il rifacimento degli impianti di condizionamento e la ridistribuzione degli spazi per le lezioni, ma anche turni scaglionati di ingresso, dotazione di dispositivi di protezione e interventi di sanificazione adeguati.

Il Rettore presenterà le novità per l’Anno accademico 2020/2021 nel corso di una conferenza di apertura online, alle 13.30 di lunedì 25 maggio sul sito www.politopendays.it (necessaria la registrazione) e sui canali social del Politecnico. Il 28 maggio alle 9.00, invece, il Rettore porterà un saluto all’apertura delle due giornate dedicate ai corsi di Laurea Magistrale (sempre su www.politopendays.it e sulla pagina Facebook del Politecnico) .

Sempre il 28 maggio, sarà anche il giorno di una nuova sessione del test di ammissione per i corsi di Laurea triennale in Ingegneria, Design e Pianificazione, che si svolgerà anch’esso online e al quale è ancora possibile iscriversi.

Il Politecnico di Torino continua a garantire ai suoi studenti una formazione che sappia rispondere alle sfide del presente e a quelle che verranno, come dimostrano i dati occupazionali dei nostri laureati: quasi 9 su 10 lavorano a un anno dalla laurea magistrale e con stipendi più alti e contratti più stabili rispetto alla media degli atenei italiani”, commenta il Vice Rettore per la Didattica Sebastiano Foti, che conclude: “In un anno particolare come quello che ci attendeabbiamo intenzione di potenziare le modalità didattiche più innovative e coinvolgenti, con lo studente al centro del processo di apprendimento, che viene responsabilizzato e messo nelle condizioni di sperimentarsi e mettersi alla prova, anche in contesti meno tradizionali di quelli della lezione frontale, come ad esempio i team studenteschi o le challenge, modalità didattiche basate su multidisciplinarietà e learning by doing, che vogliamo potenziare anche attraverso tutte le possibilità che la tecnologia ci mette a disposizione”.

A Ivrea prove di scuola all’aperto

Da martedì 26 e fino al 29 maggio scuola all’aperto a Ivrea per aiutare le famiglie dopo il  lockdown.

La sperimentazione è dell’amministrazione comunale che attiva il servizio per i bambini residenti in città tra i 3 e i 6 anni. L’iniziativa si tiene nei giardini delle scuole Don Milani e Sant’Antonio, dalle 8 alle 13, al costo di 10 euro al giorno. Si effettuerà il controllo della temperatura per consentire l’accesso in sicurezza degli alunni, seguiti da insegnanti degli asili nido comunali a gruppi di cinque

Diritto allo studio universitario, appello per gli affitti degli studenti fuorisede

L’assessore Chiorino e il presidente Sciretti: «Urge la deroga sulle norme nazionali sul merito e un intervento sul tema dei contributi economici per gli affitti per i fuorisede. Il Piemonte ha fatto il massimo, ora tocca a Roma».

REGIONE ED EDISU SCRIVONO AL GOVERNO. « SIAMO PRONTI A FARE DA SOLI, MA SERVE UN VIA LIBERA UFFICIALE».

«Interventi urgenti per garantire appieno il diritto allo studio universitario, che non possono più attendere. Anche a costo di delegare la Regione a fare da sola, almeno per quest’anno, in modo da poter tutelare fino in fondo gli studenti più meritevoli».  Lo chiedono l’assessore regionale al Diritto allo studio, Elena Chiorino e il presidente del’Edisu, Alessandro Sciretti, in una lettera indirizzata la ministro all’Università, Gaetano Manfredi per segnalare «numerose criticità riguardo alla gestione del Diritto allo studio universitario». Problematiche che necessitano di un intervento del governo, fino ad oggi sostanzialmente assente, nonostante il grande sforzo della Regione per venire incontro, con tutti i mezzi a disposizione, alle esigenze degli studenti, messi in difficoltà dall’emergenza coronavirus.

«Abbiamo deciso – spiegano Chiorino e Sciretti – di rimodulare le scadenze regionali per il conseguimento dei crediti necessari ad incassare la seconda rata delle borse di studio per gli studenti iscritti ali primi anni di una Laurea Magistrale e abbiamo derogato con la DGR della settimana scorsa. Non solo: stiamo applicando, sempre per quanto nelle nostre competenze, le norme nazionali nel modo più inclusivo possibile, ad esempio per quanto riguarda gli allontanamenti dalle residenze dei laureati non aventi più diritto al posto letto, al fine di non lasciare indietro nessuno e nemmeno, per quanto possibile, in difficoltà».

Però tutto questo rischia di non bastare se da Roma non ci saranno segnali forti di attenzione: «Purtroppo – proseguono assessore e presidente – nonostante il nostro massimo impegno profuso, le attuali norme ci consentono di agire sino a un certo limite. Serve quindi l’intervento del Governo che, ci spiace sottolinearlo, al momento ha lasciato nell’incertezza gli studenti che, ormai da mesi, attendono risposte certe».

Ma quali sono le principali istanze? Innanzi tutto la deroga sulle norme nazionali sul merito, in particolare per quanto riguarda il numero minimo di crediti (che varia a seconda dell’anno frequentato, da conseguire entro il 10 agosto), le scadenze per conseguirli. Poi c’è il tema, delicatissimo, degli affitti per i fuori sede in difficoltà e quello della perdita dello status di fuori sede e dei correlati contributi economici alla luce dell’emergenza che ha indotto, come previsto dalla legge, parecchi a interrompere anticipatamente i contratti di affitto.

Regione Piemonte ed Edisu si sono dichiarati favorevoli sia ad uno slittamento della scadenza del 10 agosto al 30 settembre (che vada quindi ad includere la sessione invernale) sia ad una rimodulazione una tantum dei crediti accademici.

Ora la Regione e l’Edisu chiedono di fare in fretta, mettendosi a disposizione, nel caso in cui questo non fosse possibile, per «fare da soli». «Servono risposte immediate – concludono Chiorino e Sciretti – perché non possiamo più permetterci di attendere: nel caso in cui l’Esecutivo non sia attualmente nelle condizioni di agire tempestivamente, ci rendiamo disponibili ad assumerci le nostre responsabilità, ma possiamo farlo solo a fronte di una formale delega che consenta alle Regioni di operate autonomamente, almeno per quest’anno, in regime straordinario».