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Musei Reali, Grimaldi (AVS): Turetta dia risposte ai lavoratori

“Fra pochissimi giorni cesserà la concessione di Musei Reali per i servizi di bookshop, biglietteria e didattica, senza alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali e senza il riconoscimento del contratto collettivo di settore, ovvero il Federculture. Il Direttore Turetta dica una volta per tutte quale sarà il futuro di lavoratrici e lavoratori. E spieghi perché, dato il successo delle iniziative culturali, si sta avviando una procedura di spacchettamento dei servizi. Non accettiamo che anche la cultura si ostini a vivere di appalti al ribasso che generano lavoro povero e precario. Non accettiamo che lo facciano importanti istituti, che puntano a superare il milione di visitatori e si fregiano di essere per Torino ciò che il Louvre è per Parigi” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.

A cosa serve un’informazione televisiva settaria?

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

C’è una domanda a cui, francamente, non riesco a dare una risposta seria e convincente. E cioè,
ma a che cosa serve una informazione – parlo dei vari talk di approfondimento politico che ogni
giorno inondano i programmi televisivi sulle varie emittenti pubbliche e private – smaccatamente
settaria pur dando per scontato che ogni conduttore, e del tutto legittimamente, ha le sue precise
convinzioni politiche? Ma come può essere credibile una trasmissione che, al di là degli ascolti dei
tifosi, assomiglia ad una sorta di ‘curva sud’ di uno stadio italiano? E, per fare un esempio
concreto e più dettagliato, perchè i talk de La 7 al mattino sono modelli di pluralismo, di vero
giornalismo di approfondimento e di reale e fecondo confronto democratico tra le varie parti in
causa mentre alla sera, sulla medesima emittente, diventano modelli di straordinaria faziosità e
settarismo politico? Direi quasi oltre ogni limite, al punto che la presenza di una voce diversa – e
di una sola, sia chiaro – appare quasi estranea ed esterna rispetto al coro che la accompagna.
Insomma, una propaganda martellante, strisciante, del tutto ideologica e smaccatamente faziosa.
Qual è il progetto e la ratio di una informazione così duale? E così alternativa nella stessa
giornata?

Nel servizio pubblico radiotelevisivo, come ovvio ed evidente, la smaccata partigianeria politica e
di schieramento non va di moda. Anzi, è semplicemente impraticabile. Da sempre. Certo, esistono
delle cosiddette ‘zone franche’ che rispondono ad altri criteri che restano, comunque sia,
misteriose sotto il profilo della normativa in vigore. Parlo, ad esempio, dell’attuale trasmissione
Report dove il tradizionale giornalismo di inchiesta, sempre utile e necessario, è stato
platealmente sostituito da un format che risponde ad un preciso, evidente, oggettivo e smaccato
obiettivo politico e di schieramento. E cioè, attaccare settimanalmente personaggi, partiti ed
esponenti politici riconducibili all’attuale coalizione di governo. Ma, come ovvio e per fortuna, è
solo un’eccezione e non la regola dell’informazione e del giornalismo del servizio pubblico
radiotelevisivo. Sul versante Mediaset, come anche per la RAI e per la programmazione mattutina
de La 7, gli approfondimenti politici rispondono a criteri di vero ed autentico pluralismo. Da
Bianca Berlinguer a Del Debbio a Porro il pluralismo delle opinioni è sempre rispettato, al netto
delle convinzioni politiche dei singoli conduttori. Un esempio a parte riguarda la trasmissione di
Mario Giordano che, al pari di Report sulla Rai, risponde ad altri criteri e fa capo a sè. Per quanto
riguarda il canale Nove è evidente anche ai sassi che si tratta di una emittente che, sotto il profilo
politico, è nettamente schierata e il pluralismo delle opinioni è un puro optional. Si tratta, almeno
così pare ascoltando le varie trasmissioni, forse dell’emittente per eccellenza del partito populista
dei 5 stelle.

Ma, al di là delle varie modalità organizzative e politiche delle diverse emittenti televisive, resta un
dato di fondo a cui prima o poi occorrerà pur dare una risposta. E cioè, qual è la vera motivazione
dei talk di approfondimento giornalistico che diventano dei luoghi di pura ed ostentata
propaganda di natura politica e partitica? Detto con altre parole, passa da questa modalità la
strada per un recupero di credibilità della politica e, soprattutto, per rafforzare la qualità della
nostra democrazia? Sono la propaganda, il settarismo, la faziosità e la ridicolizzazione del nemico
politico la nuova frontiera di parte del giornalismo televisivo italiano? I pasdaran della faziosità e
del settarismo politico e giornalistico prima o poi, questo, ce lo dovranno spiegare.

Ravello (Fdi): raid vandalico degli antagonisti

“Esprimo ferma condanna e profonda indignazione: l’ennesimo e delirante raid vandalico degli antagonisti contro attività commerciali e spazi Comuni nel quartiere Aurora è un gesto spregevole e vergognoso. Auspico che i responsabili siano individuati e chiamati a rifondere i danni ma, qualora ciò non accadesse, che sia il Comune a farlo!”. Ad affermarlo Roberto Ravello, Vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.

“Anche in questo caso – continua Ravello – la sinistra si scandalizza solo a parole: perché, per esempio, il Presidente di Circoscrizione Deri e la Coordinatrice Inì non dimostrano concretamente il proprio sdegno? Scrivano al Sindaco Lo Russo e si uniscano a noi nel chiedere lo sgombero immediato e reale dei centri sociali di Torino! Spoiler: non lo faranno. Ed è proprio il cerchiobottismo di certa politica a legittimare certe violenze”.

“Un volantino – chiude Ravello – che invita i cittadini a ‘praticare il razzismo di Stato nelle strade’ è istigazione alla rivolta sociale e alla guerra civile. Bisogna alzare il livello di guardia, la portata sovversiva della protesta sta evidentemente aumentando”.

“Perché non c’è più la politica”. Il libro di Francesco Fiumara presentato a Moncalieri

Insieme all’autore erano presenti Daniele Cantore e Bobo Craxi

Venerdì 7 febbraio, presso il Palazzo Comunale di Moncalieri, si è tenuto l’incontro di presentazione del libro “Perché non c’è più la politica” di Francesco Fiumara, Sindaco di Moncalieri per due Legislature, fino al 1990 e amministratore regionale. Insieme all’autore erano presenti Daniele Cantore, già Segretario Nazionale dei Giovani Socialisti, membro della Direzione Nazionale del PSI, Segretario della federazione di Torino, Assessore Regionale, e Bobo Craxi, già deputato e sottosegretario di Stato, esponente del Partito Socialista Italiano, e attualmente aderente al ricostituito partito socialista. L’evento è stato curato dal Circolo Culturale Saturnio. Ha moderato l’incontro il direttore de Il Mercoledì,  Mel Menzio.

L’incontro ha rappresentato un’occasione importante di confronto costruttivo riguardante un interrogativo definito “epocale” dallo storico Gianni Oliva, che ha curato la prefazione del libro: perché non c’è più la politica ?

Il libro dedica accenni conclusivi all’atteggiamento con cui gli italiani, indirizzati da una comunicazione coordinata e mirata, hanno reagito ai processi avviati nel 1992-1994, una ventata di antipolitica e antipartitismo che ha portato a salutare con entusiasmo “la caduta degli dei”, nell’illusione miope che il crollo del vecchio sistema avrebbe portato per automatismo all’eliminazione (nel libri viene scritto “elimi-nazione”) dei corrotti e degli incapaci. La politica è stata demonizzata e i partiti trasformati in greppie cui si aggrappano di volta in volta personaggi improbabili: il risultato è che da trent’anni l’Italia vive una fase di transizione permanente, con maggioranze che non sopravvivono da una legislatura all’altra e con leader che durano lo spazio di un mattino.

“Il mio intervento vuole iniziare con un ringraziamento – ha spiegato Daniele Cantore – quello rivolto al Comune di Moncalieri e alle istituzioni. Penso sia importante, innanzitutto, recuperare il sentimento di sacralità verso i luoghi delle istituzioni e verso chi li rappresenta.  Ringrazio inoltre Francesco Fiumara per questo libro, un importante percorso della storia politica italiana che contiene informazioni, sconosciute ai più, del passaggio tra la prima e la seconda Repubblica. Fiumara elenca e evidenzia i motivi che hanno portato alla disattenzione comune verso la politica e verso la società, probabilmente anche per colpa della politica stessa. Voglio inoltre sottolineare il verso dantesco dal quale Fiumara si discosta (Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare) per affermarsi come politico del ‘fare’ e uomo che intende far ascoltare la propria voce”.

“L’impegno politico può durare a lungo – continua Bobo Craxi – non ti lascia mai, diventa una missione al di là di mandati e cariche. Il libro di Fiumara spiega perché non ci sia più la politica, e pare quasi uno slogan. Mi chiedo effettivamente come potrà essere definito tra un secolo questo periodo storico. Le riflessioni contenute in questo libro possono essere inserite in un contesto anche più ampio per tentare di recuperare i ragionamenti di testa e non di pancia, a sviluppare quel pensiero critico che permetta di andare oltre quei mezzi che fanno da tramite nella comunicazione tra cittadini e politica, spesso cercando di creare fratture tra le due parti. Penso sia importante spiegare alle nuove generazioni come non cadere nel luogo comune, il significato di battersi per le cause giuste, occuparsi dei problemi della gente, che poi riguarda il senso stesso del fare politica”.

“Da vero spirito socialista io ce l’ho messa sempre tutta – conclude l’autore Francesco Fiumara – se oggi siamo qui tutti insieme a parlare liberamente e pacificamente forse è perché i socialisti hanno sempre saputo parlare con la gente. Parlare, questo è l’aspetto fondamentale che è venuto a mancare. Il dialogo è importante, una politica priva di partiti è una politica sterile, persino pericolosa. Ripercorrere la storia di questi ultimi trent’anni significa soffiare via quella nebbia che nasconde la verità. Mi auguro, con questo libro, di contribuire alla rinascita di qualcosa di importante, di far parte di quella scintilla di convinzione che porterà a vedere la politica del futuro non come un’impresa titanica, ma come la naturale conseguenza di quegli uomini che, parlandosi attraverso idee e contenuti , sapranno adottare soluzioni condivise”.

Gian Giacomo Della Porta

Giachino (FDI): “Rilanciare il Trasporto Pubblico Locale obbligo morale per la politica” 

Convegno CGIL sul TPL

Ma sarà impossibile se non si rilancia la crescita economica di Torino, del Piemonte e del Paese.

Responsabilità nel taglio dei fondi per il Trasporto pubblico locale sono da addebitare al Governo Prodi, alla Riforma Bassanini, alla Giunta Cota ma anche alla Giunta Chiamparino. Tagli che penalizzino gli studenti, penso in particolare a quelli che per raggiungere agraria debbono prendere 2 mezzi pubblici e farsi oltre 1 km a piedi. Odiosi i disagi per i pensionati penalizzati anche dalle scale mobili della Metro bloccate, penalizzati i lavoratori che trovano code sulla Tangenziale anche se vogliono utilizzare la propria auto. Occorre ribadire con forza che chi usa i mezzi pubblici non è figlio di un Dio minore e pertanto ha diritto a collegamenti più efficienti e comodi.   Senza aumentare la crescita del PIL nazionale e locale tutto ciò sarà quasi impossibile. Il PIL italiano dal quale derivano le risorse per la spesa pubblica arriverà solo quest’anno il livello del PIL del 2007. Ha pesato molto la linea della austerity decisa dall’Europa. Nell’Italia che cresce poco da oltre vent’anni Torino e di riflesso il Piemonte crescono ancora di meno. Ecco perché occorre difendere con forza l’industria del settore auto e le aziende dell’indotto oltre ad accelerare gli investimenti pubblici come la TAV e la Metro2. Dalla maggiore crescita economica arriveranno le risorse per il Trasporto pubblico locale.
Nel frattempo gli Amministratori del PD migliorino le corse e partecipino  a questi incontri per spiegare meglio le cose che vanno e rispondere alle cose che non vanno.

Mino GIACHINO
Responsabile piemontese trasporti FDI

Ravinale (Avs): “Il Piemonte non ha bisogno di un nuovo termovalorizzatore”

Il Piemonte non ha bisogno di un nuovo impianto di termovalarizzazione e si è ancora in tempo per fermare un progetto, previsto dal Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani e di Bonifica delle aree inquinate approvato dalla Regione nel 2023, che risulta superfluo e che danneggerebbe cittadini e ambiente.
Oltre ad aver sottoscritto la mozione del collega Unia per chiedere di stoppare l’opera, ho depositato un’interrogazione in cui pongo alla Giunta 4 domande chiare su punti che oggi restano oscuri:
1. lo scenario del PRUBAI si basa sul fatto è previsto un fabbisogno “non soddisfatto attraverso l’impiantistica esistente” pari a 143.512 tonnellate per anno. Ma questo presupposto è già smentito dai fatti. Il Piano prevede una necessità di incenerimento dei rifiuti pari a 593.512 t/a, un totale che tiene conto della previsione di produzione di 2.000.000 di tonnellate/anno di RSU, una RD pari all’82% con uno scarto del 18,5% e una popolazione stimata al 2035 di 4.200.000/4.400.000 abitanti. E, sempre nel Piano, si indica che il termovalorizzatore di TRM S.p.A. del Gerbido sarebbe in grado di bruciare 450.000 t/a di rifiuti.
Peccato che secondo i bilanci depositati da TRM, nel 2022 sarebbe stata trattata una quantità di rifiuto pari a 604.532 tonnellate e nel 2023 una quantità di rifiuto pari ad 600.164 tonnellate, già superiore al fabbisogno previsto dallo scenario di Piano. Perché dunque procedere se l’inceneritore del Gerbido è già oggi sufficiente?
2. Un nuovo inceneritore andrebbe esplicitamente contro l’obiettivo primario delle politiche europee e nazionali in materia di cambiamento climatico, cioè la riduzione delle emissioni gas ad effetto serra pari al 55% entro il 2030 ed il loro azzeramento entro il 2050, e contro la Strategia Regionale sul Cambiamento Climatico approvata dalla Giunta nel 2022. Come è possibile che di questo non si sia tenuto conto, già in sede di approvazione del PRUBAI?
3. Gli incentivi GRIN (ex certificati verdi), di cui TRM ha finora ampiamente beneficiato, si sono azzerati già nel 2023 e dal 2028 anche i gestori degli inceneritori dovranno corrispondere le somme previste dal sistema ETS dell’UE. Questi maggiori costi ricadranno sulla cittadinanza?
4. Quali e quanti investimenti pubblici sono previsti per la realizzazione della nuova linea? 
Ci aspettiamo risposte chiare da parte della Giunta, perché se non sono stati valutati correttamente questi requisiti saremmo di fronte all’ennesima scelta fatta per la convienza di pochi e ai danni del Piemonte.
Alice Ravinale

Taglio Irpef, Ruffino (Az): “Governo prende in giro ceto medio”

Va dato atto alla maggioranza che è davvero imbattibile quanto a propaganda. Però puoi gabbare gli italiani una volta ma non per sempre. Suggerirei a Tajani e agli altri esponenti del governo di riporre le fanfare sul taglio Irpef, veda presa in giro al ceto medio. Ridurre l’ aliquota dal 35 al 33%, ammesso che l’operazione vada in porto e sia compatibile con i saldi di bilancio, altro non significa che restituire una parte, non tutto, dei tagli fatti con la legge di bilancio su detrazioni e deduzioni. Tolgono 10 con la destra e restituiscono 5 con la sinistra. È un eterno gioco delle tre carte, indegno per governare una grande democrazia.
on. Daniela Ruffino (Azione)

Giachino: “l’Aeroporto di Torino sviluppi nuovi e più interessanti collegamenti”

Lettera aperta al Sindaco e al Presidente della Regione

Carissimi,
gli aeroporti come ogni altra attività economica contribuiscono al PIL cittadino e regionale.  L’aeroporto di Torino, solo 13* in Italia con volumi di traffico molto inferiori alle Città italiane, da un contributo al PIL regionale più basso di quello che potrebbe.
Un aeroporto che ha chiuso il cargo aereo, che in questi anni è cresciuto molto negli altri aeroporti come ricordano ancora oggi i giornali economici. Vendere le quote azionarie come è stato fatto negli anni scorsi non vuol dire disinteresse per una infrastruttura strategica per un territorio come il nostro che da anni purtroppo cresce meno della media nazionale.
Non ritenete di chiedere un incontro agli azionisti, che tra l’altro gestiscono altri aeroporti? Tra questi azionisti vi è anche il S. Paolo.
Vi ringrazio molto della attenzione e auguro buon lavoro.
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Mino Giachino
Responsabile piemontese trasporti e logistica FDI

Opposizioni in Consiglio regionale: “Apertura in commissione bilancio”

Agli emendamenti delle opposizioni per il potenziamento dei servizi di salute mentale in Piemonte. “Ora ci aspettiamo l’approvazione in aula”

 

6 febbraio 2024 – Oggi in Commissione si è entrati nel vivo della discussione relativa agli investimenti sulla salute mentale: le Opposizioni in Consiglio regionale (Pd, Avs, M5S, Stati Uniti d’Europa per il Piemonte) hanno depositato emendamenti e ordini del giorno al riguardo, anche a fronte dell’appello lanciato da oltre 60 associazioni lo scorso novembre.

 

La situazione attuale è allarmante: dal 2019, il personale dei Dipartimenti di salute mentale è diminuito dell’11% e la spesa regionale per questi servizi è significativamente inferiore alla media nazionale.

I dati parlano chiaro: nel 2022, la spesa per la salute mentale in Piemonte si è attestata a circa 64 euro per persona, con un calo dell’8,4% rispetto alla media nazionale, che è pari a 70 euro. Inoltre, solo il 2,7% del Fondo Sanitario Regionale è destinato alla salute mentale, contro il 3% della media nazionale. Queste cifre evidenziano una chiara sottovalutazione delle problematiche legate alla salute mentale, con conseguenze dirette sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Le criticità sono molteplici: la presenza di posti letto residenziali è superiore del 55% rispetto alla media nazionale, i pazienti restano nelle residenze per periodi prolungati (+64%), e si registra un incremento preoccupante dei ricoveri in reparti non psichiatrici (+143%). Questi dati ci costringono a riflettere sulle gravi carenze strutturali e sulle difficoltà quotidiane che affrontano i cittadini piemontesi.

 

Per affrontare questa emergenza, le opposizioni propongono in particolare che, a partire dall’anno 2025, venga vincolata una quota pari ad almeno il 4% del fondo sanitario nazionale per i servizi di salute mentale. Registriamo un’apertura sul punto da parte dell’assessore al bilancio, e continueremo a lavorare in questa direzione.

 

Gianna PENTENERO – Presidente Gruppo Pd

Alice RAVINALE – Presidente Gruppo AVS

Sarah DISABATO – Presidente Gruppo M5S

Vittoria NALLO – Presidente Gruppo Stati Uniti d’Europa per il Piemonte