“Apprendiamo che il PD propone le proprie ricette per il Bilancio regionale 2020 alla luce delle nuove condizioni determinate dal Coronavirus ponendosi in contrapposizione con la Giunta. Tutte le proposte sono ben accette ma si potrebbe loro rispondere quello che ha detto proprio oggi il vice segretario nazionale Orlando: “Le polemiche, in questo momento, servono a poco e fanno perdere del tempo. Dobbiamo essere concentrati a risolvere i problemi, non a descriverli o a dare la colpa agli altri”.
“Democrazia ai tempi del coronavirus: Da mesi chiedevamo, come anche i Comitati, una Commissione in Comune per discutere di questa pista ciclabile: invece, in piena pandemia, da un giorno all’altro sono partiti i lavori”
Da mesi chiedevamo un’audizione in Commissione per discutere della ciclabile Torino-Collegno: ma a questa Amministrazione, evidentemente, non importa nulla.
Idem ai Consiglieri di Maggioranza: avremmo voluto audire i Comitati a Palazzo Civico, ma il Presidente Malanca ha sempre ignorato le richieste mie, del collega Capogruppo Tresso e degli stessi Comitati.I Cinque Stelle hanno preferito fare tutto di nascosto: più comodo, evidentemente, che affrontare il confronto. È questa l’interpretazione che i Cinque Stelle danno delle parole “condivisione” e “partecipazione”? O forse, semplicemente, i Comitati sono cosa buona e giusta solo a patto che siano allineati e controllabili?
Le richieste di confronto hanno una ragione precisa: la ciclopista, se costruita secondo il progetto approvato (e riportato sul cartello di inizio lavori), avrà conseguenze negative sulla viabilità veicolare e comporterà rischi per pedoni e ciclisti. I Comitati e i cittadini hanno più volte segnalato criticità e ripercussioni sulla viabilità : parole mai ascoltate da una Giunta che naviga a vista e si contraddice continuamente (per esempio sulla possibilità di far passare o meno la pista sui marciapiedi e sul volere o non voler sacrificare posti auto).
Ora, vista la situazione generale di emergenza, pensano di poter andare avanti senza voci contrarie.Non è così che si lavora. Comitati e cittadini sono increduli e amareggiati e io lo sono altrettanto. Mi auguro almeno che gli operai siano stati messi nelle condizioni di lavorare in perfetta sicurezza, da tutti i punti di vista.Chiederò conto all’Amministrazione di tutto questo.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino
Emergenza abitativa ai tempi del coronavirus
Riceviamo e pubblichiamo / Nell’arco delle prossime settimane, Torino, sarà come l’abbiamo vista in questi giorni. Con le sue strade deserte, i suoi negozi, bar e ristoranti chiusi, e 880 mila persone chiuse in casa per far fronte all’emergenza Coronavirus. Ma le emergenze che emergono in questa situazione di crisi sono svariate e tutte molto gravi. Tra queste, una delle prime è il problema di chi a casa non può stare perché una casa non ce l’ha.
I coordinatori dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino, Patrizia De Grazia e Daniele Degiorgis, insieme al Presidente di Radicali Italiani, Igor Boni, hanno dichiarato:
“In questi giorni, l’hashtag che vediamo più spesso sui social è #iorestoacasa. Perché questo è quanto si è deciso per far fronte all’emergenza coronavirus: restare a casa con lo scopo di proteggere noi stessi e gli altri, soprattutto i più deboli. Ma tra le persone da difendere, tra le categorie più deboli da tutelare, ci sono anche e soprattutto loro: i senzatetto che vivono nelle strade della nostra città. Persone che già vertono in condizioni critiche in tempi di normalità e che adesso hanno disperatamente bisogno di un supporto dalle nostre istituzioni.
Pertanto ci appelliamo alla sindaca Appendino, affinché vengano garantiti a queste persone (non certo di serie B) cibo e servizi per evitare il più possibile il contagio. Noi possiamo proteggerci, loro invece hanno bisogno di protezione. Se è vero che la nostra città ha la forza di diventare comunità, per fronteggiare insieme l’emergenza e proteggere chi ne ha bisogno, ora più che mai serve che vengano presi provvedimenti urgenti e immediati per difendere chi, di questa emergenza potrà molto più facilmente essere vittima”.
16 marzo 1978, Aldo Moro rapito in via Fani a Roma e massacrata la sua scorta. Colpevole di dialogare con i comunisti di Enrico Berlinguer. Le brigate rosse esecutori delle volontà reazionarie mondiali. Molti servizi segreti gongolavano. Statunitensi, inglesi, israeliani e russi e bulgari sodali nel produrre caos. E perché no, almeno una parte dei nostri servizi
Oramai una tragica ed acclarata verità. Con gli uomini della P2 di Licio Gelli come immondi coordinatori di questo progetto. Torino reagì con forza e determinazione. Torino, suo malgrado, una delle capitali del terrorismo rosso. Torino reagì bene e fu poi determinante per la sua sconfitta. Fu determinante tra il popolo e tra la classe dirigente.
Lo stesso sindacato, maggiormente infiltrabile dalle Br, capì e reagì. Studente universitario di Palazzo Nuovo conoscevo diversi individui che, dopo aver accusato il PCI di tradimento del proletariato, si davano alla clandestinità credendosi grandi rivoluzionari ed essendo grandi stupidi. Utilizzabili ed utilizzati. Il ciarpame non finiva qui. Mentre Enrico Berlinguer sosteneva: difendere le istituzioni per rinnovarle, loro sostenevano nè con lo Stato ne né con le Br. Stupidaggini che davano, però, linfa vitale ai delinquenti brigatisti. Alla sera manifestazione in piazza Castello. Il corteo doverosamente aperto con i democristiani e le loro bandiere. Un simbolismo non da poco. Forse la prima volta nella storia repubblicana. Reagì bene con i suoi uomini più rappresentativi. Il magistrato Luciano Violante era stato parcheggiato a Roma in Cassazione. Le sue indagini contro Edgardo Sogno avevano dato fastidio a molti. Enrico Berlinguer si consultò con il partigiano Ugo Pecchioli ministro ombra dell’Interno del PCI.Nel pieno riserbo fu organizzata una riunione con Violante. Dopo la direzione nazionale decise la scelta di bon trattare con Br. Scelta dolorosa ma necessaria. Benigno Zaccagnini telefonò distrutto a Berlinguer per conoscere la posizione del PCI. Ne venne fuori anche un incontro tra Luciano Violante ed il segretario democristiano. Ancora adesso, molti si chiedono il perché della linea trattativista di Bettino Craxi. Si può anche spiegare con la vicinanza e conoscenza tra socialisti e appartenenti alla cosiddetta Autonomia Operaia che, a loro volta conoscevano i terroristi rossi. Forse Moretti capo Br aveva già deciso. Tanti e troppi i poteri occulti e non occulti italiani ed internazionali che voleva la morte di Aldo Moro. In quei tragici giorni, di fatto si ponevano le basi per sconfiggere il terrorismo rosso. Grazie a molti. Grazie a quegli impiegati ed operai che scioperarono partecipando ai cortei. Grazie anche a magistrati e politici di Torino. Grazie anche a tutta la nostra città. Non è da poco. C è da esserne fieri.
Patrizio Tosetto
“Il Gruppo del Partito Democratico ha trasmesso al Presidente Cirio e all’Assessore al Bilancio Tronzano un documento contenente le nostre richieste sui documenti di Bilancio che discuteremo il 24 marzo prossimo
La predisposizione dei documenti economici e l’approfondimento in Commissione sono avvenuti prima della grave emergenza che la pandemia del COVID-19 ha fatto esplodere nei nostri territori, in tutto il Paese e nell’intera Europa.
Ecco perché riteniamo che il gli stanziamenti debbano essere rivisti e rimodulati alla luce della nuova situazione. Occorre fornire risposte certe e tempestive ai cittadini con un Bilancio che preveda misure urgenti. Non è sufficiente inserire a bilancio 1 milione di euro per l’emergenza e rinviare al Piano competitività i successivi interventi. Il Piano competitività, infatti, non consentirà di prevedere azioni immediate e finanziamenti tempestivi, di questo se ne sono accorti di recente anche Parlamentari di Forza Italia che prima ancora della presentazione parlano già di riscritture”. spiega il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.
“Il nostro Gruppo – prosegue Ravetti – ha presentato alcuni emendamenti chiari finalizzati a rimodulare il bilancio alla luce dell’emergenza. Attualmente sono previsti 15 milioni di euro destinati in parte all’esenzione del bollo per la sostituzione delle auto più vetuste e in parte a quella dall’Irap per le imprese che assumono nuovi dipendenti. Chiediamo che tale somma venga interamente destinata a esentare dal pagamento dell’IRAP le micro e piccole imprese di tutti i settori, facendo decadere il vincolo delle nuove assunzioni. La seconda proposta riguarda il rilancio del turismo, uno dei comparti che risulterà tra quelli maggiormente colpiti. 15 milioni dovranno servire a sostenere un grande piano di rilancio del “made in Piedmont”. Una terza richiesta concerne il ripristino dei 5 milioni di euro sugli extra-Lea tolti dal bilancio a sostegno dell’assistenza domiciliare, intervento che tocca le fasce più vulnerabili della popolazione”.
“Siamo anche disponibili a sostenere misure per le famiglie – afferma Ravetti – e chiediamo che la Giunta concentri la propria attenzione sul tema della liquidità delle imprese che si sono trovate a dover chiudere improvvisamente e alle quali sarà importante offrire la possibilità della moratoria dei mutui, ma anche la possibilità di accedere a idonei strumenti bancari. In questo senso andrebbe orientato il fondo di garanzia regionale, ripristinando, altresì, quello sulla cultura. A tutto questo si dovrebbe aggiungere lo sforzo di anticipare il più possibile i pagamenti del 2019 su tutte le misure”.
“Ribadiamo, con responsabilità, la disponibilità ad approvare in tempi rapidi i documenti economici – conclude il Presidente Ravetti – e vogliamo fare la nostra parte per il bene del Piemonte. Abbiamo fornito il nostro contributo, abbiamo esposto le nostre idee. Adesso tocca alla Giunta di centrodestra e alla maggioranza fare uno sforzo e approvare un bilancio condiviso. Il rilancio del Piemonte passa attraverso il lavoro e l’impegno di tutti. E’ importante lavorare insieme per uscire da questa situazione nel modo migliore. Se questo non dovesse avvenire il 24 marzo il Piemonte avrà il suo bilancio, ma un minuto dopo l’opposizione riprenderà con forza la battaglia politica sui temi che abbiamo indicato”.
La sindaca Chiara Appendino e i capigruppo di tutte le forze politiche del Consiglio comunale di Torino chiedono che il Governo inserisca la Metro 2 tra le opere prioritarie previste dal provvedimento speciale, il decreto Modello Genova, per fronteggiare la crisi del sistema economico dovuta all’emergenza Coronavirus
I gruppi consiliari della Sala Rossa chiedono:
“Lo snellimento procedurale e la concessione di risorse aggiuntive per accelerare l’avvio e la conduzione dei lavori dell’opera, per la cui realizzazione sono già state stanziate risorse, oltre a cambiare il volto della città potenziando il sistema dei trasporti urbani, aumentandone l’efficacia e il livello di sostenibilità economica e ambientale, risulterà essenziale per creare le condizioni affinché Torino possa ripartire”
Il fattore “C”
PAROLE ROSSE di Roberto Placido / Neanche tanti anni fa si sarebbe detto il fattore “K” ma oggi non può che dirsi, pena l’incomprensione da parte di molti, il fattore “C”. Naturalmente la lettera sta ad indicare il Corona Virus o Covid 19 che dir si voglia ma anche, aggiungo io, Cina e Cuba
Non ritorno sulla gestione iniziale, altalenante, della Pandemia ma su quello che stiamo vivendo in questi giorni di chiusura totale di tutto il paese. Il provvedimento, dopo le critiche o le sottovalutazioni di altre nazioni, penso che sarà il riferimento per molti governi e stati ma su quanto è emerso, sono venuti a galla tutti gli errori di gestione della Sanità pubblica degli ultimi dieci anni. Alcuni gravi e che rischiano di diventare tragici, altri meno ma che pesano terribilmente nella situazione che si è creata a causa della pandemia da Covid 19.
Il decennio indicato è stato costellato da tagli indiscriminati e pesanti alla sanità pubblica. Dove più dove meno le regioni, sia quelle di sinistra che di destra, hanno calcato pesantemente la mano. Senza un piano strategico nazionale e nemmeno nelle singole regioni. Si è permesso così di non difendere, ma questo purtroppo è avvenuto sciaguratamente in tutti i settori. Aziende strategiche per l’interesse nazionale che non vuol dire solo i camion pesanti o qualche infrastruttura ma, abbiamo scoperto ora, anche la produzione di mascherine o di respiratori, vendute o delocalizzate senza che i vari governi avessero nulla da obiettare. In Piemonte ha risposto in uno slancio di generosità il Gruppo Miroglio Tessile di Alba, marchi Vestebene , Elena Mirò ed altri, con la produzione straordinaria e manuale di circa 700.000 mascherine di stoffa lavabili e riutilizzabili una decina di volte. A costo zero per la Regione Piemonte! Il tutto coperto da “monsù” Miroglio e d altre realtà cuneesi. In tema di mascherine fanno da contraltare quelle, incredibili, inviate dalla Protezione Civile nazionale nelle varie regioni ed anche in Piemonte, una specie di striscia di carta igienica inutilizzabile, che tanto hanno fatto infuriare il mitico presidente lombardo, quello del video della mascherina, Attilio Fontana ed il suo assessore alla sanità Giulio Gallera. La Lombardia paga la scelta di avere puntato tanto e per tanti anni sulla sanità privata ed ora si trova drammaticamente senza posti letto sufficienti, senza posti di terapia intensiva e tutto il seguito ad essi legati. La situazione piemontese merita qualche approfondimento, sia per i posti letto che per la gestione complessiva. Scrivevo prima del dissennato taglio dei posti letto e degli investimenti degli ultimi dieci anni, va bene scendere da quasi 4 posti letto ospedalieri ogni mille abitanti alla media europea di tre ma , in una gara suicida, negli ultimi anni sono arrivato a 2,5 e di conseguenza il numero dei letti di terapia intensiva. Alle critiche ed osservazioni che molti a sinistra facevamo le risposte erano i dati del bilancio che imponevano i tagli quando andava bene se non risposte a noi di essere “statalisti e passatisti” se non spallucce di scherno in qualche caso.
Così senza i numeri della Lombardia abbiamo Torino che regge, in affanno il Maria Vittoria ed in parte il San Giovanni Bosco, ancora bene le Molinette, saturo un reparto su tre, mentre in difficoltà sono le altre parti della regione. Ad Alessandria sono bastate poche monache con alcune linee di febbre o risultate positive per intasare l’ospedale. Ospedali che hanno i Pronto Soccorso praticamente vuoti in quanto non solo i codici bianchi e verdi sono scomparsi, ma anche molti codici gialli. Per paura del contagio non portano le persone o non vanno in ospedale e molte di queste persone muoiono di altre patologie ma hanno evitato, “per fortuna”, il contagio. Anche in Piemonte una protezione civile debole e non guidata lascia le farmacie senza mascherine da oramai un mese per non parlare degli operatori, dai quali dipende tutto il funzionamento del sistema, lasciati quasi completamente senza strumenti come mascherine, guanti, occhiali ecc. Pensiamo che al tempo della SARS (Severe Acute Respiratory) sindrome acuta respiratoria grave, che nel 2002-2003 causò circa 8 mila casi e oltre 700 morti nel mondo, tutti i medici di famiglia ricevettero, mai usate, una tuta con tanto di casco scafandro tipo Guerre Stellari che ancora fanno mostra di se in qualche armadio o vetrina di studi medici. In compenso si sta dimostrando all’altezza della situazione il presidente della Regione Alberto Cirio che seppur positivo al Covid 19 ed in quarantena domestica interviene con toni adeguati, positivi, nel senso non medico, e determinati. Ma tornando al “fattore C” assistiamo al comportamento della Cina, di sostegno materiale, un intero aereo carico di respiratori, mascherine ed altro materiale medico ed una squadra di nove medici esperti nella lotta al Virus. Esperienza fatta al centro del problema e cioè nella città di Wuhan. L’iniziativa dell’Associazione Italia-Cina che ha destinato un importante quantitativo di materiale sanitario alla nostra regione ed il bel video di sostegno ed incitamento all’Italia ed agli italiani di decine di cinesi di ogni età. Questo da un paese al quale, unici, abbiamo chiuso i voli diretti e mentre i paesi amici ci hanno rifiutato persino quantitativi di mascherine già ordinate e pronte alla spedizione.
E poi l’offerta arrivata dalla storica associazione Italia-Cuba di medici cubani, formatisi in Africa nella lotta all’Ebola. Dal comportamento e dall’atteggiamento di Cina e Cuba una riflessione viene spontanea, in quei paesi dove il servizio sanitario è garantito dallo stato la lotta a fenomeni come il Corona Virus sono più facili da contrastare alla faccia del liberismo e del mercato regolatore. La cosa positiva, l’ho già scritto, è la risposta della stragrande maggioranza degli italiani, al netto dei deficienti di ritorno, quelli che sono tornati al sud e nelle isole da mammà, o degli imperterriti di parchi e camminate inutili, degli operatori della sanità pubblica e dei lavoratori delle aziende che, giustamente, pretendono maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. In attesa di vedere cosa succede nel sud Italia, potrebbe essere drammatico l’evolversi della pandemia per la carenza e la colpevole inadeguatezza delle strutture mediche, bisogna incominciare a pensare al dopo. Il comportamento e la reazione degli italiani con video, canzoni, messaggi da l’idea di un senso di paese quanto mai utile in un momento molto difficile e per certi versi drammatici per il nostro paese. Mi è tornata in mente una frase molto bella di Enrico Berlinguer: ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno. Speriamo che la lezione serva ad invertire la riduzione dei posti letto negli ospedali, dei posti di terapia intensiva, ne abbiamo molto meno di Francia e Germania e degli stessi Stati Uniti dove la sanità pubblica di fatto non esiste. Speriamo si faccia un piano sulle aziende strategiche dei vari settori del nostro paese e non solo quello medico-sanitario, si utilizzino risorse nel medio lungo periodo per modernizzare il paese e le strutture ed infrastrutture altrimenti ancora una volta avremo sprecato risorse ingenti sempre e solo in termini emergenziali.
“Le istituzioni si facciano carico dei materiali per gli operatori e di luoghi sicuri, di giorno e di notte, per i senza dimora. Nell’emergenza dobbiamo pensare anche a chi la casa non ce l’ha”
“Oggi penso soprattutto a chi la casa non ce l’ha (anche tante famiglie), e faccio mie le parole di tanti operatori e operatrici di bassa soglia, i cui servizi sono ‘essenziali’ ora più che mai, e che perciò si espongono ed espongono i propri cari ogni giorno al rischio di entrare in contatto con il Covid-19: ‘Chiediamo alle istituzioni di non lasciarci soli e iniziare a pensare da subito alla possibilità di predisporre luoghi dedicati alla quarantena di chi non ha una casa’.
Gli operatori aspettano ancora disperatamente le mascherine, ma anche tute, occhiali e calzari necessari in caso di persone con sintomi, per poter continuare ad assistere i tantissimi senza dimora delle nostre città. Al momento il reperimento e il costo dei materiali sono a carico delle organizzazioni, ma la pubblica amministrazione dovrebbe dotare tutti di ogni dispositivo” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.
Le stime Istat parlano di 50 mila persone senza dimora, più di 1.700 anche a Torino, costrette a utilizzare le mense per nutrirsi e i centri di accoglienza per dormire, entrambi luoghi in genere affollati e promiscui, nei quali la distanza minima non può essere, in molti casi, rispettata. Chi non ha un’abitazione, inoltre, pur avendo compreso la gravità della situazione e sforzandosi con buona volontà di rispettare le regole, ha molta difficoltà ad adeguarsi alle norme igieniche di base previste dal Dpcm, per non parlare della complessità nel reperire i dispositivi di protezione, perché non ne ha le possibilità economiche. Ecco perché le strutture di accoglienza dovrebbero essere messe nelle condizioni di fornirglieli.
“Serve uno sforzo congiunto tra pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore per evitare la chiusura dei servizi” – prosegue Grimaldi – “ma anche per predisporre luoghi per un potenziale autoisolamento per le persone senza dimora che dovessero essere malate, e in generale per offrire un riparo diurno ai senza dimora, che di giorno sono costretti a vagare per la città, terrorizzati dal rischio contagio ma anche preoccupati di essere fermati e sanzionati per il loro ‘girovagare’.
So che si sta facendo già molto” – conclude Grimaldi – “ma chiedo al Comune e alla Regione di pensare da subito alla possibilità di predisporre dei luoghi dedicati alla quarantena di chi non ha casa. Oltre a garantire l’accoglienza h24 aumentando strutture e posti letto, si possono utilizzare altri luoghi pronti per altri usi: non solo le scuole in disuso dove le classi possono essere stanze, ma anche gli housing, i condomini sociali, le foresterie militari. È un momento di emergenza, pensiamo anche a loro”.
“Troppe dichiarazioni di principio e pochi fatti” dichiara Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino a proposito delle misure di contrasto alla diffusione del virus nei luoghi di lavoro contenute nel protocollo d’intesa siglato a livello di governo e di parti sociali
Ancora per Locatelli: “Il protocollo contenente le misure di contrasto della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, al di là dell’impegno in linea di principio sulla salvaguardia delle condizioni di sicurezza e salubrità nei luoghi di lavoro, condizioni che dovrebbe valere in ogni caso, lascia che si possa continuare con le attività produttive. Si lascia che questa possibilità sia agita azienda per azienda in presenza di un problema di sicurezza generale. Una cosa sbagliata soprattutto nelle aree ad alta densità di attività industriali e di contagio – penso in particolare a Bergamo, Brescia e alla Lombardia – dove l’errore commesso è stato quello di pensare di garantire in ogni caso la continuità produttiva rispetto al rischi di diffusione del contagio. Se i parchi urbani devono rimanere chiusi a maggior ragione lo devono essere le aziende che non svolgono attività essenziali. In assenza di queste misure elementari fanno bene i lavoratori a scioperare. La salute delle persone, delle lavoratrici e dei lavoratori, viene prima del profitto dei padroni”.