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Diritto dell’immigrazione: avvocati da tutto il mondo a Torino

Diritto dell’immigrazione, del lavoro e diritto societario, dal 4 al 6 ottobre i migliori specialisti in questo settore si incontrano a Torino per il convegno annuale organizzato dall’AIJA

Supportato da RSM Studio Palea Lauri Gerla, il convegno andrà ad affrontare, insieme a professionisti legali e specialisti di business, le tendenze attuali e le sfide future legate al rapporto fra il mondo del lavoro e delle migrazioni

Con oltre 160 avvocati provenienti da 29 Paesi si apre domani, giovedì 4 ottobre, a Torino presso l’NH Hotel Santo Stefano, l’annuale convegno “Labour and Immigration Law Annual Conference – M&A seminar” organizzato dall’AIJA – International Association of Young Lawyers -, l’Associazione, che unisce dal 1962 oltre quattro mila giovani avvocati e giuristi di impresa da tutto il mondo.

Supportato da RSM Studio Palea Lauri Gerla – studio di professionisti che riunisce in un unico progetto primarie associazioni professionali di Dottori Commercialisti e Avvocati storicamente presenti e radicate a Torino, Milano e Roma – il convegno, che si sviluppa in tre giornate, andrà ad affrontare, discutere e analizzare temi di grande attualità come il diritto al lavoro e l’immigrazione, nonché di diritto societario con un focus particolare sulle joint venture.

“È per noi motivo di grande soddisfazione essere riusciti a portare questo evento a Torino – Dichiara il dott. Gian Piero Balducci, socio di RSM Studio Palea Lauri Gerla – Giovani avvocati, appartenenti a Studi operanti in tutto il mondo, avranno l’opportunità di confrontarsi su temi di grande attualità ma anche di conoscere la nostra città. Parteciperanno al Convegno in qualità di relatori il dott. Maurizio Ferrero ed il dott. Federico Vai, di RSM Studio Palea Lauri Gerla, particolarmente coinvolto in attività di consulenza su problematiche di carattere internazionale”.

Questi incontri, a cui partecipano avvocati giuslavoristi, di corporate e M&A, oltre che professionisti del settore, sono tesi a migliorare le competenze, creare nuove reti e nuovi scenari al fine di dare soluzioni concrete alle esigenze dei propri clienti.

158 milioni di euro per gli Enti locali

Domenico Ravetti (Pd): “Importanti investimenti per il Piemonte”

 “La Commissione Bilancio del Consiglio regionale ha dato parere favorevole alla delibera che prevede la realizzazione di nuovi investimenti destinati agli enti locali, a valere sugli spazi finanziari concessi dallo Stato per gli anni 2018-2020. Le linee di intervento individuate sono così ripartite: 3.000.000 di euro per interventi di ripristino ambientale, 64.030.000 per interventi di messa in

sicurezza del territorio, 4.000.000 di euro per interventi di edilizia scolastica, 12.000.000 di euro per interventi in ambito culturale turistico, per un totale di 83.030.000 di euro” ha spiegato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.  “Si tratta di investimenti importanti – ha proseguito il Presidente Ravetti – che denotano l’impegno della Giunta Chiamparino a favore del territorio piemontese. In un momento in cui il Governo gialloverde sta tagliando le risorse agli Enti locali (i fondi per le periferie rappresentano un chiaro esempio) noi investiamo sui Comuni del Piemonte. A questo stanziamento si aggiungono i fondi CIPE di 40 milioni per opere inerenti il dissesto idrogeologico e di 35 milioni per opere inerenti la viabilità”.

SCUOLA ROMERO: SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE DEGLI ALUNNI

Dall’ufficio stampa della Citta’ di Venaria Reale

A seguito della chiusura della scuola Romero per motivi di sicurezza e del conseguente trasferimento obbligato di 257 bambini nei plessi Gramsci e Don Milani, è stato avviato il confronto con i genitori coinvolti e con la Direzione scolastica e con il gestore del pre e del post scuola selezionato dall’Istituto comprensivo 1 e 2 tramite manifestazione di interesse. Dopo due incontri preliminari con  rappresentanti di classe e d’istituto, famiglie docenti sono emerse le diverse esigenze: flessibilità oraria, pre e post scuola, custodia e scuolabus. Per analizzare in dettaglio è stato definito e sottoposto un questionario da cui è emerso quanto segue: su 257 alunni le famiglie di 144 hanno specificato le esigenze suddette mentre 113 non hanno espresso alcuna preferenza. L’Amministrazione comunale ha perciò supporterà le famiglie sulla base oggettiva della maggioranza delle richieste: sarà fornito un contributo di 100 euro per ogni bambino che usufruirà del servizio di pre scuola e 100 euro per ognuno iscritto al post scuola, di 100 euro per ogni bambino che usufruirà della custodia vigilata. Il servizio scuolabus (13 preferenze) è risultato non rispondente alle richieste della maggior parte dei genitori.Tra le soluzioni proposte ai genitori, la direzione scolastica opererà invece la modifica oraria di tipo B, che è risultata essere preferito dal maggior numero di famiglie e che prevede: 

– Classi I, II e III della Romero c/o Gramsci: ingresso 8:10, uscita 16:10 
– Classi IV della Romero c/o Don Milani: ingresso 8:20, uscita 16:20 
– Le scuole Andersen, Disney, Gramsci e Rodari: uscita dalle 15:50 

Per quanto concerne invece l’avvio dei lavori sulla scuola Romero, riguardo cui è stata manifestata la preoccupazione circa possibili ritardi legati alla questione del Bando Periferie, l’Amministrazione sta lavorando in queste ore per trovare una soluzione a breve, che garantisca le corrette tempistiche e di cui sarà data adeguata informazione nei prossimi giorni.  Il sindaco Roberto Falcone dichiara «Consapevole dei disagi, voglio ringraziare i docenti, il personale non docente e la Polisportiva per la grande collaborazione e i genitori per la pazienza dimostrata. Ringrazio inoltre la Direzione scolastica, l’Assessorato al Sistema educativo e gli uffici comunali per la professionalità con cui hanno risposto all’emergenza, raggiungendo quella che rappresenta la soluzione migliore». Non appena ultimati gli adempimenti amministrativi verranno deliberate le soluzioni di cui sopra in modo da poter erogare il servizio nei tempi più brevi.

COSTITUITO IL GRUPPO +EUROPA TORINO, IL PRIMO IN PIEMONTE

Alle elezioni regionali non è scontata la nostra partecipazione e non è scontata l’alleanza con il Centro-sinistra
Si è costituito  il gruppo +Europa Torino, durante una affollatissima assemblea convocata nella sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta. E’ stato eletto Coordinatore Igor Boni, storico militante e dirigente radicale Sono stati eletti nel consiglio direttivo Marco CavalettoPatrizia De GraziaGiovanni GranitoAndrea Maccagno e Mauro Voerzio. Dichiara il neo-coordinatore Igor Boni:
“Vedere decine di giovani disposti a dedicare una parte del loro tempo e delle loro risorse per questo progetto fa ben sperare, in questa Italia dove spesso pare che di speranza ve ne sia ormai poca. Vogliamo contribuire a dare un futuro a questo Paese, con le nostre idee federaliste che vogliono cambiare l’Europa dandole una politica estera e difesa comuni, una politica di immigrazione comune, una politica fiscale e di welfare comuni. Chi chiede nazionalismo e protezionismo, chi cavalca paure e odio può racimolare consenso ed essere popolare ma in realtà è antipopolare e prefigura il peggio. Anche questo nostro territorio deve essere rilanciato senza timore come ‘Piemonte regione d’Europa‘ e non può chiudersi su sé stesso o immaginare un futuro che non guardi ai fondi europei e alle risorse europee, che hanno letteralmente cambiato in meglio i nostri trasporti, le nostre infrastrutture, la nostra agricoltura. Alle prossime elezioni non è scontata la nostra partecipazione e non è scontato che, se parteciperemo, lo faremo con la coalizione di Centro-sinistra. Abbiamo chiesto primarie delle idee, abbiamo chiesto ascolto sulla legge elettorale per una riforma uninominale e maggioritaria, abbiamo proposto di aprire porte e finestre per fare entrare aria nuova e fresca ma di riscontri concreti non ce ne sono stati. Per quanto mi riguarda non possiamo essere una lista in più in un elenco di listarelle di fianco a quella del PD”.

IL PD AL FIANCO DEI LAVORATORI DELLO STABILIMENTO CAFFE’ HAG

Oggi, alle ore 15,30 una delegazione di rappresentanti del Pd piemontese sarà al fianco dei lavoratori dello stabilimento Caffè Hag di Andezeno e parteciperà al presidio davanti al sito produttivo. Martedì scorso il Gruppo olandase JDE ha, infatti, annunciato la chiusura, dal 1° gennaio 2019, della fabbrica, l’unica in Italia in cui si producono le miscele Hag e Splendid, aprendo la procedura di licenziamento per tutti i 57 dipendenti. La Regione Piemonte ha convocato per il 3 ottobre un tavolo alla presenza dei vertici aziendali e dei rappresentanti sindacali al fine di valutare ogni possibile intervento per scongiurare la chiusura dello stabilimento e tutelare i lavoratori.

ENAIP RIVOLI: CORSI GRATUITI NEL SETTORE CAD PER PERSONE DISOCCUPATE

EnAIP Rivoli propone una serie di corsi gratuiti, riservati a persone disoccupate, volti a ottenere un Attestato di specializzazione nel settore CAD:

-OPERATORE CAD: 250 ore (serale)

Questo corso ti insegnerà a usare correttamente lo strumento CAD, permettendoti di sviluppare competenze tecniche operative, indipendentemente dal software e dal settore, finalizzate alla realizzazione di elaborati grafici bidimensionali e tridimensionali.

DISEGNATORE PROGETTISTA CON SISTEMI CAD: 100 ore di cui 400 di stage

ll corso fornirà le competenze per realizzare progetti definitivi bi e tridimensionale di oggetti industriali e per redigerne la documentazione tecnica relativa; l’allievo sarà inoltre in grado di realizzare il modello matematico da fornire alla produzione per le successive lavorazioni/prototipazioni, di conoscere i comandi e le procedure necessarie per personalizzare i programmi utilizzati e gestire dati, testi e immagini e per realizzare presentazioni del progetto su supporto cartaceo e/o multimediale. La realizzazione dei prototipi verrà effettuata anche utilizzando tecniche di stampa additiva che aumentano l’efficienza dell’uso dei materiali come tecnologia abilitanti dell’Industry 4.0

PROGETTISTA CON SISTEMI CAD CAM: 1000 ore di cui 400 di stage

Si tratta di una professionalità che si occupa di progettare e gestire con sistemi CAD CAM centri di lavoro per la produzione di manufatti industriali di diversa tipologia. Inoltre, partendo da un modello matematico realizzato su un sistema CAD, sarà in grado di produrre mediante un sistema CAM, il percorso utensile finalizzato alla lavorazione dei particolari su macchine a C.N. nel rispetto della normativa specifica e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

 

Per informazioni e pre-iscrizioni: www.enaip.piemonte.it

oppure

CSF RIVOLI

Viale Gramsci 5/7 – 10098 Rivoli (To)

Tel: 011.9591252

E-mail: csf-rivoli@enaip.piemonte.it

 

I corsi sono in attesa di approvazione e finanziamento da parte di Regione Piemonte e Fondo Sociale Europeo.

CAFFE’ HAG MONTARULI – MARRONE (FDI) SALVAGUARDARE MARCHIO E LAVORATORI. INTERROGAZIONE AL GOVERNO 

“La vicenda dello stabilimento del caffè HAG desta inquietudine. Non si possono mandare a casa da un giorno all’altro oltre 50 lavoratori e scippare all’Italia contemporaneamente un suo marchio, senza peraltro motivazioni plausibili.  Presenterò  un’interrogazione urgente al Ministro del Lavoro perché il Governo intervenga a tutela dell’Italia davanti ad un sopruso immotivato di una multinazionale che ha sempre guardato fino a ieri al mercato nostrano.  La vicenda e’ ancor più sconcertante se si considera che lo stabilimento e’ a pieno regime. Siamo di fronte ad una cattiveria di fronte al nostro territorio” commenta Augusta Montaruli parlamentare di Fratelli d’ Italia. “Questa vicenda conferma che non esiste alcuna strategia industriale di tutela del Made in Italy e dell’occupazione sul territorio. Il Piemonte continua a perdere le sue eccellenze ed il lavoro dei suoi cittadini perché con Chiamparino si ritrova un governatore preoccupato solo dei guai del centrosinistra” aggiunge il dirigente nazionale FDI Maurizio Marrone.

LEU SUL CASO HAG

Un fulmine a ciel sereno per lavoratori e sindacati: mai prima d’ora si erano avuti segnali di crisi nella fabbrica di Andezeno dove, fino a una decina di anni fa, si producevano 5mila tonnellate di decaffeinato e le stime dell’azienda prevedevano addirittura un incremento. Invece ieri il Gruppo Jde ha annunciato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per tutti e 57 dipendenti dell’azienda e la cessazione delle attività dal primo gennaio 2019. “Ciò che appare assurdo – afferma il capogruppo di Liberi e Uguali in Regione, Marco Grimaldi – è che una multinazionale che dichiara «di considerare importante e unico il mercato del caffè italiano e di voler continuare ad attribuirgli un ruolo chiave all’interno dei propri futuri piani di crescita», licenzi 57 dipendenti e chiuda un impianto dall’oggi al domani. Mantenendo però fabbriche in funzione in Germania e in Svezia, Paesi in cui il costo del lavoro è più alto e le ore lavorative settimanali sono inferiori”. “Per quale motivo quindi il gruppo Jde chiude improvvisamente il sito produttivo di Andezeno, l’unico in Italia, e trasferisce la produzione nelle altre fabbriche europee?” è la domanda che si pongono i consiglieri di LeU in Regione, Silvana Accossato e Walter Ottria che aggiungono: “in vent’anni di produzione, non c’è stato mai il ricorso ad ammortizzatori sociali o cassa integrazione, e la flessione della domanda di caffè non giustifica per nulla una così pesante azione sul sito produttivo di Andezeno”. La pensano allo stesso modo i sindacati Uila e Flai che hanno proclamato lo stato di agitazione e due giornate do sciopero: “come le organizzazione sindacali – proseguono Grimaldi, Accossato e Ottria –, anche noi chiediamo che si apra una trattativa con l’azienda per mantenere il sito in Italia, ma riteniamo necessario che il Gruppo Jde ritiri immediatamente la procedura di licenziamento collettivo; con questa spada di Damocle sulla testa – aggiungono i consiglieri di Leu – , nessuna trattativa può partire serenamente.“Per questi motivi – conclude Marco Grimaldi – nei prossimi giorni incontreremo i 57 dipendenti della fabbrica di Andezeno e le sigle sindacali, in modo da sollecitare, dalla Regione, un intervento in questo senso”.

CACCIA, ON. BRAMBILLA: “IN ATTESA DI ABOLIRLA, CONTROLLI PIU’ SEVERI E MISURE RESTRITTIVE”

IN 11 STAGIONI 217 MORTI E 804 FERITI

“La caccia va abolita, perché crudele e anacronistica”, ma in attesa di questa riforma il Movimento animalista chiede che si assumano “misure preventive e restrittive”, come, per esempio, il raddoppio delle distanze di sicurezza e il divieto di cacciare la domenica. Lo ha detto l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento, durante una conferenza stampa a Montecitorio con l’Associazione Vittime della Caccia.“Il fatto che si tratti – afferma l’on. Brambilla – di un appuntamento fisso e legale non deve far perdere di vista il vero significato dell’apertura della stagione venatoria: è l’avvio di una strage assurda, ingiustificabile, inaccettabile, di povere creature indifese. Una guerra che, secondo stime attendibili, provocherà almeno 400 milioni di vittime tra gli animali selvatici, già stremati dall’antropizzazione del territorio e dai mutamenti climatici. Invece di preoccuparsi di questo, le Regioni fanno a gara nell’approvare misure che favoriscono i cacciatori, deroghe o altri abusi filovenatori approvati all’ultimo momento o in assenza di piani faunistici. Il tutto sotto gli occhi del cosiddetto “governo del cambiamento”, dal quale ci aspettiamo atti concreti, di discontinuità rispetto ai governi Renzi e Gentiloni, “i più antianimalisti della storia”. Da anni l’Italia e le sue Regioni rischiano condanne per la violazione delle norme europee sulla tutela degli uccelli e degli habitat: per fortuna ci sono i tribunali amministrativi che in molti casi, su ricorso delle associazioni, rimettono le cose a posto”.La caccia non uccide soltanto gli animali, è una minaccia per la sicurezza delle persone. “Pochi giorni fa, a Cesena – prosegue la presidente del Movimento animalista – un bambino è stato ferito alla schiena mentre giocava nel giardino di casa. Un caso tra i tanti: secondo i dati dell’AVC, in undici stagioni, e senza tener conto degli incidenti fuori dall’ambito venatorio, 217 persone hanno perduto la vita e 804 sono state ferite”.”L’Associazione Vittime della caccia – conferma il vicepresidente Maurizio Giulianelli – si renderà disponibile all’avvio di un tavolo di lavoro con tutti i soggetti impegnati nella politica e nel mondo associativo che intendano realizzare gli obiettivi e le aspirazioni di tutte le realtà contrarie a questa barbara attività, anche in rappresentanza di tutti quei cittadini, la maggioranza degli italiani, che sono nettamente contrari alla caccia, e non regolamentaristi!”.“L’abolizione della caccia – sottolinea l’on. Brambilla – è e resta il nostro obiettivo. E’ certamente l’obiettivo sostanziale della mia pdl AC18, l’unica del genere depositata in questa legislatura, che mira, sulla linea dei referendum del 1997, a cancellare il primo e il secondo comma dell’art.842 del Codice civile, per impedire l’attività venatoria sui fondi altrui. E’ un “no” di fatto alla caccia com’è praticata oggi, più facile da attuare che un “no” di principio. Nel frattempo, però, chiediamo, quantomeno, il raddoppio delle distanze di sicurezza, il divieto di sparare la domenica e controlli medici annuali per i cacciatori. Il governo adotti misure stringenti per la tutela della biodiversità, si adoperi per fermare la deriva delle Regioni, intensifichi i controlli sulla caccia legale e sulle armi legalmente detenute (soprattutto quelle “ad uso sportivo”) e dichiari guerra, questa sì implacabile, al bracconaggio”.

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Il video è visionabile sul canale YouTube del Movimento Animalista al link https://www.youtube.com/watch?v=Ojjjt636NFQ o scaricabile al link https://drive.google.com/file/d/1crpXRCmQmhYbWoM-v4qd2HBKeSGwek5f/view.

SANITÀ. IL CENTROSINISTRA PIEMONTESE A SOSTEGNO DEL MANIFESTO PER LA TUTELA DELLA NON AUTOSUFFICIENZA

Andrea Appiano (Pd): “Occorre investire nella domiciliarità, a partire dal ripristino degli assegni di cura”

Nel corso della seduta del Consiglio regionale di martedì 25 settembre è stato depositato un atto di indirizzo a prima firma Andrea Appiano (Pd), sottoscritto da tutti i Gruppi consiliari della maggioranza di centrosinistra con cui si impegna la Giunta regionale ad adottare il Manifesto per “Prendersi cura delle persone non autosufficienti” quale linea guida regionale in materia di organizzazione, governo ed erogazione dei servizi per la non autosufficienza. Il documento, già presentato agli Assessori regionali alla Sanità e alle Politiche Sociali nel corso di un convegno, tenutosi a Palazzo Lascaris il 21 settembre scorso, è il frutto della collaborazione di diverse realtà associative: le Acli di Torino e del Piemonte, La Bottega del Possibile, la Fondazione Promozione Sociale Onlus, il Forum Terzo Settore del Piemonte.  “Il Manifesto è oggi l’elaborazione politica e culturale più avanzata in tema di non autosufficienza – dichiara Appiano – un documento che analizza, in modo estremamente chiaro, le lacune dell’attuale modello dei servizi e, contestualmente, elabora concrete proposte per garantire prese in carico più efficaci ed efficienti. La principale criticità con cui oggi abbiamo a che fare è la rigida distinzione tra i due ambiti – sanitario e assistenziale – a cui vengono ricondotte le prestazioni rivolte alla non autosufficienza e alla cronicità. Si tratta, da un lato, di un approccio che induce inevitabilmente a privilegiare soluzioni di cura, spesso inappropriate, di carattere istituzionale (attraverso, ad esempio, ricoveri in strutture residenziali), a scapito dell’investimento nella domiciliarità e alimentando liste d’attesa già sature; dall’altro, anche quando la soluzione domiciliare è possibile, tale approccio crea incertezza e oneri a carico dei cittadini: nel nostro ordinamento, infatti, solo le prestazioni di carattere sanitario hanno natura universalistica e ottengono piena copertura attraverso la fiscalità generale, mentre le prestazioni assistenziali, quali sono per lo più quelle erogate oggi in regime di domiciliarità, non hanno carattere universale e necessitano di compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie e/o dei comuni attraverso gli enti gestori delle funzioni socio assistenziali”. Proprio in ragione di questa rigidità, da ormai diversi anni, in Piemonte sono stati sospesi i cosiddetti assegni di cura, misura adottata in via sperimentale, e con notevole successo, in alcune Asl sul finire dello scorso decennio, attraverso la quale veniva riconosciuto alle famiglie un contributo economico per l’assistenza domiciliare dei congiunti non autosufficienti. Le motivazioni alla base della loro sospensione, richiesta, peraltro, dal piano di rientro dal debito sanitario che, per un lungo periodo di tempo, ha vincolato l’amministrazione regionale piemontese, insistevano proprio sulla non pertinenza sanitaria dell’assistenza domiciliare, che pertanto non poteva essere erogata con i fondi del Servizio Sanitario Regionale.“È evidente come il modello attuale sia fonte di scarsa efficienza e di disagi per numerosi cittadini – prosegue Appiano – A fronte di questa tendenza, lo sforzo compiuto dal nuovo Manifesto è quello di ribaltare il paradigma vigente, mettendo al centro dell’organizzazione dei servizi non la distinzione tra ambito sanitario e assistenziale, ma i reali bisogni di salute delle persone. La presa in carico della non autosufficienza, in questo quadro, non può che configurarsi come integrazione di prestazioni di natura diversa e deve poter essere adattabile alle esigenze dei singoli pazienti. Non un modello unico per tutti, quindi, ma un approccio che sa tenere conto delle specificità delle diverse situazioni e contesti di vita”. Quello proposto dal Manifesto è un concetto più ampio e avanzato di cura capace di comprendere non solo le azioni terapeutiche tradizionalmente considerate di pertinenza sanitaria, ma anche l’assistenza prestata, ad esempio, da badanti e familiari al fine di migliorare la qualità di vita del paziente. Da qui la sollecitazione, rivolta ai decisori politici, di assicurare l’impegno anche del Servizio Sanitario nel finanziare diverse possibili forme di assistenza domiciliare, superando le rigidità attuali e dando risposta alle difficoltà di numerose famiglie che, oggi, non dispongono delle risorse per far fronte ai bisogni dei loro congiunti non autosufficienti.

“Questo cambio di paradigma, che deve potersi concretizzare, tra l’altro, nel ripristino degli assegni di cura, è la condizione essenziale per un investimento concreto nella domiciliarità – conclude Appiano – e comporterebbe vantaggi per numerosi pazienti che non verrebbero allontanati dal loro ambiente domestico, mentre nel medio-lungo periodo garantirebbe l’abbattimento delle liste d’attesa per i ricoveri in struttura e, dal punto di vista dei conti pubblici, l’efficientamento della spesa dovuto ai costi decisamente contenuti delle soluzioni domiciliari rispetto a quelle