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“Riaprire il Maria Adelaide per fronteggiare il coronavirus”

Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato ieri un ordine del giorno (firmato dai consiglieri Raffaele Petrarulo e Aldo Curatella) con il quale si chiede a Sindaca e Giunta di adoperarsi presso la Regione Piemonte affinché possa essere riaperto l’ospedale Maria Adelaide di lungo Dora Firenze come struttura destinata ai pazienti Covid.

Il documento evidenzia come la struttura, dismessa nel 2016, ma ancora in condizioni accettabili, potrebbe essere ripristinata in tempi brevi e messa a disposizione dei malati del torinese, operando come ospedale di secondo livello, liberando posti in altre strutture sanitarie della Città.

Recentemente, l’ospedale era stato utilizzato nell’ambito del piano Emergenza Freddo.

Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri Viviana Ferrero, Fabio Versaci, Eleonora Artesio, Osvaldo Napoli, Francesco Tresso, Silvio Magliano.

Lega: “Riduzione Irpef stipendi medici e infermieri”

“Una detrazione dall’Irpef sullo stipendio di medici, infermieri e operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid-19. E’ una proposta di buon senso, che premia la dedizione, pagata spesso con la vita, di chi ha operato e continua a farlo ancora oggi, in difficili contesti sanitari e legali, nella lotta alla pandemia”

E’ quanto dichiara l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, che auspica una “riduzione del carico fiscale a vantaggio di una categoria che non ha lesinato impegno e sacrificio, pur trovandosi in un ambito lavorativo di forte precarietà, dovuto alla scarsa dotazione dei dispositivi di protezione individuale e a un’azione politica inefficace, subendo inevitabili disagi nella sfera familiare. Seguire magari l’esempio dell’ENPAM, l’Ente nazionale di previdenza e assistenza medici, che verserà con propri fondi un’indennità di mille euro a tutti i medici e odontoiatri che svolgono libera professione e che hanno avuto un calo del reddito importante a causa del Covid-19”.

“Il taglio dell’Irpef in busta paga è stato proposto dalla Lega in Piemonte e Veneto, quest’ultima unica Regione a non applicare l’addizionale Irpef sulla sanità – sottolinea Regimenti – e spero che l’idea possa essere considerata anche nel resto d’Italia, come nel Lazio, dove il presidente Zingaretti, ancora alle prese con il caso ancora tutto da chiarire delle mascherine ‘fantasma’, ha dimostrato di non essere in grado di affrontare l’emergenza”.

Secondo Regimenti “la possibile detrazione dall’Irpef dovrebbe riguardare anche l’intramoenia, cioè le prestazioni erogate fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, che utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Un’attività – conclude l’eurodeputata leghista – ora limitata dall’emergenza Coronavirus, ma che non ha impedito ai medici di mettersi ugualmente a disposizione dei cittadini”.

Ravetti (Pd): “Sì alla collaborazione. Ma chiediamo responsabilità alla Giunta Cirio”

“Il Presidente Cirio ha chiesto alle opposizioni collaborazione. Niente male dopo due mesi di muro leghista che ha diviso la plancia di comando in Regione da chi è in prima linea.

Noi siamo a disposizione per approvare in tempi rapidi i provvedimenti. Affronteremo questa fase con responsabilità, ma alla Giunta e alla maggioranza chiediamo correttezza perché non ci è piaciuto che le misure per la Fase 2 siano diventate strumenti di propaganda politica ” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti, in occasione della conferenza stampa del Partito Democratico del Piemonte.

“Siamo d’accordo sul “bonus Piemonte” e ci siamo già impegnati affinchè venga approvato in tempi rapidi – afferma Ravetti – Tuttavia vogliamo capire se questa misura possa essere estesa e quali siano le coperture. Inoltre, mancano una prospettiva sul medio-lungo periodo e provvedimenti dedicati a quei cittadini che stanno incontrando gravissime difficoltà e che sono stati condannati dalla pandemia a essere annoverati nella fascia della povertà e della fragilità sociale. Sulla cassa in deroga, poi, abbiamo appreso che Cirio incontrerà il sistema bancario questo pomeriggio, forse l’incontro avrebbe dovuto avvenire prima”.

“La Giunta Cirio ha creato numero infinito cabine regia e task force – conclude il Presidente Ravetti – ma sia chiaro: se modificano la programmazione i provvedimenti devono passare all’esame del Consiglio regionale. Raccogliere le idee va bene, ma tutto dovrà essere discusso in Consiglio. Siamo pronti a lavorare insieme per il bene del Piemonte. Il centrodestra metta sul tavolo proposte concrete e lasci perdere la propaganda”.

“Azione” chiede le dimissioni di Cirio e Appendino

“Serrande alzate il blocco è finito” questo il titolo di un quotidiano torinese che rende conto di come già da giorni il lockdown per tutta una parte della popolazione sia inspiegabilmente finito”

Riceviamo e pubblichiamo – Persone a passeggio senza mascherine in gruppetti di 2 0 3, comitive che passeggiano nei giardini con cani liberi, senza indossare le mascherine. E ancora caffè al bar, minimarket aperti fino a mezzanotte, rivolte contro l’arresto di due pusher, serrande sollevate e negozi illuminati in molti esercizi commerciali.

Tutto questo in un contesto sanitario dove :
 Operatori sanitari infettati o addirittura morti.
 Medici di famiglia e pediatri di libera scelta abbandonati a sé stessi.
 Tamponi ed USCA a singhiozzo.
 Mascherine con il contagocce da parte del Comune e dei Comuni in
generale per assenza di scorte ed incapacità logistiche ed organizzative
della Regione.
 Prezzo dei guanti aumentati nel costo del 114% e comunque introvabili.
 Accesso alla piattaforma Covid-19 per le RSA ancora inaccessibile dal 29
Marzo (ricordiamo come nelle RSA si è registrato un tasso di mortalità
altissimo, anche per effetto della delibera regionale che le obbligava ad
ospitare, seppur in reparti a sé stanti, pazienti Covid-19!! Delibera poi
ritirata, ma il disastro era fatto).
 Ritardi nella sanificazione dei locali oggetto di prossima riapertura (RSA,
Scuole, Strutture Universitarie).

Da ultimo l’Unità di crisi che, dopo aver inserito un epidemiologo di fama e finalmente un rappresentante dei Medici di Medicina Generale (il dr. Guido Giustetto, presidente dell’OdM di Torino), ha con l’ex Ministro Fazio, chiamato alla cabina di Regia dopo un periodo disastroso, coinvolto in Unità di crisi i dirigenti di ASL e ASO del Piemonte. Un esercito contestato da tutta la classe medica per incapacità e presunzione Solo Venerdì 1° maggio in Piemonte i decessi sono scesi sotto quota 60 con 395 nuovi contagi con una discesa che va a fasi alterne ma resta non significativa lasciandoci come una delle regioni più a rischio. Tutto ciò dimostra incapacità a gestire un grave problema di salute pubblica !! … E in più da oggi ripartiamo !!

Il Sindaco Appendino e il Presidente Cirio vanno mandati a casa! Sanità Torino In #Azione organizzerà nei prossimi giorni, sempre in massima sicurezza, iniziative atte ad incontrare i cittadini per formulare proposte operative per la Regione e la Città.

Sanità #Azione Torino – Piemonte
Dott. Giorgio Diaferia (Ref. Comitato)
Torino Circoscrizione 1 &4 In #Azione
Torino Circoscrizione 8 In #Azione
Eugenio Grillo (Ref. Comitato)
Energie Nuove In #Azione
Fabrizio Pace (Ref. Comitato)
Innovazione In #Azione
Samuele Rocca (Ref. Comitato)

Grimaldi (LUV): “In Piemonte non è ancora tempo di cantare vittoria”

“Temo di più per chi va a lavoro che per chi va in campagna a curare l’orto”

“Più di cinquanta giorni fa il Piemonte veniva chiuso per far fronte all’emergenza Coronavirus: c’erano allora 202 pazienti positivi (207 erano i casi totali) con una variazione rispetto al giorno precedente di +64 e c’era già chi dava la caccia al runner e al passeggiatore seriale, con frotte di persone sul balcone pronte a chiamare la forza pubblica per segnalare chiunque uscisse di casa troppe volte in un solo giorno” – ha dichiarato il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, al termine della riunione  dei Capigruppo con il Presidente Cirio.

“Oggi” – ha proseguito Grimaldi – “i positivi sono 15.562 (in totale in Piemonte si sono contagiate 27.317 persone) e la variazione rispetto al giorno precedente è +69 con 395 nuovi positivi: il Piemonte è la seconda regione per contagi totali e quella che da tre settimane cresce in modo maggiore rispetto alle altre. Eppure, chi consiglia prudenza sulle riaperture viene aggredito: è il caso del trasporto pubblico ad esempio, i cui lavoratori denunciano l’impossibilità di tutelare i colleghi e l’utenza sui mezzi. Ecco perché è assolutamente necessario che tutte le imprese continuino a incentivare il telelavoro e le aziende che possono adottare turni a scacchiera ed entrate scaglionate dovrebbero mettere i propri dipendenti nelle condizione di usufruirne, perché la situazione del Piemonte è ancora molto allarmante”.

Sulle prime anticipazioni del “Riparti Piemonte” Grimaldi ha aggiunto: “leggiamo finalmente qualche indiscrezione, un po’ di propaganda gridata, ma ci sembra che intere categorie di lavoratori siano state lasciate indietro. Ne parleremo a partire da lunedì, ma sia chiaro che chi ha chiuso i battenti e chi non potrà riaprire ha bisogno di sostegno vero: dai baristi ai circoli Arci, dai barbieri ai luoghi dello spettacolo dal vivo occorrono idee non solo per farli sopravvivere, ma per dare loro la dignità di lavoratori. Noi vogliamo continuare a concentrarci ancora su chi apre senza sicurezze”.

Ruffino e Napoli (Fi): “Ottima iniziativa il bonus di Cirio”

Ottima iniziativa del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Il “bonus Piemonte”, finanziato in piena autonomia dalla Regione, è il respiratore troppo a lungo atteso e mai arrivato dal governo alle imprese e ai lavoratori del settore terziario e dei servizi alla persona.

In emergenze come questa risalta il ruolo insostituibile delle Regioni che possono rimediare con tempestività ai ritardi e alle lacune del governo nazionale.

L’iniziativa di Cirio ha il pregio di eliminare tutti i filtri della burocrazia. Il bonus di 2500 o 2000 euro, a seconda delle categorie merceologiche, arriva direttamente sui conti correnti delle imprese, senza passare perciò attraverso le maglie della burocrazia. Alle molte chiacchiere e ai ritardi inescusabili del governo, il presidente Cirio replica con i fatti. La sua decisione non può non essere apprezzata da tutti i piemontesi.

Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, parlamentari di Forza Italia

Democrazia e Populismo. Una lettura psicologica

Dibattito on line organizzato dalla Fondazione Giorgio Amendola. Lunedì 4 maggio, ore 17,30

Non c’è ombra di dubbio. Il tema è di strettissima attualità. E ancor più ci pare esserlo oggi, in tempi dove anche una drammatica emergenza sanitaria come quella che il Pianeta sta vivendo viene spesso colta e strumentalizzata con arroganza e senza quel minimo senso di un’etica politica, morale e deontologica che proprio in circostanze siffatte, e più che mai, dovrebbe invece guardare solo al bene e all’interesse comune.

Dimenticando grettezze e rendiconti di parte. Per mettere fuori gioco il cosiddetto “Populismo” e ascoltare ben bene il grido troppo spesso ignorato della vera “Democrazia”. E proprio di “Democrazia” e “Populismo” si cercherà di dare una “lettura psicologica” lunedì prossimo 4 maggio, a partire dalle 17,30, nell’incontro promosso on line, secondo le regole imposte dalla crisi pandemica in atto, dalla Fondazione Giorgio Amendola di Torino. L’incontro sarà il primo di un ciclo di conferenze che la Fondazione di via Tollegno intende dedicare proprio al tema dei “populismi” e al loro impatto sulla vita sociale e politica delle democrazie occidentali. Ovvie ma non scontate le domande: “Che cos’è il populismo, cosa lo rende così attrattivo per fasce sempre più importanti della popolazione? Quali sono le ragioni che spingono i cittadini verso offerte politiche populiste?”. E infine: “Quali possono essere le conseguenze dell’avvento del populismo all’interno delle Istituzioni?”.

Nell’incontro di lunedì 4 maggio, moderato da Domenico Cerabona (direttore della Fondazione Giorgio Amendola e autore di un libro sulla Brexit) ne parleranno il Professor Michele Roccato, Docente di Psicologia Sociale all’Università di Torino e autore di studi e pubblicazioni scientifiche sul tema in oggetto e l’On. Brando Benifei, Capo Delegazione del Pd al Parlamento Europeo.

Il dibattito verrà trasmesso in diretta sulla pagina facebok della Fondazione Giorgio Amendola https://www.facebook.com/FondazioneAmendola/  e costituisce anche un tentativo di riprendere – con mezzi nuovi e alternativi – le attività culturali e scientifiche dell’Ente dopo l’interruzione causata dall’emergenza sanitaria. Per info: https://www.facebook.com/FondazioneAmendola/ – www.fondazioneamendola.it – 3485308603 – info@fondazioneamendola.it

g. m.

 

Nelle foto
-Domenico Cerabona
– Michele Roccato
– Brando Benifei

Pannella, i novant’anni del Gandhi italiano

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Oggi, 2 maggio, Marco Pannella avrebbe compiuto novant’anni. Dieci anni fa promossi il festeggiamento nazionale per i suoi ottant’anni a Torino al circolo della Stampa. Fu uno straordinario pomeriggio bipartisan in cui politici di colori  politici diversi resero omaggio a Marco che concluse l’incontro con un grande discorso.

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Ci conoscemmo nel 1969, quando stava per andare in porto la battaglia per il divorzio, quando entrai giovanissimo nella LID. Sostenemmo insieme la battaglia per il referendum sul divorzio nel 1974 quando facemmo tanti comizi insieme.
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La battaglia di Marco era una battaglia laica, rispettosa dei credenti, che affermava la laicità dello Stato come garanzia per la libertà di coscienza di tutti i cittadini. Fu difficile farlo comprendere ad una parte di italiani bacchettoni e familisti . La Legge Fortuna -Baslini non era una legge libertina,ma una legge seria,rigorosa e liberale che non intendeva intaccare i valori della famiglia ,ma trovare soluzioni ai naufragi matrimoniali e alle nuove coppie dopo i naufragi. Pannella era un uomo libero che spese il suo patrimonio famigliare a sostegno delle battaglia in cui credeva: una rara avis in assoluto. Una caratteristica che andrebbe ricordata come titolo di straordinaria benemerenza civile. La politica per lui era una scelta nobile da affrontare a viso aperto, pagando sempre di persona. Era un vero liberale, da giovane era stato monarchico come ero lo ero stato anch’io. Una volta parlammo del re Umberto II che anche Pannella aveva conosciuto e che considerava un grande re che seppe nel 1946, partendo, evitare una guerra civile tra Italiani. Da vero liberale vedeva nella Monarchia una garanzia di laicità per l’Italia.
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Era un laico rispettoso dei credenti: è lui che inventò la formula dei laici credenti e non credenti,riprendendo una visione che fu di uomini straordinari come Arturo Carlo Jemolo.
Rifondò nel 1963 il partito radicale di Pannunzio che si era dissolto  e riuscì a portare in Parlamento un partito minoritario che con Pannella riuscì ad imporsi. Fu il Felice Cavallotti del Novecento.
Molte conquiste civili si devono alle battaglia di Pannella. Pannunzio preparò il terreno sul piano culturale con “Il Mondo”, Pannella tradusse in politica alcune idee laiche, andando oltre l’élitismo pannunziano, andando oltre il laicismo. Sicuramente Marco ha anche commesso degli errori, ma nessuno potrà  mai mettere in dubbio la sua buona fede. Era un cavaliere che seppe battersi senza armi né armatura,con l’esempio  della non  violenza e della tolleranza.
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E’ stato il nostro Gandhi. A Roma ci incontravamo a prendere un cappuccino insieme in piazza del Pantheon. Riuscimmo a cenare una sola volta perché spesso stava praticando il digiuno.
Parlavamo di tutto. E Pannella fu l’unico politico capace di parlare con tutti,senza mai sottrarsi al confronto delle idee anche per strada. Una volta parlammo di Renzo De Felice  e del fascismo. Pannella era favorevole alla storiografia defeliciana attaccata violentemente dalla sinistra. Arrivò a dirmi una verità scomoda  che nessuno allora avrebbe  avuto il coraggio di affermare. Mi ricordò  un’idea di De Felice, secondo cui tra i tanti danni del fascismo c’era anche da considerare l’intolleranza e la delegittimazione dell’avversario   che il fascismo trasmise come eredità  anche ai non fascisti e agli antifascisti. Un’idea che Flaiano aveva sintetizzato in una battuta : i fascisti si dividono in due tipologie: i fascisti e gli antifascisti.  Marco aggiunse  che non erano stati solo i fascisti a trasmettere la loro intolleranza agli antifascisti, ma che quel  demone nasceva anche dal marxismo -leninismo intriso di violenza, di odio e volontà di distruggere i nemici di classe.  I professionisti della rivoluzione di stampo leninista  erano, se possibile, anche più violenti dei fascisti.
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Erano anni in cui questi discorsi erano impraticabili. Ricordo Marco per tanti motivi di cui ho scritto in passato, dedicandogli un capitolo nel mio libro “Figure dell’Italia civile”, ma questo ricordo che ho citato  ha una particolare intensità perché rivela che Marco era un cavallo di razza che non accettava il morso e sapeva galoppare nelle praterie della libertà  incurante del conformismo settario.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Coronavirus: “Fazio ammette i problemi e i ritardi del Piemonte”

Grimaldi: “Ma molte domande restano aperte. Grimaldi (LUV): dove sono andati e dove andranno gli anziani non autosufficienti dimessi dagli ospedali?”

 

“Fazio ammette: male il Piemonte su tamponi, DPI, vigilanza attiva e RSA. E aggiunge che si poteva avere più coraggio, come la Toscana e il Veneto, ma che non siamo peggio della Lombardia e se non ci fossero state le RSA oggi saremo messi meglio. È un po’ come avere 4 in matematica, italiano e latino e dire che senza insufficienze saremmo stati promossi. In ogni caso il Commissario ha dato ragione alle opposizioni e alle denunce dell’Ordine dei medici e smentito le parole sul Premier e sul Ministro della Sanità” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, al termine della seduta odierna della Commissione Sanità alla presenza dell’ex ministro Ferruccio Fazio.

“I dati allarmanti del Piemonte” – ha commentato Grimaldi rivolgendosi a Fazio – “non sono solo legati al trend delle Rsa, per questo, per poter avviare la nuova fase, bisogna rispondere ad alcune domande: chi sono i nuovi positivi? Come si farà accelerare la macchina della vigilanza attiva? Utilizzeremo e come le case della salute? ”

“Se si pensano nuove strategie” – ha aggiunto Grimaldi – “bisogna capire se le precedenti erano sbagliate: che cosa non ha funzionato nella vigilanza attiva e nel rapporto con i medici di famiglia? Chi si è ammalato durante il lockdown a parte gli anziani delle Rsa? Come sono state contagiate persone?”

Nel rispondere alle domande, il Commissario Fazio ha ammesso che il Piemonte avrebbe potuto fare di più su tamponi, DPI e vigilanza attiva e che sono mancate buone pratiche messe a punto in altre regioni.

“Ma resta un’altra domanda aperta” – conclude Grimaldi: – “dal 20 febbraio ad oggi non c’è stata un’idea chiara sulla collocazione dei malati Covid non autosufficienti, nel primo mese di sicuro è avvenuto il disastro che tutti conosciamo. Ma anche ora dove stanno andando e dove andranno gli anziani non autosufficienti risultati positivi e usciti dalla terapia intensiva?”

I cattolici, la messa e i clericali…

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / Sulla riapertura delle Chiese e soprattutto la celebrazione della Messa, in Italia si è aperto un dibattito che, come capita alcune volte, rischia di scivolare negli “opposti estremismi”. Certo, mai la Chiesa italiana aveva dovuto affrontare un’emergenza del genere. Ed è, pertanto, del tutto naturale che ci siano delle incomprensioni e delle difficoltà nell’affrontare, e risolvere, un problema che supera e che va al di là di qualsiasi protocollo burocratico e regolamentare.

Detto questo, però, almeno due anomalie non possiamo non evidenziarle. Da un lato lo strano e singolare abbinamento della Chiesa e dell’esercizio della messa domenicale e quotidiana con un qualsiasi esercizio commerciale. E lo dico con tutto il rispetto dovuto, come ovvio e scontato per l’esercizio commerciale o per la sala da gioco. Una scivolata, forse dettata dalla fretta e dalla confusione che caratterizzano questi giorni frenetici che, però, ha rischiato di far deragliare l’intera questione.

Dall’altro, e nel pieno rispetto della dura e del tutto legittima, nonchè comprensibile, posizione espressa dal vertice della Cei, abbiamo anche assistito ad un clericalismo di ritorno di chi si fa ancor più interprete e custode di ciò che dicono i Pastori. È appena sufficiente leggere i commenti su alcuni grandi organi di informazione per rendersene conto. Sono quelle figure che nelle diverse fasi storiche hanno alimentato e attraversato il movimento politico e culturale dei cattolici italiani. Carlo Donat-Cattin li chiamava negli anni ‘80 i “sepolcri imbiancati” e Mino Martinazzoli, con altrettanta ilarità, li definitiva semplicemente “ i cattolici professionisti”. Verrebbe da dire, seppur senza enfasi, nulla di nuovo sotto il sole. Per fortuna, però, esiste ancora la categoria della “mediazione”. Anche nell’area cattolica italiana, curiale e non. E ne è testimone, oggi, una significativa ed importante intervista apparsa su “Repubblica” del vescovo della mia città, Pinerolo, mons. Derio Olivero. Un vescovo colpito dalla tremenda malattia contemporanea e che ne è uscito recentemente guarito. Un messaggio, quello del vescovo piemontese, ispirato dalla prudenza e dal rispetto rigoroso nelle norme e delle regole in materia sanitaria e di contenimento della malattia da un lato, ma dettata anche da una profonda ed intensa spiritualità da praticare quotidianamente. Nella messa domenicale sicuramente, ma anche nella preghiera di tutti i giorni, nel rapporto con Dio e anche nella riscoperta della fede da parte di tante persone che devono forzatamente convivere con questa situazione di isolamento sociale ed umano. E poi è arrivata la puntualizzazione di Papa Francesco, senza alzare la voce e senza bandiere durante l’omelia mattutina nella Chiesa di Santa Marta. Poche parole, senza interferenze e senza altezzosità, ma vere e dettate dalla sola esigenza di rispetto per le decisioni e le scelte degli organismi tecnici e politici in materia sanitaria da un lato e la salvaguardia, al contempo, della fede e dei suoi riti dall’altro. Quella che, in altri tempi – anche se il principio è sempre valido – si chiamava semplicemente “cultura della mediazione”. Ecco come si può smorzare una polemica nata quasi dal nulla. Anche se comprensibile in un contesto turbolento come quello che stiamo vivendo. Una piccola lezione per il futuro. Che si ripresenterà, e per l’ennesima volta, come la storia e l’esperienza ci insegnano.