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Disabili: “priorità per le vaccinazioni”

Giancarlo D’Errico, Presidente Anffas Torino: “Abbiamo definito le modalità operative in un clima molto costruttivo, prossimo appuntamento tra 15 giorni”

Si è riunito giovedì scorso, per la prima volta, il Tavolo regionale permanente sulle disabilità, costituito a inizio dicembre dalla Regione Piemonte con le principali associazioni regionali che si occupano di disabilità – FISH Piemonte, Federazione Italiana per il Superamento Handicap; FAND Piemonte, Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità; Anffas Piemonte, associazione delle famiglie di persone con disabilità intellettiva e disturbi del neuro sviluppo – e coordinato dall’Assessore alle Pari Opportunità Chiara Caucino. Al tavolo, coerentemente con la DGR costitutiva, alcuni degli assessorati interessati hanno già dato l’adesione con l’indicazione del funzionario referente.

Sono state definite le modalità operative: il Tavolo sulle disabilità si riunirà con cadenza quindicinale (prossimo appuntamento già fissato per il 28 gennaio) su convocazione dell’Assessore Caucino e tratterà argomenti di programmazione e progettazione, indicati in un documento prodotto dalle associazioni, ma anche problemi contingenti a cui dare risposta urgente e congiunta.

Particolarmente urgente l’argomento dei vaccini: FISH, FAND e Anffas hanno espresso la necessità che il criterio di priorità già utilizzato per l’effettuazione dei tamponi alle persone con disabilità sia adottato anche per le vaccinazioni, l’Assessore Caucino ha evidenziato come tale richiesta sia già stata formulata e in attesa di risposta.

In merito alla difficoltà crescente che stanno vivendo le persone con autismo e le loro famiglie, il Tavolo sulle disabilità sostiene la realizzazione del “Progetto regionale per la gestione delle urgenze comportamentali nella disabilità” proposto dal dott. Roberto Keller, responsabile del centro regionale del Piemonte per le persone con disturbi dello spettro autistico in età adulta. Anche in questo caso la risposta dell’assessorato è stata positiva, con l’impegno ad avviare le azioni necessarie (per altro già previste e finanziate) per il potenziamento dell’ambulatorio e per l’eliminazione della lista d’attesa.

“Esprimiamo la nostra soddisfazione – commenta Giancarlo D’Errico, Presidente Anffas Piemonte e Anffas Torino – per il clima costruttivo, i propositi e gli impegni condivisi nell’incontro. Per la prima volta, applichiamo una prassi di co-programmazione e co-progettazione sulla disabilità. Agli argomenti tradizionali, come lavoro, scuola e trasporti, si aggiungono le emergenze dettate dalla pandemia, come la gestione dei centri diurni e residenziali, l’assistenza domiciliare e soprattutto la necessità di inserire tra le categorie da vaccinare con priorità le persone con disabilità. Tutto nell’ottica di costruire percorsi di vita autonomi e indipendente per ciascuna persona con disabilità, per migliorare la loro qualità di vita e nel contempo per spendere in maniera più appropriata ed efficiente le risorse”.

Il bollettino Covid di domenica 17 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 495 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 46 dopo test antigenico), pari al 5,7 % degli 8.643 tamponi eseguiti, di cui 3.771 antigenici. Dei 495 nuovi casi gli asintomatici sono 201 (40,6%).

I casi sono così ripartiti:94 screening, 281 contatti di caso, 120 con indagine in corso; per ambito: 15 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 46 scolastico, 434 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 216.788, così suddivisi su base provinciale: 19.311 Alessandria, 11.236 Asti, 7520 Biella, 30.050 Cuneo, 16.941 Novara, 112.961 Torino, 8206 Vercelli, 7676 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1114 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1773 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 164 (+ 2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2460 (4 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.359

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.244153 (+ 8643 rispetto a ieri), di cui 976.308 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8400

Sono 19 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8400 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1275 Alessandria, 542 Asti, 349 Biella, 958 Cuneo, 698 Novara, 3843 Torino, 390 Vercelli, 266 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 79 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

193.405 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 193.405 (+ 590 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 16.761 Alessandria, 9708 Asti,6668 Biella, 26.882 Cuneo, 15.078 Novara, 101.788 Torino, 7263 Vercelli, 6672 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1007 extraregione e 1578 in fase di definizione

Nursing Up: “Arcuri apra un bando per infermieri”

Sanita’ Nursing Up, De Palma: «Arcuri apra subito un bando dove gli infermieri dipendenti possano segnalare la loro disponibilità, e affidi alle ASL il compito di incaricare i professionisti del SSN di sostenere con la loro competenza ed esperienza, già ampiamente dimostrata sul campo, un piano vaccini che stenta a decollare»

La proposta del Presidente del Sindacato Infermieri Italiani: «Serve un nuovo piano strategico che dimostri il buon senso e l’acume del nostro Commissario Straordinario che può agire in sinergia con le Asl. Ci sono migliaia di infermieri della sanità pubblica, non impegnati nelle aree covid, e con prestazioni che non vanno oltre l’orario ordinario. Saranno loro stessi a candidarsi e a dare la loro disponibilità. Saranno poi le Regioni a pagarli, attraverso le asl di competenza. I fondi ci sono, sono arrivati dalla nuova Finanziaria e rientrano nel progetto dei 50 euro lordi ad ora previsti per retribuire le cosiddette prestazioni aggiuntive. E allora cosa stiamo aspettando? Ci sono i fondi e ci sono anche gli infermieri. Li abbiamo in casa! Si può partire immediatamente, noi come sindacato ci occuperemmo di fare una massiccia campagna di sensibilizzazione verso i colleghi. E’ ovvio che, man mano che ci saranno colleghi liberi, quindi da assumere, semplicemente potranno essere assorbiti dalla macchina vaccinale. Gli infermieri italiani dipendenti del ssn, adeguatamente retribuiti, sono la nostra vera arma vincente per uscire dal questo buio tunnel».

 «Perchè ostinarsi a cercare 12mila infermieri (che nemmeno sarebbero sufficienti, lo abbiamo ribadito più volte, ne servirebbero almeno 27mila per portare a compimento il piano vaccini entro la fine dell’anno in corso), tra i disoccupati o tra coloro che lavorano come indipendenti magari a partita iva? Perché complicarsi maledettamente la vita con un bando che si è rivelato fallimentare in partenza?

Il responso estremamente negativo arrivato con meno di 4mila professionisti, in tanti hanno risposto ahimè ai criteri del concorso, non rappresentano forse una prova già sufficiente per decidere di voltare pagina e dare una svolta ad una “missione” decisiva per la tutela della salute degli italiani?

Non indugiamo! Occorre da subito un nuovo bando e deve essere lo stesso Commissario Straordinario Arcuri a metterlo in atto. Non dubitiamo del suo acume e della sua capacità manageriale di rivedere in corsa i propri intenti, anche rifacendo tutto daccapo se necessario».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up, propone concretamente un nuovo bando che prenda questa volta in considerazione gli infermieri dipendenti, totalmente ignorati dal primo.

«Non è affatto vero che incaricando gli infermieri dipendenti del Ssn si toglierà forza lavoro alle già critiche aree covid. In Italia abbiamo almeno 30mila professionisti sul territorio, che oggi non superano le 6 ore al giorno di lavoro ordinario, ai quali si aggiungono almeno altri 120 mila colleghi operanti con turni compatibili, che avrebbero tutto il tempo per dare un enorme aiuto, con la loro esperienza, a questa delicata missione. I fondi ci sono e come! Le risorse arrivano direttamente dalla recente finanziaria che mette a disposizione i già ampiamente citati 50 euro orari per le prestazioni aggiuntive, a questi possono aggiungersi le risorse messe a disposizione delle singole regioni. Ma occorre costruire un progetto che da subito abbia le peculiarità per essere vincente, continua De Palma.

Arcuri può dare vita a un nuovo bando e creare una sorta di banca dati, regione per regione, di infermieri dipendenti qualificati: siamo certi che, adeguatamente retribuiti, saranno loro stessi a dare disponibilità in massa. Saranno poi le regioni stesse, attraverso le asl, a selezionare e a fornire gli incarichi coordinandosi con i candidati, tenendo conto della loro disponibilità. Inoltre se scendono in campo gli infermieri dipendenti del ssn non ci si troverebbe nemmeno di fronte al possibile intoppo del vincolo di esclusività, perchè presterebbero servizio presso le stesse asl dalle quali dipendono. Inoltre le asl che non hanno avuto candidati, potrebbero attingere dall’elenco “pescando” tra candidati di asl attigue o vicine. Serve quindi da subito un bando nuovo che acquisisca da subito la loro disponibilità.

E si cancellino i contratti, senza senso e dispendiosi, con le agenzie interinali che non hanno fin ora portato da nessuna parte. I risultati parlano chiaro! Inoltre le selezioni, da parte delle Regioni, vanno effettuate con il criterio della territorialità. Significa che ogni infermiere “vaccinatore” dovrà essere chiamato a garantire le proprie funzioni direttamente nella Asl, di cui è già dipendente o in una vicina. Ci chiediamo perché nessuno ci abbia pensato! Tutto questo agevolerà la partecipazione, perchè non sarà chiesto agli infermieri di spostarsi, e favorirà la quantità e la qualità del servizio offerto. Non possiamo continuare, in alcun modo, a viaggiare al ritmo di 70mila somministrazioni al giorno. Di questo passo ci vorranno diversi anni per concludere il piano vaccini e non possiamo certo permettercelo! I numeri dei contagi e dei decessi parlano chiaro: la pandemia non tende a placare la sua pervasività e occorre essere pronti a una terza ondata. Solo con l’immunizzazione di massa il covid potrà diventare solo un brutto ricordo da raccontare nei libri di storia».

Intelligenza artificiale dopo l’infarto: Torino prima al mondo

Pubblicato sulla rivista The Lancet uno studio della Cardiologia universitaria della Città della Salute, svolto con i ricercatori di UniTo e PoliTo, per la creazione di un nuovo sistema di classificazione del rischio di eventi futuri nei pazienti dopo un infarto. Una tecnica che determinerà una vera rivoluzione e ridurrà statisticamente la possibilità di una non corretta diagnosi. Questo risultato rafforza la scelta di Torino come sede dell’Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale

 

Straordinario risultato di una ricerca coordinata dalla Cardiologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Gaetano Maria De Ferrari), assieme al Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino ed a quello di Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino. Gli autori hanno utilizzato quell’approccio dell’Intelligenza Artificiale chiamato Machine Learning o di apprendimento automatico, secondo il quale i computer imparano progressivamente dai dati che vengono loro forniti migliorando sempre più le loro capacità predittive ed individuando correlazioni. In questo caso, il risultato è stato la creazione di un nuovo sistema di classificazione del rischio di eventi futuri nei pazienti dopo un infarto. La assoluta novità e la grande efficacia di questo nuovo approccio sono valse alla ricerca la pubblicazione, oggi 15 gennaio, sulla rivista di medicina più blasonata al mondo, The Lancet.

 

I pazienti con infarto miocardico acuto – spiega il dottor Fabrizio D’Ascenzo, coordinatore dello studio – sono ad altissimo rischio nei primi due anni sia di una recidiva di infarto sia di sanguinamenti maggiori legati ai farmaci che mantengono il sangue ‘più fluido’, come la cardioaspirina. La decisione sulla terapia migliore deve bilanciare questi due rischi, cosa che il cardiologo fa basandosi sulla propria esperienza e sul suo intuito clinico, aiutato da dei punteggi di rischio. Tuttavia questi punteggi sono poco precisi e pertanto di modesto aiuto anche per un cardiologo esperto. Abbiamo perciò cercato di migliorare la situazione utilizzando dati clinici riguardanti 23.000 pazienti, molti dei quali raccolti in Piemonte, che hanno fornito la massa critica di informazioni per la nostra ricerca”.

 

Collaboriamo da anni con la Cardiologia universitaria delle Molinette, studiando le relazioni esistenti tra i flussi sanguigni e le patologie che interessano le arterie – dicono i professori Umberto Morbiducci e Marco Deriu del Gruppo di Biomeccanica Computazionale del Politecnico – e come Bioingegneri siamo entusiasti di avere esteso la collaborazione a questo nuovo settore, estremamente promettente”.

 

L’analisi dei dati con questa tecnica basata sull’Intelligenza Artificiale si differenzia nettamente dall’approccio usato finora, basato sull’analisi statistica tradizionale. In alcuni settori questa nuova tecnica determinerà una vera rivoluzione.

 

I dati – spiega Marco Aldinucci, docente di Informatica di UniTo – sono stati analizzati con algoritmi di Machine Learning che usano pertanto metodi matematico-computazionali per apprendere informazioni direttamente dai dati, senza il bisogno di conoscere nulla a priori sulle possibili relazioni tra i dati stessi”.

 

La differenza trovata tra l’approccio precedente basato sull’analisi statistica tradizionale e questo, basato sull’Intelligenza Artificiale, è stata davvero importante. Mentre la precisione dei migliori punteggi disponibili per identificare la possibilità di un evento come un nuovo infarto o un sanguinamento si aggira intorno al 70%, la precisione di questo nuovo punteggio di rischio si avvicina al 90%, riducendo statisticamente la possibilità di una non corretta diagnosi da tre ad un solo paziente su dieci analizzati.

 

Siamo entusiasti di questi risultati – afferma il professor Gaetano Maria De Ferrari per tre motivi. Primo, possiamo ora curare meglio i nostri pazienti, aggiungendo alla nostra esperienza clinica delle stime davvero precise del rischio cui vanno incontro, confermando il ruolo centrale della Cardiologia universitaria di Torino nella ricerca volta a creare benefici per i pazienti. Secondo, lo studio è una dimostrazione fortissima delle possibilità dell’Intelligenza Artificiale in medicina e in cardiologia in particolare. Terzo, questo risultato ottenuto in collaborazione tra Università e Politecnico rafforza la scelta di Torino come sede dell’Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale. In particolare, noi vorremmo candidarci ad un ruolo di riferimento italiano per l’intelligenza artificiale in medicina e questa pubblicazione può contribuire a legittimare questa aspirazione”.

 

Torino è stata scelta come sede principale dell’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (3I4AI), che si occuperà dell’applicazione dell’intelligenza artificiale in vari settori, con attività di ricerca prevista anche in diverse sedi aggiuntive sul territorio nazionale.

 

Sia l’Università che il Politecnico di Torino avranno un ruolo importante nell’Istituto. “Con soddisfazione e con orgoglio accogliamo la notizia di questo successo straordinario che testimonia, ancora una volta, il valore della nostra ricerca – dichiara il Rettore dell’Università di Torino Stefano GeunaL’attenzione della comunità scientifica mondiale a questo studio conferma l’Università di Torino come un’eccellenza della ricerca nazionale a livello internazionale. I gruppi di ricerca coinvolti, ai quali va il nostro più sentito ringraziamento, hanno dato prova di come si possano ottenere risultati straordinari condividendo obiettivi ambiziosi ed integrando saperi e competenze. La nuova frontiera scientifica che coniuga l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale alla diagnostica in medicina è in grado di migliorare come mai prima d’ora la cura di patologie importanti e, più in generale, la qualità di vita di tante persone colpite da patologie gravemente invalidanti. Per arrivare a questi risultati possiamo contare su una ricerca capace di integrare innovazione tecnologica e conoscenze altamente specialistiche. Gli Atenei torinesi ed il nostro Sistema sanitario condividono ormai una provata esperienza in questa direzione. Questo fa di Torino la sede ideale per ospitare l’Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale”.

 

Questo progetto oggettiva ulteriormente la forte partnership tra Università ed Azienda ospedaliera, dove la ricerca e l’assistenza si integrano per assicurare percorsi innovativi sempre più tecnologici, con il fine comune di garantire ai pazienti la migliore cura”, sottolinea il Direttore generale della Città della Salute di Torino Giovanni La Valle.

 

L’Intelligenza Artificiale rappresenta un tema chiave per la ricerca dei prossimi anni, sul quale il nostro Ateneo può vantare competenze riconosciute dalla comunità scientifica internazionale ed ha ottenuto risultati di estrema rilevanza, quali ad esempio il coordinamento del Dottorato nazionale sull’Intelligenza Artificiale su IA e Industria 4.0 e la partecipazione del Politecnico al prestigioso Laboratorio Europeo sull’Intelligenza Artificiale dei dati ELLIS – commenta il Rettore del Politecnico di Torino Guido SaraccoL’eccellente risultato prodotto da questa ricerca condotta insieme a Città della Salute ed Università di Torino dimostra ancora una volta la molteplicità e la trasversalità delle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, che ormai spazia in tutti i settori di punta della nostra economia, dall’automotive alla manifattura, all’industria del lusso e molti altri ambiti, come appunto quello della salute, dove sta diventando sempre più essenziale. Questa ricerca è poi un esempio di collaborazione multidisciplinare tra Enti, che dimostra ancora una volta che tutti i soggetti del territorio sono già pronti a lavorare insieme per fare dell’Istituto un grande polo di ricerca”.

 

Il progetto E-Motus, Danzaterapia e Parkinson

E’ promosso dall’Associazione “è” (affiliata Arci Torino) e continua nel 2021 grazie ai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.

 

Gli incontri si svolgeranno inizialmente online e proseguiranno in presenza appena sarà possibile tornare alle attività di gruppo con serenità. L’appuntamento è il giovedì dalle 14.30 alle 16.00, a partire dal 14 gennaio.

 

Gli incontri online – confermati fino a marzo – possono accogliere persone provenienti da qualsiasi parte d’Italia, purché dotate di una connessione internet stabile e di una webcam.

I successivi incontri in presenza si svolgeranno sui territori di Torino e di Milano, grazie all’appoggio di Associazione Amici Parkinsoniani Piemonte (AAPP) e Lyceum Academy, partner del progetto.

 

La Danzaterapia fa tesoro del ruolo primario del corpo come contenitore e comunicatore di emozioni. Danzando all’interno di una relazione protetta di ascolto e condivisione, possiamo infatti conoscere e ri-conoscere con autenticità il nostro mondo interiore, esprimerlo, valorizzarlo e trasformarlo. La Danzaterapia attiva le risorse creative di ognuno, indipendentemente dalle abilità fisiche, come strumenti di consapevolezza e autodeterminazione, favorendo un processo di fioritura personale.

 

Nel Parkinson l’attività motoria, la socialità e la possibilità di prendersi cura delle proprie emozioni, hanno un ruolo fondamentale nel miglioramento del decorso della malattia. La Danzaterapia si inserisce in un approccio riabilitativo integrato, in quanto propone una delicata stimolazione a livello sia motorio sia emotivo in una patologia caratterizzata proprio da disturbi che coinvolgono queste due sfere. Coinvolge aspetti funzionali, cognitivi e psicologici per portarli verso un reciproco sostegno, contribuendo a un maggior benessere psicofisico.

 

I percorsi sono dedicati a chi vive in prima persona la malattia di Parkinson, ma anche a familiari e operatori. Non accompagnatori, ma veri e propri destinatari dell’intervento, nell’ottica di una condivisione della salute come è intesa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia.

 

E-Motus è nato a Torino nel 2016 grazie all’organizzazione e al sostegno di AAPP. Dal 2019 l’Associazione “è” – impegnata in iniziative che coniugano arte e salute – ne ha adottato il coordinamento. Successivamente il progetto ha ottenuto il patrocinio di APID – Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia.

 

I fondi stanziati dalla Chiesa Valdese sosterranno la realizzazione del percorso, ma anche altre azioni che permettano di narrare l’esperienza dei partecipanti e valutarne l’impatto sulla qualità della vita.

 

È prevista una simbolica quota di iscrizione di dieci euro, per valorizzare l’impegno e la continuità nella pratica, fondamentale per la costruzione del percorso.

 

Per avere maggiori informazioni e per partecipare scrivere a info@eassociazione.org.

 

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Aiuti alle Rsa, divergenze in Regione tra maggioranza e opposizioni

Si delinea un percorso non agevole per il provvedimento che prevede gli aiuti alle Rsa piemontesi. Da un lato l’assessore al Welare Chiara Caucino ha dichiarato  in quarta Commissione regionale presieduta da Alessandro Stecco, che “la Giunta ritiene il Ddl indifferibile e urgente per sostenere le Rsa in questa perdurante pandemia”. Dall’altro Raffaele Gallo, capogruppo Pd, ha promesso una lunga discussione, in quanto “è difficile esaminare due Disegni di legge come quelli per la continuità delle prestazioni residenziali e per lo sviluppo delle forme associative della Medicina generale, che prevedono complessivamente uno stanziamento di circa 65 milioni, senza nemmeno aver iniziato l’esame del bilancio annuale e pluriennale della Regione”.

Il presidente Stecco, dichiarando l’impossibilità di interrompere o di procrastinare l’iter dei provvedimenti in Commissione, ha anche annunciato che la Giunta “ha previsto alcuni emendamenti tecnici proprio in merito alle ricadute economiche del provvedimento”. L’assessore ha quindi illustrato gli otto emendamenti, il più importante dei quali – e di cui gli altri sono diretta conseguenza – è la sostituzione della variazione di bilancio, prevista all’articolo 11, con la norma finanziaria.

“Chiediamo inoltre in via preliminare – ha aggiunto Gallo – di ricevere un’informativa sui conti della Sanità relativi al 2020, dal momento che il Ddl sulle Rsa incide in parte sul Fondo sanitario e quello sulla Medicina generale tocca capitoli di spesa relativi ai Livelli essenziali di assistenza e al trasporto pubblico locale”.

Prima della seduta la Commissione aveva audito i rappresentanti di enti e associazioni che operano a stretto contatto con le Rsa per anziani e disabili: Fondazione Promozione sociale (Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia), Anaste Piemonte (Michele Assandri), Alleanza ConfCooperative (Luca Facta e Maurizio Serpentino), Forum Terzo Settore (Giancarlo D’Errico) e ConfApi (Michele Colaci).

Pur chiedendo un’erogazione in tempi brevi, gli auditi hanno espresso – con sfumature diverse – la propria contrarietà a finanziamenti che definiscono “a pioggia” rivolti indistintamente a tutte le Rsa, chiedendo invece un controllo della qualità del servizio erogato e della quantità degli operatori impiegati durante i mesi più difficili del contagio. Inoltre, è stato chiesto di aiutare direttamente le famiglie degli ospiti che in molti casi si sono fatte carico al proprio domicilio degli anziani ritirati dalle Rsa per mancanza di una assistenza adeguata.

Il secondo argomento affrontato è stato la necessità della presenza di un direttore sanitario all’interno delle Rsa (figura oggi non sempre presente). In molti hanno sottolineato che si tratta di un direttore con compiti esclusivamente amministrativi, che non ha possibilità di intervenire su temi sanitari. Inoltre ora si pone il problema del consenso per il vaccino anticovid da somministrare alle persone non in grado di farlo in prima persona.

Prima di decidere di erogare “ristori” alle strutture residenziali e per fare una precisa previsione di spesa per il 2021, le associazioni hanno chiesto di verificare con precisione il numero dei posti letto nelle Rsa e quello degli effettivi ricoverati, le unità di personale e la loro contrattualizzazione, e anche quali prestazioni siano riconoscibili nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e, quindi, da finanziare obbligatoriamente.

Sono intervenuti, per richieste di approfondimenti, i consiglieri Daniele Valle (Pd), Valter Marin (Lega) e Marco Grimaldi (Luv).

Nuovo ospedale Asl To5: “la Regione cosa intende fare?”

SICCHIERO: “ORA LA REGIONE SI CONFRONTI CON GLI AMMINISTRATORI”

Il sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero: “È giunto il momento di guardare al futuro. Si chiarisca subito il destino del Maggiore: servono investimenti sulla sanità chierese”

 

«La perizia del Politecnico di Torino giudica l’area di Cenasco, al confine tra Moncalieri e Trofarello, come tecnicamente idonea ad ospitare il nuovo ospedale unico dell’AslTO5. Prendiamo atto di tali risultanze, ringraziando i tecnici per l’approfondito lavoro. Ora spetta alla Regione Piemonte assumere la decisione finale. Quello che auspichiamo è che non si perda più tempo, i cittadini dei nostri territori hanno bisogno quanto prima di disporre di un presidio sanitario moderno ed efficiente»: con queste parole il Sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero, commenta l’esito della perizia relativa idrogeologica, idraulica e sismica condotta dal Politecnico di Torino sull’area individuata come sede del nuovo ospedale dell’AslTO5.

«Non bisogna, tuttavia, dimenticare le criticità evidenziate dalla stessa perizia, a cominciare dalla ‘significativa suscettibilità a rischio di esondazione’ delle aree circostanti il sito, e un rilevante rischio di locali allagamenti. Criticità che richiederanno la realizzazione di idonee opere di difesa oltre che un’attenta e sistematica manutenzione per garantire la pulizia di rii e canali, per garantire l’accessibilità all’ospedale anche in caso di piogge abbondanti. Ciò detto, ora la Regione Piemonte ha in mano tutte le carte, e ci aspettiamo che quanto prima ci possa essere un confronto con gli amministratori locali sia in sede di Assemblea dei Sindaci dell’Asl sia in Commissione sanità. Nel passato, il chierese aveva evidenziato delle problematiche che dovranno comunque essere prese in considerazione, a cominciare dal nodo trasporti. Ma soprattutto, bisogna chiarire il destino delle attuali tre strutture ospedaliere, il Maggiore di Chieri, il S. Croce di Moncalieri e il S. Lorenzo di Carmagnola. Si era parlato a suo tempo di trasformarle in Case della Salute. Bene, purché alla fine non si ipotizzino dei semplici poliambulatori! Se il nuovo ospedale unico concentrerà le alte complessità, occorre che il Maggiore di Chieri possa dare risposta alle emergenze, garantire le basse e medie complessità, prendersi carico delle cronicità, il che significa potenziare davvero la medicina territoriale. È giunto il momento di guardare al futuro e di parlare degli investimenti necessari per la sanità chierese».

Da donna a donna, fotoritratti per la ricerca sui tumori

E’ il progetto lanciato dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro con il fotografo di fama internazionale Daniele Ratti. Un’idea regalo speciale per il Natale, il cui ricavato andrà a una causa importante.

 82 donne legate al nostro territorio hanno deciso di prestare il loro volto per sostenere la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e la lotta contro i tumori femminili che viene portata avanti, quotidianamente, all’Istituto di Candiolo-IRCCS.

E’ questo il progetto ideato dal fotografo torinese Daniele Ratti e dalla Fondazione;  un box contenente volti e sguardi di donne, 82 cartoline, una per ogni persona coinvolta, più un buono valido per uno scatto fotografico e per la realizzazione della propria cartolina per chi deciderà di sostenere la campagna acquistando il cofanetto. 

Antinfluenzale, concluse le vaccinazioni programmate. “Avanzate” 70 mila dosi

Sono 863.939 i piemontesi vaccinati fino ad oggi contro il virus dell’influenza stagionale, senza contare che quasi 100 mila dosi di vaccino si trovano ancora nei frigoriferi dei medici di medicina generale pronte per essere somministrate.

In più, nei magazzini della Sanità regionale sono disponibili ulteriori 38.438 dosi di vaccino, oltre alle 29.286 dosi che la Regione ha messo straordinariamente a disposizione delle farmacie per la libera vendita al pubblico, previa presentazione della ricetta dematerializzata effettuata dal medico di medicina generale.

La Regione ha effettuato una ricognizione tra i medici curanti raccogliendo il fabbisogno di dosi necessarie a vaccinare le categorie aventi diritto che ne hanno fatto richiesta e tutte le richieste sono risultate soddisfatte.

«È un bilancio molto positivo – commenta l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, che ripaga dei tanti sforzi compiuti per organizzare questa inedita e strategica campagna vaccinale. I medici di medicina generale hanno portato a termine le vaccinazioni programmate a tutti i soggetti aventi diritto che ne hanno fatto richiesta e conservano la disponibilità di un numero di dosi sufficiente per esaudire eventuali, ulteriori richieste. In più, alle farmacie sono state riservate quasi il doppio delle 16.500 dosi concordate all’inizio della campagna vaccinale per chiunque ne faccia richiesta tra le categorie non a rischio. In sostanza, le nostre previsioni risultano perfettamente rispettate: avevamo ordinato 1 milione e 100 mila dosi, con la possibilità di ottenerne all’occorrenza 220 mila in più. Ne abbiamo avute dalla ditta appaltatrice 1 milione 86.679, riuscendo a far fronte a tutte le necessità, con una discreta scorta per chi volesse ancora vaccinarsi. I richiami al rispetto degli obblighi contrattuali messi in atto nei confronti della Sanofi, che a novembre aveva progressivamente rallentato la fornitura dei vaccini, fino a interromperla, sono stati efficaci, ottenendo lo sblocco delle consegne. Di fatto, non si è mai perso tempo e tutti hanno avuto modo di vaccinarsi nei termini utili e ancora lo potranno fare per almeno tutto il mese di gennaio, tanto più tenendo conto che in Piemonte il virus dell’influenza non si è ancora manifestato. La campagna vaccinale avviata due mesi fa si concluderà, come previsto, a fine gennaio. Se ci sono stati problemi (risolti) di fornitura dei vaccini e forse anche un po’ troppa fretta di vaccinarsi subito, alla fine il cronoprogramma è stato rispettato e tutti i richiedenti sono stati vaccinati».

Donazioni Covid: più di 21 milioni di euro sul conto regionale

Ammontano a 21 milioni e 291mila euro le risorse versate sul conto corrente aperto dalla Regione Piemonte per raccogliere le donazioni che, con grande generosità, sono state effettuate a sostegno del sistema sanitario piemontese durante l’emergenza da Covid-19.  Così ha dichiarato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi in risposta a un’interpellanza di Silvio Magliano (Moderati) e a un’interrogazione di Daniele Valle (Pd) che chiedevano di fare il punto della situazione sulle donazioni raccolte, su come siano state impiegate e sugli ospedali destinatari.

L’assessore ha innanzitutto precisato che questa cifra non tiene conto delle donazioni che non sono transitate sul conto regionale, ma che riguardano opere finanziate direttamente dai donatori, come nel caso del Covid-hospital delle Ogr e di quello del Valentino.

Icardi ha poi spiegato che “la Giunta con apposita deliberazione ha stabilito le modalità di assegnazione delle risorse alle aziende sanitarie regionali per la copertura degli acquisti di materiali e attrezzature necessari per fronteggiare l’emergenza e nella distribuzione delle risorse sono state considerate anche le causali specificatamente indicate dal donante”.
Fra le destinazioni delle donazioni si segnalano oltre 5,5 milioni assegnati al Dirmei per i posti di terapia intensiva e semi intensiva e 6 milioni di euro alla Protezione civile per la distribuzione di mascherine alla popolazione.
Rispetto alla cifra complessivamente raccolta, a oggi residuano oltre 210mila euro, che verranno distribuiti in coerenza con le indicazioni del Dirmei (Dipartimento interaziendale di malattie ed emergenze infettive).
L’assessore ha inoltre precisato le assegnazioni in denaro e in beni materiali che riguardano l’Asl della Città di Torino, l’Asl To3, l’Asl To4, l’Asl To5, l’Asl di Vercelli, l’Asl di Biella, l’Asl di Novara, l’Asl del Vco, l’Asl Cn1, l’Asl Cn2, l’Asl di Asti, l’Asl di Alessandria, l’Ospedale San Luigi di Orbassano, l’Aso di Novara, l’Aso di Cuneo, l’Aso di Alessandria, l’Ospedale Mauriziano di Torino e la Città della Salute.
È stato infine sottolineato che tutte le determinazioni in materia sono state pubblicate sul sito della Regione nella sezione “Amministrazione trasparente – sezione interventi straordinari di emergenza”.
Il consigliere Magliano ha auspicato che la Regione prosegua in un monitoraggio complessivo delle risorse donate, affinché attraverso la rendicontazione anche da parte delle strutture sanitarie sia rispettato il più possibile un criterio di efficienza ed efficacia nella spesa.